(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Bompensiere (Caltanissetta), i cui organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 9  giugno
2013, sono state  riscontrate  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata, che compromettono la libera  determinazione
e l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento  ed
il funzionamento dei servizi  con  grave  pregiudizio  dell'ordine  e
della sicurezza pubblica. 
    Il  prefetto  di  Caltanissetta,  all'esito  di  un'attivita'  di
monitoraggio svolta nei confronti  dell'ente  che  aveva  evidenziato
possibili forme di condizionamento nella gestione dell'ente locale da
parte della criminalita' organizzata, con  decreto  del  18  dicembre
2017, ha disposto  l'accesso  presso  il  suddetto  comune  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Caltanissetta, sentito nella seduta  del  9
aprile 2018 il comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato  con  la  partecipazione  del  procuratore  della
Repubblica - Direzione distrettuale antimafia presso il Tribunale  di
Caltanissetta, ha trasmesso  l'allegata  relazione,  che  costituisce
parte integrante della presente proposta, in cui si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando,  pertanto,  i  presupposti  per  l'applicazione
delle misure di cui al citato art. 143  del  decreto  legislativo  n.
267/2000. 
    Il comune di Bompensiere, di ridotte  dimensioni  demografiche  e
caratterizzato da un'economia prevalentemente agricola, e' ricompreso
in un ambito territoriale notoriamente caratterizzato dalla  storica,
pervasiva  presenza   di   una   locale   organizzazione   criminale,
profondamente radicata nel tessuto economico e sociale. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre alla generale gestione dell'amministrazione comunale, la
cornice criminale ed il locale contesto ambientale,  con  particolare
riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le  locali  cosche,  ed
hanno evidenziato come l'uso distorto  della  cosa  pubblica  si  sia
concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o  imprese  collegati
direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti  controindicati,   per
l'esistenza  di  una  fitta  ed  intricata  rete  di  cointeressenze,
amicizie  e  frequentazioni,  che  lega  alcuni   amministratori   ad
esponenti delle locali consorterie criminali o  a  soggetti  ad  esse
contigui. 
    L'indagine  ispettiva  ha  posto  in  rilievo   una   sostanziale
continuita' amministrativa atteso che l'attuale  sindaco  e'  al  suo
secondo  mandato  consecutivo  e  che  sei  componenti   dell'attuale
compagine politica hanno fatto parte della  consiliatura  eletta  nel
2008. 
    La relazione prefettizia analizza la figura del primo  cittadino,
interessato da precedenti di polizia e penali,  presente  nella  vita
politica dell'ente  da  oltre  un  decennio,  ponendo  in  rilievo  i
frequenti rapporti, le relazioni di  parentela  o  di  affinita'  con
soggetti controindicati o con elementi di spicco della locale storica
consorteria  criminale  alla  quale,  per  vincoli  di   sangue,   e'
riconducibile e della quale fanno parte alcuni suoi  stretti  parenti
che, ricoprono nella menzionata  organizzazione  criminale  ruoli  di
vertice. 
    Viene  posto  in   rilievo   che   nel   corso   delle   elezioni
amministrative del 2008 e 2013, che hanno visto vincitore il medesimo
candidato, e' stato riscontrato un fenomeno di variazioni anagrafiche
e di liste «civetta» composte da persone vicine al candidato  sindaco
per stretti rapporti parentali e amicali. 
    E' emerso inoltre  che  anche  altri  esponenti  della  compagine
politica e dell'apparato burocratico del comune, alcuni dei quali con
pregiudizi  di  natura  penale,  annoverano   frequentazioni   ovvero
relazioni di parentela sia con componenti della  famiglia  malavitosa
riconducibile al primo cittadino  che  con  soggetti  appartenenti  a
consorterie criminali di altri territori della provincia. 
    Viene al riguardo evidenziata come presso l'ente sono  in  vigore
prassi amministrative in contrasto con i principi di legalita' e buon
andamento,  attestate  dalla  vicenda   concernente   un   dipendente
riconducibile per rapporti familiari  ad  una  consorteria  criminale
operante in un comune limitrofo che, assunto con specifiche mansioni,
nel corso della vigente amministrazione e' stato assegnato  ad  altro
ufficio con mansioni superiori, quale segnale di favore nei confronti
della consorteria operante nel comune adiacente. 
    E' altresi'  significativo  che  l'amministrazione  comunale  non
abbia avviato alcun procedimento disciplinare  nei  confronti  di  un
altro dipendente - figlio di un defunto personaggio di spicco mafioso
nei confronti del quale e' stata emessa una sentenza irrevocabile  di
condanna per truffa e falsita' ideologica commessa in atto pubblico. 
    L'attivita' di accesso  ha  appurato,  inoltre,  che  l'attivita'
gestionale  dell'ente  e'  caratterizzata  da   un   diffuso   e   da
un'illegittima  ingerenza  degli   organi   politici   nell'attivita'
riservata all'apparato burocratico in violazione del principio  della
separazione tra il potere di indirizzo e quello di gestione. 
    L'analisi delle procedure rientranti nella competenza di  diversi
settori  amministrativi   ha   evidenziato   come   l'amministrazione
comunale, in quel contesto ambientale caratterizzato  dalla  invasiva
presenza della criminalita' organizzata,  non  abbia  adottato  alcun
idonea  misura  per  scongiurare  forme  di   condizionamento   della
criminalita' organizzata e assicurare il  rispetto  dei  principi  di
legalita'. 
