Allegato Al Presidente della Repubblica Nel Comune di Limbadi (Vibo Valentia), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nell'ambito di un'attivita' di monitoraggio sulla funzionalita' e sulla gestione amministrativa dell'ente sono stati acquisiti dalle forze dell'ordine elementi informativi, che hanno evidenziato possibili forme di condizionamento e compromissione degli organi elettivi, sulla scorta delle quali il prefetto di Vibo Valentia con decreto del 1° agosto 2017, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Vibo Valentia, sentito nella seduta del 6 marzo 2018 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia, ha trasmesso l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre alla generale gestione dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale contesto ambientale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali cosche, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti controindicati per l'esistenza di una fitta ed intricata rete di cointeressenze, amicizie e frequentazioni, che lega alcuni amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali o a soggetti ad esse contigui. Nel territorio del Comune di Limbadi e' operante una potente organizzazione criminale, profondamente radicata nel territorio, il cui raggio di azione si estende oltre i confini provinciali con collegamenti ad organizzazioni criminali operanti nel nord Italia ed all'estero. L'ingerenza della locale organizzazione criminale e' attestata anche dalle risultanze delle operazioni di polizia giudiziaria disposte dalla procura distrettuale di Catanzaro che hanno evidenziato come tutte le piu' significative realta' produttive operanti su quel territorio sono dominate dal potere mafioso che annienta la liberta' di iniziativa economica privata e inquina la gestione della cosa pubblica, impedendo il sano sviluppo economico del territorio, le cui risorse naturali costituiscono lo strumento di arricchimento e consolidamento del gruppo criminale e non la fonte di benefici per la collettivita'. Le verifiche disposte hanno evidenziato la presenza tra i sostenitori della lista capeggiata dall'attuale sindaco di soggetti riconducibili ad ambienti controindicati. La condizione di assoggettamento e condizionamento ambientale posto in essere dalla criminalita' organizzata e' ben attestata dalla vicenda riguardante la deposizione testimoniale del sindaco in un procedimento pendente nei confronti di alcuni esponenti della criminalita' organizzata nel quale, affinche' il primo cittadino - citato quale testimone - si presentasse a deporre e' stato necessario disporre, da parte del sostituto procuratore della Repubblica, l'accompagnamento coatto eseguito dalle forze di polizia. Fonti tecniche di prova hanno attestato che un assessore presente nell'attuale compagine amministrativa nel corso della campagna elettorale del 2011 si era recato nell'azienda di un esponente apicale della locale cosca chiedendogli sostegno politico per quelle consultazioni amministrative. Nonostante tale episodio - attestante una chiara espressione dell'influenza e del controllo sull'elettorato operato dalla locale cosca - abbia avuto ampia risonanza mediatici, il primo cittadino in occasione delle elezioni del 2015 ha candidato nella propria lista il menzionato amministratore - notoriamente vicino ad ambienti controindicati - conferendogli poi, ad elezioni avvenute, anche un incarico assessorile. L'accesso ispettivo ha altresi' evidenziato l'ingerenza degli organi politici nell'attivita' riservata all'apparato burocratico in violazione del principio della separazione tra il potere di indirizzo e quello di gestione riscontrando peraltro a carico di numerosi dipendenti - alcuni dei quali riconducibili per rapporti di parentela o frequentazioni ad ambienti criminali - numerosi pregiudizi di polizia e penali anche per reati di tipo associativo. La relazione del prefetto pone l'accento sull'attivita' amministrativa caratterizzata dall'inosservanza delle disposizioni normative in materia di trasparenza e anticorruzione e di quelle in materia di affidamento di lavori e servizi pubblici. In particolare, come piu' dettagliatamente riportato nella relazione della commissione ispettiva, e' stato rilevato un inadeguato livello di trasparenza e prevenzione della corruzione che unitamente a riscontrate situazioni di mala gestio, hanno favorito il condizionamento dell'attivita' amministrativa da parte di ambienti controindicati; Dagli accertamenti disposti sulle procedure di competenza dell'area tecnica e' emerso il ripetuto ricorso - in carenza dei presupposti richiesti dalla normativa sui contratti pubblici e in violazione della legislazione sulle informazioni antimafia - ad affidamenti diretti, a cottimi fiduciari e a proroghe di servizi, disposti in favore di imprese riconducibili al locale contesto criminale e con liquidazione di consistenti fondi pubblici. Viene evidenziato che, in molti casi, l'amministrazione locale, senza alcuna preventiva ricerca di mercato, ha individuato le imprese cui affidare lavori in via diretta esclusivamente tra quelle presenti in ambito locale, concordando direttamente con le stesse gli importi delle commesse. A tale riguardo la commissione d'indagine pone in rilievo i ripetuti affidamenti di lavori di giardinaggio e potatura alberi, per valori superiori a 50.000 euro, disposti - in assenza di una preliminare comparazione di preventivi e con quantificazione degli importi rimessa alla stessa ditta esecutrice e non ai competenti uffici tecnici - in favore di una societa' segnalata dallo stesso sindaco, i cui titolari sono gravati da pregiudizi di polizia e penali. Significative condotte omissive dell'Amministrazione comunale hanno caratterizzato anche la gestione del servizio di mensa scolastica, affidato per l'anno scolastico 2015-2016 ad una locale ditta. In relazione a tale affidamento e' emerso che l'amministrazione comunale, pur a conoscenza di alcune irregolarita' dell'appalto, non ha tempestivamente prodotto alla prefettura la documentazione necessaria per effettuare, in tempo utile, le prescritte verifiche e controlli, all'esito dei quali, nei confronti della predetta societa' e' stata emessa interdittiva antimafia. Tale circostanza ha permesso alla societa' di proseguire nell'esecuzione dell'appalto alla cui interruzione l'ente e' addivenuto solamente dieci giorni prima della scadenza del contratto annuale a seguito dell'emissione della menzionata interdittiva antimafia. Anche per l'anno scolastico 2016-2017 il servizio di mensa scolastica, sulla base di un atto d'indirizzo della giunta comunale e' stato assegnato in affidamento diretto senza alcuna preventiva ricerca di mercato ad un'impresa individuale il cui titolare appartiene ad una famiglia composta da soggetti gravati da vari reati anche di tipo associativo. Elementi univoci che attestano uno sviamento dell'azione amministrativa dai principi di legalita' e buon andamento sono emersi anche dalle verifiche sulla procedura di affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani in relazione alla quale l'Amministrazione comunale ha omesso di effettuare i prescritti controlli nel corso della sua esecuzione. Viene al riguardo evidenziato che la societa' appaltatrice, per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, ha utilizzato un veicolo di proprieta' di altra societa', destinataria di due interdittive antimafia emesse dalla prefettura di Vibo Valentia il 5 giugno 2015 e l'11 novembre 2016, il cui titolare e' persona gravata da pregiudizi penali ed e' riconducibile ad ambienti criminali. E' altresi' significativa la circostanza che l'Amministrazione comunale ha provveduto ad indire la nuova gara per l'affidamento del servizio in questione solamente il giorno antecedente la scadenza del contratto, consentendo cosi alla societa' che, come evidenziato, per lo svolgimento del servizio si e' avvalsa dei mezzi di un'impresa destinataria di due interdittive antimafia, di proseguire la raccolta ed il trasporto dei rifiuti per ulteriori sei mesi. In relazione, poi, al diffuso fenomeno dell'abusivismo idrico la relazione del prefetto evidenzia che l'omessa attivita' di controllo da parte dell'ente, attestata dalla presenza sul territorio comunale di allacci abusivi, oltre a generare problemi di approvvigionamento idrico per la popolazione residente, ha determinato mancati introiti per il Comune che ha corrisposto, in favore della societa' che gestisce l'acquedotto, importi maggiori rispetto a quanto riscosso dai canoni idrici. In tale ambito risulta emblematica la vicenda, emersa a seguito di controlli disposti dall'organo ispettivo, relativa all'abitazione di un noto capo cosca situata a pochi metri dalla casa comunale e priva di un regolare allaccio alla rete idrica per la quale, a seguito di successivi accertamenti effettuati dall'Arma dei Carabinieri, il coniuge del menzionato esponente malavitoso e' stato deferito in stato di liberta' alla locale procura della Repubblica. L'organo ispettivo ha riscontrato, inoltre, nelle attivita' di competenza del servizio economico finanziario un diffuso disordine amministrativo e l'assenza di intersambio di dati tra gli uffici amministrativi dell'ente, con inefficienze ed omissioni nella riscossione dei tributi dalle quali hanno tratto vantaggio sia soggetti legati agli amministratori che appartenenti alla locale organizzazione criminale. Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'Amministrazione comunale di Limbadi volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Limbadi (Vibo Valentia), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 23 aprile 2018 Il Ministro: Minniti