(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Africo (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono
stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del  13  novembre
2016, presenta forme d'ingerenza della criminalita' organizzata  «che
compromettono   la   libera    determinazione    e    l'imparzialita'
dell'amministrazione nonche' il buon andamento  ed  il  funzionamento
dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    A  seguito  di  un  attento  monitoraggio  svolto  nei  confronti
dell'ente, il prefetto di Reggio Calabria, con decreto del 17 gennaio
2019, successivamente prorogato,  ha  disposto  l'accesso  presso  il
comune ex art. 143 del decreto legislativo 18 agosto  2000,  n,  267,
per gli accertamenti di rito. 
    Al termine delle indagini, la commissione incaricata dell'accesso
ha depositato le proprie conclusioni, sulla  scorta  delle  quali  il
prefetto, sentito  nella  seduta  del  31  luglio  2019  il  comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato  con  la
partecipazione del procuratore della  Repubblica  vicario  presso  il
locale tribunale, direzione distrettuale  antimafia  -  ha  trasmesso
l'allegata relazione del 2  settembre  2019,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti  e  indiretti  degli  amministratori  con   la   criminalita'
organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando,
pertanto, i presupposti per l'adozione della misura di rigore di  cui
al richiamato art. 143. 
    I lavori svolti dall'organo ispettivo hanno  preso  in  esame  la
cornice criminale ed il  quadro  ambientale  nonche'  il  complessivo
andamento gestionale dell'istituzione locale con particolare riguardo
ai rapporti tra gli amministratori e le consorterie criminali. 
    Il Comune di Africo  -  gia'  destinatario  di  un  provvedimento
dissolutorio per infiltrazioni della criminalita' di tipo mafioso nel
2014 - e' un piccolo centro di circa  tremila  abitanti  situato  sul
versante ionico della citta' metropolitana di Reggio Calabria  e  con
un'economia a vocazione essenzialmente agricola. 
    Su quel territorio e' stata giudizialmente accertata la  radicata
presenza di potenti 'ndrine - le cui dinamiche interne ed associative
sono state  disvelate  da  recenti  attivita'  investigative  ed,  in
particolare, dalle operazioni denominate «Mandamento ionico» e «Banco
nuovo»   -   organizzate   su   base   essenzialmente   familiare   e
caratterizzate da una forte capacita'  di  penetrazione  nel  tessuto
socio-economico, segnatamente nel settore degli appalti pubblici  per
opere infrastrutturali. 
    In tale contesto,  il  prefetto  stigmatizza  la  fitta  rete  di
frequentazioni e relazioni di parentela e  di  affinita'  che  legano
diversi membri degli organi elettivi e dell'apparato burocratico  del
comune - alcuni dei quali con pregiudizi penali  o  di  polizia  -  a
persone controindicate ovvero ad elementi anche apicali dei  sodalizi
localmente dominanti. 
    Relazioni e frequentazioni di natura analoga sono state messe  in
luce  dalle  risultanze  dell'accesso  nei  confronti   di   numerosi
sottoscrittori   delle   due   liste   elettorali   presentate   alle
consultazioni amministrative del 2016, alcuni dei quali sono altresi'
ritenuti intranei o comunque contigui ad ambienti malavitosi. 
    Al riguardo,  e'  ampiamente  riconosciuto  che  il  reticolo  di
rapporti  e  collegamenti  -  tanto  piu'  rilevante  in  un   ambito
territoriale   di   ridotte   dimensioni   demografiche,   fortemente
compromesso dalla pregiudizievole influenza di associazioni  di  tipo
mafioso - determina un quadro indiziario significativo da cui si puo'
desumere un oggettivo pericolo di permeabilita' ai condizionamenti  o
alle ingerenze della criminalita' organizzata, a fronte del quale  si
rendono necessarie idonee misure di prevenzione. 
    Con riferimento all'attivita' posta in essere dalla compagine  di
Governo  e  dall'apparato  burocratico  dell'ente  -  il  cui  organo
consiliare, ad oggi,  e'  privo  di  una  forza  di  opposizione,  in
conseguenza delle dimissioni rassegnate dai consiglieri di  minoranza
-  sono  emerse  reiterate,  gravi  anomalie  ed  illegittimita',  in
particolare nel  settore  degli  affidamenti  di  lavori,  servizi  e
forniture notoriamente esposto agli interessi delle  associazioni  di
tipo mafioso. 
    Piu'  nel  dettaglio,  in  relazione  al  settore  in  parola  le
verifiche  espletate  in  sede  ispettiva  hanno  fatto  emergere  la
ripetuta disapplicazione delle norme sulla tracciabilita' dei  flussi
finanziari nonche' il sistematico ricorso al metodo  dell'affidamento
diretto  in  assenza  di  selezione  comparativa  o   di   preventiva
pubblicazione  di  un  avviso,  in   violazione   dei   principi   di
imparzialita',  rotazione  e  trasparenza  vigenti  in   materia   di
contratti pubblici. 
    Il prefetto rimarca  inoltre  come  negli  atti  concernenti  gli
affidamenti di lavori, servizi e forniture  -  spesso  carenti  delle
prescritte indicazioni in ordine al responsabile del procedimento  ed
ai criteri utilizzati per determinare la  congruita'  dell'importo  a
base d'asta - risulti  del  tutto  pretermesso  ogni  riferimento  al
«patto d'integrita'» di cui all'art.  1,  comma  17,  della  legge  6
novembre 2012, n. 190, in  contrasto  con  le  cautele  necessarie  a
tutela della  legalita'  in  un  contesto  ambientale  nel  quale  le
consorterie   malavitose   esercitano   un'ingerenza   pervasiva    e
consolidata. 
    In proposito, assume rilevanza emblematica la circostanza che  da
tale modus operandi  hanno  tratto  vantaggio  anche  imprese  i  cui
titolari risultano vicini ad ambienti controindicati per rapporti  di
parentela, affinita' o frequentazione. 
    Nel settore delle concessioni di immobili finalizzate a  favorire
lo sviluppo di attivita' imprenditoriali, gli  accertamenti  esperiti
dalla commissione di  indagine  hanno  posto  in  rilievo  un  quadro
allarmante di grave disordine amministrativo e di  reiterata  inerzia
da parte dell'ente. 
    Piu' nel dettaglio, l'amministrazione eletta nel 2016  ha  omesso
di emanare atti di indirizzo per il recupero dei  canoni  dovuti  dai
concessionari morosi. Parimenti, non risultano adottati solleciti  di
pagamento o diffide ad  adempiere  da  parte  dei  competenti  uffici
comunali nei  confronti  dei  predetti  concessionari,  tra  i  quali
figurano persone legate  da  vincoli  familiari  ad  esponenti  della
criminalita'  organizzata  locale  nonche'  un  soggetto,   ad   oggi
detenuto,    «inserito    nell'organigramma»    della     consorteria
territorialmente egemone. 
    Anche con riferimento alle  concessioni  di  «fida-pascolo»  sono
state  riscontrate  gravi  omissioni  e,  segnatamente,  non  risulta
espletata alcuna  verifica  in  ordine  al  possesso,  da  parte  dei
concessionari, dei requisiti prescritti per poter  contrarre  con  la
pubblica amministrazione. In tale contesto, riferisce il prefetto che
tra i titolari di concessioni per l'esercizio del pascolo su  terreni
comunali vi sono soggetti  intranei  ovvero  collegati  per  rapporti
parentali  ad  ambienti  malavitosi.  Gli  esiti  dell'accesso  hanno
inoltre evidenziato che alcuni di  coloro  che  avevano  ottenuto  le
concessioni  in  questione  sono  stati  destinatari  di  informative
interdittive emesse dalla Prefettura di Reggio Calabria nello  scorso
mese di maggio. 
    Altra  vicenda  sintomatica  della  permeabilita'   dell'ente   a
pregiudizievoli condizionamenti esterni  e'  quella  relativa  ad  un
impianto sportivo comunale, la cui  gestione  e'  stata  affidata,  a
luglio 2017, ad un'associazione all'epoca priva  della  capacita'  di
negoziare con la pubblica amministrazione  in  quanto  sprovvista  di
codice fiscale, dalla stessa ottenuto soltanto nel successivo mese di
dicembre. 
    In relazione a tale vicenda, viene pure segnalata dal prefetto la
circostanza che sia il presidente pro tempore sia alcuni  consiglieri
dell'associazione in parola annoverano stretti vincoli familiari  con
soggetti controindicati. 
    Criticita' sono infine emerse  nell'amministrazione  di  immobili
confiscati alla criminalita' organizzata ed assegnati  per  finalita'
sociali  al  patrimonio  indisponibile   dell'ente,   che   risultano
sostanzialmente inutilizzati benche'  l'amministrazione  comunale  si
fosse impegnata ad adibirli a verde pubblico per attivita' ludiche  e
sportive non agonistiche. 
    Al riguardo, risulta evidente come una siffatta gestione dei beni
confiscati  alle  associazioni  di  tipo  mafioso,   in   un   ambito
territoriale  seriamente  compromesso  dalla   presenza   di   gruppi
'ndranghetisti, assuma profili di maggiore gravita' per  il  riflesso
che puo' avere sulla collettivita' locale e sulla pubblica opinione. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti  nell'amministrazione  comunale  di  Africo   (Reggio
Calabria) volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che
hanno  determinato  lo  svilimento  e  la  perdita  di   credibilita'
dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi  della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento  di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Africo
(Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 22 novembre 2019 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese