(Allegato-art. 6)
                               Art. 6. 
 
                        Legame con l'ambiente 
 
    Il prodotto a Indicazione geografica protetta  «Patata  dell'Alto
Viterbese» e' fortemente  dipendente  dalle  peculiarita'  ambientali
(suolo e clima) e socio-economiche  della  zona.  Le  caratteristiche
pedoclimatiche, infatti, sono tali  da  esaltare  l'univocita'  degli
aspetti  qualitativi  del  prodotto,  noto   sul   mercato   con   la
denominazione   corrente   «Patata   dell'Alto    Viterbese»,    come
testimoniano i numerosi  documenti  commerciali  (fatture,  bolle  di
accompagno, etichette, ecc.) oltre alle consolidate feste popolari. 
    Le caratteristiche della «Patata dell'Alto  Viterbese»  IGP  come
odore, gusto,  ma  soprattutto  intensita'  del  colore  della  polpa
(esclusivamente giallo), sono determinate oltre  che  dalla  genetica
anche dall'ambiente di coltivazione (suolo, clima, tecnica colturale,
tipologia di conservazione), per cui risulta evidente il legame della
«Patata dell'Alto Viterbese» con l'areale di cui all'art. 3. 
    I terreni dell'areale sono di origine vulcanica, con la  presenza
di formazioni laviche e piroclastiche, e di tessitura franco-sabbiosa
con permeabilita' alta e densita' apparente bassa.  Sono  terreni  da
sub-acidi a sub-alcalini, con pH compreso tra 5,5 e 7,5 -  a  cui  la
patata si adatta bene essendo una coltura tollerante  all'acidita'  -
con elevato contenuto di  potassio  (compresi  tra  600-1300  ppm)  e
microelementi. 
    Le condizioni climatiche sono influenzate dalla presenza del lago
di Bolsena, imponente bacino lacustre, che  grazie  alla  sua  azione
mitigratrice,    determina    delle    condizioni     microclimatiche
particolarmente favorevoli per la  coltura  della  «Patata  dell'Alto
Viterbese». 
    Infatti,  nel  periodo  primaverile  (aprile/maggio),  quando  la
patata  si  trova  nella  fase  di  emergenza  ed   inizio   sviluppo
vegetativo,  le  temperature  dell'areale  IGP   si   attestano   tra
12-14,5°C;  si  tratta  di  temperature  ottimali  per  queste   fase
fisiologiche della pianta.  In  estate,  le  temperature  dell'areale
grazie all'influenza del  lago  di  Bolsena,  tendono  ad  innalzarsi
gradualmente a partire dai 17°C fino ad arrivare intorno a  24°C  nel
mese di luglio; in questo periodo di tempo la patata compie tutto  il
ciclo biologico fino ad  arrivare  alla  fase  di  maturazione.  Tali
condizioni climatiche ottimali della zona  (temperatura  inferiore  a
24°C) determinano una migliore traslocazione dei carboidrati e  degli
elementi minerali verso i tuberi della pianta. 
    Per quanto riguarda le precipitazioni (media annua tra 800 e 1200
mm/anno) durante il mese di agosto, l'assenza di  piogge,  unitamente
alle alte temperature, con picchi fino a 30°C, favorisce la  fase  di
maturazione o senescenza. Durante quest'ultima fase fisiologica si ha
un progressivo ingiallimento delle foglie, perdita di  funzionalita',
traslocazione  dei  prodotti  della  fotosintesi  e   dei   nutrienti
accumulati durante la crescita nei tuberi e la suberificazione  della
buccia. Questa fase  di  maturazione  e'  accelerata  e  favorita  da
temperature alte e  momenti  di  stress  idrico:  condizioni  che  si
verificano  tutti  gli  anni  nell'areale  della  «Patata   dell'Alto
Viterbese». 
    Inoltre le condizioni di siccita'  nella  fase  di  raccolta  del
prodotto  determinano  caratteristiche  qualitative   sulla   «Patata
dell'Alto  Viterbese»,  quali  il  colore  uniforme  della  buccia  e
l'aspetto complessivo dei tuberi (la pioggia  favorisce  fenomeni  di
alterazione della buccia che si macchia di scuro). 
    L'omogeneita' delle caratteristiche pedo-climatiche  della  zona,
sono confermate dalla Carta del fitoclima del Lazio che classifica in
un'unica area l'areale di produzione  dell'I.G.P.  «Patata  dell'Alto
Viterbese»:  Regione  Mesaxerica,   Termitipo   collinare   superiore
(submontano), Ombrotipo iperumido inferiore. 
    Numerose sono le testimonianze orali e scritte di anziani  locali
che  attestano  il   consolidato   legame   storico-culturale-sociale
instaurato tra prodotto e territorio.  La  coltura  delle  patate  si
diffonde nell'areale oggetto di caratterizzazione,  identificato  con
la denominazione «Alto Viterbese», negli anni '20 del  '900,  sebbene
l'impulso decisivo allo  sviluppo  di  questa  coltivazione  provenga
dall'abbandono della coltura della fragola, praticata largamente fino
alla meta' degli anni '50 e sostituita a causa di problemi di  ordine
fitosanitario. A partire dagli anni '60, infatti, la  patata  diviene
la coltura prevalente nella zona, di cui  costituira'  -  negli  anni
seguenti ed ancora oggi - la maggiore fonte di reddito  dell'economia
agricola  locale,  nonche'  degli  addetti  che  si  occupano   dello
stoccaggio, del  confezionamento,  della  commercializzazione  e  del
trasporto. Oltre all'indotto, la forte concentrazione  di  produzione
pataticola ha spinto  alcune  officine  meccaniche  a  migliorare  le
macchine agricole in commercio per la lavorazione dei  tuberi,  tanto
da adattarle alle particolari condizioni dei terreni ed alle pratiche
in uso nella zona. 
    Riviste specialistiche, fotografie, racconti di autori  locali  e
testimonianze cinematografiche attestano  la  presenza  della  patata
dell'Alto Viterbese sin dagli inizi del '900. 
    La denominazione «patata dell'Alto  Viterbese»  si  consolida  in
ritardo rispetto al successo commerciale del prodotto.  In  un  primo
momento, infatti, e' la citta' di Grotte di Castro che  lega  il  suo
nome alla patata, ma a partire dalla meta' degli anni '60, anche  gli
agricoltori  dei  Comuni  limitrofi,  forti  degli  ottimi  risultati
ottenuti dai grottani, si convincono a seguirne l'esempio dal momento
che i terreni di analoga natura vulcanica, ne avrebbero assicurato le
medesime rese. 
    Nel 1971 sette  delle  strutture  associative  gia'  operanti  si
riuniscono  in  un   consorzio   denominato   Consorzio   Cooperativo
Ortofrutticolo  dell'Alto   Viterbese   (CCORAV)   che   comincia   a
commercializzare i propri prodotti con la dicitura «Alto Viterbese» e
negli anni '80 tale dicitura diviene di uso comune. 
    Altro elemento  caratterizzante  l'importanza  del  prodotto  nel
costume locale e' testimoniato dalla tradizione  delle  sagre:  dalla
Sagra degli Gnocchi, inaugurata nel 1977 a  S.  Lorenzo  Nuovo,  alla
Sagra della Patata che dal 1985 ha luogo  nel  Comune  di  Grotte  di
Castro    coinvolgendo    intensamente    la    popolazione    locale
nell'allestimento delle manifestazioni. 
    Il legame culturale e' sottolineato,  inoltre,  anche  dal  largo
impiego della patata in numerose  ricette  tipiche  della  tradizione
gastronomica locale, comma la Minestra con  «l'orloge»,  cosi'  detta
dal modo di tagliere le patate, la  Pasta  e  patate,  piatto  povero
della tradizione contadina  dell'alto  viterbese  e  la  frittata  di
patate, preparata senza le classiche uova.