(Allegato 1-Linee di indirizzo nazionale)
                                                           Allegato 1 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
LINEE  DI  INDIRIZZO  NAZIONALE  PER  LA  RISTORAZIONE   OSPEDALIERA,
                     ASSISTENZIALE E SCOLASTICA 
 
                              SOMMARIO 
 
A. INTRODUZIONE 
 
B. RUOLO e FINALITA' della RISTORAZIONE COLLETTIVA 
 
BOX RIASSUNTIVO Aspetti prioritari  relativi  a  "RUOLO  e  FINALITA'
della RISTORAZIONE COLLETTIVA" 
B1. Quale e' il ruolo della ristorazione collettiva? 
B2. Quali gli obiettivi prioritari e realizzabili da perseguire? 
B3. Come trasformare il momento pasto in  un  momento  di  educazione
alimentare? 
B4. Che pasti fornire e a chi? 
B5. E' il modello mediterraneo il  riferimento  per  la  ristorazione
collettiva in Italia? 
B6. Il cibo puo' diventare occasione  di  integrazione  nel  rispetto
dell'identita' culturale? 
 
C. ASPETTI ORGANIZZATIVI e GESTIONALI 
 
BOX  RIASSUNTIVO  Priorita'  relative  a  "ASPETTI  ORGANIZZATIVI   e
GESTIONALI" 
C1. Quali le figure professionali da coinvolgere? 
C2. Aggiornamento professionale: chi deve  aggiornarsi,  come  e  con
quale frequenza? 
C3. Quale tipologia di pasto? 
C4. Quali strategie per contenere gli sprechi alimentari? 
 
D. VERIFICA e RICERCA DELLA QUALITA' (VRQ) 
 
BOX RIASSUNTIVO Aspetti prioritari relativi  a  "VERIFICA  e  RICERCA
della QUALITA' (VRQ)" 
D1. Quale e' l'oggetto del controllo di qualita? 
D2. Cosa controllare? 
D3. Come controllare? 
D4. Quali i  ruoli  e  le  responsabilita'  nell'assicurazione  della
qualita' e nella verifica dell'efficacia? 
D5. Quale peso attribuire alla qualita' nei capitolati d'appalto? 
D6. Come considerare le certificazioni di qualita' nella ristorazione
collettiva? 
D7. Basta la Carta dei Servizi per una ristorazione di qualita? 
 
E. NUTRIZIONE e CLINICA 
 
BOX RIASSUNTIVO: Aspetti prioritari relativi a "NUTRIZIONE e CLINICA" 
E1. E' necessario lo screening del rischio nutrizionale  nei  reparti
ospedalieri e nelle strutture assistenziali? 
E2. Come puo' la ristorazione scolastica  contribuire  all'equilibrio
globale della giornata alimentare? 
E3. Quali specificita' della ristorazione al nido d'infanzia? 
E4.  Quali  le  problematiche  emergenti  in  ambito  ospedaliero   e
scolastico? 
E5. E' possibile modificare la struttura del pasto o la presentazione
del cibo in funzione di nuove esigenze? 
E6. Come costruire un dietetico ospedaliero? Aspetti nutrizionali  vs
patologie 
E7. Quali specificita' del dietetico ospedaliero pediatrico? 
E8. Quali  problematiche  nelle  diete  speciali  nella  ristorazione
ospedaliera pediatrica? 
E9. Quali modalita' di integrazione  della  ristorazione  ospedaliera
con procedure di nutrizione artificiale? 
E10. Quale l'assistenza minima  al  pasto?  E  chi  puo'  o  la  deve
fornire? 
 
F. LA COMUNICAZIONE nella RISTORAZIONE COLLETTIVA 
 
BOX RIASSUNTIVO Aspetti prioritari relativi  a  "COMUNICAZIONE  nella
RISTORAZIONE COLLETTIVA" 
F1. Quali strategie di comunicazione? 
F2. Con che frequenza comunicare? A chi? Come? 
 
G. BIBLIOGRAFIA 
 
H. ALLEGATI 
 
Allegato 1. 
Allegato 2. 
Allegato 3. 
Allegato 4. 
Allegato 5. 
Allegato 6. 
Allegato 7. 
Allegato 8. 
Allegato 9. 
Allegato 10. 
Allegato 11. 
Allegato 12. 
 
I. TABELLE 
 
Tabella 1 
Tabella 2. 
Tabella 3. 
Tabella 4. 
Tabella 5. 
Tabella 6. 
Tabella 7. 
Tabella 8. 
 
 
Hanno collaborato alla stesura del  documento:  Maria  Luisa  Amerio,
Amina Ciampella, Liliana Coppola, Roberto Copparoni, Lorenzo  Donini,
Giovanni Faedi, Gaetana  Ferri,  Daniela  Galeone,  Andrea  Ghiselli,
Lucio Lucchin, Giuseppe Morino,  Andrea  Pezzana,  Giuseppe  Plutino,
Riccardo Rifici, Alessandro Vienna. 
Per la fase redazionale: Sara Tomassini 
 
  A. INTRODUZIONE 
 
L'esigenza di facilitare, sin  dall'infanzia,  l'adozione  di  idonee
abitudini alimentari per la promozione della salute e la  prevenzione
delle patologie cronico-degenerative di cui l'alimentazione scorretta
e' uno dei principali fattori di  rischio,  ha  spinto  il  Ministero
della salute ad elaborare documenti di indirizzo  [1]  relativi  alla
ristorazione collettiva: 
Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, 
Linee di  indirizzo  nazionale  per  la  ristorazione  ospedaliera  e
assistenziale, Linee  di  indirizzo  nazionale  per  la  ristorazione
ospedaliera pediatrica. 
Il decreto legislativo n.50 del  18  aprile  2016:  Attuazione  delle
direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei
contratti di concessione, sugli appalti pubblici  e  sulle  procedure
d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua,  dell'energia,
dei trasporti e dei servizi postali, nonche' per  il  riordino  della
disciplina vigente  in  materia  di  contratti  pubblici  relativi  a
lavori, servizi e forniture, all'articolo 144, comma 2,  prevede  che
il Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'ambiente
e della tutela del territorio e del mare e  con  il  Ministero  delle
politiche agricole, alimentari e forestali, definisca e  aggiorni  le
sopracitate linee di indirizzo. 
 
Il presente documento quindi: 
   * aggiorna le precedenti versioni; 
   * si occupa al contempo della ristorazione scolastica e di  quella
ospedaliera e assistenziale che presentano  problematiche  comuni  ed
un'omogeneita' operativa significativa; 
   * si articola in 5 principali capitoli,  al  fine  di  seguire  un
criterio di praticita' e immediato  utilizzo,  ognuno  dei  quali  e'
suddiviso in domande e risposte estremamente  sintetiche,  rimandando
agli  allegati  gli   ulteriori   approfondimenti   e   il   supporto
scientifico; 
   * evidenzia le criticita' ed i concetti  ritenuti  strategici  per
una corretta gestione del servizio di ristorazione. 
 
Il razionale di partenza e' costituito: 
   * dal ruolo occupato dalla  ristorazione  collettiva  nell'attuale
organizzazione della societa' italiana, considerato  che  rappresenta
circa il 50% dell'intero comparto alimentare; 
   * dalle particolari criticita' nello  stato  di  nutrizione  della
popolazione   scolastica   e    dei    soggetti    ospedalizzati    o
istituzionalizzati, rappresentate dalla prevalenza  di  malnutrizione
per eccesso e/o per difetto particolarmente elevata; 
   * dal giudizio degli utenti sulla ristorazione  collettiva,  quasi
sempre centrato sull'aspetto "alberghiero". Cio' ha  fatto  si'  che,
sia nell'utenza, sia nel management delle strutture  di  ristorazione
collettiva e delle stazioni appaltanti, prevalessero considerazioni e
convinzioni che prescindevano in buona parte dallo  stato  di  salute
dell'utente. 
 
Sulla base di queste premesse, le linee di indirizzo sottolineano: 
   * il  ruolo  sanitario  della  ristorazione  collettiva  che,  pur
dovendo rispettare i gusti e le aspettative  degli  utenti,  ha  come
scopo  primario  il  miglioramento  dello  stato  di   salute   della
popolazione; 
   * l'importanza di far riferimento  a  modelli  alimentari  la  cui
validita' e' acclarata, respingendo con decisione mode del momento  e
convinzioni   non   adeguatamente   supportate   dalla    letteratura
scientifica qualificata. 
 
  B. RUOLO E FINALITA' DELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA 
 
                           BOX RIASSUNTIVO 
 
                    Aspetti prioritari relativi a 
          "RUOLO E FINALITA' DELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA" 
 
✓ la  ristorazione  collettiva  ha  un  ruolo  importante  in  ambito
sanitario: rappresenta infatti  uno  strumento  indispensabile  nella
prevenzione e nella cura delle malattie  correlate  con  un  alterato
stato di nutrizione sia in ambito ospedaliero/assistenziale,  sia  in
ambito scolastico; 
✓ il servizio di ristorazione collettiva deve raggiungere un ottimale
livello sia in termini di  qualita'  nutrizionale,  che  di  qualita'
sensoriale,  unitamente  alla  progettazione   di   un'organizzazione
efficiente del servizio; 
✓ le trasformazioni sociali sempre piu'  condizionano,  fortemente  e
spesso negativamente, i comportamenti alimentari e le scelte fatte  a
tavola. I pasti  erogati  dal  servizio  di  ristorazione  collettiva
possono invece costituire una grande opportunita',  potendo  assumere
un ruolo educativo importante per incidere  sulle  scelte  alimentari
individuali e collettive, con effetti positivi  nei  confronti  degli
orientamenti, delle  pratiche  e  della  sostenibilita'  dei  sistemi
eco-agro- alimentari; 
✓ i pasti erogati devono garantire prioritariamente  i  requisiti  di
food safety (sicurezza igienico- microbiologica) e di  food  security
(apporto di energia e nutrienti adeguato alle esigenze  dell'utente),
adeguando  al  contesto  le  definizioni  stesse,  considerandole  un
insostituibile completamento dei percorsi di prevenzione e cura; 
✓ la dieta mediterranea, cosi' come emerso  dalla  concordanza  delle
evidenze scientifiche, risulta  essere  il  modello  alimentare  piu'
efficace e certamente piu' studiato nella prevenzione dell'obesita' e
delle malattie croniche non trasmissibili (malattie cardiovascolari e
aterosclerosi,   cancro,   malattie   dismetaboliche,    depressione,
deterioramento cognitivo); 
✓ oltre alla ristorazione scolastica,  ospedaliera  e  assistenziale,
direttamente coinvolte in queste linee di indirizzo,  e'  auspicabile
che anche la ristorazione aziendale e commerciale adotti, per  quanto
possibile, le indicazioni contenute in questo documento; 
✓ la scuola e in particolare la ristorazione scolastica  assumono  un
ruolo fondamentale nel favorire l'inclusione e l'adozione  di  scelte
salutari, riducendo i rischi e le disuguaglianze. 
 
B1. Quale e' il ruolo della ristorazione collettiva? 
Prevalente, in quanto rappresenta uno strumento indispensabile  nella
prevenzione  e  nella  cura  delle  malattie  che   oggi   affliggono
maggiormente la comunita'. 
In  ambito  ospedaliero   (comprendendo   anche   le   strutture   di
riabilitazione e le nursing home), come gia'  segnalato  anche  nelle
Linee di  indirizzo  nazionale  per  la  ristorazione  ospedaliera  e
assistenziale e nel documento Food and nutritional care in hospitals:
how to prevent  undernutrition--report  and  recommendations  of  the
commitee of experts on nutrition, food safety and consumer protection
[2], la  malnutrizione  per  difetto  o  per  eccesso  ha  un'elevata
prevalenza nei pazienti ricoverati. Tale prevalenza tende oltre tutto
a peggiorare durante il ricovero. Cio' comporta: 
*   maggiori   complicanze,   tempi   piu'   lunghi   di    ricovero,
impossibilita' di ottenere risultati soddisfacenti; 
*   peggioramento della qualita' di vita dei pazienti; 
*   ricorso ad interventi nutrizionali con integratori  o  nutrizione
artificiale; 
*   giudizio negativo sulla qualita' globale dell'assistenza da parte
degli utenti; 
*   aumento dei costi assistenziali. 
Nelle residenze assistenziali per anziani (RSA) le conseguenze  della
malnutrizione ed in particolare la sarcopenia, peggiorano la  ripresa
di autonomia e  il  recupero  in  salute,  aumentano  il  rischio  di
complicanze (lesioni da pressione, infezioni, cadute con  conseguenti
fratture,      peggioramento      di      preesistenti      patologie
cronico-degenerative,  comparsa  o  peggioramento  di  depressione  e
apatia),   la   complessita'   gestionale,   i   costi   sanitari   e
socio-assistenziali, mentre riducono le probabilita'  di  rientro  al
domicilio. [3] 
 
In ambito scolastico, la popolazione  infantile  e'  destinataria  di
un'offerta alimentare talvolta ricca e disordinata, che favorisce  un
rapporto casuale  e  distratto  col  cibo,  nonche'  l'assunzione  di
tendenze e gusti sempre piu' omologati ed un  incremento  di  rischio
delle  condizioni  associate  all'eccedenza  ponderale.  E'  pertanto
cruciale che il servizio di ristorazione sia indirizzato non  solo  a
fornire energia e nutrienti nelle giuste  quantita'  e  nelle  giuste
proporzioni,  ma  anche  ad  una   corretta   educazione   alimentare
indirizzata alla socialita',  all'uguaglianza,  all'integrazione,  al
consumo consapevole e sostenibile. 
 
In ambedue i casi,  il  servizio  di  ristorazione  collettiva,  deve
tendere al raggiungimento di un ottimale livello sia  in  termini  di
qualita' nutrizionale, che di qualita'  sensoriale,  unitamente  alla
progettazione di un'organizzazione efficiente del servizio. (Allegato
1) 
 
Qualita' nutrizionale 
Il comportamento alimentare condiziona lo  stato  di  salute.  L'atto
alimentare e' un bisogno primario il cui fine e' quello di permettere
all'organismo di funzionare. La qualita' di questo  funzionamento  e'
in relazione all'apporto calorico dei macro e micronutrienti e  delle
molecole bioattive contenute nei cibi. Priorita'  della  ristorazione
collettiva di  qualsivoglia  tipologia  (ospedaliera,  assistenziale,
scolastica, aziendale, ecc.) e' la  sicurezza  alimentare  nel  breve
(prevenzione di avvelenamenti e tossinfezioni) e medio-lungo  termine
(prevenzione/trattamento di patologie croniche). 
Ruolo di un servizio di ristorazione e' anche quello di indirizzare i
comportamenti   alimentari   degli   utenti   attraverso   un'attenta
strutturazione dei menu, di informare sulle  scelte  alimentari  piu'
idonee anche nel  rispetto  della  stagionalita',  di  promuovere  un
corretto ed equilibrato completamento della giornata alimentare. 
 
Qualita' sensoriale 
La proposta alimentare e le preparazioni culinarie dovrebbero  essere
strutturate  in  maniera  tale  da  assicurare  un'ottimale  qualita'
sensoriale, prevedendo a tal fine come prioritaria la misurazione del
livello  di  soddisfazione  dell'utente.  Cio'  anche  al   fine   di
facilitare un adeguato introito alimentare e ridurre gli sprechi.  La
capacita' degli operatori di elaborare e presentare  le  pietanze  in
modo gradevole diventa essenziale, insieme  con  la  sensibilita'  di
proporle in modo differenziato a seconda della fascia di  popolazione
cui sono rivolte. 
 
Qualita' globale 
La ricerca della qualita' globale del servizio, che contempli sia  la
qualita' nutrizionale, sia la qualita' sensoriale, necessita di: 
*   informazione degli utenti  sulla  distribuzione  nell'arco  della
giornata e della settimana delle singole pietanze, sulle strategie di
selezione delle derrate alimentari, sui controlli della qualita'  dei
prodotti, sulle tecniche di cottura e di trasformazione delle derrate
alimentari; 
*   formazione continua  del  personale  che  collabora  a  qualsiasi
livello con il servizio di ristorazione: addetti  alla  produzione  e
alla somministrazione/distribuzione, personale che a vario  titolo  e
nei diversi contesti interagisce con l'utenza (insegnanti, educatori,
personale di assistenza, medici curanti,  personale  amministrativo).
La   conoscenza   delle   finalita'   del   servizio,   dei   vincoli
strutturali-organizzativi-economici e della  sua  organizzazione,  e'
essenziale per ottenere una consapevole ed efficace collaborazione; 
*   efficienza organizzativa relativamente a: 
   ✓ scelta del legame produttivo e distributivo da impiegare; 
   ✓ aspetti merceologici degli alimenti e tecnologie  usate  per  la
trasformazione e lavorazione; 
   ✓ verifica della coerenza tra menu e ricette, la resa gastronomica
e la realizzabilita' con la struttura operativa dedicata; 
   ✓ scelta delle ricette in relazione  al  modello  di  trasporto  e
distribuzione delle portate; 
   ✓ adeguatezza degli  ambienti,  delle  tempistiche,  del  contesto
organizzativo e relazionale in cui si consumano i pasti. 
 
B2. Quali gli obiettivi prioritari e realizzabili da perseguire? 
Gli obiettivi della ristorazione collettiva riguardano l'igiene degli
alimenti,    gli    aspetti    nutrizionali,     le     problematiche
organizzativo/gestionali, la qualita' certificata  dei  prodotti,  la
provenienza e l'origine del prodotto a dimostrazione del  legame  con
il territorio (Tabella 1). 
Nella pratica si riscontra una scarsa attenzione per tali  obiettivi,
che porta spesso a  relegare  il  servizio  di  ristorazione  in  una
posizione   secondaria,   al   di   fuori   del    "core    business"
aziendale/pubblico istituzionale, alla pari di quei servizi  ritenuti
"dovuti/obbligati", nei confronti dei quali  si  investe  in  maniera
limitata,  nonostante  la  proclamata  centralita'  dello  stato   di
salute/nutrizione dell'utente. 
La lista delle priorita' (per le quali nella  Tabella  1sono  fornite
anche indicazioni sul peso relativo di ogni singolo item e un  ordine
d'importanza), consente la costruzione di strategie  di  ristorazione
collettiva e la definizione  di  capitolati  d'appalto,  con  effetti
facilmente ed oggettivamente confrontabili. 
E' importante  considerare  che  le  priorita'  devono  essere  tutte
rispettate e che, in particolare,  gli  aspetti  economico/finanziari
non possono incidere in maniera prioritaria sugli aspetti sostanziali
pena la perdita del significato della ristorazione collettiva. Quello
che puo' essere un vincolo (l'aspetto economico/finanziario) non puo'
diventare l'obiettivo della ristorazione collettiva. 
Gli obiettivi prioritari  perseguiti  dal  servizio  di  ristorazione
dovrebbero essere chiaramente esplicitati all'utenza ed  all'opinione
pubblica  con  specifiche,   e   facilmente   reperibili,   modalita'
comunicative (carta del servizio,  depliant,  capitolati,  siti  web,
ecc.). 
Lo stato  nutrizionale  della  popolazione  (non  solo  scolastica  o
ospedalizzata/istituzionalizzata)  e'  abbastanza  critico   (elevata
prevalenza di  malnutrizione  per  eccesso  o  per  difetto)  e  cio'
comporta importanti conseguenze sul piano clinico, funzionale e della
qualita' di vita. Oltre alla ristorazione scolastica,  ospedaliera  e
assistenziale, direttamente coinvolte in queste linee  di  indirizzo,
e'  quindi  auspicabile  che  anche  la  ristorazione   aziendale   e
commerciale adottino, per quanto possibile, le indicazioni  contenute
in questo documento, tenendo conto delle  specifiche  esigenze  delle
singole categorie lavorative. 
 
B3. Come trasformare il momento pasto in  un  momento  di  educazione
alimentare? 
Il  servizio  di  ristorazione  eroga  giornate  alimentari  complete
(ricoveri ospedalieri ordinari) o parziali (scuola: pranzo e talvolta
spuntino di  meta'  mattina  e  merenda  pomeridiana;  day  hospital:
colazione talvolta  e  pranzo).  Il  comportamento  alimentare  degli
utenti si muove tra quanto proposto dal servizio e  alimenti  portati
da casa o acquistati in loco. Sia il rifiuto di quanto  offerto,  sia
l'assunzione di cibi non integrati nella corretta programmazione  del
servizio  o  di  doppie  porzioni,   portano   a   risultati   spesso
nutrizionalmente non adeguati, con notevole incidenza di sprechi e di
potenziali rischi igienici. D'altro canto, le trasformazioni  sociali
e culturali condizionano  sempre  piu'  e,  spesso  negativamente,  i
comportamenti alimentari e le scelte fatte a tavola. A tale riguardo,
ad esempio, vanno considerate: 
*   velocizzazione  della  preparazione  dei  pasti  e   impiego   di
convenience food, che si manifesta nella ricerca  e  nel  consumo  di
alimenti ready to cook e ready to  eat  (es.  prodotti  di  quarta  e
quinta  gamma  pronti  al  consumo).  In  quest'ottica,   la   scelta
alimentare privilegia quei prodotti ad un alto contenuto di  servizio
perche' adatti ad  essere  consumati  istantaneamente  rispetto  agli
alimenti freschi, che pero' necessitano di una preparazione; 
*   destrutturazione della  giornata  alimentare,  che  si  manifesta
frantumando il ritmo tradizionale tipico della dieta mediterranea. Si
moltiplicano cosi' le occasioni di consumo  istantaneo  (snacking)  e
sregolato di alimenti reperibili in ogni  ora  del  giorno,  in  ogni
stagione, in ogni situazione e con un impatto ambientale negativo; 
*   diffusione dei pasti fuori casa, con la  ristorazione  sociale  e
commerciale, che delega alle aziende di gestione pubbliche e  private
il  compito  di  scegliere  e  proporre   qualita',   abbinamenti   e
porzionature dei cibi di tutti i  giorni,  accentuando  nei  fruitori
un'inevitabile riferimento a modelli di consumo e di stili alimentari
diversi dal  modello  mediterraneo  (che  include  oltre  ad  aspetti
dietetici, fattori socio-ambientali come il clima,  la  stagionalita'
dei cibi, la convivialita', ecc.)[4] 
Si moltiplicano pertanto le occasioni e i contesti di vita nei  quali
il cibo fa il suo ingresso e tutto cio' rende difficile conciliare le
regole di una corretta alimentazione con la quotidianita'. 
I pasti erogati dal servizio di ristorazione possono  costituire  una
grande  opportunita'  potendo  assumere   un   ruolo   educativo   di
fondamentale importanza (Allegato 2) 
Il consumo dei pasti da parte degli alunni a scuola si  realizza  nel
corso  di  diversi  anni  scolastici  e  costituisce,  pertanto,  una
condizione   particolarmente   favorevole   per    promuovere,    con
continuita', interventi di educazione  alimentare.  La  strategia  da
adottare  e'  quella  dell'educazione  ad  una   sana   alimentazione
integrata con il curricolo di istituto, come aspetto trasversale alle
competenze disciplinari e di cittadinanza. 
Anche la ristorazione ospedaliera puo' assumere  un  ruolo  educativo
utile alla  prevenzione  delle  malattie  cronico-degenerative  e  al
trattamento   delle   diverse   forme   di   malnutrizione.    Questa
sensibilizzazione puo'  aver  luogo  anche  nei  pochi  giorni  della
degenza ospedaliera. 
Il confronto  con  gli  operatori  sanitari  ed  in  particolare  con
professionisti competenti  in  ambito  nutrizionale,  cosi'  come  la
comprensione delle regole per  una  corretta  alimentazione,  possono
avere  un  ruolo  importante   nell'informazione   ai   pazienti   ed
eventualmente ai loro familiari. 
La  ristorazione  collettiva  puo'  svolgere  un   importante   ruolo
educativo coinvolgendo  gli  utenti  e  le  loro  famiglie  anche  in
un'azione di contrasto alle tante notizie fantasiose e fuorvianti che
circolano sul web[5]. Gli utenti debbono essere a tal fine  informati
sull'importanza  della  ristorazione  collettiva  come   momento   di
educazione  alla  corretta  alimentazione  (entita'  delle  porzioni,
frequenza di consumo), al valore del  cibo,  all'uguaglianza  e  allo
scambio. 
 
Il personale docente della  scuola  e  quello  sanitario  ospedaliero
possono utilizzare l'organizzazione dei pasti e le scelte  alimentari
dei menu proposti per: 
   * stimolare la curiosita'  verso  cibi  o  preparazioni  culinarie
innovative; 
   * favorire il consumo di alimenti non abitualmente presenti  sulla
tavola dell'utente; 
   * ridurre il ricorso a  cibi  troppo  frequentemente  consumati  e
favorire l'accettazione di piatti e sapori alternativi, stimolando il
ricorso a menu il piu' possibile variati; 
   * abituare gli utenti a porzioni adeguate alle proprie esigenze. 
Tutto cio' al fine di facilitare l'acquisizione di  un  comportamento
alimentare corretto ed equilibrato. 
(Allegato 3) 
In allegato, vengono riportati alcuni aspetti ai quali e'  necessario
prestare particolare attenzione per trasformare il momento del  pasto
in un momento di educazione alimentare (Tabella  2)  e  una  proposta
operativa da sviluppare in ambito scolastico [6] (Tabella 3 e Tabella
4)  che  possono  essere  applicati  anche  al  contesto  ospedaliero
(Tabella 5). 
 
B4. Che pasti fornire e a chi? 
Il  pasto  in  ospedale  e   nelle   strutture   assistenziali   deve
prioritariamente garantire i  requisiti  di  food  safety  (sicurezza
igienico-microbiologica) e di food security  (apporto  di  energia  e
nutrienti adeguato alle esigenze dell'utente), adeguando al  contesto
le definizioni stesse, considerandole un insostituibile completamento
dei percorsi di prevenzione e cura. 
In particolare il vitto per i degenti e gli  ospiti  delle  strutture
deve: 
   * garantire gli apporti consigliati dai Livelli di  Assunzione  di
Riferimento di Nutrienti  ed  energia  per  la  popolazione  italiana
(LARN)[7],  considerando  gli   aumentati   fabbisogni   (soprattutto
proteici) legati alla malattia e all'ospedalizzazione; 
   * proporre un'offerta strutturata in tre pasti principali  e,  per
raggiungere gli apporti necessari, 1 o 2 spuntini; 
   * ruotare i menu in relazione alla  durata  media  della  degenza,
differenziando le strutture per acuti (rotazione su 2 settimane),  da
quelle riabilitative/lungo degenza (rotazione su 4 settimane); 
   * rispondere alle richieste e alle  necessita'  della  popolazione
ricoverata, cosi' da ridurre al minimo le rielaborazioni, che  devono
comunque essere  possibili  in  presenza  di  necessita'  cliniche  o
istanze culturali; 
   * prevedere un vitto comune ispirato  alla  stagionalita'  e  alle
tradizioni locali, con scelta tra almeno due alternative per  portata
e piatti fissi, tale da garantire apporti medi  giornalieri  di  2000
kcal e 80 grammi di proteine (+ 10%); 
   * comprendere diete standardizzate  a  composizione  bromatologica
nota; 
   *  fornire  almeno  le   seguenti   diete   standard:   iposodica,
ipocalorica, ipoproteica, senza glutine, a ridotto apporto di fibre e
lattosio, ad alta densita' nutrizionale, di rialimentazione.  Non  e'
peraltro opportuno eccedere nel numero di diete standardizzate spesso
non giustificate scientificamente che rendono inutilmente  complicato
il lavoro per la cucina; 
   * prevedere la possibilita' di prescrivere, da parte di  personale
esperto  (dietista,  medico  specialista),  diete  ad  personam,  che
prevedano grammature  e/o  alimenti  e/o  modalita'  di  allestimento
specifiche. 
Il pasto per i dipendenti, redatto sulla base del vitto comune per  i
degenti, puo' prevedere integrazioni che aumentino la fruibilita'  in
termini  di  varieta'  e  sensorialita'  ma  deve   comunque   essere
strutturato tenendo conto della valenza educazionale:  promozione  di
sani stili di vita, sostenibilita' cibo correlata. 
 
Il pasto a scuola, rappresenta una parte  importante  della  giornata
alimentare dei bambini e dei ragazzi, e garantisce circa il  35%  del
fabbisogno giornaliero degli apporti consigliati dai LARN. 
In particolare, il servizio di ristorazione scolastica deve: 
 *   differenziare per quanto  possibile  le  porzioni  in  relazione
all'effettiva eta' del commensale; 
 *   proporre anche piatti "unici" (cereali e legumi, patate e carne,
cereali e pesce con contorno e frutta) e non solo pasti divisi  nelle
portate principali (primo, secondo, contorno, frutta); 
 *   incentivare il consumo di ortaggi (verdura), meglio se  freschi,
proponendoli sia come contorno, sia come ingredienti  all'interno  di
primi e secondi piatti, crudi e/o da sgranocchiare  come  "entree"  o
tra le due portate principali; 
 *   incentivare il consumo di legumi, in particolare come  parte  di
un piatto unico; 
 *   incentivare il consumo di frutta fresca  come  snack  a  merenda
(mattutina e pomeridiana); 
 *   consentire agli  alunni  l'espressione  dei  propri  "gusti"  in
relazione ai condimenti, evitando rigidita'  nel  proporre  spezie  o
aromi eventualmente non graditi; 
 *   far ricorso  all'olio  d'oliva,  preferibilmente  extra-vergine,
quale condimento e nelle preparazioni culinarie; 
 *   contingentare l'uso del sale, preferendo comunque quello iodato; 
 *   evitare il "bis" dei primi e secondi  piatti,  con  un  adeguata
formazione del personale mensa e degli  insegnanti  che  accompagnano
gli alunni alla mensa; 
 *   fornire  pasti  che  tengano  anche  conto  delle  abitudini   e
tradizioni locali e della stagionalita' con  rotazione  dei  menu  su
base mensile; 
 *   prevedere la possibilita' di  pasti  specifici  per  determinate
condizioni    cliniche     (allergie/intolleranze)     o     esigenze
etiche/culturali/religiose; 
 *   prevedere un minimo di alternative/varianti ai vari  piatti  con
equivalenti caratteristiche nutrizionali. 
In tutti i casi, sia in ospedale  che  a  scuola,  la  partecipazione
dell'utente alle scelte proposte dal servizio  di  ristorazione  puo'
rappresentare un utile contributo al miglioramento della qualita'  e,
se  opportunamente  guidato,  un  efficace  strumento  di  educazione
alimentare per tutta la famiglia. 
 
B5. E' il modello mediterraneo il  riferimento  per  la  ristorazione
collettiva in Italia? 
La dieta mediterranea, che comprende sia il regime alimentare che  lo
stile di vita, e',  come  emerso  dalla  concordanza  delle  evidenze
scientifiche, il modello piu'  efficace,  oltre  che  piu'  studiato,
nella  prevenzione  dell'obesita'  e  delle  malattie  croniche   non
trasmissibili  (malattie  cardiovascolari  e  aterosclerosi,  cancro,
malattie dismetaboliche, depressione, deterioramento cognitivo). 
Il modello mediterraneo e' caratterizzato, per  quanto  riguarda  gli
alimenti, dalla grande  prevalenza  di  prodotti  d'origine  vegetale
(cereali o tuberi, frutta, ortaggi, legumi,  oli)  e  dal  ponderato,
equilibrato e indispensabile apporto di prodotti di  origine  animale
(latticini, pesce, uova e carni prevalentemente bianche) a necessario
complemento ed integrazione. 
L'elevato apporto di  prodotti  d'origine  vegetale  contribuisce  ad
abbassare la densita' energetica della dieta, assicurando al contempo
un  adeguato  apporto  di  nutrienti,  quali  acidi  grassi  mono   e
polinsaturi, carboidrati complessi, molecole bioattive. 
La tendenza, in particolare tra i piu'  giovani,  ad  abbandonare  la
dieta mediterranea ha coinciso,  non  a  caso,  con  l'aumento  della
prevalenza  di   malattie   cronico-degenerative,   anche   in   eta'
pediatrica, collegate in particolare alla malnutrizione per eccesso. 
L'adozione del modello  mediterraneo  nella  ristorazione  collettiva
puo' pertanto svolgere un duplice ruolo: da un lato  puo'  aiutare  a
migliorare lo stato nutrizionale degli studenti, dei pazienti  e  dei
dipendenti; dall'altro, puo'  risultare  strategica  per  promuovere,
nella popolazione, la dieta mediterranea stessa, contrastando in  tal
modo il progressivo allontanamento da questo modello. 
 
B6. Il cibo puo' diventare occasione  di  integrazione  nel  rispetto
dell'identita' culturale? 
Le  classi  del  sistema  scolastico  italiano   sono   sempre   piu'
multiculturali, plurietniche, emblemi delle diversita' di  volti,  di
lingue e di culture. Nella scuola che  promuove  il  confronto  e  lo
scambio tra culture ed opinioni diverse, sedersi alla stessa tavola e
consumare assieme il pasto favorisce la conversazione, incoraggia  il
dialogo e crea collegamenti positivi fra le storie e  le  visioni  di
ciascuno. Il potere aggregante del cibo facilita la  comunicazione  e
il riconoscimento e l'accoglienza dell'identita' di ciascuno. 
I rapporti interculturali e transculturali  rappresentano  una  delle
principali tematiche da affrontare nella societa'  e  in  particolare
nella scuola, quale ambiente ideale dove poter realizzare un'efficace
inclusione e promuovere l'educazione alimentare. 
La  difficolta'  ad  armonizzare  tradizioni  e  culture   alimentari
diverse, puo' condizionare  negativamente  il  rapporto  col  cibo  e
favorire l'assunzione di abitudini alimentari scorrette e di stili di
vita non salutari. Questo puo' comportare un rischio di malnutrizione
sia per difetto sia per  eccesso  anche  a  causa  del  tentativo  di
coniugare il modello  alimentare  di  appartenenza  con  le  proposte
autoctone, nonche' in  particolari  situazioni  di  disagio,  per  la
tendenza a consumare cibi a basso costo, ad alta densita' calorica  e
di bassa qualita' nutrizionale. 
In questo contesto, la  scuola,  e  in  particolare  la  ristorazione
scolastica, assumono un ruolo fondamentale nel favorire  l'inclusione
e  l'adozione  di  scelte  salutari,  riducendo   i   rischi   e   le
disuguaglianze. Abitudini alimentari incongrue si possono  correggere
attraverso  un  servizio  di  ristorazione  in  grado,  con  proposte
adeguate ed accattivanti, di coinvolgere l'alunno e, di  conseguenza,
la sua famiglia. 
Adottare la prospettiva interculturale  e  transculturale,  cioe'  di
incontro, scambio e confronto tra  culture,  significa  non  soltanto
limitarsi a  misure  compensatorie,  quali  le  diete  richieste  per
motivazioni culturali e religiose, ma organizzare  una  strategia  di
reale crescita della qualita' fondata anche su criteri  di  salute  e
prevenzione. 
Mangiare in questa prospettiva puo' voler dire assumere  la  varieta'
come paradigma dell'identita' stessa  della  ristorazione,  occasione
privilegiata di apertura a tutte  le  differenze  e  di  comprensione
delle molteplici dimensioni culturali che il cibo puo' assumere. 
 
  C. ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI 
 
                           BOX RIASSUNTIVO 
 
     Priorita' relative ad "ASPETTI ORGANIZZATIVI E GESTIONALI" 
 
✓ il recupero del ruolo sanitario della ristorazione collettiva passa
attraverso  il  coinvolgimento  (in  tutte  le  fasi:   stesura   del
capitolato di  appalto,  organizzazione,  gestione  e  controllo)  di
personale    qualificato    (medici,    specialisti    in     scienza
dell'alimentazione,  laureati  in  dietistica  o  in  scienza   della
nutrizione) attraverso i servizi di Dietetica  e  Nutrizione  Clinica
ospedalieri o territoriali; 
✓ ai fini del miglioramento continuo della qualita',  e'  auspicabile
che  i  soggetti  "gestori"  di  mense  dispongano  nell'organico  di
tecnologi alimentari  (per  gli  aspetti  merceologici,  tecnologici,
impiantistici  e  logistici)  e  cuochi  formati  nella  ristorazione
collettiva. 
✓ una politica di qualita' del  sistema  di  ristorazione  collettiva
richiede una formazione in servizio che promuova  lo  sviluppo  delle
competenze  degli  operatori  dei  diversi  ambiti  operativi,  lungo
l'intera  filiera  della  progettazione,   produzione,   gestione   e
controllo del servizio; 
✓ qualsiasi sia la tipologia di produzione e distribuzione,  definita
in capitolato (preparato il  loco  o  in  altro  centro  di  cottura,
distribuito con le modalita' idonee alla organizzazione definita)  il
pasto  deve  rispondere  a  requisiti  di  qualita'  nutrizionale   e
sensoriale; 
✓ la scelta del legame  produttivo  e'  strettamente  correlata  alle
disponibilita' economiche, alle strutture e agli  impianti  dedicati,
alla logistica e al personale previsto; 
✓ nell'ambito delle strategie di  contenimento  degli  sprechi  nella
ristorazione collettiva e'  necessario  intervenire  lungo  tutta  la
filiera,  partendo  da  un'attenta   pianificazione   dei   pasti   e
dell'approvvigionamento   delle   derrate    necessarie,    rilevando
sistematicamente  le  eccedenze  e  i  residui  e  predisponendo  una
procedura di monitoraggio standardizzata. 
 
C1. Quali le figure professionali da coinvolgere? 
Un  efficace  servizio  di  ristorazione  collettiva,  sanitaria   in
particolare, non puo' prescindere dall'identificazione di  un  nucleo
di controllo interno in grado di monitorare le  varie  fasi:  stesura
del capitolato di appalto, organizzazione, gestione e  controllo.  Le
figure professionali minime che andrebbero  ufficialmente  incaricate
sono un economo-provveditore per gli aspetti  normativo-  gestionali,
un  medico  specialista  in   scienza   dell'alimentazione   per   la
supervisione clinico- nutrizionale (auspicabile l'appartenenza ad una
struttura pubblica: Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica  o  ad
un Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione -SIAN).  Laddove  tale
competenza risulta assente, si dovrebbe provvedere ad una  consulenza
specifica o all'identificazione di un medico  interno  con  interessi
nel settore, un laureato in dietistica o in scienza della nutrizione.
Accanto al ruolo di supervisione  sanitaria  risulta  importante,  ai
fini del miglioramento continuo della qualita', la condivisione degli
obiettivi con i soggetti "gestori" del servizio cucina/mensa, sia per
le specifiche competenze richieste  dal  ruolo,  sia  per  la  sempre
maggiore assunzione di "responsabilita' sociale d'impresa" alla quale
sono chiamati. A tale scopo, e' auspicabile che gli stessi dispongano
nell'organico di tecnologi alimentari (per gli aspetti  merceologici,
tecnologici,  impiantistici  e  logistici)  e  cuochi  formati  nella
ristorazione collettiva (per gli aspetti gastronomici e per garantire
il rispetto delle caratteristiche  nutrizionali  e  sensoriali  delle
pietanze). 
 
C2. Aggiornamento professionale: chi deve  aggiornarsi,  come  e  con
quale frequenza? 
Una politica di  qualita'  del  sistema  di  ristorazione  collettiva
richiede una formazione in servizio che promuova  lo  sviluppo  delle
competenze  degli  operatori  dei  diversi  ambiti  operativi,  lungo
l'intera  filiera  della  progettazione,   produzione,   gestione   e
controllo  del  servizio.  Anche  il  recente  codice  degli  appalti
(decreto legislativo 50/2016) evidenzia la necessita' che la stazione
appaltante inserisca la qualita' della formazione degli operatori nei
criteri di valutazione. 
Sul piano delle responsabilita' e' compito dell'ente  appaltante  e/o
dell'impresa  di  ristorazione  da  esso  designata  di  formare  gli
operatori che producono e distribuiscono i pasti nelle scuole e nelle
strutture sanitarie e assistenziali; fatta  salva  l'autonomia  delle
istituzioni  scolastiche,  compete   alla   dirigenza   dell'istituto
scolastico la formazione dei docenti e degli addetti  scolastici  che
assistono gli alunni nel momento del consumo del pasto. 
La formazione deve rispondere in modo puntuale alle esigenze di  ogni
figura professionale e alla necessita' di orientare il  lavoro  verso
quegli obiettivi comuni che consentono una continuita' operativa e di
progetto tra le diverse fasi di realizzazione del servizio.  Oltre  a
fornire  pasti  buoni,  sani  e  sicuri  l'obiettivo  e'  quello   di
realizzare una ristorazione  con  una  precisa  identita',  percepita
dagli stakeholders come capace di fare della sicurezza  nutrizionale,
oltre quella alimentare,  un  prerequisito  e  un'occasione  per  una
valida educazione alla sana alimentazione. 
La frequenza  e  l'impegno  orario  della  formazione  dipendono  dal
contenuto dei progetti e dalla natura  dei  problemi  da  affrontare,
tenendo conto delle prescrizioni riportate nei  contratti  di  lavoro
che  rappresentano  la  condizione  di  base  da  cui   partire   per
programmare ed incentivare gli interventi. 
I contenuti della formazione debbono riguardare in particolare: 
   *  la  promozione  della  salute  e  l'educazione  alimentare  con
particolare riferimento al modello mediterraneo; 
   * l'impiego delle metodologie di comunicazione e  delle  modalita'
di relazione idonee  a  sostenere  gli  utenti  nell'acquisizione  di
corrette abitudini alimentari; 
   *  le  procedure  per  definire  i  requisiti  nutrizionali  della
giornata alimentare o del singolo pasto; 
   * la corretta porzionatura degli alimenti; 
   * le modalita' per la preparazione  ed  il  consumo  in  sicurezza
delle diete speciali; 
   *  la   verifica   della   qualita'   del   servizio   offerto   e
dell'adeguatezza dell'ambiente nel quale vengono consumati i pasti; 
   * la valutazione del consumo, degli  scarti,  delle  eccedenze  di
produzione, allo scopo di ridurre gli sprechi. 
Alcuni  di  questi  ed  ulteriori  contenuti  della  formazione   del
personale riguardanti  le  misure  per  la  riduzione  degli  sprechi
alimentari, per la  sanificazione  a  minori  impatti  ambientali  di
superfici dure, stoviglie e tessuti, per la gestione dei rifiuti e la
minimizzazione dei consumi di acqua ed  energia,  sono  indicati  nel
documento dei Criteri Ambientali Minimi  (CAM)  per  il  servizio  di
ristorazione collettiva, definito nel 2018. 
La formazione, che si  realizza  nell'azienda  di  ristorazione  o  a
scuola, e' un prerequisito indispensabile ad un  miglioramento  della
qualita' del servizio in quanto ha la capacita' di  dar  valore  alle
persone, mettendole in condizione di trovare le giuste soluzioni, con
la consapevolezza di costituire, con la loro partecipazione e il loro
know-how,  la  risorsa  principale  per  realizzare  un  servizio  di
qualita'. 
 
C3. Quale tipologia di pasto? 
Qualunque sia la tipologia di produzione e  distribuzione  del  pasto
definita in capitolato (preparato  in  loco  o  in  altro  centro  di
cottura, distribuito con  le  modalita'  idonee  alla  organizzazione
definita), il pasto deve rispondere a  requisiti  di  qualita'  (come
definito  al  punto  B1).  La  scelta  del   legame   produttivo   e'
strettamente correlata alle disponibilita' economiche, alle strutture
e agli impianti dedicati, alla  logistica  necessaria,  al  personale
previsto.  Tale  scelta  comporta  che  menu,  ricette,  ingredienti,
rispondano in modo ottimale agli standard  qualitativi  definiti  per
ogni tipologia del legame stesso. In  Allegato  4  sono  descritti  i
legami   produttivi   comunemente   utilizzati   nella   ristorazione
collettiva.   La    scelta    tra    le    diverse    tipologie    di
produzione/distribuzione del pasto andra' fatta, tenendo conto  delle
condizioni operative, e  con  l'intento  di  tutelare  la  sicurezza,
l'efficienza e la sostenibilita' del sistema. A tale  riguardo,  sono
preferibili quelle a legame espresso (cook&serve) e a  legame  fresco
caldo (cook&hold&serve). 
In Allegato 5 sono riportate considerazioni operative relative a food
safety /food  security,  alla  struttura  del  menu  di  base  e  del
dietetico. 
 
C4. Quali strategie per contenere gli sprechi alimentari? 
Nell'ambito delle  strategie  di  contenimento  degli  sprechi  nella
ristorazione collettiva, come  riportato  nelle  Linee  di  indirizzo
rivolte  agli  enti  gestori   di   mense   scolastiche,   aziendali,
ospedaliere, sociali e di comunita', al fine di prevenire  e  ridurre
lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti[8],  previste
dalla legge 19 agosto 2016, n.  166  ,  ed  in  sintonia  con  quanto
riportato nel documento dei  CAM  per  il  servizio  di  ristorazione
collettiva,  e'  necessario  intervenire  lungo  tutta  la   filiera,
partendo    da    un'attenta    pianificazione    dei     pasti     e
dell'approvvigionamento   delle   derrate    necessarie,    rilevando
sistematicamente  le  eccedenze  e  i  residui  e  predisponendo  una
procedura di monitoraggio standardizzata. 
Risulta particolarmente rilevante: 
* prevedere, all'interno dei capitolati,  elementi  di  flessibilita'
con  l'obiettivo  di  tener  conto  dell'offerta  del  mercato  e  di
permettere un adeguamento dei processi produttivi in  funzione  delle
informazioni che possono  derivare  dal  rilevamento  e  dall'analisi
puntuale delle dinamiche del servizio di ristorazione; 
*  formare  gli  operatori  del  settore  sul  tema   degli   sprechi
alimentari, per renderli parte integrante ed attiva nello  sviluppare
un comportamento corretto e propositivo anche durante il momento  del
pasto, attivando percorsi  educativi  e  di  sensibilizzazione  sugli
impatti ambientali, economici e sociali; 
* preferire, in particolare nella ristorazione scolastica,  soluzioni
che consentano di avvicinare il  punto/centro  cottura  a  quello  di
somministrazione; 
* recuperare le eccedenze per attuare  in  rete,  procedure  igienico
sanitarie di riutilizzazione e ridistribuzione in sicurezza dei pasti
non consumati a soggetti bisognosi, anche attraverso l'incentivazione
dell'uso degli abbattitori; 
* attivare, in ambito  ospedaliero,  una  procedura  di  prenotazione
pasti individuale, semplificata  e  flessibile  che,  sulla  base  di
specifiche necessita'  e  delle  scelte  individuali,  garantisca  la
corrispondenza  tra  pasto  prenotato  e  servito   e   consenta   la
possibilita'  di  una  variazione  dell'ordinazione  anche  a   breve
distanza di tempo dalla distribuzione. 
 
  D. VERIFICA E RICERCA DELLA QUALITA' (VRQ) 
 
                           BOX RIASSUNTIVO 
 
Aspetti prioritari relativi a  "VERIFICA  E  RICERCA  DELLA  QUALITA'
                               (VRQ)" 
 
✓ la ricerca e la  verifica  della  qualita'  del  servizio  e  della
soddisfazione  dell'utenza  sono  diventati   strumenti   di   lavoro
indispensabili   nell'attivita'   di   ristorazione   sia   a   scopo
conoscitivo, sia per l'individuazione delle eventuali carenze offerte
dal servizio erogatore; 
✓ accanto  al  rilevamento  delle  valutazioni  soggettive  (customer
satisfaction)  dovranno  essere  effettuati  controlli   a   campione
sull'efficienza  e  sulla  qualita'  del  servizio  di   ristorazione
attraverso  la  misurazione  di  parametri  oggettivi   (peso   delle
porzioni, temperatura degli alimenti al momento della  distribuzione,
giusto grado di maturazione dei principali prodotti  vegetali,  quota
di   alimenti   scartati,   rispetto   delle   procedure   igieniche,
corrispondenza degli ordini, tempi di distribuzione del vitto); 
✓  l'identificazione  dei  responsabili  e   l'esplicitazione   delle
modalita' di controllo  devono  essere  previste  nella  stesura  dei
capitolati come riportato nel documento "Valutazione delle criticita'
nazionali in ambito nutrizionale e strategie d'intervento 2016-19"; 
✓ nelle esperienze piu' qualificate di ristorazione scolastica,  agli
elementi che fanno la qualita' del  servizio  vengono  assegnati  non
meno dei due terzi dei punteggi a disposizione per  l'aggiudicazione:
tale misura e'  auspicabile  anche  per  gli  appalti  relativi  alla
ristorazione ospedaliera; 
✓  la  ristorazione  scolastica   viene   considerata   un'importante
infrastruttura urbana per l'accesso al cibo sano, per l'educazione  a
stili alimentari e di vita sostenibili, a partire dai primi  anni  di
vita, anche attraverso il coinvolgimento diretto degli  alunni  (Team
di nutrizione); 
✓ la certificazione di qualita' costituisce un atto  dell'azienda  (o
dell'ente) rivolto verso l'esterno, verso il mercato  ed  i  clienti,
per dimostrare le proprie capacita' di produrre in modo conforme alle
normative e in modo qualitativamente apprezzabile; 
✓ tra le strategie di informazione/comunicazione finalizzate a  porre
il cittadino al centro dell'attenzione del servizio di  ristorazione,
rendendolo piu' competente e autonomo  sotto  l'aspetto  decisionale,
svolge un ruolo importante la Carta dei servizi che deve essere  resa
disponibile agli utenti prima dell'avvio del servizio a loro  rivolto
e per tutta la durata dello stesso e  dovrebbe  rientrare  nel  "core
business" aziendale; 
 
D1. Quale e' l'oggetto del controllo di qualita? 
Il rapporto tra i servizi di ristorazione e l'utenza  rappresenta  un
intreccio relazionale complesso all'interno del  quale  e'  possibile
individuare una serie di processi e contesti di studio. La ricerca  e
la verifica della qualita' dei servizi (VRQ)  e  della  soddisfazione
dell'utenza  sono  diventati  strumenti  di   lavoro   indispensabili
nell'attivita' di ristorazione  sia  a  scopo  conoscitivo,  sia  per
l'individuazione  delle  eventuali  carenze  offerte   dal   servizio
erogatore. 
Misurare la qualita' di un servizio  significa  attivare  un  sistema
informativo diffuso ed efficiente, da parte sia del gestore  sia  del
committente, che eroghi un flusso continuo  di  dati  riguardanti  le
caratteristiche oggettive e la percezione del servizio erogato. 
In genere pero' si tende a giudicare la qualita' di  un  servizio  di
ristorazione  sulla  base  unicamente  dell'opinione   degli   utenti
(customer satisfaction: qualita' percepita basata  su  presentazione,
variabilita' e  sapore,  adeguatezza  delle  informazioni  sui  menu,
temperatura e cottura delle pietanze, ecc.). 
Tale percezione non e' necessariamente coincidente  con  la  qualita'
oggettiva  (nutrizionale  in  particolare)  che  e'  determinata  dal
rispetto di numerosi altri parametri; paradossalmente, puo'  esistere
un servizio altamente qualitativo che non soddisfa  l'utenza  perche'
non corrisponde alle sue aspettative. 
Queste, in particolare laddove riguarderanno soggetti  con  abitudini
alimentari nutrizionalmente non corrette (eccessivo o scarso  consumo
di alcuni alimenti e inadeguato apporto di alcuni nutrienti) per mode
o false  convinzioni,  andranno  adeguatamente  valutate  e  dovranno
portare inevitabilmente ad interventi di tipo educazionale  piuttosto
che  alla  modifica  di   procedure   di   preparazione   dei   pasti
oggettivamente corrette. 
 
D2. Cosa controllare? 
Accanto  al  rilevamento  delle  valutazioni   soggettive   (customer
satisfaction)  dovranno  essere  effettuati  controlli   a   campione
sull'efficienza  e  sulla  qualita'  del  servizio  di  ristorazione,
attraverso la  misurazione  di  parametri  oggettivi  (provenienza  e
qualita'  delle  materie  prime,  giusto  grado  di  maturazione  dei
principali prodotti vegetali,  rispetto  delle  procedure  igieniche,
corrispondenza  degli  ordini,  peso   delle   porzioni,   tempi   di
distribuzione del vitto, temperatura degli alimenti al momento  della
distribuzione, quota di alimenti scartati).[9] 
Oggetto di monitoraggio dovrebbero essere: 
* filiera  di  approvvigionamento  e  conservazione  (congruenza  tra
forniture previste e realmente  effettuate,  frequenza  di  consegna,
rispetto  delle  scadenze,  stagionalita',  modalita'  e  luoghi   di
conservazione, ecc.); 
* procedure e modalita' di allestimento  e  cottura  sia  per  quanto
riguarda il menu standard, sia per le attivita' di cucina dietetica e
diete ad personam; deve essere incluso l'assaggio  e  la  valutazione
sensoriale del pasto; 
* allestimento, trasporto e distribuzione dei pasti, sia  per  quanto
destinato agli utenti, sia per i dipendenti; 
* gestione del ritiro e della ridistribuzione di eventuali eccedenze,
del ritiro dei pasti non consumati, della gestione dei rifiuti, della
sanificazione di ambienti e stoviglie. 
Il  controllo,  per  essere  efficace,  deve  prevedere  pertanto  il
monitoraggio  di  parametri  relativi  a  tutte  le  fasi  del  ciclo
alimentare come proposto nella Tabella 6. 
Tutti  i  percorsi  verranno  valutati  congiuntamente  dalle  figure
previste, per i rispettivi  ambiti  di  competenza  anche  attraverso
l'utilizzo di schede predisposte ad  hoc  e  validate  a  livello  di
direzione aziendale/scolastica. 
 
D3. Come controllare? 
Nella   stesura   dei   capitolati,   specie   in   relazione    alle
caratteristiche delle materie prime, oltre ai  parametri  obbligatori
rispondenti ai dettami normativi d'igiene e merceologia e dei Criteri
Ambientali Minimi, e' opportuno  precisare  quali  parametri  saranno
oggetto di controllo, quali procedure di controllo andranno  adottate
e quali sono i valori soglia al di sotto dei quali  la  qualita'  del
servizio non puo' essere considerata accettabile. 
Deve emergere con chiarezza come il rispetto dei  requisiti  igienici
non costituisca un parametro di qualita'  e  di  valutazione,  ma  un
prerequisito per l'ammissibilita'  del  servizio.  Pertanto  si  deve
intendere come controllo una valutazione, anche  in  contraddittorio,
in presenza di controllore  e  controllato,  che  abbia  il  fine  di
individuare non conformita' e la loro risoluzione. 
 
D4. Quali i  ruoli  e  le  responsabilita'  nell'assicurazione  della
qualita' e nella verifica dell'efficacia? 
Per essere  adeguatamente  gestito  e  controllato,  il  processo  di
ristorazione necessita di responsabili  dell'intero  processo  e  dei
sotto-processi (igienico-nutrizionale e di sviluppo sostenibile)  che
devono essere  identificati  e  chiaramente  esplicitati  (con  nome,
titolo   di   studio   e   unita'    operative    di    appartenenza)
dall'ente/azienda  che  fornisce   il   servizio   di   ristorazione.
L'identificazione dei responsabili e l'esplicitazione delle modalita'
di controllo devono essere previste nella stesura dei capitolati come
riportato nel documento Valutazione  delle  criticita'  nazionali  in
ambito nutrizionale e strategie d'intervento 2016-19.[10] 
Tra  le  competenze  del  responsabile  figura  l'elaborazione  delle
modalita' di controllo con relativi  indicatori  (in  particolare  la
definizione del prezzo minimo del pasto,  differenziato  nelle  varie
voci:  materie  prime,  trasporto,  personale,  altre  spese);   tale
controllo risulta fondamentale quando il servizio e' dato in  appalto
(outsourcing). Cio' comportera'  una  maggiore  attenzione  anche  da
parte dell'appaltatore. 
Il  monitoraggio  ed  il  controllo  del  servizio  di   ristorazione
richiedono la collaborazione tra piu' figure professionali che devono
operare sotto il coordinamento della direzione sanitaria,  applicando
differenti  modalita'  organizzative  in  relazione  ai  criteri   di
pianificazione   (percorso   completamente   o   solo    parzialmente
esternalizzato, contenuti del capitolato speciale d'appalto, ecc.). 
 
In ambito ospedaliero e assistenziale, le figure professionali minime
previste sono: 
*  rappresentanti  di  direzione  sanitaria:  medico  igienista   e/o
infermiere addetto al controllo delle infezioni (ICI) o altra  figura
competente  in  questo  ambito  designata  dalla  direzione,  per  il
controllo complessivo del servizio,  dei  percorsi  e  degli  aspetti
igienico-sanitari inclusa la sanificazione; 
* gruppo dedicato o persona di riferimento designata dalla  struttura
di dietetica, ove presente o,  in  alternativa,  personale  designato
dalla  direzione  sanitaria  (necessaria  la  presenza   almeno   del
dietista) per le verifiche di ambito dietetico-nutrizionale; 
* operatore tecnico  di  area  economale  designato  dalla  struttura
competente per le valutazioni merceologiche; 
* eventuali consulenti (es. camera di  commercio,  esperti/consulenti
per ambiti di HACCP - Hazard Analysis and Critical  Control  Point  e
processo tecnologico) che possono  essere  coinvolti  anche  su  base
periodica per attivita' di audit. 
 
In ambito scolastico, il Comune  predispone  la  gara  di  appalto  e
redige il capitolato con il quale manifesta le proprie richieste e le
proprie  volonta',  nonche'  l'ammontare  economico  di   servizi   e
forniture che intende acquisire e/o appaltare. 
Pertanto, e' auspicabile che il capitolato venga redatto da  un  team
di progetto  che  preveda  competenze  professionali  nei  rispettivi
ambiti di responsabilita' amministrativa,  tecnica,  scientifica.  Le
strutture sanitarie e scolastiche  del  territorio,  gli  esperti  di
riferimento, le commissioni di utenti  e  di  consumatori  dovrebbero
concorrere alla strutturazione ed alla condivisione del capitolato di
appalto. 
La norma che regolamenta i contratti  pubblici  prevede  che  possano
essere effettuate consultazioni  preliminari  di  mercato,  cioe'  un
complesso  di  attivita'  esperite  dal  committente   in   fase   di
progettazione e redazione di una gara di appalto, mediante  la  quale
lo stesso puo' ottenere da operatori  economici,  esperti,  autorita'
indipendenti o da qualsiasi altro soggetto operativo nel  mercato  di
riferimento, dati e informazioni  relativi  ai  requisiti  di  natura
tecnica, economica ed esecutiva, necessari  per  lo  svolgimento  del
servizio di ristorazione collettiva, con la finalita' di  adeguare  i
contenuti  della  documentazione  di   gara   (bando,   disciplinare,
capitolato) e migliorare il servizio  in  fase  di  esecuzione.  Ogni
aspetto qualitativo richiesto in capitolato d'appalto  va  verificato
con  la  periodicita'  necessaria,  seguendo  procedure   documentali
definite, riportando all'utenza i risultati delle  indagini  e  della
qualita' verificata. 
 
D5. Quale peso attribuire alla qualita' nei capitolati d'appalto? 
L'affidamento del servizio di  ristorazione  collettiva  deve  essere
effettuato in conformita' alle disposizioni del gia' citato d.lgs. n.
50/2016 "Codice dei contratti pubblici",  cosi'  come  novellato  dal
d.lgs. 19 aprile 2017, n. 56,  recante  "Disposizioni  integrative  e
correttive del d.lgs. n. 50/2016" che  prevede  l'aggiudicazione  dei
contratti  relativi   ai   servizi   di   ristorazione   ospedaliera,
assistenziale   e   scolastica,   con   il   criterio    dell'offerta
economicamente piu' vantaggiosa individuata sulla  base  del  miglior
rapporto  qualita'/prezzo,  tenendo  conto  dei   criteri   premianti
contenuti  nei   CAM   e   dell'introduzione   nella   documentazione
progettuale e di gara, almeno delle specifiche tecniche e delle 
clausole contrattuali ai sensi dell' art. 34 del d.lgs. 50/2016,  sui
Criteri di sostenibilita' energetica ed ambientale. 
 
Nelle esperienze piu' qualificate di  ristorazione  scolastica,  agli
elementi che fanno la qualita' del  servizio  vengono  assegnati  non
meno dei due terzi dei punteggi a disposizione per  l'aggiudicazione.
Tale misura e'  auspicabile  anche  per  gli  appalti  relativi  alla
ristorazione ospedaliera. Cio' risponde  all'esigenza  di  assicurare
agli utenti un servizio di qualita'  che  educhi  alla  salute  e  ai
corretti  stili  alimentari  e  che  svolga  un  ruolo   promozionale
nell'orientare al consumo consapevole gli utenti, le  famiglie  e  la
collettivita'. E' importante che l'attribuzione dei punteggi in  sede
di analisi delle offerte  sia  tale  che  tra  l'offerta  qualitativa
migliore e quella peggiore ci sia lo stesso scarto che ci  sara'  tra
la migliore e la peggiore offerta economica. Cio' al fine di  evitare
che l'offerta economica finisca per prevalere su quella qualitativa. 
Il capitolato tecnico  del  bando  di  gara  deve  prevedere  criteri
premianti per i seguenti fattori: 
* proposte strategiche per la diffusione  di  corretti  comportamenti
alimentari; 
* certificazioni di qualita' in possesso del fornitore del servizio; 
* caratteristiche delle derrate alimentari quali: alimenti  tipici  e
tradizionali  (Allegato  6),   agricoltura   integrata   certificata,
coltivazione biologica (Allegato  7),  agricoltura  sociale,  mercato
equo  e   solidale,   privilegiando   i   prodotti   con   specifiche
caratteristiche di freschezza  a  filiera  corta  per  contenere  gli
impatti ambientali e sostenere l'economia locale; 
* rispetto delle disposizioni in materia di green economy; 
* fattori di riduzione degli sprechi alimentari; 
* livello della formazione  professionale  degli  operatori  e  delle
proposte di educazione alimentare rivolte all'utenza; 
* piani per la risoluzione delle emergenze e, piu' in  generale,  gli
interventi migliorativi rispetto a determinati standard organizzativi
e gestionali indicati nel capitolato; 
* adozione di percorsi di VRQ basati sulla rilevazione/correzione  di
parametri soggettivi e oggettivi. 
 
Peraltro,  parte  di  tali  elementi  qualitativi  sono  inclusi  nel
documento dei  gia'  citati  CAM  per  il  servizio  di  ristorazione
collettiva. In Allegato 8 viene  riportata  una  griglia  che  indica
alcuni elementi qualitativi del servizio di  ristorazione  collettiva
divisi per le diverse aree di competenza (ambienti  ed  attrezzature,
approvvigionamenti,  impatto  ambientale,  processi  di   produzione,
formazione   del   personale,   standard    nutrizionali,    customer
satisfaction, verifica e ricerca della qualita'). 
 
D6. Come considerare le certificazioni di qualita' nella ristorazione
collettiva? 
Il concetto di qualita' deve essere estensivo e declinabile per tutti
gli aspetti  che  costituiscono  il  sistema  ristorazione.  Pur  non
essendovi  un'obbligatorieta',  la  prevalenza   delle   aziende   di
ristorazione  hanno,  negli  anni,   conseguito   certificazioni   di
qualita'. Allo stesso  modo,  molte  amministrazioni  comunali  hanno
certificato il proprio  servizio  di  ristorazione  scolastica  e  le
amministrazioni  sanitarie  hanno  obbligatoriamente  certificato  il
proprio sistema qualita'. La certificazione di  qualita'  costituisce
un atto dell'azienda (o dell'ente) rivolto verso l'esterno, verso  il
mercato  ed  i  clienti,  per  dimostrare  le  proprie  capacita'  di
produrre, in modo conforme alle normative, qualitativamente  in  modo
apprezzabile  e  affidabile  nel  tempo.   La   necessita'   di   una
certificazione  della  qualita'  per  distinguersi  in   un   mercato
complesso ed ottenere vantaggi competitivi,  ha  prodotto  un  grande
aumento  dei  processi  certificati  (ad  es.   qualita',   ambiente,
sicurezza, energia) e di nuovi standard volontari  (ad.es  Norma  Uni
11584 "Requisiti minimi  per  la  progettazione  di  menu")  [11-12],
approvati da enti riconosciuti, che forniscono le  regole,  le  linee
guida  o  le  specifiche  tecniche  per  lo  svolgimento  di   alcune
attivita'. 
E' certamente un significativo  cambiamento  culturale  nella  logica
dell'assicurazione e della verifica; il concetto di qualita'  infatti
non e' statico, ma si evolve con il tempo, le tecnologie,  gli  stili
di vita e muta con le esigenze del mercato e dei clienti. Il possesso
della certificazione di qualita' da parte di una ditta di outsourcing
non esonera l'ente appaltante dai controlli. 
I criteri per le certificazioni  di  qualita'  vengono  riportati  in
Allegato 9. 
 
D7. Basta la Carta dei Servizi per una ristorazione di qualita? 
Informazione e comunicazione sono  fondamentali  nell'ottimizzare  un
servizio di ristorazione. Secondo quanto  riportato  nella  Direttiva
del Consiglio d'Europa 97/17 - Il  sistema  qualita'  nell'assistenza
sanitaria europea - una  comunicazione  efficace  e'  la  chiave  per
attuare con successo i cambiamenti a condizione che sia identificato,
precocemente, chi ha bisogno di sapere, che cosa e a quale livello di
approfondimento. 
Tra le strategie di informazione/comunicazione finalizzate a porre il
cittadino al centro dell'azione, rendendolo sempre piu'  informato  e
autonomo sotto l'aspetto decisionale, svolge un ruolo  importante  la
Carta dei servizi. Tale documento  (schema  generale  di  riferimento
della "Carta dei servizi pubblici sanitari", G.U. n°125 del 31 maggio
1995)  ha  l'obiettivo  di  portare  a  conoscenza  gli  utenti   dei
servizi/prestazioni  offerti,   con   il   fine   di   innescare   il
miglioramento continuo della qualita', attivando un dialogo/patto tra
le parti. Di fatto, si configura come "patto di trasparenza" tra  chi
eroga il servizio e chi ne usufruisce. Affinche' si  concretizzi,  e'
fondamentale che  l'ente/azienda  erogatrice  disponga  di  specifici
indicatori di monitoraggio, resi pubblici anche con questo strumento. 
 
La Carta dei Servizi deve consentire un'adeguata informazione  specie
in relazione: 
   * al razionale nutrizionale e alla tipologia  dei  menu  comuni  e
speciali; 
   * alla disponibilita'  a  visionare  il  menu  con  anticipo,  con
possibilita' di scelta delle portate; 
   * alla  scheda  pasto  presente  sul  vassoio  (es.:  composizione
bromatologica, presenza di allergeni) e ai menu per ristorazioni  non
sanitarie, finalizzate ad aumentare  il  livello  di  conoscenza  sul
pasto; 
   * alle misure adottate nei confronti delle famiglie  degli  alunni
e, con gli opportuni accorgimenti, nei confronti degli alunni stessi,
per renderli partecipi con  funzioni  consultive,  propositive  e  di
verifica,  al  miglioramento   della   qualita'   del   servizio   di
ristorazione.  A   tale   riguardo,   e'   auspicabile,   nell'ambito
dell'autonomia scolastica, l'istituzione nelle scuole di  un  vero  e
proprio  "Team  di  nutrizione"  per  coinvolgere  gli  alunni  sulle
problematiche legate al servizio di ristorazione; 
   *  a  progetti  migliorativi  del  servizio   che   si   intendono
perseguire, con la specificazione degli obiettivi e  delle  modalita'
di valutazione; 
   * alle modalita' specifiche di verifica e ricerca della  qualita',
dell'efficienza ed efficacia delle prestazioni e dei servizi forniti; 
   * ai termini e alle modalita' di  erogazione  del  servizio  e  di
pagamento (incluse le qualifiche professionali di chi eroga), e  alle
eventuali condizioni di recesso e di rinnovo; 
   * alle modalita' per ricevere assistenza, per presentare  reclami,
per ottenere indennizzi riconosciuti  in  caso  di  inadempimento  da
parte del gestore; 
   * alla tipologia dei controlli effettuati dall'ente  appaltante  e
alle figure professionali di riferimento. 
La Carta dei servizi deve essere resa disponibile agli  utenti  prima
dell'avvio del servizio a loro rivolto e per tutta  la  durata  dello
stesso e dovrebbe rientrare nel "core business" aziendale. 
 
  E. NUTRIZIONE E CLINICA 
 
                           BOX RIASSUNTIVO 
 
        Aspetti prioritari relativi a "NUTRIZIONE E CLINICA" 
 
✓ la valutazione  precoce  del  rischio  nutrizionale  del  paziente,
effettuata al  momento  del  ricovero  e  i  successivi  monitoraggi,
consentono di contrastare l'instaurarsi  di  stati  di  malnutrizione
ospedaliera e/o di correggere situazioni di malnutrizione precedenti; 
✓ i risultati dello screening nutrizionale devono essere  finalizzati
ad una  richiesta  appropriata  di  intervento  nutrizionale  per  la
valutazione e il trattamento; 
✓ l'alimentazione nei primi tre anni di vita rappresenta  un  momento
fondamentale per il bambino sia  nel  processo  di  crescita  sia  in
relazione allo sviluppo metabolico futuro; 
✓ nel primo anno di vita l'alimento  fondamentale  ed  insostituibile
rimane il latte materno, per  le  sue  qualita'  nutrizionali  e  per
l'ottimale sviluppo psicofisico del lattante, tale da essere definito
un   sistema   biologico;   il   bambino   va   accompagnato    verso
un'alimentazione varia, completa e corretta, promossa e sostenuta  in
un ambiente educativo che gli consenta di sentirsi a suo  agio  e  di
vivere una condizione favorevole alla scoperta e al consumo dei cibi,
di partecipare e imparare  ad  autoregolarsi  nella  quantita'  degli
alimenti da assumere, condividendo  con  l'adulto  e  i  coetanei  il
piacere del momento; 
✓ un aspetto emergente,  derivante  dai  cambiamenti  in  atto  nella
popolazione e dall'incremento progressivo di  scelte  alimentari,  e'
rappresentato dalla necessita' di programmare  diete  che  rispondano
alle specifiche  esigenze  etiche/culturali/religiose  di  differenti
gruppi, e che contemporaneamente siano adeguate dal  punto  di  vista
nutrizionale per gli utenti delle mense scolastiche  o  per  soggetti
ricoverati  in  ospedale,  e  quindi  potenzialmente  a  rischio   di
malnutrizione; 
✓ modelli alimentari che escludono interi gruppi alimentari  sono  di
piu'  difficile  gestione  per  assicurare  un  adeguato  apporto  di
energia, nutrienti e micronutrienti; 
✓ la prescrizione di diete di esclusione (in cui singoli  alimenti  o
interi gruppi alimentari sono esclusi) deve essere  fatta  unicamente
sulla base di indicazioni specifiche ed  a  seguito  di  un  percorso
diagnostico ad hoc, validato e documentato; 
✓ un aspetto che pone non pochi interrogativi  e'  rappresentato  dal
ricorso ad alimenti portati da casa sia a  scuola  che  in  ospedale.
Tali pasti  difficilmente  sono  in  grado  di  coprire  le  esigenze
nutrizionali degli utenti nel rispetto di vincoli igienico-sanitari; 
✓ la struttura classica del pasto adottata  dopo  la  seconda  guerra
mondiale (primo e  secondo  piatto,  pane,  contorno  e  frutta)  non
risponde piu' alle esigenze della nuova organizzazione della vita. Di
fatto oggi la struttura del pasto prevede un unico  piatto  (primo  o
secondo che sia) accompagnato da contorno e/o frutta; 
✓ e' opportuno utilizzare  il  servizio  di  ristorazione  scolastica
anche come mezzo di comunicazione con le famiglie per  indicare  come
completare  la  giornata/settimana  alimentare  nel  rispetto   della
corretta frequenza dei gruppi di alimenti nell'arco della settimana; 
✓ ogni servizio di ristorazione ospedaliero/residenziale che  prevede
utenti con problematiche cliniche deve  ufficializzare  un  dietetico
ospedaliero rappresentato da un vitto comune e diete  specifiche  per
patologie; 
✓ nell'organizzazione del servizio di  ristorazione  ospedaliera,  la
standardizzazione delle procedure e dei vitti  per  coprire  il  piu'
ampio spettro di quadri clinici, apporta indubbi benefici in  termini
di compliance del degente e di contenimento  dei  costi  di  gestione
economali  (acquisti  di  derrate   e   materiale   di   consumo)   e
professionali (personale di cucina, dietisti, specialisti in  scienza
dell'alimentazione); 
✓ il dietetico ospedaliero pediatrico  dovra'  comprendere  menu  che
siano adeguati per fascia di eta', apporto equilibrato di  nutrienti,
copertura dei fabbisogni, varieta' e gradevolezza degli alimenti; 
✓ la necessita' di integrare le esigenze nutrizionali di ogni bambino
ricoverato con le patologie di cui  e'  affetto  pone  l'esigenza  di
avere a disposizione un elenco di  diete  standard  con  composizione
bromatologica, adatta a specifiche patologie; 
✓ I soggetti che vengono categorizzati a medio o ad  elevato  rischio
di  malnutrizione  devono  essere  immessi   in   un   programma   di
valutazione, trattamento e monitoraggio nutrizionale; 
✓ nel caso in cui il paziente non si alimenti in modo sufficiente con
la dieta prescritta, possono essere utilizzate diverse strategie  per
ottimizzare gli  apporti  (dieta  personalizzata,  frazionamento  dei
pasti, modificazione della consistenza degli alimenti e utilizzazione
di diete ad elevata densita' calorico/proteica).  Nel  caso  in  cui,
nonostante l'ottimizzazione dell'offerta di alimenti da consumare, il
paziente non riesca a nutrirsi in modo  sufficiente,  possono  essere
attuate    differenti    integrazioni/variazioni    del     programma
nutrizionale: la supplementazione dell'alimentazione per via orale  o
la nutrizione artificiale per via enterale o per via parenterale; 
✓   all'ammissione   in   reparto    deve    essere    valutata    la
possibilita'/capacita' del paziente di  alimentarsi  adeguatamente  e
nel caso in cui cio' non sia possibile, dovranno  essere  predisposti
percorsi di assistenza al  pasto  che  coinvolgano  il  personale  di
reparto, volontari e familiari opportunamente formati. 
 
E1. E' necessario lo screening del rischio nutrizionale  nei  reparti
ospedalieri e nelle strutture assistenziali? 
La  valutazione  precoce  del  rischio  nutrizionale  del   paziente,
effettuata al  momento  del  ricovero  e  i  successivi  monitoraggi,
consentono di contrastare l'instaurarsi  di  stati  di  malnutrizione
ospedaliera e/o di correggere situazioni di malnutrizione precedenti.
Dal momento  che  il  frequente  fallimento  nel  riconoscere  e  nel
trattare la malnutrizione, specie nei contesti in cui  essa  e'  piu'
probabile,  risulta   inaccettabile,   lo   screening   del   rischio
nutrizionale deve essere  previsto  da  specifiche  procedure  locali
(comunque accreditate scientificamente), che  stabiliscano  anche  il
personale sanitario  incaricato  della  sua  attuazione  (infermieri,
dietisti, ...) e l'attivazione delle azioni conseguenti ai  risultati
ottenuti. I soggetti che vengono categorizzati a medio  o  a  elevato
rischio  di  malnutrizione  devono  essere  immessi  in  un  iter  di
monitoraggio e trattamento nutrizionale. 
La  prima  valutazione  del  rischio   nutrizionale   deve   pertanto
costituire  la  prassi  ed  essere  effettuata   tempestivamente   da
personale appositamente identificato in ciascuna struttura sanitaria. 
I risultati dello screening nutrizionale devono essere finalizzati ad
una  richiesta  appropriata  di  intervento   nutrizionale   per   la
valutazione e il trattamento. Le metodiche a cui fare riferimento per
la valutazione dello stato nutrizionale sono molteplici, tuttavia  e'
possibile ricorrere a protocolli semplificati, applicabili  in  tutti
gli ospedali e strutture assistenziali. 
Richiamando i criteri espressi da diverse societa'  scientifiche,  la
procedura per la valutazione  dovrebbe  comprendere:  rilevazione  di
peso  e  statura,  calcolo  dell'Indice  di  Massa  Corporea   (IMC),
rilevazione e valutazione del calo/incremento ponderale negli  ultimi
3-6 mesi, valutazione della gravita' della  malattia,  rilevazione  e
valutazione dell'introito alimentare. 
Lo screening del rischio  nutrizionale,  procedura  che  puo'  essere
utilizzata da infermieri, dietisti, medici al primo contatto  con  il
soggetto e caregiver opportunamente formati permette  di  evidenziare
una condizione altrimenti non riconoscibile e  solitamente  sensibile
al trattamento nutrizionale. Esso permette di definire il paziente: 
*   non a  rischio,  ma  che  deve  essere  controllato  a  specifici
intervalli  di  tempo  (es.  settimanalmente   durante   la   degenza
ospedaliera); 
*   a rischio che necessiti di un piano nutrizionale; 
*   a  rischio  con  complicanze   metaboliche   o   funzionali   che
impediscono di portare avanti il piano di cura nutrizionale; 
*   probabilmente malnutrito, che  necessita  immediatamente  di  una
valutazione approfondita dello stata di nutrizione e probabilmente di
un intervento nutrizionale tempestivo. 
Lo screening del rischio nutrizionale dovrebbe essere  effettuato  su
tutti i pazienti, che vengono ricoverati presso  tutte  le  divisioni
ospedaliere con una previsione di ricovero superiore a 5 giorni. 
La procedura va eseguita da parte del personale sanitario del reparto
di degenza entro le  48  ore  dall'accettazione  e  ripetuta  ogni  7
giorni,  anche  nei   pazienti   senza   rischio   di   malnutrizione
all'ingresso in ospedale. 
Esistono diversi strumenti di screening  nutrizionale  validati:  nel
2002 l'Education and Clinical Pratice Committee dell'ESPEN  (European
Society  of  Parenteral  and  Enteral  Nutrition)  ha  elaborato   il
documento Guidelines for Nutrition Screening 2002 [13] con  lo  scopo
di  fornire  linee  guida  in  merito  allo  screening  del   rischio
nutrizionale, attraverso strumenti  applicabili  a  diversi  contesti
(comunita', ospedale,  popolazione  anziana)  e  basati  su  evidenze
validate (Allegato 10). 
Per quanto riguarda  la  popolazione  anziana  residente  in  RSA  lo
strumento di screening ampiamente validato a  livello  internazionale
e' il  Mini  Nutritional  Assessment  (MNA)  [13];  consente  sia  di
inquadrare  rapidamente   e   precocemente   l'anziano   al   momento
dell'ingresso in RSA sia di monitorarlo regolarmente  nel  tempo.  Il
Minimum Data Set (MDS) e' lo strumento  specificatamente  certificato
per valutare numerosi aspetti clinici di soggetti ospiti di  RSA.  La
parte  relativa  alla  valutazione  dello   stato   nutrizionale   e'
costituita da quattro item relativi a: peso  e  altezza,  perdita  di
peso,  aumento   di   peso,   "approcci   nutrizionali"   (nutrizione
parenterale;   tramite    sondino    nasogastrico    o    addominale;
somministrazione di dieta a  consistenza  modificata  meccanicamente;
dieta terapeutica/dieta speciale per patologia) [14]. 
Sulla base del risultato di tali test, nel caso  in  cui  risulti  un
rischio  di  malnutrizione,  dovranno   essere   adottati   specifici
interventi quali la compilazione di un diario alimentare  ed  il  suo
monitoraggio,  la  modifica   e   l'integrazione   dell'alimentazione
attraverso  l'inserimento  di  particolari  alimenti   e/o   supporti
nutrizionali, il monitoraggio periodico del rischio nutrizionale o un
approfondimento clinico. In eta' pediatrica, pur  basandoci  sull'IMC
per l'identificazione del rischio nutrizionale, nei bambini sopra i 2
anni  e'  necessario  fare  riferimento  a  tavole  di  centili  come
riportato nelle Linee di  indirizzo  nazionale  per  la  ristorazione
ospedaliera pediatrica. 
 
E2. Come puo' la ristorazione scolastica  contribuire  all'equilibrio
globale della giornata alimentare? 
  * La ristorazione scolastica nella scuola dell'infanzia e primaria 
A  differenza  della  ristorazione  ospedaliera,  nella  quale  viene
coperta dal servizio l'intera giornata alimentare, nella ristorazione
scolastica sono consumati a scuola fino a 5  pasti  a  settimana.  Il
pasto scolastico e' stato pensato ed elaborato per coprire il 35% del
fabbisogno  energetico  medio.  E'  quindi  opportuno  utilizzare  il
servizio di ristorazione anche come mezzo  di  comunicazione  con  le
famiglie per indicare le opportune scelte per  il  pasto  serale  (al
fine di completare  la  giornata/settimana  alimentare  nel  rispetto
della corretta frequenza dei  gruppi  alimentari)  e  per  una  prima
colazione adeguata come apporto di nutrienti. 
 
  * L'alimentazione nella scuola secondaria 
L'adolescenza e' una fase molto delicata di crescita,  caratterizzata
da importanti e rapidi cambiamenti fisici, psicologici e sociali,  in
cui l'alimentazione  riveste  un  ruolo  fondamentale.  Una  corretta
alimentazione, infatti, permettera' di completare in modo adeguato lo
sviluppo  psicofisico,  consentira'  di  evitare   l'instaurarsi   di
abitudini  alimentari  scorrette,  nonche'  la  comparsa  di   alcune
possibili carenze di micronutrienti  (ad  es.  calcio  e  ferro).  La
ricerca di affermazione della propria autonomia e  la  vulnerabilita'
psicologica proprie dell'eta' adolescenziale possono  determinare  da
un lato il rifiuto,  anche  nell'alimentazione,  di  ogni  genere  di
regolamentazione e controllo,  dall'altro  aumentare  il  rischio  di
sviluppare un disturbo alimentare (Eating and Feeding Disorders  come
codificati  nel   DSM-   5;   Am   Psych   Association   2013,   ISBN
978-0-89042-554-1). 
Nell'adolescente le irregolarita' dei pasti (consumati  spesso  fuori
casa sotto forma di spuntini numerosi) o  l'eccessiva  preoccupazione
per  l'immagine  corporea  e  per  il   peso   possono   portare   ad
un'alimentazione sbilanciata. Nel contesto della  scuola  secondaria,
dove non e' sempre  prevista  la  ristorazione  scolastica,  assumono
particolare importanza gli interventi di promozione di corretti stili
alimentari e l'adeguatezza degli apporti nutrizionali di  alimenti  e
bevande  offerti  tramite   distributori   automatici,   che   spesso
rappresentano la sola offerta alimentare in queste strutture. 
E'  opportuno,  quindi,  che  nella   definizione   dei   bandi   per
l'installazione dei distributori sia prevista, accanto  ai  requisiti
di sicurezza, anche la  descrizione  delle  specifiche  tecniche  dei
prodotti e delle bevande, in termini sia di tipologia  degli  stessi,
sia di porzioni  e/o  di  calorie,  privilegiando  alimenti  a  bassa
densita' energetica (es. frutta o verdura  di  IV  gamma,  preferenza
dell'acqua tra le bevande offerte e indicazione delle caratteristiche
delle altre bevande ammesse, indicazione  della  porzione  massima  e
delle calorie  massime  degli  snack,  preferenza  di  cibi  a  basso
contenuto di zuccheri,  grassi  saturi  e  sale).  Cio'  al  fine  di
sostenere l'adozione di corretti stili di vita, prevenire il  consumo
eccessivo  di  alcune  sostanze  ed   evitare,   a   lungo   termine,
l'insorgenza di malattie croniche che si  sono  dimostrate  correlate
anche ad  apporti  squilibrati  di  nutrienti  protratti  nel  tempo.
L'offerta dei prodotti non e' fine  a  se'  stessa,  ma  deve  essere
accompagnata dalle attivita' di promozione  della  salute  basate  su
peer education e life skill che rinforzino nei ragazzi  la  capacita'
di valutazione critica e  di  scelta  autonoma  verso  l'adozione  di
comportamenti salutari. Analoga attenzione dovrebbe  essere  dedicata
all'offerta  tramite  distributori  automatici  nei  luoghi  pubblici
abitualmente frequentati dai minori  (es.  piscine  pubbliche,  altre
strutture sportive, ecc). 
In alcuni istituti della scuola secondaria di secondo grado, inoltre,
e' talvolta previsto l'affidamento in  concessione  del  servizio  di
ristoro o bar/buffet caldo/freddo interno. Anche  in  tali  strutture
dovra' essere considerata l'esigenza di conciliare  gusto  e  salute,
sfruttando l'opportunita' di fare scelte alimentari sane,  prevedendo
l'offerta di alimenti  (piatti,  panini,  insalate,  ecc.)  preparati
seguendo  i  principi  della  sana  alimentazione   e   raccomandando
preparazioni semplici e di qualita', con disponibilita' di verdura  e
frutta di stagione  e  attenzione  ai  contenuti  di  grassi  saturi,
zuccheri e sale. 
 
E3. Quali specificita' della ristorazione al nido d'infanzia? 
L'alimentazione nei primi tre anni di  vita  rappresenta  un  momento
fondamentale per il bambino sia  nel  processo  di  crescita  sia  in
relazione  allo  sviluppo  metabolico  futuro.   In   questo   senso,
l'elaborazione di un piano alimentare per i bambini al di sotto dei 3
anni deve essere basato sul rispetto delle  indicazioni  nutrizionali
previste dai LARN. Nel primo anno di vita l'alimento fondamentale  ed
insostituibile  rimane  il  latte  materno,  per  le   sue   qualita'
nutrizionali e per l'ottimale sviluppo psicofisico del lattante, tale
da essere definito un sistema biologico; il bambino  va  accompagnato
verso  un'alimentazione  varia,  completa  e  corretta,  promossa   e
sostenuta in un ambiente educativo che gli consenta di sentirsi a suo
agio e di vivere una condizione favorevole alla scoperta e al consumo
dei cibi, di partecipare e imparare ad autoregolarsi nella  quantita'
degli alimenti da assumere, condividendo con l'adulto e i coetanei il
piacere del momento. Al riguardo, indicazioni utili sono fornite  nel
documento Corretta alimentazione  ed  educazione  nutrizionale  nella
prima infanzia, elaborato dal Ministero della salute  allo  scopo  di
migliorare lo stato di nutrizione della popolazione infantile fino  a
3 anni. [15] 
 
Gli aspetti essenziali dell'alimentazione al nido d'infanzia sono: 
*  apporto  calorico  nel  pasto  consumato  a  scuola  adeguato   al
fabbisogno  energetico  giornaliero  e  in  relazione  all'eta'.   Il
fabbisogno   energetico   giornaliero   e   dei   singoli   macro   e
micronutrienti, dei bambini di eta' compresa tra 6 mesi e 3 anni,  e'
riportato in Tabella 7. La ripartizione calorica durante la  giornata
prevede: 
   o 20% delle calorie totali giornaliere per la colazione; 
   o 5% delle calorie totali giornaliere per la merenda mattutina; 
   o 35% delle calorie totali giornaliere per il pranzo; 
   o 10% delle calorie totali giornaliere per la merenda pomeridiana; 
   o 30% delle calorie totali giornaliere per la cena; 
* ridotto apporto di sale: l'utilizzo del sale da cucina e' possibile
dopo i 2 anni di eta'. In seguito, e' comunque  opportuno  che  l'uso
sia moderato ed attuato mediante sale iodato; 
* alimentazione varia: per stimolare il consumo di alimenti nuovi nei
bambini fino a tre anni di eta', e' necessario alternare  le  offerte
gastronomiche sia per non  incorrere  in  scelte  monotone,  sia  per
garantire una costante varieta' nell'apporto di principi nutritivi; 
* consumo di frutta  e  verdura,  allo  scopo  di  favorire  la  sana
abitudine di un consumo giornaliero; a tale riguardo, occorre fornire
quotidianamente almeno una porzione di frutta e una  di  verdura.  E'
opportuno preferire l'offerta stagionale e offrire sempre la frutta a
meta' mattina, in veste di spuntino, ben lavata, frullata o  tagliata
a piccoli pezzi. 
* adeguare all'eta' del paziente le preparazioni di  cucina  (piccoli
pezzi di alimenti e pasta di  piccolo  formato  per  le  prime  fasce
d'eta', ad esempio), come indicato nelle Linee di  indirizzo  per  la
prevenzione del soffocamento da cibo in  eta'  pediatrica,  elaborate
dal Ministero della salute;[16] 
* metodi di cottura:  il  personale  addetto  alla  preparazione  dei
piatti deve essere adeguatamente  formato  ad  utilizzare  metodi  di
cottura idonei ai bambini di eta'  inferiore  ai  3  anni.  Impianti,
macchine, attrezzature  ed  utensili  devono  consentire  una  cucina
varia, adeguata e salutare, nonche' il  raggiungimento  delle  idonee
caratteristiche sensoriali; 
* presentazione del piatto: i colori degli alimenti  sono  importanti
al fine di stimolare le capacita'  sensoriali,  la  curiosita'  e  il
gradimento del cibo. Cio' allo scopo anche di  superare  le  naturali
"neofobie" che il bambino presenta dopo i due anni di eta'. 
*  definizione  operativa  della  routine  del  pasto  come   momento
educativo che richiede agli educatori una cura attenta dell'ambiente,
delle  relazioni,  dei   dettagli   organizzativi   e   una   pratica
dell'osservazione orientata a riconoscere il bambino nei suoi bisogni
e nei suoi ritmi, per dimostrargli attenzione ed apprezzamento per la
sua iniziativa, valorizzando il suo desiderio di essere attivo  e  di
imparare a mangiare in modo piu' autonomo, in un contesto relazionale
attendibile  che  gli  facilita  l'acquisizione  di  sane   abitudini
alimentari e delle regole di comportamento a tavola; 
* realizzazione di  una  proficua  collaborazione  con  le  famiglie,
particolarmente attente e sensibili,  nei  primi  anni  di  vita  dei
figli, alle problematiche della salute e dell'alimentazione dei  loro
piccoli, per condividere coi  genitori  le  scelte  dietetiche  e  di
educazione alimentare attuate al nido e per  costruire  una  coerenza
tra esse e quanto proposto nel contesto domestico; 
 
Il modello alimentare della ristorazione al nido d'infanzia propone: 
* per i piccoli non ancora  divezzi,  nel  primo  semestre  di  vita,
fondamentale creare le condizioni ottimali per consentire al  bambino
di assumere latte materno; qualora non vi  sia  la  possibilita'  del
latte materno, dovra' essere prevista una formula start,  secondo  le
esigenze del bambino; per i piccoli che abbiano iniziato il  percorso
dell'alimentazione complementare dovra' prevedersi l'offerta  di  una
pappa frullata,  con  alimenti  semplici  secondo  le  abitudini  del
bambino medesimo; 
* per i bambini appena divezzati (6-12  mesi):  pappe  preparate  con
alimenti frullati  e  con  sapori  diversificati,  utilizzando  anche
singoli  ingredienti  (ad  esempio:  preparare  un   brodo   vegetale
utilizzando solo carote oppure il frullato di un solo frutto); 
* per i bambini delle fasce di eta' 12-24 mesi e 24-36 mesi: alimenti
non necessariamente frullati, che comunque tengano in  considerazione
le difficolta' di masticazione; l'aspetto del piatto e degli alimenti
forniti sono fondamentali. 
 
E4.  Quali  le  problematiche  emergenti  in  ambito  ospedaliero   e
scolastico? 
Un aspetto emergente e' rappresentato dal ricorso ad alimenti portati
da casa. I pasti della  ristorazione  collettiva  sono  studiati  per
coprire le  esigenze  nutrizionali  degli  utenti  nel  rispetto  dei
vincoli igienico- sanitari. E',  pertanto,  opportuno  dissuadere  il
ricorso al pasto da casa, che puo' provocare un  discostamento  dalle
condizioni   ottimali   di   varieta'   alimentare   ed    equilibrio
nutrizionale,  ponendo  problemi  dal  punto  di  vista  igienico   e
interferendo con il processo educativo e, nel caso della ristorazione
collettiva  scolastica,  con  l'appartenenza  dell'alunno  al  gruppo
classe. Cio' e' altrettanto importante nella ristorazione ospedaliera
dove la definizione del pasto e' correlata alla specifica  condizione
clinica del paziente, per il  quale  gli  alimenti  portati  da  casa
potrebbero essere non adeguati. 
Un altro aspetto emergente, derivante dai cambiamenti in  atto  nella
popolazione e dall'incremento progressivo di  scelte  alimentari,  e'
rappresentata dalla necessita' di programmare  diete  che  rispondano
alle specifiche  esigenze  etiche/culturali/religiose  di  differenti
gruppi, e che contemporaneamente siano adeguate dal  punto  di  vista
nutrizionale per gli utenti delle  mense  scolastiche  o  a  soggetti
ricoverati  in  ospedale,  e  quindi  potenzialmente  a  rischio   di
malnutrizione. E' difficile distinguere le sopracitate e giustificate
esigenze etiche/culturali/religiose da mode e derive ortoressiche. Il
modello alimentare mediterraneo e' universalmente riconosciuto valido
per mantenere e raggiungere un buono stato di salute e  prevenire  le
malattie croniche non trasmissibili per ogni  persona,  di  qualsiasi
condizione  sociale  ed  eta'.  Modelli  alimentari   che   escludono
determinati  alimenti  e,  in   alcuni   casi,   addirittura   gruppi
alimentari, rischiano, soprattutto in soggetti piu' fragili (bambini,
anziani, malati), di non assicurare un apporto corretto o un'adeguata
biodisponibilita' di  alcuni  nutrienti  e  sono  di  piu'  difficile
gestione per assicurare un adeguato apporto di energia  e  nutrienti.
Le linee guida anche piu' favorevoli a  questi  modelli  suggeriscono
infatti la necessita' di supplementazione  di  alcuni  micronutrienti
(ad es. vit. B12) [17] e di  monitorare  costantemente  lo  stato  di
nutrizione (valutazione delle ingesta,  di  indici  bioumorali  e  di
crescita staturo-ponderale) al fine di prevenire l'instaurarsi di uno
stato di malnutrizione soprattutto quando le richieste  di  nutrienti
aumentano, sia in termini quantitativi che qualitativi, come  avviene
nei    pazienti    affetti     da     patologie     acute/cataboliche
(https://www.sip.it/2017/11/08/scelte-alimentari-estreme-e-mode-nutri
zionali-la- dieta-vegana/). Le diete  di  esclusione  (in  cui  siano
assenti singoli alimenti o interi gruppi  alimentari)  devono  essere
fatte unicamente sulla base di indicazioni specifiche ed a seguito di
un  percorso  diagnostico  ad  hoc,   validato   e   documentato   da
prescrizione medica. La somministrazione di diete  per  patologia  va
attenzionata  per  verificare  che  all'alunno  siano  effettivamente
proposti piatti contrassegnati per la sua identificazione. 
Da notare che le motivazioni salutistiche o ambientali che portano ad
adottare  modelli  diversi  da   quello   mediterraneo   spesso   non
sussistono.[18,19] 
Per tali regioni si consiglia: 
   1) di nominare le tipologie di menu forniti solo con riferimento a
patologie  specifiche  (dieta  per  celiachia,  per  intolleranza  al
lattosio, per diabete di tipo 2, ecc.); 
   2)  di  prevedere  un  menu   con   un   minimo   di   alternative
nutrizionalmente equivalenti (vedi anche B4) o due  menu  con  piatti
intercambiabili. Le alternative devono cercare di  soddisfare,  entro
limiti nutrizionalmente accettabili, le eventuali differenti esigenze
dei commensali. 
 
E5. E' possibile modificare la struttura del pasto o la presentazione
del cibo in funzione di nuove esigenze? 
   * Piatto unico 
La struttura classica del  pasto  adottata  dopo  la  seconda  guerra
mondiale (primo e  secondo  piatto,  pane,  contorno  e  frutta)  non
risponde piu' alle esigenze della nuova organizzazione della vita. Di
fatto oggi la struttura del pasto prevede un  solo  piatto  (primo  o
secondo che sia) accompagnato da contorno e/o frutta. 
L'adozione di un piatto unico (da accompagnare  a  contorno,  pane  e
frutta) nel rispetto delle indicazioni nutrizionali previste dai LARN
e/o da esigenze individuali, sia nella  ristorazione  scolastica  che
nell'ospedaliera  e  assistenziale,  puo'  favorire   l'adozione   di
corrette abitudini alimentari da mantenere  auspicabilmente  anche  a
casa e puo' "semplificare per razionalizzare" il lavoro delle  cucine
con una maggiore garanzia di adeguatezza nutrizionale e ottimizzare i
flussi produttivi che avranno cosi' maggiori risorse da dedicare alla
cura degli aspetti gastronomici/culinari. 
Tale  struttura,  tra  l'altro  corrisponde  meglio  anche  a  quanto
previsto nel modello mediterraneo dove lo "spazio" dei secondi piatti
(carni, pesce, uova, formaggi) e' significativamente ridotto a favore
di alimenti d'origine vegetale (legumi, ortaggi in particolar modo). 
Certamente  la  proposta  del   piatto   unico   va   sostenuta   con
un'informazione adeguata agli utenti e alle famiglie, per  consentire
una serena accettazione di tale proposta. 
   * Finger food 
I pazienti con deterioramento cognitivo sono esposti  ad  un  elevato
rischio  di  malnutrizione  per  riduzione  dell'apporto   alimentare
(difficolta' nell'alimentarsi e ad utilizzare le posate,  incapacita'
a  relazionarsi  con  il  cibo,  disfagia),  alterazione  del   ritmo
alimentare diurno (tendenza ad assumere maggior parte  delle  calorie
al  mattino   con   cena   molto   scarsa),   preferenze   alimentari
(predilezione per alimenti ricchi in carboidrati e zuccheri  semplici
con rifiuto nell'assunzione di alimenti ricchi di proteine e  lipidi)
e  incremento  del  dispendio   energetico   (wandering,   agitazione
psicomotoria, aumento del metabolismo basale).  In  questi  soggetti,
diversi studi,  hanno  dimostrato  che  l'utilizzo  dei  finger  food
consente di garantire il giusto apporto giornaliero di nutrienti,  di
mantenere il piacere di mangiare e permette un  discreto  livello  di
autonomia. Dal punto di vista pratico per la preparazione dei  finger
food e' necessario utilizzare ingredienti quali semola di grano duro,
formaggio grattugiato, erbe aromatiche, spezie e oli  essenziali  per
alimenti. E' importante frazionare il vitto  su  sei  piccoli  pasti,
proporre menu stagionali e ricette del territorio  per  favorire  nei
pazienti il ricordo di alcuni sapori conosciuti. I finger food devono
essere facili da maneggiare, non lasciare residui sulle dita,  essere
nutrienti e calorici, essere di piccole dimensioni (un solo  boccone)
e tenuti a temperatura ambiente [20, 21]. 
 
E6. Come costruire un dietetico ospedaliero? Aspetti nutrizionali  vs
patologie 
Lo schema generale di riferimento della Carta  dei  servizi  pubblici
sanitari, relativo all'elenco dei diritti  dei  ricoverati  contenuti
nelle carte  proclamate  a  livello  locale,  riporta,  al  punto  80
dell'allegato 8, che  il  paziente  ha  diritto  "ad  avere  diete  e
nutrizione  variata,  di  buona  qualita',  igienicamente  sicura   e
adeguata alla propria  malattia".  Da  notare  che  buona  parte  dei
pazienti ricoverati assume una quota significativamente  inferiore  a
quanto fornito dal servizio di ristorazione [22]. 
Ogni servizio di ristorazione rivolto  ad  utenti  con  problematiche
cliniche, deve ufficializzare un dietetico ospedaliero che preveda un
vitto comune e diete specifiche per patologie[23]: 
1.  il  vitto  comune,  per  persone  adulte   ricoverate,   dovrebbe
assicurare 1800-2000  kcal  giornaliere  (lipidi  30%,  protidi  18%,
carboidrati 52%) articolate su tre pasti  (colazione  20%,  pranzo  e
cena 40%); 
*   nel dietetico ospedaliero sono riportate le diete predisposte per
coprire le esigenze nutrizionali dei  pazienti  ricoverati,  che  non
seguono, per motivi clinici, il vitto comune (trattasi del 20-30% dei
ricoverati a seconda dei casi); 
*   nell'elencazione   delle   diete   costituenti    il    dietetico
ospedaliero, dovrebbe essere privilegiata la  denominazione  relativa
alla composizione bromatologica piuttosto che  quella  relativa  alla
patologia; 
2.  il  cartellino  nutrizionale  per   l'allestimento   dei   vassoi
personalizzati dovrebbe prevedere  le  seguenti  indicazioni:  piatti
prenotati,  composizione  bromatologica  e  l'eventuale  presenza  di
allergeni come previsto dal Regolamento UE n° 1169/2011 [24]; 
3.  nei  casi  che  non  rientrano  nel  vitto  comune   o   speciale
(dietetico) deve esserci la  possibilita'  di  allestimento  di  menu
personalizzati. 
Nonostante la durata media della degenza non permetta di rilevare nel
paziente a vitto comune particolari vantaggi clinico-nutrizionali, il
percorso di cura ospedaliero inizia spesso  ben  prima  del  ricovero
(fase di pre-ospedalizzazione) e  termina  ben  oltre  la  dimissione
dall'ospedale (dimissione protetta).  Considerando  tali  fasi  nella
globale presa in carico del  paziente,  e'  possibile  affrontare  in
maniera piu'  efficace  le  problematiche  nutrizionali.  Inoltre  la
ricaduta positiva a livello psico-emotivo ed anche clinica nella fase
di convalescenza, giustificano ampiamente le attenzioni, teoricamente
dovute, sia a livello gastronomico, che nutrizionale. 
Nell'organizzazione del  servizio  di  ristorazione  ospedaliera,  la
standardizzazione delle procedure e dei vitti  per  coprire  il  piu'
ampio spettro di quadri clinici, apporta indubbi benefici in  termini
di compliance del degente e di contenimento  dei  costi  di  gestione
economali  (acquisti  di  derrate   e   materiale   di   consumo)   e
professionali (personale di cucina, dietisti, specialisti in  scienza
dell'alimentazione). 
L'elaborazione del dietetico puo' essere strutturata in diverse  fasi
successive, logiche e sequenziali, dalla definizione  degli  standard
di  riferimento,  all'analisi  nutrizionale  dei   menu   fino   alla
comunicazione ai pazienti come riportato in Tabella 8. 
 
E7. Quali specificita' del dietetico ospedaliero pediatrico? 
a.   Quali    caratteristiche    dell'alimentazione    per    bambini
ospedalizzati? 
Per un'ottimale copertura dei fabbisogni, il  computo  di  energia  e
nutrienti dovra'  fare  riferimento  ai  LARN,  tenendo  conto  delle
diverse fasce di eta' dei ricoverati e delle Linee Guida per una sana
alimentazione. In questo senso appare  necessario  che  in  tutte  le
strutture  siano  presenti  protocolli   specifici   di   valutazione
nutrizionale, atti ad identificare i  bambini  con  o  a  rischio  di
malnutrizione. I pazienti con  patologie  croniche  o  con  patologie
acute per fatti intercorrenti/stressanti (virosi, traumi,  interventi
chirurgici),  associati  a  catabolismo  e  ad   iporessia,   possono
necessitare di incrementare gli  apporti  complessivi  rispetto  alla
popolazione  sana.  In  relazione  a  tali  necessita'  il  dietetico
ospedaliero pediatrico deve contenere: 
* vitto comune rappresentato da un insieme di menu fruibili in  tutte
le situazioni patologiche che non richiedono un trattamento dietetico
speciale. Esso si articolera' in colazione, pranzo, spuntino e  cena,
con variazione  settimanale  dei  menu  al  fine  di  evitare  scelte
ripetitive  e  monotone  e  con  orari  rispettosi  delle   abitudini
domestiche; 
* diete standard speciali ovvero schemi dietetici adatti a specifiche
patologie con caratteristiche nutrizionali precodificate; 
* diete personalizzate ovvero  schemi  dietetici  prescritti  per  le
necessita' cliniche del problema nutrizionale  del  singolo  paziente
previa consulenza dietistica e/o specialistica. 
b. Quali le specificita' del dietetico pediatrico 
Il dietetico pediatrico dovra': 
* comprendere menu che siano adeguati per  fascia  di  eta',  apporto
equilibrato  di  nutrienti,  copertura  dei  fabbisogni,  varieta'  e
gradevolezza degli alimenti; 
* riportare la composizione bromatologica di tutti  i  nutrienti  che
compongono i singoli piatti (per la cui specifica  definizione  sara'
necessario  indicare  le  quantita'  dei   singoli   ingredienti   da
utilizzare per la preparazione delle pietanze); 
* indicare gli ingredienti principali delle singole ricette (evitando
nomi di fantasia) per favorire una scelta consapevole; 
* tenere conto delle tradizioni alimentari del territorio, offrire  i
piatti  tipici  delle  ricorrenze  e  delle  festivita',   anche   in
considerazione delle diverse etnie; 
* considerare la stagionalita' nella definizione dei menu che saranno
diversi per il periodo autunno- inverno e primavera-estate; 
* adeguare all'eta' del paziente le preparazioni di  cucina  (piccoli
pezzi di alimenti e pasta di  piccolo  formato  per  le  prime  fasce
d'eta', ad esempio). Cfr. Linee di indirizzo per la  prevenzione  del
soffocamento da cibo in eta' pediatrica; [16] 
* fare riferimento nella proposta dei  piatti  per  bambini  di  eta'
inferiore a 36 mesi alla legislazione specifica circa i baby food  ed
i latti (DM 82/2009, attuazione della direttiva 2006/141/CE); 
* porre particolare attenzione alla porzionatura delle pietanze anche
attraverso l'uso di stoviglie ad hoc (mestoli di varia  grandezza  ad
esempio); 
* prediligere alimenti vegetali a filiera corta; 
* distribuire i pasti in vassoi personalizzati,  tali  da  consentire
inequivocabilmente la riconducibilita'  al  destinatario  con  piatti
monoporzione riutilizzabili e contenitori sigillati per la frutta. 
Naturalmente il dietetico  ospedaliero  e  la  qualita'  globale  del
servizio di ristorazione dovranno  essere  monitorati  attraverso  il
rilevamento del gradimento del pasto, degli scarti nei piatti,  della
qualita' percepita rispetto all'ambiente. 
 
E8. Quali  problematiche  nelle  diete  speciali  nella  ristorazione
ospedaliera pediatrica? 
La necessita' di integrare le esigenze nutrizionali di  ogni  bambino
ricoverato con le patologie di cui e'  affetto,  pone  l'esigenza  di
avere a disposizione un elenco di  diete  standard  con  composizione
bromatologica, adatta a specifiche patologie.  In  questo  senso  nel
dietetico ospedaliero dovranno essere presenti  diete  iperproteiche,
ipercaloriche, ipocaloriche, ad alto e/o ridotto contenuto in  fibra,
per disfagia, di rialimentazione, prive di glutine e/o  lattosio  e/o
proteine del latte vaccino. In ogni caso, dovra' essere  prevista  la
possibilita' di prescrizione di diete ad personam: tali diete vengono
prescritte   dal   medico   (pediatra,   specialista    in    scienza
dell'alimentazione o con competenze in nutrizione clinica), calcolate
dal  dietista  ed  allestite  utilizzando  grammature,   alimenti   e
modalita' di preparazioni specifiche. In questo  ambito,  particolare
attenzione va posta al rischio di contaminazione crociata e di quella
accidentale, per cui e' indispensabile  che  nel  capitolato  vengano
previste zone, attrezzature e utensili  dedicati  alla  preparazione,
cottura, confezionamento e conservazione  degli  alimenti  utili  per
tali preparazioni. Una menzione particolare, stante l'alta  incidenza
di celiachia, va posta all'approvvigionamento di prodotti  alimentari
naturalmente privi di glutine come mais, riso, soia, legumi, verdura,
frutta, latte e derivati, uova, carne, pesce e di prodotti alimentari
trasformati che in etichetta riportano la  dicitura  "senza  glutine"
che in ogni caso dovranno avere una zona specifica di stoccaggio. Per
tutte le diete speciali dovra' inoltre essere prevista  una  zona  ad
hoc  destinata  per  la  preparazione.  Il  personale  sara'  formato
seguendo periodici e specifici piani di aggiornamento.  Nel  processo
di confezionamento del piatto sara'  opportuna  la  presenza  di  una
figura responsabile e la conservazione dell'etichetta nominativa  del
piatto preparato. 
 
E9. Quali modalita' di integrazione  della  ristorazione  ospedaliera
con procedure di nutrizione artificiale? 
I soggetti che vengono categorizzati a medio o a elevato  rischio  di
malnutrizione devono essere inseriti in un programma di  valutazione,
trattamento e monitoraggio nutrizionale. 
Tale iter  deve  essere  previsto  in  ogni  ospedale  e  gestito  da
personale specialistico (Struttura di Dietetica e Nutrizione  Clinica
o Team multidisciplinare dedicato). 
Il "programma nutrizionale" e' redatto sulla base di una  valutazione
specifica   dello   stato   nutrizionale   che   include,   parametri
antropometrici, esami bioumorali, valutazione del livello pregresso e
recente degli apporti nutrizionali per via orale,  valutazione  dello
stato  clinico,  funzionalita'  del  tratto  digerente  (inclusa   la
deglutizione), prospettive terapeutiche e  prognosi.  Tale  programma
definisce gli  obiettivi,  le  modalita'  (via  di  somministrazione,
aspetti quanti e qualitativi degli apporti, timing) della  nutrizione
e le modalita' di monitoraggio. 
La  periodicita'  del  monitoraggio  nutrizionale   viene   stabilita
all'inizio del trattamento, ed eventualmente variata a seconda  delle
esigenze cliniche. 
La via orale di alimentazione rappresenta sempre la prima scelta, ove
possibile,  e  la  possibilita'  di  usufruire  di  una  ristorazione
ospedaliera di buona qualita',  che  coniughi  la  disponibilita'  di
diete  specificamente  studiate  per  le  piu'  frequenti  situazioni
cliniche con un  buon  livello  di  palatabilita'  e  di  offerta  di
differenti scelte, e' cruciale per utilizzare con successo  tale  via
di nutrizione. 
Nel caso in cui il paziente non si alimenti in modo  sufficiente  con
la dieta prescritta, possono essere utilizzate diverse strategie  per
ottimizzare gli  apporti  (dieta  personalizzata,  frazionamento  dei
pasti, modificazione della consistenza degli alimenti e utilizzazione
di diete ad elevata densita' calorico/proteica). 
Nel  caso  in  cui,  nonostante  l'ottimizzazione   dell'offerta   di
alimenti, il paziente non riesca  a  nutrirsi  in  modo  sufficiente,
possono  essere  attuate   differenti   integrazioni/variazioni   del
programma nutrizionale: 
* la  supplementazione  dell'alimentazione  per  via  orale,  di  cui
esistono molte differenti formulazioni, e'  frequentemente  praticata
e,  usualmente,   si   affianca   all'alimentazione   fornita   dalla
ristorazione ospedaliera che costituisce comunque la parte prevalente
del trattamento nutrizionale; 
* in alcune situazioni cliniche (ad  es.  disfagia)  e'  indicata  la
nutrizione artificiale per via enterale (tramite sonda naso  gastrica
o stomia gastrica o digiunale). Talvolta, quando le indicazioni  alla
nutrizione artificiale non  sono  vincolanti  (ad  es.  paziente  con
anoressia  nervosa)  l'alimentazione  per  via  orale   puo'   essere
continuata; 
* la nutrizione artificiale per via  parenterale  (somministrata  per
via venosa) viene praticata in modo parziale (di supporto) o completo
(totale). La prima modalita' puo'  associarsi  all'alimentazione  per
via  orale,  essendo  spesso  utilizzata  per  periodi  limitati,  in
soggetti che si prevede possano  incrementare  gli  apporti  per  via
orale.  Nel   caso   in   cui   invece   esistano   controindicazioni
all'utilizzazione della via digestiva, o completa impossibilita'  del
paziente  alla  nutrizione  orale,  la  nutrizione  artificiale  deve
fornire tutti gli apporti per via venosa. 
In tutti i casi di integrazione dell'alimentazione per via orale  con
tipologie differenti  di  nutrizione  artificiale,  risulta  evidente
l'importanza dell'attenta gestione nutrizionale,  spesso  quotidiana,
del paziente. Laddove il supporto  nutrizionale  artificiale  non  e'
totale, il ruolo del servizio di ristorazione rimane di  fondamentale
importanza nella gestione complessiva del paziente. 
Strumento fondamentale per la gestione del  trattamento  nutrizionale
e' la cartella nutrizionale. Essa e' usualmente gestita dal dietista,
in  collaborazione  con  il  medico  responsabile   del   trattamento
nutrizionale e riporta l'andamento sia degli indici nutrizionali  che
degli apporti alimentari/nutrizionali durante  la  degenza.  Essa  si
affianca  alla  cartella  clinica  e  rappresenta   un   fondamentale
strumento di integrazione  con  il  personale  sanitario  di  reparto
(medici, infermieri) nella gestione complessiva del paziente. 
 
E10. Quale l'assistenza minima  al  pasto?  E  chi  puo'  o  la  deve
fornire? 
L'osservazione clinica quotidiana evidenzia una frequente difficolta'
all'assunzione del pasto legata a motivazioni cliniche  (disabilita',
alterate funzioni sensoriali,  di  masticazione  o  di  deglutizione,
patologie  che  impattano  sulla   funzione   cardio-respiratoria   o
gastroenterica, ecc.) e non (logistico- organizzative, di tempistica,
ecc.) che incidono significativamente sul  benessere  e  sull'outcome
clinico del paziente. 
All'ammissione  in  reparto  deve   essere   pertanto   valutata   la
possibilita'/capacita' del paziente di  alimentarsi  adeguatamente  e
nel caso in cui cio' non sia possibile, dovranno  essere  predisposti
percorsi di assistenza al  pasto  che  coinvolgano  il  personale  di
reparto, volontari e familiari opportunamente formati. 
L'assistenza deve essere mirata a facilitare l'assunzione  del  pasto
ed aiutare la raccolta dei  dati  inerenti  l'alimentazione  (tramite
diario alimentare guidato o analogo strumento predisposto all'interno
del reparto). 
. In particolare: 
* in caso di iporessia  e'  necessario  facilitare  l'assunzione  del
pasto, privilegiando, in funzione della  causa  del  ridotto  apporto
alimentare, alimenti a piu' elevata densita' calorica e  proteica,  a
ridotta consistenza o in grado di stimolare maggiormente le  funzioni
sensoriali, a seconda dei casi; 
* in caso di autosufficienza compromessa e' necessario: 
   o fornire al paziente stoviglie adeguate alle sue necessita' ed al
suo livello di autonomia; 
   o  somministrare  alimenti  in  forma  (consistenza,   dimensioni)
adeguata; 
   o non imboccare il paziente in posizione sdraiata, nei momenti  di
sonnolenza o  di  agitazione,  al  fine  di  evitare  il  rischio  di
soffocamento; 
   o rispettare i tempi necessari alla masticazione  controllando  la
deglutizione; 
* in caso di disfagia, sorvegliare l'assunzione del cibo rispetto  al
rischio di aspirazione di contenuti alimentari all'interno delle  vie
respiratorie, informando sui segni e i sintomi "sentinella". 
E' pertanto necessario,  qualora  l'assistenza  non  sia  fornita  da
personale   di   reparto,   che   sia   predisposto    un    percorso
informativo/formativo  di  chi  (parenti  o   volontari   stabilmente
operanti  all'interno  del  presidio  ospedaliero)  viene   coinvolto
nell'assistenza al pasto. 
In Allegato 11 sono riportate alcune modalita' di  assistenza  minima
al pasto. 
 
Il Ministero della salute, con l'obiettivo di ridurre le  complicanze
mediche conseguenti alla malnutrizione, facilitare il recupero  dello
stato nutrizionale e della  salute  fisica,  tappe  essenziali  nella
guarigione  del  paziente  oncologico,  ha  elaborato  le  Linee   di
indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici. [25] 
 
  F. LA COMUNICAZIONE NELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA 
 
                           BOX RIASSUNTIVO 
 
Aspetti prioritari relativi a "LA  COMUNICAZIONE  NELLA  RISTORAZIONE
                             COLLETTIVA" 
 
✓ c'e' una sempre maggiore  attenzione  alla  sana  alimentazione  da
parte dell'opinione pubblica e dei media. Purtroppo, tale attenzione,
spesso, non  e'  supportata  da  conoscenze  in  ambito  nutrizionale
sufficienti a evitare disinformazione e il propagarsi di falsi  miti.
I capitolati della  ristorazione  collettiva  talvolta  risentono  di
questo clima permeato di paure spesso ingiustificate, di mode e falsa
informazione; 
✓ il servizio di ristorazione  ospedaliera  puo'  svolgere  un  ruolo
importante nella  prevenzione/trattamento  della  malnutrizione  (per
eccesso o per difetto) se e' in  grado  di  mettere  il  paziente  al
centro del progetto di ristorazione, che deve essere vissuto come  un
momento importante della vita ospedaliera, essenziale nel determinare
l'esito delle cure; 
✓ la ristorazione scolastica costituisce un servizio  con  una  forte
valenza pubblica che puo' rappresentare  un  importante  veicolo  per
incidere sulle scelte e le tendenze alimentari  degli  alunni,  delle
famiglie  e  della  collettivita',   con   effetti   positivi   sugli
orientamenti,  le  pratiche   e   la   sostenibilita'   del   sistema
agroalimentare; 
✓ i programmi di comunicazione devono mantenere una loro  continuita'
nel tempo evitando il frazionamento degli interventi,  le  iniziative
sporadiche e di breve respiro grazie alla creazioni di  reti  stabili
in cui i diversi attori, pubblici (ministeri, regioni, comuni, Asl  e
istituti scolastici) e privati, aderiscano ad un comune programma. 
 
F1. Quali strategie di comunicazione? 
Vista la crescente attenzione ad  una  sana  alimentazione  da  parte
dell'opinione  pubblica  e  dei  media,  la  ristorazione  collettiva
diventa un fondamentale veicolo anche di  corretta  informazione  sul
cibo e tutto  cio'  che  ruota  attorno  ad  esso.  Tale  attenzione,
purtroppo, non e', spesso, supportata da  conoscenze  sufficienti  ad
evitare disinformazione e il propagarsi di falsi miti.  I  capitolati
della ristorazione collettiva  talvolta  risentono  di  questo  clima
permeato  di  paure  spesso   ingiustificate,   di   mode   e   falsa
informazione. 
La  corretta  comunicazione  dovrebbe   anche   mirare   ad   evitare
"Collegamenti concettuali" piu' diffusi e errati, quali: 
* "alimentarsi" e "nutrirsi" siano  di  significato  equivalente.  Il
35-43%  dei  ricoverati  non  assume  piu'  di  1500  kcal  (55%  dei
malnutriti assume meno del 50% del dovuto) [26, 27]. Specie in ambito
clinico questo e' l'errore piu' frequentemente  commesso,  in  quanto
non si verifica la copertura dei fabbisogni  nutrizionali  richiesti.
Appena un paziente inizia ad alimentarsi  si  tende  ad  interrompere
qualsiasi altra  forma  d'integrazione  e/o  nutrizione  artificiale,
ritenendo  che  l'apporto  di  nutrienti   risponda   alle   esigenze
dell'organismo; 
* l'acqua  di  rete  ("alla  spina")  sia  meno  "sicura"  di  quella
imbottigliata. Il D.lgs. n°31/01 (modificato dal D.lgs. n°27/02 e dal
decreto del Ministero della  salute  14  giugno  2017),  proprio  per
soddisfare le esigenze sanitarie e garantire la  protezione,  prevede
infatti severi controlli della qualita' dell'acqua destinata  ad  uso
umano, sia  dal  punto  di  vista  chimico  che  microbiologico,  con
frequenze anche giornaliere (per volumi oltre 100.000 m³); 
* naturale equivalga a  sano.  Naturale  dal  lat.  naturalis,  della
natura, che riguarda la  natura.  Sempre  piu'  spesso  cio'  che  e'
considerato "naturale" viene giudicato piu' buono, giusto, ecologico,
sano, sicuro,  genuino,  sostenibile.  Il  marketing  non  si  lascia
sfuggire  l'opportunita'  cavalcando  questo  simbolismo[28].  Ma  e'
proprio cosi? Non sempre. I pregi o i rischi di una sostanza sono del
tutto indipendenti dal fatto che sia naturale o artificiale. 
* il  cibo  da  coltivazione  biologica  abbia  un  migliore  profilo
nutrizionale e sia quindi piu'  salutare  rispetto  ai  prodotti  non
coltivati  secondo  il  metodo  biologico.  Diversi  sono  gli  studi
scientifici che hanno valutato i potenziali benefici nutrizionali per
la salute dell'uomo  derivanti  dal  consumo  di  alimenti  biologici
rispetto a quelli non biologici; dai risultati ottenuti si evince che
nutrizionalmente  il  cibo  di  produzione  biologica  non   presenta
differenze significative da quello non biologico [29, 30]. In  merito
alle differenze negli impatti ambientali tra coltivazione biologica e
convenzionale, l'agricoltura biologica e' caratterizzata da un minore
impatto  ambientale  per  unita'  di   superficie   e   permette   il
mantenimento di un migliore livello di biodiversita' e fertilita' dei
suoli,  nonche'  e'  caratterizzata  da  piu'  basse   emissioni   di
greenhouse gas (GHG). [31] 
 
F2. Con che frequenza comunicare? A chi? Come? 
La  ristorazione  ospedaliera  puo'  svolgere  un  ruolo   importante
fornendo le basi scientifiche di un  sano  comportamento  alimentare,
sfatando  falsi   miti   ed   errate   convinzioni,   attraverso   il
riconoscimento di quegli elementi che possono concorrere alle cattive
abitudini  alimentari,  o  che,  al  contrario,  possono  contribuire
all'acquisizione o al recupero di un sano e corretto stile  di  vita,
contrastando la malnutrizione presente o evitando che questa insorga.
A tal fine e' necessario mettere il paziente al centro  del  progetto
di ristorazione, che deve essere vissuto come  un  momento  rilevante
della vita ospedaliera,  essenziale  nel  determinare  l'esito  delle
cure. La realizzazione, ad esempio, di "palestre alimentari", in  cui
il personale ospedaliero (medici nutrizionisti, psicologi,  dietisti)
ed il personale di cucina supportino  i  pazienti  con  obesita'  e/o
affetti da disturbi alimentari (Eating and Feeding Disorders), potra'
essere di ausilio durante il  percorso  terapeutico-riabilitativo  di
questi pazienti. La formazione continua  dei  cuochi  e  degli  altri
componenti della brigata di cucina,  consentira'  loro  di  acquisire
conoscenze relative alla combinazione  ottimale  degli  alimenti,  di
apprendere/affinare  le  tecniche  di  preparazione  e  cottura,   le
procedure di  ottimizzazione  dei  flussi  produttivi/distributivi  e
delle  tecniche  di  presentazione  del  piatto.  Elementi  utili   a
migliorare il rapporto tra paziente  e  servizio  di  ristorazione  e
l'efficienza del servizio stesso. 
La ristorazione scolastica costituisce  un  servizio  con  una  forte
valenza pubblica che puo' rappresentare  un  importante  veicolo  per
incidere positivamente sulle scelte e le  tendenze  alimentari  degli
alunni, delle famiglie e della collettivita',  con  effetti  positivi
sugli orientamenti, le  pratiche  e  la  sostenibilita'  del  sistema
agroalimentare. La comunicazione ne costituisce una  leva  strategica
indispensabile in un'epoca in cui il  cibo  e'  entrato  nella  scena
pubblica diventando intrattenimento, cultura, arte e,  nel  contempo,
motivo  di  inquietudini  legate  alla   salute   delle   persone   e
dell'ambiente. I programmi di  comunicazione,  devono  mantenere  una
loro  continuita'  nel  tempo,  evitando   il   frazionamento   degli
interventi, le iniziative sporadiche e di breve respiro  grazie  alla
creazione  di  reti  stabili  in  cui  i  diversi  attori,   pubblici
(ministeri, regioni, comuni, asl e istituti  scolastici)  e  privati,
aderiscano ad un comune programma e si coordinino, utilizzando un mix
di canali e di strumenti specifici, per  raggiungere  i  destinatari,
con messaggi modulati in funzione delle loro  caratteristiche  e  del
mezzo utilizzato. 
La Carta dei servizi e  il  piano  dell'offerta  formativa  dovranno,
coordinandosi tra di loro e con la commissione mensa  (Allegato  12),
offrire un quadro chiaro, dettagliato/articolato e non generico della
gestione e organizzazione del servizio di mensa e delle iniziative di
educazione alimentare rivolte agli alunni e ai loro genitori. 
L'obiettivo dell'acquisizione di  corrette  abitudini  alimentari  si
accompagna, in una progettazione educativa che recupera la dimensione
esperienziale della ricerca e del fare, alla valorizzazione del  cibo
nelle sue  qualita'  intrinseche  e  nel  suo  essere  strumento  per
conoscere  la  natura,  elemento   fondamentale   degli   ecosistemi,
espressione dei diversi contesti culturali  ed  ambientali,  economia
del territorio, veicolo di relazioni, alimento che nutre e  gratifica
i sensi. 
 
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