(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Rosarno (Reggio Calabria), i  cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5  giugno
2016, sono state  riscontrate  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    Il 18 gennaio 2021 personale del comando provinciale  carabinieri
di Reggio Calabria, all'esito di un'indagine  giudiziaria  denominata
«Faust», ha dato esecuzione ad  un'ordinanza  di  custodia  cautelare
emessa il 7 dicembre 2020 dal giudice per le indagini preliminari  di
Reggio Calabria, su richiesta  della  locale  direzione  distrettuale
antimafia, nei confronti di quarantanove persone. Tra  i  destinatari
dell'ordinanza cautelare figurano il sindaco del Comune di Rosarno ed
un consigliere comunale ai quali viene contestato  il  reato  di  cui
all'art.  416-ter  del  codice  penale;  l'indagine  giudiziaria   ha
coinvolto anche il presidente del consiglio  comunale  pure  indagato
per il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale. 
    In  relazione  a  tali  vicende  ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie  nell'amministrazione  comunale,  il  prefetto  di
Reggio Calabria, con decreto dell'8  febbraio  2021,  successivamente
prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune, ai  sensi
dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18  agosto  2000,  n.
267, per gli accertamenti di rito. 
    Con decreto del Presidente della Repubblica in data  23  febbraio
2021, adottato ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b, n. 3,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale  di
Rosarno e' stato sciolto a  seguito  delle  dimissioni  dalla  carica
rassegnate da oltre la meta' dei consiglieri comunali. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Reggio Calabria, sentito nella seduta del 2
agosto 2021 il Comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato  con  la  partecipazione  del  procuratore  della
Repubblica  presso  il  locale  tribunale  -  direzione  distrettuale
antimafia e del sostituto  Procuratore  della  Repubblica  presso  il
Tribunale di Palmi, ha trasmesso l'allegata relazione che costituisce
parte integrante della presente proposta, in cui si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando,  pertanto,  i  presupposti  per  l'applicazione
delle misure di cui al citato art. 143  del  decreto  legislativo  n.
267/2000. 
    Il Comune di Rosarno, centro agricolo e commerciale, e' collocato
nella parte  settentrionale  della  Piana  di  Gioia  Tauro  e,  come
rivelato da numerose operazioni di polizia e confermato,  da  ultimo,
dalla menzionata operazione, giudiziaria «Faust»,  e'  caratterizzato
dalla pervasiva presenza della 'ndrangheta,  in  particolare  di  una
locale cosca criminale dedita al traffico di  sostanze  stupefacenti,
di armi e all'usura; le indagini hanno inoltre attestato, come  sara'
meglio descritto in seguito; i rapporti intessuti  tra  esponenti  di
spicco dell'organizzazione criminale e  la  locale  classe  dirigente
politica nonche' l'interesse dei  principali  esponenti  della  cosca
riguardo alle elezioni amministrative del 2016 al  fine  di  favorire
l'insediamento, all'interno degli organi di Governo locale, di uomini
di fiducia dell'organizzazione stessa. 
    La  relazione  del  prefetto  pone   in   rilievo   il   contesto
territoriale in cui si trova  il  Comune  di  Rosarno  caratterizzato
dalla presenza di altre realta' destinatarie di analogo provvedimento
di scioglimento ex art. 143  del  decreto  legislativo  n.  267/2000,
nonche' la circostanza che il consiglio comunale di Rosarno  e'  gia'
stato sciolto per condizionamenti di tipo  mafioso  con  decreto  del
Presidente della Repubblica del 28 gennaio 1992  e  con  decreto  del
Presidente della Repubblica del  15  dicembre  2008,  segno  evidente
della  pervasivita'   della   criminalita'   organizzata.   Peraltro,
l'amministrazione  eletta  nel  2016  e'  connotata  da  elementi  di
continuita' con le precedenti  compagini  amministrative  atteso  che
numerosi amministratori hanno fatto parte della passata  consiliatura
e di quella destinataria, nel 2008, del provvedimento di scioglimento
ex art. 143 TUOEL. 
    L'indagine ispettiva ha rilevato  l'esistenza  di  una  complessa
rete di amicizie, frequentazioni, rapporti parentali e cointeressenze
tra amministratori comunali, numerosi  dipendenti  dell'ente  locale,
alcuni dei quali gravati da pregiudizi di  natura  penale  per  gravi
reati anche di natura associativa o  contigui  a  clan  camorristici.
Tali elementi, come  evidenziato  nella  relazione  del  prefetto  di
Reggio  Calabria,  hanno  contribuito  in  maniera  determinante   ad
orientare l'attivita' amministrativa in favore degli interessi  della
criminalita' organizzata. 
    Il prefetto, nel riferire in merito agli  sviluppi  dell'indagine
giudiziaria, pone in rilievo che l'ex  primo  cittadino  destinatario
della  menzionata  ordinanza  cautelare   di   arresti   domiciliari,
successivamente  tramutata  in  divieto  di  dimora,  e'  attualmente
indagato per il reato di  cui  all'art.  416-ter  del  codice  penale
«scambio elettorale politico  mafioso»  per  avere  accettato,  quale
candidato a sindaco del Comune di Rosarno, la promessa  formulata  da
esponenti di vertice della locale cosca criminale di procurargli voti
mediante le modalita' di cui al terzo  comma  dell'art.  416-bis  del
codice penale in cambio dell'impegno  a  garantire  alla  consorteria
mafiosa  alcune  posizioni  strategiche   all'interno   della   nuova
compagine amministrativa, tra le quali l'assegnazione  a  persona  di
fiducia della locale cosca della carica di vice-sindaco  o  di  altro
incarico  di  prestigio,  oltre  a  provvedere  al  mutamento   della
destinazione urbanistica dei terreni di proprieta' di esponenti della
criminalita' organizzata, alla  riapertura  del  centro  vaccinale  a
Rosarno, con conseguente allocazione dello stesso in un  immobile  di
pertinenza della cosca, all'adozione di  provvedimenti  di  rimozione
nei  confronti  di  dipendenti  comunali,  all'esecuzione  di  lavori
pubblici di interesse per i componenti della consorteria. 
    Anche all'ex consigliere,  destinatario  della  misura  cautelare
degli arresti domiciliari, in seguito tramutata in divieto di dimora,
viene contestato il reato di cui all'art. 416-ter del  codice  penale
per avere  accettato,  quale  candidato  al  consiglio  comunale,  la
promessa proveniente da un esponente della  criminalita'  organizzata
di procurargli voti  mediante  metodi  mafiosi  in  cambio  di  altre
utilita', tra cui il  mutamento  della  destinazione  urbanistica  di
terreni dallo stesso posseduti. 
    Tra  gli  indagati  figura  il  gia'  presidente  del   consiglio
comunale, deferito in stato di  liberta',  al  quale,  parimenti,  e'
stato contestato il reato di cui all'art. 416-ter del  codice  penale
per  avere  accettato  la  promessa  formulata  da   altro   soggetto
controindicato di  procurargli  voti,  mediante  metodi  mafiosi,  in
cambio di utilita', tra le quali l'assunzione presso il comune  della
figlia di un sodale della locale cosca. 
    Viene inoltre posta in rilievo la figura di un assessore esterno,
gia' consigliere di  minoranza  nella  passata  consiliatura,  avente
rapporti di affinita' con un noto esponente criminale locale. 
    La relazione  della  commissione  d'indagine,  avvalendosi  delle
risultanze delle  indagini  giudiziarie,  ha  posto  in  rilievo,  in
relazione  a  tali  aspetti,  come  gia'  nel  corso  della  campagna
elettorale l'attivita' degli esponenti della famiglia mafiosa non  si
fosse limitata alla sola acquisizione di voti ma si fosse spinta fino
alla composizione della lista elettorale, alla stesura del programma,
alla predisposizione dei discorsi, alle valutazioni  in  ordine  alle
quote rosa, cio' a dimostrazione  del  completo  condizionamento  che
subisce l'ente locale anche nella scelta dei propri organi elettivi e
nell'azione politico-amministrativa. 
    L'indagine  ispettiva   ha   puntualmente   analizzato   numerosi
procedimenti  amministrativi  di  competenza  dei   diversi   settori
dell'ente  locale  riscontrando  cointeressenze  tra   amministratori
locali ed esponenti della criminalita'  organizzata  ed  evidenziando
come   l'ingerenza   criminale   abbia   prodotto    uno    sviamento
dell'attivita'  dell'amministrazione   comunale   dai   principi   di
legalita' e buon andamento. 
    La  relazione  del  prefetto  si  e'  soffermata  in  particolare
sull'analisi  della  procedura  concernente  il   piano   strutturale
associato (PSA) evidenziando come, al fine di favorire gli  interessi
di elementi di spicco  della  locale  organizzazione  criminale,  nel
corso della consiliatura in esame sono state apportate modifiche  che
hanno  consentito  di  valorizzare  alcuni  terreni   acquistati   in
precedenza dalla  famiglia  del  primo  cittadino  e  dai  menzionati
esponenti della criminalita' organizzata. In particolare i  controlli
effettuati hanno  fatto  emergere  come  tali  fondi  abbiano  subito
effettivamente un  cambio  di  destinazione  urbanistica,  da  «parco
agricolo di Rosarno» a «concentrazione  dei  diritti  edificatori  in
ambito perequazione» che ne  ha  incrementato  fortemente  il  valore
economico. 
    Fonti tecniche di prova hanno attestato,  emblematicamente,  come
l'ex consigliere comunale destinatario della misura  cautelare  abbia
riferito che la clausola inserita nel piano regolatore costituiva una
contropartita da parte del sindaco e della  sua  maggioranza  per  il
supporto elettorale ricevuto. 
    Ulteriori, significativi elementi, che attestano come l'attivita'
amministrativa sia stata spesso indirizzata  in  favore  di  ambienti
controindicati, sono riscontrabili nella vicenda concernente i lavori
effettuati dall'amministrazione comunale in una contrada, lavori  che
hanno interessato in particolare un tratto di  rete  fognaria  e  due
pozzi posti in prossimita' di un immobile in cui risiede uno  stretto
parente  di  un  locale  capo  cosca.  La  relazione   del   prefetto
sottolinea, al  riguardo  che  tali  interventi  non  possano  essere
altrimenti giustificabili se non quale atteggiamento  di  favore  dei
vertici dell'amministrazione  ideale  nei  confronti  della  famiglia
egemone, atteso che sono stati effettuati  in  una  zona  qualificata
«agricola» mentre molte altre zone residenziali del Comune di Rosarno
sono prive di tali interventi di urbanizzazione. 
    La commissione d'indagine  ha  inoltre  esaminato  la  procedura,
anch'essa oggetto, dell'indagine giudiziaria,  concernente  il  bando
per il conferimento di incarichi professionali di importo inferiore a
40.000 euro nell'ambito del progetto relativo alla creazione  di  una
rete d'accoglienza abitativa ad inclusione sociale,  segnalandone  le
numerose anomalie e  irregolarita'  tutte  finalizzate  ad  orientare
l'assegnazione dei predetti incarichi. 
    Anche in questo caso le  indagini  svolte  hanno  fatto  emergere
l'illecita ingerenza del menzionato  ex  consigliere  di  maggioranza
nello svolgimento della procedura, avendo fornito ad una  persona  di
sua   conoscenza,   che   all'esito   della   procedura    risultera'
aggiudicataria dell'incarico  di  «ispettore  di  cantiere»,  precise
indicazioni in merito alla compilazione della domanda, in particolare
per quanto attiene alla percentuale  di  ribasso  da  inserire  nella
stessa. 
    Rileva al riguardo come lo  stesso  sindaco,  nel  corso  di  una
conversazione avrebbe, seppur indirettamente, ammesso l'irregolarita'
della procedura  sostenendo  di  aver  «accontentato»  il  citato  ex
consigliere con l'affidamento dell'incarico in questione. 
    La relazione del prefetto, analizzate compiutamente le varie fasi
della procedura in esame e i contenuti delle audizioni disposte dalla
commissione d'indagine,  ha  evidenziato  la  presenza  di  ulteriori
anomalie  concernenti  in  particolare  il  ribasso   delle   offerte
formulate da taluni professionisti, la suddivisione  degli  incarichi
nonche' il mancato rispetto delle linee guida dell'ANAC,  ponendo  in
rilievo come  le  numerose  irregolarita'  che  hanno  caratterizzato
l'intera procedura avrebbero  potuto  consentire  di  intervenire  in
merito all'affidamento degli incarichi. 
    Ulteriori elementi, che evidenziano una gestione dell'ente locale
incurante del rispetto dei principi di legalita'  e  buon  andamento,
sono emersi dall'analisi di due procedure  concorsuali  disposte  per
l'assunzione  di  personale,  nelle  quali  ciascuno   dei   soggetti
risultati vincitori ha svolto l'incarico di presidente di commissione
nell'altra  procedura,  non  assicurando   pertanto   la   necessaria
trasparenza e imparzialita' nello svolgimento dell'incarico. 
    L'attivita' della  commissione  d'indagine  ha  riguardato  anche
l'utilizzo dei  51  beni  confiscati  alla  criminalita'  organizzata
assegnati al Comune di Rosarno ai sensi  del  decreto  legislativo  6
settembre 2011, n. 159 «Codice delle leggi antimafia e  delle  misure
di  prevenzione,   nonche'   nuove   disposizioni   in   materia   di
documentazione antimafia».  Sono  state  segnalate,  in  particolare,
criticita' per beni risultati in stato di abbandono, in parte adibiti
a discarica di rifiuti o  occupati  abusivamente,  assegnati  per  la
realizzazione di progetti non ancora avviati a distanza di anni e con
procedure di valutazione per l'assegnazione non concluse. Inoltre, un
bene  adibito  a  sede  della   polizia   municipale   necessita   di
regolarizzazioni catastali  e  di  altri  interventi  di  adeguamento
tecnico. 
    La commissione d'indagine ha inoltre  esaminato  l'insieme  delle
procedure  istruite  dall'ufficio  tecnico  rilevando  che   per   le
prestazioni di lavori l'ente  si  avvaleva  del  mercato  elettronico
della    pubblica    amministrazione    (MePA),     indipendentemente
dall'importo, mentre per l'acquisizione di beni era previsto anche il
ricorso al libero mercato avvalendosi delle procedure di  affidamento
diretto. L'organo ispettivo, nel rilevare che non risulta  sia  stato
istituito un albo dei fornitori per garantite rotazione e trasparenza
nell'affidamento  degli  incarichi,  pone   in   rilievo   come   gli
affidamenti in somma urgenza avvenissero sulla base di procedure  non
in  linea  con  quanto  previsto  dalla  normativa  di  settore,  con
assegnazioni disposte per le vie brevi in favore  di  ditte  presenti
sul libero mercato e successive delibere  per  il  riconoscimento  di
debiti fuori bilancio.  La  relazione  della  commissione  d'indagine
rileva inoltre  una  ripetuta  carenza  di  controlli  sui  requisiti
soggettivi  e  oggettivi  delle  ditte  affidatarie  e  quindi  sulla
capacita' delle stesse di contrarre con la P.A.; infatti, come  anche
emerso  nel  corso  delle  audizioni   disposte   dalla   commissione
d'indagine, agli affidamenti conseguenti alle procedure negoziate  su
MePA o a seguito di affidamento diretto non ha  fatto  seguito  alcun
controllo, nemmeno a campione. 
    La relazione della commissione d'indagine rileva al riguardo come
i titolari o gli amministratori di  alcune  delle  ditte  affidatarie
siano risultati, infatti, gravati da' pregiudizi di natura  penale  o
siano riconducibili ad ambienti controindicati. 
    L'organo ispettivo, in particolare, riferisce di un locale ad uso
commerciale per il quale nel mese di gennaio 2020  la  proprieta'  ha
richiesto il rilascio della certificazione di  agibilita'  producendo
una perizia giurata depositata agli atti comunali nella quale risulta
che il locale era stato realizzato  in  epoca  antecedente  al  1967,
circostanza che ha consentito al committente di' non  rispettare  una
serie di vincoli di carattere urbanistico. 
    Le successive verifiche  effettuate,  anche  tramite  rilevazioni
acquisite da piattaforme informatiche, hanno invero  evidenziato  che
nel 2008 la struttura ove  insiste  il  locale  commerciale  non  era
ancora stata realizzata circostanza che attesta,  ancora  una  volta,
come il competente ufficio, il cui responsabile e' uno dei  vincitori
delle  sopra  menzionate  procedure  concorsuali,  ha  rilasciato  il
certificato  di  agibilita'  senza  effettuare,  con  la   necessaria
accortezza, i dovuti controlli, aspetto tanto piu'  rilevante  in  un
contesto territoriale quale  quello  rosarnese  caratterizzato  dalla
invasiva presenza della criminalita' organizzata. 
    Il  prefetto  di   Reggio   Calabria   evidenzia   al   riguardo,
significativamente, che  i  titolari  del  locale  commerciale,  sono
riconducibili, per rapporti  parentali,  ad  esponenti  delle  locali
famiglie mafiose. 
    Anomalie e irregolarita' hanno caratterizzato anche l'appalto  di
lavori, finanziato dalla Regione Calabria, per la «creazione  di  una
rete di accoglienza abitativa e  di  inclusione  sociale  delle  aree
urbane della citta' di Rosarno»; in  sede  di  verifica  delle  opere
eseguite l'organo di collaudo ha attestato infatti che i  lavori  non
sono  collaudabili  quanto  non  completati   dall'appaltatore,   non
corrispondenti alle prescrizioni contrattuali e privi di quelle opere
essenziali per essere abitabili. Un'ulteriore criticita'  inerente  a
tali lavori riguarda la previsione di una  perizia  di  variante  per
ripristinare un muro di sostegno danneggiato, variante  che  l'organo
di collaudo ha ritenuto di  escludere  in  quanto  l'appalto  era  «a
corpo» e quindi l'importo contrattuale era da  considerarsi  fisso  e
invariabile. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto di  Reggio  Calabria,  rivelano
una serie di condizionamenti nell'amministrazione  comunale  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Sebbene il processo di ripristino della legalita'  nell'attivita'
del comune sia gia' iniziato con la  gestione  provvisoria  dell'ente
affidata al commissario straordinario, ai  sensi  dell'art.  141  del
decreto legislativo 18 agosto 2000  n.  267,  in  considerazione  dei
fatti suesposti e  per  garantire  il  completo  affrancamento  dalle
influenze della criminalita', si  ritiene,  comunque,  necessaria  la
nomina della commissione straordinaria  di  cui  all'art.  144  dello
stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che  la
capacita' pervasiva delle organizzazioni  criminali  possa  di  nuovo
esprimersi in occasione delle prossime consultazioni  amministrative.
L'arco temporale piu' lungo previsto dalla vigente normativa  per  la
gestione straordinaria consente anche  l'avvio  di  iniziative  e  di
interventi programmatori  che,  piu'  incisivamente,  favoriscono  il
risanamento dell'ente. 
    Rilevato che il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143
del  citato  decreto  legislativo,  per  le  caratteristiche  che  lo
configurano, puo' intervenire finanche quando sia stato gia' disposto
provvedimento per altra causa,  differenziandosene  per  funzioni  ed
effetti, si propone l'adozione della misura di rigore  nei  confronti
del Comune di Rosarno, con  conseguente  affidamento  della  gestione
dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu'  dei
successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche  competenze
e metodologie di intervento finalizzate a  garantire  nel  tempo,  la
rispondenza   dell'azione   amministrativa   alle   esigenze    della
collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 13 agosto 2021 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese