(Allegato-art. 9)
 
                               Art. 9. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica. 
Fattori naturali. 
    Il territorio di produzione del vino a denominazione  di  origine
controllata e garantita «Taurasi», comprende  i  territori  comunali,
tutti in Provincia di Avellino,  di  Taurasi,  Bonito,  Castelfranci,
Castelvetere sul Calore,  Fontanarosa,  Lapio,  Luogosano,  Mirabella
Eclano,  Montefalcione,   Montemarano,   Montemiletto,   Paternopoli,
Pietradefusi, S. Angelo all'Esca,  S.  Mango  sul  Calore,  Torre  le
Nocelle e Venticano. Le  caratteristiche  litologiche  del  substrato
(Servizio geologico d'Italia, foglio 174 «Ariano Irpino»  e  186  «S.
Angelo dei Lombardi») consentono una suddivisione, di larga  massima,
in tre settori variamente estesi. 
    Quello occidentale, si caratterizza per presenza e prevalenza  di
argille varicolori nei territori  di  Venticano  e  Pietradefusi;  di
quelle stesse argille e di calcareniti, in quelli di  Montemiletto  e
Torre le Nocelle: in quest'ultimo,  e'  presente  anche  l'Ignimbrite
Campana. Argille varicolori, con intercalazioni  lapidee,  variamente
estese  e  potenti,   caratterizzano   i   territori   di   Lapio   e
Montefalcione, in corrispondenza dei quali  vi  e'  «sovrapposizione»
con l'areale del Fiano di Avellino. 
    Nel  settore  orientale,  sono  i  conglomerati  poligenici,  con
intercalazioni sabbiose e sabbioso-argillose,  con  locali  coperture
detritiche,  la  litologia  tipica  delle   aree   di   Luogosano   e
Paternopoli. Arenarie poco cementate,  con  orizzonti  conglomeratici
alla base ed intercalazioni calcarenitiche, arenacee e  pelitiche,  a
vari livelli,  affiorano  nei  territori  di  S.  Mango  sul  Calore,
Castelvetere sul  Calore,  Montemarano  e  Castelfranci.  Il  settore
nordorientale abbraccia il territorio di Bonito, entro il quale  sono
presenti arenarie scarsamente cementate e sabbie argillose  e  sabbie
ed arenarie con livelli di puddinghe; quelli di Mirabella Eclano e S.
Angelo all'Esca vedono l'affiorare di sabbie ed arenarie con  livelli
di puddinghe: le argille varicolori sono «elemento»  subordinato  nel
primo; coltri eluviali commiste ad  elementi  vulcanici  sensu  lato,
molto  alterati,  ricoprono,  con  estensioni  varie,   il   secondo.
Nell'area di Fontanarosa, a tetto delle argille varicolori  affiorano
arenarie e sabbie argillose; in quella di Taurasi, le  stesse  peliti
mostrano coperture, anche molto  estese,  di  depositi  cineritici  e
lapillosi, oltre che di eluvium misto  ad  elementi  vulcanici  sensu
lato, molto alterati. 
    Sotto il profilo morfologico, i rilievi in sinistra del tratto di
corso del F. Calore compreso tra  Taurasi  e  Castel  del  Lago  sono
elemento               della                dorsale                M.
Guardia-Chianche-Montefusco-Montemiletto-Monte Caprio. 
    Rilievi collinari occupano un'ampia fascia, che e' delimitata, ad
ovest, dalla dorsale appena  citata  e  da  parte  del  prolungamento
meridionale di essa; a nord dal tratto  del  corso  del  Fiume  Ufita
compreso, circa, tra Bonito e Grottaminarda; ad  est  da  una  ideale
congiungente l'alto corso del Fiume Ofanto con il  Torrente  Fredane,
e, a sud/sudovest, da quella parte del  bordo  orientale  del  Gruppo
Terminio-Tuoro,  compresa  tra  Castelvetere  sul  Calore  e  Cassano
Irpino. 
    Quei rilievi, generalmente molto  meno  elevati  a  fronte  delle
grandi strutture carbonatiche  mesozoiche  che,  in  parte,  bordano,
hanno forme molto spesso dolci e pendii per  lo  piu'  poco  acclivi,
particolarmente dove e' la componente pelitica a  prevalere.  Rotture
di pendio, anche molto brusche, e versanti  dirupati  caratterizzano,
spesso, le aree entro le quali prevalgono successioni (o  intervalli)
lapidei, generalmente calcarenitici. 
    L'assetto idrogeologico si caratterizza per la presenza  di  vari
complessi: il detritico-eluviale; il piroclastico; il conglomeratico;
l'arenaceo-argilloso-marnoso; l'argilloso-marnoso; l'argilloso  e  il
calcareo. 
    I terreni hanno profili giovani e immaturi  e  poggiano  il  piu'
delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia  roccia
dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose. 
    Lo scheletro e' presente in buona misura e formato da frammenti e
ciottoli silicei o calcarei. Per contro, i terreni  sono  decisamente
ricchi in argilla e calcare che il costituente piu'  importante,  con
concertazioni anche prossime al 50% della terra fina; in  molti  casi
la frazione argillosa e attenuata  da  sabbia  e  limo,  presenti  in
misure notevoli per cui gran parte dei terreni dell'areale  risultano
argillosi o argillo limosi, oppure sabbio-argillosi. In  generale  si
va da terreni, originati da ceneri  e  pomici,  con  una  piattaforma
cineritica,  profondi,  a  tessitura  moderatamente  grossolana,  ben
drenati, ricchi in carbonio  organico  e  azoto  a  terreni  calcareo
argillosi molto compatti ricchi  soprattutto  in  calcio  e  potassio
scambiabile. 
    Reazione: prevalgono i terreni a reazione neutra  e  sub-alcalina
con punte di pH 8,20. 
    Calcare totale: mediamente buona la presenza di calcare. 
    Humus: generalmente modeste, con sostanza organica  compresa  tra
10 e 27,0 g/kg, e azoto fra 0,8 e 2,45 g/kg. Il rapporto C/N in media
e' intorno a 10. 
    Anidride fosforica assimilabile: sebbene il contenuto in  fosforo
totale e' di norma bastevole a volte anche esuberante,  in  relazioni
alle rocce madri di origine, il contenuto in fosforo assimilabile  e'
modesto, con tenori che variano da 16 a 50 mg/kg con medie intorno ai
a 30 mg/kg. 
    In merito  alla  dotazione  potassica,  i  terreni  del  Taurasi,
qualunque sia l'origine, sono ben provvisti. I valori  di  ossido  di
potassio scambiabile e' ricompreso tra 250-980 mg/kg con valori  medi
intorno a 450-500 mg/kg. 
    Prerogativa dei terreni e' la ricchezza in magnesio scambiale con
concentrazioni da 110 a 940 mg/kg. Questo elemento esplica  un'azione
fortemente positiva sull'attivita' vegetativa della  vite,  favorendo
sia   i   processi   di   lignificazione   sia   le   caratteristiche
organolettiche del vino. Altrettanto buona dotazione di  boro,  rame,
manganese e zinco. 
    La dotazione potassica dei  terreni  del  Taurasi  ed  Irpini  in
generale, qualunque sia la loro origine, e'  abbastanza  elevata.  Si
riscontrano valori di potassio totale, espresso in termini di K2O mai
inferiori a  4,5-5,0  g/kg,  con  medie  superiori  ai  12  g/kg.  Il
contenuto di potassio scambiabile varia tra i 230 e 1000  mg/kh,  con
valori medi facilmente superiori ai 500 mg/kg. Nell'areale i  terreni
a  maggior  dotazione  si  riscontrano   nell'areale   di   Lapio   e
Montefalcione. 
    Enologicamente l'elevato contenuto elevato di argilla dei terreni
del Taurasi ha influenza positiva sulla  qualita'  delle  produzioni,
particolarmente durante i periodi di siccita' estiva, consentendo una
piu' regolare maturazione delle uve con  una  buon  mantenimento  dei
livelli di acidita'. Altrettanto positiva la ricchezza in potassio  e
magnesio scambiabile che conferisce ai vini  intensita'  di  profumi,
buona struttura ed equilibrio. 
Clima. 
    Il clima e' tipico delle zone di  entroterra,  caratterizzato  da
forti escursioni termiche e bassa piovosita'. 
    Le  condizioni  termiche,  idrometriche  ed   anemometriche   che
caratterizzano l'areale sono pressoche' ideali  per  un  processo  di
maturazione caratterizzato da gradualita' ed  equilibrio  tra  tenore
zuccherino  e  acidita',  consentendo  l'ottenimento  di   produzioni
enologiche pregiate. Tale favorevole situazione e' chiaramente dovuta
alla posizione geografica e all'orografia del territorio. 
    L'andamento climatico sia dal punto di vista  termico  che  delle
precipitazione e' fortemente influenzato dai numerosi ettari di bosco
che ricoprono i monti che caratterizzano l'ambiente circostante e che
ne sfavoriscono il surriscaldamento. In generale, il clima  invernale
e' rigido, non di rado ci sono  precipitazioni  a  carattere  nevoso,
come il clima estivo e' alquanto mite. 
Temperature. 
    Di numero molto elevato i giorni di sole, abbastanza frequenti le
gelate primaverili, talvolta  anche  tardive.  Molto  pronunciate  le
escursioni termiche tra le temperature medie max  e  min  durante  il
periodo luglio-settembre. Si registrano di frequente forti inversioni
termiche e minime negative durante  i  mesi  invernali  con  cali  di
temperatura considerevoli dopo il tramonto.  Sempre  i  dati  storici
riportano una temperatura minima registrata nel gennaio del  1985  di
-14 °C e una temperatura massima di 42  °C  nel  luglio  2003;  tutto
questo inserito in medie annuali, per le massime di circa 21 °C e per
le minime di circa 10 °C. 
Precipitazioni. 
    Buona la piovosita' che di solito nell'arco dell'anno  raggiunge,
anche se di poco, i 1000 mm. Dati storici  riportano  una  piovosita'
intorno ai 600-800 mm, generalmente in linea con  le  caratteristiche
sopra   citate.   La   distribuzione   delle   piogge,   si   addensa
nell'autunno-inverno   concentrando   ben   oltre   il   70%    delle
precipitazioni con un periodo estivo particolarmente asciutto con  in
media il 6% del totale delle precipitazioni. 
Venti. 
    E' generalmente caratterizzata da una ventilazione meno sostenuta
rispetto alle zone piu' esposte della regione. Fattore  tipico  della
localita' e' l'instaurarsi di brezze di versante nelle  ore  notturne
con direzione  NE.  I  venti  dominanti  sono  quelli  meridionali  e
sudoccidentali, umidi e tiepidi. 
Fattori umani. 
    Taurasi  e'  non  il  vino  di  un'area  di   grande   tradizione
vitivinicola, che comprende 17 comuni dell'Irpinia che  costituiscono
l'area  produttiva,  ma  la  millenaria  fonte  vivente   dell'intimo
connubio socio-economico  instauratosi  fin  dall'antichita'  tra  la
terra, il vino e l'uomo in Irpinia. 
    Eccellente frutto di una miscela perfetta d'ingredienti  unici  e
non ripetibili: la terra, il clima e le uve dei rigogliosi vigneti di
Aglianico situati sulle splendide colline irpine, tra i 400 ed i  700
metri slm, l'alta qualita' delle produzioni  di  Taurasi  e  la  loro
diversificazione, secondo i terroir  di  origine  dei  singoli  vini,
offre  al  consumatore  un'ampia  ma  ardua  scelta   di   eccellenza
qualitativa. 
    Inscindibilmente legato all'ambiente naturale di origine, che  ne
detta la natura, e all'ambiente umano che la imprime in vini di unica
qualita', il Taurasi riveste un ruolo rilevante nell'ambito dei  beni
tangibili espressione di quel carattere ambientale  che  in  esso  si
condensa e si esplicita: simbolo  di  sicurezza,  rifugio  espressivo
delle asperita' di un ambiente naturale non ferace e sempre in  grado
di evocare sentimenti di mistero e timore. 
    Testimonianza  della   presenza   costante   della   vite   quale
sostentamento  economico  delle  popolazioni  locali  e'  data  dalla
bibliografia  che  tratta  dell'evoluzione   sociale   ed   economica
dell'area nel periodo a cavallo del medioevo e l'ottocento. 
    Nel XIX secolo l'attivita'  vitivinicola  dell'intera  provincia,
con una produzione superiore a un  milione  di  ettolitri  largamente
esportati, e dell'area del Taurasi, sono  l'asse  economico  portante
dell'economia agricola degli anni e  del  tessuto  sociale  tanto  da
portare alla costruzione della prima strada ferrata d'Irpinia, da li'
a poco chiamata propriamente «ferrovia del  vino»,  che  collegava  i
migliori e maggiori centri di produzione vinicola delle  Colline  del
Sabato e del Calore direttamente con i maggiori mercati  italiani  ed
europei. In particolare nell'area di produzione,  ancora  oggi,  sono
presenti le stazioni di: Taurasi, Lapio. 
    Contribuisce a far  diventare  l'area  uno  dei  piu'  importanti
centri vitivinicoli italiani  l'istituzione  della  Regia  scuola  di
viticoltura  &  enologia  di  Avellino  che  sara'  l'artefice  della
diffusione di numerose osservazioni scientifiche sul vino Taurasi. 
    La  presenza  della  scuola,  quale  propulsore   del   progresso
socio-economico,  portera'  la  filiera  vitivinicola  Avellinese   a
divenire  uno  delle  prime  provincie  italiane  per  produzione  ed
esportazioni di vino, principalmente verso la Francia, come le  fonti
dimostrano. 
    Di conseguenza si genera lo sviluppo di un forte indotto  con  lo
sviluppo di officine meccaniche  specializzate  nella  costruzione  e
commercializzazione  sia  di   pompe   irroratrici   e   attrezzature
specialistiche per la viticoltura sia di sistemi enologici. 
    A  livello  scientifico  la   valenza   tecnico-economica   delle
produzioni dei  vini  Aglianico  di  Taurasi  e'  riconosciuta  nella
copiosa produzione di studi di ampelografia  e  enologia  succedutesi
nel tempo. Tra questi ricordiamo del: 
      1896 nella «Monografia sulla  vitivinicoltura  Irpina»  inclusa
nel volume del Ministero  dell'agricoltura,  industria  e  commercio,
oltre ad essere descrive il «vino di tipo rosso da  pasto  conosciuto
in commercio con il nome Taurasi, ha bel colore rosso rubino  carico,
con gradevole sapore, ...» vi e' acclusa una dettagliata  tabella  di
caratterizzazione eno-analitica delle vendemmie:  1888,  1890,  1891,
1892, 1894; 
      Sannino (1891): «le migliori produzioni del vino  si  hanno  a:
Taurasi, Castelfranci e Gesualdo tutti nell'Irpinia»; 
      Paris  (1911):  e'  il  primo  ricercatore  che  analiticamente
caratterizza i vini  provenienti  da  tre  ben  specifiche  sottozone
Montefalcione, Montemarano e Castelfranci; 
      Ferrante (1914) pubblica risultati delle prove di vinificazione
su  uve  Aglianico  di   Taurasi   provenienti   da   Montemarano   e
dell'interazione  nel  miglioramento  qualitativo  della  pratica  di
diraspatura; 
      Cotone,  1915,  che  accerta  che  la  migliore  zona  per   la
produzione del vino Aglianico di Taurasi  sono:  Lapio,  Taurasi,  S.
Mango sul Calore, Montefalcione, Montemarano). 
    Ministero dell'economia nazionale, 1923, ricorda che «l'Aglianico
era fra i piu' diffusi nel distretto mesozoico, particolarmente nella
zone del Medio Colle  dell'agro  Taurasino  e  del  Medio  colle  del
Sabato. Nella prima di tali zone e' ben conosciuto come  il  vino  di
Taurasi,  robusto,  sapido,  tannico,  molto  colorato  e   che   con
l'invecchiamento acquista profumo gradevole e perde l'eccesso tannico
e diventa  armonico,  tanto  da  rivaleggiare  con  i  migliori  vini
piemontesi. I  migliori  vini  si  ottengono  da  Taurasi,  Torre  Le
Nocelle, San Mango sul Calore, Luogosano e Montemiletto. Specialmente
da questi ultimi si ottengono vini  ricchi  di  acidita',  di  colore
vivacissimo e capaci di affinarsi molto con l'invecchiamento». 
    Da ultimi  ponderosi  e  approfonditi  gli  studi  di  Bordignon,
Dalmasso (1931), Garoglio (1944). 
    Vitagliano, 1986, che dalle sue indagine indica  che  i  migliori
vini Taurasi  derivano  dai  comuni  di:  Montemarano,  Pietradefusi,
Venticano, Paternopoli. 
    Con   decreto   ministeriale   15   ottobre    1941,    Ministero
dell'agricoltura, il  Taurasi  viene  incluso  nella  categoria  III,
gruppo 2 della classificazione dei vini comuni, pregiati  e  speciali
d'Italia agli effetti della determinazione dei prezzi. 
    La diffusa e specializzata  presenza  della  vite  nell'area  nei
secoli da' luogo allo sviluppo nell'area di un sistema di allevamento
tipico  conosciuto  come  «Alberata  Taurasina   o   Antico   sistema
taurasino», risalente alla scuola etrusca. 
    Anche se nel paesaggio e' possibile ancora  vedere  qualche  alto
festone   delle   tradizionali   «alberate   taurasine»   che   hanno
rappresentato per secoli il sistema di allevamento dell'Aglianico  di
Taurasi, con la moderna viticoltura, oggi, la  forma  di  allevamento
prevalente nel vigneto specializzato e' la spalliera, con potature  a
guyot e cordone speronato a ridotta di gemme  per  ceppo  finalizzate
all'ottenimento di  uve  dal  potenziale  enologico  qualitativamente
ottimo e ben equilibrato. Tale sistema,  nell'ultimo  trentennio,  ha
progressivamente  soppiantato  l'«Alberata   Taurasina».   Il   sesto
d'impianto piu' frequentemente utilizzato per i nuovi impianti e'  di
m 2,40 × m 1,00. 
    Riguardo le forme di allevamento l'obiettivo della  qualita',  ha
indotto i  produttori  a  realizzare  impianti  ad  alta  densita'  e
meccanizzabili e negli anni tali produzioni si sono modificate sempre
piu' a favore della qualita', aumentando significativamente il numero
di viti per ettaro e con una resa produttiva molto bassa di circa  50
ql/Ha. 
Fattori storici. 
    Di fondamentale rilievo i fattori storici-antropologici legati al
territorio  di  produzione,  che  per  consolidata  tradizione  hanno
contribuito ad ottenere il vino Taurasi. 
    L'Aglianico  di  Taurasi,  vitigno  antichissimo,   probabilmente
originario della Grecia viene introdotto in Italia intorno al  VII-VI
secolo a.C.  Non  ci  sono  certezze  sulle  origini  del  nome,  che
potrebbero risalire all'antica citta' di Elea (Eleanico), sulla costa
tirrenica della Lucania, o essere piu' semplicemente una  storpiatura
della parola Ellenico secondo cui il  nome  originario  (Elleanico  o
Ellenico) divenne Aglianico  durante  la  dominazione  aragonese  nel
corso del XV secolo, a causa della doppia l pronunciata gli  nell'uso
fonetico spagnolo. 
    Il nome del vino  trae  origine  dalla  storica  e  antica  l'arx
Taurasia, una delle  ventuno  città-campagna  fondate  dagli  irpini,
popolazione federata ai sanniti. L'arx non  e'  una  vera  e  propria
citta', poiche' e' esclusivamente sede  del  mercato,  sito  deputato
all'amministrazione della giustizia, alla celebrazione dei sacrifici,
luogo di raduno in tempo di pace e di ricovero dalle  offese  nemiche
in caso di guerra, gli abitanti, invece, vivono sparsi nel territorio
circostante, raggruppati nei vici e nei pagi,  cui  corrispondono  le
attuali frazioni e i casali, collegati mediante numerose strade,  che
popolano le colline del Calore e che sono, ancor'oggi,  attuale  area
produttiva del Taurasi. 
    Taurasi e' fulcro di avvenimenti storici significativi, distrutta
e ricostruita piu' volte nel corso della sua storia. Sara'  distrutta
dai Romani nel 268 a.C e qui e nei circostanti Campi Taurasini («Ager
Taurasinus»), nel II secolo a.C. i romani deportano i liguri apuani -
popolazione di stirpe celtica - che qui, trovando zone molto fertili,
riprendono la coltivazione dei campi e della vite cosiddetta  «greca»
largamente coltivata dalle  popolazioni  native  annientate.  Nel  42
a.C., dopo la battaglia di Filippi in  Macedonia,  il  territorio  di
Taurasia e' assegnato ai soldati romani veterani  che  vinificano  la
«vitis ellenica» da loro portata dalla Macedonia. 
    Sotto Augusto, dopo che le terre dei campi taurasini erano  state
distribuite a schiere di veterani, sono realizzate una serie di opere
civiche e intensificata la rete stradale, per assicurare sicurezza  e
fornire  nuovo  impulso  all'agricoltura.   Le   popolazioni   Irpine
ritornano a dedicarsi all'agricoltura  e  alle  industrie  e  Taurasi
diviene un  importante  centro  agricolo-produttivo  assumendo,  come
testimoniano Tito Livio, Plinio il Vecchio, Strabone o  Cluverio,  un
ruolo strategico economico-militare di  primaria  importanza  ubicata
quasi al  centro  dell'altipiano  irpino  individuato  a  oriente  da
Aeclanum, a nord da Cluvia (Fulsula - odierna Montefusco), a nord-est
da Maleventum, a sud-est da Aquilonia, Romules e Trivicum e  posta  a
1,5 km circa dalla sponda destra del fiume Calore. 
    Questa area, tutt'oggi, e' l'immutata area dei Campi Taurasini  e
corrisponde all'area produttiva del vino Taurasi. 
    Testimonianza storico-letterarie sulla presenza della vite e,  in
particolar modo, del vitigno Aglianico nell'attuale  area  produttiva
del Taurasi e' data da Tito Livio,  nel  suo  Ab  Urbe  Condita,  che
descrive una «Taurasia dalle vigne opime» fornitrice di  ottimo  vino
per l'Impero,dove si allevava la vite Greca o Ellenica. 
    Risale al 1167 d.C. il primo documento, a  oggi,  conosciuto  nel
quale e' citato che la vite coltivata in Taurasi viene chiamata dagli
Spagnoli «Aglianica»; e furono gli spagnoli che, a causa  della  loro
pronuncia, trasformarono il nome della vite Ellanico  o  Ellanico  in
Aglianico. Nel 1898 lo Strafforello scrive: «Nelle  buone  annate  il
vino e' assai copioso e molto se ne esporta nelle province limitrofe,
principalmente col nomi di vino «Taurasio» ed altri. Il  migliore  si
raccoglie nei Comuni di Taurasi». 
    La rinascita moderna del Taurasi fa data al XIX secolo, quando  i
vini  Irpini  diventano  il  supporto  e  la  salvezza  per  i  tanti
produttori di vino del nord Italia e Francia,  i  cui  vigneti  erano
stati distrutti dal flagello fillosserico. A Taurasi la «Ferrovia del
vino» era cosi' chiamata a causa della gran  quantita'  di  vino  che
partiva dallo scalo verso il Nord del paese e soprattutto Bordeaux. 
    Alla fine del secolo scorso,  nel  1878,  la  lungimiranza  e  la
grande  cultura  di  Francesco  De  Sanctis  avevano   portato   alla
costituzione dell'Istituto agrario di Avellino ad indirizzo enologico
e questa scelta  ha  fatto  si  che  la  straordinaria  potenzialita'
varietale e tecnologica  non  andasse  perduta,  ma  salvaguardata  e
valorizzata e a  tutt'oggi  l'istituto  sforna  esperti  agronomi  ed
enologi,  i  quali,  innestando,  potando,  solforando  le   viti   e
vinificando  personalmente,   hanno   salvaguardato   un   patrimonio
ampelografico che ancora oggi resta quasi sconosciuto. 
    La vite divenne in Irpinia la piu' importante fonte di  ricchezza
della provincia (A. Valente) e occupava 63.000 ettari  di  cui  oltre
2000 in coltura  specializzata  (F.  Madaluni  1929).  Nel  1934,  A.
Iannaccone  nei  «Vini   dell'Avellinese»:   «appare   evidente   che
l'industria vinicola rappresenta  un'attivita'  agraria  d'importanza
grandissima da cui ripente la floridezza economica di numerosi  paesi
della provincia». 
    Nel 1970, il Catasto Viticolo, dopo la distruzione  fillosserica,
una guerra mondiale e la ricostruzione, conferma che  gli  ettari  di
Aglianico impiantati in Irpinia e in prevalenza  nell'agro  Taurasino
ammontino ad oltre 4.80 in coltura  specializzata  e  circa  1800  in
coltura consociata. 
    Nello stesso periodo  pero',  con  una  presa  di  coscienza  che
imprime  una  svolta  epocale  alla   produzione   viticola   Irpina,
cominciano a sorgere le prime cantine di  imbottigliamento,  che  nel
corso degli anni hanno portato in giro per il mondo la qualita' e  la
grande tipicita' dell'uva Aglianico. 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
  essenzialmente   o   esclusivamente    attribuibili    all'ambiente
  geografico. 
    L'orografia   collinare   del   territorio   di   produzione    e
l'esposizione prevalente dei vigneti, orientati ad Sud-Est/Sud-Ovest,
e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione  della
vite, concorrono a determinare un ambiente  adeguatamente  ventilato,
luminoso,  favorevole  all'espletamento  equilibrato  di   tutte   le
funzioni vegeto-produttive della pianta. 
    Nella scelta delle aree  di  produzione  vengono  privilegiati  i
terreni con buona esposizione adatti ad una viticoltura di qualita'. 
    La millenaria storia vitivinicola  dell'area  di  produzione  del
Taurasi, iniziata  in  epoca  antica  e  portata  al  rango  di  vera
attivita'  socio-economica  con  l'avvento  dell'Impero  Romano,   e'
attestata  da  numerosi  manoscritti  e   fonti   storiche,   e'   la
fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente
tra i fattori umani, la qualita' e le peculiari  caratteristiche  del
vino «Taurasi». 
    Ovvero e' la testimonianza di  come  l'intervento  dell'uomo  nel
particolare territorio abbia, nel corso  dei  secoli,  tramandato  le
tradizioni tecniche  di  coltivazione  della  vite  e  le  competenze
enologiche, le quali nell'epoca moderna e  contemporanea  sono  state
migliorate ed affinate, grazie all'indiscusso processo scientifico  e
tecnologico. 
    Le annate che segnano l'evoluzione storica del Taurasi. 
    L'anno 1928 rappresenta la vendemmia simbolo della rinascita  del
Taurasi.  Tutta  l'Europa  e'  sconvolta  dalla  fillossera  che   ha
distrutto i vigneti  dei  migliori  distretti  francesi  e  del  nord
Italia; a Taurasi la fillossera non e'  ancora  arrivata,  grazie  ai
terreni  campani,  sabbiosi  e  vulcanici,  che  ne  impediscono   la
prolificazione. In quell'anno con la «ferrovia del vino»  da  Taurasi
partono interi vagoni di vino Aglianico, per rinsanguare i principali
distretti viticoli toscani, piemontesi e di Bordeaux. 
    La fillossera si fara' sentire solo alla fine degli  anni  '30  e
nel 1948 riparte anche a Taurasi la ricostruzione di quegli  impianti
colpiti dal parassita, che ha risparmiato solo  i  vigneti  su  suoli
vulcanici-sabbiosi. 
    Nel  1958,  sulla  spinta  della   ricostruzione,   riprende   la
produzione di vino di qualita' e l'Aglianico si trova a competere con
i nuovi vitigni che vengono impiantati su piede americano. 
    Ma l'Irpinia crede nel suo vitigno principe, l'Aglianico,  grazie
all'opera dell'Istituto  tecnico  agrario  fondato  da  Francesco  De
Sanctis nel 1878. 
    Il 1968  diviene  l'anno  di  riferimento  per  la  straordinaria
produzione di Taurasi, della  Famiglia  Mastroberardino,  che  rivive
nelle sue grandi espressioni a partire proprio con quella annata come
il Romanee-Conti 1961  per  il  bordolese  o  il  Brunello  1955  per
Biondi-Santi. 
    Da allora la produzione di Taurasi riprende vigore  e  le  annate
straordinarie si susseguono sempre piu' regolarmente; tra quelle  che
hanno segnato la storia moderna di questo vino ricordiamo:  1970.  Il
primo Taurasi DOC, il cui  disciplinare  prevede  vino  di  sole  uve
Aglianico, con piccole concessioni  (15%)  ad  altri  vitigni  locali
minori  quali  il  Piedirosso.  Con  decreto  del  Presidente   della
Repubblica 26 marzo 1970, il «Taurasi»  diviene  D.O.C.  La  zona  di
produzione e' limitata al territorio di Taurasi e di altri 15  comuni
della Provincia di  Avellino  (tutti  ricadenti  nella  zona  agraria
catastale IX detta «Medio colle dell'Agro Taurasino»). 
    1977: grazie  ad  una  estate  eccezionale  dal  punto  di  vista
climatico, tutti i produttori  hanno  l'opportunita'  di  esibire  un
Taurasi sontuoso, semplicemente memorabile. 
    1985, 1987, 1988 l'incredibile serie di  annate  tutte  a  cinque
stelle. 
    1990 l'annata ideale che  ogni  produttore  sogna  per  coniugare
qualita' e quantita'. 
    Il susseguirsi di eccellenti annate, fa registrare in questi anni
l'esplosione del Taurasi e la sua  affermazione  tra  i  grandi  vini
internazionali; le cantine imbottigliatrici passano da 10 a circa  80
e con il  1993,  un  grande  millesimo,  per  il  Taurasi  arriva  il
riconoscimento della DOCG, unico vino di tutto il Centro-Sud fino  al
2003, anno del riconoscimento della DOCG agli altri due  grandi  vini
Irpini: il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo. 
    1997, altro  millesimo  classificato  a  5  stelle,  affaccia  il
Taurasi all'eta' contemporanea con vini che esprimono la  ricerca  di
possibili   nuovi   modelli   interpretativi   della   denominazione,
principalmente dovuti all'impiego delle barrique, da sola o  affianco
alle grandi botti di  rovere  di  Slavonia,  e  soprattutto  sancisce
l'avvenuta evoluzione del vigneto dove  ormai  prevalgono  i  moderni
sesti di impianto, a  sostituzione  dell'ormai  obsoleta,  ma  sempre
affascinante alberata taurasina. 
    La presentazione dell'esaltante vendemmia 1999, apre l'epoca  con
cui mezzo della prima edizione di «Anteprima Taurasi»,  i  produttori
raccontano  e  guidano  il  mercato   alla   conoscenza   di   questo
straordinario ed unico vino. Altrettanto si rafforza  il  canone  del
Taurasi: vino dotato  di  struttura,  molto  tannico,  chiuso  quando
giovane, ma adatto a lunghissimo invecchiamento. 
    2001 e' la vendemmia della drastica riduzione delle  rese,  causa
di una gelata tardo-primaverile, ma il vino ottenuto si racconta  con
grande mineralita', buona alcolicita', corpo e pienezza  che  trovano
il loro equilibrio in bottiglia. 
    2002: una delle peggiori annate degli ultimi 50  anni,  la  quasi
totalita' dei produttori, non produrranno il  Taurasi  declassando  i
vini alle sottodenominazioni Irpinia Aglianico. 
    2003  l'eterogeneita'  la  fa  da  padrona;  uve   difficili   da
vinificare a causa di un'estate estremamente calda e  secca,  ma  che
alla fine offre comunque ottimi  risultati  e  mette  in  risalto  il
valore distintivo dei singoli terroir  del  Taurasi  a  dimostrazione
della ricchezza e  dell'unicum  di  questo  vino  e  delle  sue  aree
produttive. 
    2004,  generosa  ed  equilibrata,  con  vini  che  esprimono   la
classicita' stilistica del  Taurasi:  eleganti,  austeri,  potenti  e
molto tipici per l'espressione delle varie sottozone. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
  lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    I vini di cui il presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'art. 6,  che  ne  da  una  chiara
individuazione e tipizzazione legata all'ambiente pedo-climatico. 
    In  particolare  i  vini   Taurasi   presentano   caratteristiche
chimico-fisiche equilibrate in tutte le tipologie, mentre al sapore e
all'odore si riscontrano aromi armonici e gradevoli  del  vitigno  di
origine e delle relative tecniche  di  vinificazione  quale  evidenza
dell'interazione vitigno-ambiente-uomo. Il Taurasi  nelle  sue  varie
tipologie, Taurasi e Taurasi Riserva, e' vino  dotato  di  struttura,
elegante, austero ma equilibrato,  tannico,  chiuso  quando  giovane,
adatto a lunghissimo invecchiamento, con  grande  mineralita',  buona
alcolicita', corpo e pienezza  che  trovano  il  loro  equilibrio  in
bottiglia.