(Allegato A)
                                                           Allegato A 
 
Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori  di  mense  scolastiche,
  aziendali,  ospedaliere,  sociali  e  di  comunita',  al  fine   di
  prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione  degli
  alimenti 
 
Premessa generale 
    La riduzione dello spreco alimentare, dalla catena di  produzione
alla trasformazione industriale, sino alla fase  di  distribuzione  e
consumo, rappresenta  una  delle  piu'  importanti  sfide  di  questo
secolo, specie se rapportata alle  criticita'  dell'attuale  contesto
socio-economico della popolazione ed alla concomitante necessita'  di
implementare la solidarieta' sociale e la sostenibilita' ambientale. 
    Si stima che nell'UE (1)  ogni anno sono sprecate,  in  tutte  le
fasi della catena alimentare, dalla produzione al consumo, circa  100
milioni di tonnellate di cibo, di  cui  il  14%  e'  attribuito  alla
ristorazione collettiva  (2)  ;  il  costo  stimato  per  smaltire  i
prodotti alimentari nelle discariche ammonta a circa 143 miliardi  di
euro. Lo spreco ha anche un impatto non solo sull'economia  ma  anche
sulla societa' e sull'ambiente (3) . 
    In Italia, si puo' intuire  l'importanza  del  «problema  spreco»
anche dai dati relativi alla  Ristorazione  collettiva  che,  secondo
Oricon (4) , produce un volume complessivo di  pasti  che  sfiora  il
miliardo e mezzo, con un fatturato di  circa  6,5  miliardi  di  euro
all'anno. 
    Lo spreco si correla alla consapevolezza e alle attitudini  degli
individui e alle abilita' gestionali lungo la filiera produttiva.  La
lotta allo spreco alimentare e' diventata una  priorita'  all'interno
dell'agenda politica europea; in particolare,  la  Commissione  e  il
Consiglio  chiedono  di  adottare   strategie   e   misure   concrete
finalizzate a dimezzare lo spreco alimentare lungo tutta la catena di
approvvigionamento, entro il 2025. 
    La proposta di risoluzione del Parlamento europeo «Strategie  per
migliorare   l'efficienza   della    catena    alimentare    nell'UE»
(2011/2175(INI)  (5)  ,  incoraggia  istituzioni  pubbliche,  settore
ricettivo, scuole, ospedali  e  banchi  alimentari  a  raccogliere  e
ridistribuire ai bisognosi derrate  alimentari  inutilizzate,  ancora
commestibili, come misura aggiuntiva e non sostitutiva rispetto  agli
attuali  sistemi  di  tutela  sociale;  inoltre,  ribadisce  che   e'
necessario che i cittadini siano informati non  solo  sulle  cause  e
conseguenze dello spreco ma anche sulle modalita' per ridurlo. 
    La  Comunicazione  della  Commissione   del   16   ottobre   2017
«Orientamenti dell'UE sulle  donazioni  alimentari»,  raccomanda  che
siano  predisposti  a  livello  nazionale  norme   e/o   orientamenti
pertinenti sulle donazioni alimentari in modo da chiarire a tutti gli
attori le disposizioni e le procedure operative esistenti  a  livello
nazionale, ivi comprese le rispettive  responsabilita'  dei  soggetti
principali, al fine  di  agevolare  l'adempimento  degli  obblighi  e
promuovere le migliori pratiche. 
    Secondo i dati forniti dal Banco Alimentare e  dalla  Caritas  in
Italia, nel settore della ristorazione organizzata  (che  gestisce  3
milioni di  tonnellate  di  alimenti),  vengono  generate  ogni  anno
210.000  tonnellate  di  eccedenze;  di  queste   attualmente   viene
recuperato solo il 12% circa (pari a 25.000 tonnellate di  alimenti).
Nel 2016 la rete Banco Alimentare ha recuperato complessivamente  una
quota pari ad 1 milione e 100.000 pasti,  distribuiti,  per  il  60%,
alla  rete  Caritas  in  Italia.  Considerato  che  le  fonti   della
ristorazione che generano  eccedenze  sono  molto  parcellizzate  sul
territorio, sarebbe auspicabile costruire  reti  logistiche  virtuose
con i partners donatori, a supporto dell'attivita'  di  recupero  del
cibo, posto in essere  da  numerose  organizzazioni  senza  scopo  di
lucro. 
    Occorre promuovere una cultura scientifica e civile, orientata ai
principi della sostenibilita' e solidarieta', al fine di incoraggiare
i comportamenti piu' virtuosi. 
    Cio' era gia' ribadito dalla Dichiarazione di Parma (6) , con  la
quale gli Stati membri  della  Regione  europea  dell'OMS,  si  erano
impegnati a ridurre l'impatto dell'ambiente sulla salute e realizzare
azioni concrete per  contrastare  le  diseguaglianze  socioeconomiche
della sanita'. 
    La sopra  citata  Risoluzione  del  Parlamento  europeo,(5)  «nel
chiedere al Consiglio, alla Commissione, agli  Stati  membri  e  agli
attori della catena  agroalimentare  di  affrontare  con  urgenza  il
problema (omissis), ritiene  che  per  gli  sprechi  alimentari,  sia
necessario coinvolgere tutti gli  attori  (omissis)  lungo  tutta  la
catena dell'approvvigionamento e del consumo». 
    Anche la FAO, (7)  «a causa  dell'entita'  e  complessita'  delle
problematiche inerenti lo spreco alimentare» riconosce «la necessita'
di intraprendere un'azione in partenariato con  altre  organizzazioni
regionali e internazionali, e con gli attori della catena  alimentare
che vanno dai pastori, agricoltori e pescatori alle aziende  operanti
a livello mondiale». 
    Tale  impostazione   metodologica,   che   presuppone   un'azione
condivisa tra i diversi attori del processo, rappresenta  il  modello
vincente da adottare, sia a livello micro che macro sul sistema della
ristorazione collettiva. In tal senso  le  regioni/province  autonome
potrebbero individuare quelle pratiche virtuose di recupero dei pasti
gia' in essere, rispondenti alle  indicazioni  delle  presenti  linee
guida, da porre  a  disposizione  dei  vari  attori,  per  consentire
l'attuazione di strategie vincenti. 
    A livello legislativo, il tema dello spreco alimentare  ha  visto
una serie di evoluzioni atte alla semplificazione  burocratica  delle
procedure di raccolta e donazione di cibo ed eccedenze alimentari. 
    Il 2 agosto 2016 e' stata approvata la legge n. 116/2016 o  anche
«legge anti-sprechi» che si concentra su incentivi e  semplificazione
burocratica in modo da rendere piu' agevole la donazione da parte dei
diversi comparti della filiera agroalimentare. 
    Gli obiettivi della  nuova  legge  anti-sprechi  sono  quelli  di
favorire il recupero e la donazione delle eccedenze a scopo  solidale
e sociale, destinandole ai povere e ai bisognosi; cercare di limitare
l'impatto negativo sull'ambiente e sulle risorse naturali promuovendo
il riuso e il riciclo dei  prodotti;  contribuire  al  raggiungimento
degli obiettivi stabiliti da Programma nazionale di  prevenzione  dei
rifiuti e dello spreco alimentare. Infine si vuole investire  energie
sull'attivita' di ricerca,  informazione  e  sensibilizzazione  delle
istituzioni e dei consumatori, soprattutto i piu' giovani. 
    In base al decreto legislativo n. 50 del 18  aprile  2016  (Nuovo
Codice  degli  appalti),  i  servizi  di   ristorazione   scolastica,
ospedaliera e assistenziale  sono  aggiudicati  esclusivamente  sulla
base  del  criterio  dell'offerta  economicamente  piu'  vantaggiosa,
individuata sulla base del miglior rapporto qualita'/prezzo (articolo
95, comma 3); in particolare l'offerta e' valutata in base a  criteri
oggettivi, quali aspetti qualitativi, ambientali o sociali,  connessi
all'oggetto dell'appalto. 
    Con il decreto legislativo n. 56 del 19 giugno  2017  -  Gazzetta
Ufficiale 5 maggio 2017, cd. Decreto  «correttivo»  al  Nuovo  Codice
degli Appalti, viene introdotta, all'art. 95, in nuovo  comma  10-bis
che prevede, al fine di  assicurare  l'effettiva  individuazione  del
miglior  rapporto  qualita'/prezzo,  di  valorizzare   gli   elementi
qualitativi  dell'offerta.  A  tal  fine,  la   stazione   appaltante
stabilisce un tetto massimo  per  il  punteggio  economico  entro  il
limite del 30 per cento. 
    «Pertanto tra i criteri di aggiudicazione mediante  punteggio  di
qualita'  potra'  essere  inserita  anche  la   lotta   allo   spreco
alimentare.» 
    La redazione delle linee di indirizzo scaturisce  dal  lavoro  di
ricerca ad approfondimento da parte  di  gruppi  specifici  per  ogni
tipologia di ristorazione, nonche' dal confronto con i vari  soggetti
in esse coinvolti. Da cio' derivano le differenze tra i decaloghi, le
raccomandazioni e gli indicatori. 
    Non sono presenti, inoltre, il decalogo ed i relativi  indicatori
per la ristorazione sociale e di comunita'. Cio' e  dovuto  al  fatto
che la prima si identifica sostanzialmente con quella  ospedaliera  e
scolastica, mentre per la seconda  le  uniche  realta'  di  un  certo
rilievo sono rappresentate dalla Caritas e dal Banco Alimentare  che,
sentiti in audizione, hanno per vocazione l'obiettivo di  ridurre  lo
spreco attraverso una quotidiana attivita' di recupero che  espletano
attraverso l'utilizzo di un manuale di corretta prassi, approvato  da
Ministero della salute, che viene applicato in ogni  fase  del  ciclo
alimentare a partire dalla raccolta fino alla distribuzione. 
 
