(Allegato A-art. 9)
                               Art. 9. 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica. 
    1. Fattori naturali rilevanti per il legame. 
    La zona geografica delimitata ricade nella Provincia di Catania e
comprende parte dei territori di 20 comuni pedemontani dell'Etna,  il
vulcano attivo piu' alto d'Europa  (3.300  m),  una  montagna  conica
imponente che si innalza dal livello del mare a Nord di Catania,  con
un perimetro di base di circa 180  km,  che,  con  le  sue  frequenti
eruzioni, ha da sempre condizionato la  vita  delle  popolazioni  che
vivono alle sue pendici e nelle zone limitrofe. 
    Nessuno di questi comuni viene compreso per intero nella zona  di
produzione  della  DOC  «Etna»,  in  quanto  il  loro  territorio  e'
sviluppato in aree triangolari  con  vertice  sul  cratere  centrale,
mentre la zona di produzione  della  denominazione  ne  interessa  la
fascia mediana. La zona geografica delimitata assume quindi la  forma
di  un  semicerchio  attorno  al   vulcano,   aperto   sul   versante
occidentale. 
    Per la sua particolarita' la  zona  etnea  puo'  essere  definita
«un'isola nell'isola»; infatti presenta caratteri  pedoclimatici  che
la distinguono nettamente da tutto il resto della Regione Siciliana. 
    La zona interessata gode inoltre  di  una  spiccata  variabilita'
climatica e dei suoli, a  seconda  del  versante  e  dell'altimetria,
definendo variegati ambienti, tutti in  diverso  modo  favorevoli  ad
un'alta qualita' delle produzioni vitivinicole. 
    La  natura  del  terreno  e'  strettamente  legata  alla  matrice
vulcanica; il suolo si e' formato soprattutto dall'accumulo  e  dalla
successiva alterazione di diversi materiale  eruttivi  quali  ceneri,
sabbie, lapilli e pomice; la viticoltura della zona insiste per l'80%
su suoli bruni andici e suoli bruni liscivati (di origine  vulcanica)
e, per il restante 20%, su suoli alluvionali e vertisuoli. I suoli di
origine vulcanica sono generalmente sciolti, ricchi  di  scheletro  e
quindi con ottima permeabilita', ricchi di microelementi  e  potassio
assimilabile e, mediamente forniti  o  poveri,  di  azoto  e  fosforo
assimilabile. 
    La coltura della vite principalmente occupa i territori che hanno
una altimetria compresa tra i 300 ed i 900 m. slm,  spingendosi  sino
ai 1.100 m. 
    Il clima si puo' classificare come temperato mediterraneo, con un
regime pluviometrico annuale che  presenta  il  massimo  nel  periodo
autunno-vernino ed il minimo nel periodo estivo; i mesi di  giugno  e
luglio sono di norma asciutti mentre agosto e' abbastanza piovoso 
    La piovosita' media annua e' nettamente superiore  a  quella  del
resto dell'isola e varia a seconda  del  versante;  nel  versante  di
sud-ovest la media annua e' la piu' bassa e si aggira sui 600 mm, che
raddoppia, raggiungendo i 1.200 mm annui nel versante di  nord  e  di
nord-est. 
    Il versante  sud-occidentale  e'  quindi  caratterizzato  da  una
umidita' relativa piu' bassa e la vite si spinge sino ai 1.100 metri. 
    Il versante  orientale  (Giarre,  S.  Venerina)  e'  quello  piu'
precoce a causa dell'esposizione ed inoltre, risentendo della  brezza
costiera,  i  valori  termici  giornalieri,  pur  caratterizzati   da
evidenti escursioni termiche, raramente raggiungono punte molto  alte
nei mesi estivi. 
    Il versante meridionale (S.M. Di Licodia,  Biancavilla,  Ragalna,
Belpasso) e' caratterizzato da  maggiori  forti  escursioni  termiche
giornaliere e si determina quindi un ambiente piu' tardivo. 
    Il  versante  Nord  (Randazzo,  Castiglione,   Linguaglossa)   e'
caratterizzato  dalla  maggiore  piovosita'  oltre   che   da   forti
escursioni termiche tra giorno e notte. 
    Tutti questi elementi climatico-ambientali sono quindi congeniali
ad una vitivinicoltura mirata alla qualita'. 
    2. Fattori umani rilevanti per il legame. 
    Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio
di produzione, che per consolidata tradizione  hanno  contribuito  ad
ottenere i vini a doc «Etna». 
    La Provincia di Catania ed i paesi etnei sono la terra della piu'
antica  civilta'  agricola  siciliana;  le  prime  testimonianze   di
comunita' agricole sono riferite al Neolitico. 
    Questa parte della  Sicilia  orientale  fu  la  prima  ad  essere
colonizzata dai greci (729 A.C.) ed nell'VIII sec. A.C. gia'  conobbe
il vino e forse anche la vite. 
    Nel V sec. A.C. questo areale  era  fortemente  vitato,  come  e'
testimoniato da alcune monte del tempo giunte fino a noi. 
    Nel III sec. A.C. Teocrito  parla  della  grande  diffusione  del
vigneto alle falde dell'Etna; successivamente la viticoltura ebbe  un
periodo di decadenza, per poi riprendersi dal XIII sec. D.C. in poi. 
    Nel 500 Fazello lodava i vini prodotti ai piedi dell'Etna  e  nel
700 Arnolfini parlava del vino di Mascali,  che  veniva  esportato  a
Malta. 
    Nel 1848 risultavano coltivati quasi 26.000 ettari di vigneto. 
    Nel 1869 G. Gregorio cita i rinomati vini della Contea di Mascali
(XVIII-XIX sec.), antico territorio alle pendici dell'Etna, sito  tra
l'attuale Giarre e Mascali  e,  quelli  della  zona  superiore  della
regione pedemontana dell'Etna. 
    Tra il 1880 ed il 1885 Catania era la  provincia  siciliana  piu'
vitata  con  oltre  90.000  ettari   di   vigneto;   ma   l'invasione
fillosserica  ai  primi  del  900  provoco'  una  grave  crisi  della
viticoltura; gli ettari  di  vigneto  scesero  fino  a  circa  40.000
ettari. 
    La riduzione della superfice vitata negli  anni  e'  dovuta  alle
frequenti eruzione dell'Etna e  alle  oggettive  difficolta'  di  una
viticoltura difficile, cosidetta «eroica», dove  i  vigneti  a  causa
delle forti pendenze  sono  in  larga  parte  terrazzati  e  dove  le
operazioni colturali sono  difficilmente  meccanizzabili  e,  quindi,
comportano costi molto alti. 
    Ma, nonostante queste  «difficolta'»  la  viticoltura  etnea  nel
corso dei secoli ha  sempre  mantenuto  un  ruolo  di  coltura  molto
importante per il territorio, con  la  produzione  di  vini  di  alta
qualita' fino ad arrivare ad oggi. 
    La storia recente e' caratterizzata da  una  evoluzione  positiva
della denominazione, con l'impianto di nuovi vigneti, la  nascita  di
nuove  aziende,  la  professionalita'  degli  operatori   che   hanno
contribuito ad accrescer il livello qualitativo e la rinomanza  della
DOC «Etna», come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale  ed
internazionale dei vini a DOC «Etna»  prodotti  dalle  aziende  della
zona geografica di riferimento. 
    E' stata la prima DOC siciliana ad  essere  riconosciuta  ed  una
delle piu' antiche d'Italia, con Dpr dell'11 agosto 1968, di recente,
nel 2011, il disciplinare e'  stato  modificato,  con  l'introduzione
della tipologia spumante, nella versione bianco e rosato, e del rosso
riserva. 
    Sono  tipologie  che  non  erano  state  codificate   dal   primo
disciplinare, ma sono da tempo prodotte nella zona di riferimento. 
    L'incidenza dei fattori umani, nel  corso  della  storia,  e'  in
particolare riferita alla puntuale definizione dei  seguenti  aspetti
tecnico produttivi, che costituiscono parte  integrante  del  vigente
disciplinare di produzione: 
      base  ampelografica  dei  vigneti:  i   vitigni   idonei   alla
produzione  dei  vini  in  questione,  sono  quelli  tradizionalmente
coltivati nell'area geografica considerata; il Nerello  Mascalese  e'
un vitigno tipico dell'areale  etneo,  dove  e'  coltivato  da  tempo
immemorabile;  il  nome  fa  riferimento  alla  Contea  di   Mascali,
probabile centro di origine o almeno di  diffusione  della  cultivar.
Molto probabilmente rientra nell'antico gruppo dei vitigni «Nigrelli»
descritti dal Sensini (1760) nelle sue «Memorie sui vini  siciliani»,
ma le prime citazioni di un Nerello Mascalese  coltivato  alle  falde
dell'Etna sono del 1839 ad opera dell'Abate Geremia. 
    Anche sul Nerello Cappuccio le prime informazioni  ci  pervengono
dall'Abate  Geremia  relativamente  alle  zone  di  Tre  Castagni   e
Viagrande. Dai Bollettini ampelografici (1878) abbiamo notizie  della
coltivazione di un  «Nerello  ammantellato»  (Nerello  Mantellato  e'
sinonimo del N. Cappuccio) nella Provincia di Catania. 
    Il  vitigno  Carricante  ha  la  sua  zona  di  elezione  per  la
coltivazione nell'areale di produzione della DOC Etna, dove si spinge
fino a quote alte, anche superiori a  quelle  raggiunte  dal  Nerello
Mascalese. Deve probabilmente il suo nome ai viticoltori di Viagrande
che  lo  hanno  cosi'  denominato  per  la  sua  elevata  e  costante
produttivita'. Indicazioni sul suo utilizzo enologico  nella  Sicilia
di fine 700 ci provengono dal Sestini, ma e' sempre  l'Abate  Geremia
(1839) a «collocarlo» nella zona etnea. 
      le forme di allevamento, i sesti  d'impianto  e  i  sistemi  di
potatura che, anche per i nuovi impianti,  sono  quelli  tradizionali
della zona e comunque atti a conferire alle uve ed al  vino  derivato
le specifiche caratteristiche. 
    I vigneti, nelle zone di forte pendenza, vengono  coltivati,  fin
dai tempi piu' antichi, su caratteristici terrazzamenti contenuti  da
muretti a secco di pietra  lavica  che  rendono  unico  un  paesaggio
singolare ed affascinante, costellato da antiche masserie, palmenti e
ville patrizie, inserito in una delle  zone  naturalisticamente  piu'
belle ed interessanti della Sicilia. 
    L'importanza della presenza delle terrazze e' data dal fatto  che
la loro funzione e il loro valore si estende  ad  aspetti  che  vanno
oltre quello di puro contenimento del terreno  per  la  creazione  di
nuove aree coltivabili. Di particolare  interesse  risulta  il  ruolo
giocato ai fini del rallentamento  delle  acque  superficiali,  nella
difesa dagli agenti erosivi del  suolo  dei  terreni  denudati  della
vegetazione naturale a fini colturali. Il  suolo  accumulato  in  una
terrazza ha tra l'altro una capacita' di ritenzione  idrica  elevata,
in particolare in prossimita'  del  muro  dove  l'acqua  superficiale
rallenta  e  puo'  penetrare  nel  sottosuolo,  pur  garantendone  il
drenaggio attraverso il materiale posto «a secco». A queste  funzioni
altre   se   ne   collegano:   conservazione   della   biodiversita',
conservazione e mantenimento del valore identitario, paesaggistico  e
storico-culturale. 
      le pratiche relative all'elaborazione  dei  vini,  sono  quelle
tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione  in  bianco
ed in rosso dei vini tranquilli, adeguatamente differenziate,  per  i
rossi, per le tipologia di base e per la tipologia riserva e,  per  i
bianchi, per la tipologia di base  e  quella  superiore.  Queste  due
tipologie, riserva e superiore, fanno riferimento a vini maggiormente
strutturati, la cui uva di partenza presenta un titolo  alcolometrico
minimo naturale maggiore e,  nel  caso  del  rosso  riserva,  la  cui
elaborazione comporta un determinato periodo di invecchiamento. Cosi'
come tradizionali sono le pratiche di elaborazione per la  produzione
dei vini spumanti, considerato che gia' dalla fine dell'800 il Barone
Spitaleri  produceva  con  il  «metodo  classico»  di  produzione  di
spumante, intuendo  che  quella  dell'Etna  era  una  zona  a  grande
vocazione per la produzione di grandi vini spumanti e gia' a  partire
dagli anni '80 alcune aziende producono  ottimi  spumanti  bianchi  e
rosati a base di Carricante e  di  Nerello  Mascalese  vinificato  in
bianco. 
B) informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico. 
    I vini di cui al presente disciplinare presentano, dal  punto  di
vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto  evidenti  e
peculiari,  descritte  all'art.  6,  che  ne  permettono  una  chiara
individuazione e tipicizzazione legata all'ambiente geografico. 
    In  particolare   tutti   i   vini   presentano   caratteristiche
chimico-fisiche equilibrate che  contribuiscono  al  loro  equilibrio
gustativo tra la componente aromatica e quella gustativa; in tutte le
tipologie si riscontrano aromi gradevoli, armonici, caratteristici ed
eleganti. 
C) descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    Le particolari condizioni climatico-ambientali, la tessitura e la
struttura  chimico-fisica  dei  terreni  interagiscono   in   maniera
determinante con la coltura della vite, contribuendo  all'ottenimento
delle peculiari caratteristiche fisico-chimiche ed organolettiche dei
vini della DOC «Etna». Si tratta infatti di ambienti  particolarmente
vocati ad una vitivinicoltura di qualita'. 
    La composizione  dei  suoli  vulcanici  conferisce  ai  vini  una
particolare e  gradevole  sensazione  di  mineralita',  contribuendo,
specialmente nei bianchi, a migliorarne la longevita'. 
    Nella «Storia dei vini d' Italia», scritta dal  Bacci  nel  1596,
venivano citati i vini prodotti sui colli che circondano Catania , la
cui bonta' era attribuita alle ceneri dell'Etna. 
    Inoltre le temperature massime dei mesi di luglio ed agosto,  che
non raggiungono mai punte eccessive, e le forti  escursioni  termiche
giornaliere, sono determinanti per  uno  svolgimento  regolare  della
maturazione delle uve, con  una  ottimale  sintesi  ed  accumulo  del
patrimonio aromatico delle uve. 
    La zona dell'Etna e' la zona  piu'  tardiva  in  Sicilia  per  la
maturazione delle uve; la raccolta  viene  effettuata  a  partire  da
settembre per le uve utilizzate per le basi  spumante  e  si  protrae
fino alla fine di ottobre qualche volta a novembre per le quote  piu'
alte; generalmente la raccolta di quelle  del  Carricante  inizia  da
circa fine settembre a meta' di ottobre, quelle del Nerello Cappuccio
del Nerello Mascalese dalla prima decade di ottobre. 
    La  millenaria  storia   vitivinicola   di   questo   territorio,
dall'epoca greco-romana fino ai giorni nostri, attestata da  numerosi
documenti,  e'  la  generale  e  fondamentale  prova  della   stretta
connessione ed  interazione  esistente  tra  i  fattori  umani  e  la
qualita' e le peculiari caratteristiche dei vini  della  DOC  «Etna».
Ovvero  e'  la  testimonianza  di  come  l'intervento  dell'uomo  nel
particolare territorio abbia, nel corso  dei  secoli,  tramandato  le
tradizionali tecniche di coltivazione della vite  ed  enologiche,  le
quali nell'epoca moderna e contemporanea  sono  state  migliorate  ed
affinate, grazie all'indiscusso progresso scientifico e  tecnologico,
fino  ad  ottenere  i  rinomati  vini  «Etna»,   le   cui   peculiari
caratteristiche sono descritte all'art. 6 del disciplinare.