(Allegato-art. 8)
                               Art. 8. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
    A) Informazioni sulla zona geografica 
    Fattori naturali rilevanti per il legame: 
      La zona geografica  delimitata  comprende  l'intero  territorio
viticolo ricadente nel territorio amministrativo  delle  province  di
Trento, Bolzano e Belluno e rientra nella parte italiana  della  zona
viticola CI-b definita nell'appendice all'allegato XI ter del Reg. CE
1234/2007. 
    In tali province ricade l'unita' geologica e paesaggistica  delle
"Dolomiti", alle quali la denominazione si richiama, e che  nel  2009
e'   stata    riconosciuta    dall'UNESCO    patrimonio    universale
dell'Umanita'. 
    L'areale  interregionale  cosi'  delimitato  e'   prevalentemente
montuoso  o  collinare.  Secondo  la   classificazione   delle   zone
altimetriche effettuata dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)
il territorio in questione e'  considerato  interamente  montano,  in
quanto presenta solo limitate superfici pianeggianti  nel  fondovalle
(circa il  10%).  Le  catene  montuose  si  innalzano  fino  a  quote
altimetriche di 2700-3900 m s.l.m. 
    Le  valli  sono  generalmente  piccole  e  strette  con  versanti
ricoperti da foreste che interessano oltre il 70%  della  superficie.
Alcune eccezioni sono rappresentate da vallate  piu'  ampie  come  la
Valle dell'Adige, la Valle di Isarco, la Valle del Sarca, la Valle di
Cembra nelle quali e' presente la coltivazione della vite. 
    La geologia del territorio e' varia in quanto  l'area  delimitata
comprende rilievi montuosi, di significative proporzioni, di  origine
geologica diversa quali  il  massiccio  granitico  dell'Adamello,  le
rocce metamorfiche della  cresta  di  confine  alpina,  il  basamento
porfirico atesino, i numerosi rilievi di  calcare  alpino  e  non  da
ultimo la dolomia delle "Dolomiti". 
    Dal punto di vista genetico i suoli della regione presentano  una
elevata variabilita', per effetto della variabilita' degli ambienti e
quindi  dei  fattori  pedogenetici  che  ne  hanno   determinato   la
formazione. 
    Per  quanto   riguarda   i   versanti   pedemontani   interessati
dall'attivita' agricola e dalla viticoltura in particolare,  i  suoli
sono prevalentemente costituiti da detriti calcarei  generalmente  ad
elevata pietrosita' che determinano buone condizioni di drenaggio  ed
aerazione. Questi suoli si trovano generalmente su  detriti  calcarei
nelle parti medio-alte di conoidi  di  deiezione.  Nelle  parti  piu'
basse dei versanti o nelle conche seguono spesso suoli a  pietrosita'
piu' bassa;  in  alcune  zone  pianeggianti  si  trovano  intercalati
terreni da accumulo colluviale e terreni su depositi  morenici  o  su
ghiaie fluviali. 
    Non mancano inoltre terreni su diversa matrice geologica come nel
caso  della  Valle  di  Cembra  (porfirici),   della   Val   d'Isarco
(metamorfico-cristallini) e della Vallagarina centrale (basaltici). 
    L'altitudine dei terreni coltivati a vite varia dai 70 agli 800 m
s.l.m. 
    Il clima della regione puo' essere definito di transizione tra il
clima  semicontinentale  e  quello  alpino.  A  partire  dalle  fasce
altimetriche piu' basse il clima puo'  essere  suddiviso  in  quattro
grandi aree: 
      area submediterranea: e' la parte relativamente piu' mite della
regione (e quella principalmente interessata dalla viticoltura),  con
inverni in ogni  caso  freddi,  anche  se  non  come  nel  resto  dei
fondovalle, ed estati calde mitigate da moderate brezze; 
      area  subcontinentale:  rappresenta  la  parte  di   territorio
ubicata a quote intermedie (in parte interessata  dalla  viticoltura)
caratterizzata da un clima di transizione con inverni piu' rigidi  ed
estati piu' fresche; 
      area continentale: valli  alpine  con  inverni  rigidi,  estati
brevi e piuttosto piovose; 
      area alpina: aree sopra i  1800/1900  m  s.l.m.  con  nevi  che
permangono a lungo durante l'anno. 
    Le precipitazioni variano, anche sensibilmente, in relazione alla
fascia altimetrica. 
    Nell'area sub mediterranea le precipitazioni  sono  in  media  di
1000 mm.  Le  distribuzione  stagionale  delle  piogge  ha  caratteri
tipicamente mediterranei concentrandosi prevalentemente  nel  periodo
primaverile e autunnale. 
    Fattori umani rilevanti per il legame: 
      Coltivazione della vite e produzione di vino  fanno  da  sempre
parte del bagaglio culturale della regione; lo testimoniano  numerosi
ritrovamenti archeologici e documenti storici  che  coprono  un  arco
temporale che va dall'Eta' del Bronzo ai giorni nostri. 
    La coltivazione della vite rappresenta nelle province di  Trento,
Bolzano e Belluno un elemento caratterizzante  del  paesaggio  ed  un
importante elemento di tutela del territorio da fenomeni  di  degrado
ambientale e di abbandono. Cio' grazie anche a quei viticoltori  che,
per  affezione  e  tradizione  piu'  che  per  necessita'  economica,
coltivano tenacemente appezzamenti di modesta dimensioni  e  talvolta
lavorabili solo manualmente. Oltre a tali aziende esistono ovviamente
aziende viticole di piu' considerevole estensione  che  coltivano  la
maggior parte della superficie vitata. 
    Nell'arco di tempo in cui la coltivazione della vite e la  storia
dell'uomo si sono accompagnate ed intrecciate si  sono  sviluppati  -
come e' ovvio e naturale - dei legami inscindibili che si trasmettono
e rafforzano nella cultura locale.  Legami  che  si  ritrovano  nelle
tradizionali pratiche agronomiche ed enologiche, ma anche  in  ambiti
culturali piu' ampi (tradizioni, cultura popolare, arte, gastronomia,
ecc.). 
    Le piu'  antiche  testimonianze  sulla  coltivazione  della  vite
nell'area interessata alla I.G.T. "Vigneti delle Dolomiti"  risalgono
all'eta' del Bronzo antico (1800-1600 a.C.) e del ferro finale e sono
rappresentate    dai    vinaccioli    rinvenuti     nell'insediamento
palafitticolo di Ledro (TN)  e  nei  dintorni  di  Bolzano  e  Merano
attribuibili alla cultura Fritzens-Sanzeno. Una innumerevole serie di
altri ritrovamenti ci  conduce  fino  alla  situla  reto-etrusca  (IV
secolo a.C.) rinvenuta a Cembra (TN) sulla quale e' incisa una fra le
piu' estese  iscrizioni  di  epoca  etrusca  inneggianti  al  consumo
simposiale del vino. 
    Una ulteriore significativa testimonianza sulla produzione ed  il
commercio  di  vini  della  regione  e'  rappresentata  dalla   stele
funeraria risalente al II-III secolo d.C. dedicata al commerciante di
vini trentino P. Tenatius Essimnus e rinvenuta a Passau (Germania). 
    Risalgono  invece  al  periodo   medioevale   le   prime   regole
vendemmiali; nel XII secolo furono emessi gli  "Statuti  di  Trento",
norme protezioniste della  produzione  locale  mirate  ad  ostacolare
l'introduzione di vini prodotti nelle zone limitrofe. 
    Nelle "Cronache del  Sacro  Concilio  di  Trento"  scritte  dallo
storico Michelangelo Mariani nel 1670  viene  inoltre  riportata  una
precisa descrizione della produzione vinicola e della sua  importanza
sull'economia locale che l'autore cosi' sintetizza: 
      «..... tutto o quasi il territorio del Trentino (toltone alcune
montagne e le valli che non hanno vigne) produce vini stimabili,  si'
li bianchi come li  rossi,  con  effetto  pero'  costante,  vino  che
venendo quasi tutto in pendici, fa  credere  veramente  che:  "Baccus
amat Colles" e maturando per lo piu' a riverbero di suolo non men che
di Sole, ha qualita' di non offendere, chi non  l'abusa  a  forza  di
quantita' (...) insomma, per quanto veggo, questo  e'  il  paese  del
vino naturalmente, tanto che corre il detto: "grano per  tre  mesi  e
vino per tre anni"». 
    Una svolta decisiva alla viticoltura ed all'enologia regionale e'
stata impressa, nel 1874, con la costituzione  dell'Istituto  Agrario
di S. Michele all'Adige. 
    Per quanto concerne l'aspetto strettamente tecnico/produttivo  si
evidenziano inoltre i seguenti fattori: 
      base  ampelografica  dei  vigneti:  i   vitigni   idonei   alla
produzione  del  vino  in  questione  sono  quelli   tradizionalmente
coltivati nell'area di produzione e quelli in osservazione, dei quali
e' consentita la coltivazione  nelle  diverse  unita'  amministrative
(Allegato 1); 
      forme di allevamento:  sono  quelle  tradizionali  della  zona:
pergola semplice, pergola doppia, forme a spalliera verticale (Guyot,
cordone speronato, ecc.); l'adozione della forma  di  allevamento  e'
effettuata sia in base alla giacitura del terreno ed all'esigenza  di
agevolare l'esecuzioni delle operazioni colturali, sia  all'obiettivo
enologico che il produttore intende perseguire; 
      pratiche  relative  all'elaborazione  dei  vini:  sono   quelle
tradizionalmente praticate in zona per la produzione di vini bianchi,
rosati e rossi anche delle tipologie  frizzante  e  passito  e  della
tipologia novello  rosso.  Tali  pratiche  rientrano  nelle  correnti
pratiche enologiche previste e disciplinate dal Reg. Ce n. 606/2009. 
    B)  Informazioni  sulla  qualita'  o  sulle  caratteristiche  del
prodotto essenzialmente o  esclusivamente  attribuibili  all'ambiente
geografico. 
    I vini di cui al presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'art. 6,  che  ne  permettono  una
chiara   individuazione   e   tipicizzazione   legata   all'influenza
dell'ambiente   geografico   sui   vitigni   costituenti   la    base
ampelografica dei vini. I vini presentano parametri chimico-fisici su
valori equilibrati, in particolare per quanto  riguarda  il  rapporto
acidita'/alcol. Su tali caratteristiche  influisce  positivamente  la
sensibile escursione termica, tra il giorno  e  la  notte,  cui  sono
sottoposte le uve nell'ultima fase della maturazione e che conferisce
ai vini quella finezza di profumi che li caratterizza. 
    Le caratteristiche organolettiche, oltre  ad  essere  chiaramente
riconducibili ai vini dell'area, sono quelle proprie dei  vitigni  da
cui i vini sono stati ottenuti. 
    C) Descrizione dell'interazione casuale fra gli elementi  di  cui
alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    Gli elementi di interazione casuale fra la zona geografica ed  il
prodotto sono gia' descritti alle lettere a) e b). 
    Si ribadisce tuttavia che il legame casuale tra il  luogo  ed  il
prodotto  e'  essenzialmente   rappresentato   dall'influenza   delle
condizioni ambientali e naturali  della  zona  di  produzione,  sulle
caratteristiche qualitative delle  uve  e  dei  vini  derivati.  Tali
condizioni rappresentano peraltro il presupposto su cui  si  basa  la
delimitazione  della  zona  viticola  comunitaria  (CI-b),   definita
nell'appendice all'Allegato XI ter del Reg  Ce  1234/07,  all'interno
della quale ricade la zona di produzione dei vini in questione.