    In  particolare  con   riferimento   ai   lavori   eseguiti   con
finanziamenti pubblici e' stata  rilevata  la  mancata  adesione  del
comune al protocollo  di  legalita'  e  l'omessa  applicazione  delle
direttive  dell'assessorato  dei  lavori   pubblici   della   Regione
Siciliana  in  materia   di   prevenzione   antimafia,   nonche'   la
consuetudine dell'ente di  disporre  affidamenti  di  lavori  in  via
diretta. 
    Gli accertamenti ispettivi hanno altresi' evidenziato  una  fitta
rete di collegamenti tra  funzionari  in  servizio  presso  l'ufficio
tecnico comunale, amministratori locali e  imprenditori  legati  alla
locale   criminalita'   organizzata   che   si   sono    aggiudicati,
ripetutamente, lavori pubblici di consistente valore economico. 
    Elementi  univoci  che  attestano  significativamente   come   la
gestione comunale risponda a logiche  familistiche  sono  poi  emersi
dall'analisi del bando pubblico relativo al «programma integrato  per
il recupero e la riqualificazione della citta'», progetto  finanziato
per la  quasi  totalita'  dalla  Regione  Siciliana  che,  come  piu'
ampiamente descritto nella relazione  della  commissione  d'indagine,
prevede il recupero di dieci alloggi popolari e la  realizzazione  di
opere di urbanizzazione secondaria. 
    L'esame della relativa procedura  ha  evidenziato  una  serie  di
anomalie e irregolarita' - tutte volte  a  favorire  gli  illegittimi
interessi della famiglia del primo cittadino  e  quelli  di  soggetti
riconducibili alla locale criminalita' organizzata - riscontrate,  in
particolare, nella fase di pubblicita'  della  gara,  alla  quale  ha
partecipato una sola ditta i cui soci ed amministratori  sono  legati
da vincoli parentali al sindaco. La citata ditta, aggiudicataria  dei
lavori, si e' avvalsa nell'esecuzione delle opere  di  altra  impresa
riconducibile al fratello del primo cittadino. 
    Peraltro gli immobili interessati dagli  interventi  di  recupero
funzionale e abitativo risultano di proprieta' del primo cittadino  o
di suoi stretti parenti o affini o  di  soggetti  riconducibili  alla
locale famiglia malavitosa. 
    In relazione a tali interventi e' emerso  che  l'amministrazione,
nel suo complesso, si  e'  adoperata  affinche'  di  ingenti  risorse
pubbliche beneficiassero imprese riconducibili al sindaco  ed  ad  un
suo stretto parente e per interventi  su  beni  di  proprieta'  degli
stessi o di soggetti riconducibili alla locale famiglia criminale. 
    Irregolarita'  altrettanto  gravi  e  significative  sono   state
riscontrate    nei     provvedimenti     adottati     nel     settore
socio-assistenziale da  cui  hanno  tratto  vantaggio  anche  persone
appartenenti ad ambienti controindicati. 
    Le verifiche esperite nel corso  dell'accesso  hanno  evidenziato
che la  prassi  amministrativa  adottata  dalla  giunta  comunale  di
espropriare i  responsabili  del  competente  settore  amministrativo
delle  proprie  prerogative  -  in  violazione   del   principio   di
separazione tra potere di indirizzo proprio degli organi  di  governo
dell'ente e poteri di gestione - impartendo veri e propri  ordini  ai
responsabili dell'ufficio. 
    La relazione del prefetto evidenzia che  tra  i  beneficiari  dei
contributi  destinatati  a   persone   in   condizione   di   disagio
socio-economico figurano soggetti  strettamente  legati  ad  ambienti
criminali  o  ai  vertici  dell'amministrazione  i  quali  invero  si
sarebbero dovuti astenere per l'esistenza di vincoli familiari con  i
beneficiari che in taluni casi hanno ottenuto contributi economici in
misura superiore a quanto previsto nel regolamento comunale. 
    Ulteriori  concreti  elementi   sintomatici   di   una   gestione
amministrativa avulsa dal rispetto dei  principi  di  legalita'  sono
attestati dai cospicui  contributi,  costantemente  incrementati  nel
tempo nonostante i vincoli di bilancio, disposti  in  favore  di  una
locale pro-loco presieduta fino al primo semestre del 2016 dal figlio
di un noto esponente malavitoso. Detti benefici sono  stati  disposti
anche in  questo  caso  sulla  base  di  provvedimenti  della  giunta
comunale senza adeguata istruttoria preliminare  e  sulla  scorta  di
richieste formulate dal figlio del  menzionato  esponente  malavitoso
anche in periodi in  cui  lo  stesso  era  cessato  dalla  carica  di
presidente della pro-loco. 
    L'organo ispettivo  ha  rilevato,  inoltre,  nelle  attivita'  di
competenza  del  servizio  economico-finanziario  una  diffusa   mala
gestio, con evidenti ripercussioni sull'attivita' di riscossione  dei
tributi, dove viene in rilievo l'assenza di significative  iniziative
da parte dell'amministrazione  comunale  dirette  al  recupero  delle
morosita' della tassa rifiuti urbani e dei canoni di utenza,  di  cui
hanno beneficiato soggetti legati agli amministratori ed appartenenti
alla locale organizzazione criminale. 
    La    circostanza    che    l'accertata     protratta     inerzia
dell'amministrazione comunale in materia di riscossione delle entrate
comunali non e' stata  in  alcun  modo  contrastata  dalla  minoranza
consiliare dimostra come l'amministrazione dell'ente sia univocamente
improntata al mancato rispetto delle regole e del buon governo. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti dell'amministrazione comunale di Bompensiere volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale  e
arrecato pregiudizio agli  interessi  della  collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale  di  Bompensiere
(Caltanissetta), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 23 aprile 2018 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti