(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Lamezia Terme (Catanzaro),  i  cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio
2015,  presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    All'esito  di  un'operazione  coordinata  dalla   procura   della
Repubblica di Catanzaro, nel mese  di  maggio  2017,  e'  stata  data
esecuzione ad un'ordinanza di fermo  nei  confronti  di  52  indagati
appartenenti ad  una  cosca  attiva  nella  piana  di  Lamezia  Terme
ritenuti responsabili, a vario titolo, di numerosi reati tra i  quali
associazione  di  stampo  mafioso,  detenzione  illegale   di   armi,
esplosivi e porto abusivo di armi, estorsione, rapina, danneggiamento
a seguito d'incendio, traffico  illecito  di  sostanze  stupefacenti.
Nell'ambito dell'operazione e' stato inoltre eseguito un  decreto  di
perquisizione nei  confronti  di  un  consigliere  comunale  in  quel
momento  sottoposto  agli  arresti  domiciliari  per  altre  condotte
costituenti reato, misura cautelare successivamente revocata,  e  del
vice presidente del consiglio comunale, poi  dimessosi.  Ai  predetti
amministratori e' stato contestato il reato di  concorso  esterno  in
associazione  mafiosa  in   quanto   avrebbero   chiesto   e   fruito
dell'appoggio elettorale della locale cosca mafiosa. 
    In relazione a tali vicende il prefetto di Catanzaro, con decreto
del 6 giugno 2017, successivamente prorogato, ha  disposto,  per  gli
accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto  Comune  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267. 
    All'esito  delle  indagini,  la  commissione   incaricata   delle
verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni,  sulle  cui
risultanze il prefetto di Catanzaro,  sentito  nella  seduta  del  12
ottobre 2017 il Comitato provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione  del  procuratore  aggiunto
presso la procura distrettuale di Catanzaro ed il  procuratore  della
Repubblica  presso  il  Tribunale  di  Lamezia  Terme,  ha  trasmesso
l'allegata relazione che costituisce parte integrante della  presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo n. 267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  le  locali
consorterie. 
    Il Comune di Lamezia Terme, il cui  consiglio  comunale  e'  gia'
stato sciolto due volte  per  condizionamenti  di  tipo  mafioso  nel
settembre  1991  e  nel  novembre  2002,  insiste  in   un   contesto
territoriale caratterizzato dalla presenza di quattro  organizzazioni
criminali, tra le piu' potenti del «sistema nrangheta»  per  la  loro
pervasivita' nel tessuto economico sociale ed anche  istituzionale  e
per la loro capacita' di intrecciare rapporti ed alleanze con i  piu'
importanti sodalizi criminali della Calabria e di altre regioni. 
    La relazione del prefetto effettua, a tal proposito, un raffronto
tra le risultanze dell'accesso attuale e  quelle  che  diedero  luogo
agli scioglimenti  degli  organi  comunali  per  infiltrazioni  della
criminalita' organizzata nel 1991 e nel 2002 rinvenendo, in  assoluta
continuita', la persistenza  delle  medesime  dinamiche  collusive  e
dell'operativita'   degli   stessi   personaggi   di   spicco   delle
organizzazioni criminali dominanti in quel territorio. 
    Fonti  tecniche  di  prova  hanno  attestato  come  la   campagna
elettorale  per  il  rinnovo  degli   organi   elettivi   sia   stata
caratterizzata  da  un'illecita  acquisizione   dei   voti   che   ha
riguardato,   direttamente   o   indirettamente,   esponenti    della
maggioranza e della minoranza consiliare. 
    E'   inoltre   stata   rilevata   una   sostanziale   continuita'
amministrativa, atteso che molti degli attuali  amministratori  hanno
fatto parte, a diverso titolo, della compagine eletta nel 2010. 
    Ulteriore rilevante elemento che evidenzia un contesto ambientale
compromesso e' rappresentato  dalla  sussistenza  di  cointeressenze,
frequentazioni, rapporti a vario titolo tra numerosi  componenti  sia
dell'organo  esecutivo  che  di  quello   consiliare   con   soggetti
appartenente alla criminalita' organizzata. 
    Al riguardo il prefetto evidenzia che successivamente  alla  loro
elezione e fino ai primi mesi del 2016 il sindaco ed il vice sindaco,
entrambi avvocati, hanno assunto,  contemporaneamente,  la  veste  di
difensori di fiducia di esponenti di massima rilevanza  delle  cosche
lametine  e  di  loro  sodali  e  quella   di   organi   di   vertice
dell'amministrazione comunale. 
    Solo  nei  mesi  di  marzo  e  maggio  2016,  a   seguito   della
costituzione di parte civile del Comune nei processi di cui sopra, il
primo cittadino ed il vice sindaco hanno rinunciato  all'incarico  di
difensori dei menzionati esponenti della criminalita'  organizzata  e
il  mandato  conferito  al  sindaco  e'  stato   assunto   da   altro
professionista  in  stretti  rapporti  di  affinita'  con  il   primo
cittadino. 
    Il  prefetto  evidenzia  come  l'intricata  rete  di  rapporti  e
cointeressenze tra amministratori e soggetti con precedenti penali e'
ulteriormente attestata dalla circostanza che un consigliere comunale
ed il coniuge di questi sono indagati per numerosi gravi reati, tra i
quali quello di bancarotta fraudolenta, per  quest'ultimo  unitamente
ad un libero professionista che e' in stretti rapporti  di  affinita'
con una dipendente comunale. 
    La relazione della commissione d'indagine ha  fatto  emergere  un
diffuso quadro di illegalita', in diversi  settori  dell'ente  locale
che, unitamente ad un  generale  disordine  amministrativo,  si  sono
rivelati funzionali al mantenimento  di  assetti  predeterminati  con
soggetti organici o contigui alle organizzazioni criminali egemoni ed
al consequenziale sviamento dell'attivita' di gestione  dai  principi
di legalita' e buon andamento. 
    Il penetrante condizionamento posto in essere dalla  criminalita'
organizzata  nei  confronti  dell'amministrazione  emerge,  altresi',
dall'analisi  dei  procedimenti  concernenti  l'affidamento  di  beni
confiscati alla criminalita' organizzata. 
    L'amministrazione comunale ha infatti concesso, per quindici anni
e gratuitamente, un immobile ad una cooperativa, pressoche'  inattiva
da tempo perche' sottoposta ad indagini per  indebite  percezioni  di
erogazioni  pubbliche.  L'organo  ispettivo  ha   rilevato   numerose
criticita' nella procedura di assegnazione del bene, in  particolare,
ha evidenziato che dall'esame  della  determina  di  affidamento  non
emerge lo scopo sociale perseguito dalla cooperativa ne' le finalita'
di utilizzo dell'immobile. 
    Ulteriori circostanze anomale di tale vicenda sono  rappresentate
dal fatto che alla procedura di assegnazione ha partecipato  la  sola
cooperativa che ha poi ricevuto il bene in  concessione,  cooperativa
che, dai controlli effettuati, non  garantisce  alcuna  affidabilita'
gestionale atteso che, sono risalenti nel tempo, gli  ultimi  bilanci
di esercizio e le altre dichiarazioni contabili. 
    Viene altresi'  evidenziata  la  mancanza  dei  requisiti  minimi
morali da parte dei soci e degli amministratori, in  particolare  due
dei soci sono gravati da pregiudizi di natura penale ed uno  di  essi
e' riconducibile ad esponenti della criminalita' organizzata. 
    La relazione del prefetto  ha  inoltre  posto  in  rilievo  come,
sempre  dall'esame  delle  determine,  sia  emersa  l'esistenza,  nel
settore degli appalti di lavori e  servizi,  di  un  vero  e  proprio
«sistema» che, da un lato consente di aggiudicare appalti sempre alle
medesime ditte in base ad una rotazione delle stesse  e,  dall'altro,
attraverso il meccanismo delle proroghe ripetute permette alle  ditte
un sostanziale recupero del ribasso offerto in  sede  di  gara.  Tale
consolidato modus operandi ha permesso di eludere le disposizioni  in
materia di informazioni antimafia. 
    E' altresi' evidenziato come in tale  settore  l'ente  non  abbia
posto in essere alcuna preventiva forma di programmazione ne'  alcuna
attivita' di controllo nella fase di esecuzione  delle  opere  e  dei
servizi. 
    Elementi concreti che attestano una gestione  amministrativa  non
aderente al principio di legalita' sono  emersi  anche  in  relazione
all'affidamento del servizio  di  mensa  scolastica  per  il  periodo
2016-2019 disposto attraverso una gara d'appalto. 
    L'organo ispettivo ha rilevato,  nella  procedura  in  questione,
numerose  irregolarita'  ed  anomalie  sia  in  sede  di   nomina   e
sostituzione dei componenti la commissione giudicatrice sia in ordine
alle modalita' di valutazione delle offerte. 
    La gara e' stata aggiudicata nel mese di  febbraio  2017  ad  una
impresa che  gia'  aveva  svolto  lo  stesso  servizio  nel  triennio
precedente ed il cui socio di maggioranza e'  gravato  da  precedenti
penali.  L'impresa  nell'aprile  2017  e'   stata   destinataria   di
certificazione  interdittiva  antimafia  emessa   dal   prefetto   di
Catanzaro a seguito della quale l'ente nel mese di maggio ha revocato
l'affidamento. 
    Evidenzia inoltre la commissione d'indagine che  la  societa'  in
argomento fino ad agosto 2017 deteneva  anche  il  20%  del  capitale
sociale di altra societa' a sua volta destinataria, sin dal  mese  di
gennaio 2016, di provvedimento interdittivo antimafia. 
    Disfunzioni e  irregolarita'  sono  state  rilevate  anche  nelle
procedure per  l'affidamento  del  servizio  di  gestione  del  verde
pubblico  caratterizzate  da  un  ripetuto  ricorso  ad  assegnazioni
dirette sulla base di infondati motivi di urgenza. 
    Viene pure posto in rilievo  che  negli  anni  2016-2017  l'ente,
frazionando le prestazioni e le  relative  spese  in  elusione  della
normativa  di  settore,  ha  permesso  ad  una  cooperativa,  in  via
esclusiva o in associazione con altre imprese, di essere destinataria
di piu' affidamenti e successive proroghe. 
    Anche  in  tale  ambito   l'amministrazione   comunale   anziche'
procedere  alla  dovuta   pianificazione   e   programmazione   degli
interventi manutentivi e porre in essere un'unica gara,  al  fine  di
garantire un servizio omogeneo e  costante,  ha  ripetutamente  fatto
ricorso  all'istituto  dell'affidamento  diretto  attraverso  singole
determine alcune delle quali prive della corretta identificazione del
luogo ove effettuare la manutenzione ed  altre  addirittura  mancanti
del periodo di durata della prestazione del servizio. 
    Emblematico in tal senso si e' rivelato l'esame di due  determine
dirigenziali con la prima delle quali il servizio di decoro del verde
pubblico e' affidato per  un  importo  di  circa  160.000  euro  alla
predetta cooperativa facente parte di una ATI  e,  solamente  quattro
mesi dopo, lo stesso servizio e' nuovamente affidato alla stessa  ATI
per un importo di circa 50.000 euro. 
    Analoghe illegittimita' ed irregolarita', che delineano il quadro
di  un'amministrazione  pervicacemente  gestita  in   dispregio   del
principio di legalita', sono emerse dall'analisi delle  procedure  di
appalto dei lavori pubblici. 
    Anche in questo ambito la commissione d'indagine ha rinvenuto  il
frequente  ricorso  dell'amministrazione  comunale  agli  affidamenti
diretti in evidente violazione delle vigenti disposizioni. 
    Le verifiche disposte hanno evidenziato  che  l'ente,  anche  nei
rari casi  in  cui  ha  provveduto  ad  aggiudicare  lavori  mediante
procedure  ad  evidenza  pubblica,  ha  poi  affidato  alle   imprese
aggiudicatarie ulteriori lavori anche di altra tipologia. 
    In tal senso e' significativa la vicenda relativa ad  un  impresa
alla quale sono stati aggiudicati con contratto stipulato nell'agosto
2016 lavori per la manutenzione delle strade comunali - per l'importo
di circa 270.000 euro - a cui e' seguita,  nei  mesi  di  novembre  e
dicembre 2016, l'assegnazione sempre alla stessa ditta e senza alcuna
gara di nuovi lavori per importo di oltre  40.000  euro,  soglia  che
supera  il  tetto  previsto  dalla  normativa  comunitaria  per   gli
affidamenti diretti. 
    Gli accertamenti effettuati dalle Forze dell'ordine hanno inoltre
messo in rilievo che il titolare dell'impresa aggiudicataria di  tali
lavori e' persona  gravata  da  numerose  segnalazione  all'autorita'
giudiziaria per diverse  fattispecie  di  reato  ed  ha  rapporti  di
frequentazione con soggetti riconducibili  alla  locale  criminalita'
organizzata e che alcuni dipendenti dell'impresa  sono  indagati  per
indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella relazione del prefetto di Catanzaro hanno rivelato una serie di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Lamezia Terme, volti
a  perseguire  fini  diversi  da  quelli  istituzionali,  che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare il risanamento dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme
(Catanzaro), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 17 novembre 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti 
 
                              --------- 
 
                       Prefettura di Catanzaro 
 
                  Ufficio territoriale del Governo 
 
Prot. n. 163/17/S.d.S. 
 
                                           Catanzaro, 13 ottobre 2017 
 
                                        al sig. Ministro dell'interno 
                                                                 Roma 
    Oggetto: Comune di Lamezia Terme. Proposta di scioglimento  degli
organi  comunali  ex  art.  143  del  TUEL  approvato   con   decreto
legislativo n. 267/2000. 
    Con decreto prefettizio n. 83/17/S.d.S.  del  6  giugno  2017,  a
seguito  della  delega  concessa,  la  scrivente   ha   nominato   la
commissione  d'accesso  al  Comune  di  Lamezia  Terme,  al  fine  di
accertare la sussistenza di infiltrazioni e/o  condizionamenti  della
criminalita' organizzata di stampo 'ndranghetistico negli organi  del
Comune di Lamezia Terme  con  conseguente  alterazione  della  libera
determinazione degli stessi. 
    A conclusione dell'attivita' svolta, la commissione ha depositato
il 5 ottobre 2017 la relazione allegata alla presente nota mentre  in
data 12 ottobre 2017 si  e'  tenuta  la  riunione  del  Comitato  per
l'ordine e la Sicurezza pubblica a  cui  hanno  partecipato  oltre  i
vertici delle  Forze  di  Polizia  e  la  Commissione  d'accesso,  il
Procuratore aggiunto presso la Procura distrettuale di  Catanzaro  ed
il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme. 
    Avendo  lo  stesso  Comitato  espresso,  come  si  puo'  evincere
dall'allegato   verbale,   parere   favorevole   alla   proposta   di
scioglimento, si comunica quanto segue. 
    Il Comune di Lamezia Terme, terza citta' della Calabria, con  una
popolazione pari a 70.839 abitanti, ubicata nell'area centrale  della
Calabria, costituisce, per la  sua  posizione,  per  la  presenza  di
importanti infrastrutture oltre che dal punto di  vista  commerciale,
agricolo, industriale, una delle zone piu' sviluppate della  regione.
Nel contempo quel territorio e' caratterizzato  dall'operativita'  di
ben quattro cosche, tra le piu' potenti  del  sistema  `ndrangheta  a
motivo della loro pervasivita' nel tessuto economico-sociale ed anche
istituzionale e per la capacita' di intrecciare rapporti ed  alleanze
con i  piu'  importanti  sodalizi  criminali  della  Calabria  stessa
nonche' di altre regioni. 
    Nonostante le importanti operazioni di polizia giudiziaria che si
sono susseguite nel tempo, oggi continuano  ad  operare  le  seguenti
cosche: 
      Cosca Giampa', protagonista di una lunga guerra di mafia che ha
prodotto 50 omicidi e numerosi tentati omicidi; la cosca in  atto  e'
decimata e  caratterizzata  dalla  presenza  all'interno  di  diversi
collaboratori  di  giustizia  anche  se  non  si  esclude  un   certo
attivismo, soprattutto  nel  settore  delle  estorsioni  delle  nuove
generazioni; 
      Cosca Iannazzo, considerata attualmente la famiglia leader  nel
territorio di  Lamezia  Terme,  dedita  principalmente  ad  attivita'
imprenditoriali; 
      Cosca Cerra, Torcasio,  Gualtieri  coinvolta  in  una  lunga  e
sanguinosa guerra di mafia con i Giampa' e, da ultimo,  decimata  con
numerose  operazioni  giudiziarie  tra  cui  «Crisalide»  che  ne  ha
dimostrato la capacita' di influenza nella vita polico-istituzionale; 
      Cosca Cannizzaro, Daponte, Gagliardi alleata con i  Iannazzo  e
con i Pesce di Rosarno. 
    Le indagini di polizia giudiziaria piu' recenti  hanno  messo  in
evidenza l'influenza delle cosche lametine nella campagna  elettorale
per l'elezione del sindaco e del  consiglio  comunale  relativa  alle
consultazioni del 31 maggio 2015, consultazioni inquinate all'origine
da condotte illecite connesse ad una vera e  propria  «mercificazione
di voti» che ha riguardato direttamente o indirettamente esponenti di
maggioranza e di minoranza ed, in primis, il presidente  ed  il  vice
presidente del consiglio comunale nonche' diversi assessori. 
    Le dimissioni «a  tappeto»  con  conseguenti  surroghe  che  sono
seguite all'insediamento della commissione d'accesso  non  modificano
anzi aggravano il quadro d'insieme perche' costituiscono un ulteriore
indizio del sistema utilizzato per nascondere l'infiltrazione  ed  il
condizionamento della criminalita' organizzata  dietro  un  apparente
perbenismo. 
    La relazione redatta dalla commissione  d'accesso  mette  ben  in
evidenza tale aspetto soffermandosi sulle c.d. «attivita'  antimafia»
del Comune, per esempio in materia di costituzione quale parte civile
nei  processi  contro   la   criminalita'   organizzata   di   stampo
'ndranghetistico o nell'assegnazione di beni confiscati alla mafia. 
    Nel   primo   caso,   viene   in   particolare   evidenziata   la
contemporaneita' degli atti di costituzione di parte  civile  con  la
difesa di esponenti di massimo  rilievo  delle  cosche  lametine  dei
Iannazzo e di loro sodali, da parte del sindaco (Omissis) e del  Vice
Sindaco (Omissis), entrambi avvocati, in prima persona, attraverso  i
propri studi legali. 
    La lettura della cronologia degli atti  adottati,  nella  duplice
veste di rappresentati legali dell'ente e di  liberi  professionisti,
contraddice le pubbliche dichiarazioni rilasciate per  smentire  tale
contemporaneita'. 
