(allegato)
                                                             Allegato 
 
              Programma nazionale triennale della pesca 
                    e dell'acquacoltura 2017-2019 
 
    Ai  sensi  dell'art.  2,  comma  5-decies  del  decreto-legge  29
dicembre 2010, n. 225 convertito con  modificazioni  dalla  legge  26
febbraio 2011, n. 10 
1. Introduzione. 
    Il Programma nazionale triennale della pesca e  dell'acquacoltura
per  il  triennio  2017-2019,  oltre  ad  essere  l'unico   strumento
programmatico del settore  delle  produzioni  acquatiche  nell'ambito
della  politica  agroalimentare  italiana,   rappresenta   anche   lo
strumento ricognitivo dei risultati conseguiti ai  vari  livelli  nel
perseguimento   degli   obiettivi    prefissati    nella    pregressa
programmazione  2013-2015,  ed  assume,  nella  fase   attuale,   una
dimensione strategica sia per la ridefinizione  delle  priorita'  del
sistema pesca-acquacoltura nazionale sia  per  la  valutazione  degli
impatti sociali, economici ed ambientali che il Programma  produrra',
nell'ambito di un contesto in  cui  il  processo  gestionale  operato
dall'Amministrazione procedente  e'  comunque  il  risultato  di  una
«cogestione» con piu' Amministrazioni nazionali e locali,  a  qualche
titolo  competenti  nelle  materie  direttamente  e/o  indirettamente
correlate  (ambiente,  sanita',  economia,   lavoro   e   previdenza,
trasporti, ecc..). e dipende fortemente dalle scelte fatte a  livello
dell'UE e dalle modalita'  applicative  esplicate  dalla  Commissione
europea. 
    La programmazione, inoltre, deve rispondere  ad  impegni  assunti
sul piano internazionale dal nostro Paese e dalla UE, ad obblighi  di
natura  raccomandatoria  o  mandatoria  recepiti  a   seguito   della
partecipazione attiva ai lavori di  molteplici  Organismi  permanenti
operanti negli assetti sistemici internazionali e regionali, in  modo
coerente con il contributo fornito dal nostro Paese in  occasione  di
importanti eventi e dibattiti per la determinazione  delle  politiche
di rilancio delle attivita' della pesca e dell'acquacoltura. 
    Molti degli accordi internazionali sono  inseriti  in  un  quadro
giuridico del diritto internazionale, ed il  mancato  rispetto  degli
stessi puo'  portare  a  forme  di  sanzione  dirette  ed  indirette,
comunque  ad  una  caduta  di  reputazione  che  puo'  avere  effetti
sull'immagine del Paese. 
    Allo stesso tempo la compilazione  dei  contenuti  del  Programma
nazionale non puo' prescindere dalle caratteristiche  strutturali  ed
operative dell'apparato nazionale - nelle sue articolazioni a livello
centrale  e  locale  -  dalla  corretta  applicazione  delle   misure
legislative, amministrative e regolamentari,  dai  dati  inerenti  la
crescita del settore della  pesca-acquacoltura  e  la  competitivita'
degli operatori sulla  base  di  parametri  quali  il  reddito  e  lo
sviluppo occupazionale. 
    Nel  quadro  della  programmazione  2017-2019,  che  comunque  si
inscrive nell'ambito della PCP, tutte  le  opportunita'  d'intervento
devono tener conto della imprescindibile necessita' di  tutela  delle
risorse ittiche, come componente della Biodiversita',  dalle  risorse
genetiche agli ecosistemi  marini.  Quanto  sopra  in  un  quadro  da
sottoporre  a  monitoraggio  continuo,  al  fine  di  assicurare   la
conservazione della biodiversita' per  perseguire  la  sostenibilita'
ambientale, sociale ed economica delle attivita' di cattura,  secondo
i principi dell'approccio ecosistemico che integra  conservazione  ed
attivita' umane. 
    Nel  contesto  politico  ed  economico  attuale  e'   essenziale,
innanzitutto,   procedere   ad   una   valutazione    ed    eventuale
rielaborazione dei modelli  di  gestione  e  di  razionalizzazione  e
modernizzazione delle capacita' in capo agli Enti decisionali ed agli
operatori del settore della pesca e acquacoltura nell'esercizio della
loro attivita'. Poiche' il settore della pesca italiano presenta  una
serie di specificita' strutturali  ed  operative,  l'opportunita'  di
mettere a sistema le conoscenze e le esperienze gia' realizzate  puo'
rappresentare  un  fattore  chiave   per   la   razionalizzazione   e
valorizzazione della produzione ittica nazionale,  nel  rispetto  dei
principi e delle regole internazionali ed europee. 
    Un elemento fondamentale nella programmazione  e  gestione  delle
attivita' settoriali sara' anche l'adozione e  l'efficiente  utilizzo
di misure adeguate per  il  controllo  della  pesca  e  di  tutte  le
attivita' connesse al fine di  prevenire,  contrastare  e  sanzionare
eventuali violazioni  della  legislazione  comunitaria,  nazionale  e
locale in vigore. 
    Il coinvolgimento attivo del  mondo  cooperativo,  associativo  e
sindacale che agisce in rappresentanza degli  operatori  del  settore
della pesca e dell'acquacoltura in Italia e' vitale per la traduzione
degli  obiettivi  della  programmazione  in  risultati  concreti.  La
definizione di priorita' politiche, economiche, sociali, ambientali e
la correlata adozione di misure legislative e  regolamentari  di  cui
gli operatori sono diretti destinatari  implica  necessariamente  una
partecipazione a titolo sia individuale che collettivo  affinche'  le
predette istanze possano contribuire al meglio in questo esercizio di
competenza degli enti decisionali sia centrali che locali. 
    Cosi' come risulta essenziale il processo di partecipazione della
societa'  civile  del  mondo  della  ricerca  al  fine   di   fornire
all'Amministrazione un quadro indipendente, rispettando  il  processo
di  partecipazione  delle  parti   all'attuazione   di   modelli   di
sostenibilita', soprattutto nelle realta' locali. 
    Si ritiene, inoltre, fondamentale  rafforzare  gli  strumenti  di
tutela della concorrenza e della  competitivita'  delle  imprese  del
settore, ed in questo ambito rafforzare le possibilita' di accesso ed
utilizzo degli strumenti assicurativo -  finanziari  da  parte  degli
operatori della pesca e dell'acquacoltura, prevedendo  l'adozione  di
correttivi migliorativi di tali strumenti, nella prospettiva  che  il
comparto possa essere ulteriormente sostenuto nel perseguimento degli
obiettivi di sostenibilita' economica, sociale ed ambientale. 
    I controlli delle attivita' di pesca a terra ed in mare risultano
molto onerosi e solo pescatori responsabili e  consapevoli  del  loro
ruolo risultano l'arma  vincente  per  garantire  simultaneamente  la
creazione  di  ricchezza  ed  occupazione  gestendo  al   meglio   la
rinnovabilita' delle risorse biologiche. In questo quadro la funzione
dei corpi intermedi che rappresentano le istanze della «pesca  reale»
e della societa' e che trasferiscono nelle marinerie  gli  articolati
processi  decisionali,  spesso  di  natura  internazionale,   risulta
strumento irrinunciabile  a  supporto  degli  obiettivi  di  politica
pubblica. 
    Il settore della pesca vive di risorse primarie, nei  casi  della
pesca  da  cattura  si  basa  sulla  stessa  biodiversita'  naturale,
operando nei grandi spazi marini. In questo ultimo contesto,  in  cui
le attivita' umane si basano esclusivamente sulla  natura,  conoscere
lo stato dell'ambiente, degli stock ittici, nonche' gli effetti degli
impatti antropici sulle dinamiche naturali e' la base  irrinunciabile
per  emanare  misure  gestionali.  Questo  approccio   richiede   una
capacita' di acquisire e gestire dati e conoscenze, anche al fine  di
misurare gli effetti delle  misure  stesse.  Senza  alcun  dubbio  lo
strumento per  il  quale  il  nostro  Paese,  gia'  nella  precedente
programmazione, si e' contraddistinto  sul  piano  internazionale  ed
europeo, e' stato quello della promozione dei processi  di  indagine,
di analisi e di studio di carattere scientifico.  L'Italia  e'  stata
certamente il primo attore nella promozione di  programmi  di  studio
sulla  pesca  Mediterranea  nell'ambito  FAO  e   CGPM   FAO,   dando
centralita' al nostro  Paese  nel  complesso  articolatissimo  di  un
Mediterraneo scenario di conflitti e migrazioni epocali.  La  ricerca
italiana,  inoltre,  puo'  contare  su   importanti   conoscenze   ed
esperienze che dovranno essere ulteriormente ampliate per  migliorare
le capacita' di valutazione e definizione delle strategie gestionali,
ricorrendo alle opportunita' offerte  dalle  nuove  tecnologie  della
societa' dell'informazione;  questo  richiede  la  disponibilita'  di
adeguate risorse umane e finanziarie. 
    La  ricerca  italiana  in   pesca   nei   repertori   scientifici
internazionali (...) si e' classificata, per il lavoro  degli  ultimi
anni, tra le prime a livello globale, questo a testimonianza  di  una
corretta utilizzazione delle risorse messe a disposizione. 
    In ultimo, al fine  di  individuare  quali  obiettivi  prioritari
dovranno essere perseguiti nel  prossimo  futuro,  occorre  prevedere
nella  programmazione  un'attenta  valutazione   dell'attuale   stato
dell'arte - che  poggi  su  criteri  e  parametri  internazionalmente
riconosciuti e condivisi anche con gli operatori del settore - ed una
efficiente azione di monitoraggio delle azioni previste dal documento
di programmazione settoriale. 
2. La situazione del settore della pesca e dell'acquacoltura. 
    Per una ricostruzione complessiva della  situazione  del  settore
della  pesca  e  dell'acquacoltura   in   Italia,   con   particolare
riferimento allo stato delle risorse biologiche marine di  pertinenza
nazionale da un lato e alla dimensione strutturale ed operativa delle
imprese attive in questo settore,  e'  importante  ricordare  che  il
nostro Paese ha assunto un  impegno  circostanziato  in  ordine  alla
conservazione dell'ambiente ed alla  promozione  di  un  processo  di
sviluppo  economico  e  sociale  in  favore  dei  soggetti  attuatori
presenti nel  comparto  pesca  nell'ambito  della  definizione  degli
obiettivi  strategici  della   Programmazione   dell'Unione   europea
2014-2020 (vedi l'adozione  dell'Accordo  di  partenariato)  e  della
trasmissione periodica di dati quantitativi  inerenti  la  dimensione
delle flotte dedite alle attivita' di pesca, le stime di crescita del
comparto in termini di competitivita', la disponibilita' e  l'accesso
alle risorse finanziarie pubbliche. 
    2.1 Stato delle risorse biologiche 
    Le informazioni utilizzate per  valutare  lo  stato  degli  stock
commerciali nei mari italiani derivano dai dati raccolti  nell'ambito
del Programma nazionale raccolta dati alieutici (reg. CE n. 199/08) e
comprendono sia dati diretti dalla pesca (campagne di ricerca a  mare
come il MEDITS e il MEDIAS), sia dati del monitoraggio degli sbarcati
della pesca a livello commerciale. 
    La valutazione sullo stato degli stock condivisi con altri  Paesi
del Mediterraneo viene realizzata in ambito CGPM- FAO con il supporto
dei progetti  regionali  FAO  (AdriaMed,  MedSudMed  e  EastMed).  La
valutazione degli  stock  sfruttati  da  pescherecci  italiani  viene
condotta anche dal gruppo di lavoro sul Mar Mediterraneo del Comitato
Scientifico, Tecnico ed Economico  per  la  pesca  (CSTEP)  istituito
presso la Commissione europea. 
    I risultati delle valutazioni scientifiche sui  principali  stock
commerciali confermano  una  situazione  di  eccessivo  sfruttamento,
anche se  la  situazione  non  e'  omogenea  nelle  diverse  sub-aree
geografiche (GSA). 
    Per le risorse demersali, sussiste una  condizione  di  eccessivo
sfruttamento  di  diverse  specie.   In   particolare,   il   nasello
(Merluccius merluccius) si trova in uno stato di sovrasfruttamento in
tutte e 7 le GSA italiane, con  una  mortalita'  per  pesca  corrente
(Fcur) largamente superiore alla proxy per la mortalita'  sostenibile
(FMSY). La triglia  (Mullus  barbatus)  si  trova  a  un  livello  di
sfruttamento  prossimo  a  quello  sostenibile  nel  Mare   Adriatico
Meridionale (GSA 18), mentre e' ampiamente  sovrasfruttata  nel  Mare
Adriatico Settentrionale (GSA 17) e nel Mar  Ionio  occidentale  (GSA
19). Una situazione di eccesso di pesca  si  registra  anche  per  la
sogliola (Solea solea) nella GSA 17. 
    Per quanto riguarda i crostacei, il gambero rosso  (Aristaemorpha
foliacea) e il  gambero  rosa  (Parapenaeus  longirostris)  risultano
sfruttati in maniera sostenibile nel Tirreno Settentrionale (GSA 9) e
sovrasfruttati nelle altre GSA. Nel Canale di Sicilia (GSA 16  e  GSA
adiacenti) tali specie risultano sfruttate ad un livello  leggermente
superiore a quello sostenibile, analogamente al gambero  rosso  nelle
GSA 18-19.  La  valutazione  della  pannocchia  (Squilla  Mantis)  in
Adriatico (GSA 17-18) indica un lieve  eccesso  di  pesca  nel  corso
degli ultimi anni. 
    Per quanto riguarda i piccoli pelagici, perdura una situazione di
pesca eccessiva nel Mare Adriatico (GSA 17 e GSA18) sia per l'acciuga
(Engraulis encrasicolus) che per la sardina (Sardina pilchardus). 
    Per i grandi pelagici,  rappresentati  da  specie  migratorie  di
particolare importanza, sia in  termini  ecologici  che  economici  e
gestionali,  gli  stock  di   pescespada   risultano   eccessivamente
sfruttati, cosi' come il tonno rosso, anche  se  quest'ultimo  e'  in
progressivo  recupero  e  gia'  oggetto  di   gestione   delegata   e
controllata in sede ICCAT con particolare attenzione,  rispetto  agli
altri grandi pelagici. 
    Lo stato delle risorse ittiche  deve  essere  valutato  anche  in
relazione agli habitat ed al loro stato ed in particolare nelle  zone
costiere, nelle aree marine protette e nelle zone di tutela biologica
affinche' si assicurino adeguate politiche di conservazione  in  tali
aree, il tutto basato su una razionale ed  attenta  gestione.  Scelte
gestionali e controllo dei risultati ottenuti debbono basarsi su  una
affidabile base di dati e sulla circolazione delle informazioni utili
da correlare ai processi di sviluppo economico  locale,  considerando
anche i livelli di integrazione tra  pesca  ed  altre  attivita'  con
risvolti sociali ed economici rilevanti. 
    Solo corretti modelli gestionali  e  livelli  di  condivisione  e
partecipazione degli attori interessati a vario titolo potranno  dare
la garanzia di una  concreta  sostenibilita'  ambientale,  nella  sua
accezione complessa ovvero riferita alle dimensioni della  protezione
ambientale, dell'equita' e della coesione sociale, e  della  crescita
economica.  Inoltre,  mediante  la  predisposizione   di   piani   di
ricostituzione degli stock, di piani di adeguamento dello  sforzo  di
pesca e di piani di gestione nazionali e locali, si e'  previsto  poi
di  procedere  con  un  approccio   adattativo   alle   diversificate
condizioni che variano nel tempo e nello spazio. Questa  impostazione
ha richiesto e richiedera' l'adozione di un approccio  integrato  per
affrontare, in modo proporzionato e coerente anche l'impatto di altri
settori sulle  risorse  ittiche.  Ad  esempio  i  grandi  cambiamenti
climatici,  i  cui  effetti  cominciano  ad  essere  evidenti   sulle
dinamiche degli ecosistemi marini, richiederanno di  rivedere  alcune
strategie gestionali, la capacita' di prevedere le  dinamiche  potra'
consentire programmi adattativi  e  di  riconversione.  Al  contempo,
risultera' essenziale riportare gli stock ittici  a  livelli  atti  a
garantire il rendimento massimo sostenibile ricorrendo,  ad  esempio,
alla misura  del  divieto  di  rigetto,  che,  anche  nella  prossima
programmazione,  implichera'  un  maggiore  impegno  in  termini   di
controllo, nel rispetto e  nell'applicazione  della  legislazione  in
vigore.  Mentre,  seppure  appare  evidente  che   la   significativa
riduzione di capacita' di pesca non ha  consentito  di  registrare  i
generali miglioramenti attesi sullo stato delle  risorse  biologiche,
sara'   ancora   importante   assicurare   il   contenimento    della
sovracapacita' della flotta peschereccia  in  ragione  della  stazza,
della  potenza  media  e  delle  innovazioni  tecnologiche  adottate,
fattori che aumentando l'efficienza di cattura, a parita' di  stazza,
agiscono sulla crescente mortalita' da pesca, alla base  del  degrado
delle risorse. 
    2.2 La flotta e le condizioni socio-economiche 
    La flotta presente nell'Archivio licenze di pesca al 31  dicembre
2015 e' pari a 12.325 battelli per un tonnellaggio di stazza lorda di
157.819 GT ed una potenza motore di 984.788 kW. La flotta oceanica e'
composta da 9 navi per complessivi 6.236 GT e 13.064  kW,  mentre  la
flotta operante nelle acque del Mediterraneo e'  composta  da  12.316
battelli, per un totale di 151.583 GT e 971.724 kW. 
    Nel periodo 2004-2015, la capacita' della flotta peschereccia  si
e' ridotta del 17% in termini di  numero  di  battelli,  del  26%  in
termini di tonnellaggio e del 21% in termini di potenza motore  (kW).
Il   ridimensionamento   della   capacita'   di   pesca   e'    stato
particolarmente consistente tra il 2010 e il 2012, con la fuoriuscita
spontanea  di  numerosi  pescherecci,  incentivata  dalla  misura  di
arresto definitivo prevista dal FEP. 
    Nei prossimi anni, con l'attuazione del  Fondo  Europeo  per  gli
Affari Marittimi  e  la  Pesca  (FEAMP),  e'  previsto  un  ulteriore
ridimensionamento della capacita' di pesca. Nella  Relazione  annuale
sugli sforzi compiuti dall'Italia nel 2015 per il  raggiungimento  di
un equilibrio sostenibile tra la capacita' e le possibilita' di pesca
(art. 22 del regolamento (CE) n.  1380/2013),  si  propone  un  piano
d'azione per ridurre significativamente la mortalita'  da  pesca.  Al
fine di raggiungere gli obiettivi di adeguamento fissati e sulla base
del citato piano d'azione verra' attivato, tra l'altro, lo  strumento
dell'arresto definitivo delle attivita' di pesca di cui  all'art.  34
del reg. (UE) n. 508/2014. La prevista riduzione della  capacita'  di
pesca, pari a circa  9.000  GT,  e'  individuata  in  funzione  delle
disponibilita' economiche stanziate dal Programma Operativo del FEAMP
2014/2020. 
    La  ripartizione  della  flotta  per  sistemi  di  pesca  (1)   ,
effettuata sulla base della frequenza  di  utilizzo  degli  attrezzi,
conferma la prevalenza numerica della  piccola  pesca  (battelli  con
attrezzi passivi e  lunghezza  <  12  mt)  che  con  8.763  motopesca
costituisce il 71,15% della flotta  italiana.  Tuttavia,  le  ridotte
dimensioni del  segmento  determinano  una  bassa  rappresentanza  in
termini di tonnellaggio, pari  al  14,14%,  che  sale  al  30,20%  in
termini di potenza motore. La flotta operante con reti a strascico e'
di 2.291 motopesca, pari  al  18,60%  del  totale  nazionale,  ma  in
termini dimensionali assume carattere prevalente con  una  quota  del
61,78% del GT complessivo e del 47,67% della potenza  motore  totale.
In termini numerici segue il segmento delle  draghe  idrauliche,  con
704 imbarcazioni ed una quota del 5,72% su base nazionale, quota  che
equivale al 6,16% del tonnellaggio ed al 7,85% della potenza  motore.
Una quota significativa del tonnellaggio nazionale complessivo  viene
rappresentata anche dalle volanti a coppia (TM) pari al 6,03% e dalla
circuizione (PS) che  rappresenta  l'8,32%  comprese  le  navi  della
flotta dedita alla pesca del tonno rosso. 
    La ripartizione della flotta in base alle Geographical Sub  Areas
(GSA), vede prevalere il nord  Adriatico  dove  in  termini  numerici
risulta iscritto il 24,7% dei motopesca nazionali, la  quota  aumenta
al 29,6% per il tonnellaggio ed  al  29,9%  per  la  potenza  motore.
Considerando il numero di battelli segue l'area del basso Tirreno con
una quota del 21,1%, che si traduce nel 12,7% del tonnellaggio e  nel
14,7% della potenza motore. Considerando  la  copertura  assunta  dal
tonnellaggio di stazza lorda e  della  potenza  motore,  si  registra
l'importanza assunta dalle marinerie del Canale di  Sicilia  (Sicilia
meridionale), dove si concentra anche il 18,8% del GT ed il 12,8% del
kW a fronte di una quota nel numero di motopesca del 9,3%. 
    Nel corso del 2015 la flotta  da  pesca  nazionale  operante  nel
Mediterraneo ha registrato un volume di sbarco pari a circa 189  mila
tonnellate ed il corrispondente valore economico si attesta a 890 mln
di euro. Tra il 2004 ed il 2015 il livello delle catture  e'  passato
da 288 mila a 190 mila tonnellate, pari ad una riduzione del 34%, con
una flessione complessiva dei ricavi di 35 punti e  con  una  perdita
annuale media di 50 milioni di euro. 
    Tuttavia, i risultati produttivi del 2015  mostrano  un  recupero
rispetto al 2014, con un aumento sia dei volumi  di  sbarco  che  del
corrispondente valore economico. Il  prezzo  medio  della  produzione
alla prima vendita e' aumentato di 3,2 punti percentuali, passando da
4,53 euro/kg del 2014 a 4,68 euro/kg del 2015. 
    La composizione del pescato nel  2015,  in  linea  con  gli  anni
precedenti, e' costituita  in  prevalenza  da  acciughe,  seguite  da
sardine e vongole. Il volume degli sbarchi di acciughe  nel  2015  si
attesta complessivamente a 37.321 tonnellate, quantita' che segna una
variazione positiva di ben 16 punti percentuali rispetto al 2014.  In
aumento anche la produzione di  sardine  pari  a  28.907  tonnellate;
oltre 12 punti percentuali in piu' rispetto al dato 2014. L'andamento
degli sbarchi di vongole cresce in modo piu'  modesto  rispetto  alle
acciughe ed alle sardine, infatti si registra un  piu'  3,8%  per  un
totale di 14.660 tonnellate. Tra le specie  demersali,  si  segnalano
gli sbarchi di nasello, gamberi  rosa  e  triglie  di  fango,  target
primari della pesca a strascico e specie piu'  pescate  dopo  le  tre
summenzionate. Tutte  e  tre  le  specie  registrano  una  variazione
positiva delle quantita' rispetto al 2014: il nasello  si  attesta  a
8.994 tonnellate rispetto alle 8.735 tonnellate del  2014  (+3%);  le
catture del gambero rosa sono pari a 9.090 tonnellate contro le 7.675
del 2014 (+18,4%); infine, gli sbarchi di triglie sono pari  a  6.266
tonnellate stabili a fronte  delle  6.270  tonnellate  del  2014.  In
termini economici il valore  del  nasello  pari  a  69  mln  di  euro
contribuisce con il 7,72% al ricavo complessivo; seguono le  acciughe
con 63 mln di euro pari al 7,04%, i gamberi bianchi  con  58  mln  di
euro equivalenti ad un contributo del 6,46%, quindi gamberi  rossi  e
seppie con un contributo che oscilla intorno al 6%. 
    I risultati produttivi del 2015 in lieve recupero  indicano  che,
all'interno di una condizione di ridimensionamento che ha interessato
il comparto negli ultimi dieci anni, si registra una  inversione  del
trend. 
    La ripresa dei livelli produttivi e' da associare a una  maggiore
attivita' di pesca e ad un miglioramento della  produttivita'  media.
Le politiche di contenimento della capacita' di  pesca,  associate  a
misure  tecniche  di  regolamentazione  degli  attrezzi  e   chiusura
spazio-temporale di aree sensibili stanno fornendo i primi  risultati
in termini di ripresa degli stock ittici  e,  infatti,  alcuni  primi
segnali incoraggianti provengono dagli indicatori biologici  relativi
allo stato di sfruttamento di alcune specie  ittiche.  La  produzione
media  giornaliera  e'  tornata  a  crescere  negli  ultimi  2  anni,
invertendo il trend negativo registrato fino al 2013. L'attivita'  di
pesca, grazie alla riduzione del costo del gasolio, ha registrato  un
aumento dopo anni  di  contrazione;  infatti,  a  causa  della  crisi
economica, gli operatori, nel tentativo di perseguire il contenimento
dei costi, avevano limitato  il  numero  di  uscite  in  mare  oppure
avevano scelto aree di pesca meno distanti ma meno  pescose.  Con  la
riduzione del costo del gasolio, iniziato nel 2014 e  proseguito  nel
2015, il numero medio di giorni a mare e' tornato a aumentare. 
    La riduzione di costi operativi ha avuto  ripercussioni  positive
anche sul profitto e valore aggiunto del settore, in  linea  con  gli
andamenti registrati a livello europeo nel comparto della pesca (2) . 
    Nel 2015, il valore aggiunto prodotto dalla  pesca  marittima  e'
stato pari a circa 551 milioni di euro, di cui 277 milioni sono stati
destinati alla remunerazione  del  lavoro  e  la  restante  parte  ha
rappresentato il profitto lordo del settore. Il  valore  aggiunto  e'
aumentato del 20%  rispetto  al  2014.  Tale  aumento  e'  dovuto  al
contemporaneo  aumento  dei  ricavi  e  alla  riduzione  dei  consumi
intermedi. In particolare, la  riduzione  dei  consumi  intermedi  e'
stata trainata dalla riduzione del  prezzo  del  carburante,  che  e'
passato da 0,75 € / lt nel 2013 a 0,53 € / lt nel 2015. 
    Nonostante negli ultimi due anni si siano registrati dei  segnali
di miglioramento e di ripresa del conto economico settoriale,  vanno,
comunque, segnalati alcuni elementi di debolezza del comparto quali: 
    il continuo  calo  degli  occupati  nella  pesca  associato  alla
contrazione  della  capacita'  di   pesca   e   al   basso   ricambio
generazionale; tali andamenti stanno determinando un costante declino
delle comunita' costiere dedite alla pesca; 
    la stagnazione dei prezzi medi alla produzione da collegare  allo
scarso potere contrattuale e alla bassa concentrazione  dell'offerta;
tali elementi non consentono una partecipazione  significativa  nella
dinamica che caratterizza la  formazione  del  prezzo,  con  evidenti
perdite economiche da parte dei pescatori  a  vantaggio  del  sistema
distributivo; 
    il basso livello degli investimenti che determinano  inefficienze
e maggiori costi operativi; in particolare,  l'efficienza  energetica
del naviglio da pesca nazionale non e' migliorata negli  ultimi  anni
al contrario di quella delle flotte europee che  hanno  investito  in
attrezzi di pesca a maggiore efficienza energetica. 
    2.3. Acquacoltura 
    Il comparto dell'acquacoltura  nel  2014  e'  costituito  da  814
impianti attivi, di cui il 49% dedicati alla produzione di pesci,  il
49% a quella dei molluschi  e  il  2%  circa  a  crostacei  o  misti.
L'Italia e' fra i leader europei per la produzione di trota, orata  e
branzino, oltre a mitili e  vongole  veraci,  nonostante  il  ritardo
nello  sviluppo  di  tecnologie  atte  al  miglioramento   produttivo
(riduzione dei costi di alimentazione,  anche  con  proteine  animali
trasformate) e funzionale (resistenza  alle  malattie)  delle  specie
allevate. L'acquacoltura italiana  e'  caratterizzata  da  una  forte
diversificazione  produttiva  che  va  dalle  tradizionali   tecniche
estensive  (lagune  costiere,  delta,  valli,  stagni)  alle  moderne
produzioni intensive (bacini, vasche e gabbie in  mare),  oltre  alla
molluschicoltura. I segmenti delle produzioni  alimentari  acquatiche
da allevamento maggiormente in sofferenza risultano  quelli  a  forte
capitalizzazione, quali gli impianti in gabbie o quelli in vasche. La
sfida del settore riguarda quindi, in via principale, la capacita' di
offrire produzioni di qualita' e di  reggere  alla  competizione  con
altre produzioni mediterranee offerte sugli stessi mercati, oltre che
puntare su  metodiche  di  allevamento  e  produzioni  ecologicamente
sostenibili, in linea con le diverse direttive europee. 
    Tra le maggiori criticita' del settore si possono individuare: 
    la complessita'  e  la  non  coerenza  dell'apparato  legislativo
vigente  di  riferimento,  soprattutto  se  esaminato  nel   rapporto
verticale tra organismi centrali ed enti territoriali; 
    le difficolta' procedurali dovute ad un limitato dialogo  con  le
autorita'  amministrative  e  da  una  scarsa  semplificazione  della
regolamentazione vigente in materia; 
    i costi elevati delle concessioni demaniali (per le  imprese  non
cooperative) e la debolezza degli strumenti di  sostegno  finanziario
ed assicurativo in favore degli operatori del settore; 
    le  difficolta'  di  accesso  al  credito  per   le   imprese   -
prevalentemente micro-imprese o imprese familiari - per la  creazione
di nuovi insediamenti come anche per l'ammodernamento degli  impianti
esistenti e, piu' in generale, per il potenziamento  delle  strutture
logistiche a terra; 
    l'assenza di una pianificazione  spaziale  delle  aree  marine  e
della   conseguente   individuazione   di   zone   prioritarie    per
l'acquacoltura (AZA), secondo i principi dell'approccio ecosistemico,
con l'indicazione di criteri ed indicatori appropriati, anche al fine
di ottemperare agli impegni internazionali assunti dall'Italia; 
    gli impatti potenziali  sulle  attivita'  di  acquacoltura  delle
diverse direttive europee (Direttiva quadro per la strategia  marina,
Direttiva quadro sulle acque) e della conformita' con  gli  obiettivi
conservazionisti delle aree Natura 2000; 
    la ridotta diversificazione di specie allevate, anche  a  seguito
di  un   ritardo   segnato   nelle   innovazioni   tecnologiche,   in
controtendenza a quanto fatto dall'Italia nelle  fasi  pionieristiche
dell'acquacoltura marina mediterranea; 
    l'assenza di politiche di marchio, di qualificazione del prodotto
nazionale e di certificazione di standard di qualita', a tutela delle
produzioni italiane ed europee; 
    la necessita' di  sviluppare  linee  di  mangimi  di  qualita'  e
sostenibili (basso contenuto in proteine e olii di pesce); 
    la necessita' di sviluppare soluzioni tecnologiche e  commerciali
ancora piu' avanzate (vaccini, presidi terapeutici) per la  diagnosi,
la profilassi ed il trattamento dei pesci allevati; 
    la necessita' di aumentare gli investimenti nell'innovazione  del
prodotto anche per offrire prodotti mirati per fasce di consumatori. 
3. Quadro comunitario 
     In  relazione  al  quadro  normativo  europeo,  il   riferimento
principale rimane la Politica Comune della Pesca (PCP), che trova  il
suo fondamento giuridico negli articoli da 38 a 44 del titolo III del
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), con  l'insieme
degli atti normativi ad essa ricollegati. Riformata a partire dal  1°
gennaio 2014 con il regolamento (UE) 1380/2013, dalla PCP  scaturisce
l'obbligo  della  gestione  del  settore  pesca  nell'Unione  europea
attraverso piani pluriennali (delegando  maggiori  responsabilita'  a
livello  regionale  e   nazionale)   formulati   con   un   approccio
eco-sistemico e considerando il principio di  precauzione,  adottando
una  dimensione  di  sostenibilita'  anche  in  ambito   sociale   ed
economico, coerentemente con le strategie marittime dell'UE. 
    La nuova PCP ed il suo quadro normativo intendono indirizzare  le
politiche gestionali verso l'obbligo di recupero degli stock ittici a
livelli sostenibili, attraverso l'utilizzo  sempre  piu'  diffuso  di
pratiche di pesca capaci di eliminare  lo  spreco  di  risorse  e  la
definizione  di  nuove  sfide/opportunita'   in   grado   di   creare
occupazione e crescita nelle aree costiere. Nell'ottica  della  nuova
PCP, il raggiungimento di questi  obiettivi  e'  da  garantire  anche
attraverso  il  divieto  dei  rigetti   in   mare   (che   diventera'
gradualmente operativo in  piu'  fasi  entro  il  2019),  l'eventuale
attribuzione  di  nuovi  diritti  nel  settore  ittico,  lo  sviluppo
dell'acquacoltura, il sostegno alla piccola pesca, l'incremento delle
attivita' di ricerca scientifica riguardanti lo stato degli stock,  e
l'assunzione  di  responsabilita'  nelle  acque   dei   Paesi   terzi
attraverso accordi internazionali dell'Unione europea. 
    La nuova PCP e' articolata in quattro settori principali: 
    gestione  degli  stock  ittici,  mirata  a:  sviluppare   elevati
rendimenti nel lungo termine grazie alla ricostituzione degli  stock,
anche attraverso la individuazione e la tutela, su indicazione  dello
Stato membro, di Zone di Tutela Biologica  (ZTB)  per  le  principali
specie di interesse commerciale; definire  strategie  mirate  ad  una
industria ittica piu' redditizia;  tutelare  la  biodiversita'  e  le
risorse marine viventi: 
    gestione  delle  attivita'  di  pesca  al  di  fuori  dell'Unione
europea,  attraverso  la  definizione   di   accordi   bilaterali   e
multilaterali atti a  regolare  l'attivita'  di  pescherecci  europei
operanti fuori dall'ambito geografico dell'Unione; 
    migliore gestione ed  organizzazione  del  mercato  dei  prodotti
della pesca e  dell'acquacoltura,  in  modo  da:  promuovere  un  uso
sostenibile da parte  degli  operatori  del  settore,  sviluppare  un
quadro piu' approfondito di norme per  la  commercializzazione  e  la
tutela della concorrenza,  promuovere  una  maggiore  trasparenza  ed
informazione per i consumatori; 
    gestione  dei  finanziamenti  per  le  politiche  relative   alle
attivita' di  pesca  attraverso  il  Fondo  Europeo  per  gli  Affari
Marittimi e della Pesca (FEAMP). 
    Il nuovo FEAMP, che si basa sui regolamenti (UE) 1303/2013 e (UE)
508/2014, sostituisce dal 2014 il vecchio Fondo Europeo per la  Pesca
(FEP)  e  rappresenta  uno  dei  cinque  Fondi   Strutturali   e   di
Investimento europei per il  periodo  2014-2020.  In  particolare  il
fondo mira a: 
    sostenere  i  pescatori  nella  transizione   verso   una   pesca
sostenibile; 
    aiutare le comunita' costiere a diversificare le loro economie; 
    finanziare nuovi progetti che creano  nuovi  posti  di  lavoro  e
migliorano la qualita' della vita nelle regioni costiere europee; 
    agevolare l'accesso ai finanziamenti. 
    Le risorse del FEAMP vengono integrate  dalle  risorse  nazionali
per finanziare innanzitutto le attivita'  e  i  progetti  nel  quadro
della nuova  PCP,  ma  anche  le  proposte  promosse  dalla  Politica
Marittima  Integrata  (PMI)  e  dalla  strategia  Europa   2020.   In
particolare, la  PMI  si  propone  con  un  approccio  coerente  alle
questioni marittime caratterizzate da una trasversalita'  settoriale,
tenendo conto, quindi, dell'interconnessione delle diverse economie e
delle attivita' dell'uomo  incentrate  sul  mare.  Tra  le  politiche
trasversali coordinate in seno  alla  PMI,  risulta  di  fondamentale
importanza  la  «Crescita  Blu»,  strategia  di  lungo  termine   che
riconosce la funzionalita' di mari e oceani come motore trainante per
l'economia  europea  e  ne   promuove   una   crescita   sostenibile,
riconciliando cosi' gli obiettivi della PMI con la visione di  Europa
2020. Quest'ultima pone le premesse per la definizione  di  strategie
di lungo periodo anche nel comparto delle politiche  europee  per  la
pesca tra  cui  la  creazione  di  nuove  e  importanti  opportunita'
economiche, la razionalizzazione della  produttivita',  la  riduzione
dei costi e  il  rafforzamento  della  competitivita'.  Indubbiamente
l'adattamento del quadro di gestione della pesca e  dell'acquacoltura
del sistema italiano a quello europeo risulta collegato e coerente al
continuo processo di  evoluzione  normativa  operato  dal  Parlamento
europeo e dal Consiglio dell'Unione. 
4. Una nuova politica italiana della pesca e dell'acquacoltura 
    Il rispetto dei principi e delle regole costitutive  del  diritto
internazionale e  delle  norme  dell'Unione  europea  sulla  pesca  e
acquacoltura  assumono  un  rilievo  centrale  nella   programmazione
2017-2019. 
    Ed in  questo  quadro  l'Italia,  nello  stretto  rispetto  degli
accordi e degli impegni assunti, vuole giocare un ruolo  sempre  piu'
attivo  al  fine  di  rappresentare   al   meglio   le   specificita'
Mediterranee che sono di carattere ambientale  e  socio-politico.  In
questo  senso  lo  strumento  di   programmazione   nazionale   viene
considerato come base di riferimento per l'attuazione della  PCP,  ma
anche il sistema per rilevarne sul campo i punti di debolezza al fine
di  portare  in  sede  comunitaria  le  proposte  per  una   continua
ottimizzazione.   Tale   impostazione   portera'   anche    ad    una
armonizzazione tra le popolazioni costiere, di cui la pesca e'  parte
integrante, e le logiche di una Europa di tutti. Per quanto  riguarda
il quadro internazionale e' necessario fare riferimento a  molteplici
richieste provenienti dalle maggiori organizzazioni in cui gli  Stati
membri hanno contribuito per la formulazione  dei  principi  e  delle
regole sopra richiamate. 
    L'ottimale  gestione  delle  capacita'  operative   dell'apparato
nazionale,  centrale  e  locale,  del  settore   della   pesca   deve
necessariamente poggiare: 
    su una  dimensione  delle  flotte  che  sia  equilibrata  con  le
opportunita' di pesca, in modo da garantire la  rinnovabilita'  degli
stock; 
    sulla loro razionalizzazione e dislocazione; 
    su una adeguata regolamentazione delle attivita'; 
    sul rispetto delle norme da parte di operatori responsabili; 
    su una ampia base conoscitiva qualificata ed indipendente; 
    sul processo  di  partecipazione  degli  attori  e  sulla  libera
circolazione  delle  informazioni,  per  la  trasparenza  dell'azione
amministrativa. 
    Cio' assume una particolare  importanza  nella  programmazione  e
gestione degli  interventi,  nonche'  nella  verifica  periodica  dei
risultati prefissati, in conformita' agli impegni che il nostro Paese
ha assunto mediante la conclusione di accordi  multilaterali  per  la
disciplina  dello  sfruttamento  congiunto  delle   risorse   ittiche
condivise tra le flotte del nostro e di altri Paesi,  prevalentemente
nel quadro regionale europeo/mediterraneo. 
    In questo ambito lo strumento prioritario e' rappresentato  dalla
formulazione  di  appositi  piani  di  gestione,  in  linea  con  gli
obiettivi adottati dalla PCP e  dalla  programmazione  italiana,  nei
quali  i  soggetti  istituzionali  competenti  e  gli  operatori  del
comparto pesca concordino con il partenariato  le  modalita'  di  uso
sostenibile delle risorse ittiche. 
    In tal senso va ricordato che l'Italia opera nel  Mediterraneo  e
che gran parte dei Paesi che pescano in questo mare e che condividono
acque internazionali con i nostri pescatori non sono membri  dell'UE,
dunque la sede delle decisioni comuni, con  forza  giuridica,  e'  la
CGPM (FAO) che e' l'organismo regionale della pesca per questo  Mare.
Ed anche in questo contesto i piani  pluriennali  di  gestione  e  la
subregionalita' sono alla base delle strategie comuni, unica via  per
una pesca italiana armonizzata nel suo contesto ambientale.  Rispetto
a quanto occorso nella precedente programmazione nazionale  2013-2015
per alcuni sistemi di cattura, i  piani  di  gestione  multi  annuali
previsti dalla PCP riformata dovranno essere adottati  per  stock,  e
quindi per GSA (o insieme di GSA). 
    Nell'ottica di  una  complessiva  evoluzione  del  sistema  pesca
nazionale, e' necessario da un lato  riorganizzare  e  rilanciare  il
dialogo tra  i  vari  attori  a  diverso  titolo  in  esso  presenti,
dall'altro ridisegnare  il  settore  individuando  e  distinguendo  i
diversi comparti ai quali corrisponderanno  specifiche  politiche  in
funzione  delle  loro  peculiarita',  pur  sempre  inquadrate  in  un
coerente quadro normativo e programmatorio nazionale ed europeo. 
    In tal senso possono essere considerati: 
    il comparto della pesca alle specie demersali  (distinto  tra  lo
strascico indirizzato alla pesca delle principali specie demersali  e
alla pesca dei gamberi); 
    il comparto della pesca  dei  grandi  pelagici  (comprensivo  dei
diversi sistemi di cattura esistenti: circuizione, palangari, tonnare
fisse, pesca ricreativa); 
    il comparto della pesca ai  molluschi  effettuato  attraverso  le
draghe idrauliche; 
    il comparto della pesca dei  piccoli  pelagici  (comprensivo  dei
battelli a volante e a circuizione); 
    il comparto della pesca ricreativa su target specifici. 
    La piccola pesca costiera rappresenta un comparto a se' stante al
quale corrisponderanno specifiche politiche di settore. Tale comparto
sara' distinto tra  pesca  artigianale  ad  alta  valenza  sociale  e
imprese di piccola pesca attive  sul  mercato,  operative  su  specie
target stagionalmente variabili. 
    Su questa nuova  impostazione,  riferita  agli  stock  target  da
gestire e non piu' alla variegata composizione della flotta  italiana
segmentata per sistemi di cattura, potra' essere ripensato il sistema
delle licenze aprendo un confronto con le Associazioni di categoria. 
    Sul piano territoriale dovranno  inoltre  essere  considerate  le
distinzioni tra: 
    la piccola pesca, nell'area marina compresa  tra  0  e  6  miglia
dalla costa, che riguarda un alto numero  di  specie  ittiche  e  che
viene operata da una flotta con una ampia varieta'  di  strumenti  di
cattura; 
    le attivita' di pesca  condotte  nel  mare  territoriale  per  lo
sfruttamento pressoche' esclusivo delle flotte dello Stato costiero; 
    le attivita' di pesca condotte nel mare territoriale ed in  altre
aree marine da parte sia dello Stato  costiero  che  di  altri  Stati
membri dell'Unione europea; 
    la pesca condotta nelle  acque  internazionali  da  parte  di  un
cospicuo numero di Stati, membri e non  dell'Unione  europea  nonche'
membri della CGPM FAO. 
    L'approccio gestionale deve prevedere altresi' la  pianificazione
di attivita' di ricerca e di raccolta dati che permettano di avere un
quadro completo ed aggiornato delle condizioni dell'ecosistema marino
e delle risorse ittiche, oltre a misure finalizzate al  conseguimento
di benefici economici, sociali e ambientali in favore delle imprese e
dei lavoratori del settore. 
    Ai fini del soddisfacimento degli obiettivi della  programmazione
2017-2019, le misure di intervento  di  carattere  gestionale,  anche
attraverso quanto previsto nel PON/FEAMP, dovranno consistere: 
    nella razionalizzazione delle capacita' del settore della pesca; 
    nelle  attivita'  di  monitoraggio  e  ricerca  finalizzate  alla
raccolta dati di tipo quantitativo e qualitativo e alla  formulazione
di piani di gestione; 
    nel  contrasto  alla  cattura  di  taglie  illegali   (applicando
l'obbligo di sbarco e aumentando la selettivita' degli  strumenti  di
cattura) e di specie protette o - se sottoposte a piani di gestione -
oltre i limiti o le quote consentite; 
    sulla cooperazione tra Stati per una gestione  sostenibile  delle
capacita' dei rispettivi settori nazionali della pesca; 
    nella pianificazione spaziale, basata sugli strumenti  innovativi
che la ricerca scientifica offre, delle attivita'  di  cattura  nelle
aree di pesca, con la creazione di riserve, ed aree soggette a misure
di riduzione dello sforzo temporaneo, per la ricostituzione e  tutela
degli stock ittici (ZTB), tenendo in debita considerazione le zone di
conservazione gia' esistenti; 
    nel  contenimento  dello  sforzo  di   pesca   nella   componente
dell'attivita', con la prosecuzione dei fermi  tecnici  e  temporanei
continuativi,  anche  prescindendo  dal  sostegno  finanziario   alle
imprese; 
    nell'attuazione di attivita' di sensibilizzazione ed informazione
destinate agli operatori del comparto pesca per una migliore gestione
del sistema ed esecuzione dei piani in essere; 
    nel miglioramento dell'organizzazione  di  mercato  dei  prodotti
della pesca e dell'acquacoltura e nella promozione dei settori  della
trasformazione e commercializzazione; 
    nel contrasto ad ogni forma di pesca illegale. 
    Un elemento  portante  della  programmazione  2017-2019  consiste
nella nuova definizione delle priorita' strategiche nazionali  sia  a
sostegno del consolidamento dei risultati gia' raggiunti dal  settore
della pesca e dell'acquacoltura in Italia  sia  in  funzione  di  una
prospettiva di rafforzamento, attraverso una elevata compliance degli
impegni assunti  sul  piano  internazionale  ed  europeo,  e  che  va
assicurata a tutti i livelli. 
    E'  quindi  essenziale  delineare  un  rinnovato  assetto   della
governance nella programmazione 2017-2019, che miri: 
    ad una semplificazione delle procedure di dialogo e coordinamento
tra il livello centrale e quello  locale  e  ad  una  definizione  di
migliori modalita' di confronto tra il livello  istituzionale  e  gli
operatori del comparto nazionale della pesca e dell'acquacoltura; 
    alla definizione di linee guida, ispirate  alle  regole  standard
adottate a livello internazionale ed europeo, riportate in  specifici
documenti di dettaglio nei quali la governance assuma una  dimensione
funzionale al soddisfacimento di obiettivi-tipo di  natura  politica,
economica, sociale ed ambientale; 
    al rilancio di processi virtuosi di crescita e di  competitivita'
del settore nazionale della pesca e dell'acquacoltura attraverso  una
corretta pianificazione di attivita' di gestione degli  interventi  e
di valutazione  quantitativa  e  qualitativa  dei  risultati  -  alla
ricostituzione e tutela degli  stock  ittici,  alla  regolamentazione
delle attivita' di pesca in rapporto al potenziale di  rinnovabilita'
biologica delle risorse ittiche, alla introduzione di  metodologie  e
di  tecnologie  innovative  a  sostegno  della  sostenibilita'  delle
attivita' alieutiche, alla promozione di azioni associative. 
    Tali misure  dovranno  agevolare  un  processo  di  crescita  del
settore nazionale della pesca e dell'acquacoltura che  sia  connotato
da una marcata dinamicita'  e  competitivita'  di  tutte  le  realta'
imprenditoriali presenti nel nostro Paese, appartenenti alla  filiera
pesca e acquacoltura - produttori, distributori e commercianti -  nel
suo complesso. 
    Per quanto riguarda specificamente il settore  dell'acquacoltura,
questo  riveste  una  rinnovata   importanza   nella   programmazione
2017-2019, in un contesto che, rispetto alle criticita' di  carattere
strutturale e procedurale riscontrate in passato dagli operatori  del
comparto  pesca,  potra'  costituire,  adeguatamente  configurato   e
coordinato in linea con i principi e le regole adottate  nei  sistemi
internazionali e regionali, e nel contesto piu' ampio di  riferimento
della Politica marittima integrata e della «Crescita Blu», una  nuova
opportunita' di sviluppo economico, sociale ed ambientale sul duplice
piano centrale e locale. 
    Sulla base delle criticita' elencate al par. 2.3., tenendo  anche
presente le precedenti valutazioni d'impatto della Commissione  pesca
europea sull'efficacia della Strategia per  lo  sviluppo  sostenibile
dell'acquacoltura europea, e considerando  gli  obiettivi  strategici
gia'  espressi  nel  precedente  Programma  triennale  2013-2015,   i
principi dell'innovazione e  della  sostenibilita'  dovranno  guidare
tutti gli interventi e le azioni di investimento mirate ad accrescere
la competitivita' e la redditivita' delle  imprese  che  operano  nel
settore dell'acquacoltura, in funzione della diversificazione,  della
qualita' e della sicurezza del prodotto ittico. 
    Lo sviluppo del  settore  dovra'  anche  considerare  i  4  macro
obiettivi formulati nell'ambito del Piano strategico nazionale per lo
sviluppo dell'acquacoltura, che fissa appunto  obiettivi,  azioni  ed
interventi prioritari da programmare. 
    In questo assetto il FEAMP verra' utilizzato innanzitutto per  il
conseguimento degli obiettivi generali della Strategia  Europa  2020,
in particolare per facilitare l'accesso al  credito  da  parte  delle
imprese acquicole di piccole e  medie  dimensioni,  garantendo  anche
l'ingresso di nuovi operatori nel settore. 
5. Obiettivi e strumenti. 
    Il sistema nazionale della pesca e  dell'acquacoltura  poggia  su
una  appropriata  pianificazione  degli  interventi   necessari   per
consolidarne l'impianto e per rendere esecutivi gli  impegni  assunti
da  parte  degli   Organi   decisionali   di   natura   politica   ed
amministrativa, con l'ausilio ed attraverso il coordinamento  con  le
Associazioni  degli  operatori  del  settore  (cooperative,  imprese,
sindacati dei lavoratori). 
    La programmazione richiede innanzitutto che siano soddisfatte  in
via preliminare due condizioni: 
    1) una elevata compliance del  sistema  nazionale  rispetto  alla
normativa elaborata ed adottata nei principali sistemi internazionali
e  regionali  i  cui  Organi  hanno  un  mandato  specifico  per   la
regolamentazione delle attivita' e degli  interventi  in  materia  di
pesca e acquacoltura; 
    2) un soddisfacente quadro di governance, nel quale  siano  parte
integrante ed attiva tutti gli Enti di  natura  istituzionale  e  gli
operatori  sia  pubblici  che  privati,  in   forma   individuale   o
collettiva. 
    Cio' premesso, per  favorire  il  superamento  della  sfavorevole
congiuntura che ha attraversato negli ultimi anni il Paese e superare
i limiti strutturali del  settore,  considerato  anche  il  riformato
quadro comunitario e le importanti risorse  destinate  all'attuazione
del Piano operativo nazionale FEAMP, si ritiene di  dover  improntare
il presente Programma da  un  lato  ad  una  assoluta  aderenza  agli
obiettivi  della  PCP,  dall'altro   alla   complementarieta'   degli
strumenti e delle azioni previsti nel nuovo fondo strutturale, e cio'
attraverso una concentrazione  dell'uso  delle  risorse  su  progetti
finalizzati al perseguimento di macro obiettivi quali. 
    a) Lo sviluppo sostenibile della pesca con: 
    il pieno adeguamento del settore ittico  italiano  agli  standard
europei; 
    un maggiore equilibrio tra sforzo e opportunita' di pesca; 
    la ricostituzione degli stock ittici ed il  raggiungimento  degli
obiettivi   posti   dalla    PCP    (MSY,    eliminazione    rigetti;
regionalizzazione) ed in generale  della  sostenibilita'  ambientale,
economica e sociale del settore. 
    b) Lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura: 
      perseguendo cio' attraverso il contrasto ad ogni forma di pesca
illegale, la promozione del dialogo sociale e la partecipazione degli
stakeholders al processo decisionale con la centralita'  del  sistema
associativo e sindacale nazionale,  la  creazione  di  strumenti  per
favorire la competitivita' delle  imprese,  l'intensificazione  delle
attivita' di ricerca scientifica, la  promozione  del  settore  e  la
sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla  sostenibilita'  delle
attivita' di pesca  e  acquacoltura  e  la  salubrita'  dei  prodotti
ittici. 
    5.1 Sviluppo sostenibile della pesca. 
    Lo sviluppo  sostenibile  della  pesca,  partendo  dalla  attuale
situazione degli stock che in Mediterraneo risultano per oltre il 90%
sovrasfruttati, non puo' che essere dipendente dalla adozione di  una
strategia  finalizzata  alla  rapida  ricostituzione  delle   risorse
ittiche  e  dalla  adozione  di  modelli  gestionali  che  contengano
elementi innovativi rispetto a quelli finora esistenti. 
    La riduzione, anche significativa, della capacita'  della  flotta
nazionale (GT, Kw), l'attuazione di arresti temporanei e tecnici,  le
misure tecniche imposte dai regolamenti comunitari, quanto effettuato
in Piani di gestione locale e nazionale, non ha dato e non sta  dando
i risultati auspicati e rendono l'obiettivo  del  raggiungimento  del
MSY  per  tutti  gli  stock  entro  il  2020  sempre  piu'  arduo  da
raggiungere in mancanza di nuove misure. 
    Partendo quindi dalle esperienze fin qui condotte e considerati i
limiti  di  accettabilita'  degli  inevitabili  impatti  sociali   ed
economici delle limitazioni  all'attivita'  di  pesca,  si  considera
prioritaria l'adozione di una nuova strategia incentrata su: 
    la riduzione dello  sforzo  di  pesca  con  un  ulteriore  ritiro
definitivo delle capacita' (su fondi FEAMP), oltre alla  prosecuzione
dell'arresto temporaneo continuativo; 
    pianificazione spaziale delle aree  di  pesca,  con  la  chiusura
permanente o temporanea delle aree sensibili  (ZTB,  nurseries)  alle
attivita' di cattura; 
    l'intensificazione  delle  attivita'  di  contrasto  alla   pesca
illegale (anche  contando  sulla  collaborazione  delle  Associazioni
nazionali) e di controllo a terra nei luoghi di sbarco e sui mercati. 
    5.1.1. Riduzione dello sforzo di pesca 
    Dai piu' recenti dati sulla valutazione degli stock (che  seppure
ancora in numero relativamente  ridotto  rappresentano  una  frazione
significativa delle principali specie target della  pesca  nazionale)
risulta evidente il perdurare di un generalizzato stato di sofferenza
delle risorse ittiche, con una Fcurr (mortalita'  da  pesca  attuale)
molto al di sopra della  Fmsy  (mortalita'  da  pesca  riferita  alla
massima cattura sostenibile) obiettivo della PCP per tutti gli  stock
entro - al piu' tardi - il 2020. 
    Per quanto sia sempre piu' diffusa la  percezione  che  una  tale
situazione degli stock non sia dovuta esclusivamente  alla  pressione
della pesca, ma anche ad altre fonti di impatto che dovrebbero essere
nel prossimo futuro meglio valutate nell'ambito della definizione del
(GES) per tutti i bacini europei, come previsto dalla direttiva sulla
Marine Strategy, risulta urgente adottare misure in grado di produrre
a breve termine una chiara inversione di tendenza, con una  riduzione
di F ed un aumento delle taglie medie del prodotto sbarcato. 
    La individuazione di queste misure non puo' prescindere da quanto
gia' attuato nelle ultime decadi in materia di gestione dello  sforzo
di pesca, ed in particolare: 
    riduzione delle capacita' (GT, Kw) della flotta nazionale; 
    contenimento dell'attivita' di cattura in mare  attraverso  fermi
tecnici e arresto temporaneo continuativo; 
    applicazione delle misure tecniche ex reg. (CE) 1967/2006; 
    attuazione dei  Piani  di  gestione  nazionali  (per  sistemi  di
cattura) e locali. 
    Considerato che  cio'  non  e'  risultato  ancora  sufficiente  a
produrre risultati soddisfacenti, risulta necessario ed  urgente  sia
rafforzare  l'insieme  di  misure  sopra  indicate,  sia   introdurre
ulteriori misure. Per quanto riguarda il rafforzamento  delle  misure
e' stato adottato, al fine di ridurre la capacita',  un  nuovo  bando
per arresti definitivi dell'attivita' di pesca nei  termini  previsti
dal FEAMP, mantenendo le limitazioni dell'attivita'  gia'  attuate  e
quelle introdotte dalle raccomandazioni CGPM relativamente ai piccoli
pelagici in Adriatico, e dall'ICCAT  per  quanto  riguarda  il  tonno
rosso. Dovra' inoltre essere assicurata la  massima  compliance  alle
misure tecniche e  gestionali  vigenti  con  il  rafforzamento  delle
attivita' di controllo e contrasto alla pesca illegale. 
    Ulteriori misure saranno definite  e  sviluppate  attraverso  una
pianificazione spaziale delle aree di pesca, con la chiusura totale o
temporanea di aree sensibili e delle nurseries delle  specie  target,
come gia' allo studio nel Canale di Sicilia in ambito CGPM. 
    5.1.2 Pianificazione spaziale 
    La Pianificazione spaziale, come  anche  emerso  chiaramente  nel
Seminario di alto livello tenuto dalla Commissione europea a  Catania
nel febbraio 2016, costituisce oggi uno dei principali assi verso  un
nuovo approccio nella gestione  della  pesca,  superando  la  storica
mancanza di strumenti sulla valutazione dell'attivita'  delle  flotte
nello spazio e nel tempo possibile a  cominciare  dalla  combinazione
del  VMS   (Vessel   Monitoring   System)   e   dell'AIS   (Automatic
Identification System), considerato comunque che una  gestione  sulle
specie target come indipendenti al contesto ecosistemico  e  spaziale
e' insufficiente. 
    La tecnologia del «remote sensing», del GIS, e dei modelli basati
su  analisi  geo-statistica  rappresentano   oggi   l'insieme   degli
strumenti su cui basare le  diagnosi  e  valutazioni  in  materia  di
gestione della pesca, arrivando ad una conoscenza delle reali zone di
pesca -  indipendenti  dai  porti  di  provenienza  delle  navi  -  e
dell'andamento delle attivita' di cattura nel tempo. 
    Questo, attraverso lo sviluppo di modelli bio-economici, consente
oggi di prevedere gli effetti della  gestione  della  pesca  a  breve
termine  sulle  specie  target  e  le   performances   della   flotta
considerando catture, costi e ricavi. 
    Su questa base sara' quindi possibile migliorare gli exploitation
patterns migliorando le condizioni degli  stock  e  gli  effetti  sul
piano socio-economico, oltre  ad  identificare  e  tutelare  le  aree
biologicamente sensibili per la riproduzione e  concentrazione  degli
stadi giovanili delle specie target in cui certe attivita'  di  pesca
dovranno  essere  temporaneamente   o   permanentemente   bandite   o
ristrette. 
    5.1.3 Controllo e contrasto alla pesca illegale 
    La rilevanza assunta dagli  strumenti  internazionali  di  natura
convenzionale e, in  particolare,  del  Piano  d'azione  sulla  pesca
illegale non riportata e non regolata (INN),  e'  stata  sostenuta  e
continuera'  ad  essere  assicurata  dal  nostro  Paese,   da   parte
dell'apparato istituzionale e dagli  operatori  del  comparto  pesca,
anche attraverso il monitoraggio e la  sorveglianza  delle  attivita'
condotte dalle flotte nelle aree costiere, nel  mare  territoriale  e
nelle acque internazionali. In questa accezione, considerato  che  la
pesca illegale costituisce una delle attivita' che mette in  evidente
pericolo l'ecosistema marino e le risorse ittiche, si  reputa  quanto
mai necessario contrastare  tale  pratica  attraverso  una  serie  di
misure che, nella programmazione  2017-2019,  dovranno  essere  lette
anche in funzione del consolidamento  della  posizione  italiana  sul
tema. 
    La creazione di un appropriato quadro legislativo e regolamentare
di riferimento costituisce il primo passaggio fondamentale a  cui  si
collega la responsabilita' dello Stato  e  dei  suoi  operatori,  sia
pubblici che privati, nella  prevenzione  delle  attivita'  di  pesca
illegale. In questo quadro e' essenziale attivare  un  meccanismo  di
registrazione delle flotte nel quale siano riportate le  informazioni
di base, comprensive della presunta o comprovata attivita'  di  pesca
illegale condotta e delle sanzioni comminate a carico  dell'armatore,
con funzionalita' di costante aggiornamento e di accesso su richiesta
da parte di Stati e di Organismi internazionali che  necessitino  dei
dati in esso contenuti. E' poi essenziale  la  configurazione  di  un
sistema sanzionatorio che presenti una chiara proporzionalita'  della
sanzione  rispetto  alla  gravita'  della  violazione.   Un   secondo
passaggio  dovra'  riguardare  la  individuazione   delle   capacita'
nazionali  di  monitoraggio,  controllo,   sorveglianza,   contrasto,
repressione e  comminazione  di  adeguate  sanzioni  a  fronte  della
commissione di dette attivita', corredate in via complementare  dalla
partecipazione  a  meccanismi  cooperativi  di  natura  regionale  ed
internazionale istituiti a tal fine. 
    In questo tipo di azione si include anche il  monitoraggio  e  la
punizione di atti che si sostanzino nel trasbordo del quantitativo di
pescato in via illegale. Un  obiettivo  ulteriore,  legato  a  questa
seconda misura d'azione, potra' consistere nello sviluppare dialogo e
confronto con gli operatori per elaborare dei documenti guida per  la
migliore gestione degli apparati nazionali di contrasto  al  fenomeno
in questione. Va sottolineato che l'impegno italiano in materia  deve
essere collegato alla strategia globale dell'Unione europea contro le
attivita' non controllate e non regolamentate nelle acque europee  ed
internazionali. 
    In base  al  quadro  definito  dal  regolamento  (CE)  1005/2008,
l'attivita'  di  controllo  e  contrasto  si  applica  a  pescherecci
impiegati in attivita' di pesca INN (assenza di  permessi,  pesca  in
zone di divieto, pesca di specie non autorizzate,  falsificazione  ed
occultamento di identita', ostacolo all'attivita'  degli  ispettori),
comprendendo la definizione di misure sanzionatorie e la  definizione
di una maggiore cooperazione tra le  autorita'  amministrative  degli
Stati membri. La competenza  di  tale  intervento,  per  gli  aspetti
finanziari, e' rimessa al FEAMP: il Fondo sosterra' l'attuazione  del
regime   di   controllo,   ispezione   ed    esecuzione    attraverso
l'operativita'  di  meccanismi  di  sorveglianza  per  il   contrasto
effettivo alla pesca illegale e, in funzione esecutiva della PCP (con
particolare riferimento ai regolamenti (UE) 1380/2013 e 812/2015  che
dispongono in materia di divieto dei rigetti in mare). 
    Per fare in modo che tutti gli operatori, pubblici e  privati  vi
partecipino   attivamente   il   FEAMP   supportera'   altresi'    la
interoperabilita' di tutti i  meccanismi  in  essere,  deputati  alla
raccolta ed allo scambio di dati ed informazioni  utili,  comprensivi
anche delle attivita' legate alla PMI ed alla Sorveglianza  marittima
integrata.  In  questa  ultima   prospettiva   rileva   peraltro   il
conseguimento degli obiettivi enunciati dal Consiglio dell'Unione nel
documento adottato  nel  2014  intitolato  «Achievements  and  future
development of the Maritime Agenda for growth and jobs», nel quale il
tema  viene  affrontato  nell'ottica   dell'impatto   economico   del
meccanismo di sorveglianza a favore della  crescita  blu,  a  partire
dalla conoscenza dell'ecosistema marino per una  adeguata  promozione
dello sviluppo sostenibile e delle opportunita' tecnologiche. 
    Lo Stato, in  questo  quadro  dovra'  coinvolgere  attivamente  i
rappresentanti del mondo  della  pesca  ed  il  mondo  sindacale  per
programmi di formazione e sensibilizzazione dei pescatori  che  -  se
consapevoli - assumeranno il ruolo di «presidio  essenziale»  per  il
perseguimento degli obiettivi di sostenibilita'. 
    5.2 Sviluppo sostenibile dell'acquacoltura 
    L'acquacoltura italiana e' stata considerata  nel  sistema  delle
produzioni  alimentari  italiane  di  origine  acquatica  come  parte
integrante del sistema pesca. La  programmazione  italiana  e'  stata
coerente con le tendenze internazionali e comunitarie di integrare  e
non contrapporre produzioni da pesca e produzioni da allevamento. 
    Il Piano si pone dunque come strumento di programmazione che deve
promuovere le interazioni positive, riducendo potenziali conflitti di
varia natura (mercato, spazi marini,ecc.), tra pesca ed acquacoltura.
Cio' anche attraverso la armonizzazione tra  interventi  regionali  e
strumenti nazionali di intervento. 
    Le  prospettive   di   sviluppo   sostenibile   dell'acquacoltura
nazionale poggiano sullo specifico Piano formulato a corredo del  PON
e sul pieno impego delle risorse del  FEAMP  per  le  seguenti  linee
d'azione: 
    Priorita' per l'innovazione e la ricerca: 
    promozione di studi funzionali per la pianificazione  delle  aree
vocate all'acquacoltura, nell'ambito della Gestione  integrata  delle
zone costiere; 
    attivita' di  ricerca  per  la  individuazione  di  nuove  specie
candidate per ampliare la gamma produttiva della acquacoltura  marina
italiana. 
    Pianificazione spaziale coordinata: 
      sviluppo  di  linee  guida,  strumenti   tecnici   (indicatori,
protocolli,   modelli   di   carrying   capacity   e    sistemi    di
georeferenziazione) per la pianificazione spaziale, l'identificazione
di aree vocate all'acquacoltura. 
    Processo produttivo: 
Nuove tecnologie di produzione per l'aumento di competitivita' 
    Sviluppo  di  tecnologie  innovative  nel  quadro  di   attivita'
d'allevamento  integrato  (specie  e  sistemi)   per   aumentare   la
competitivita' delle imprese, la gamma di  prodotti  ed  innovazioni,
ottimizzando  la  gestione  di   allevamento,   riducendo   l'impatto
ambientale (es. acquacoltura multitrofica); 
    sviluppo di tecnologie innovative e soluzioni ingegneristiche per
produzioni d'acquacoltura in aree  offshore,  anche  diversificate  e
integrate con altre attivita' produttive  (es.  piattaforme  eoliche,
sistemi rilevamento dati); 
    sviluppo di nuove tecniche d'allevamento, in  collaborazione  con
gli operatori, per la produzione di nuove specie per la  piscicoltura
e la molluschicoltura (ostreicoltura); 
    sviluppo di nuovi vaccini e presidi terapeutici per migliorare le
condizioni di biosicurezza e ridurre le perdite aziendali; 
    ricerca di materie prime sostenibili (sostituzione  di  farine  e
olii di pesce) e di ingredienti  alternativi  per  la  produzione  di
mangimi di qualita' con l'obiettivo di ridurre i costi di  produzione
nella piscicoltura marina e d'acqua dolce; 
    sviluppo  di  nuove  tecnologie  per  il  recupero  degli  scarti
(proteine e oli di pesce)  della  pesca  e  della  trasformazione  in
acquacoltura; 
    sviluppo  di  nuove  tecnologie  per  migliorare  i  processi  di
integrazione verticale in azienda e mettere a punto, sul fronte della
ricerca, prodotti d'acquacoltura funzionali in grado di rispondere  a
specifiche esigenze nutrizionali e alle preferenze dei consumatori; 
    sviluppo di tecnologie e metodi di analisi per il controllo della
contaminazione chimica, microbiologica e da biotossine  nei  prodotti
d'acquacoltura, con particolare riferimento alla molluschicoltura; 
    sviluppo di nuove tecnologie per la produzioni  di  giovanili  di
specie per interventi controllati di ripopolamento (stock enhancement
e sea ranching); 
    ricerca di nuove tecnologie per l'incremento della  «shelf  life»
del pesce,  soprattutto  dei  prodotti  ittici  trasformati,  per  la
lavorazione,  produzione/estrazione  di  polpa  di  pesce,   per   la
realizzazione di nuove tecnologie di packaging. 
Nuove tecnologie per la riduzione generalizzata degli input 
    Sviluppo  di  «tecniche  blu»   per   l'acquacoltura   blu   (es.
policolture, riutilizzo reflui), per un  uso  piu'  efficiente  degli
input (acqua, nutrienti, antiparassitari) e la  minimizzazione  degli
impatti sull'ambiente; 
    applicazione di  nuove  tecnologie  per  migliorare  l'efficienza
energetica, promozione della produzione di  energia  eolica,  solare,
riutilizzo dei reflui e lo smaltimento/riuso degli effluenti e  degli
scarti di lavorazione; 
    supporto della  ricerca  per  l'estensione  e  l'uso  di  presidi
chemioterapici commerciali per le  diverse  specie  allevate  per  un
miglior controllo delle patologie in acquacoltura e per la  riduzione
dei rischi di trasferimento di patogeni nell'ambiente; 
    sviluppo di  protocolli  e  nuove  tecnologie  (reti,  ancoraggi,
certificazione ISO) per la prevenzione delle fughe nell'ambiente; 
    creazione  di  una  rete  informativa  integrata   e   coordinata
(Ministero salute e  IZS,  Ministero  politiche  agricole,  Ministero
dell'ambiente e ARPA) per aggiornare  costantemente  le  informazioni
scientifiche  disponibili  sulle  patologie   di   maggiore   impatto
nell'acquacoltura, utili a definirne l'epidemiologia  e  gli  effetti
sulla salute; 
    sviluppo di sistemi innovativi per la tracciabilita' dei prodotti
d'acquacoltura (freschezza, provenienza, ciclo di vita del  prodotto)
e per implementare i meccanismi di controllo; 
    iniziative di sviluppo  del  mercato  e  piani  di  mercato,  con
particolare riferimento alle realta' produttive in ritardo  verso  la
dimensione  internazionale,  facilitandone  il  collegamento  con  le
catene di produzione e  il  posizionamento  sui  mercati  esteri  del
prodotto nazionale; 
    iniziative di individuazione e promozione degli interventi  volti
ad un ripristino funzionale e produttivo degli ambienti estensivi, in
un contesto di sostenibilita' ecologica compatibile con  l'importanza
ambientale e conservazionista degli ambienti stessi. 
Sistema della ricerca e della conoscenza a supporto delle imprese 
    migliorare  il  coordinamento,  evitando  duplicazioni,  e   dare
impulso ai meccanismi di cooperazione e collaborazione  (Universita',
centri di ricerca, aziende) a diversi livelli; 
    migliorare  l'uso  dei  risultati   delle   ricerca,   sviluppare
strumenti e percorsi idonei al trasferimento delle  conoscenze  dalla
ricerca all'industria ed ai decisori politici. 
Qualita' e sicurezza delle produzioni ittiche 
    Definizione    dei    criteri    basilari    di    un    prodotto
dell'acquacoltura: sicurezza e credibilita'  presso  il  consumatore;
qualita'; tracciabilita' e rintracciabilita'; 
    consumo responsabile e sostenibile mediante politiche informative
chiare basate sulla reale conoscenza della qualita'  del  prodotto  e
della sua sostenibilita'; 
    approfondimenti sul rapporto tra  le  varie  fasi  delle  filiere
produttive e la sicurezza, qualita' e  conservabilita'  del  prodotto
ittico; 
    approfondimento delle  conoscenze  riguardanti  il  rapporto  tra
composizione e qualita' delle materie prime  del  mangime/qualita'  e
sicurezza d'uso del prodotto; 
    approfondimento delle conoscenze tra la metodica di allevamento e
la sicurezza e qualita' del prodotto; 
    caratterizzazione  degli  scarti   della   pesca   e   dei   loro
sottoprodotti per l'impiego quali alimenti per l'acquacoltura; 
    valorizzazione della molluschicoltura per il ruolo ecologico e le
elevate caratteristiche alimentari; 
    valorizzazione delle produzioni ittiche delle lagune per la  loro
valenza ecologica, la salvaguardia di prodotti tipici e  tradizionali
ed i risvolti turistico-ricreativi; 
    promozione della filiera corta. 
    5.3 Competitivita' delle imprese 
    La  fragilita'  strutturale  delle   imprese   del   settore   e'
determinata da diverse concause, tra cui le principali riguardano  la
difficolta'  di  accesso  al  credito,   le   carenze   del   sistema
assicurativo  e  l'esposizione  a  vari  tipi  di  rischi  ed  eventi
naturali. 
    5.3.1 Strumenti assicurativi e finanziari 
    La configurazione del nuovo assetto europeo della Politica comune
della pesca impone l'adozione di una serie di  misure  finalizzate  a
sostenere il comparto ed i suoi  operatori  con  il  fine  ultimo  di
sostenere  l'impegno  produttivo  in   termini   di   concorrenza   e
competitivita',   quand'anche   attraverso   strategie   di   portata
multi-settoriale. 
    In linea generale il  FEAMP  opera  per  il  rafforzamento  della
competitivita' della componente imprenditoriale al livello centrale e
locale, in conformita' con le esigenze di gestione sostenibile  degli
stock. La sostenibilita' ambientale viene posta come prerequisito per
il raggiungimento della sostenibilita' economica e  sociale,  essendo
la  conservazione  delle  risorse  ittiche   il   presupposto   della
continuazione delle attivita' di pesca,  anche  per  evitare  che  la
riduzione degli stocks si traduca  in  una  maggiore  dipendenza  del
mercato nazionale dalle importazioni. Ecco perche' mediante il  FEAMP
si intende finanziare lo sviluppo di strumenti atti a creare sinergie
fra le iniziative adottate nei diversi settori che riguardano i mari,
gli oceani e le coste in linea con le  priorita'  fondamentali  della
Strategia Europa 2020 per una crescita  intelligente,  sostenibile  e
inclusiva. 
    Perche' cio' sia possibile, la programmazione dovra' poggiare sul
contemperamento di fattori quali l'impatto  limitato  sull'ecosistema
marino ed il livello di mortalita' degli stocks  da  un  lato  ed  il
Rendimento Massimo Sostenibile (RMS), ovvero la cattura ottimale  che
puo' essere prelevata da uno stock ittico dall'altro, senza mettere a
rischio la sua rinnovabilita'. 
    Muovendo da tale principio, sara' fondamentale operare per: 
    il sostegno all'evoluzione strutturale  e  organizzativa  per  la
competitivita' delle  singole  imprese  del  settore  della  pesca  e
dell'acquacoltura, tenendo nella dovuta considerazione criteri  quali
la sostenibilita' ambientale,  l'adattamento  e  la  mitigazione  dei
cambiamenti climatici, la qualita' della produzione, l'innovazione  e
la sicurezza  del  lavoro,  l'accesso  al  credito,  le  opportunita'
derivanti dall'internazionalizzazione; 
    il potenziamento degli investimenti nella filiera di riferimento,
sulla  base  dei  fabbisogni  individuati  in  via  preliminare,  con
l'obiettivo di generare effetti diffusi sulla vitalita' delle imprese
e sul  miglioramento  complessivo  della  competitivita'  al  livello
centrale e, soprattutto, locale; 
    il  ricambio  generazionale   nella   gestione   imprenditoriale,
attraverso ad esempio azioni di tutoraggio e servizi di supporto  per
lo start-up di nuove imprese. 
    La forte competitivita' che caratterizza il mercato ittico dovra'
essere indirizzata in modo da garantire la redditivita' della pesca e
dell'acquacoltura, adottando disposizioni relative all'attuazione del
regolamento (UE) 1379/2013. L'intento e' quello  di  raggiungere  una
maggiore  stabilizzazione  dei   mercati   e   delle   attivita'   di
commercializzazione e  di  trasformazione,  ed  e'  teso  alla  forte
valorizzazione  dei  prodotti  della   pesca   e   dell'acquacoltura,
attraverso una catena di approvigionamento che consiste nell'utilizzo
di processi e metodi innovativi da trasmettere anche  agli  operatori
della pesca costiera «artigianale». 
    5.3.2 Fondo di solidarieta' 
    Il Parlamento nel 1992 (legge 5 febbraio  1992)  ha  emanato  una
legge  che  in  occasione  di  fenomeni  di  calamita'  naturale,  ad
avversita' meteomarine ed ecologiche, prevedeva interventi di  natura
economica  a  copertura  dei  danni  subiti  dalle  imprese,  con  la
finalita' di aiutare la ripresa delle attivita' produttive interrotte
o di risarcire parzialmente l'impresa per le strutture danneggiate  a
causa degli eventi. 
    La legge del 1992 accompagnata dal  decreto  attuativo  (inerente
specifiche modalita' tecniche) del 3 marzo 1992 e'  stata  sostituita
nel  2004  dal  decreto  legislativo  n.  154  che  all'art.  14   ne
individuava le modalita' di attivazione e prevedeva peraltro  per  la
prima volta un risarcimento alle famiglie di marittimi  deceduti  per
cause di  servizio.  Con  il  decreto  ministeriale  8  gennaio  2008
venivano definite e precisate le modalita' attuative per il Fondo  di
solidarieta'. 
    In  seguito,  con  particolare  riferimento  agli   impianti   di
allevamento l'art. 1 del decreto legislativo 27 maggio 2005 n. 100 ha
previsto (sull'esempio del comparto  agricolo)  alcuni  aggiustamenti
che  introducono  un  programma  assicurativo   annuale,   auspicando
l'introduzione  di  una  assicurazione  preventiva  in   sostituzione
dell'intervento compensativo. L'intervento  pubblico  si  concretizza
cosi'  in  un  intervento,  come  contributo  pubblico,   sui   premi
assicurativi. 
    Negli ultimi 24 anni di intervento il fondo  di  solidarieta'  e'
stato   ampiamente   utilizzato   dalle   imprese   della   pesca   e
dell'acquacoltura salvandole dalla chiusura;  tale  importante  ruolo
tuttavia non ha impedito che negli ultimi anni lo stesso fondo  fosse
non rifinanziato sebbene continui episodi  di  carattere  meteomarino
(causa  l'evidente  e  repentino  cambiamento  climatico  globale)  e
episodi anche gravi di inquinamento richiedessero un rafforzamento di
tale strumento normativo. 
    Inoltre,  il  nuovo  regolamento  europeo  n.  508/2014   (FEAMP)
introduce  una  copertura   assicurativa   destinata   alle   imprese
dell'acquacoltura salvaguardando cosi' il  reddito  di  tali  imprese
messe in pericolo da calamita' naturali, cambiamenti  della  qualita'
delle acque, eventi climatici, malattie del settore acquicolo,  etc..
L'art. 57 prevede infatti un contributo  per  una  assicurazione  che
copra le perdite dell'impresa quando questa abbia avuto  una  perdita
di almeno il 30% sul fatturato annuo. Una compensazione  e'  concessa
inoltre dall'art. 55 del regolamento ai molluschicoltori che a  causa
di ragioni di ordine sanitario  sono  costretti  ad  interrompere  la
raccolta dei molluschi allevati. Anche  in  questo  caso  la  perdita
dell'impresa deve superare il 25% del fatturato. 
    Infine, per  le  imprese  della  pesca  il  regolamento  508/2014
all'art. 35 prevede un contributo  (fondo  di  mutualizzazione)  alle
imprese per  una  assicurazione  che  copra  eventi  quali  emergenze
ambientali, incidenti in  mare,  eventi  climatici  avversi,  purche'
anche qui l'impresa abbia avuto perdite sul  fatturato  maggiori  del
30%. 
    Pertanto, sulla base della dotazione finanziaria degli  strumenti
normativi esistenti ed a complemento  del  fondi  di  mutualizzazione
previsto  dal  FEAMP,  il  Programma   2017-2019   potra'   prevedere
specifiche attivita', in attesa che  l'auspicato  Piano  assicurativo
nazionale della pesca possa  regolare  la  materia  in  termini  piu'
organici. 
    5.4 Partecipazione mondo associativo e sindacale 
    La definizione delle priorita' strategiche  della  programmazione
triennale  per  il  periodo  2017-2019  non  puo'   prescindere   dal
contributo delle Associazioni nazionali maggiormente  rappresentative
del settore, nelle componenti armatoriali, cooperative, delle imprese
di   acquacoltura,   dei   lavoratori.   La   partecipazione    delle
professionalita' del settore in occasione  dei  processi  decisionali
che  riguardino  in  modo  diretto  la  materia   sara'   considerata
preminente e dovra' essere assicurata a tutti i livelli, mediante  le
strutture ed i meccanismi di rappresentanza in essere o da  istituire
nuovamente per far fronte a tale esigenza partecipativa. 
    Soltanto  attraverso   un'analisi   complessiva   delle   attuali
criticita' in  essere  ed  alla  contestuale  presenza  di  rilevanti
capacita' strutturali e di gestione e di monitoraggio delle attivita'
legate al mondo della  pesca  e  dell'acquacoltura,  la  connotazione
multifunzionale del comparto potra' essere messa  a  sistema  per  il
conseguimento di un  soddisfacente  livello  di  sviluppo  economico,
sociale ed ambientale nel medio e lungo periodo,  in  linea  con  gli
impegni assunti dall'Italia sul piano internazionale ed europeo. 
    In   altre   parole   l'obiettivo   generale    della    prossima
programmazione consiste nel promuovere la  crescita  delle  relazioni
positive tra amministrazione ed addetti,  che  deve  tradursi  in  un
solido dialogo sociale a livello nazionale, regionale  o  locale  tra
pescatori, parti sociali ed altre parti interessate. Si includono  in
questa  prospettiva  molteplici  misure  d'azione  a  sostegno  dello
sviluppo delle capacita' del comparto: 
    una adeguata disponibilita' di risorse finanziarie corrispondente
alle esigenze concrete  di  operativita'  del  settore,  che  non  si
traduca in eccessivo sfruttamento  dell'ecosistema  e  delle  risorse
ittiche ivi contenute, anche per consentire la operativita' del mondo
associativo   nazionale,   chiamato   ad   una   intensa    attivita'
partecipativa a livello centrale e periferico nonche'  all´assunzione
di sempre maggiori ruoli e responsabilita' nell`ottica della pesca  e
acquacoltura responsabile; 
    la garanzia  di  un  meccanismo  trasparente  e  semplificato  di
accesso ed utilizzo delle risorse medesime; 
    il reale rispetto di standard minimi di sicurezza  sul  luogo  di
lavoro; 
    la  garanzia  di  misure  di  protezione  e   sicurezza   sociale
nell'esercizio della professione e  in  un  momento  successivo  alla
conclusione di tale esercizio; 
    il rafforzamento della sostenibilita' occupazionale in termini di
reddito e di ricambio generazionale; 
    la previsione di  misure  complementari  ed  alternative  per  la
copertura di reddito minimo; 
    la distribuzione equa dei benefici nel settore; 
    l'opportunita' di utilizzo delle  risorse  e  degli  introiti  in
investimenti di carattere  tecnologico  e  ad  impatto  eminentemente
sostenibile; 
    una nuova dimensione delle professionalita' del comparto, tenendo
in considerazione le categorie dimensionali interessate,  da  cui  la
configurazione e la realizzazione, in continuita' con il passato,  di
percorsi di base e di specializzazione della professione. 
    Certamente   il   tema   dell'apprendimento   permanente,   della
formazione e della sensibilizzazione mira a  strutturare  le  risorse
umane a lavoro nella filiera ittica, e potra' essere  finanziato  nel
quadro   del   FEAMP   allo   scopo    di    accrescere    competenze
tecnico-professionali trasversali, per supportare la  filiera  ittica
nel  campo  della  gestione  della  flotta  e  delle   risorse,   del
miglioramento della produzione, della valorizzazione e  qualita'  del
prodotto/processo, della gestione dei mercati,  della  sicurezza  sul
lavoro, della sicurezza alimentare, etc. 
    Affinche' gli obiettivi del presente Programma triennale  vengano
perseguiti  concretamente,  alle  professionalita'  del  comparto  e'
richiesto non soltanto di sostenere il  dialogo  con  l'interlocutore
istituzionale al livello centrale e locale, ma anche di utilizzare le
proprie  conoscenze  in  una  prospettiva   di   condivisione   delle
informazioni e dei dati di carattere scientifico, di diffondere  tali
conoscenze presso il pubblico dei non addetti ai lavori  al  fine  di
sensibilizzarlo  in  funzione  della  preservazione   dell'ecosistema
marino  nel  suo  complesso,  di   agevolare   la   costituzione   di
partenariati di settore per la migliore gestione delle  capacita'  in
un assetto condiviso. 
    E'   inoltre   necessaria   la   prosecuzione,   o    l'eventuale
rinnovamento,  delle  modalita'   proprie   della   sensibilizzazione
dell'opinione pubblica circa lo stato dell'ecosistema marino e  delle
risorse  ittiche,  attraverso  appropriati  strumenti  e  misure   di
carattere divulgativo, in linea con le azioni prefigurate  sul  piano
bilaterale e multilaterale, regionale e globale. In questo ambito  il
ruolo  del  mondo  associativo  si  rileva   essenziale   in   quanto
strumentale per agevolare il conseguimento dell`obiettivo mediante la
condivisione, in un formato ed un linguaggio semplice  e  chiaro,  di
informazioni, conoscenze, buone pratiche con  i  destinatari  diretti
del prodotto ittico ma anche dei principi e delle regole assunti  sul
piano internazionale ed europeo a tutela dell'ecosistema marino. 
    L'assunzione  da  parte  del  sistema  associativo  nazionale  di
ulteriori ruoli e responsabilita', anche in materia  di  controllo  e
prevenzione, di monitoraggio e sorveglianza  ambientale,  di  pulizia
dei fondali, di forme di  autogestione,  di  collaborazione  con  gli
istituti scientifici attivi nel settore,  costituiranno  la  naturale
evoluzione dello sviluppo dei processi partecipativi sopra delineati. 
    5.5 Promozione e sensibilizzazione 
    Le nuove e sempre  piu'  diffuse  sensibilita'  ed  esigenze  dei
consumatori in tema di sicurezza alimentare e salubrita' dei prodotti
ha determinato su tutte  le  filiere  agroalimentari  adeguamenti  di
vario tipo, dalle politiche di  marchio  certificato,  all'incremento
degli standards qualitativi, alle nuove tecnologie di conservazione e
confezionamento, alla evoluzione del marketing. 
    I prodotti ittici in questo  quadro  stanno  scontando  un  certo
ritardo, sia per l'atteggiamento «conservatore» o tradizionalista dei
nostri produttori, sia per le difficolta' oggettive  dovute  all'alta
deperibilita' dei prodotti, ma anche per le difficolta' di rilanciare
gli investimenti in ricerca ed innovazione. 
    Questa situazione, su cui pesa il calo dei consumi delle famiglie
italiane a seguito della crisi economica da cui sta ancora uscendo il
Paese (calo che ha colpito tutti i generi alimentari della fascia  di
prezzo  medio-alta  tra  cui  i   prodotti   ittici),   e   l'effetto
sull'opinione   di   allarmi   e   campagne    allarmistiche    sulla
sostenibilita' della pesca e sulla salubrita'  dei  prodotti  ittici,
contribuiscono alla esistenza di un problema concreto di immagine del
settore e dei suoi prodotti. 
    Non si tratta, come in passato,  di  intraprendere  campagne  per
promuovere il consumo  di  un  particolare  prodotto  (ad  es.  pesce
azzurro), ma di recuperare il favore oggi incrinato dei  consumatori,
che guardano oggi con diffidenza alla pesca. 
    A questa esigenza si somma la necessita' di diffusione presso  il
ceto peschereccio e di sensibilizzazione di tutti gli operatori della
pesca sui temi della sostenibilita', del rispetto delle norme,  della
tutela dell'ambiente, proseguendo gli sforzi nella costruzione  della
figura del pescatore responsabile a  cui  si  collega  il  Codice  di
condotta della FAO del 1995. 
    Sara'  quindi  importante,  nel  Programma  2017-2019  sviluppare
campagne ed iniziative particolarmente mirate per  affrontare  quelli
che oggi risultano essere dei veri e propri fattori limitanti per  il
rilancio del settore. 
6. La ricerca scientifica. 
    Nella programmazione 2017-2019, in linea con quanto delineato nel
precedente  assetto  programmatico,  un  ruolo  fondamentale  per  la
crescita del  settore  della  pesca  e  dell'acquacoltura  assume  la
ricerca scientifica, impegnata  in  programmi  mirati  alla  crescita
economica grazie all'innovazione, in linea con le priorita' delineate
sul  piano  internazionale  ed   europeo   nei   principali   sistemi
intergovernativi di riferimento. 
    Gli sforzi e le risorse impiegate  negli  ultimi  anni  (vedi  il
Programma italiano per la raccolta dei dati alieutici in accordo  con
il reg. (CE) n. 199/2008 e relativi  regolamenti  applicativi)  hanno
consentito al nostro Paese, attraverso le sue  strutture  di  ricerca
pubbliche e private, di costruire una base dati completa  e  fruibile
da parte della comunita' di amministratori  e  ricercatori:  cio'  e'
ancora  oggi  essenziale  per  la  determinazione   degli   obiettivi
operativi e gestionali che  incontrano  le  istanze  e  soddisfano  i
bisogni degli operatori del comparto. 
    In linea generale la ricerca scientifica dovra'  essere  promossa
in funzione della garanzia di raggiungere obiettivi di sostenibilita'
delle attivita' che hanno impatti sugli  ecosistemi  marini  e  sulla
biodiversita'. La conservazione della biodiversita' e' essenziale per
la durata nel tempo delle  attivita'  economiche  della  pesca,  solo
assicurandone la preservazione e lo sfruttamento nel rispetto di alti
standard di sicurezza e qualita' del prodotto  si  potra'  avere  una
pesca vitale nel futuro.  La  sostenibilita',  infatti,  e'  centrale
nella predisposizione di ogni intervento che  deve  disporre  di  una
solida base di conoscenze, affidabilita', indipendenti ed  aggiornate
per  dare  base   scientifica   alla   formulazione   di   linee   di
programmazione e di misure  di  gestione  di  breve,  medio  e  lungo
periodo,  sia  sulla  definizione  di  programmi  di  monitoraggio  e
controllo periodico  sullo  stato  di  conservazione  dell'ecosistema
marino nel suo complesso. 
    Il conseguimento di risultati di rilievo scientifico piu'  mirati
potra' essere costituito dalla elaborazione di modelli  di  variabili
biologiche ed  economiche  per  la  osservazione  degli  standard  di
qualita' e sicurezza alimentare del  prodotto  ittico,  nel  rispetto
delle caratteristiche tipologiche delle singole  specie  e  a  tutela
della preservazione e della ricostituzione degli stocks,  a  sostegno
in particolare delle opzioni d'investimento della filiera produttiva.
Sara' quindi essenziale prevedere la  diffusione,  anche  in  formato
semplificato  e  sintetico,  dei  risultati  di  tali  indagini,  per
consentire non soltanto  agli  addetti  al  settore  ma  all'opinione
pubblica in generale di poter venire a  conoscenza  delle  condizioni
della «risorsa  blu»  e  di  poter  contribuire  al  dibattito  sulle
necessita'  di  bilanciamento  tra  preservazione  dell'ecosistema  e
sfruttamento sostenibile del prodotto ittico. 
    D'altra parte  la  ricerca  scientifica  potra'  essere  condotta
seguendo le  principali  linee  d'indagine  identificate  al  livello
internazionale ed europeo nonche' mediterraneo (per la  creazione  di
modelli di raccolta dati e di apparati  di  ricezione  e  di  analisi
delle informazioni ricevute), laddove il nostro  Paese,  fornendo  il
proprio contributo e la propria esperienza in materia, continuera' ad
operare  sul  piano  bilaterale  e  multilaterale  al   processo   di
elaborazione  di  strumenti,  criteri,  meccanismi  e  procedure   di
rilevazione e raccolta dati e  al  recepimento  di  tali  misure  nel
quadro della programmazione nazionale 2017-2019. 
    In particolare la nuova programmazione vuole seguire l'evoluzione
delle scienze della pesca per disporre delle migliori evidenze e  dei
piu' avanzati strumenti di controllo e previsione per verificare  gli
impatti delle misure sullo stato delle risorse e per  avere  elementi
indipendenti a supporto delle posizioni assunte in sede comunitaria e
nelle relazioni tra Amministrazione ed operatori. 
    In tal senso il processo  di  modernizzazione  della  pesca  deve
considerare   la   promozione   degli   strumenti   della    societa'
dell'informazione che evidenzia la necessita' di uno  sforzo  diffuso
per la digitalizzazione del  sistema,  in  coerenza  con  l'indirizzo
pubblico nazionale per la definizione di una Agenda digitale. 
    In tal senso le innovazioni della ricerca per la  definizione  di
«letture sintetiche delle attivita' di pesca negli spazi marini»,  la
definizione di sistemi di controllo remoto su base di  dati  raccolti
in tempo reale, la pianificazione spaziale di pesca ed  acquacoltura,
e la elaborazione di modelli bioeconomici per  valutare  gli  effetti
delle misure tecniche  sulle  realta'  sociali  ed  economiche,  puo'
rappresentare  una  serie  di   pilastri   su   cui   appoggiare   la
digitalizzazione del sistema pesca italiano. 
    Questo, tra l'altro, consentira' di valorizzare il potenziale  di
conoscenza e la base  di  dati  di  cui  il  sistema  pesca  italiano
dispone. 
    Questo processo deve vedere partecipi i pescatori come lavoratori
del mare, le loro associazioni, i loro sindacati, anche  per  evitare
che il processo di digitalizzazione crei ulteriori distanze  e  vuoti
di linguaggi comuni tra pubblico e privato. 
7. Monitoraggio e valutazione del Programma nazionale 2017-2019. 
    Facendo  seguito  ai  contenuti,  nella   formula   dei   diversi
obiettivi,  introdotti  nel  Programma  nazionale  per  il   triennio
2017-2019,  rispetto  alla  precedente  programmazione   si   ritiene
particolarmente  utile  delineare  due  meccanismi  strumentali   per
l'attivita' di monitoraggio circa l'attuazione del documento e per la
valutazione sistematica degli esiti esecutivi dello stesso. 
    Il meccanismo di monitoraggio dovra' poggiare: 
    sulla creazione di un organismo di carattere  istituzionale,  che
veda la partecipazione di  rappresentanti  dell'apparato  governativo
centrale e degli enti locali in senso complessivo, il cui mandato sia
espletato attraverso la convocazione di riunioni  periodiche  per  la
discussione ed il confronto  sui  risultati  positivi  nonche'  sulle
criticita' attuative del Programma nazionale; 
    sulla  produzione  di   rapporti   di   sintesi,   frutto   della
collaborazione  inter-istituzionale,  in  senso  sia  verticale   che
orizzontale, su tematiche di particolare rilievo e di  dettaglio  dei
sub-obiettivi; 
    sulla consultazione  costante  con  gli  operatori  del  comparto
nazionale pesca ed  acquacoltura,  attraverso  le  loro  Associazioni
nazionali  ed   i   tradizionali   canali   della   comunicazione   e
dell'informazione, nonche' in occasione dell'organizzazione di eventi
mirati,  aperti  alla  partecipazione  di  esperti  e  tecnici  della
materia. 
    Il meccanismo di valutazione dovra' ispirarsi: 
    per gli aspetti di  principio,  alle  regole  ed  alla  normativa
vigente nei sistemi internazionali e regionali di riferimento; 
    per gli aspetti di valutazione in senso stretto, agli  indicatori
adottati  nei  principali  sistemi  internazionali,  con  particolare
riferimento  alla  conduzione  di  analisi  quantitative  di   natura
economico-sociale ed ambientale; 
    per gli aspetti di valutazione che si traducono nella misurazione
del grado di soddisfazione partecipativa e funzionale  all'attuazione
del Programma nazionale da parte degli operatori  del  settore  della
pesca e dell'acquacoltura,  a  procedure  gia'  in  essere  in  altri
settori e filiere produttive del sistema Italia. 
 
             Previsione di spesa per gli anni 2017-2019 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 

(1) La segmentazione della flotta utilizzata nel presente Rapporto  e
    basata   sull'individuazione   dell'attrezzo   prevalente    come
    stabilito dal regolamento (CE)  del  Consiglio  n.  199/2008  che
    istituisce un quadro comunitario per la raccolta  e  la  gestione
    dei dati essenziali all'attuazione della  Politica  Comune  della
    Pesca (PCP) e dal regolamento (CE) della Commissione  n.  26/2004
    del  30  dicembre  2003  relativo  al   registro   della   flotta
    peschereccia comunitaria, allegato  I  "Definizione  dei  dati  e
    descrizione di una registrazione". 

(2) Scientific,  Technical  and  Economic  Committee  for   Fisheries
    (STECF) - The 2016 Annual Economic Report on the EU Fishing Fleet
    (STECF-16-11). 2016. Publications Office of the  European  Union,
    Luxembourg, EUR XXXX EN, JRC XXX, 470 pp.