(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Palazzo Adriano (Palermo)  sono  state  riscontrate
forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che  hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del  6  e  7  maggio  2012,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Le risultanze di alcune indagini della magistratura - che si sono
concluse  con  l'arresto  di  alcuni  soggetti  ritenuti   promotori,
organizzatori e gregari della famiglia mafiosa di Palazzo  Adriano  -
unitamente ad un'attenta attivita'  informativa  svolta  dalle  forze
dell'ordine, hanno fatto emergere i rapporti ed i  vincoli  familiari
che legano amministratori ed esponenti dell'organizzazione  criminale
denominata cosa nostra,  tali  da  rendere  plausibili  tentativi  di
infiltrazione della locale cosca all'interno dell'ente. 
    La descritta situazione ha  indotto  il  prefetto  di  Palermo  a
disporre,  con  decreto  del  24   febbraio   2016,   successivamente
prorogato, l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143,  comma
2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267  (TUOEL),  per  gli
accertamenti di rito. 
    Al termine  dell'indagine  ispettiva  il  prefetto,  su  conforme
parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza  pubblica
-  integrato  con  la  partecipazione  del  Procuratore  aggiunto  in
rappresentanza del Procuratore della Repubblica presso  il  Tribunale
di Palermo - D.D.A., nonche' del Procuratore della Repubblica  presso
il Tribunale di Termini Imerese - ha redatto l'allegata relazione  in
data 10 agosto 2016, che costituisce parte integrante della  presente
proposta, in cui si da atto della sussistenza di concreti, univoci  e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione della misura  prevista  dall'art.  143
del TUOEL. 
    I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero
andamento gestionale dell'amministrazione, la cornice  criminale  ove
si colloca l'ente ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa
pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in  favore  di  soggetti  e
imprese collegati direttamente od indirettamente a gruppi malavitosi. 
    Il comune - che  ha  dato  i  natali  a  personaggi  di  assoluto
spessore criminale - si trova in prossimita' di altre amministrazioni
i cui organi  consiliari  sono  stati  sciolti  per  infiltrazione  e
condizionamento di tipo  mafioso,  ai  sensi  dell'art.  143  citato.
Particolarmente significativo e' il fatto che la cosca  operante  sul
territorio comunale faccia parte del mandamento  mafioso  di  uno  di
questi  enti  contermini  recentemente  destinatario   della   misura
dissolutoria, nel cui organico era  presente  un  dipendente  che  ha
svolto un ruolo di riferimento e  collegamento  nei  rapporti  tra  i
vertici mandamentali e il clan di Palazzo Adriano. 
    Il predetto dipendente comunale e' stato tratto  in  arresto  nel
settembre 2014 in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri
soggetti protagonisti degli scenari criminali di Palazzo Adriano, del
reato di estorsione ed associazione per delinquere di stampo  mafioso
e lo scorso 22 febbraio 2016 e' stato  condannato,  in  primo  grado,
alla pena di anni dodici  di  reclusione.  Avverso  il  provvedimento
dell'autorita'  giudiziaria,  l'interessato  ha   prodotto   appello,
tuttora pendente. 
    Le indagini hanno consentito di ricostruire l'assetto della cosca
palazzese, di individuarne la stretta connessione con la criminalita'
organizzata  del  predetto  comune  contermine  e  di  delineare,  in
particolare, lo spessore criminale del vertice della locale  famiglia
mafiosa, gerarchicamente sottoposto al dipendente comunale di cui  si
e' fatta menzione, nonche' quello di un piccolo imprenditore  locale,
considerato uomo di fiducia e fiancheggiatore del piu'  volte  citato
dipendente comunale e di due  fratelli,  pure  operanti  nel  settore
edile. Attualmente tutti i predetti  componenti  del  clan  palazzese
sono sottoposti a misure  restrittive  della  liberta'  personale,  a
seguito della sentenza emessa dal GUP presso il Tribunale di  Palermo
nel febbraio 2016, oggetto di appello. 
    Lo scorso 27 settembre  2016,  a  conclusione  di  una  ulteriore
attivita' di indagine, denominata operazione «Grande Passo  4»,  sono
stati eseguiti altri arresti di esponenti di spicco di  cosa  nostra,
ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di  associazione  di
tipo  mafioso,  estorsione  e  danneggiamento  aggravati  dal  metodo
mafioso. In particolare, l'attivita' degli  organi  investigativi  ha
messo in  luce  elementi  probanti  il  condizionamento  della  mafia
sull'amministrazione  comunale  di   Palazzo   Adriano,   confermando
l'accresciuto ruolo direttivo  rivestito  dal  vertice  della  locale
famiglia mafiosa, di cui si e' gia' fatto cenno,  e  la  sua  diretta
partecipazione  all'attivita'  estorsiva  nei  confronti  di   alcuni
imprenditori per lavori intrapresi nel territorio comunale. 
    L'amministrazione comunale eletta a maggio 2012 e'  composta  dal
sindaco, da dodici consiglieri e quattro assessori, con  un  apparato
burocratico formato da  cinquantaquattro  dipendenti,  articolato  in
quattro settori  e  un  ufficio  di  staff  dell'organo  politico  di
vertice. Dalla documentazione prodotta  dalla  commissione  d'accesso
emergono legami parentali e frequentazioni di soggetti controindicati
con alcuni  amministratori  e  dipendenti,  che  hanno  agevolato  la
penetrazione  malavitosa   nell'attivita'   dell'ente,   determinando
un'alterazione del procedimento di formazione  della  volonta'  degli
organi comunali. 
    Dalle risultanze dell'accesso emerge anche il ruolo svolto da  un
ex amministratore - che negli anni '80 e  '90  e'  stato  sindaco  ed
assessore del  comune  -  il  quale,  godendo  dell'assoluta  fiducia
dell'attuale  primo  cittadino  ed  ancorche'  privo   di   incarichi
istituzionali, grazie ai rapporti amicali intrattenuti  con  uno  dei
vertici della locale cosca, e' stato in grado di fungere da portavoce
degli interessi di cosa nostra. Rilevano, in tal senso, alcune  fonti
di prova che attestano  come  gli  affiliati  indicassero  all'allora
responsabile  dell'ufficio  tecnico  comunale  di  avvalersi  dell'ex
amministratore per interloquire con la locale famiglia criminale. 
    Altre  prove  tecniche   documentano   l'interessamento   dell'ex
amministratore - considerato dalla mafia soggetto cosi' affidabile da
poter condividere argomenti delicatissimi e tendenzialmente riservati
ai soli componenti della consorteria -  affinche'  l'attuale  sindaco
prorogasse  l'incarico,  di  prossima  scadenza,  del  predetto  capo
dell'ufficio tecnico comunale, allo scopo di assicurare il  controllo
degli appalti pubblici di Palazzo Adriano da parte della consorteria. 
    Dall'indagine emerge il condizionamento del  primo  cittadino  ad
opera della locale consorteria,  derivante  dal  sostegno  elettorale
assicuratogli in occasione delle elezioni amministrative  del  maggio
2012, allo scopo di  approfittare  del  rapporto  di  sudditanza  che
inevitabilmente  ne  sarebbe  conseguito  e  quindi  per  influenzare
l'azione amministrativa  dell'ente,  soprattutto  nel  settore  degli
appalti  pubblici.  In  tal  senso,  e'   significativo   il   fatto,
documentato  dagli  inquirenti,  che,  all'indomani   del   risultato
elettorale, alcuni sodali abbiano richiamato l'attenzione  del  primo
cittadino sul determinante  sostegno  di  cosa  nostra  ai  fini  del
favorevole esito del voto. 
    I sopradescritti legami devono essere letti alla luce  di  alcune
vicende e di elementi fattuali che hanno caratterizzato  la  gestione
dell'ente da parte  dell'amministrazione  eletta  nel  2012,  la  cui
concretezza e' comprovata dalle indagini  svolte  dalla  magistratura
inquirente. 
    Assumono  rilievo,  innanzitutto,  le  pressioni  della  famiglia
mafiosa  sugli  amministratori  e  sul  sindaco,   finalizzate   alla
conferma, al vertice dell'ufficio  tecnico,  del  citato  dipendente,
considerato elemento strategico per veicolare gli interessi  di  cosa
nostra ed in grado di canalizzare  ogni  informazione  relativa  agli
appalti, per consentire agli affiliati di  «convincere»  le  imprese,
anche quelle piu' riottose, al pagamento del pizzo. 
    Emblematica delle illegittime insistenze e' la  circostanza  che,
nel corso di un incontro chiesto dal gruppo criminale  che  sosteneva
il capo dell'ufficio tecnico uscente, il sindaco sia  stato  indotto,
ancorche' per un breve  periodo,  a  prorogare  il  contratto  e  che
attraverso altro amministratore sollecitazioni  in  tal  senso  siano
state indirizzate anche alla giunta. 
    E' un elemento di  fatto  che  l'ente  abbia  dapprima  prorogato
l'incarico, per poi affidare la responsabilita' dell'ufficio ad altro
soggetto. 
    Le indagini hanno consentito di  acclarare  che  l'avvicendamento
non e' scaturito dalla libera determinazione della volonta' dell'ente
di  ripristinare  la   legalita'   dell'azione   amministrativa   ma,
piuttosto, va ricondotto ai diversi equilibri tra i gruppi  criminali
ed in particolare alle pressioni esercitate sulla giunta da parte  di
una  delle  famiglie  mafiose,  opposta  a  quella  riconducibile  al
dipendente del comune contermine a Palazzo Adriano. Non da ultimo gli
inquirenti hanno considerato,  tra  le  ragioni  dell'avvicendamento,
l'irrogazione di una sanzione amministrativa, inflitta  dall'ex  capo
dell'ufficio al boss locale, nonche' l'interesse dello stesso boss ad
accaparrarsi la gestione di un ingente  finanziamento  in  arrivo  al
comune, attraverso il nuovo responsabile. 
    In ogni caso, l'attuale vertice dell'ufficio svolgera',  al  pari
del suo predecessore, all'interno dell'amministrazione comunale,  una
funzione di garanzia degli interessi malavitosi del gruppo  criminale
predominante. 
    A riscontro di quanto emerso in sede di indagini giudiziarie,  le
analisi svolte dalla commissione d'accesso  presso  il  comune  hanno
consentito  di  accertare  gravi  e  durevoli  anomalie   che   hanno
interessato le procedure di  aggiudicazione  di  diversi  appalti  le
quali, unitamente ad una persistente omissione dei controlli circa la
regolare esecuzione dei lavori,  si  sono  tradotte  in  un  indubbio
vantaggio per la consorteria di Palazzo Adriano, rendendo evidente il
soddisfacimento delle aspettative di cosa nostra. 
    A seguito di una procedura concorsuale  che  presenta  lacune  ed
irregolarita',  il  26  giugno  2012,  il  responsabile  dell'ufficio
tecnico uscente ha stipulato un contratto per l'appalto di lavori  di
manutenzione straordinaria di alcuni tratti di strade  esterne  e  di
vie rurali con una ditta, il cui titolare -  aduso  a  frequentazioni
controindicate  -  e'  stretto  congiunto  di  un  soggetto  deferito
all'autorita' giudiziaria per aver costituito un cartello di  imprese
al fine di ottenere l'assegnazione di opere pubbliche.  Singolare  e'
la circostanza che ad oltre un mese  dalla  conclusione  dei  lavori,
ultimati il 3 luglio 2012, l'ente  abbia  approvato  una  perizia  di
variante - peraltro non rinvenuta agli atti  -  per  l'esecuzione  di
maggiori  lavori  rispetto  al  progetto  approvato,  senza  motivare
l'esigenza ne' allegare la  documentazione  richiesta  dalla  vigente
normativa in materia. Nonostante le  lacune  e  le  incongruenze,  il
nuovo  responsabile  dell'ufficio  tecnico,  nell'ottobre  2012,   in
continuita' con il suo predecessore,  liquidera'  le  spettanze  alla
ditta, pur in assenza della certificazione dell'avvenuta  ultimazione
dei lavori. 
    Secondo fonti tecniche  di  prova,  il  clan  e'  occasionalmente
venuto a  conoscenza  dell'aggiudicazione  dei  predetti  lavori,  in
relazione ai quali, secondo  le  consolidate  strategie  mafiose,  ha
immediatamente  avviato  le  intese,  anche  interne  al  clan,   per
esercitare pressioni  sulla  ditta  soprarichiamata,  allo  scopo  di
imporre   la   propria   manodopera   nei   cantieri   della    ditta
aggiudicataria. 
    In occasione di un sopralluogo presso i cantieri,  il  29  maggio
2012, le forze dell'ordine hanno  riscontrato  la  presenza  di  quel
piccolo imprenditore locale di cui si e' gia' detto, considerato uomo
di fiducia e fiancheggiatore del  dipendente  del  comune  contermine
recentemente sciolto per mafia e di alcune unita' di personale  della
propria   impresa,   nonche'   di   un   altro    soggetto,    affine
all'imprenditore e parente di alcuni dipendenti del Comune di Palazzo
Adriano. Significativa e' la circostanza che lo  stesso  imprenditore
abbia concluso con la ditta aggiudicataria un  contratto  di  nolo  a
freddo che, di fatto, celando un nolo a  caldo  per  la  presenza  in
cantiere non solo dei  mezzi  ma  anche  di  personale  riconducibile
all'imprenditore,  costituisce  un  vero  e  proprio  subappalto  non
autorizzato. 
    Nel  mese  di  aprile  2013  e'  stato  concesso  al  comune   un
finanziamento  per  ripristinare  alcuni  abbeveratoi  rurali,  quali
manufatti tipici del paesaggio agrario tradizionale. 
    Anche in questa occasione, sia la procedura  per  individuare  il
direttore  dei  lavori  che  quella  relativa  all'affidamento  degli
interventi presentano criticita' e non  rispettano  la  normativa  di
settore; in entrambi i casi, l'amministrazione comunale  ha  favorito
gli interessi malavitosi, attraverso il predetto  nuovo  vertice  del
settore tecnico che e' stato nominato responsabile del procedimento e
progettista delle opere. All'esito delle predette procedure, infatti,
e' stato individuato, quale direttore dei lavori, una persona  legata
da vincoli di affinita' con soggetti controindicati che  frequenta  i
locali ambienti criminali, e le opere  sono  state  affidate  ad  una
ditta,  il  cui  titolare  e'  soggetto  vicino   alla   criminalita'
organizzata di tipo mafioso, per il tramite  di  uno  dei  principali
sodali della cosca palazzese. 
    La figura del predetto titolare di impresa,  in  particolare,  e'
stata richiamata in un atto giudiziario del settembre  2014,  in  cui
vengono  descritti  i  comportamenti  mafiosi  volti  ad  imporre  la
manodopera alle imprese del territorio, e viene riferito come  alcuni
accoliti  indichino  lo  stesso   imprenditore   quale   soggetto   a
disposizione  da  far  assumere  nell'organico  di  una  delle  ditte
affidatarie delle opere pubbliche locali. 
    La  commissione  d'accesso  rileva  anomalie  ed   illegittimita'
procedurali anche in altri affidamenti, sempre a ditte che presentano
evidenti controindicazioni, per interventi su un complesso scolastico
e su  assetti  viari  del  centro  abitato,  nonche'  per  lavori  di
manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade rurali,  comunali
e vicinali. Nel primo caso le opere sono  state  aggiudicate  ad  una
impresa il cui capitale sociale e'  detenuto  anche  da  un  soggetto
legato da stretti vincoli parentali  con  piu'  esponenti,  anche  di
spicco,  della  consorteria;  nel  secondo  caso,  emergono  evidenti
criticita' nella scelta del progettista di cui e'  stata  documentata
la contiguita' a contesti malavitosi locali  ed  infine,  nell'ultimo
caso, gli interventi vengono affidati ad una  societa'  i  cui  soci,
secondo  le  risultanze  di  un'operazione  di  polizia  giudiziaria,
risultano ben inseriti nel contesto estorsivo locale. 
    Anche nella gestione degli appalti  di  servizi  e  forniture  la
volonta'  dell'ente  e'   stata   condizionata   dalla   criminalita'
organizzata, che  ha  indirizzato  l'azione  amministrativa  comunale
improntandola ai propri  interessi,  sempre  configgenti  con  quelli
della collettivita'. 
    Il Comune di Palazzo Adriano faceva parte dell'ATO  PA2  che,  ai
fini della raccolta dei rifiuti si avvaleva  di  una  societa',  oggi
fallita,  istituita  con  l'obiettivo  di  promuovere   la   gestione
integrata dei servizi di igiene urbana in ambito  sovracomunale.  Dal
febbraio 2015, a  seguito  del  fallimento,  l'ente  ha  affidato  il
servizio ad alcune societa',  tra  cui  figura  una  ditta  di  fatto
amministrata da un soggetto vicino alla locale famiglia  mafiosa,  di
cui e' ben noto lo spessore  criminale.  Della  stessa  ditta  si  e'
avvalso, per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti,  anche
il comune contermine il cui consiglio comunale e'  stato  sciolto  ai
sensi dell'art. 143 del TUOEL. 
    Fonti tecniche di prova, peraltro, comprovano  l'interesse  delle
famiglie mafiose che  controllano  i  territori  dei  due  comuni  di
affidare il servizio a societa' «di propria fiducia»,  attraverso  le
quali trarre vantaggio dalla gestione del ciclo dei rifiuti. 
    La commissione  d'accesso  ha  esaminato  le  procedure  relative
all'affidamento della  gestione  del  servizio  di  mensa  scolastica
rilevando che, nell'arco temporale compreso tra il 2012  e  il  2016,
nella quasi totalita' dei casi, le ditte che si sono  aggiudicate  il
servizio  sono,  a  diverso   titolo,   riconducibili   alla   locale
criminalita' organizzata. Rileva infatti la  circostanza  che,  negli
ultimi tre anni scolastici, la gestione della ristorazione scolastica
e' stata affidata, tramite  cottimo  fiduciario  preceduto  da  gara,
prima ad una ditta il cui titolare ha vincoli familiari con  numerosi
esponenti malavitosi ed in particolare con una delle  figure  apicali
dell'organigramma mafioso del vicino comune sciolto per mafia -  oggi
detenuto per il reato di cui all'art. 416-bis  -  e,  poi,  ad  altra
societa'  pure  vicina  alla  consorteria  mafiosa,  con  particolare
riferimento al piccolo imprenditore locale di cui si e'  trattato  in
precedenza. 
    L'attivita' urbanistica  presenta  gravissime  carenze  sotto  il
profilo della vigilanza. 
    Nel novembre 2012 l'ente ha approvato  una  modifica  urbanistica
della fascia  di  rispetto  del  cimitero  comunale,  peraltro  senza
osservare le prescrizioni di cui all'art. 338 del Testo  unico  delle
leggi sanitarie, cui sono seguiti la regolarizzazione ed il  recupero
di opere abusive. 
    Nella documentazione esaminata dalla  commissione  d'accesso  non
sono presenti le motivazioni richieste dalla legge per modificare  il
perimetro dell'impianto  cimiteriale,  consistenti  nell'esigenza  di
dare esecuzione ad un'opera  pubblica  o  di  dispone  un  intervento
urbanistico, come previsto dal comma 5 del richiamato art.  338,  ne'
risultano sussistenti  le  condizioni  che  consentono  l'intervento,
relative alla costruzione di un nuovo cimitero o nell'ampliamento  di
quello esistente. 
    A fronte, quindi,  di  una  modifica  apparentemente  immotivata,
l'ente  ha  consentito  la  regolarizzazione  di  manufatti   abusivi
insistenti nell'area oggetto di variante urbanistica. Singolare e' la
circostanza che copia della documentazione  relativa  alla  riduzione
della fascia  di  rispetto  del  cimitero  sia  stata  rinvenuta  nel
fascicolo riguardante un abuso edilizio - per il quale  peraltro  era
stata avviata la concessione in sanatoria - in relazione al quale  le
forze  dell'ordine  hanno  denunciato  all'autorita'  giudiziaria  un
soggetto, vicino al piu' volte citato  piccolo  imprenditore  locale,
che  aveva  realizzato   alcuni   lavori   in   assenza   di   titolo
autorizzatorio ed altri in  difformita'  dalla  concessione  edilizia
rilasciata dal comune. Sulla vicenda l'ente, pur essendo a conoscenza
dell'abuso, si e' dimostrato inattivo per oltre quindici anni, sino a
formulare  la  proposta  di  variante  della   fascia   di   rispetto
cimiteriale, tempestivamente approvata dal consiglio comunale. 
    La commissione d'accesso ha esaminato altri  casi  di  violazione
delle norme in materia edilizia da parte di  esponenti  della  locale
consorteria mafiosa, accertati dalle forze dell'ordine, in  relazione
ai quali l'amministrazione comunale ha mantenuto un atteggiamento  di
inerzia, senza promuovere le necessarie misure  per  ripristinare  la
legalita' violata, rilasciando, in un caso, una concessione  edilizia
in assenza di autorizzazione del  Genio  Civile  e,  nell'altro,  una
sanatoria senza  disporre  alcun  approfondimento  circa  l'effettiva
titolarita'  del  bene,  sulla  base  di   documentazione,   peraltro
contraddittoria, prodotta dall'interessato. 
    Afferisce alla  competenza  comunale  la  concessione  di  titoli
edilizi per la realizzazione di interventi sul patrimonio esistente e
per nuove  costruzioni,  in  ottemperanza  ai  propri  regolamenti  e
secondo i criteri fissati con la pianificazione  urbanistica.  Alcune
autorizzazioni  alla   trasformazione   di   unita'   immobiliari   e
concessioni ad edificare riguardano esponenti della  locale  cosca  o
soggetti ad essi  legati,  nonche'  amministratori  vicini  al  clan,
circostanza questa che attesta la capacita' di infiltrazione di  cosa
nostra in un  settore  che,  da  sempre,  ha  attirato  gli  appetiti
criminali. In particolare, un amministratore ha  ottenuto  l'apertura
di un vano finestra nella propria abitazione, uno  stretto  congiunto
di  un  esponente  di  spicco  della  consorteria  ha  ottenuto   una
autorizzazione edilizia per adibire l'immobile di proprieta' in parte
ad esercizio commerciale ed in parte a civile abitazione ed,  infine,
l'amministratore unico della ditta  che  e'  stata  incaricata  della
gestione dei rifiuti in ambito comunale, di cui  si  e'  trattato  in
precedenza, con una procedura che presenta anomalie ed irregolarita',
ha ottenuto il rilascio di  autorizzazione  edilizia  per  interventi
relativi  a  diversi  immobili,  nell'ambito  di   un   progetto   di
salvaguardia, valorizzazione e recupero di  ecosistemi  forestali  ed
investimenti per incrementare la fruizione turistico-ricreativa. 
    Un'altra vicenda  sintomatica  della  pervasivita'  della  locale
famiglia malavitosa riguarda l'occupazione abusiva di  alcuni  locali
comunali da parte dell'esponente di spicco della consorteria  di  cui
si e' gia' trattato, condannato dal Tribunale di  Termini  Imerese  a
risarcire i danni al comune e a pagare le spese legali. Nonostante il
credito vantato, dal dicembre 2012 l'amministrazione non  ha  assunto
alcuna iniziativa per incassare le somme dovute, se non due mesi dopo
l'arresto del debitore, avvenuto nel settembre 2014, data in  cui  e'
stato  sollecitato  il  pagamento  che,  peraltro,   risulta   ancora
insoluto. 
    Per completare il quadro del condizionamento  ed  assoggettamento
dell'ente alla locale consorteria, assumono rilievo i contributi  che
il comune ha elargito, in occasione  di  manifestazioni  culturali  e
sportive,  a  tre  diverse  associazioni,  tutte  riconducibili  alle
famiglie  mafiose  palazzesi,   nonche'   l'incapacita'   strutturale
dell'amministrazione di accertare in modo puntuale quanto dovuto  dai
contribuenti e di riscuotere i tributi. Di tale cronica situazione si
sono  avvantaggiati  alcuni  amministratori  e  dipendenti   comunali
nonche' due figure di vertice del clan che, negli  ultimi  tre  anni,
non hanno pagato ne' i canoni idrici ne' la tassa sui rifiuti. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Palazzo  Adriano,
volti  a  perseguire  fini  diversi  da  quelli  istituzionali,   che
determinano   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare il risanamento dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Palazzo
Adriano (Palermo) ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 26 ottobre 2016 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico