(Allegato-art. 6)
                               Art. 6. 
 
                      Legame con il territorio 
 
    La  «Mortadella  di  Prato»  e'  un  prodotto  di  chiaro  stampo
medievale,  che   si   caratterizza   principalmente   per   le   sue
caratteristiche  organolettiche,   frutto   dell'originale   connubio
dell'alchermes  (liquore  color  porpora  ricavato  un  tempo   dalla
cocciniglia, la celeberrima «grana del tintore»,  e  utilizzato  come
colorante  e   aromatizzante),   con   una   abbondante   speziatura,
(considerata  utile  a  fini  batteriostatici  e   conservativi   del
prodotto). 
    La sua specificita' e' inoltre rafforzata dalla scelta dei  tagli
di carne utilizzati, dalla lavorazione tradizionale e  consolidata  e
dalla  particolarita'  degli  ingredienti,  caratteristiche  che   la
rendono un unicum nel panorama gastronomico italiano e che si possono
cosi' riassumere: i tagli di carne sono quelli ritenuti  piu'  idonei
al trattamento di cottura che  avviene  a  termine  della  stufatura;
l'impasto e'  reso  particolarmente  coeso  grazie  al  gel  proteico
ottenuto dalla combinazione delle proteine  dei  tessuti  connettivi,
disciolte per azione del sale, con gli zuccheri contenuti nel liquore
alchermes; l'impiego del sale marino nell'impasto svolge  la  duplice
funzione di migliorare l'appetibilita' del prodotto  e  di  esplicare
un'azione batteriostatica necessaria ad una piu' lunga conservazione;
le spezie macinate, (coriandolo,  cannella,  noce  moscata,  macis  e
chiodi di garofano), il pepe nero macinato  e  in  grani  e  l'aglio,
oltre ad agire  sulle  caratteristiche  organolettiche  del  prodotto
finale,  esplicano  un'azione   batteriostatica   ed   antiossidante,
proteggendo in tal modo i grassi dall'irrancidimento. 
    Un altro aspetto peculiare  e'  dato  dalla  circostanza  che  la
cottura e' preceduta dalla stufatura, che  deve  avvenire  in  locali
dedicati,   tali   da   assicurare    condizioni    di    temperatura
progressivamente  decrescente  ed  umidita'  crescente,  in  modo  da
garantire una asciugatura prolungata e graduale del prodotto. 
    La reputazione del prodotto e il suo  legame  con  il  territorio
sono dimostrati dai seguenti fattori. 
    6.1 Fattori naturali. 
    Prato fu caratterizzata, fin dall'antichita', da un uso precoce e
razionale delle acque del fiume che la attraversa,  il  Bisenzio,  il
quale  ha  un  regime  idrico  di  natura  torrenziale,  con   grandi
variazioni di portata al variare delle  stagioni.  La  necessita'  di
bonificare la vasta  e  fertile  pianura  alluvionale,  attraversata,
oltre che dal Bisenzio, anche  da  vari  torrenti  (Ombrone,  Calice,
Bardena, Brana, per citare i principali), e l'intuizione  di  poterne
sfruttare le acque vivaci a fini energetici, per il funzionamento sia
dei mulini che delle macchine tessili, porto' alla costruzione  delle
c.d. «gore», una vasta rete di canali artificiali che  percorrono  la
piana di Prato e si gettano in ultimo nel torrente Ombrone, che a sua
volta tocca i comuni  confinanti  di  Agliana,  Quarrata  e  Montale,
ricadenti nella Provincia di Pistoia. 
    Le gore e i torrenti, oltre alla fornitura di energia,  permisero
in particolare lo sviluppo fin  dall'epoca  medievale  dell'Arte  dei
Beccai (l'antico nome dei macellai), un'attivita' che, per motivi  di
igiene, richiedeva, come il mestiere di tintore, abbondanza di  acqua
corrente. 
    Fu allora che,  grazie  a  talentuosi  norcini,  si  affermo'  la
lavorazione  e  l'uso  di  carne  suina;  che  non  solo  godeva   di
particolare reputazione, ma  costituiva,  gia'  all'epoca,  una  voce
importante per l'economia. Nell'alto Medioevo essa  rappresentava  il
consumo principale nei mesi fra novembre e gennaio, e superava il 30%
nel corso dell'anno. Ogni  famiglia  contadina  allevava  il  proprio
maiale ed i cittadini abbienti ricorrevano all'uso della soccida, con
la quale si affidavano alle ville di campagna animali da  ingrassare,
col patto di far «a mezzo di cio' che Dio  ne  fa».  Anche  nell'eta'
comunale il consumo di carne suina e' stimato nella misura del 32,1%.
Almeno fin dalla meta' del Cinquecento, a Prato,  era  concessa,  per
l'importante Fiera di Settembre, la macellazione di cento maiali,  in
deroga alle restrittive norme del secolo. Ancora sussistono,  per  la
stessa epoca, testimonianze sui «salsicciari» pratesi,  categoria  di
gran fama e sottoposta ad un dazio particolare a causa dell'imponenza
del giro d'affari rappresentato gia'  allora  dagli  insaccati.  Ecco
dunque che, grazie ad un irripetibile connubio fra fattori  naturali,
culturali e umani, la perizia  dei  norcini  di  quegli  anni  si  e'
trasmessa attraverso i secoli, fino a  sfociare  in  una  ricetta  di
chiaro stampo medievale, sia per la presenza di abbondante speziatura
(al fine di garantire una piu' lunga conservazione del prodotto), sia
per l'utilizzo dell'alchermes, (liquore  color  porpora  tinto  dalla
cocciniglia, la celeberrima «grana del  tintore»),  che  richiama  la
secolare vicinanza,  mediata  dall'utilizzo  comune  della  rete  dei
canali, fra gli antichi mestieri di tintore e beccaio. 
    6.2 Fattori storici. 
    I primi documenti certi sulla «Mortadella di Prato» come prodotto
originario della citta' di Prato  risalgono  al  1733,  in  occasione
della beatificazione di suor Caterina de' Ricci,  quando  le  monache
dei monasteri domenicani di Prato  allestiscono  per  gli  ospiti  un
pranzo dove  essa  figura  come  specialita'  locale.  Ritroviamo  la
«Mortadella di  Prato»  menzionata  con  questo  nome  nel  1854  nel
carteggio Guasti-Pierallini, in articoli del  giornale  «Lo  Zenzero»
del 1862 e, lungo tutto il corso  dell'800,  in  volumi  di  economia
(L'Italia economica  del  1868,  l'Italia  all'opera  del  1869),  in
relazioni redatte in lingua  italiana,  inglese  e  francese  per  le
Esposizioni internazionali di Londra e  Parigi  (in  particolare  del
1867) e in una nota di un commissario francese  di  polizia,  che  ci
ragguaglia  sull'esportazione  del  prodotto  in  Francia  (1867)   a
conferma della sua conquistata reputazione.  Nella  relazione  di  un
commissario  per   l'Esposizione   internazionale   di   Londra,   in
particolare, si dice che «Le Mortadelle di Prato e di  Bologna  fuori
(cioe' all'estero) dan nome  al  genere  intero».  Anche  durante  il
Novecento sono numerosi i riferimenti documentati alla «Mortadella di
Prato», che valicano l'ambito  dei  ricettari  locali  per  investire
l'editoria,  la  stampa  quotidiana  nazionale  e  il   mondo   della
gastronomia nazionale e internazionale, evidenziando in tal modo  una
crescita importante della sua rinomanza. 
    6.3 Fattori economici e sociali. 
    La presenza dell'alchermes come ingrediente caratterizzante della
«Mortadella  di  Prato»  e'  un  sicuro  marcatore   dell'origine   e
dell'esclusivita' pratese del prodotto.  L'alchermes  e'  infatti  un
liquore di colore rosso vivo ottenuto un tempo  esclusivamente  dalla
cocciniglia, un insetto parassita essiccato e polverizzato,  che  per
secoli e' stato adoperato nella tintura dei tessuti, vale a  dire  in
quella che e' sempre stata  l'attivita'  economica  principale  della
citta'.  La  grande  dimestichezza  pratese  con  la  cocciniglia  ha
generato fino all'Ottocento una grande  versatilita'  negli  usi  del
colorante, che ha investito tanto il settore  tessile  quanto  quello
medicinale.  Di  questa  tradizione  e'   rimasto   vivo   l'utilizzo
gastronomico dell'alchermes, in  forme  peculiari  che  continuano  a
improntare la tipicita' del territorio, dalla pasticceria («pesche di
Prato») alla salumeria («Mortadella di Prato»). Sul  piano  economico
e' inoltre da notare che  le  aziende  pratesi  hanno  conservato  la
specificita' dei metodi produttivi tradizionali  rinsaldando  in  tal
modo un know how proprio del luogo di origine. 
    6.4 Fattori gastronomici e culturali. 
    La peculiarita' della «Mortadella di Prato» ha fatto si'  che  il
prodotto  fosse  presente  in  molti  libri   di   cucina   e   guide
gastronomiche locali, nazionali e  internazionali,  fin  dalla  prima
edizione  della  «Guida  gastronomica  d'Italia»  del  Touring   Club
Italiano (1931). La  sua  fama  e'  anche  legata  alla  predilezione
dimostrata  da  grandi  chef  e  personaggi  della  cultura  e  della
gastronomia internazionali, come il grande scrittore spagnolo  Manuel
Vasquez Montalban. E'  stata  inoltre  valorizzata  come  espressione
genuina della tradizione gastronomica di Prato da  associazioni  come
l'Accademia italiana della cucina (1987) e Slow Food, che nel 2000 ha
istituito un Presidio del prodotto.  Fin  dal  '700  si  usa  gustare
localmente la «Mortadella di Prato» con i fichi oppure  nella  cucina
tradizionale come ingrediente di molti piatti tipici, tra i  quali  i
«sedani alla pratese». Il prodotto  viene  abitualmente  proposto  in
fiere anche di  carattere  internazionale,  oltre  che  nella  locale
manifestazione «Divini profumi. Tra bere e sapere, cultura  e  sapori
della Provincia di Prato».