                  Premessa ristorazione ospedaliera 
 
    Il numero  di  pasti  serviti/anno  (ca.  269  mln)  dal  settore
sanità-welfare rappresenta circa  un  quarto  del  totale  dei  pasti
prodotti dalla ristorazione collettiva in Italia (8) . 
    Il   sistema   ospedaliero,   per   alcune    sue    peculiarita'
(urgenza/emergenza  solo  parzialmente  programmabile,  modificazioni
impreviste delle condizioni cliniche di  alcuni  pazienti)  e'  senza
dubbio un ambito nel quale  si  determinano  significative  eccedenze
alimentari. 
    I pasti non consumati dai degenti ospedalieri rappresentano,  non
solo uno spreco di risorse umane ed  economiche  ma  anche  causa  di
deficit nutrizionale e di ridotto comfort per il paziente ricoverato. 
    E' dimostrato (9)  che durante il ricovero lo stato di nutrizione
puo' peggiorare, non solo per la  malattia  ma,  in  modo  rilevante,
anche in correlazione  con  la  riduzione  delle  ingesta  (dovuta  a
disattenzione rispetto a:  aspetti  nutrizionali  dell'alimentazione,
palatabilita',  presentazione  del  cibo,   esigenze   cliniche   del
paziente, flessibilita' degli orari,  coordinazione  con  la  routine
clinica, assistenza al paziente). 
    Nel 2015 la  Rete  delle  Strutture  di  dietetica  e  nutrizione
clinica della  Regione  Piemonte  ha  promosso  un  progetto  per  la
conoscenza dell'entita' e delle cause dei residui  alimentari  in  13
ospedali  della  Regione.  I  risultati,  a  seguito   delle   39.545
rilevazioni  effettuate,  confermano  una  elevata   percentuale   di
residui, pari al  31,2%  ed  evidenziano  una  significativa  perdita
nutrizionale sia calorica che  proteica.  La  riduzione  dei  residui
alimentari deve quindi essere considerata un obiettivo prioritario se
si vuole garantire  la  copertura  dei  fabbisogni  nutrizionali  dei
pazienti  ricoverati  e  prevenire  e  correggere  la   malnutrizione
ospedaliera. 
    In  tal  senso  si  deve  sottolineare  la   peculiarita'   della
ristorazione ospedaliera  che,  completando  ed  integrando  le  cure
mediche e chirurgiche,  non  ha  una  mera  funzione  alberghiera  ma
soprattutto una valenza terapeutica. 
    Al fine di ridurre lo spreco  alimentare  e,  contemporaneamente,
tutelare lo stato di nutrizione dei degenti, risulta  particolarmente
importante   la   condivisione   dei    processi    operativi    che,
dall'approvvigionamento alla somministrazione del vitto, coinvolga, a
vario titolo, sia il personale addetto al  servizio  di  ristorazione
che quello sanitario deputato alla gestione clinico-nutrizionale. 
    E' inoltre indispensabile, anche ai fini della  qualita'  totale,
l'attivazione  di  una  Rete  di  monitoraggio  che,  sulla  base  di
comprovati indicatori di processo, di attivita' e  di  esito,  valuti
l'effettiva applicazione e l'efficacia dei vari processi inerenti  il
«macro & microsistema» della ristorazione ospedaliera. 
 
                  Premessa ristorazione scolastica 
 
    La ristorazione scolastica italiana si basa sulla applicazione di
Linee Guida e direttive regionali che fanno riferimento alle Linee di
indirizzo nazionali per  la  ristorazione  scolastica  del  Ministero
della  salute  (2010),  approvate  in  Conferenza   Stato-Regioni   e
pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 134 dell'11 giugno  2010;  nel
documento sono definiti i ruoli di tutti i protagonisti del  servizio
(Comune,  Gestore  del  servizio  di  ristorazione,  Servizio  Igiene
Alimenti e Nutrizione (SIAN), Istituzioni scolastiche). 
    Il Ministero della salute, in  collaborazione  con  il  Ministero
dell'istruzione e ricerca (MIUR),  ha  avviato  nel  2015  una  prima
indagine conoscitiva sulla ristorazione scolastica,  con  l'obiettivo
di delineare la  situazione  complessiva  e  stimolarne  il  costante
miglioramento. Dall'indagine del Ministero della salute,  alla  quale
hanno risposto il 15% degli  istituti  totali  (1.168 su  7.733),  e'
emerso che piu' della meta' dei plessi (58%) non rileva  un'eventuale
presenza di residuo, e non dispone di una procedura di  monitoraggio,
mentre, nelle scuole in cui viene  effettuata  (42%),  e'  realizzata
principalmente  dal  personale  della   ditta   appaltatrice.   Nelle
conclusioni dell'indagine viene  evidenziato  come  fondamentale  che
ogni struttura proceda ad  un  monitoraggio  delle  eccedenze  e  dei
residui  alimentari,  ricercandone  le  cause  sia   per   perseguire
obiettivi di riduzione che di riutilizzo. 
    Inoltre, come riportato nella Audizione Oricon (10) , emerge  che
ogni giorno il 12,6% dei pasti non viene consumato (11% primi piatti,
13% secondi piatti, 22% contorni, 9% dessert, 10% frutta, 10% pane). 
 
                   Premessa ristorazione aziendale 
 
    Le mense aziendali sono generalmente  gestite  in  tutti  i  loro
aspetti (acquisto e preparazione di cibi, scelta del menu', servizio)
da societa' esterne interessate a  ridurre  al  minimo  gli  sprechi,
considerato che il cibo rappresenta circa un quarto dei  loro  costi.
La maggior parte degli sprechi si riscontra come residuo  nei  piatti
dei fruitori, e tendono ad aumentare quando il  pasto  e'  totalmente
gratuito. Nelle cucine si stima circa un 2-3 per cento di  eccedenze,
ulteriormente riducibili nei casi in cui vengano introdotti  software
per la programmazione e la previsione dei consumi. 
    Un'attivita' di comunicazione  che  renda  noto  ed  evidenzi  il
volume degli  sprechi,  sottolineando  i  relativi  costi  economici,
sociali e ambientali e' lo strumento piu' efficace per sensibilizzare
gli utenti e modificarne i comportamenti. 
    Nonostante i gestori e le  aziende  siano  disponibili  a  cedere
gratuitamente i pasti in eccedenza  agli  enti  caritatevoli  per  la
redistribuzione ai bisognosi, spesso si incontrano delle  difficolta'
di implementazione, sia perche'  tali  organizzazioni  si  basano  su
attivita' di volontariato e quindi non possono  sempre  garantire  la
loro attivita', sia perche'  per  questione  di  tempistiche  non  e'
sempre facile stabilire un contatto veloce e variabile di  giorno  in
giorno tra le due realta'. 
 
              Decalogo per la ristorazione ospedaliera 
 
    1. Intervenire lungo tutta la filiera, partendo  da  una  attenta
pianificazione  dei  pasti  e   approvvigionamento   delle   corrette
quantita' di materie prime necessarie giornalmente. 
    2. Stabilire una procedura  di  prenotazione  pasti  individuale,
semplificata  e  flessibile  che,   sulla   base   delle   specifiche
necessita',  fabbisogni  e   scelte   nutrizionali,   garantisca   la
corrispondenza  tra  pasto  prenotato  e  servito   e   consenta   la
possibilita'  di  una  variazione  dell'ordinazione  anche  a   breve
distanza dalla distribuzione. E' fondamentale che il paziente  scelga
il  menu'  del  proprio  pasto  aiutato   da   personale   competente
nell'ambito delle scelte consone alla propria patologia. 
    3. Progettare il dietetico ospedaliero* pianificando i menu'  del
vitto comune in base alle esigenze reali, con un  numero  ridotto  di
scelte (ad ogni utente deve essere garantita la  varieta'  dei  pasti
durante la settimana, mentre la scelta giornaliera puo' orientarsi su
una  gamma  di  preparazioni  curata  ma  limitata)  e  con  porzioni
differenti (standard o piccole). 
    La riduzione delle porzioni  dovrebbe  essere  effettuata  previa
consultazione con i nutrizionisti clinici e  prevedere  nel  caso  di
soggetti iporessici o malnutriti la presenza  di  piatti  fortificati
(ad alta densita' nutrizionale). 
     * Il «Dietetico ospedaliero» deve essere redatto da soggetti con
competenze professionali nei  rispettivi  ambiti  di  responsabilita'
scientifica, tecnica ed economica. 
    4. Formare e informare il personale di cucina  e  di  reparto  su
come ridurre la quantita' dei residui alimentari. 
    5. Aumentare la consapevolezza dei pazienti, dei caregivers e dei
visitatori sullo spreco alimentare  e  sul  suo  impatto  ambientale,
economico e nutrizionale mediante  iniziative  di  sensibilizzazione;
l'obiettivo e' quello di promuovere la  cultura  sul  fenomeno  degli
sprechi. 
    6.  Svolgere   periodicamente   (almeno   una   volta   all'anno)
un'indagine relativa alla soddisfazione dei  consumatori  (degenti  e
personale) al fine di valutare la  qualita'  percepita.  I  risultati
devono essere elaborati, dichiarati e utilizzati come indicatori  per
indurre a modifiche migliorative. 
    7. Rilevamento  sistematico  dei  residui  alimentari  (anche  in
termini economici), per ottimizzare la produzione dei pasti,  tenendo
conto delle preferenze dei pazienti, delle scelte e delle necessita'. 
    8. Organizzare gruppi di  lavoro  (coinvolgendo  i  pazienti,  il
personale amministrativo, i professionisti del settore sanitario e il
personale della cucina) per discutere e testare cambiamenti  volti  a
ridurre lo spreco alimentare dell'ospedale. 
    9. Favorire i contatti tra gestori  mensa,  servizi  sociali  del
comune e enti  caritatevoli;  cio'  anche  al  fine  di  definire  le
procedure  per  ridistribuire  le   eccedenze   alle   organizzazioni
caritatevoli, facendo salvo il rispetto delle buone prassi in materia
di salute e sicurezza  alimentare  e  garantendo  il  mantenimento  a
idonea temperatura fino alla cessione. 
    10. Avviare al riciclo (p.e. compostaggio) tutto  quanto  non  e'
stato  possibile  o  prevenire  o  recuperare,   gestendolo   secondo
procedure trasparenti e condivise. L'obiettivo e' quello di  arrivare
alla  totale  applicazione  del  modello  Food   recovery   hierarchy
dell'Environmental Protection Agency statunitense (fig. 1) . 
 
               Decalogo per la ristorazione scolastica 
 
    1.  Rilevare  sistematicamente   le   eccedenze   e   i   residui
predisponendo   una   procedura   di   monitoraggio   standardizzata,
coinvolgendo nelle varie attivita'  anche  gli  studenti,  rendendoli
parte attiva del processo. L'obiettivo e' duplice,  in  primis  avere
indicazioni  utili  per  l'adeguamento  delle  linee  guida   e   dei
capitolati  al  contesto,  in  secondo   luogo   sensibilizzare   gli
insegnanti e gli studenti sul problema degli sprechi alimentari. 
    2. Lavorare in rete per individuare ed  eliminare  le  criticita'
che portano al lascito di parte  del  pasto  in  mensa.  Questa  rete
integrata dovrebbe quanto meno coinvolgere: 
      Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN); 
      Ente appaltatore (Comune o scuola paritaria o ecc.); 
      Ente appaltato (Gestore del servizio di ristorazione); 
      Utenza (studenti e le rispettive famiglie, rappresentate  dalla
Commissione Mensa); 
      Istituzioni scolastiche (Corpo docente  o  di  chi  assiste  al
pasto). 
    L'obiettivo  e'  quello  di  creare  un  contesto   con   maggior
coordinamento, flessibilita' ed integrazione tra l'operato di tutti i
soggetti  e  le  possibili  informazioni  che  possono  derivare  dal
rilevamento ed analisi  puntuale  delle  dinamiche  del  servizio  di
refezione (previste dal punto 1). 
    3. Prevedere all'interno dei capitolati elementi di flessibilita'
con l'obiettivo di permettere un adeguamento degli stessi in funzione
delle informazioni che possono derivare dal  rilevamento  ed  analisi
puntuale delle dinamiche del  servizio  di  refezione  (previste  dal
punto 1). 
    4. Formare gli insegnanti sul tema degli sprechi  alimentari  per
renderli parte integrante ed attiva nel portare lo studente ad  avere
un comportamento corretto e propositivo anche durante il momento  del
pasto. 
    5. Attivare  percorsi  educativi  e  di  sensibilizzazione  sullo
spreco alimentare e sui suoi impatti ambientali, economici e sociali,
prevedendo il coinvolgimento anche  delle  famiglie.  L'obiettivo  e'
quello di promuovere la cultura  e  la  consapevolezza  sul  fenomeno
degli sprechi. 
    6.  Ove  possibile,  preferire  soluzioni   che   consentano   di
avvicinare il punto/centro cottura e quello di  somministrazione  per
migliorare il gradimento delle stesse da parte del fruitore finale. 
    7. Prevedere* la possibilita' di una seconda razione  di  frutta,
oggi prevista solo per il  pranzo.  Considerare  la  possibilita'  di
utilizzare per la  merenda  del  giorno  dopo  frutta,  pane,  budini
(collocandoli    in    locali    adeguati    e    coinvolgendo    gli
insegnanti/alunni/personale ATA); ove non sia possibile conservarli a
scuola, portarli a casa. 
     * L'obiettivo e' duplice, da un lato equilibrare  dal  punto  di
vista nutrizionale, degli introiti legati allo spuntino, portando  ad
una maggiore appetenza all'ora di pranzo e favorire,  dall'altro,  il
consumo di frutta. 
    8. Rendere i refettori accoglienti e adeguati alla  funzione  che
devono  svolgere  per  ridurre  l'impatto  negativo  in  termini   di
fruizione del pasto che  i  refettori  hanno  se  sono  troppo  ampi,
scarsamente o per nulla insonorizzati, scarsamente  illuminati,  poco
accoglienti e con arredi inadeguati, anche garantendo tempi  adeguati
per il consumo dei pasti, ove e' prevista una turnazione. 
    9. Favorire i contatti tra Gestori  mensa,  Servizi  sociali  del
Comune e Enti caritatevoli; recuperare le eccedenze  per  attuare  in
rete le procedure igienico sanitarie di recupero e ridistribuzione in
sicurezza dei pasti non consumati a soggetti bisognosi, facendo salvo
il rispetto delle buone prassi  in  materia  di  salute  e  sicurezza
alimentare e garantendo il mantenimento  a  idonea  temperatura  fino
alla  cessione,  anche  attraverso  l'incentivazione  dell'uso  degli
abbattitori. 
    10. Riciclare (p.e.  compostaggio)  tutto  quanto  non  e'  stato
possibile o prevenire  o  recuperare,  gestendolo  secondo  procedure
trasparenti e condivise per  arrivare  arrivare  all'applicazione  di
modelli internazionali come  ad  esempio  il  modello  Food  recovery
hierarchy dell'Environmental Protection Agency statunitense (fig.1). 
  
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
               Decalogo per la ristorazione aziendale 
 
    1. Adottare un sistema di supporto decisionale (software  o  app)
per programmare in modo corretto gli acquisti delle materie prime che
tenga conto non solo della statistica dei dati  di  consumo  e  delle
preferenze dell'utente finale ma anche di informazioni esterne  (come
per   esempio   il   meteo,   gli   scioperi,    eventi    aziendali,
feedback/monitoraggio da parte degli utenti, ecc.). 
    2. Lavorare in rete per individuare ed  eliminare  le  criticita'
che portano al lascito di parte  del  pasto  in  mensa.  Questa  rete
integrata dovrebbe quanto meno coinvolgere: 
      Ente appaltatore; 
      Ente appaltato (Gestore del servizio di ristorazione); 
      Utenza della mensa; 
      Servizi Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN); 
    Effettuare  un  sistematico  e   periodico   monitoraggio   delle
eccedenze di cucina, di servizio e dei residui nei piatti che stimoli
da parte dei diversi attori la riduzione degli stessi nel tempo. 
    3. Fare salvo il rispetto delle buone prassi in materia di salute
e  sicurezza  alimentare,  garantendo  il   mantenimento   a   idonea
temperatura  fino  alla  cessione,  anche  attraverso  l'utilizzo  di
abbattitori di temperatura per permettere di aumentare il periodo  di
fruibilita' delle eccedenze di cucina; 
    4. Far lavorare a stretto contatto i  cuochi  e  i  dietisti  per
creare  dei  menu  vari  ed  equilibrati  da  un   punto   di   vista
nutrizionale, ma che allo stesso tempo siano appetibili per  l'utente
finale. 
    5.  Promuovere  i  cosiddetti  «second  life  menu»,  ossia  menu
composti   prevalentemente   da   cibi   e   ingredienti   facilmente
riutilizzabili in caso di eccedenze. 
    6. Favorire una cucina degli  avanzi  che  sia  gustosa,  sana  e
sicura per  riutilizzare  le  eventuali  eccedenze  alimentari  delle
cucine in nuovi piatti per il giorno successivo. 
    7. Prevedere  l'offerta  di  porzioni  diverse  a  seconda  delle
preferenze dei consumatori (mezza porzione,  piatto  dei  primi  piu'
piccolo, ecc.). 
    8. Promuovere  attivita'  e  iniziative  volte  a  sensibilizzare
l'utente finale sul fenomeno degli  sprechi  alimentari  e  sui  suoi
impatti ambientali, economici e sociali  dando  visibilita'  ai  dati
raccolti nel monitoraggio (se il consumatore conosce il  dato  spreco
puo' essere incentivato a ridurlo). 
    9. Favorire i contatti tra il gestore della  mensa,  il  servizio
sociale del comune e gli enti caritatevoli  che  siano  disposti,  in
tempi brevi, a raccogliere e redistribuire ai bisognosi gli eventuali
pasti in eccedenza. 
    10. Avviare al riciclo (p.e. compostaggio) tutto  quanto  non  e'
stato  possibile  o  prevenire  o  recuperare,   gestendolo   secondo
procedure trasparenti e condivise. L'obiettivo e' quello di  arrivare
alla  totale  applicazione  del  modello  Food   recovery   hierarchy
dell'Environmental Protection Agency statunitense (fig. 1). 
 
                       Indicatori performance 
 
    Indicatori Ristorazione Ospedaliera (11)  (analisi a campione) 
    1. numero di pazienti assegnati ad un «vitto comune»  sul  numero
totale di soggetti ricoverati nell'U.O. oggetto del campionamento; 
    2. numero di pazienti assegnati ad una «dieta standard» e ad  una
«dieta ad personam» sul numero totale di ricoverati nell'U.O. oggetto
del campionamento; 
    3. numero di degenti assegnati ad un «digiuno» sul numero  totale
di ricoverati nell'U.O. oggetto del campionamento; 
    4. numero totale di vassoi prenotati rispetto all'effettivo n. di
degenti che possono alimentarsi × os; 
    5. valutazione della qualita' percepita (customer satisfaction): 
      Numero  di  pietanze/pasti   gradite/i   sul   n.   totale   di
pietanze/pasti erogate/i  (attraverso  scala  metrica  di  gradimento
oppure scala qualitativa: ottimo, buono, discreto, scadente); 
    6. valutazione  quantitativa  dei  residui  attraverso  strumenti
validati; 
    7. motivazioni sottese al non consumo: 
      Clinici  (C:   scarso   appetito,   dolore,   nausea,   vomito,
indicazione medica al digiuno, allergie); 
      Organizzativi (O: non e' stato chiesto al paziente cosa volesse
mangiare, insufficiente aiuto al pasto,  non  corrispondenza  con  la
prenotazione, temperatura inadeguata, assenza al momento  del  pasto,
ambiente caotico, motivo religioso); 
      Gastronomici (G: alimenti cucinati male o  non  graditi,  dieta
restrittiva poco gradita, porzione abbondante, monotonia dei  piatti,
odore sgradevole, alimenti poco conditi o poco cotti). 
 
                 Indicatori ristorazione scolastica 
 
    1. valutazione della qualita' percepita (customer satisfaction): 
      scala metrica di gradimento dell'alimento/pietanza (opp.  scala
qualitativa: ottimo, buono, discreto, scadente); 
      numero di pietanze gradite sul n. totale di pietanze erogate; 
    2.  valutazione  quantitativa  delle  eccedenze  e  dei   residui
attraverso strumenti validati; 
    3. motivazioni sottese al non consumo: 
      Soggettivi  (S:  scarso  appetito,   allergie,   alimenti   non
graditi); 
      Organizzativi (O: insufficiente tempo per consumare  il  pasto,
non  corrispondenza  con  quanto  previsto,  temperatura  inadeguata,
ambiente caotico, motivo religioso); 
      Gastronomici (G: alimenti cucinati male, dieta restrittiva poco
gradita, porzione abbondante, monotonia dei piatti, odore sgradevole,
alimenti poco conditi o poco cotti, alimenti troppo elaborati). 
 
                  Indicatori ristorazione aziendale 
 
    1. Numero di pasti erogati al giorno. 
    2. Numero di fruitori in media al giorno. 
    3. Valutazione della qualita' percepita (customer satisfaction): 
      scala metrica di gradimento dell'alimento/pietanza (opp.  scala
qualitativa: ottimo, buono, discreto, scadente); 
    4. Valutazione delle preferenze del fruitore: 
      questionario  su  abitudini  alimentari,  pietanze   preferite,
pietanze non tollerate, ecc. 
    5. Valutazione quantitativa  delle  eccedenze  di  magazzino,  di
cucina, di servizio e degli avanzi nei piatti; 
    6. Valutazione quantitativa  delle  eccedenze  di  magazzino,  di
cucina, di servizio  e  degli  avanzi  nei  piatti  a  seguito  delle
attivita' di sensibilizzazione dei fruitori. 
 
                              Glossario 
 
    Composizione bromatologica del menu': 
      Esprime  le   caratteristiche   e   le   proprieta'   chimiche,
chimico-fisiche e  fisiche  degli  alimenti,  prendendo  in  esame  i
singoli  fattori  nutritivi  (protidi,  glicidi,  lipidi,   vitamine,
minerali, fibre) contenuti negli alimenti. 
    Dieta ad personam ospedaliera: 
      Schema dietoterapico ospedaliero  elaborato  ad  personam,  per
soggetti con problematiche nutrizionali complesse non previste tra le
diete  standard.  Le  diete  ad  personam  vengono   prescritte   dal
nutrizionista clinico o dal medico di reparto, calcolate dai dietisti
o dai nutrizionisti ed allestite utilizzando grammature,  alimenti  e
modalita' di preparazione specifici. 
    Dieta fortificata od ad alta densita' nutrizionale ospedaliera: 
      Una dieta fortificata comporta l'aggiunta di sostanze nutritive
agli alimenti indipendentemente dal fatto che i nutrienti siano stati
originariamente presenti nel cibo. L'obiettivo e' quello  di  fornire
una dieta  che  abbia  una  maggiore  densita'  dei  nutrienti  senza
aumentare la dimensione delle  porzioni  al  fine  di  facilitare  il
mantenimento di un buono  stato  nutrizionale  e/o  di  prevenire  la
malnutrizione nei soggetti con scarso appetito o sazieta' precoce. 
    Diete standard ospedaliera: 
      Elaborato   di   schemi   dietoterapici   con   caratteristiche
bromatologiche   pre-codificate   per   patologie   sensibili    alla
dietoterapia. Tali diete contribuiscono alla terapia di una patologia
o costituiscono la terapia stessa. 
    Dietetico ospedaliero: 
      Elaborato di schemi alimentari  standardizzati  a  composizione
bromatologica nota che e' disponibile in  una  struttura  ospedaliera
per le esigenze di pazienti ricoverati  e  per  la  personalizzazione
della terapia dietetica. Il dietetico ospedaliero comprende un  menu'
base (definito  anche  vitto  comune),  diete  standard  e  diete  ad
personam. 
    Eccedenze di cucina/servizio: 
      Porzioni di pietanze prodotte  in  esubero  rispetto  a  quelle
realmente servite e che rimangono nei banchi di servizio senza essere
porzionate e quindi somministrate, o che pur essendo state porzionate
rimangono nei carrelli a caldo senza essere somministrate. 
    Eccedenze di magazzino: 
      Prodotti alimentari che, fermo  restando  il  mantenimento  dei
requisiti di igiene e sicurezza, vengono  eliminata  prima  del  loro
utilizzo nella preparazione dei pasti (a titolo esemplificativo e non
esaustivo: eccesso di acquisto rispetto alle esigenze, raggiungimento
della data di scadenza o del TMC, invenduti a causa di  errori  nella
programmazione della produzione). 
    Malnutrizione: 
      Per malnutrizione si  intende  una  condizione  di  alterazione
funzionale, strutturale e di sviluppo dell'organismo  conseguenteallo
squilibrio tra i  fabbisogni,  gli  introiti  e  l'utilizzazione  dei
nutrienti tale da comportare un eccesso di morbilita' e mortalita'  o
un'alterazione  della  qualita'  di  vita   (nuova   definizione   di
malnutrizione). 
    Malnutrizione ospedaliera: 
      Malnutrizione per difetto causata da apporti di energia e/o  di
uno o piu' nutrienti non ottimali e  al  di  sotto  delle  necessita'
dell'organismo quando queste  ultime  sono  alterate  per  specifiche
patologie ipermetaboliche  e/o  che  limitano/impediscono  del  tutto
l'assunzione di alimenti naturali. 
    Nutrizionista: 
      Laureato  con  diversa  formazione  culturale  che,  grazie   a
percorsi formativi specifici e  riconosciuti,  acquisisce  competenze
nel campo della nutrizione umana. 
    Nutrizionista clinico: 
      Medico specialista in scienza dell'alimentazione o  specialista
in branca equipollente, ma con documentata esperienza, che svolge  la
propria attivita' nelle unita' operative  (ospedaliere/universitarie)
di dietetica e nutrizione clinica, con particolare  riferimento  alla
dietoterapia ed alla nutrizione artificiale. 
    Residui nei piatti: 
      Porzioni di pietanza che rimangono non consumate nei piatti del
fruitore finale che non possono essere reimpiegati, ma  riciclati  se
raccolti in modo differenziato. 
    Second life menu': 
      Pietanza o  pasto  composto  prevalentemente  da  eccedenze  di
cucina/servizio. 
    Sfridi: 
      Prodotti  alimentari  danneggiati  accidentalmente  o  deperiti
nella fase di immagazzinamento o  scartati  durante  il  processo  di
preparazione dei pasti. 
    Vitto comune ospedaliero: 
      Piatti messi  a  disposizione  degli  utenti  nelle  situazioni
fisiologiche che si articolano in modo vario ed equilibrato,  secondo
una periodicita' definita. 
    Caregivers: 
      Chi,a  livello  familiare  o  professionale,  presta   cure   e
assistenza. Identifica la persona che si  occupa  dell'accudimento  e
della cura di chi non e' in  grado  di  provvedere  a  se  stesso  in
maniera autonoma, del tutto o in parte. 
 
                                 FAQ 
 
       Sprechi alimentari all'interno delle mense ospedaliere 
 
    D. Perche' e' di fondamentale importanza nutrire adeguatamente il
paziente ospedalizzato? 
    R. Le piu'  rappresentative  societa'  scientifiche  del  settore
hanno recentemente elaborato un  documento  (12)   che  inserisce  la
malnutrizione  proteico  calorica  (MPC)  tra  leprime  dieci   sfide
italiane per il triennio 2015-2018 e  ribadisce  che  la  MPC  e'  un
problema   clinico   ed   economico   rilevante,   purtroppo   spesso
misconosciuto. A livello europeo, la prevalenza di MCP  all'atto  del
ricovero (ossia di quella condizione di depauperamento delle  riserve
energetiche, proteiche e di altri nutrienti  dell'organismo  tale  da
compromettere lo stato di salute) oscilla tra il 20 e 60% e a livello
nazionale si assesta sul 30%. La gestione non corretta  del  paziente
ospedalizzato dal punto di vista nutrizionale  puo'  determinare  una
«malattia nella malattia». Circa il 70% dei ricoverati va incontro  a
un peggioramento dello  stato  nutrizionale  durante  i  primi  dieci
giorni di degenza (13) . Un'indagine conoscitiva,  che  si  svolge  a
cadenza annuale, dell'European Society  for  Clinical  Nutrition  and
Metabolism (ESPEN) volta a monitorare in che misura i pazienti  siano
seguiti dal punto di vista nutrizionale negli  ospedali  europei  (il
Nutrition Day), conferma che oltre il 50% dei pazienti ha, durante il
ricovero,  una  riduzione   delle   ingesta,   responsabile   di   un
peggioramento dello stato nutrizionale (14) . 
    D. Qual e' il ruolo della ristorazione ospedaliera? 
    R. Il Comitato dei Ministri della Sanita' del Consiglio  d'Europa
ha emanato nel 2002-2003, una  risoluzione  vincolante  per  i  Paesi
firmatari con l'intento  di  adottare  strategie  per  affrontare  il
problema della Malnutrizione ospedaliera: il documento identifica  il
ruolo terapeutico del cibo definendolo «strumento di cura» (15) .  La
ristorazione ospedaliera e' quindi  parte  integrante  della  terapia
clinica e l'utilizzo di alimenti ordinari per  la  prevenzione  della
malnutrizione e' economico e privo di complicanze. 
    D. Qual e' il legame tra malnutrizione ed  entita'  dello  spreco
alimentare? 
    R. Lo scopo della ristorazione ospedaliera e' fornire  pasti  che
soddisfino i fabbisogni  nutrizionali  dei  soggetti  ricoverati.  E'
evidente che i fabbisogni nutrizionali vengono soddisfatti  solamente
se il paziente consuma i pasti serviti. Il cibo buttato  perche'  non
consumato dal paziente, impatta sulla clinica e sulle possibilita' di
guarigione/riabilitazione. 
    Nel 2008 nell'Ospedale di Ginevra (Svizzera) sono stati  valutati
gli scarti dei pasti forniti a 1200 pazienti, evidenziando scarti che
rappresentavano il  27%  delle  calorie  ed  il  20%  delle  proteine
fornite. Nel 2009 nell'Ospedale San Giovanni di Torino, l'analisi  di
226 pasti forniti a 66 pazienti rilevava uno scarto medio del 36%. 
    Nel 2015 la  Rete  delle  Strutture  di  dietetica  e  nutrizione
clinica della  Regione  Piemonte  ha  promosso  un  progetto  per  la
conoscenza dell'entita' e delle cause dei residui  alimentari  in  13
ospedali della Regione. I risultati  confermano  una  percentuale  di
scarto  del  31,2%   ed   evidenziano   una   significativa   perdita
nutrizionale e conseguentemente la mancata copertura  dei  fabbisogni
calorico proteici di molti pazienti. 
    D. La misurazione dei residui nei piatti  oltre  che  con  metodi
quantitativi  (rilevazione  del  peso  e  del  costo)   puo'   essere
effettuata anche mediante valutazione semiquantitativa? 
    R. Si,  il  questionario  semiquantitativo  di  cui  al  rapporto
ISTISAN 09/42 (16) , effettuato  dai  dietisti  o  da  personale  con
specifica formazione, rappresenta uno strumento validato, di semplice
e facile utilizzo. 
    D. A chi compete la stesura del capitolato d'appalto del servizio
di ristorazione ospedaliera, considerato che esso e' parte integrante
ed indispensabile per l'organizzazione della ristorazione ospedaliera
e per garantire la «qualita'» del servizio? 
    R. Cosi' come previsto dalle Linee di indirizzo nazionale per  la
ristorazione ospedaliera ed Assistenziale 2011, edite  dal  Ministero
della salute  (17)  ,  il  capitolato  va  redatto  dal  servizio  di
economato con la stretta  collaborazione  della  Direzione  sanitaria
ospedaliera e della  U.O.  di  dietetica  e  nutrizione  clinica  che
potranno avvalersi, per le specifiche competenze, anche del SIAN. 
    D. Quale modello di rete  sarebbe  auspicabile  adottare  per  il
monitoraggio  della   «qualita'»   del   servizio   di   ristorazione
ospedaliera e per la correlata riduzione dello spreco, a tutela della
salute dei pazienti? 
    R. Sulla base delle esperienze internazionali (18)   (19)    (20)
, sarebbe importante realizzare un sistema di  «rete  integrata»  che
coinvolga: l'area socio-sanitaria (Direzioni  generali  e  sanitarie,
Direttori delle UU.OO. di degenza, operatori socio-sanitari, etc); le
ditte  di  ristorazione  (Manager,  OSA,  Dietisti,  etc);  il  terzo
settore; i  rappresentanti  dei  diritti  dei  malati.  Tale  «rete»,
utilizzando  gli  specifici  indicatori  sopra  descritti,   potrebbe
interagire in  network  con  le  istituzioni  sanitarie  nazionali  e
regionali  (Ministero  della  salute,  assessorati  regionali   della
salute, etc) per il  monitoraggio  del  macro  &  microsistema  della
ristorazione ospedaliera. 
 
       Sprechi alimentari all'interno delle mense scolastiche 
 
    D.  Come   garantire   l'adeguatezza   nutrizionale   dei   menu'
somministrati nelle ristorazioni collettive? 
    R. Riportando con chiarezza nei capitolati  d'appalto  specifiche
indicazioni  relative  alla  validazione/elaborazione  delle  tabelle
dietetiche per la  ristorazione  scolastica,  socio-assistenziale  ed
aziendale da parte dei SIAN, di quelle  ospedaliere  da  parte  delle
UU.OO. ospedaliere di Dietetica e nutrizione clinica. 
    D. Qualora  previsto  dai  capitolati  d'appalto,  quali  sono  i
criteri da seguire  per  far  si'  che  le  aziende  di  ristorazione
collettiva realizzino progetti validi ed efficaci per  la  promozione
della sana alimentazione e la riduzione degli sprechi? 
    R. E' necessario che tali  progetti  siano  aderenti  alle  Linee
Guida  del  Ministero  della  salute  e  al  Piano  nazionale   della
prevenzione e che comunque  vengano  preventivamente  valutati  dalle
istituzioni sanitarie di riferimento (Regioni, SIAN). 
    D. Quale  strumento  consente  di  recuperare  e  distribuire  in
sicurezza i pasti non consumati nella ristorazione collettiva? 
    R. Un utile strumento di lavoro e' rappresentato dai  Manuali  di
corretta prassi per il recupero pasti nella ristorazione  collettiva,
validati dal Ministero della salute, come  previsto  dal  regolamento
(CE) n. 852/2004; e' gia'  disponibile  un  primo  manuale  validato,
predisposto dalla Fondazione Banco Alimentare ONLUS e la Caritas. 
 
        Sprechi alimentari all'interno delle mense aziendali 
 
    D. Come si pianificano dei corretti acquisti di materie prime? 
    R. Occorre intervenire lungo tutta la filiera della  ristorazione
aziendale  partendo  da  una  attenta  pianificazione  dei  pasti   e
approvvigionamento  delle  corrette  quantita'   di   materie   prime
necessarie giornalmente. 
    D. Cosa si intende per sistema di supporto decisionale? 
    R. Il  sistema  di  supporto  decisionale  e'  costituito  da  un
software o un'application che serve a programmare  in  modo  corretto
gli acquisti delle  materie  prime,  tenendo  conto  non  solo  della
statistica dei dati di consumo e delle preferenze dell'utente finale,
ma anche di informazioni esterne (come  per  esempio  il  meteo,  gli
scioperi, eventi  aziendali,  feedback/monitoraggio  da  parte  degli
utenti, ecc.). 
    D. Cosa sono i «second life menu»? 
    R. Sono dei menu composti da cibi  facilmente  riutilizzabili  in
altri piatti qualora non consumati. 
Hanno collaborato alla stesura del documento: 
    Elena Alonzo, Maria Luisa Amerio,  Roberto  Copparoni,  Francesco
Leonardi, Luca Falasconi,  Andrea  Pezzana,  Carlo  Alberto  Pratesi,
Giuseppe Plutino, Giuseppe Ruocco,Andrea Segre', Mario Veneziani. 

(1) Food waste in European healthcare settings - Fealth care  Without
    Harm - ottobre 2016 

(2) V. Monier, V. Escalon, and C.  O'Connor,  «Preparatory  Study  On
    Food Waste Across EU 27,» 2010. 

(3) K. L. Thyberg and D. J. Tonjes, «Drivers of food waste and  their
    implications  for  sustainable   policy   development,»   Resour.
    Conserv. Recycl., vol. 106, pp. 110-123, Jan. 2016. 

(4) Indagine Oricon 2015 

(5) Proposta di Risoluzione del Parlamento Europeo su come evitare lo
    spreco di alimenti: strategie per migliorare  l'efficienza  della
    catena alimentare nell'UE (2011/2175(INI)).  Risoluzione  del  19
    gennaio 2012. Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale.
    Belgio:
    http://ec.europa.eu/environment/eussd/pdf/bio_foodwaste_report.pd
    f 

(6) Dichiarazione di Parma su Ambiente  e  Salute  OMS  EUR/55934/5.2
    Rev.2. 11 marzo 2010 

(7) Global Initiative on Food Loss  and  Waste  Reduction.  Food  and
    Agriculture Organization of the United Nations (FAO), 2015 

(8) Elaborazione Oricon: Gira Food Service «I dati di mercato 2013». 

(9) Hiesmayr M, Schindler K, Pernicka E, Schuh  C,  Schoeniger-Hekele
    A, Bauer P, Laviano A,  Lovell  AD,  Mouhieddine  M,  Schuetz  T,
    Schneider SM, Singer P, Pichard C, Howard P, Jonkers C, Grecu  I,
    Ljungqvist O; NutritionDay Audit Team. Decreased food intake is a
    risk  factor  for  mortality  in   hospitalised   patients:   the
    NutritionDay survey 2006, Clin Nutr.2009 Oct;28(5):484-91 

(10) Audizione Oricon 10 maggio 2017. 

(11) Indicatori di percorso/processo (permettono di verificare  se  e
     in  quale   misura   le   attivita'   programmate   sono   state
     effettivamente realizzate); indicatori di attivita' o di  output
     (permettono di verificare se e  in  quale  misura  le  attivita'
     programmate hanno prodotto i risultati  attesi);  indicatori  di
     esito o outcome (consentono di valutare se  e  in  quale  misura
     l'insieme   dei   risultati   ottenuti   abbiano   prodotto   il
     raggiungimento degli  obiettivi)  (1);  Si  specifica  che  tali
     indicatori non vanno rilevati per i degenti in NA totale. 

(12) Manifesto delle criticita' in Nutrizione clinica  e  preventiva.
     Le prime dieci sfide  italiane  (2015-2018).  Recenti  Prog  Med
     2015;106(6 Suppl 1):5S-31. 

(13) Szczygiel B. Hospital malnutrition in patients  hospitalized  in
     Europe and in Poland. Pol J Food Nutr Sci 2006;15/56:43-6. 

(14) Hiesmayr M, Schindler K,  Pernicka  E  et  al.,  Decreased  food
     intake is a risk factor for mortality in hospitalized  patients:
     The Nutrition Day survey 2006. Clin Nutr 2009;28: 484-491). 

(15) Committee of Ministers. Resolution RES AP  (2003)  on  Food  and
     Nutritional Care in Hospitals. Strasbourg:  Council  of  Europe;
     2003. 

(16) http://www.iss.it/binary/publ/cont/0942WEB.pdf          Istituto
     Superiore di Sanita'. Cartella  clinica  nutrizionale:  gestione
     della nutrizione del paziente in ospedale  e  prevenzione  delle
     infezioni  ad  essa  correlate.  Appendice  B   -   Questionario
     semiquantitativo per la stima degli scarti alimentari. 2009,  49
     p. Rapporti ISTISAN 09/42. 

(17) Linee di Indirizzo Nazionale per la Ristorazione Ospedaliera  ed
     Assistenziale. Ministero della Salute, 2011. 

(18) Proposta di Risoluzione del Parlamento europeo su  come  evitare
     lo spreco di alimenti:  strategie  per  migliorare  l'efficienza
     della catena alimentare  nell'UE  (2011/2175(INI)).  Risoluzione
     del 19 gennaio 2012. Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo
     rurale. 

(19) Parere della Commissione per l'ambiente, la sanita'  pubblica  e
     la                     sicurezza                      alimentare
     http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=//EP//TEXT+
     REPORT+A7- 2011-0430+0+DOC+XML+V0//IT 

(20)  Global Initiative on Food Loss and Waste  Reduction.  Food  and
     Agriculture Organization of the United Nations (FAO), 2015.