(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Crucoli (Crotone), i cui organi elettivi sono  stati
rinnovati nelle consultazioni  amministrative  del  25  maggio  2014,
presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'  organizzata
che  compromettono  la  libera   determinazione   e   l'imparzialita'
dell'amministrazione nonche' il buon andamento  ed  il  funzionamento
dei servizi con  grave  pregiudizio  dell'ordine  e  della  sicurezza
pubblica. 
    Con ordinanza del 28 dicembre 2017 il  giudice  per  le  indagini
preliminari  di  Catanzaro  ha  disposto  l'applicazione  di   misure
coercitive nei confronti  di  due  amministratori  comunali  entrambi
inquisiti per il reato di cui agli articoli  110  c.p.,  12-quinquies
del decreto-legge n. 306/1992 e 7 del decreto-legge n. 152/1991. 
    In  relazione  a  tali  vicende  ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie  nell'amministrazione  comunale,  il  prefetto  di
Crotone, con decreto del 18 gennaio 2018, successivamente  prorogato,
ha disposto l'accesso presso il suddetto comune, ai  sensi  dell'art.
143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli
accertamenti di rito. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie   conclusioni   sulle   cui
risultanze il prefetto di Crotone, sentito nella seduta del 26 luglio
2018 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato  con  la  partecipazione  del  procuratore  aggiunto  della
Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia  di  Catanzaro,
ha inviato l'allegata relazione,  che  costituisce  parte  integrante
della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di
concreti, univoci e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  ed
indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata
di  tipo  mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli   stessi,
riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure
di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi. 
    Il Comune di  Crucoli,  di  ridotte  dimensioni  demografiche  e'
collocato sulla fascia ionica ed insiste in un contesto  territoriale
caratterizzato  dalla  presenza  di  organizzazioni   criminali   che
controllano sia le economie private, attraverso il  meccanismo  delle
estorsioni, che quelle pubbliche insinuandosi, direttamente o tramite
prestanome, nel sistema degli affidamenti. 
    La relazione della commissione d'indagine pone il rilievo che  in
occasione  delle  elezioni  amministrative  del  maggio  2014   nelle
immediate vicinanze del seggio  sostavano,  oltre  ai  due  candidati
sindaco anche alcuni elementi di spicco della locale consorteria che,
come riportato in rapporti informativi, svolgevano un ruolo attivo di
ricerca del consenso, circostanze  che  inducevano  i  rappresentanti
delle  forze  dell'ordine  a  disciplinare  gli  accessi  ai   plessi
elettorali. 
    L'indagine ispettiva  ha  rilevato  una  sostanziale  continuita'
amministrativa - atteso che buona parte degli  amministratori  eletti
nel 2014  ha  fatto  parte,  con  incarichi  diversi,  di  precedenti
consiliature - riscontrando forti legami tra  taluni  amministratori,
alcuni dei quali gravati da pregiudizi di natura penale e di polizia,
ed esponenti di ambienti controindicati. 
    L'organo  ispettivo,  avvalendosi  delle  risultanze  giudiziarie
evidenzia il ruolo svolto dai menzionati  amministratori  destinatari
dell'ordinanza cautelare nell'assetto amministrativo di una  societa'
- avente ad oggetto la ricerca, progettazione  e  commercializzazione
di materiale plastico - della quale  ciascuno  dei  due  detiene  una
quota pari al 5%. A tale riguardo viene  posto  in  rilievo  come  la
'ndrangheta, per il  tramite  della  fedele  collaborazione  dei  due
amministratori, consapevoli ed acquiescenti della  presenza  di  soci
occulti nella gestione  della  societa',  intendesse  controllare  il
lucroso settore della plastica attraverso l'affermazione di un regime
di monopolio compulsando tutte le imprese preposte alla raccolta  dei
rifiuti nella zona. 
    La relazione del prefetto si sofferma sulla figura  di  un  altro
amministratore comunale titolare, in forza di decreto  sindacale,  di
funzioni gestionali in materia  di  urbanistica,  ambiente,  servizio
raccolta e smaltimento rifiuti, evidenziando l'incisivo ruolo  svolto
dallo stesso all'interno della  sopra  menzionata  societa'  -  della
quale e' legale rappresentante la figlia - e l'esistenza di interessi
economici tra il citato amministratore ed un imprenditore suo  affine
operante  nel  ciclo  dei  rifiuti  plastici  e  destinatario   della
menzionata ordinanza cautelare. 
    Elementi univoci che delineano il  quadro  di  un'amministrazione
pervicacemente  gestita  nel  mancato  rispetto  del   principio   di
legalita'  sono  inoltre  emersi  dall'analisi  delle  procedure   di
affidamento dei lavori e servizi pubblici, dalle verifiche sugli atti
di gestione dei beni del patrimonio comunale nonche' dall'esame delle
concessioni demaniali. 
    La relazione del prefetto rileva che nel sistema degli appalti di
lavori e forniture si e'  riscontrato  che  numerosi  affidamenti  di
lavori, assegnati in favore di societa'  formalmente  aggiudicatarie,
sono stati di fatto eseguiti da imprese destinatarie di  interdittive
antimafia o comunque riconducibili ad ambienti  criminali.  Peraltro,
relativamente a lavori o forniture al  di  sotto  della  soglia,  che
impone l'obbligo di acquisire la certificazione antimafia, e'  emerso
che  sono  state  disposte  aggiudicazioni  in  favore   di   imprese
destinatarie di interdittiva. 
    Emblematica e' la vicenda dei lavori di  riqualificazione  di  un
tratto del lungomare affidati, all'esito di  una  gara  pubblica,  in
relazione  ai  quali  e'  stata  riscontrata,  sin  dalle   fasi   di
allestimento del cantiere, la  presenza  di  maestranze  e  mezzi  di
proprieta' non dell'azienda  aggiudicataria  ma  di  due  imprese  di
costruzione  locali,  una  delle  quali  e'  risultata  positiva   ai
controlli antimafia e l'altra e' riconducibile agli  stessi  titolari
di  altra  impresa  interessata  da  provvedimento  interdittivo  del
prefetto di Cosenza del febbraio 2016. 
    Anche la verifica dei relativi mandati di pagamento ha  posto  in
rilievo la pervicacia dell'ente ad operare in violazione dei principi
di legalita' e la sussistenza di  cointeressenze  tra  amministratori
locali ed esponenti della  criminalita'  organizzata.  I  mandati  di
pagamento sono stati emessi infatti non in favore  delle  due  citate
ditte sub  appaltatrici  ma  in  favore  di  altra  azienda  comunque
riconducibile allo stesso nucleo familiare del titolare  della  ditta
che ha eseguito le opere  in  sub  appalto  nonche'  a  beneficio  di
un'altra societa' riferibile ad un amministratore  comunale  che,  in
quanto titolare di competenze gestionali su delega  del  sindaco,  ha
sottoscritto le determine relative all'appalto in questione. 
    Le indagini ispettive hanno  inoltre  evidenziato  che  l'azienda
riconducibile  al  citato  amministratore  comunale,  che  opera  nel
settore delle forniture di  materiale  da  costruzione,  ha  ottenuto
dall'ente, sulla base di un consolidato meccanismo di gestione  della
spesa pubblica, numerose commesse per la fornitura  di  materiali  da
costruzione e di facile consumo i cui importi sono  stati  liquidati,
nella maggior parte dei casi, con determine a firma del sindaco e  di
un altro amministratore  comunale,  responsabile  della  gestione  di
alcuni settori dell'ente. 
    Fonti tecniche di prova documentano altresi'  che  il  menzionato
amministratore era presente,  unitamente  ad  altri  esponenti  della
locale   cosca   criminale,   ai   festeggiamenti   organizzati    in
un'abitazione privata per  una  persona  riconducibile  anch'essa  ad
ambienti criminali e considerata finanziatrice di progetti criminosi. 
    La relazione del prefetto effettua inoltre una  compiuta  analisi
di diverse procedure di assegnazione di lavori  aggiudicati  a  ditte
riconducibili ad  esponenti  della  criminalita'  organizzata,  tutte
connotate da assenza dei dovuti controlli. 
    E' in tal senso emblematico che l'amministrazione comunale, negli
anni 2015-2016, ha disposto numerosi affidamenti di lavori in  favore
di quella  ditta  destinataria  del  provvedimento  interdittivo  del
prefetto di Cosenza il cui nucleo  familiare  e'  proprietario  della
societa'  che,  senza  alcuna  autorizzazione,   ha   effettuato   in
subappalto le menzionate opere di riqualificazione di un  tratto  del
lungomare. Le  indagini  ispettive  hanno  peraltro  evidenziato  che
l'ente ha  disposto  i  citati  affidamenti  nonostante  alcuni  beni
immobili, riconducibili al suddetto  nucleo  familiare,  siano  stati
oggetto di confisca da parte dell'autorita' giudiziaria ed  assegnati
al comune per essere destinati a finalita' sociali. 
    Ulteriori aspetti  che  delineano  uno  sviamento  dell'attivita'
amministrativa dai principi di buon andamento  e  legalita'  emergono
anche  dall'esame  dell'autorizzazione  al  sub   ingresso   in   una
concessione   demaniale,   rilasciata   da   uno    dei    menzionati
amministratori destinatari della citata misura cautelare,  in  favore
di persona - coniuge di un noto esponente della  locale  famiglia  di
'nrangheta,  anch'egli  destinatario  di  provvedimento   restrittivo
nell'ambito della predetta  indagine  giudiziaria  -  interessata  da
procedimento  penale  per  il  reato  di  truffa  aggravata  per   il
perseguimento di  erogazioni  pubbliche  conclusosi  con  decreto  di
archiviazione per prescrizione. 
    E'  evidente  come  il  rilascio  di  concessioni  comunali,   in
violazione dei principi della legalita'  e  con  benefici  diretti  o
indiretti per le locali consorterie, assume anche un valore altamente
simbolico   in    quella    realta'    territoriale,    traducendosi,
inevitabilmente, in una consacrazione ufficiale del metodo mafioso al
cospetto della collettivita'. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Crucoli  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Crucoli
(Crotone), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 16 ottobre 2018 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini