(Disciplinare-art. 6)
 
                               Art. 6. 
 
          Elementi che comprovano il legame con l'ambiente 
 
    La presenza del limone nel Gargano e'  strettamente  legata  alla
zona cosiddetta dei «Giardini d'agrumi», e piu' precisamente  ad  una
precisa area, unica in tutta la fascia Adriatica, nella quale oltre a
favorevoli condizioni climatiche vi e' una naturale disponibilita' di
acqua. Questa e' l'unica zona del Gargano che si caratterizza per una
straordinaria e alquanto suggestiva concentrazione di sorgenti,  che,
grazie ad un canale di presa e ad una rete di  canalette  secondarie,
arrivano ad ogni singola pianta di limone.  La  presenza  del  Limone
Femminello del Gargano nella zona di origine  e'  inquadrabile  anche
sul piano geo-pedoclimatico, di microambienti, in ognuno  dei  quali,
grazie all'esperienza tradizionale e  secolare  dei  contadini  della
zona,  si  sono  sviluppati   fin   dal   passato   limoni   le   cui
caratteristiche qualitative sono cosi' palesi  da  essere  richiesti,
fin dall'antichita', anche da  mercati  esteri.  Grazie  allo  studio
continuo  da  parte  degli  uomini  della  zona  di  produzione   per
migliorare e proteggere i limoneti del Gargano  dalle  gelate  o  dai
freddi venti nordici, sono stati individuati i siti piu'  propizi  al
migliore sviluppo del Limone Femminello del Gargano, ed e' per questo
motivo che gran  parte  degli  impianti  si  sviluppano  su  versanti
esposti a sud, sud-est. Inoltre sono stati adottati vari  sistemi  di
frangivento per difendere le piante dai freddi venti marini, uno  dei
nemici piu' terribili del Limone  Femminello  del  Gargano:  esistono
lunghi ed alti muri in fabbrica interrotti  a  distanze  regolari  da
grandi finestroni, chiusi con graticciate in canne durante l'inverno;
oppure,  come  nei  limoneti  di  Rodi,  i  frangivento  sono   vivi,
costituiti da leccio  ed  alloro.  In  alternativa  si  realizzano  i
cosiddetti «canneti»: lunghe file  di  canne  secche,  infilzate  nel
terreno, e tenute insieme con canne trasversali. L'agrumicoltura  del
Gargano e' ancora una forma di «agricoltura tradizionale», con lavori
manuali, in cui maestro e' ancora il potatore; quella del Gargano  si
delinea come una forma di agricoltura che  nel  corso  del  tempo  ha
maturato un patrimonio  di  conoscenze  agronomiche  tramandatasi  di
generazione in  generazione.  Grazie  alla  qualita'  ambientale  del
contesto il Limone Femminello del Gargano  e'  rinomato  per  la  sua
genuinita' e, soprattutto per l'alto contenuto in vitamina C e per la
particolarita' dei profumi che questa IGP presenta rispetto ai limoni
prodotti nelle altre regioni italiane. Tali caratteristiche  derivano
dalle condizioni pedologiche della zona,  in  cui  la  piovosita'  e'
particolarmente  concentrata  nel  periodo  autunnale-invernale   con
precipitazioni annue comprese tra mm 600 e 650 e, di conseguenza, con
aridita' estiva. Sul  piano  piu'  propriamente  termico,  l'area  di
produzione del Limone Femminello del Gargano rientra nella fascia del
Gargano  classificata  come  «temperata  senza  inverno»   o   «caldo
temperata», con andamento termico caratterizzato da temperature medie
superiori  ai  10  gradi  C  per  almeno  otto  mesi.   Il   rapporto
precipitazioni/temperature da'  valori  intorno  a  40.  Il  rapporto
precipitazioni/temperature  da'  valori  intorno  a  40.  L'area   si
caratterizza, inoltre, per un clima  particolarmente  mite,  dato  il
sistema di dolci colline degradanti a  mare.  Geomorfologicamente  si
tratta di piccole valli calcaree con terreni  della  categoria  suoli
rossi mediterranei che su un piano fisico-chimico  si  presentano  di
medio spessore, poveri di fosforo ed azoto ma particolarmente  ricchi
di potassio e microelementi (ferro, manganese, zinco). La piu' antica
testimonianza di dati produttivi del Limone Femminello del Gargano si
puo' dedurre  dalla  nota  Statistica  del  Reame  di  Napoli  di  G.
Ricchioni (1811), il quale stima in 100 mila ducati il  valore  della
produzione agrumaria garganica. 
    Dalla stessa fonte si evince che oltre la meta' della  produzione
era  destinata  all'esportazione;  cio'  a  conferma   della   enorme
reputazione che tali agrumi avevano acquistato anche all'estero. Gia'
nel 1884 era attiva una prima  rete  commerciale  con  il  continente
americano  (Canada,  Stati  Uniti)  che  assorbiva  quasi  tutta   la
produzione agrumaria garganica. 
    Nei mercati piu' importanti del mondo, inoltre,  gli  agrumi  del
Gargano ottengono grandi riconoscimenti, essendo  apprezzati  per  le
loro uniche caratteristiche. 
    La tradizione agrumaria di questi tre comuni  e'  frutto  di  una
ormai  ultra  secolare  pratica  che,  almeno  dalle  fonti  storiche
disponibili, e' fiorente gia' nel XI secolo. In un documento storico,
(Leone d'Ostia) si documenta che nel 1003  Melo,  principe  di  Bari,
incontrandosi  con  alcuni  pellegrini  normanni   nell'atrio   della
Basilica dell'Arcangelo sul Gargano, li  invogliasse  alla  conquista
delle Puglie. E, per dar loro prova della ricchezza e della feracita'
di quei luoghi, spedi' in Normandia una scelta quantita'  di  frutti,
tra cui i «pomi citrini» del  Gargano,  corrispondenti  al  melangolo
(arancio amaro), il quale fino al 1500 era il tipo di agrume  che  si
coltivava in Europa. 
    Fin  dall'antichita',  poeti,  illustri  viaggiatori  francesi  e
tedeschi sono rimasti  colpiti  dai  rilevanti  momenti  economici  e
paesaggistici di questa superficie produttiva  che  ha  rappresentato
«quanto  di  meglio  possa  desiderarsi  in  fatto  di  arboricoltura
intensiva, veramente progredita».  Sul  finire  del'600,  secondo  la
preziosa testimonianza di  frate  Filippo  Bernardi,  in  un  Gargano
avvolto in una coltre di oblio, si distinguono Vico,  Rodi  pieni  di
«agrumi che rende i paesani ricchi per il continuo  traffico  che  vi
fanno i Veneziani e gli Schiavoni i quali vengono  a  caricare  vini,
arance, limoni ...; a Rodi si puo' dire che  vi  sia  una  tirata  di
giardini per la qualita' di aranci e limoni che vi sono piante  cosi'
sterminate che sembrano anzi querce che agrumi.».