(Allegato A-art. 9)
                               Art. 9. 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica 
A.1. Fattori naturali rilevanti per il legame. 
    Per  tutte  le  categorie  dei  vini  regolamentati  (vino,  vino
spumante, vino spumante di qualita'). 
    La zona geografica  delimitata  ricade  nella  parte  meridionale
della regione  Toscana  e,  in  particolare,  nell'intero  territorio
amministrativo della provincia di  Grosseto,  una  delle  piu'  vaste
d'Italia, delimitata a ovest, in tutta la fascia  costiera,  dal  mar
Tirreno, a nord dai confini con la  provincia  di  Livorno  lungo  il
corso dei fiumi Cornia e Pecora, a sud  dalla  provincia  laziale  di
Viterbo lungo il corso del fiume Fiora e del fosso Chiarone, e ad est
dai confini con  le  province  di  Pisa  e  Siena  caratterizzati,  a
nord-est, dai rilievi delle Colline Metallifere, quindi dal corso del
fiume Ombrone e del suo affluente  Orcia,  dal  massiccio  del  Monte
Amiata e, piu' a  sud,  dalla  Selva  del  Lamone.  La  provincia  di
Grosseto e' suddivisa in ventotto amministrazioni comunali  di  varia
estensione territoriale e con caratteristiche morfologiche  piuttosto
diverse e puo' essere suddivisa idealmente  in  tre  zone  abbastanza
distinte per clima, altitudine e morfologia: Zona montana  (interno),
zona mediana (fascia collinare e pedecollinare) e zona pianeggiante. 
    La zona montana dell'interno  della  provincia,  a  nord-est,  e'
quella confinante con le province di Pisa e Siena, definita, appunto,
montana perche' vi predominano rilievi montuosi come il Monte  Amiata
a sud-est con oltre  1.700  metri  di  altitudine  e  le  Cornate  di
Gerfalco a nord-est con  oltre  1.000  metri  di  altitudine.  Questa
parte, che rappresenta circa il 14% del  territorio  provinciale,  e'
ricoperta da boschi  di  faggi,  abeti,  lecci  e  castagni;  qui  le
precipitazioni, in inverno anche nevose, sono insistenti e abbastanza
abbondanti. La zona mediana e' costituita da una fascia  collinare  e
pedecollinare, che da nord a sud percorre longitudinalmente tutta  la
provincia. In questa area, che rappresenta circa il  70%  dell'intero
territorio  provinciale,  sono  concentrate  in  massima   parte   le
attivita' agricole e le coltivazioni arboree; tra queste, predominano
nettamente la vite e l'olivo, tanto da caratterizzarne il  paesaggio.
La zona pianeggiante, circa il 16%  del  territorio  provinciale,  e'
rappresentata  dalla  pianura  intorno  a   Follonica,   Grosseto   e
Orbetello-Albinia. In questa  area,  per  la  sua  vicinanza  al  mar
Tirreno, i terreni vengono destinati principalmente alle coltivazioni
erbacee e alle colture  industriali  di  pieno  campo  e,  in  misura
minore, agli impianti arborei. 
    I terreni della provincia di Grosseto  si  presentano,  nei  vari
ambienti, con alcune differenze, dovute alla diversa  natura  e  alle
diverse origini delle rocce da cui si sono formati. I principali tipi
di terreno agrario, provenienti da rocce  autoctone,  possono  essere
cosi' individuati e rappresentati: 
      terreni alluvionali sciolti e mezzani calcarei: sono prevalenti
nella valle dell'Ombrone, dell'Osa, dell'Albegna,  del  Fiora  e  del
Cornia. Sono terreni profondi, freschi, mediamente fertili, piuttosto
sciolti e mezzani; 
      terreni alluvionali pesanti  e  medio  pesanti  calcarei:  sono
presenti in gran parte nella pianura grossetana, di  Follonica  e  di
Albinia, in alcuni tratti  della  valle  del  Cornia,  del  Pecora  e
dell'Albegna, e sono terreni limo-argillosi-calcarei, il  piu'  delle
volte umidi; 
      terreni  sabbiosi,  rocciosi  sciolti:  appartengono  a  questo
gruppo i terreni poco profondi, sabbiosi  e  sabbioso-argillosi,  che
riposano nelle arenarie di vario tipo, dell'eocene e su  conglomerati
rocciosi di travertino. Queste formazioni si riscontrano con notevole
frequenza lungo l'intero sviluppo del retroterra maremmano,  sono  in
genere sciolti, permeabili e di modesta fertilita'; 
      terreni pliocenici sciolti: si riscontrano frequentemente nelle
zone collinari e pedecollinari, sono  abbastanza  sciolti,  sabbiosi,
calcarei e spesso frammisti  a  ghiaia  e  silice.  A  questo  gruppo
appartengono  anche  i  terreni  sabbioso-argillosi  pliocenici   con
tessitura prevalentemente argillosa della parte fine; 
      terreni  grossolani   sciolti:   questi   terreni   grossolani,
ghiaio-sabbiosi profondi, poggiano sul terzo orizzonte  pliocenico  o
su ciottolami del quaternario, sono provvisti di ciottoli calcarei  e
silicei, molto aridi. Si trovano prevalentemente  nelle  colline  che
contornano la piana da Follonica a Gavorrano e Ribolla; 
      terreni vulcanici e mezzani, rocciosi:  di  natura  tufacea  di
diversa  consistenza,  a   causa   delle   difformi   condizioni   di
sedimentazione di ceneri, sabbie e lapilli espulsi e  trascinati  dai
venti e depositati per gravita' piu'  o  meno  lontano  dal  cratere.
Trattasi di terreni agrari piu' o meno profondi sub-acidi, ricchi  di
scheletro, tendenzialmente aridi. 
    La quota media del territorio della provincia di Grosseto  e'  di
circa  140  metri  s.l.m.,  mentre  la  pendenza  media  e'  del  5%;
l'esposizione prevalente e' a sud-est. 
    Il clima della  provincia  di  Grosseto  e'  temperato,  di  tipo
mediterraneo,  caratterizzato  da  temperature  miti,  precipitazioni
disordinate, talora di elevata intensita' nei mesi  autunno-invernali
e da una aridita' piuttosto prolungata nella primavera  e  accentuata
nei mesi estivi.  Tuttavia,  data  la  vastita'  del  territorio,  si
possono  identificare  tre  diverse  condizioni   climatiche:   clima
temperato caldo, presente in tutta la fascia costiera con  piovosita'
molto scarsa (clima secco arido nel periodo estivo), con  temperatura
media intorno a 16°C e precipitazioni inferiori a 700 mm/anno;  clima
temperato sublitorale, presente nelle aree interne, il quale  risente
comunque della vicinanza del mare, con temperatura  media  intorno  a
14-14,5°C  e  precipitazioni  medie  di  circa  800  mm/anno;   clima
temperato fresco, su tutta l'area del Monte Amiata,  con  temperatura
media inferiore a 12°C e precipitazioni intorno ai 1.100 mm/anno. 
    Le  precipitazioni  sono   concentrate   soprattutto   nei   mesi
autunnali-invernali. La massima piovosita' e' localizzata tra la fine
di ottobre e la seconda decade di dicembre - col mese di novembre che
fa  registrare  il  valore  massimo -  la  cui  intensita'   provoca,
talvolta, erosioni e dilavamenti in collina, e  non  mancano  episodi
alluvionali in pianura  come  quelli  provocati  dai  fiumi  Ombrone,
Pecora, Bruna, Albegna e Sovata. Nel periodo compreso tra  gennaio  e
maggio la pioggia e' distribuita in maniera un po' piu' omogenea  con
valori comparabili, che diminuiscono progressivamente  dalla  seconda
decade di maggio, fino a raggiungere un minimo assoluto tra la  prima
e la terza decade di luglio, tanto che si puo' parlare di un'aridita'
di regola prolungata nella primavera e  spesso  accentuata  nei  mesi
estivi. 
    Le precipitazioni medie annue della  provincia  di  Grosseto  non
raggiungono i 750 mm, con un minimo di 20 mm nel mese di luglio (dato
medio) e un massimo di 120 mm nel mese di novembre  (dato  medio),  e
una temperatura media annua di 14,5°C; il mese piu' caldo e'  luglio;
l'indice di Huglin si attesta tra 2.100 e  2.500  unita',  a  seconda
dell'area considerata. 
    Le estati sono per lo piu' siccitose e le condizioni di  aridita'
sono accentuate dai venti che soffiano con frequenza soprattutto  dal
terzo al quarto quadrante; in particolare, nella  primavera  soffiano
venti di Scirocco e  di  Libeccio  piuttosto  carichi  di  salsedine,
mentre nell'estate il Maestrale che, sebbene provenga  dal  mare,  e'
asciutto, regolando di fatto la temperatura; in inverno non e'  raro,
invece, che soffi, anche in modo violento, la Tramontana. 
A.2. Fattori umani rilevanti per il legame. 
    I fattori umani legati  al  territorio  di  produzione,  che  per
consolidata tradizione hanno contribuito  a  ottenere  i  vini  della
«Maremma toscana», sono di  fondamentale  rilievo.  In  questa  area,
infatti, esistono testimonianze della  coltivazione  della  vite  che
risalgono  al  periodo  Etrusco -  le  antiche  citta'  etrusche   di
Vetulonia,   Roselle   e   Sovana,   rispettivamente   nella    parte
centro-settentrionale, centrale e  meridionale  della  provincia,  le
aree nei pressi del lago dell'Accesa a nord, di  Ghiaccio  Forte,  di
Marsiliana lungo l'Albegna, di Cosa e  la  villa  di  «Settefinestre»
presso Capalbio che rappresenta un esempio  di  villa  romana  dedita
all'attivita' viticola a sud, sono solo alcuni esempi di insediamenti
piu'  o  meno  rilevanti -  come  testimoniano  alcuni  reperti.   In
particolare, presso Marsiliana lungo il corso del fiume Albegna (Ager
Cosanus), e' stato rinvenuto un numero  consistente  di  vasellame  e
pithoi (recipienti particolari per la raccolta del  vino  proveniente
dalla pigiatura delle uve e dai torchi), unitamente a fornaci per  la
produzione  di  anfore  vinarie,  probabilmente  poiche'   il   luogo
corrispondeva a un vero e proprio centro di raccolta per i  vini  che
provenivano dalle aree piu' interne (colline di Manciano e Scansano),
trasportati lungo il corso del fiume. Inoltre, in alcune  aree  della
provincia  e  sul  territorio  dell'isola  del  Giglio,  sono   stati
rinvenuti numerosi palmenti in pietra, specie di  vasche  cilindriche
scavate direttamente sulla roccia talvolta ai piedi  di  un  vigneto,
utilizzate da etruschi e, piu' tardi, romani, per la pigiatura  e  lo
sgrondo delle uve. Ma anche alcune pitture sul vasellame  di  origine
etrusca,  raffigurando  la   vite   «domesticata»,   possono   essere
interpretate come una conferma della familiarita' della coltura della
vite tra la gente di questo popolo. La dominazione  romana  accentuo'
la tendenza al miglioramento delle  tecniche  di  vinificazione,  che
rimasero insuperate fino al medioevo; in questo periodo  storico,  la
vite acquisto' particolare  importanza  come  pianta  colonizzatrice,
tanto  che  governanti  e  feudatari  riconobbero  la  necessita'  di
concedere terre adatte  per  questa  coltura,  che  ebbe  particolare
protezione con apposite norme statutarie. 
    In occasione delle lottizzazioni dei terreni feudali e  comunali,
furono infatti indicati esplicitamente, «concessioni di terre in zone
a vocazione viticola». 
    Importante,  inoltre,  fu  il  ruolo  dei   monaci   benedettini,
soprattutto per il recupero  e  il  mantenimento  della  coltivazione
della vite, che si consolido' intorno alle mura  dei  centri  abitati
medioevali. Nei secoli che vanno dal 1300 al 1600, come  testimoniano
numerosi statuti comunali (Comunita'  del  Cotone,  comuni  di  Massa
Marittima e Monterotondo, ecc.), si ebbe un ulteriore  sviluppo  alla
diffusione della viticoltura, grazie anche  al  merito  delle  grandi
famiglie nobili presenti sul territorio, come gli Aldobrandeschi, gli
Sforza o gli Orsini. Durante lo Stato dei Presidi fu  nota  anche  la
coltivazione  del  vitigno  Ansonica  in  molte  aree  della  Maremma
meridionale e insulare, cosi'  come  rilevante  divenne,  durante  la
grandiosa opera di bonifica  intrapresa  nel  1700  dai  granduca  di
Lorena, la diffusione della  coltivazione  della  vite  e  dell'olivo
nelle aree risanate della Maremma, situazione che  si  protrasse  per
tutto  l'Ottocento  e  che  consenti'   di   sviluppare   l'attivita'
vitivinicola, in modo capillare, su tutto il territorio provinciale. 
    Le zone della provincia di Grosseto che hanno avuto in ogni tempo
maggiore possibilita' di affermazione nel campo economico  e  sociale
sono quelle che hanno  potuto  legare  la  loro  fortuna  anche  alla
diffusione della vite. 
    Studiosi di ogni tempo riconobbero i pregi delle  uve  di  questo
territorio e l'eccellenza dei vini prodotti. 
    L'enotecnico Luigi Vivarelli, parlando di sistemi di  allevamento
della vite, scrive: «nel nostro mandamento e' raro il caso di trovare
la vite disposta ai lati dei campi, ma invece vi predomina  la  vigna
specializzata e quindi la consociazione e' pratica quasi sconosciuta.
Sarebbe utile piano piano, sostituire il filo  di  ferro  alle  canne
giacche' esso permette una notevole economia... La forma di  potatura
piu' in uso presso  i  nostri  viticoltori,  mi  pare  sia  quella  a
cornetti con 5 o 6 occhi; non e' certo un  metodo  sbagliato,  ma  ho
l'opinione che  si  potrebbe  con  maggior  vantaggio  introdurre  la
potatura Guyot». 
    Il  dott.  Alfonso  Ademollo,  in  una  relazione   all'inchiesta
parlamentare Jacini, tenendo conto  della  vocazione  viticola  della
Maremma, nel 1884 affermava che tutte le varieta' «vegetano bene  nel
nostro  suolo  ed  a  noi  non  mancano  le  uve  da  spremere  e  da
mangiare...». L'Ademollo, nel fornire interessanti informazioni sulla
situazione viticola della provincia,  cosi'  scriveva:  «La  vite  ha
sempre allignato, fino dalle epoche piu' remote, nella  provincia  di
Grosseto. Le varieta' di vite da  noi  conosciute  e  coltivate  sono
molte, poiche' si puo' asserire che tutte le varieta' di si' prezioso
sarmento, anche le esotiche, vegetano bene  nel  nostro  suolo...  Le
principali varieta' della vite che si coltivano nella  zona  piana  e
collinosa,  sono  le  anzonache  bianche  e  rosse,  le  riminesi,  i
moscatelli, le alicanti, le aleatiche, le malvasie,  li  zibibbi,  il
biancone, il sangioveto, le cannaiole, i procanici, le  lambrusche  e
le altre varieta' di uve bianche e rosse... Le vigne pure da  qualche
tempo si sono estese ed hanno migliorato  nel  proprio  prodotto,  ma
tuttavia anche per questo  lato  la  provincia  di  Grosseto  sarebbe
capace di piu', poiche' la vite cresce benissimo e porge  preziosi  e
squisiti grappoli in ogni parte della provincia, perche' non  abbiamo
veramente ne'  caldi  ne'  freddi  eccessivi,  perche'  la  posizione
geografica della provincia e' compresa fra i 30 e 50° di latitudine e
perche' dovunque trovasi terreni  leggeri,  permeabili,  aridi  nelle
parti elevate,  dovute  a  sabbie,  a  rocce  decomposte,  a  detriti
vulcanici e sassaie». 
    Da cio' la categorica affermazione: «La  provincia  di  Grosseto,
per cinque sesti ha terreno adatto alla  viticoltura».  Parlando  dei
pregi e dei difetti del vino prodotto nella zona lo  stesso  Ademollo
cosi' si esprimeva: «Il vino, questo benefico liquido  che  ha  tanta
importanza nella pubblica e privata economia, come nella  pubblica  e
privata salute, viene prodotto  dai  nostri  viticoltori  con  sempre
crescente progresso e accuratezza in ogni parte  della  provincia  di
Grosseto, sia nella zona piana, che in  quella  montuosa,  e  per  la
bonta' e quantita' in alcuni Comuni e' di una rendita  importante  ai
proprietari...». 
    Sempre in  natura  di  notizie  storiche,  interessanti  sono  le
tecniche di coltivazione adottate  nelle  rasole  all'uso  scansanese
descritte dall'agronomo L. Vannuccini. 
    Nel ventesimo secolo, caratterizzato da due eventi bellici  e  da
un  ventennio  di  dittatura   politica,   la   situazione   viticola
provinciale ha seguito le sorti dell'agricoltura in  genere,  il  cui
obiettivo principale era quello di conseguire un'economia di  consumo
e la piena occupazione della mano d'opera. 
    In  tale  periodo,  la   viticoltura   era   condizionata   dalla
polverizzazione delle proprieta' diretto coltivatrici e dalle diffuse
forme di conduzione mezzadrile, che rappresentavano delle limitazioni
alla espansione della  specializzazione  viticola.  Nonostante  cio',
nella prima meta' del secolo scorso, la superficie vitata non subisce
in Maremma profonde modificazioni. 
    Nei decenni successivi, invece, si moltiplicano le iniziative  di
molti  proprietari,  intese  a  sviluppare   una   viticoltura   piu'
razionale,  favorite   anche   dall'attuazione   dei   programmi   di
incentivazione statale per una  ripresa  agricola,  dall'applicazione
della riforma agraria e dalla capacita'  dei  viticoltori  maremmani,
guidati dai tecnici dell'Ispettorato  Agrario  e  delle  Associazioni
preposte, che hanno creduto  nella  spiccata  vocazione  vitivinicola
della provincia. L'azione svolta dai tecnici  e'  stata  coerente  ai
principi di una moderna agricoltura, in quanto diretta a sostenere la
viticoltura classica nelle zone che ne consentivano il  rinnovamento,
mediante la  specializzazione  e  la  meccanizzazione  piu'  ampia  e
l'introduzione di nuove cultivar nei territori collinari piu' facili.
Sono  stati  percio'  messi  a  punto  gli  aspetti  tecnici  per  la
produzione delle uve  da  vino,  con  l'obiettivo  di  conseguire  un
adeguato equilibrio fra rendimenti unitari e qualita'. 
    L'espansione viticola, non accompagnata dal perfezionamento della
tecnica di vinificazione e quindi dal  miglioramento  della  qualita'
dei vini prodotti,  creava  notevoli  problemi  di  organizzazione  e
diffusione dei vini stessi, ma problematica era anche la  difformita'
della tecnica di trasformazione e la disponibilita' di  solo  modeste
partite frazionate, di qualita' variabile, anche se pregiate. 
    Un contributo decisivo alla risoluzione  di  questi  problemi  e'
stato dato dalla realizzazione  negli  anni  Sessanta  delle  Cantine
Sociali dislocate nei centri di maggiore concentrazione viticola e da
Cantine  agricole  aziendali  industrializzate.  E'  questa,  per  la
Maremma, una circostanza importante  per  la  nascita  dell'industria
enologica, che ha permesso di presentare sul mercato  vini  uniformi,
con   caratteristiche   costanti,   migliorati   nella   qualita'   e
standardizzati nella  presentazione.  Ma  altrettanto  importante  e'
stato il contributo proveniente dall'attivita' di  sperimentazione  e
di  studio  condotta  sul  territorio  dalle  istituzioni   pubbliche
(provincia di Grosseto, Universita' degli studi di Firenze e di Pisa)
e da parte delle aziende private. 
    Sono  molteplici,  quindi,  le  motivazioni  che  portarono  alla
richiesta  di  riconoscimento  dell'indicazione   geografica   (I.G.)
«Maremma Toscana» Bianco e Rosso con decreto  ministeriale  22  marzo
1988, sostituita successivamente, col decreto ministeriale 9  ottobre
1995, con l'indicazione geografica tipica  (IGT)  «Maremma  Toscana».
Alla  fine  degli  anni  '90,  tuttavia,  si  fece  piu'   forte   la
consapevolezza che il  territorio  della  Maremma  grossetana  poteva
aspirare al riconoscimento della denominazione di origine controllata
per i vini prodotti nella zona, rafforzata anche  dalla  nascita  del
«Distretto  rurale»  per  l'intero   territorio   provinciale   (L.R.
21/2004), il primo riconosciuto in Toscana.  La  normativa  regionale
definisce   i   distretti   rurali   «Sistemi    produttivi    locali
caratterizzati da una  identita'  storica  e  territoriale  omogenea,
derivante dall'integrazione fra attivita' agricole e altre  attivita'
locali, nonche' dalla produzione di beni  o  servizi  di  particolare
specificita', coerenti con le tradizioni e le  vocazioni  naturali  e
territoriali». Il «Distretto», nato con l'obiettivo di realizzare  un
«Sistema  territoriale  di  qualita'»  in  modo  da  concorrere  alla
crescita  e  allo  sviluppo  economico  e  sociale  del   territorio,
assumendo   come   principi   fondamentali   la   sostenibilita'    e
l'innovazione, ha consentito di avviare un percorso di valorizzazione
delle produzioni locali  di  qualita'  e  delle  biodiversita'  della
Maremma. In questo  contesto,  la  filiera  vitivinicola  rappresenta
sicuramente uno dei punti di forza nel legame  prodotto-territorio  e
la  sua  valorizzazione  comprende  diversi  fattori  intrinsecamente
legati tra loro, che vanno dalla  qualita'  del  prodotto  ai  valori
storici, culturali e ambientali. 
    Il  riconoscimento   per   questa   nuova   denominazione   viene
attribuito, dopo un lungo percorso, col decreto ministeriale  del  30
settembre 2011 per i vini bianchi,  rossi  e  rosati  della  «Maremma
Toscana» incentrati, nelle tipologie "di base", sulle uve dei vitigni
Sangiovese, Ciliegiolo,  Trebbiano  toscano,  Vermentino  e  Malvasia
bianca lunga, prodotti anche nelle versioni Spumante (solo  bianchi),
Novello (solo rossi), Vin Santo,  Passito  e  Vendemmia  tardiva,  ma
presentati anche  in  tipologie  varietali  con  la  presenza  minima
dell'85% del vitigno, ed in  particolare,  tra  i  vini  ottenuti  da
varieta' tradizionali,  Ansonica,  Trebbiano,  Vermentino,  Alicante,
Canaiolo, Ciliegiolo e Sangiovese, ai quali  si  aggiungono  varieta'
internazionali,  presenti  soprattutto  nei  nuovi   impianti,   come
Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah. 
    Ma l'attivita' di sperimentazione e di studio su varieta' di vite
diverse e su metodi di  vinificazione  piu'  innovativi,  non  si  e'
interrotta col riconoscimento della Denominazione di origine,  semmai
si e' fatta piu' dinamica, tanto che, grazie  anche  all'impianto  di
nuovi vigneti e alla nascita di nuove  aziende,  i  risultati  emersi
hanno convinto i produttori dell'area maremmana  che  era  necessario
aggiornare il disciplinare di produzione della  DOC  Maremma  Toscana
(quasi  5  anni  dopo  il  riconoscimento),   aggiornando   la   base
ampelografica riferita  ai  vitigni  principali  delle  tipologie  di
«base» Bianco, Rosso e Rosato, dando maggiore  rilevanza  a  varieta'
presenti  diffusamente  nel  territorio  provinciale  a  fianco   del
Sangiovese - tra le uve nere, per la produzione del tipo Rosso e  del
Rosato - e il Vermentino, tra le bianche, per la produzione del  tipo
Bianco, aumentando la densita' minima di ceppi ad ettaro per i  nuovi
impianti e vietando ogni forma di allevamento  su  tetto  orizzontale
tipo tendone, inserendo la versione Spumante  anche  per  il  Rosato,
nuove  tipologie  varietali  come  Cabernet  franc,  Petit  Verdot  e
Pugnitello, nonche' tipologie «bivarietali», la menzione Riserva solo
per il vino Bianco e il Rosso in modo da  caratterizzare  ancor  piu'
tali produzioni, le versioni Rosato per  alcune  tipologie  varietali
molto richieste dal mercato, quali Sangiovese, Alicante  o  Grenache,
Ciliegiolo, Syrah e Merlot, la menzione tradizionale «Governo all'uso
toscano» per il vino Rosso e il Sangiovese, e  la  tipologia  passito
per il Merlot. 
    L'incidenza  dei  fattori  umani,  nel  corso  della  storia,  e'
riferita, in particolare,  alla  puntuale  definizione  dei  seguenti
aspetti tecnico-produttivi, che costituiscono  parte  integrante  del
vigente disciplinare di produzione: 
      base  ampelografica  dei  vigneti:  i   vitigni   idonei   alla
produzione  del  vino  in  questione  sono  quelli   tradizionalmente
coltivati nell'area geografica considerata, e  cioe',  in  primis,  i
vitigni autoctoni Sangiovese, Ciliegiolo,  Canaiolo  nero,  Alicante,
Pugnitello, Trebbiano toscano,  Ansonica,  Malvasia  bianca  lunga  e
Vermentino, affiancati da varieta' alloctone quali  Merlot,  Cabernet
Sauvignon, Syrah, Cabernet franc, Petit verdot, Chardonnay, Sauvignon
e  Viognier  (e  le  altre,  eventualmente  presenti  tra  i  vitigni
complementari, come ad esempio  Montepulciano,  Pinot  bianco,  Pinot
grigio, Grechetto, Verdello e Colorino); 
      le forme di allevamento, i sesti  d'impianto  e  i  sistemi  di
potatura che, anche per i nuovi impianti,  sono  quelli  tradizionali
della zona, e cioe' il Cordone  speronato,  il  Guyot  e,  in  misura
minore, il Capovolto, tali da  perseguire  la  migliore  e  razionale
disposizione sulla superficie delle  viti;  cio'  sia  per  agevolare
l'esecuzione  delle  operazioni  colturali  con  un   aumento   della
meccanizzazione, sia  per  garantire  una  razionale  gestione  della
chioma, consentendo di ottenere un'adeguata superficie  fogliare  ben
esposta e, al contempo, di perseguire un contenimento delle  rese  di
produzione  di  vino  entro  i  limiti  fissati   dal   disciplinare,
rapportate ad una densita' minima di 4000 piante per ettaro,  il  che
consente di ottenere una buona competizione fra le piante  (91  hl/ha
per il tipo Bianco e lo Spumante, (vino spumante e vino  spumante  di
qualita'),che scende a  84  per  Rosso,  Rosato,  Novello  e  per  le
tipologie  varietali   bianche   Ansonica,   Chardonnay,   Sauvignon,
Trebbiano, Vermentino e Viognier,  mentre  e'  di  77  hl/ha  per  le
tipologie varietali rosse  Alicante,  Cabernet,  Cabernet  Sauvignon,
Cabernet  franc,  Canaiolo,  Ciliegiolo,  Merlot,  Sangiovese,  Petit
verdot, Pugnitello e Syrah; infine, 40 e 44 hl/ha rispettivamente per
le tipologie Vendemmia tardiva e Passito, entrambe anche con menzione
del vitigno, e 45,5 hl/ha per il Vin Santo); 
      le pratiche relative  alla  elaborazione  dei  vini,  che  sono
quelle tradizionalmente consolidate in zona per la  vinificazione  in
bianco e in rosso dei vini  tranquilli,  adeguatamente  differenziate
per le tipologie  di  base  e  le  tipologie  con  menzione  Riserva,
riferite  a  vini  maggiormente  strutturati  e   caratterizzati   da
un'elaborazione che comporta determinati periodi di invecchiamento  e
affinamento obbligatori; per la produzione del vino  rosato  ottenuto
con la vinificazione in rosato di uve provenienti, per lo piu', dalle
varieta' Sangiovese, Alicante, Ciliegiolo, Merlot e Syrah, per quella
del vino novello, prodotto secondo la tecnica della macerazione delle
uve - per lo piu' della varieta' Sangiovese - e per la produzione  di
vini rossi con  la  tradizionale  metodologia  del  «Governo  all'uso
toscano»  impiegando  prevalentemente  uve  Sangiovese,  nonche'  per
l'elaborazione di vini spumanti e di vini spumanti di  qualita',  sia
col metodo Martinotti in autoclave, sia col metodo tradizionale della
rifermentazione in bottiglia, nelle versioni Bianco, Rosato, Ansonica
e Vermentino; nella stessa zona esistono anche varie  espressioni  di
vini  ottenuti  da  uve  piu'  o  meno  appassite,  prodotti  con  la
tradizionale tecnica del «vinsanto» utilizzando prevalentemente uve a
bacca  bianca   (Trebbiano   toscano   e   Malvasia   bianca   lunga)
accuratamente scelte e fatte appassire in locali idonei,  per  essere
successivamente vinificate, conservate ed invecchiate in tradizionali
caratelli per un periodo adeguato, oppure ottenuti con una  vendemmia
posticipata in modo da provocare una sovramaturazione delle uve sulla
pianta, piu' o meno accentuata (Vendemmia tardiva, nei  tipi  Bianco,
Ansonica, Chardonnay, Sauvignon, Trebbiano, Vermentino  e  Viognier),
oppure prodotti con appassimento naturale delle  uve  all'aria  o  in
locali idonei, seguito da un adeguato affinamento  in  recipienti  di
legno e/o in bottiglia (Passito, nei tipi  Bianco,  Rosso,  Ansonica,
Chardonnay,  Sauvignon,  Vermentino,  Cabernet,  Cabernet  Sauvignon,
Ciliegiolo, Merlot, e Sangiovese). 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
  essenzialmente   o   esclusivamente    attribuibili    all'ambiente
  geografico. 
    Vini  DOC  «Maremma  toscana»  nelle  categorie   «vino»,   «vino
spumante», «vino spumante di qualita'». 
    La DOC «Maremma toscana» nella categoria «vino» e' riferita  alle
tipologie Bianco e Rosso «di base», ai  tipi  Rosato  -  anche  nelle
versioni varietali Alicante, Sangiovese, Merlot e Syrah - e Novello e
con la menzione tradizionale «Governo all'uso toscano» (riservata  al
vino Rosso e alla tipologia  Sangiovese),  alle  tipologie  varietali
Ansonica, Chardonnay,  Sauvignon,  Trebbiano,  Vermentino,  Viognier,
Alicante o Grenache, Cabernet (da  C.  franc  e/o  C.  Sauvignon  e/o
Carmenere  ),   Cabernet   Sauvignon,   Cabernet   franc,   Canaiolo,
Ciliegiolo, Merlot, Petit Verdot, Pugnitello, Sangiovese e Syrah, con
la possibilita' di indicarne due,  a  bacca  di  colore  analogo,  in
etichetta, alle tipologie con menzione «Riserva»  solo  per  il  vino
Bianco e Rosso, alla tipologia  Vin  Santo,  ed  a  quelle  Vendemmia
tardiva - presentata nelle  versioni  Bianco,  Ansonica,  Chardonnay,
Sauvignon, Trebbiano, Vermentino e Viognier - e Passito -  presentata
nelle  versioni  Bianco,  Rosso,  Ansonica,  Chardonnay,   Sauvignon,
Vermentino,  Cabernet,  Cabernet  Sauvignon,  Ciliegiolo,  Merlot   e
Sangiovese - le quali, dal punto di vista analitico ed organolettico,
presentano caratteristiche  molto  evidenti  e  peculiari,  descritte
all'art.  6  del  disciplinare,  che   ne   permettono   una   chiara
individuazione e tipicizzazione legata all'ambiente geografico. 
    In particolare, tutti i vini  presentano  un  modesto  tenore  di
acidita' (4,5 g/l). 
    I  vini  rossi  presentano  un  colore  rosso  rubino  di   buona
intensita' con riflessi violacei  nei  vini  giovani,  che  sfuma  al
granato nei vini piu' maturi, comunque influenzato, nella  tonalita',
dalla percentuale di Sangiovese  presente:  il  Sangiovese,  infatti,
rispetto ad altri vitigni come il Cabernet, il Syrah, il Petit Verdot
e il Merlot, conta su di una quantita' di antociani totali inferiore,
a  vantaggio,  pero',  di   una   notevole   ricchezza   in   tannini
proantocianidici e catechine. Per questo motivo, nella tipologia  «di
base», e' possibile riscontrare una maggiore  complessita'  aromatica
con sfumature fruttate e  speziate  piu'  evidenti  e,  al  contempo,
un'attenuazione  della  sensazione   tannica   del   vitigno   base -
soprattutto nei vini piu' giovani - proprio in funzione della diversa
presenza di Sangiovese (minimo 40 60 %) e di quella di altre varieta'
a bacca rossa nera (come Cabernet Sauvignon, Cabernet franc,  Merlot,
Syrah e Ciliegiolo, anch'esse potenzialmente presenti fino  al  60%),
il che conferisce, ai vini, un gusto piu' rotondo e pieno (il  sapore
e' da secco ad abboccato nel Rosso). Nella tipologia  che  si  fregia
della menzione  «Riserva»  il  colore  tende  al  rosso  intenso  con
riflessi violacei piu' o meno frequenti, che si  tramuta  in  granato
con  l'invecchiamento,  mentre  l'intensita'  del  profilo  aromatico
aumenta e aumenta la sua complessita'  e  ampiezza,  con  sentori  di
piccoli frutti accompagnati da evidenti note speziate,  talvolta  con
sentori erbacei, e al palato si amplia la sensazione di lunghezza, di
corpo  e  di  volume;  queste   caratteristiche   sono   direttamente
influenzate,  infatti,  dall'affinamento  e  dall'invecchiamento  dei
vini, ed e' per questi motivi che il disciplinare stabilisce una data
di immissione al consumo  che  non  puo'  essere  antecedente  al  1°
novembre  del  secondo  anno  successivo  alla   vendemmia   con   un
invecchiamento obbligatorio non inferiore a ventiquattro mesi. 
    Il vino Novello si presenta con un colore rosso rubino talora con
sfumature violacee, profumo intenso di frutti rossi e  viola,  mentre
al palato e' morbido, leggermente acidulo, sapido, mentre il prodotto
dell'annata dei tipi Rosso e Sangiovese  che  ha  subito  il  Governo
presenta vivezza e rotondita' ; il vino Rosato  si  presenta  con  un
colore rosato piu' o meno intenso, profumi delicati, con intense note
fruttate, mentre al palato e' fresco, leggermente  acidulo,  asciutto
o, talvolta, abboccato. Sia il rosso che il rosato sono  influenzati,
nelle caratteristiche organolettiche,  dalla  presenza  piu'  o  meno
rilevante dei vitigni Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet franc,
Merlot, Syrah e Ciliegiolo, i quali possono  partecipare  da  soli  o
congiuntamente per un minimo del 60%. Due  di  questi,  Sangiovese  e
Ciliegiolo, sono espressione della storia del territorio,  gli  altri
(Cabernet Sauvignon, Merlot,  Syrah)  hanno  trovato  nel  territorio
maremmano un ambiente ideale per la loro coltivazione. 
    I  vini  bianchi  «tranquilli»  presentano   un   colore   giallo
paglierino piu' o meno intenso, un profumo fine e delicato,  talvolta
con note floreali e fruttate piu' o meno accentuate, la cui ricchezza
e' in funzione della percentuale di Vermentino presente (minimo  60%,
da solo o congiuntamente al Trebbiano toscano o al Viognier) e  delle
altre varieta' a bacca bianca  eventualmente  utilizzate,  mentre  al
gusto si presentano asciutti, freschi, armonici (il tipo Bianco ha un
sapore da secco ad  abboccato,  mentre  nel  Vermentino,  Viognier  e
Ansonica e' morbido e vellutato). Il vino bianco che si fregia  della
menzione «Riserva», inoltre, ha un profilo  aromatico  piu'  ampio  e
complesso e una struttura piu' importante, ed e'  per  questo  motivo
che il disciplinare di produzione prevede, prima  dell'immissione  al
consumo, un periodo  di  affinamento  obbligatorio  non  inferiore  a
dodici mesi. 
    Le  caratteristiche   organolettiche   risentono   quindi   della
peculiarita' di ciascuna varieta' che  contribuisce  alla  produzione
del vino: alcune sono espressione della storia del  territorio,  come
Ansonica, Trebbiano toscano o Vermentino, altre internazionali  hanno
trovato nel territorio maremmano  un  ambiente  ideale  per  la  loro
coltivazione, come il Viognier, il Sauvignon o lo Chardonnay. 
    La tipologia Vin Santo si  presenta  con  un  colore  dal  giallo
paglierino, all'ambrato, al bruno,  un  profumo  ricco  e  complesso,
etereo, caldo, intenso, con evidenti note di frutta  matura,  di  uva
passa e candita, mentre al gusto denota sensazioni vellutate, piu'  o
meno rotonde in funzione della versione prodotta, da secca  a  dolce,
con una notevole lunghezza e persistenza. 
    I vini della tipologia Vendemmia tardiva presentano un colore  da
giallo paglierino intenso a giallo  oro,  piu'  o  meno  intenso,  un
profumo delicato,  intenso,  con  note  di  frutta  matura,  talvolta
speziato, mentre al palato sono pieni, armonici, con  una  rotondita'
piu' o meno accentuata in funzione della versione prodotta, da quella
asciutta alla dolce. 
    I vini della tipologia  Passito,  invece,  hanno  caratteristiche
diverse se prodotti con uve bianche o nere: i passiti  bianchi  hanno
un colore da giallo  dorato  all'ambrato  piu'  o  meno  intenso,  un
profumo intenso, ricco, di frutta matura e candita, mentre al  palato
sono vellutati, ampi e complessi; i passiti rossi sono caratterizzati
da un colore rosso rubino intenso, profumi intensi di  frutta  matura
con note che richiamano il  cioccolato,  ampi,  vinosi  e  complessi,
mentre al palato sono vellutati, caldi, ricchi di corpo; in  entrambi
i casi, al palato denotano una rotondita' piu' o meno  accentuata  in
funzione della versione prodotta, asciutta o dolce. 
    La DOC «Maremma toscana» nelle categorie «vino spumante» e  «vino
spumante di qualita'»  e'  riferita  alle  tipologie  Spumante  nelle
versioni Bianco, Rosato, Ansonica e Vermentino, le quali,  dal  punto
di vista analitico e organolettico, presentano caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, che ne permettono una chiara  individuazione  e
tipicizzazione legata all'ambiente geografico. In  particolare,  sono
caratterizzati da una spuma e  da  un  perlage  fine  e  persistente,
presentano un colore giallo paglierino piu' o meno intenso (dal  rosa
tenue al  rosa  cerasuolo  negli  spumanti  rose'),  un  odore  fine,
fruttato,  persistente,  la  cui   intensita'   e   complessita'   e'
influenzata  dal  metodo  di  elaborazione  utilizzato  (presenza  di
maggiori note fruttate e floreali nel metodo Martinotti, bouquet piu'
complesso, con sentori  di  crosta  di  pane  e  lievito  nel  metodo
classico), mentre al sapore sono freschi,  leggermente  aciduli,  con
rotondita' piu' o meno evidente in funzione della  versione  prodotta
(da dosaggio zero, decisamente asciutta e secca, a extra-dry, morbida
e vellutata). 
    Le peculiarita' dei vini «Maremma toscana» spumanti e spumanti di
qualita' descritti sono il  risultato  dell'azione  delle  condizioni
pedoclimatiche della zona di produzione, che incidono sul  potenziale
enologico,  evidenziando  le  note  di  freschezza  dovute  sia  alla
sapidita' legata alla «presenza del mare» e  dei  venti  marini,  sia
alla componente acidica e  alla  equilibrata  componente  fruttata  e
aromatica delle uve che, esaltata dalla corretta gestione  agronomica
dei vigneti, si ripercuote sui vini prodotti,  rendendoli  pienamente
adatti ad una elaborazione in vino spumante. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
  lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    Per tutte le categorie dei vini «Maremma toscana» («vino»,  «vino
spumante», «vino spumante di qualita'»). 
    L'orografia prevalentemente collinare e pedecollinare della  zona
di  produzione,  un'area  di  varia  estensione  con  caratteristiche
morfologiche talvolta diverse, situata nella parte meridionale  della
Toscana, con una quota media intorno a 140 metri s.l.m., unitamente a
una pendenza media del 5%, una esposizione prevalente a sud-est e una
buona ventilazione durante tutto l'anno, concorre  a  determinare  un
ambiente areato, luminoso e  con  un  suolo  naturalmente  sgrondante
dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione  della
vite. 
    Anche la tessitura e  la  struttura  chimico-fisica  dei  terreni
interagiscono  in  modo  determinante  con  la  coltura  della  vite,
contribuendo   all'ottenimento   delle   peculiari    caratteristiche
fisico-chimiche ed organolettiche  dei  vini  «Maremma  toscana»  sia
nella versione "tranquilla" (categoria vino), sia nei  vini  spumanti
(categorie vino spumante e vino spumante di qualita'). 
    In  particolare,  i  terreni  della  provincia  di  Grosseto   si
presentano, nei vari ambienti, con notevoli differenze,  dovute  alla
diversa natura e alle diverse origini delle  rocce  da  cui  si  sono
formati, ma i principali tipi  di  terreno  agrario,  provenienti  da
rocce  autoctone  e  particolarmente  adatti  allo   sviluppo   delle
attivita' viticole, possono essere ricondotti ai terreni: 
        sabbiosi  e  rocciosi  sciolti,  poco  profondi,  sabbiosi  e
sabbioso-argillosi, che si riscontrano con notevole  frequenza  lungo
l'intero sviluppo del retroterra maremmano e  che  si  presentano  in
genere sciolti, permeabili e di  modesta  fertilita',  con  un  lieve
contenuto in calcare, un modesto tenore di humus,  di  fosforo  e  di
potassio; 
        pliocenici sciolti, che si riscontrano  frequentemente  nelle
zone collinari e pedecollinari e si  presentano  abbastanza  sciolti,
sabbiosi, calcarei e spesso frammisti a ghiaia e silice,  ed  al  cui
gruppo  sono  riconducibili  anche   i   terreni   sabbioso-argillosi
pliocenici con tessitura prevalentemente argillosa della parte fine e
buona dotazione nutritiva; 
        grossolani  sciolti,  terreni   grossolani,   ghiaio-sabbiosi
profondi, provvisti di ciottoli calcarei e silicei, molto aridi,  che
si trovano prevalentemente nelle colline che contornano la  piana  da
Follonica a Gavorrano e Ribolla; 
        vulcanici e mezzani, rocciosi, di natura tufacea  di  diversa
consistenza, terreni agrari piu' o meno profondi sub-acidi, ricchi di
scheletro,  tendenzialmente  aridi,  dotati  di  buona  quantita'  di
potassio ma  poveri  di  fosforo  assimilabile,  che  si  riscontrano
soprattutto nei comuni di Pitigliano e di Sorano. 
    Presentano una buona predisposizione  alla  viticoltura  anche  i
terreni alluvionali sciolti  e  mezzani  calcarei,  prevalenti  nella
valle dell'Ombrone, dell'Osa, dell'Albegna, del Fiora e  del  Cornia,
poiche' terreni  profondi,  freschi,  mediamente  fertili,  piuttosto
sciolti e mezzani, provvisti di calcare e poveri di fosforo. 
    Tutti  questi  tipi  di  terreno  hanno  in   comune   un'elevata
profondita' utile per lo sviluppo radicale, una  buona  capacita'  di
drenaggio  e  una  buona/moderata  capacita'  di  acqua  disponibile,
condizioni tali da  consentire  un  buon  sviluppo  vegeto-produttivo
delle coltivazioni arboree, habitat  naturale  per  gli  impianti  di
vigneto  con  conseguenti  produzioni   altamente   qualitative,   in
particolare se coltivati con  l'ausilio  di  pratiche  agronomiche  e
gestionali dei suoli corrette (quali potatura verde ed alta  densita'
di impianto) e basse rese produttive. 
    Il clima della zona di produzione risulta temperato  (sublitorale
per la maggior parte del territorio,  caldo  nella  fascia  costiera,
fresco nell'area amiatina), di tipo mediterraneo,  caratterizzato  da
temperature miti, una  discreta  piovosita'  (media  intorno  ai  750
mm/anno), con  scarse  piogge  estive  (intorno  agli  80-100  mm)  e
un'aridita' piuttosto prolungata nella  primavera  e  accentuata  nei
mesi estivi - tanto da far riscontrare lievi stress idrici nelle fasi
che precedono la maturazione dell'uva -, da ottimi valori dell'indice
bioclimatico di Huglin (tra  2100  e  2500°C-giorno),  da  una  buona
temperatura media annuale (tra i 12 e i 16°C a  seconda  delle  aree,
con una media intorno a 14,5°C), unita  ad  una  ventilazione  sempre
presente anche nel periodo primaverile-estivo grazie alle  brezze  di
Maestrale  che  soffiano  nelle  ore  piu'  calde   della   giornata,
contribuendo a regolare  le  temperature  ed  a  creare  un  ambiente
sfavorevole alle malattie parassitarie. 
    Il clima sopra descritto,  unito  ad  una  temperatura  piuttosto
elevata, con ottima insolazione,  nei  mesi  di  settembre-ottobre  e
buone escursioni termiche tra giorno e notte, consente alla  vite  di
ottenere un giusto  equilibrio  vegetativo,  permettendo  una  lenta,
graduale  e  ottimale  maturazione   fisiologica   delle   uve,   con
l'esaltazione e il mantenimento del  corredo  aromatico  consentendo,
unitamente ad un buon quadro acidico, la produzione di vini freschi e
armonici e contribuendo in  maniera  significativa  alle  particolari
caratteristiche organolettiche dei vini «Maremma toscana». 
    In particolare, il quadro climatico sopra  descritto,  grazie  al
quale le temperature massime sono pienamente sopportabili dalla  vite
anche in piena estate, unitamente alle buone escursioni termiche mano
a  mano  che  si   avvicina   il   periodo   vendemmiale,   risultano
particolarmente favorevoli per la produzione delle uve destinate  sia
alla produzione di vini «tranquilli»,  freschi  ed  equilibrati,  sia
all'ottenimento di  partite  che  saranno  successivamente  elaborate
nelle versioni spumante. 
    La qualita' e le caratteristiche dei vini «Maremma toscana»  sono
altresi' strettamente connesse ai fattori umani descritti nella parte
A.2. 
    E'  infatti  molto  rilevante  l'apporto  degli   operatori   del
territorio che con le loro  capacita'  e  la  loro  professionalita',
frutto dell'evoluzione agronomica, scientifica e tecnologica e  forti
di una tradizione che e' millenaria e va dall'epoca etrusca a  quella
romana, al medioevo, fino ai giorni  nostri,  attestata  da  numerosi
documenti, citazioni e testimonianze  storiche,  contribuiscono  alla
produzione di vini di notevole livello  qualitativo,  rappresentativi
dell'espressione e tipicita' del territorio della Maremma grossetana. 
    E' la testimonianza, percio', di come l'intervento  dell'uomo  in
questo particolare territorio abbia tramandato, nel corso dei secoli,
le tecniche tradizionali di  coltivazione  della  vite  ma  anche  le
rituali prassi enologiche, le quali, tuttavia, in epoca moderna, sono
state  migliorate  e  affinate,  grazie  all'indiscutibile  progresso
scientifico e tecnologico. 
    Parlare di presupposti viticoli etruschi in  questa  zona  appare
ovvio, tali e tante sono le testimonianze  che  continuano  in  epoca
romana fino al medioevo,  nel  corso  del  quale  la  vite  acquisto'
particolare  importanza  come  pianta   colonizzatrice,   tanto   che
governanti e feudatari riconobbero la necessita' di  concedere  terre
adatte per questa coltura e di stabilirne la protezione con  apposite
norme statutarie. 
    E  furono  molti  gli  studiosi,  di   epoche   successive,   che
riconobbero i pregi delle uve di questo territorio e l'eccellenza dei
vini prodotti. 
    Alla fine del 1500, Bacci cosi' descrivera' queste campagne  «...
situate nel cuore dell'Etruria, godono di molti pregi,  sono  esposte
da una parte al vento che spira da settentrione dalle falde del monte
Amiata e dall'altra, estendendosi verso mezzogiorno, godono anche  di
quello australe che dona loro calore...». Quale migliore incipit  per
identificare un territorio viticolo; e infatti,  la  zona  era  ricca
«... di ottimi vini, soprattutto rossi, sinceri, e  chiarificati  con
null'altro che la semplice fermentazione dei tini». Ve ne erano anche
di  bianchi,  mescolati  con  dolci  moscatelli,  com'era   di   moda
all'epoca. 
    Tre secoli piu' tardi, il dott. Villafranchi-Giorgini (1847) cita
un tronco di vite di  dimensioni  eccezionali  proveniente  da  Valle
Castagneta, mentre l'enotecnico Luigi Vivarelli parla diffusamente di
sistemi di allevamento della vite, affermando  che,  in  Maremma,  e'
gia' ampiamente diffusa la vigna  specializzata  allevata  a  cordone
speronato. Tra le testimonianze  piu'  significative  ed  esaurienti,
quelle del dott. Alfonso  Ademollo,  riconducibili  a  una  relazione
all'inchiesta parlamentare Jacini (1884),  si  soffermano  lungamente
sulla vocazione viticola della Maremma. 
    In tutti questi secoli, lo sviluppo dell'agricoltura maremmana e'
sempre stato accompagnato da un'affermazione della viticoltura e,  di
pari passo, da una forte valenza della  tradizione  vinicola,  spesso
perpetrata dai monaci benedettini nei  periodi  piu'  bui  del  basso
medioevo, e oggi ancora riscontrabile percorrendo il territorio, dove
non di rado e' possibile trovare vecchie cantine presenti  nelle  vie
dei paesi o, addirittura, scavate  nel  tufo  probabilmente  gia'  al
tempo degli etruschi, ma anche partecipando a una delle tante Sagre o
Feste dedicate alla Vendemmia o al Vino  (quelle  di  Scansano  e  di
Cinigiano vantano una storia di quasi mezzo secolo). 
    La storia e la tradizione del territorio  vitivinicolo  maremmano
e' importante, ma lo e',  allo  stesso  tempo,  il  contributo  degli
operatori. Esso e' essenziale nella gestione del  vigneto  fino  alla
raccolta  delle  uve,  ma  risulta  determinante  anche  un  corretto
utilizzo della tecnologia di cantina al fine di preservare il livello
qualitativo dei  prodotti  introdotti.  Al  fine  di  conseguire  gli
obiettivi  di  qualita',  gli  operatori  adeguano  il  processo   di
vinificazione delle uve in relazione alla varieta' e alle  successive
tecniche di affinamento ed elaborazione dei relativi vini,  adottando
in particolare  adeguate  pressature  delle  uve  e  fermentazioni  a
temperatura controllata, grazie anche al  significativo  processo  di
innovazione tecnologico che consente agli operatori  di  disporre  di
attrezzature  di  livello  avanzato  per  la  gestione  del  processo
produttivo  contribuendo  cosi'  al  mantenimento   delle   peculiari
caratteristiche organolettiche dei vini. 
    Nella produzione dei  vini  spumanti  l'apporto  dell'innovazione
tecnologica e' stato, se possibile, ancor di maggiore aiuto, mediante
la messa a punto di impianti di elaborazione in autoclave sempre piu'
efficienti  o  la  fornitura  di  attrezzature  piu'   adeguate   per
l'elaborazione  con  rifermentazione   in   bottiglia,   consentendo,
percio', di esaltare le peculiarita' organolettiche dei vini spumanti
ottenuti nel territorio maremmano, in particolare per la  freschezza,
la mineralita' e le  note  fruttate  e  floreali,  che  costituiscono
l'espressione di un ambiente vocato alla produzione di vini bianchi e
rosati anche in versione spumante. 
    Le  peculiarita'  dei  vini   «Maremma   toscana»   sono   dunque
l'espressione di caratteri di unicita' e di distintivita',  che  sono
il frutto dell'interazione armonica tra l'attivita'  dell'uomo  e  il
complesso dei fattori ambientali.