    Per quanto concerne  i  beni  confiscati,  emergono  anomalie  ed
omissioni  nelle  procedure  di  aggiudicazione   dell'attivita'   di
gestione dei beni  con  particolare  riguardo  ad  un  bene  agricolo
aggiudicato alla societa' (Omissis),  pressoche'  inattiva  da  tempo
perche' sottoposta ad indagini per indebite percezioni di  erogazioni
pubbliche, falso in atti e truffa nei confronti  dell'Arcea  (Agenzia
Regione Calabria per le erogazioni in agricoltura). Inoltre, uno  dei
responsabili della cooperativa  risulta  vicino  ad  esponenti  della
criminalita' organizzata del crotonese. 
    Dalla relazione della commissione d'accesso, che ha esaminato  un
vasto numero di determine adottate dalla dirigenza  comunale,  emerge
poi diffusa casistica di illegittimita' ed in alcuni casi di illeciti
che potrebbero avere rilievo penale stante  l'utilizzo  accertato  di
procedure non conformi alla norma soprattutto in  materia  d'appalti.
Dall'esame delle determine emerge, in particolare, l'esistenza di  un
vero e proprio «sistema» che, per un verso, consente  di  aggiudicare
appalti sempre alle medesime ditte  attraverso  una  rotazione  delle
stesse e, per un altro verso, fornisce il  sostanziale  recupero  del
ribasso offerto in sede di  gara,  utilizzando  il  meccanismo  delle
proroghe dell'appalto. Peraltro, i  lavori  appaiono  eseguiti  senza
alcuna programmazione preventiva e senza controlli in corso  d'opera,
cosicche'  l'applicazione  degli  stessi  risulta   vanificata,   con
ricadute negative sul territorio e sulla popolazione destinataria dei
servizi. 
    La   divisione   tra   attivita'   di    indirizzo    da    parte
dell'amministrazione ed attivita' gestionale della dirigenza, ex art.
107 del decreto legislativo n. 267 del 2000, non consente,  nel  caso
di  specie,   di   ritenere   indenne   l'amministrazione   da   ogni
responsabilita' rispetto ad una diffusa «mala gestio», che emerge, in
particolare, nella vicenda dell'appalto della mensa  scolastica  alla
(Omissis), soggetta ad interdittiva antimafia, e  di  quella  dell'ex
Cantina sociale nonche' nella  gestione  del  verde  pubblico  ed  in
quella del patrimonio comunale. Infatti, allorquando la «mala gestio»
e' cosi' diffusa, e' sicuramente  imputabile  all'amministrazione  la
carenza di controlli  che,  ancorche'  a  campione,  devono  comunque
esserci e devono, unitamente all'attivita'  di  indirizzo,  investire
trasversalmente l'operato dei funzionari con qualifiche dirigenziali.
Appare poi di particolare rilievo  il  raffronto  fra  le  risultanze
dell'accesso attuale e le relazioni propedeutiche  agli  scioglimenti
degli  organi   comunali   per   infiltrazione   della   criminalita'
organizzata di stampo 'ndranghetistico avvenuti nel 1991 e nel  2002.
Una sorta di «fil rouge»  lega  le  tre  relazioni,  ripetendosi,  in
assoluta continuita', i nomi degli attori sempre  scelti  all'interno
delle medesime famiglie che ruotano attorno ai  clan  dominanti,  con
una sorta di passaggio di mano da padre in figlio e/o nipote. 
    Per quanto sopra riferito e tenuto conto  del  parere  favorevole
unanimemente espresso dai componenti del Comitato per l'ordine  e  la
Sicurezza pubblica, si  propone  lo  scioglimento  degli  organi  del
Comune  di  Lamezia  Terme  per  infiltrazione   della   criminalita'
organizzata di stampo 'ndranghetistico ex art. 143 del TUEL approvato
con decreto legislativo n. 267 del 2000. 
 
                                                 Il prefetto: Latella