(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di San Cataldo (Caltanissetta), i cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 25 maggio
2014,  presenta  forme  d'ingerenza  da  parte   della   criminalita'
organizzata,   che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento  dei  servizi,  con  grave  pregiudizio  per  lo  stato
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    Il 9 luglio 2018, a conclusione di  un'articolata  operazione  di
polizia giudiziaria denominata «Pandora», e' stata data esecuzione ad
un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il
Tribunale  di  Caltanissetta,   applicativa   di   misure   cautelari
restrittive della liberta' personale nei confronti di sedici  persone
ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di  associazione  di
tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso,  corruzione  e
turbata liberta' degli incanti. 
    Gli accertamenti esperiti dagli  organi  inquirenti  hanno  fatto
emergere  come  le  organizzazioni  criminali  localmente   dominanti
abbiano esteso la propria ingerenza negli  appalti  pubblici  ed,  in
particolare, nel lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti solidi
urbani, delineando il ruolo svolto da taluni  elementi  dell'apparato
burocratico dell'ente e da un ex funzionario  comunale  nominato  dal
sindaco - dopo il suo collocamento in quiescenza a  febbraio  2017  -
consulente esterno dell'Ufficio tecnico. 
    Segnatamente, sulla scorta  dell'impianto  accusatorio  contenuto
nel  richiamato   provvedimento   giudiziario,   dietro   la   scelta
dell'affidamento diretto di  taluni  servizi  e  lavori  comunali  vi
sarebbero  state  non  gia'  reali  ragioni  di  urgenza  bensi'  una
«programmata volonta'» di avvantaggiare le imprese affidatarie con il
conseguimento di utilita' da  parte  di  dipendenti  infedeli,  anche
mediante la stipula di subcontratti con ditte  riconducibili  a  loro
familiari. 
    A seguito delle descritte, gravi vicende e delle risultanze di un
attento monitoraggio svolto nei confronti dell'istituzione locale, il
prefetto di Caltanissetta,  con  decreto  del  7  novembre  2018,  ha
disposto l'accesso presso il  comune,  ai  sensi  dell'art.  143  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine delle indagini, la commissione incaricata dell'accesso
ha depositato le proprie  conclusioni,  alla  luce  delle  quali,  il
prefetto, sentito nella seduta  del  14  febbraio  2019  il  comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato  con  la
partecipazione del procuratore della Repubblica presso  la  direzione
distrettuale antimafia di Caltanissetta  -  ha  trasmesso  l'allegata
relazione in  pari  data,  che  costituisce  parte  integrante  della
presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di  concreti,
univoci e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  e  indiretti
degli amministratori locali con  la  criminalita'  organizzata  e  su
forme di condizionamento  degli  stessi,  riscontrando,  pertanto,  i
presupposti per l'applicazione del citato art. 143. 
    Il Comune di San Cataldo - noto per le antiche  «solfare»  e  per
gli altri giacimenti minerari ad oggi in gran parte dismessi - e'  un
importante  centro  agricolo  e  commerciale   ed   ha   recentemente
conosciuto  una  notevole  espansione  demografica   a   seguito   di
consistenti fenomeni migratori dal vicino capoluogo di provincia. 
    Su quel territorio e' stata giudizialmente accertata la  radicata
presenza  di  una  potente  cellula  dell'organizzazione   malavitosa
tradizionalmente denominata «cosa nostra», dotata  di  un  raggio  di
azione che investe ampie zone del nisseno e le cui dinamiche  interne
sono state messe in luce  sia  da  pregresse  operazioni  di  polizia
giudiziarie  sia  dalle  recenti  indagini  coordinate  dalla  locale
direzione  distrettuale  antimafia  e  sfociate  nell'adozione  della
summenzionata ordinanza cautelare. 
    In tale contesto, riferisce il prefetto che l'organo  di  vertice
dell'attuale compagine di governo del comune - la cui candidatura, in
occasione delle  consultazioni  amministrative  del  2014,  e'  stata
appoggiata da liste di  candidati  in  cui  figuravano  due  soggetti
legati da stretti vincoli familiari a noti capiclan - sin dalla  fine
degli anni '90 ha rivestito la carica di consigliere comunale di  San
Cataldo,  assumendo  anche  il  ruolo   di   presidente   dell'organo
consiliare dopo essere stato eletto a novembre 1997 e fino  a  giugno
2001. 
    In  ordine  all'attivita'   gestionale   dell'ente   sono   state
riscontrate, in sede di accesso, diffuse  irregolarita'  ed  anomalie
aggravate  da  una  generalizzata  inerzia  in   settori   nevralgici
dell'amministrazione, le  quali  -  unitamente  alla  fitta  rete  di
rapporti  clientelari  delineata  negli   atti   della   magistratura
inquirente - si sono rivelate  funzionali  agli  interessi  economici
delle cosche territorialmente egemoni. 
    Al  riguardo,  la  commissione   di   indagine   stigmatizza   le
innumerevoli ordinanze contingibili ed  urgenti,  adottate  ai  sensi
dell'art. 191 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con  cui
il primo cittadino - a far data da  giugno  2014  -  ha  disposto  la
proroga dell'affidamento del servizio di  raccolta  e  trasporto  dei
rifiuti solidi urbani in  favore  di  un'associazione  temporanea  di
imprese costituita da due societa' destinatarie, a settembre 2018, di
certificati  interdittivi  antimafia  emessi  dalla   prefettura   di
Caltanissetta. 
    Piu' nel dettaglio, il prefetto pone in rilievo i pregiudizievoli
collegamenti tra le consorterie sancataldesi  e  l'amministratore  di
una delle imprese in  questione,  evidenziando  altresi'  le  manovre
poste in essere dal  sopra  citato  consulente  esterno  dell'Ufficio
tecnico  comunale  e  da  uno  dei  dipendenti  dell'ente   coinvolti
nell'operazione «Pandora» al fine  di  pilotare,  a  vantaggio  della
predetta  impresa,  la  procedura  ad  evidenza  pubblica  indetta  a
dicembre 2014 per l'aggiudicazione del servizio di igiene urbana. 
    Le risultanze investigative hanno inoltre messo in luce che tra i
dipendenti  dell'altra  societa'  facente  parte   della   menzionata
associazione temporanea di  imprese,  ripetutamente  affidataria  del
servizio  di  raccolta  e  trasporto  rifiuti,   figuravano   diversi
esponenti dei sodalizi radicati nel territorio. 
    La medesima societa' e' poi risultata reiteratamente affidataria,
da settembre 2011  a  dicembre  2015,  del  servizio  di  tumulazione
cimiteriale a seguito di proroghe di cottimi  fiduciari  disposte  in
violazione dei principi di  imparzialita'  e  di  libera  concorrenza
atteso  che,  come  evidenziato  dalla   commissione   di   indagine,
l'amministrazione   comunale   ben    avrebbe    potuto    provvedere
tempestivamente all'aggiudicazione del servizio  per  il  tramite  di
procedure aperte alla partecipazione di altre  imprese  eventualmente
interessate. Assume peraltro valore emblematico la circostanza che un
dipendente della societa' in argomento - destinatario  dell'ordinanza
applicativa di misure  restrittive  personali  da  cui  e'  scaturito
l'accesso - ha continuato ad occuparsi dei  servizi  cimiteriali  pur
dopo che l'ente, a far data da gennaio 2017,  aveva  provveduto  alla
loro internalizzazione. 
    Altra vicenda sintomatica della  permeabilita'  del  comune  alle
illegittime ingerenze delle associazioni di tipo  mafioso  e'  quella
relativa al servizio  di  trasporto  funebre  per  persone  indigenti
affidato, ad aprile dello scorso anno, ad un'impresa gia'  sottoposta
a confisca ed in stato di amministrazione giudiziaria fin  da  giugno
2011. Le verifiche esperite dall'organo ispettivo  hanno  evidenziato
che per l'espletamento del  servizio  in  parola,  in  esito  ad  una
procedura negoziata senza bando di gara indetta ai sensi dell'art. 63
del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50,  l'ente  ha  stipulato
una convenzione con il rappresentante legale della predetta impresa -
stretto parente di un personaggio di primo piano  della  criminalita'
organizzata locale  -  in  assenza  della  prescritta  autorizzazione
dell'amministratore giudiziario. 
    Con riferimento, poi, al settore dell'edilizia popolare e'  stata
rilevata la grave inerzia dell'organo di vertice della  compagine  di
governo del comune che ha omesso di dare seguito a  ventuno  proposte
di  ordinanze  di  demolizione,  adottate  dal   competente   ufficio
dell'ente, nei confronti di altrettanti occupanti abusivi di  alloggi
popolari, tra cui  figurano  un  esponente  di  ambienti  malavitosi,
destinatario  del  piu'  volte  citato  provvedimento  cautelare,   e
numerosi soggetti con pregiudizi di natura penale. In  proposito,  il
prefetto  segnala  inoltre  che  l'amministrazione  comunale  non  ha
intrapreso alcuna iniziativa per il recupero dei canoni di  locazione
da parte di numerosi assegnatari degli alloggi di edilizia  popolare,
rimasti inadempienti  pur  dopo  aver  beneficiato  di  un  piano  di
rateizzazione concordato con il comune nel 2015. 
    Infine,   sul   piano   economico-finanziario    le    risultanze
dell'accesso hanno disvelato una  situazione  gravemente  deficitaria
che ha determinato il dissesto dell'ente - deliberato  dal  consiglio
comunale a gennaio 2019 ex art. 244 del decreto  legislativo  n.  267
del 2000 - e sulla quale hanno pesantemente inciso sia i ritardi e le
inefficienze nell'attivita' di riscossione delle entrate comunali sia
la scarsa  incisivita'  dell'azione  di  contrasto  dei  fenomeni  di
evasione  tributaria.  In  particolare,  sono  emerse  le   posizioni
debitorie sia di alcuni amministratori e dipendenti del comune sia di
esponenti delle cosche radicate nel territorio o di loro familiari. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti  nell'amministrazione   comunale   di   San   Cataldo
(Caltanissetta),  volti  a  perseguire   fini   diversi   da   quelli
istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e  la  perdita  di
credibilita' dell'istituzione locale, nonche'  il  pregiudizio  degli
interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello
Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di  San  Cataldo
(Caltanissetta) ai sensi dell'art. 143  del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale  si  rende  necessario  che  la   durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 26 marzo 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini