(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Marano di Napoli (Napoli), i  cui  organi  elettivi
sono  stati  rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  21
ottobre 2018, sono state riscontrate  forme  di  ingerenza  da  parte
della  criminalita'   organizzata   che   compromettono   la   libera
determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon
andamento ed il  funzionamento  dei  servizi  con  grave  pregiudizio
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    All'esito di  verifiche  svolte  dalle  forze  dell'ordine  sugli
amministratori eletti e sui componenti dell'apparato burocratico  che
hanno    evidenziato    possibili    forme     di     condizionamento
dell'amministrazione locale da parte della criminalita'  organizzata,
il prefetto di Napoli ha disposto, per gli accertamenti di rito,  con
decreto del 30 settembre 2020, successivamente  prorogato,  l'accesso
presso il suddetto comune, ai  sensi  dell'art.  143,  comma  2,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Napoli, sentito nella seduta del  7  maggio
2021 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato con la partecipazione del procuratore  della  Repubblica  -
direzione distrettuale antimafia di Napoli  e  del  procuratore  f.f.
della Repubblica presso il tribunale di  Napoli  Nord,  ha  trasmesso
l'allegata relazione che costituisce parte integrante della  presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo n. 267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  o  indirettamente  ad   ambienti
malavitosi. 
    La relazione del prefetto, nel porre in rilievo che  alcuni  enti
locali limitrofi sono stati destinatari di analogo  provvedimento  di
scioglimento  ex  art.  143  del  decreto  legislativo  n.  267/2000,
evidenzia che il Comune di Marano  di  Napoli  insiste  nel  contesto
territoriale della periferia settentrionale di Napoli  caratterizzato
dalla presenza di numerosi sodalizi criminali dediti al  traffico  di
sostanze stupefacenti, alle estorsioni, al riciclaggio  di  attivita'
illecite, alle speculazioni edilizie.  In  particolare,  le  indagini
ispettive   hanno   posto   in   rilievo   le   spiccate   attitudini
imprenditoriali di tali organizzazioni criminali  nel  reinvestire  i
proventi illeciti in operazioni immobiliari  e  nel  condizionare  le
attivita' economiche di quel  territorio,  nonche'  la  capacita'  di
infiltrarsi nella vita amministrativa dell'ente locale. Significativa
in tal senso la circostanza che la prefettura di Napoli,  come  sara'
piu' dettagliatamente descritto in seguito, sulla  base  anche  delle
risultanze giudiziarie della  locale  procura  della  Repubblica,  ha
emesso numerose  interdittive  antimafia  nei  confronti  di  imprese
operanti sul territorio del Comune di Marano di Napoli riconducibili,
direttamente o indirettamente,  ai  sodalizi  criminali  operanti  in
ambito locale. 
    Il consiglio comunale di Marano di Napoli e' gia'  stato  sciolto
per condizionamenti di tipo mafioso con decreto del Presidente  della
Repubblica del 30 settembre 1991 e con decreto del  Presidente  della
Repubblica del 30 dicembre 2016,  conseguentemente  l'amministrazione
in carica e' quella subentrata all'ultima  commissione  straordinaria
nominata ai sensi dell'art. 144,  decreto  legislativo  n.  267/2000;
proprio a questo riguardo, la relazione della commissione  d'indagine
pone in evidenza una sostanziale  continuita'  amministrativa  atteso
che ben sei degli attuali componenti del civico consesso  (un  quarto
dei consiglieri assegnati) hanno fatto parte della  consiliatura  che
nel 2016 e' stata destinataria del provvedimento dissolutorio. 
    Di particolare rilievo in tal senso e'  la  posizione  di  un  ex
consigliere di minoranza - ininterrottamente presente nella compagine
amministrativa dell'ente dal 1993,  ricoprendo  anche  la  carica  di
sindaco per tre mandati - dimessosi nel febbraio 2020  dopo  che  nei
suoi confronti e' stata emessa  la  misura  cautelare  degli  arresti
domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. Il  giudice
per le indagini  preliminari  ha  ritenuto  sussistenti  le  esigenze
cautelari a carico del predetto consigliere comunale, seppure i fatti
contestati risalgono al 2006, in quanto lo stesso, pur ricoprendo  al
momento dell'arresto un ruolo non di vertice, e' risultato essere  in
grado   di   orientare    dall'interno    le    scelte    nevralgiche
dell'amministrazione comunale  e  capace  di  manipolare  le  vicende
locali con chiare connessioni camorristiche. 
    La commissione d'indagine ha analiticamente esaminato il  profilo
dei singoli amministratori, ponendo in evidenza un'intricata rete  di
rapporti parentali e di frequentazioni  con  esponenti  delle  locali
consorterie  e  sottolineando  come  tale   stato   di   cose   abbia
condizionato  l'attivita'  amministrativa  in  favore   di   ambienti
controindicati. A questo riguardo, il lavoro dell'organo ispettivo ha
posto nel giusto rilievo il fatto che in alcune  zone  della  citta',
nelle  quali  e'  piu'  pregnante  la  presenza  della   criminalita'
organizzata,  taluni  candidati  hanno  riscosso  maggiori   consensi
elettorali rispetto ad altre aree. 
    Analoghe criticita' sono emerse anche nei confronti del personale
amministrativo del comune, in particolare per alcuni dipendenti  sono
stati riscontrati pregiudizi penali e di  polizia  oltreche'  stretti
rapporti  parentali  e  di  relazione  con  esponenti  della   locale
criminalita' organizzata. 
    Ulteriore  elemento  che  evidenzia  una  situazione   di   forte
precarieta' dell'ente e' rappresentato dal fatto che in  un  arco  di
tempo limitato (dal 2018)  si  sono  avvicendati  ben  sei  segretari
comunali -  figura  professionale  che  riveste  anche  il  ruolo  di
responsabile per la prevenzione della corruzione e della  trasparenza
dell'ente locale - circostanza che  attesta  l'esercizio  discontinuo
delle   funzioni   di   assistenza    giuridico-amministrativa    con
ripercussioni anche sulle attivita' gestionali dell'ente. 
    L'organo ispettivo, prendendo anche spunto dalle risultanze delle
diverse indagini svolte dall'autorita' giudiziaria,  ha  rilevato  un
diffuso quadro di illegalita' nei diversi settori  amministrativi.  A
tal riguardo, e'  significativo  il  dato  risultante  dai  trentadue
provvedimenti  interdittivi  antimafia  emessi  dalla  prefettura  di
Napoli negli ultimi  diciotto  mesi,  che  hanno  riguardato  imprese
operanti sul territorio del Comune di Marano di Napoli  riconducibili
ad imprenditori  legati  ai  locali  clan  camorristici,  attivi  nei
diversi settori commerciali  quali  ristoranti,  macellerie,  mercato
ortofrutticolo, onoranze  funebri.  La  relazione  della  commissione
d'indagine riferisce di  diffuse  carenze  istruttorie  degli  uffici
comunali preposti, soprattutto in materia di accertamenti  antimafia,
alcuni dei quali sono stati disposti solo dopo  l'avvio  di  indagini
giudiziarie  o  di  approfondimenti  richiesti  dalla  prefettura  di
Napoli, circostanze queste che attestano una colpevole inerzia  degli
organi comunali atteso che le disposizioni del decreto legislativo  6
settembre  2011,  n.  159  impongono  agli   enti   interessati   dal
provvedimento ex art. 143  T.U.O.E.L.  di  acquisire  le  informative
antimafia per i cinque anni successivi allo scioglimento. 
    Anche  l'azione  ispettiva  svolta  in  materia  urbanistica,  in
particolare sull'attivita' concernente il  rilascio  di  permessi  di
costruire, ha evidenziato numerose illegittimita' ed  anomalie  quali
il mancato rispetto dell'indice di edificabilita', l'inosservanza  di
norme regionali di settore, la violazione del  regolamento  comunale,
gli ampliamenti  volumetrici  illegittimi,  nonche'  il  rilascio  di
permessi di costruire  in  sanatoria  in  assenza  di  autorizzazione
sismica. Al riguardo, e' indicativo il fatto che su  undici  permessi
di costruire analizzati ben nove vedono  quali  beneficiari  soggetti
collegati,  direttamente  o  indirettamente,  alle  locali   famiglie
criminali; in particolare, cinque dei predetti  permessi  sono  stati
rilasciati in favore di un  soggetto  riconducibile  al  locale  capo
cosca. 
    L'inerzia dell'amministrazione comunale e' stata segnalata  anche
per  quanto  attiene  all'abusivismo  edilizio,  le  cui  azioni   di
contrasto si  sono  limitate  esclusivamente  al  piano  formale  con
l'adozione di provvedimenti  di  demolizione  dei  manufatti  abusivi
rimasti, nei fatti, ineseguiti. Le verifiche ispettive hanno posto in
rilievo, emblematicamente, come le  diverse  mancate  demolizioni  di
abusi edilizi riguardino manufatti realizzati  da  soggetti  contigui
alle locali consorterie. A tal proposito, il prefetto di Napoli  pone
in rilievo come l'amministrazione comunale  sia  venuta  meno  ad  un
preciso obbligo di attivarsi da  parte  dei  soggetti  deputati  alla
vigilanza  sull'attivita'  urbanistica   atteso   che   l'ordine   di
demolizione di opere  abusive  costituisce  attivita'  vincolata  del
comune, non essendovi spazio per una graduazione discrezionale  delle
sanzioni. 
    Oltremodo  significativa   della   forza   prevaricatrice   della
criminalita' organizzata nei confronti dell'amministrazione  comunale
e' la vicenda concernente la realizzazione di un manufatto abusivo  e
l'occupazione sine titulo di un'area adibita ad autorimessa priva  di
autorizzazione da parte  di  un  soggetto  controindicato  legato  da
rapporti di parentela con il locale capo clan camorrista. Il caso  in
questione  -  sul  quale  e'  intervenuta  anche  la  procura   della
Repubblica  di  Napoli,  direzione  distrettuale   antimafia   -   e'
ampiamente riportato nella  relazione  della  commissione  d'indagine
nella  quale  si  riferisce  di  alcune  anomalie   concernenti,   in
particolare, le condotte dei vigili urbani che, sebbene incaricati di
effettuare  i  richiesti  sopralluoghi,  non  hanno   assunto   alcun
provvedimento tanto che i predetti abusi sono emersi solo  a  seguito
di un successivo accertamento del locale comando dei  carabinieri.  A
tal riguardo,  nella  relazione  prefettizia  viene  evidenziato  che
l'amministrazione  comunale  non  ha  adottato  alcun   provvedimento
disciplinare nei  confronti  dei  menzionati  agenti,  nonostante  il
rinvio  a  giudizio  dei  medesimi  disposto  dalla   procura   della
Repubblica di Napoli - direzione distrettuale antimafia per  i  reati
di cui agli articoli 110, 328, commi 1  e  2  e  416-bis  del  codice
penale con l'aggravante di aver favorito la criminalita' organizzata. 
    La commissione d'indagine ha inoltre esaminato le  procedure  per
l'affidamento di appalti di lavori o servizi pubblici dalle quali  e'
emersa una gestione non  trasparente  e  avulsa  dal  rispetto  delle
disposizioni previste dalla normativa di settore. La  disamina  degli
affidamenti del  servizio  manutenzione  impianti  termici  dei  vari
immobili di proprieta' dell'ente ha evidenziato che l'amministrazione
comunale dal 2018 al 2020 ha affidato ripetutamente  il  servizio  ad
una  sola  impresa,  contravvenendo  alle  vigenti  disposizioni   di
settore, in particolare alla mancata  rotazione  degli  inviti  nella
procedura di affidamento di cui all'art. 236 del decreto  legislativo
n. 50/2016. Viene, altresi',  evidenziato  che  l'amministrazione  ha
disposto ripetuti e frazionati affidamenti, con durate  limitate  nel
tempo in luogo di quello che avrebbe potuto essere un affidamento  di
appalto pluriennale, modus procedendi che, di fatto ha comportato una
sostanziale  elusione  della  normativa  prevista  dal  codice  degli
appalti e delle connesse disposizioni antimafia. 
    Vengono inoltre segnalate partecipazioni della stessa societa' in
diversi consorzi dove sono presenti altri soci  esponenti  di  locali
organizzazioni criminali o, ancora, partecipazioni in altre  societa'
ove  figurano  anche  ditte  colpite  da  provvedimento  interdittivo
antimafia. 
    Il  prefetto  di  Napoli  segnala  altresi'  la  concessione   in
esclusiva su tutto il territorio comunale del  pubblico  servizio  di
acqua potabile, affidato ad una societa' mista con capitale  pubblico
e privato, unitamente a molti altri servizi attinenti  alla  gestione
delle  acque,  senza  l'espletamento  di  alcuna  gara  ad   evidenza
pubblica.  Vengono   al   riguardo   segnalate   perplessita'   sulla
legittimita' di tale scelta,  atteso  che  la  predetta  societa'  e'
partecipata per il 49% da una ditta privata,  circostanza  che  rende
illegittimo  l'affidamento  diretto   alla   predetta   societa'   di
importanti opere e servizi pubblici; peraltro, come evidenziato nella
relazione  della  commissione  d'indagine,  non  e'  stato  possibile
risalire ai proprietari della quota societaria privata nonostante  le
verifiche della Guardia di  finanza.  E'  tuttavia  significativo  il
fatto che la societa' affidataria del servizio e' stata costituita su
iniziativa di un ex amministratore di  un  comune  limitrofo  -  ente
anch'esso sciolto ai sensi dell'art. 143 T.U.O.E.L. - condannato alla
pena di otto anni di reclusione per associazione  per  delinquere  di
stampo mafioso. 
    La  commissione  d'indagine  ha  analizzato  anche  la  complessa
vicenda  concernente  l'appalto  per  la   realizzazione   di   opere
infrastrutturali di urbanizzazione primaria, strade, parcheggi,  rete
di sottoservizi per un valore di circa 45 milioni di euro aggiudicato
nell'agosto 2004. 
    Nel 2018 la commissione straordinaria incaricata  della  gestione
del Comune di Marano di Napoli dette avvio ad una verifica  volta  ad
accertare la realizzazione delle opere previste all'esito della quale
sono emerse difformita' urbanistiche. 
    La  relazione  del  prefetto  evidenzia  che  il  capitale  della
societa' aggiudicataria appartiene  per  la  quasi  totalita'  a  due
fratelli, entrambi destinatari nel 2017 di provvedimento  restrittivo
della liberta' personale per  vari  reati  tra  cui  quello  previsto
dall'art. 416-bis del codice penale, e che la stessa  e'  attualmente
sottoposta ad amministrazione giudiziaria  decisa  dalla  procura  di
Napoli - direzione distrettuale antimafia. 
    E' al riguardo emblematico che la concessione  in  argomento  sia
stata revocata nel  2018  dall'organo  di  gestione  straordinaria  a
seguito delle menzionate verifiche che avevano  evidenziato  numerose
violazioni nonche' la sopravvenuta  carenza  dei  requisiti  in  capo
all'aggiudicataria, mentre l'amministrazione comunale attualmente  in
carica, subentrata alla gestione straordinaria, ha consentito alla ex
concessionaria di stipulare contratti e di  riscuotere  i  canoni  di
locazione  da  parte  dei  conduttori  di  stand   realizzati   nella
struttura. 
    Come sottolineato nella relazione  prefettizia,  solo  dopo  aver
appreso  delle  indagini  ispettive  disposte   al   riguardo   dalla
commissione d'indagine il Comune di Marano di Napoli avrebbe  avviato
lo sgombero di cinque  imprese  insistenti  nell'area  in  questione,
circostanza che evidenzia atteggiamenti dell'amministrazione comunale
che si sono risolti in favore di soggetti contigui alla  criminalita'
organizzata. 
    Anomalie in parte analoghe hanno caratterizzato la  gestione  dei
beni confiscati alla criminalita' organizzata atteso  che  nonostante
le sollecitazioni pervenute  da  parte  dell'Agenzia  nazionale  beni
confiscati gli stessi, almeno fino al 29 marzo 2021  non  sono  stati
destinati per gli utilizzi previsti dalla normativa di settore mentre
per quanto riguarda gli altri beni confiscati l'organo  ispettivo  ha
rilevato che solo dopo il suo insediamento e'  stato  predisposto  un
bando per la loro assegnazione. Tali elementi attestano una  condotta
dilatoria  dell'amministrazione  non  in  linea  con   le   finalita'
perseguite   dalla   legge,   interrotta   solamente   per    effetto
dell'intervento della commissione d'accesso. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Marano  di  Napoli,
volti a perseguire fini diversi da quelli  istituzionali,  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio  comunale  di  Marano  di
Napoli (Napoli), ai sensi dell'art. 143 del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  e  all'estensione   dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 10 giugno 2021 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese