(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Cerignola (Foggia), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati nelle consultazioni  amministrative  del  31  maggio  2015,
presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'  organizzata
che compromettono la libera determinazione  e  l'imparzialita'  degli
organi  elettivi,  il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed   il
funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per  l'ordine  e  la
sicurezza pubblica. 
    All'esito di  verifiche  svolte  dalle  forze  dell'ordine  sugli
amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico, che
hanno    evidenziato    possibili    forme     di     condizionamento
dell'amministrazione locale da parte della criminalita'  organizzata,
il prefetto di Foggia, con decreto del 7 gennaio 2019 successivamente
prorogato, ha disposto,  per  gli  accertamenti  di  rito,  l'accesso
presso il suddetto comune  ai  sensi  dell'art.  143,  comma  2,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Foggia, sentito nella seduta del 19  luglio
2019 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato con la partecipazione del procuratore capo della  direzione
distrettuale antimafia di Bari e del procuratore della Repubblica  di
Foggia, ha trasmesso  l'allegata  relazione,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  delle
misure di cui al citato art. 143 del decreto  legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi. 
    Il Comune di Cerignola, importante centro  urbano  collocato  nel
vasto territorio del Tavoliere delle Puglie, risente  della  presenza
di un'associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata  alla
commissione di una pluralita' di delitti, come accertato  nell'ambito
del c.d. processo «Cartagine». La realta' criminale  di  Cerignola  -
come  riportato  nella  relazione   della   direzione   investigativa
antimafia secondo semestre 2017 - si presenta  solida  e  strutturata
imponendosi sul territorio con un consistente numero di  affiliati  e
con un'ingente disponibilita' di armi attraverso  i  quali  riesce  a
diversificare  le  attivita'  illecite  da  cui  attingere   risorse,
opportunamente schermate, secondo una logica sempre piu' affaristica,
flessibile e proiettata verso obiettivi di agevole realizzazione. 
    Le indagini ispettive hanno posto in rilievo l'esistenza  di  una
complessa rete  di  amicizie,  frequentazioni  e  cointeressenze  tra
amministratori  comunali,  dipendenti  dell'ente  locale  e  soggetti
appartenenti o  contigui  a  famiglie  malavitose  evidenziando  come
queste ultime  abbiano  beneficiato  di  favor  nell'acquisizione  di
pubbliche commesse,  negli  affidamenti  del  patrimonio  comunale  o
nell'esercizio di attivita' commerciali. 
    La relazione prefettizia si sofferma in particolare sulla  figura
del sindaco ponendo in rilievo gli assidui  rapporti  che  legano  il
primo cittadino ad esponenti di rilievo della locale criminalita'. 
    Viene al riguardo  evidenziata  la  vicenda  delle  nozze  di  un
pluripregiudicato, celebrate dal sindaco che ha anche partecipato  al
ricevimento nuziale - ove erano  presenti  numerosi  esponenti  della
locale criminalita', alcuni dei  quali  condannati  anche  per  reati
associativi  -  pubblicando  sui  social  network   alcune   immagini
dell'evento. 
    E' inoltre emblematico l'episodio occorso  durante  un'operazione
interforze per il  contrasto  all'abusivismo  commerciale  nel  corso
della quale il  primo  cittadino  interveniva  in  favore  di  alcuni
pregiudicati, elementi di spicco della locale  criminalita',  gestori
di postazioni abusive, chiedendo agli operatori di  polizia  presenti
sul posto ed al dirigente del locale commissariato di soprassedere. 
    La  relazione  della  commissione  d'indagine  pone  altresi'  in
rilievo  che  numerosi  componenti   della   compagine   elettiva   e
dell'apparato burocratico sono interessati da precedenti penali e  di
polizia anche per reati associativi ed hanno  frequentazioni  o  sono
riconducibili, a vario titolo, ad ambienti criminali. 
    Il rispetto dei principi di legalita' e  buon  andamento  avrebbe
dovuto  suggerire  a  coloro   che   rivestono   cariche   pubbliche,
soprattutto per quanto attiene alla sfera relazionale,  di  porre  in
essere una effettiva presa di  distanza  da  esponenti  delle  locali
organizzazioni malavitose. 
    Le   risultanze   dell'accesso   ispettivo   hanno    evidenziato
un'illegittima  ed   anomala   commistione   nella   gestione   degli
affidamenti di  lavori  pubblici,  con  un'indebita  ingerenza  degli
organi  politici  sull'operato  della  struttura  amministrativa,  in
contrasto con il principio di separazione dei poteri di  indirizzo  e
programmazione, propri degli organi politici,  da  quelli  gestionali
dell'apparato dirigente. 
    L'organo  ispettivo  pone  in   rilievo   che   l'amministrazione
comunale, per l'affidamento di servizi e lavori  pubblici,  ha  fatto
ripetutamente  ricorso  al  modello  dell'offerta  unica,  attraverso
procedure   caratterizzate   da   anomalie   e   irregolarita'    con
aggiudicazioni in favore di imprese riconducibili  alla  criminalita'
organizzata. 
    Significativa in tal  senso  si  e'  rivelata  la  procedura  per
l'affidamento del servizio di manutenzione del verde  cittadino  alla
quale avevano partecipato due imprese. A seguito  dell'esclusione  di
una delle due ditte,  in  quanto  dalla  busta  contenente  l'offerta
traspariva l'importo, la gara veniva aggiudicata  all'altra  societa'
che,   senza   alcuna   spiegazione,   rinunciava    all'affidamento.
L'amministrazione  comunale  a  seguito  di  cio',  come   ampiamente
descritto nella relazione della commissione d'indagine, provvedeva in
via diretta e senza far valere il principio della rotazione  previsto
dall'art. 36 del codice degli appalti, ad affidare il  servizio  alla
societa' inizialmente esclusa. 
    La relazione del  prefetto  pone  in  rilievo  che  l'impresa  in
argomento e' stata costituita solo dieci giorni prima della  scadenza
della gara e  che  sebbene  il  bando  prevedesse  l'affidamento  del
servizio per la durata di due mesi sono  stati  in  seguito  disposti
numerosi rinnovi realizzando in tal modo frazionamenti di quello che,
invero, avrebbe dovuto  essere  un  unico  affidamento,  eludendo  la
«soglia» di valore prevista dalla vigente normativa per la  quale  e'
obbligatorio richiedere le informazioni antimafia. 
    Rileva al riguardo cha la  menzionata  societa',  destinataria  a
giugno 2019 di provvedimento interdittivo antimafia, e' riconducibile
ad  una  famiglia  i  cui  componenti,  titolari  di  altra  societa'
anch'essa destinataria di interdittiva antimafia, sono  esponenti  di
spicco della locale organizzazione criminale. 
    E' altresi' emblematico che il  primo  cittadino  abbia  espresso
parole di condanna nei confronti della prefettura che  ha  emesso  la
citata interdittiva ed inoltre, con ordinanza  sindacale  del  luglio
2019, ha addirittura incaricato la stessa azienda di rimuovere alcuni
alberi pericolanti in  palese  violazione  dell'art.  94  del  codice
antimafia  che  prevede  la  risoluzione,  da  parte  della  stazione
appaltante, dei rapporti contrattuali in itinere in caso di  adozione
di informazione interdittiva. 
    L'articolato intreccio di rapporti e cointeressenze tra esponenti
della locale criminalita' organizzata ed amministratori  comunali  e'
emerso altresi', come posto in rilievo dalla commissione  d'indagine,
dall'analisi  della  procedura  per  l'affidamento  del  servizio  di
manutenzione e custodia della villa comunale  con  annesso  punto  di
ristoro. 
    Il predetto affidamento,  all'esito  di  una  procedura  di  gara
aperta - indetta previa revoca  di  un'altra  procedura  -  e'  stato
assegnato a maggio 2016 ad una  societa'  costituita  solo  due  mesi
prima con avvio dell'attivita' d'impresa a giugno 2016. I soci e  gli
amministratori della menzionata societa',  che  a  novembre  2017  e'
stata anch'essa destinataria di informazione interdittiva  antimafia,
appartengono ad una locale famiglia mafiosa  e  sono,  nel  contempo,
stretti parenti di un amministratore comunale. 
    Ulteriori elementi che attestano una  gestione  dell'ente  avulsa
dal rispetto dei principi di legalita' sono emersi dall'analisi della
procedura per l'affidamento dei lavori di  ampliamento  del  cimitero
comunale aggiudicati nel 2015 ad una societa' per un importo di oltre
15 milioni di euro, alla quale e'  successivamente  subentrata  altra
impresa costituita a marzo 2016, a sua  volta  partecipata  da  altra
societa' per la quale e'  emerso  che  l'amministratore  ed  uno  dei
dipendenti  annoverano   pregiudizi   di   natura   penale   e   sono
riconducibili ad ambienti controindicati mentre un altro socio e'  il
coniuge di un  dirigente  apicale  dell'amministrazione  comunale.  I
lavori in argomento sono stati poi subappaltati ad altra societa'  il
cui socio e' anch'egli gravato da pregiudizi di polizia e legato alla
locale criminalita' organizzata. 
    La commissione d'indagine ha inoltre analizzato l'attivita' dello
sportello  unico  attivita'  produttive   (SUAP)   soffermandosi   in
particolare, sugli aspetti inerenti la gestione amministrativa  degli
esercizi  pubblici  operanti  sul  territorio  comunale  riscontrando
omissioni nonche' ripetute e gravi irregolarita'. 
    Al riguardo nella relazione del prefetto viene evidenziato che in
favore dei gestori di taluni locali - alcuni dei  quali  affiliati  o
comunque soggetti riconducibili alla locale organizzazione  criminale
- sono state rilasciate autorizzazioni permanenti all'occupazione  di
suolo pubblico, in palese contrasto con il regolamento  comunale  che
prevede per tale tipo di concessioni una  durata  massima  di  cinque
anni. Inoltre in taluni casi sui marciapiedi e sugli spazi antistanti
i locali commerciali sono state realizzate  strutture  permanenti  di
notevoli dimensioni in assenza di qualsivoglia  titolo  autorizzativo
da parte del comune. 
    Ulteriore elemento che attesta l'esistenza delle gia' evidenziate
frequentazioni  e  cointeressenze  tra  amministratori  comunali   ed
esponenti  della  criminalita'  organizzata  e'  rappresentata  dalla
circostanza che il primo cittadino ed un assessore hanno  presenziato
all'inaugurazione di uno dei suddetti locali  gestito  da  componenti
della famiglia criminale egemone. 
    La commissione d'indagine  ha  inoltre  svolto  accertamenti  sul
patrimonio immobiliare comunale dai quali e' emerso che molti alloggi
di  edilizia  popolare  sono  occupati  da  soggetti  appartenenti  o
riconducibili a compagini mafiose e, in  buona  parte  dei  casi,  in
assenza di valido titolo e della corresponsione del canone;  peraltro
l'amministrazione comunale, ad oggi, non ha posto in essere, a tutela
dell'interesse   pubblico   qualsivoglia   iniziativa   di   recupero
dell'evasione e di regolarizzazione delle posizioni illegittime. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Cerignola,  volti  a
perseguire  fini  diversi  da   quelli   istituzionali,   che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del  consiglio  comunale  di  Cerignola
(Foggia), ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 9 ottobre 2019 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese