(Allegato-art. 8)
                               Art. 8. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica. 
    Fattori naturali 
    Il  territorio  di  produzione  della  denominazione  di  origine
controllata e garantita  «Fiano  di  Avellino»,  ubicato  a  nord  di
Avellino e si estende fino ai confini della provincia  di  Benevento.
Si  identifica  nell'area  comprendente  i  comuni   di:   Atripalda,
Avellino, Cesinali, Aiello del Sabato, Santo Stefano del Sole,  Sorbo
Serpico,  Salza  Irpina,  Parolise,  San   Potito   Ultra,   Candida,
Manocalzati,  Pratola  Serra,  Montefredane,  Grottolella,  Capriglia
Irpina, Sant'Angelo a Scala, Summonte, Mercogliano, Forino, Contrada,
Lapio, Monteforte Irpino,  Ospedaletto  d'Alpinolo,  San  Michele  di
Serino, Santa Lucia di Serino e Montefalcione, tutti in provincia  di
Avellino e copre una superficie territoriale totale di  kmq  276.  Il
territorio  ricade  in  parte  nell'ambito  territoriale  del   parco
regionale del Partenio. 
    L'attuale zona di produzione della docg Fiano di  Avellino  nella
sua attuale conformazione fu cosi'  gia'  descritta  nel  1642  dallo
storico  Fra'  Scipione  Bellabona  nei  «Raguagli  della  citta'  di
Avellino». 
    L'areale del Fiano  di  Avellino  DOCG,  si  presenta,  sotto  il
profilo delle caratteristiche  litologiche  del  substrato  (Servizio
geologico d'Italia, foglio 185 «Salerno»),  notevolmente  articolato,
stante anche la significativa estensione dello stesso. 
    La fascia piu' ampia, quella centrale, che comprende i  territori
comunali (da nord verso sud) di Grottolella, Montefredane,  Avellino,
Forino, Contrada, Cesinali ed Aiello del  Sabato,  e'  caratterizzata
dalle stesse cineriti ocracee e livelli  di  pomici  del  II  periodo
flegreo, alternanti a paleosuoli  e  materiale  detritico  sciolto  e
piroclastiti  s.l.  con  rari  livelli  tufitici  e  piccole   pomici
dell'areale del Greco di Tufo, o  dall'appoggio  delle  stesse  sopra
argille, argille marnose e sabbiose, talora con gessi. 
    Nella fascia occidentale, i territori di  S.  Angelo  a  Scala  e
Summonte vedono la presenza di arenarie con intercalazioni di  marne;
quelli di Ospedaletto d'Alpinolo,  Mercogliano  e  Monteforte  Irpino
delle stesse cineriti della fascia centrale,  anche  in  appoggio  su
calcari. 
    Piu' articolata la fascia orientale: quelle stesse  cineriti  nei
territori di Pratola Serra e Manocalzati riposano  sopra  argille  ed
argille marnose, talora con gessi ed in quelli di Lapio ed  Atripalda
sopra   argille   varicolori   con   intercalazioni   lapidee,    che
rappresentano  anche  il  solo  litotipo  presente  nelle   aree   di
Montefalcione, Parolise e S. Potito Ultra. 
    Nei  territori  di  Salza  Irpina  e  Sorbo  Serpico,  prevalgono
nettamente argille marnose  e  sabbiose  ed  argille  varicolori;  in
quello  di  S.  Stefano  del  Sole,  la  successione  litologica   e'
caratterizzata da depositi detritici, che poggiano sopra  argille,  a
loro volta a tetto di  calcari.  Depositi  detritici  ed  alluvionali
affiorano a S. Lucia di Serino e, a tetto dei calcari, a  S.  Michele
di Serino. 
    Orograficamente, l'assetto morfologico  si  caratterizza  per  la
presenza e la prevalenza di un'estesa  fascia  collinare,  interposta
tra le pendici orientali dei rilievi del Gruppo M.  Vergine-Monti  di
Avella, a ovest, e quelle occidentali del Gruppo  Terminio-Tuoro,  ad
est. 
    Il primo, da' luogo a dorsali allungate in senso appenninico,  le
cime piu' alte delle quali si  caratterizzano  per  presentare  forme
aspre sui versanti orientali e quote  massime  che  decrescono  verso
ovest/nordovest.  Il  secondo,  che  mostra  pareti  con   le   forme
maggiormente  tormentate  sul  versante  occidentale,  degrada   piu'
dolcemente verso nord. 
    L'ampia fascia centrale presenta forme ben piu' dolci, in  quanto
modellata in sedimenti facilmente erodibili, che formano  un  insieme
di colline, la quota piu' alta  delle  quali  si  aggira  intorno  ai
seicento  metri,  con   dislivelli   rispetto   ai   fondovalle   che
raggiungono,  al  massimo,  i  trecento   metri.   L'altro   elemento
morfologico  peculiare,  la  Piana  di  Serino,   trova   il   limite
occidentale in quelle colline; quello orientale si identifica con  la
fascia pedemontana del Gruppo del Terminio-Tuoro. 
    Sotto il profilo  idrogeologico,  entro  l'areale  del  Fiano  di
Avellino sono presenti (Aquino et alii, 2006) i  seguenti  complessi:
alluvionale;              piroclastico;               conglomeratico;
arenaceo-argilloso-marnoso; calcareo-marnoso-argilloso;  argilloso  e
calcareo. 
    I terreni hanno profili giovani e immaturi  e  poggiano  il  piu'
delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia  roccia
dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose. 
    Lo scheletro e' presente in misura modesta e formato da frammenti
e ciottoli silicei o calcarei. Per contro, i terreni sono decisamente
ricchi  in  argilla,  che  il  costituente   piu'   importante,   con
concertazioni anche fino al 50% della terra fina; in  molti  casi  la
frazione argillosa e attenuata da sabbia e limo, presenti  in  misure
notevoli  per  cui  gran  parte  dei  terreni  dell'areale  risultano
argillosi   o    argillo    limosi    (terreni    pesanti),    oppure
sabbio-argillosi. 
    Reazione: prevalgono i terreni a reazione neutra  e  sub-alcalina
con una punta di pH 8,02. 
    Calcare totale: in genere  debole  e'  la  presenza  di  calcare,
trattandosi di terreni formatisi in genere su sabbie plioceniche,  su
marne eoceniche e terreni neozoici. 
    Humus: generalmente modeste, con sostanza organica  inferiore  al
2% e azoto fra 0,5 e 2,46 g/kg. 
    Anidride fosforica assimilabile: sebbene il contenuto in  fosforo
totale e' di norma bastevole a volte anche esuberante,  in  relazioni
alle rocce madri di origine, il contenuto in fosforo assimilabile  e'
modesto, con tenori che variano da 21 a 70 mg/kg con medie  superiori
a 35 mg/kg. 
    In merito alla  dotazione  potassica,  i  terreni  del  Fiano  di
Avellino, qualunque sia l'origine, sono ben provvisti.  I  valori  di
ossido di potassio scambiabile e' ricompreso tra  250-980  mg/kg  con
valori medi intorno a 450-500 mg/kg. 
    Prerogativa dei terreni e' la ricchezza in magnesio scambiale con
concentrazioni da 110 a 940 mg/kg. Questo elemento esplica  un'azione
fortemente positiva sull'attivita' vegetativa della  vite,  favorendo
sia   i   processi   di   lignificazione   sia   le   caratteristiche
organolettiche del vino. Altrettanto buona dotazione di  boro,  rame,
manganese e zinco. 
    La dotazione potassica dei  terreni  del  Fiano  di  Avellino  ed
Irpini in generale, qualunque sia  la  loro  origine,  e'  abbastanza
elevata. Si  riscontrano  valori  di  potassio  totale,  espresso  in
termini di K2O mai inferiori a 4,5 -5,0 g/kg, con medie superiori  ai
12 g/kg. Il contenuto di potassio scambiabile varia tra i 230 e  1000
mg/kh, con valori medi facilmente superiori ai 500 mg/kg. Nell'areale
i terreni a maggior dotazione si riscontrano nell'areale di  Lapio  e
Montefalcione. 
    Enologicamente l'elevato contenuto di  argilla  dei  terreni  del
Fiano  di  Avellino  ha  influenza  positiva  sulla  qualita'   delle
produzioni, particolarmente durante i  periodi  di  siccita'  estiva,
consentendo una piu' regolare  maturazione  delle  uve  con  un  buon
mantenimento  dei  livelli  di  acidita'.  Altrettanto  positiva   la
ricchezza in potassio e magnesio scambiabile che conferisce  ai  vini
intensita' di profumi, buona struttura ed equilibrio. 
    Clima. 
    Le  condizioni  termiche,  idrometriche  ed   anemometriche   che
caratterizzano l'areale sono pressoche' ideali  per  un  processo  di
maturazione caratterizzato da gradualita' ed  equilibrio  tra  tenore
zuccherino  e  acidita',  consentendo  l'ottenimento  di   produzioni
enologiche pregiate. Tale favorevole situazione e' chiaramente dovuta
alla posizione geografica e all'orografia del territorio. 
    L'andamento climatico sia dal punto di vista  termico  che  delle
precipitazioni e' fortemente influenzato dai numerosi ettari di bosco
che ricoprono i monti che caratterizzano l'ambiente circostante e che
ne sfavoriscono il surriscaldamento. In generale, il clima  invernale
e' rigido, non di rado ci sono  precipitazioni  a  carattere  nevoso,
come il clima estivo e' alquanto mite. 
    Temperature: di numero molto elevato i giorni di sole, abbastanza
frequenti  le  gelate  primaverili,  talvolta  anche  tardive.  Molto
pronunciate le escursioni termiche tra le temperature medie max e min
durante il periodo luglio-settembre. 
    Precipitazioni: buona  la  piovosita'  che  di  solito  nell'arco
dell'anno raggiunge, anche se di poco i  1100  mm.  La  distribuzione
delle piogge, si addensa nell'autunno-inverno concentrando ben  oltre
il 70% delle precipitazioni con  un  periodo  estivo  particolarmente
asciutto con in media il 6% del totale delle precipitazioni. 
    Venti:   i   venti   dominanti   sono   quelli   meridionali    e
sudoccidentali, umidi e tiepidi. Per  la  sua  ubicazione  e  la  sua
orografia, l'area ha una protezione verso i venti orientali mentre  e
esposta a quelli di origine tirrenica.  Ne  consegue  che  l'area  e'
protetta dai venti  freddi  del  quadrante  nord-est,  mentre  nessun
ostacolo e' frapposte alle correnti umide dei quadranti occidentali e
meridionale. 
    Fattori umani. 
    La coltivazione della vite nell'area e' antica  e  connessa  alla
presenza del fiume Sabato che attraversa le formazioni collinari  che
la caratterizzano e deriva il nome dal  popolo  dei  Sabini,  il  cui
eponimo era Sabus (cat.  apd.  DYONIS,  II,  49;  LIB.  VIII,  41)  o
Sabatini, una tribu' dei Sanniti stanziatasi  nel  bacino  del  fiume
Sabatus (Livio). 
    Nella zona di origine il comune di Lapio, sito nelle  colline  ad
est di Avellino ad un'altitudine di 590 m s.l.m., e'  ritenuto  luogo
che  spiega  la  possibile  origine  «nativa»  del  vitigno  come  si
reperisce anche in una pubblicazione  del  1642  del  frate  Scipione
Bella Bona dal titolo: «Ragguagli della citta'  di  Avellino»,  nella
quale l'autore, parlando dell'antica Avellino, racconta che presso  i
suoi confini esistevano tre castelli di  cui  uno  a  Monteforte,  un
altro a Serpico ed il terzo situato  nell'area  agricola  detta  Apia
(oggi Lapio) dove si produceva il vino chiamato Apiano. 
    Per questa DOP, la centralita' produttiva e l'importanza vinicola
del villaggio di Lapio e' confermata da una nota del 5  novembre  del
1592, indirizzato al Capitano di Montefusco, capitale del  Principato
d'Ultra  -  coincidente  in  larga  parte  all'odierna  provincia  di
Avellino - : «L'Universita' ha ottenuto Regio Assenso, su la  gabella
del vino per far pagare 4 carlini  per  ogni  soma  che  entra  nella
terra. Ora molti  particolari  di  Lapio  portano  il  vino,  ma  non
vogliono pagare perche' dicono di venderlo al minuto. Il Capitano  li
costringa al pagamento.». 
    Testimonianza  della   presenza   costante   della   vite   quale
sostentamento  economico  delle  popolazioni  locali  e'  data  dalla
bibliografia  che  tratta  dell'evoluzione   sociale   ed   economica
dell'area nel periodo a cavallo del medioevo e l'ottocento. 
    Nel XIX secolo l'attivita'  vitivinicola  dell'intera  provincia,
con una produzione superiore a un  milione  di  ettolitri  largamente
esportati, e dell'area del Fiano di Avellino, sono  l'asse  economico
portante dell'economia agricola degli  anni  e  del  tessuto  sociale
tanto  da  portare  alla  costruzione  della  prima  strada   ferrata
d'Irpinia, da li' a poco chiamata propriamente «ferrovia  del  vino»,
che collegava i migliori e maggiori  centri  di  produzione  vinicola
delle Colline del Sabato e del Calore  direttamente  con  i  maggiori
mercati italiani ed europei.  In  particolare  nell'area  del  Fiano,
ancora oggi, sono presenti le stazioni ancora esistenti di:  Avellino
e Lapio. 
    Contribuisce a far  diventare  l'area  uno  dei  piu'  importanti
centri vitivinicoli italiani  l'istituzione  della  Regia  Scuola  di
Viticoltura  &  Enologia  di  Avellino  che  sara'  l'artefice  della
diffusione del Fiano nell'hinterland di Avellino e  in  tutta  l'area
della media valle del Sabato. 
    La  presenza  della  Scuola,  quale  propulsore   del   progresso
socio-economico,  portera'  la  filiera  vitivinicola  avellinese   a
divenire  uno  delle  prime  provincie  italiane  per  produzione  ed
esportazioni di vino, principalmente verso la Francia, come le  fonti
dimostrano. 
    Di conseguenza si genera lo sviluppo di un forte indotto  con  lo
sviluppo di officine meccaniche  specializzate  nella  costruzione  e
commercializzazione  sia  di   pompe   irroratrici   e   attrezzature
specialistiche per la viticoltura sia di sistemi enologici. 
    A  livello  scientifico  la   valenza   tecnico-economica   delle
produzioni del Fiano di Avellino  viene  riconosciuto  in  tutti  gli
studi di ampelografia e enologia succedutesi nel tempo: 
      nel 1882  il  direttore  della  Scuola  Enologica  di  Avellino
Michele Carlucci, rendera' pubbliche le «osservazioni fatte in 14  di
vinificazione  in  separazione  dell'uva  Fiano   e   i   metodi   di
vinificazione  per  essa  sviluppati   in   onore   colla   richiesta
commerciale»; 
      nel 1956, l'Office International du Vin pubblica  integralmente
lo studio ampelografico sul Fiano di Violante e Ciarimboli,  i  quali
confermano:  «e'  vino  del   vitigno   coltivato   nelle   provincie
meridionali e specialmente nell'avellinese fino dai tempi antichi». 
    Gli stessi autori, nel 1950, riferiranno che  la  produzione  del
Fiano e' tra quelle  che  ha  subito  la  maggiore  contrazione  dopo
l'invasione fillosserica e che  la  coltivazione  del  vitigno  si  e
ridotta ad appena 2 ettari in coltura specializzata e  53  ettari  in
coltura promiscua  con  una  produzione  complessiva  di  circa  1000
quintali di uva. Gli stessi altrettanto evidenziano che la coltura e'
in progressiva contrazione e individuano la  causa  nella  bassissima
produttivita' del vitigno e della bassa resa per in vino (60-63%). 
    Nel 1970, in base ai dati del  catasto  viticolo,  la  superficie
coltivata era di appena 17 ettari in coltura specializzata  e  10  in
coltura promiscua. Oggi  la  superficie  coltivata  a  Fiano  per  la
produzione a Fiano di Avellino di oltre 560 ettari per una produzione
potenziale di 39.000 hl ed una effettiva di circa 23.000 hl  con  una
resa uva/vino del 65-70%. 
    La forma di allevamento  prevalente  nel  vigneto  specializzato,
dell'area in questione, e' la  spalliera,  con  potature  a  guyot  e
cordone  speronato  a  ridotta  di  gemme   per   ceppo   finalizzate
all'ottenimento di  uve  dal  potenziale  enologico  qualitativamente
ottimo e ben equilibrato. Tale sistema, negli ultimi  trentennio,  ha
progressivamente soppiantato l'antico «Sistema Avellinese». Il  sesto
d'impianto piu' frequentemente utilizzato per i nuovi impianti e'  di
m. 2.40 x m. 1.00. 
    Relativamente  alle  forme  di  allevamento   l'obiettivo   della
qualita', ha indotto i  produttori  a  realizzare  impianti  ad  alta
densita' e meccanizzabili  e  negli  anni  tali  produzioni  si  sono
modificate  sempre  piu'  a   favore   della   qualita',   aumentando
significativamente il numero di  viti  per  ettaro  e  con  una  resa
produttiva tra gli 80-100 ql/Ha. 
    Fattori storici. 
    Di fondamentale rilievo i fattori storici - antropologici  legati
al territorio di produzione, che  per  consolidata  tradizione  hanno
contribuito ad ottenere il vino Fiano di Avellino. 
    La viticoltura nell'area di produzione del Fiano di  Avellino  ha
origini  antichissime  che  risalgono  alle  popolazioni   locali   e
successivamente all'arrivo di colonizzatori romani  i  quali  diedero
primo impulso alla millenaria  coltivazione  della  vite  nell'antico
Sabazios e delle popolazioni native locali. 
    Antico vitigno meridionale, la cui coltivazione risale  all'epoca
romana. Si ritiene originario della zona di Lapio, sulle  colline  ad
est di Avellino anticamente chiamata Apia. 
    II frate Scipione Bella Bona, nel 1642, nei suoi «Raguagli  della
citta' di Avellino», scriveva: «In detti  tempi  in  tre  luoghi  tre
Castelli per difesa della lor citta' teneuanol'Auellinesi,  uno  doue
e' hora Monteforte; onde fu poi edificata la terra, e quasi  da  quei
primi secoli di  pace:  l'altro  nel  Monte  chiamato  Serpico,  doue
parimente furono fatti edifici, e fatta Terra da per se', nelli  suoi
tenimenti edificati S. Stefano, e Sorbo, come si disse; ed il  terzo,
cue e' ora l'Apia, vicino al Monastero di S. Maria  dell'Angioli  nel
luogo detto  gli  Mormori.  In  quel  luogo,  e  quasi  in  tutto  il
territorio d'Avellino si produceva il vino detto Apiano, do'  Gentili
Scrittori lodato, e tanto in detto luogo, quanto in questa Citta' sin
hora vi si produce, e per corrotta fauellachamatoAfiano, e Fiano;  il
nome d'Apiano, dall'Ape, che se mangianolluve, gli fu dato». 
    Cosi' il  termine  «Fiano»  deriverebbe  da  «Apiana»,  uva  gia'
conosciuta e decantata dai poeti latini. Tale termine avrebbe  subito
modificazioni nel tempo, trasformandosi in «Apiano» prima,  «Afianti»
poi e, successivamente, «Fiano». 
    Fonti fanno risalire l'origine  del  termine  «Apiano»  dall'area
agricola «Apia», l'odierna Lapio; come pure si  fa  rilevare  che  la
parola «Apiano» puo' derivare da «Api», tenendo conto della facilita'
con cui le api, attratte dalla dolcezza  degli  acini,  attaccano  il
grappolo. 
    Se  l'antica  Lapio  era  il  principale  centro  di  produzione,
Montefusco rappresentava il mercato piu' importante,  in  quanto  era
capitale del Principato UItra ed era  direttamente  interessato  alla
costruzione della  via  che  unisce  la  Puglia  alla  Campania.  Una
conferma risale al  5  novembre  1592  in  una  nota  indirizzata  al
Capitano di Montefusco: «L'Universita' ha ottenuto Regio  Assenso  su
la gabella del vino per far pagare carlini 4 per ogni soma che  entra
nella terra. Ora molti particolari di Lapio portano il vino,  ma  non
vogliono pagare perche' dicono di venderlo al minuto. II Capitano  li
costringa al pagamento, non siano molestati  per  l'acquata  da  essi
ottenuta aggiungendo acqua alle vinacce non  del  tutto  premute,  da
servire per uso  di  famiglia;  su  questa  non  e'  imposta  gabella
alcuna». 
    Anche nella prima meta' del XII secolo il  vino  Fiano  era  gia'
molto apprezzato. Infatti nel registro di Federico II, nell'epoca  in
cui fu a Foggia, c'e' un  passaggio  in  cui  vengono  riportati  gli
ordini per l'acquisizione di tre carichi  di  vini:  il  Greco  e  il
Fiano. 
    Documenti risalenti  al  XIII  secolo,  fanno  rilevare  l'ordine
impartito da re Carlo II d'Angio' al proprio  commissario,  Guglielmo
dei Fisoni, di trovare 1600 viti di fiano da spedire  a  Manfredonia,
a) fine di piantarle nelle proprie tenute. 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico. 
    Categoria vino (1). 
    L'orografia   collinare   del   territorio   di   produzione    e
l'esposizione prevalente dei vigneti, orientati ad sud-est/sud-ovest,
e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione  della
vite, concorrono a determinare un ambiente  adeguatamente  ventilato,
luminoso,  favorevole  all'espletamento  equilibrato  di   tutte   le
funzioni vegeto-produttive della pianta. 
    Nella scelta delle aree  di  produzione  vengono  privilegiati  i
terreni con buona esposizione adatti ad una viticoltura di qualita'. 
    La millenaria storia vitivinicola  dell'area  di  produzione  del
Fiano di Avellino, iniziata in epoca antica e  portata  al  rango  di
vera attivita' socio-economica con l'avvento dell'Impero  Romano,  e'
attestata  da  numerosi  manoscritti  e   fonti   storiche,   e'   la
fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente
tra i fattori umani, la qualita' e le peculiari  caratteristiche  del
vino «Fiano di Avellino». 
    Ovvero e' la testimonianza di  come  l'intervento  dell'uomo  nel
particolare territorio abbia, nel corso  dei  secoli,  tramandato  le
tradizioni tecniche  di  coltivazione  della  vite  e  le  competenze
enologiche, le quali nell'epoca moderna e  contemporanea  sono  state
migliorate ed affinate, grazie all'indiscusso processo scientifico  e
tecnologico. 
    Categoria vino spumante (4). 
    Le caratteristiche  sopra  descritte,  per  quello  che  riguarda
l'orografia, la composizione dei suoli,  le  peculiarita'  climatiche
della zona di produzione e le condizioni di coltivazione, sono idonee
alla produzione di uve adatte alla realizzazione di vini spumanti. 
    Il vitigno Fiano in questo ambiente fornisce uve che, raccolte al
momento opportuno, generano vini base per la spumantizzazione con  un
ottimo equilibrio tra acido  malico  e  acido  tartarico,  esprimendo
intense note fresche floreali e fruttate, nonche' spiccata sapidita'. 
    D'altronde e' tradizione consolidata nel  territorio  della  DOCG
«Fiano di Avellino», la produzione di vini spumanti secondo il metodo
della rifermentazione in autoclave e in bottiglia,  per  i  quali  e'
consuetudine  della  zona  attuare  rifermentazioni  con  tempistiche
differenti di  affinamento,  posticipando  talvolta  l'immissione  al
consumo  del  vino  al  fine  di  ottenere   alcune   caratteristiche
specifiche, quali sentori piu'  ampi  e  complessi,  perlage  fine  e
persistente o maggiore equilibrio gustativo, tipiche  delle  versioni
«riserva». 
    Negli ultimi 10 anni si e' particolarmente diffusa l'elaborazione
dei vini spumanti a base di uve Fiano in provincia di  Avellino,  che
vede un crescente  numero  di  produttori  e  di  quantita'  prodotte
ascrivibili ai prodotti vitivinicoli della categoria vino spumante. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    Categoria vino (1). 
    I vini di cui il presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'articolo 6, che ne da una  chiara
individuazione e tipizzazione legata all'ambiente pedo-climatico. 
    In   particolare   i   vini   Fiano   di   Avellino    presentano
caratteristiche chimico-fisiche equilibrate in  tutte  le  tipologie,
mentre  al  sapore  e  all'odore  si  riscontrano  aromi  armonici  e
gradevoli del  vitigno  di  origine  e  delle  relative  tecniche  di
vinificazione quale evidenza dell'interazione vitigno-ambiente-uomo. 
    Per il Fiano di Avellino  si  individuano  quattro  «terroir»  di
elezione dove le  caratteristiche  varietali  del  vitigno  Fiano  si
esprimono,  seguendo  un  comune  filo  conduttore,  con  accenti   e
sfumature  peculiari  a  seconda   di   altimetria,   esposizioni   e
composizione dei terreni. 
    Lapio:  si  ottengono  vini  ricchi  di  struttura  in  gradi  di
esprimere doti non comuni di  acidita'  e  mineralita'.  La  spiccata
connotazione aromatica, poi, fa si' che  i  vini  Fiano  di  Avellino
ottenuti in queste zone assomiglino non di rado a veri e propri  vini
di montagna. 
    Summonte:  terreni  difficili  da  lavorare.   I   vini   offrono
concentrazione, potenza con note corredo fruttato  e  poco  minerale.
Vini potenti e dotati, ripeto, di un notevole corredo fruttato. 
    Montefredane: collina argillosa e  cretosa  che  esalta  le  note
minerali  che  caratterizzano  vini  di   ottima   longevita'   ormai
dimostrata. 
    Fascia collinare ad est di Avellino non puo' identificarsi con un
solo comune essendo numerosi i centri  interessati  alla  produzione.
Qui i terreni sabbiosi regalano note tipiche di nocciola tostata  che
richiamano un carattere affumicato  di  origine  non  minerale.  Vini
pronti nel medio periodo. 
    Il  Fiano  di  Avellino  rappresenta   la   punta   di   diamante
dell'enologia bianca meridionale: acidita'  e  finezza  sono  le  due
caratteristiche che lo rendono appetibile per  la  grande  massa  dei
consumatori  mentre  gli  appassionati  lo  apprezzano  per  la   sua
incredibile propensione all'invecchiamento. 
    La tradizione viticola di questa area in provincia di Avellino ha
radici profonde e consolidate  da  un  notevole  e  continuo  apporto
tecnico scientifico e da un impegno esemplare dei produttori che, con
costanti  risultati  colturali  e  tecnologici  di   rilievo,   hanno
contribuito a  migliorare  la  qualita'  e  a  diffondere  ed  a  far
affermare  i  vini  Fiano  di  Avellino  sui  mercati   nazionali   e
internazionali. 
    Categoria vino spumante (4). 
    L'orografia collinare del territorio di produzione, l'esposizione
e l'altitudine dei vigneti, e la  particolare  vocazione  della  zona
alla coltivazione della vite, concorrono a  determinare  un  ambiente
favorevole  all'espletamento  equilibrato  di   tutte   le   funzioni
vegeto-produttive della pianta. 
    La coltivazione della vite nella  zona  rappresenta  una  vera  e
propria viticoltura di collina e in  alcuni  casi  di  montagna,  che
conferisce  alle  uve  requisiti  qualitativi  ottimali  anche  nelle
raccolte anticipate destinate alla produzione di vini base spumante. 
    Da secoli in zona era anche  praticata  la  spumantizzazione  dei
vini con fermentazione naturale in bottiglia,  per  ottenere  i  vini
delle ricorrenze. Storicamente sono proprio gli spumanti d'Irpinia  a
fregiarsi di una  forte  tradizione  per  questa  bella,  elitaria  e
appassionante  branca  dell'enologia  che  vive  tra   tecnologia   e
perfezione estetica. 
    Il territorio su cui si sviluppa la DOCG «Fiano di  Avellino»  e'
in grado di determinare caratteristiche peculiari  nei  diversi  vini
come testimoniano le descrizioni precedenti. 
    Le  testimonianze  storiche   e   recenti   di   produzione,   le
caratteristiche  dei  suoli  e   il   clima   temperato   con   buone
precipitazioni e significative escursioni termiche fra il giorno e la
notte, permettono di mantenere inalterato il corredo aromatico  e  di
esaltare il quadro acido delle uve, consentendo di ottenere vini piu'
freschi e longevi, particolarmente adatti alla spumantizzazione. Tali
prerogative, combinate con le peculiarita' genetiche  della  varieta'
Fiano coltivata in  questo  ambiente,  sono  in  grado  di  esprimere
produzioni di pregiati vini spumanti, caratterizzati  da  freschezza,
eleganza, complessita', marcata sapidita'  e  persistenza  gustativa,
tipiche della zona.