(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Carmiano (Lecce), i cui organi elettivi sono  stati
rinnovati nelle consultazioni amministrative del 31 maggio 2015, sono
state riscontrate forme di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita' degli organi elettivi, nonche' il buon  andamento  ed
il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per l'ordine e la
sicurezza pubblica. 
    All'esito di  un'operazione  di  polizia  giudiziaria  denominata
«Cerchio», condotta dalla  sezione  anticrimine  dei  carabinieri  di
Lecce  e  dal  Comando  compagnia  Carabinieri  di  Campi  Salentina,
coordinata dalla locale direzione distrettuale antimafia, la  procura
della Repubblica di Lecce ha emesso, in  data  11  luglio  2018,  una
richiesta di rinvio a  giudizio  nei  confronti  di  dieci  imputati,
alcuni di questi gia' condannati per associazione  di  tipo  mafioso.
Tra i destinatari della menzionata richiesta  di  rinvio  a  giudizio
figura anche il sindaco del Comune di Carmiano, per i  reati  di  cui
agli articoli 110, 610 del codice penale e  7  del  decreto-legge  n.
152/1991, 56-317 del codice penale, 110, 56-629, 2° comma del  codice
penale. 
    Alla luce delle risultanze della citata operazione giudiziaria il
prefetto di Lecce - con decreto del 27  marzo  2019,  successivamente
prorogato - ha disposto, per  gli  accertamenti  di  rito,  l'accesso
presso il suddetto comune, ai  sensi  dell'art.  143,  comma  2,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultante  il  prefetto  di  Lecce,  sentito  nella  seduta  dell'11
settembre 2019 il Comitato provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato  con  la  partecipazione  del  procuratore  della
Repubblica  di  Lecce,  ha  trasmesso  l'allegata  relazione  del  17
settembre 2019,  che  costituisce  parte  integrante  della  presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Il  Comune  di  Carmiano  si  colloca   in   un'area   geografica
caratterizzata dalla storica presenza  dell'organizzazione  criminale
denominata sacra corona unita, come riportato anche  nella  relazione
della direzione investigativa antimafia del primo semestre  2018,  la
quale ha «delineato la presenza e l'operativita' nella  Provincia  di
Lecce di un'articolata associazione di tipo mafioso operante in  clan
e gruppi anche autonomi, finalizzata ad  assumere  il  controllo  del
territorio, sia in relazione ad attivita' illecite, sia in  relazione
ai centri di potere politico amministrativo, attraverso la corruttela
di  pubblici  amministratori».  La  stessa  direzione   investigativa
antimafia, nella relazione dell'ultimo semestre 2018, nel  corso  del
quale sono stati sciolti altri due comuni della Provincia  di  Lecce,
ha confermato l'interesse dei gruppi  criminali  verso  le  attivita'
connesse    all'amministrazione     pubblica,     comprese     quelle
imprenditoriali, rappresentando  come  si  sia  ormai  radicata,  nel
territorio,  «un'area  grigia   in   cui   si   incontrano   mafiosi,
imprenditori,  liberi  professionisti  e  apparati   della   pubblica
amministrazione». 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi. 
    Viene  posta   in   rilievo   una   significativa,   sostanziale,
continuita' amministrativa atteso che il sindaco e'  al  suo  secondo
mandato consecutivo e che ben nove componenti dell'attuale  compagine
politica hanno fatto parte della consiliatura eletta nel 2010  e  sei
di essi anche della precedente del 2005. 
    La relazione prefettizia analizza la figura del primo  cittadino,
presente  nella  vita  politica  dell'ente  da  quasi  un   decennio,
ponendone in rilievo i rapporti con  soggetti  controindicati  o  con
elementi di vertice della locale  consorteria  criminale  destinatari
della menzionata richiesta di rinvio a giudizio, ad uno dei quali  e'
peraltro riconducibile per stretti rapporti parentali. 
    Con il provvedimento giudiziario sopracitato, il primo  cittadino
e' stato rinviato a giudizio per una serie di gravi  reati  -  alcuni
dei quali posti in essere anche in relazione alla  sua  posizione  di
socio e amministratore di una locale banca di credito  cooperativo  -
tra cui, in concorso con altri, quello di violenza privata  aggravata
dal metodo mafioso ai danni di un consigliere  comunale  al  fine  di
impedire che  lo  stesso  rassegnasse  le  proprie  dimissioni  dalla
carica. In particolare viene evidenziato che un esponente  di  spicco
della locale organizzazione criminale, stretto parente del sindaco  e
su istigazione di quest'ultimo, ha costretto un consigliere comunale,
avvalendosi delle condizioni previste dall'art.  416-bis  del  codice
penale, ad assicurare il suo appoggio politico al primo cittadino  ed
a desistere dal proposito di dimettersi. 
    La commissione d'accesso, ha inoltre analizzato  l'attivita'  dei
diversi settori amministrativi ed ha posto in rilievo come la  stessa
sia  stata  caratterizzata  da  un'indebita  ingerenza  degli  organi
politici, in particolare  del  primo  cittadino,  sull'operato  degli
organi amministrativi, in contrasto con il principio, di  separazione
dei poteri di indirizzo e programmazione propri degli organi politici
da quelli gestionali propri dell'apparato burocratico. 
    La relazione del prefetto pone in rilievo come il condizionamento
posto  in  essere  dalla  criminalita'  organizzata   nei   confronti
dell'ente locale emerga in modo evidente nel settore degli appalti di
lavori e servizi pubblici ove e' emersa l'esistenza di un  «sistema»,
analiticamente    evidenziato    dalla    commissione     d'indagine,
caratterizzato da un diffuso ricorso a procedure irregolari e da  una
costante frammentazione  degli  interventi  che,  in  elusione  della
normativa di settore, ha favorito l'aggiudicazione degli appalti alle
medesime ditte e sostanziali recuperi dei ribassi offerti in sede  di
gara  attraverso  meccanismi  procedurali  poco  trasparenti.   Viene
inoltre evidenziata la mancanza  di  alcuna  attivita'  di  controllo
nella fase di esecuzione delle opere. 
    Risulta emblematica in tal senso la vicenda concernente l'appalto
dei lavori per la realizzazione di  un  centro  polivalente  con  una
«pista life» nel parco della musica di Magliano. 
    Sebbene  tale  affidamento  non  contemplasse   alcun   tipo   di
subappalto, gli  accertamenti  disposti  hanno  evidenziato  che,  su
espressa indicazione  del  sindaco,  parte  delle  opere  sono  state
eseguite da una ditta diversa dall'aggiudicataria dei lavori. 
    Rileva al riguardo  che  l'amministratore  unico  della  predetta
societa'  subappaltatrice  -  destinataria  nel  novembre   2017   di
interdittiva antimafia - risulta  gravato  da  precedenti  penali  in
relazione all'esecuzione di appalti pubblici di un altro comune della
provincia, anch'esso sciolto ex art. 143 T.U.O.E.L., nonche' di altri
reati con l'aggravante del metodo mafioso. 
    Significative anomalie hanno caratterizzato anche  l'appalto  per
la realizzazione di un campo  polivalente  assegnato  dal  Comune  di
Carmiano facendo ricorso al criterio dell'offerta economicamente piu'
vantaggiosa, procedura  che,  sebbene  avrebbe  dovuto  garantire  il
rispetto dei principi di trasparenza e  parita'  di  trattamento,  ha
evidenziato l'applicazione di parametri generici, privi  di  puntuali
fattori  indicativi  e  quindi  tali  da  lasciare  ampi  margini  di
discrezionalita'. 
    Le  indagini  ispettive  hanno  accertato  che,  come  ampiamente
descritto nella relazione  della  commissione  d'indagine,  l'offerta
presentata dalla societa' che si e' aggiudicata i  lavori  presentava
un ribasso anomalo in stridente  contrasto  con  le  medie  nazionali
registrate per procedure analoghe. Inoltre,  anche  gli  accertamenti
disposti  sull'esecuzione  dei  lavori  hanno  fatto   emergere   sia
un'evidente discrasia  tra  le  opere  che  avrebbero  dovuto  essere
eseguite  e  quelle  effettivamente  realizzate  sia  l'utilizzo   di
materiale diverso da quello previsto. E' a tal  riguardo  emblematico
che il responsabile unico del procedimento  ed  il  collaudatore  dei
lavori abbiano attestato nel certificato di collaudo che  qualita'  e
tipo di materiali impiegati corrispondevano ai requisiti richiesti. 
    Rileva altresi' che il titolare dell'impresa  aggiudicataria  dei
lavori - che ha ottenuto dal Comune di Carmiano  anche  l'affidamento
di altri appalti, tutti caratterizzati da offerte  anomale  e  lavori
eseguiti difformemente da quanto previsto - e' legato da rapporti  di
frequentazione a soggetti appartenenti alla criminalita' organizzata. 
    La commissione  d'indagine,  nel  porre  in  rilievo  le  diverse
anomalie  che   hanno   caratterizzato   il   citato   «sistema»   di
aggiudicazione degli appalti nel Comune di Carmiano, sottolinea anche
la costante presenza nelle commissioni di gara - quale commissario  o
presidente - del responsabile unico del procedimento  e  responsabile
del settore tecnico, soggetto di assoluta fiducia del sindaco che  ha
proceduto piu' volte alla sostituzione dei componenti le  commissioni
di aggiudicazione degli appalti, nominando anche se stesso,  al  fine
di assecondare i desiderata del sindaco e degli appartenenti al  clan
egemone. Viene al  riguardo  evidenziato  che  la  normativa  vigente
all'epoca dei fatti -  volta  proprio  a  prevenire  il  pericolo  di
possibili effetti  distorsivi  e  favoritismi  -  prescriveva  che  i
commissari diversi dal presidente non possono  svolgere  alcun  altra
funzione o  incarico  tecnico  relativamente  al  contratto  del  cui
affidamento si tratta. 
    Anomalie e irregolarita' in parte analoghe  hanno  caratterizzato
anche l'affidamento dei servizi in materia ambientale con particolare
riferimento al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani,
che dopo un primo contratto di  durata  annuale  disposto  in  favore
della ditta aggiudicataria a seguito di gara comunitaria, e' stato in
seguito affidato piu' volte con ordinanze  sindacali  ripetutesi  per
oltre cinque anni sempre in favore della stessa societa'. 
    Rileva al riguardo che la societa' in argomento, destinataria nel
marzo del corrente  anno  di  provvedimento  interdittivo  antimafia,
annovera  tra  i  suoi  dipendenti  alcuni  soggetti  pregiudicati  e
riconducibili anche per stretti vincoli  parentali  ad  esponenti  di
spicco della criminalita' organizzata. 
    La commissione d'indagine ha inoltre  esaminato  il  settore  che
gestisce le procedure concernenti gli immobili confiscati alla  mafia
ed assegnati al patrimonio indisponibile del comune  riscontrando  un
consistente disordine amministrativo nonche' una gestione opaca delle
procedure. 
    Significativa in tal senso la  vicenda  concernente  un  immobile
confiscato  alla  criminalita'  organizzata  ed  assegnato   all'ente
dall'Agenzia nazionale dei beni confiscati  che,  sebbene  sia  stato
trasferito nel novembre 2017 al patrimonio indisponibile  del  Comune
di  Carmiano  per  scopi  sociali,   e'   ancora   in   uso   ad   un
pluripregiudicato gia' titolare del bene confiscato. 
    La circostanza che l'amministrazione comunale ad oggi  non  abbia
in alcun modo provveduto allo sgombero ed al suo utilizzo  per  scopi
sociali   rappresenta   un   ulteriore,   importante   segnale    del
condizionamento dell'ente locale da  parte  di  soggetti  malavitosi,
elemento che, in  un  contesto  territoriale  seriamente  compromesso
dalle consorterie radicate nel territorio,  assume  rilevanza  per  i
negativi riflessi che produce  sulla  collettivita'  locale  e  sulla
pubblica opinione. 
    La commissione di indagine ha  inoltre  svolto  accertamenti  sul
patrimonio immobiliare comunale dai quali  e'  emerso,  che  numerosi
alloggi di edilizia popolare sono  occupati  abusivamente  in  totale
assenza di valido titolo e - pur a fronte di  un  numero  elevato  di
occupazioni abusive in rapporto al totale degli alloggi  di  edilizia
pubblica esistenti sul territorio  -  l'amministrazione  comunale  ha
mantenuto un comportamento inattivo, non  in  linea  con  le  recenti
disposizioni in materia di sgomberi, non  consentendo,  quindi,  agli
aventi diritto presenti nella graduatoria formulata dalla commissione
provinciale di ottenere gli alloggi loro spettanti. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Carmiano,  volti  a
perseguire  fini  diversi  da   quelli   istituzionali,   che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Carmiano
(Lecce), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 28 novembre 2019 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese