(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Ostuni (Brindisi), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019, sono
state riscontrate forme di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    All'esito  di  indagini  svolte  dalle  forze  di  polizia  sugli
amministratori eletti e sulla complessiva azione amministrativa posta
in essere dall'ente locale che hanno evidenziato possibili  forme  di
condizionamento  da  parte  di  organizzazioni  criminali  di  stampo
mafioso, il prefetto di Brindisi ha disposto, per gli accertamenti di
rito, con decreto del 26 febbraio  2021,  successivamente  prorogato,
l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2,
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine delle indagini ispettive, la commissione incaricata ha
depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il prefetto di
Brindisi, sentito nella seduta del  16  settembre  2021  il  comitato
provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica,  integrato  per
l'occasione con la partecipazione del  Procuratore  della  Repubblica
presso il Tribunale di Brindisi, ha  trasmesso  l'allegata  relazione
che costituisce parte integrante della presente proposta, in  cui  si
da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti  elementi
su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori  locali  con
la  criminalita'  organizzata  di  tipo  mafioso  e   su   forme   di
condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto,  i  presupposti
per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto
legislativo n. 267/2000. 
    Le numerose indagini giudiziarie e le conseguenti  operazioni  di
polizia susseguitesi dagli anni '80 nonche' i contenuti delle recenti
relazioni della direzione investigativa antimafia hanno acclarato  la
presenza nella Provincia di Brindisi dell'organizzazione criminale di
stampo mafioso denominata Sacra Corona Unita  -  le  cui  diramazioni
hanno permeato anche il Comune di Ostuni - proiettata, sotto  l'egida
delle  famiglie  dominanti,  alla  realizzazione  di  una   sinergica
struttura «multi business»  dedita  a  numerose  attivita'  criminali
nonche' alla ricerca di collegamenti con ambienti  della  politica  e
con  gli  apparati  della  pubblica  amministrazione   al   fine   di
condizionarne l'attivita'. 
    La pressione esercitata su  quel  territorio  dalla  criminalita'
organizzata e' testimoniata, come riferito dal prefetto di  Brindisi,
da ripetuti atti di intimidazione verificatisi  nei  mesi  successivi
all'insediamento  dell'attuale  amministrazione  comunale  e  rivolti
verso un consigliere comunale di minoranza,  piu'  volte  sindaco  di
Ostuni in passate consiliature, azioni particolarmente violente nelle
loro modalita' di attuazione tanto da indurre il comitato provinciale
per l'ordine e la sicurezza pubblica di Brindisi a disporre misure di
tutela nei riguardi del predetto amministratore. Per uno di tali atti
intimidatori la procura della Repubblica di Brindisi ha emesso  nello
scorso mese di ottobre  avviso  di  conclusione  delle  indagini  nei
confronti di un  noto  pregiudicato  ritenuto  contiguo  alla  locale
consorteria del crimine organizzato. Peraltro l'ultimo  episodio,  in
ordine temporale, nei confronti del predetto  amministratore  avviene
in coincidenza con la data di scadenza del termine  di  presentazione
della relazione dell'accesso ispettivo. Viene, altresi', riferito  di
un atto intimidatorio perpetrato anche nei confronti di un  ufficiale
della locale polizia municipale, che risulta essersi  occupato  della
questione relativa ai parcheggiatori abusivi e  alle  aree  mercatali
abusivamente occupate, tra  gli  altri  anche  da  noti  pregiudicati
locali. Il medesimo ufficiale ha anche denunciato alla procura  della
Repubblica la vicenda relativa alla omessa notifica  di  migliaia  di
verbali di violazioni al codice della strada. 
    La relazione prefettizia, nel segnalare  che  alcuni  membri  del
consiglio comunale, tra i  quali  anche  un  assessore,  hanno  tutti
legami parentali con pericolosi esponenti dei  locali  clan  mafiosi,
evidenzia tra questi la figura di un ex consigliere comunale, il  cui
padre  risulta  essere  pregiudicato  anche  per  reati   associativi
mafiosi, ritenuto particolarmente vicino  agli  interessi  di  alcune
societa' due delle quali, come sara'  meglio  precisato  in  seguito,
interessate alla gestione di un'area  pubblica  di  parcheggio,  sono
state oggetto di interdittive prefettizie da parte  dei  prefetti  di
Brindisi e di Lecce. Anche il fratello  dello  stesso  amministratore
risulta condannato in primo grado per  reati  associativi.  Un  altro
consigliere di maggioranza e' coniuge di un soggetto coinvolto in una
recente vicenda giudiziaria e condannato per alcuni reati  finanziari
aggravati dall'associazione mafiosa e nipote di un noto  pregiudicato
mafioso locale. Il sindaco ha inoltre recentemente nominato un  nuovo
assessore la cui sorella e' coniugata con un  pregiudicato  avente  a
sua volta  stretti  legami  familiari  con  un  soggetto  attualmente
detenuto in carcere e ritenuto un esponente di  spicco  della  «sacra
corona unita». 
    Al summenzionato consigliere  dimissionario  e'  subentrato,  per
surroga, un assessore dimessosi  dall'incarico  di  componente  della
giunta per assumere il ruolo di consigliere  comunale;  la  relazione
della commissione d'indagine sottolinea al riguardo  un  collegamento
tra questi  due  amministratori  e  le  societa'  destinatarie  delle
interdittive antimafia menzionate nella relazione prefettizia.  Anche
tale  vicenda  evidenzia   un   substrato   di   cointeressenze   tra
amministratori e criminalita' organizzata atteso che, come emerso  in
sede di audizione disposta dalla commissione di accesso, il  suddetto
amministratore ha riferito di conoscere  il  titolare  di  una  delle
citate ditte interdette e di aver interessato il  dirigente  comunale
preposto per facilitare  l'affidamento  del  servizio  salvamento  in
alcune spiagge comunali alla stessa societa'. 
    A   tal    proposito    la    relazione    prefettizia    rileva,
emblematicamente, come sia fortemente anomalo il fatto che il  Comune
di Ostuni abbia perfezionato rapporti contrattuali  con  le  suddette
ditte,  a  cui  sono  stati  affidati  o  concessi  servizi  pubblici
temporalmente   disposti   in    coincidenza    con    l'insediamento
dell'amministrazione attualmente in carica di  cui  faceva  parte  il
predetto consigliere comunale successivamente dimessosi. 
    Viene altresi' precisato che proprio  le  vicende  amministrative
relative all'affidamento della gestione di aree di sosta  pubblica  a
soggetti   controindicati   e   il    clamore    mediatico    seguito
all'interdittiva prefettizia hanno provocato dapprima la costituzione
di  una  apposita  commissione  consiliare  di  inchiesta  volta   ad
accertare eventuali irregolarita' amministrative sulla  gestione  del
parcheggio comunale in localita' Santa Lucia  e  poi,  il  21  aprile
2021, le  dimissioni  dalla  carica  del  menzionato  ex  consigliere
comunale. 
    A  questo  riguardo  il  prefetto  di  Brindisi   sottolinea   la
circostanza che i lavori della suddetta commissione consiliare, i cui
esiti  in  parte  coincidono  con  le  risultanze  della  commissione
d'indagine, sono stati disertati proprio da uno degli  amministratori
sopra segnalati, recentemente nominato assessore,  riconducibile  per
rapporti parentali ad ambienti controindicati, che da subito  si  era
dichiarato contrario allo svolgimento di tali accertamenti  da  parte
della commissione. 
    Il quadro di insieme delineato dalla relazione  del  prefetto  di
Brindisi  ha  posto  in  risalto  diverse  altre  criticita',   tutte
sintomatiche di  un  evidente  sviamento  delle  attivita'  dell'ente
rispetto al perseguimento esclusivo dell'interesse pubblico, rilevate
in  gran  parte  delle  procedure   che   sono   state   oggetto   di
approfondimento  da  parte  della  commissione  d'accesso;  attivita'
generalmente  caratterizzate  da  condotte  omissive  e   negligenti,
tradottesi poi in una mala gestio complessiva della cosa pubblica che
ha favorito la permeabilita'  e  il  condizionamento  dell'ente  agli
interessi della criminalita' organizzata. 
    In particolare, l'attivita' ispettiva svolta presso i  competenti
uffici comunali ha fatto emergere, come in  parte  gia'  evidenziato,
gravi irregolarita' nella gestione delle aree riservate  a  parcheggi
pubblici e privati poste a servizio del litorale ostunese,  attivita'
sulle quali si e' incentrato l'interesse di societa'  e  di  soggetti
direttamente   o   indirettamente   collegati   al   contesto   della
criminalita' organizzata locale, in  cio'  favoriti  dall'assenza  di
strumenti di programmazione urbanistici di  settore  e  dagli  scarsi
controlli amministrativi posti in essere dall'ente  locale,  in  modo
particolare delle verifiche antimafia. 
    A  questo  proposito  appare  significativa  la  vicenda  che  ha
riguardato una delle sopra menzionate societa' - destinataria di  una
interdittiva della  prefettura  di  Lecce  del  25  novembre  2020  -
risultata aggiudicataria di un lotto del parcheggio pubblico in  zona
S. Lucia di Ostuni senza che fossero stati verificati preventivamente
i  requisiti  soggettivi  richiesti  per  i  pubblici  affidamenti  e
adottate le verifiche antimafia  previste  dall'ordinamento  vigente.
Nella  relazione  prefettizia  si  precisa  infatti  che  benche'  il
rappresentate legale della ditta sia un noto soggetto controindicato,
piu' volte fatto oggetto di ordinanze  di  custodia  cautelare  e  di
condanna in primo grado per gravi reati anche di natura associativa e
con collegamenti con la locale criminalita' organizzata, lo stesso ha
tuttavia continuato ad operare nel settore dei parcheggi  pubblici  e
privati, anche in assenza  di  regolari  autorizzazioni  comunali,  a
causa degli scarsi controlli della polizia municipale e  dell'inerzia
degli uffici comunali preposti a tale servizio. 
    La  relazione  prefettizia  evidenzia  al   riguardo   che   tale
affidamento e' stato agevolato  dalla  circostanza  che  la  societa'
prima classificata nella  gara  ad  evidenza  pubblica  -  una  delle
societa' sopra menzionate  anch'essa  destinataria  di  provvedimento
interdittivo antimafia - ha rinunciato all'affidamento;  la  rinuncia
al servizio, anomala e comunque avvenuta senza alcuna motivazione, ha
comportato  che  l'affidamento  andasse   alla   seconda   ditta   in
graduatoria la cui offerta di canone annuo per  l'area  e'  risultata
essere di soli 510 euro, pari a circa la  meta'  di  quella  proposta
dalla societa' rinunciante. Tali canoni sono ritenuti nella relazione
prefettizia irrisori rispetto a quanto fissato in analoghe  procedure
concluse con canoni di importi molto superiori. 
    A  tal  riguardo,  la  relazione  della  commissione   d'indagine
sottolinea, come riferito dallo stesso primo cittadino, che  il  vero
interesse ad acquisire e gestire quell'area pubblica fosse quello  di
dirottare l'affluenza dei veicoli sulle aree  di  parcheggio  gestite
abusivamente dai privati a discapito  della  valorizzazione  e  degli
introiti delle aree di sosta pubbliche. E'  emerso,  in  particolare,
dalla relazione prefettizia l'omesso controllo di tali  aree  private
da parte della polizia locale, nonostante le segnalazioni pervenute. 
    Analogo rilievo assumono gli  affidamenti,  disposti  negli  anni
2019 e 2020, del servizio di assistenza e  salvataggio  bagnanti  sui
tratti di spiaggia  libera,  concessi  dall'amministrazione  comunale
alla  stessa  societa'  rinunciataria  del   predetto   servizio   di
parcheggio pubblico. La relazione della commissione  d'indagine  pone
in rilievo che l'affidamento dell'anno  2019  e'  avvenuto  in  forma
diretta,  senza  alcuna  verifica  dei  requisiti  soggettivi   degli
affidatari ne' tantomeno degli accertamenti in Banca  dati  nazionale
antimafia (BDNA). Cosi' anche l'assegnazione  del  servizio  disposta
nel 2020 che, sebbene sia avvenuta all'esito di una gara ad  evidenza
pubblica, e'  stata  effettuata  prima  della  formale  determina  di
affidamento e non e' stata preceduta dai necessari  controlli.  Nella
relazione prefettizia viene precisato, altresi', che solo molti  mesi
dopo la conclusione dei relativi contratti sono state  effettuate  le
verifiche in BDNA; inoltre, e' risultato che poco prima che il Comune
di Ostuni inoltrasse la richiesta di certificazione antimafia uno dei
soci  della  ditta  affidataria  abbia  ceduto   la   propria   quota
societaria. Tale ex socio risulta peraltro avere  frequentazioni  con
un esponente di un clan mafioso locale e rapporti amicali e di lavoro
con l'ex consigliere comunale dimissionario e con il suo  subentrante
in seno al consiglio comunale di Ostuni. Come evidenziato, anche tale
societa' assegnataria di servizio comunale e' stata  poi  oggetto  di
interdittiva antimafia adottata il 9  agosto  2021  dal  prefetto  di
Brindisi. 
    L'organo ispettivo ha inoltre verificato l'attivita' svolta dallo
sportello unico per le  attivita'  produttive  (SUAP)  rilevando  una
grave  carenza  dei  controlli  antimafia  e  delle  verifiche  delle
dichiarazioni sostitutive presentate ai sensi di  legge.  Infatti,  a
fronte di n.  675  pratiche  di  SCIA  inoltrate  all'amministrazione
comunale negli anni 2019, 2020 e  2021  fino  all'insediamento  della
commissione di accesso,  risultano  essere  stati  avviati  controlli
soltanto  per  n.  73  soggetti  economici   che   hanno   presentato
altrettante SCIA; inoltre, dalle verifiche  effettuate  nello  stesso
periodo di tempo sui fascicoli relativi  alle  SCIA  commerciali  non
risulta effettuato alcun accesso in banca  dati  nazionale  antimafia
(BDNA) per accertare la sussistenza o meno degli elementi ostativi al
rilascio  di  licenze  comunali.  Solo  dopo   le   ispezioni   della
commissione di  accesso  risultano  richieste  n.  623  comunicazioni
antimafia, tutte riferite al  biennio  precedente.  La  perdurante  e
colpevole inerzia dell'amministrazione comunale nel non dare  impulso
ai controlli antimafia e alle verifiche dei requisiti soggettivi  dei
titolari di provvedimenti autorizzativi comunali - tranne  che  negli
ultimi mesi dopo l'inizio dell'attivita'  ispettiva  -  ha  di  fatto
favorito l'inserimento nel sistema economico locale, soprattutto  nel
commercio e nell'indotto  turistico,  di  quell'imprenditoria  legata
direttamente  o  indirettamente  agli  interessi  della  criminalita'
organizzata, come e'  dimostrato  anche  dalle  recenti  interdittive
antimafia emesse dalla prefettura di Brindisi. 
    Numerose anomalie e irregolarita' sono emerse  anche  per  quanto
riguarda la gestione del patrimonio immobiliare comunale, che risulta
essere occupato, per la quasi totalita' (circa il 90%), in  modo  non
conforme a  quanto  previsto  dal  regolamento  comunale  vigente  in
materia. A tal proposito la commissione d'indagine, nel precisare che
sebbene le singole situazioni emerse in sede  ispettiva  siano  tutte
risalenti nel tempo, rileva  che  l'inerzia  mostrata  dalle  passate
amministrazioni comunali e' proseguita anche con  l'attuale  gestione
che in tal modo ha contribuito, omettendo di porre in  essere  alcuna
iniziativa  volta  a  rimuovere  la  condizione  di  illegalita',   a
perpetuare le condizioni che negli anni hanno consentito  a  numerosi
soggetti controindicati (36 su 51 assegnatari compresi i  familiari),
riconducibili al locale contesto criminale, di occupare  gli  alloggi
pubblici  residenziali  senza  averne  diritto.  Solo  a  seguito  di
accertamenti  specifici  disposti   dalla   questura   di   Brindisi,
l'amministrazione comunale ha avviato  le  procedure  per  recuperare
delle somme dovute per morosita' e per il rilascio degli immobili. La
relazione  del  prefetto  di  Brindisi  evidenzia  che  una  gestione
dell'ente locale non attenta al rispetto del principio di legalita' e
alle esigenze della cittadinanza,  unitamente  alla  circostanza  che
alcuni cespiti del patrimonio immobiliare comunale sono  occupati  da
esponenti  della  locale  criminalita'  organizzata,  determinano  lo
svilimento e  la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita'. 
    L'inerzia dell'amministrazione viene segnalata anche riguardo  al
recupero di somme in esecuzione di  sentenze  di  condanna  a  favore
dell'ente; in particolare, l'attivita' ispettiva ha accertato che  il
Comune di Ostuni non ha provveduto a richiedere  il  pagamento  delle
spese legali sostenute e del  risarcimento  danni  liquidato  in  suo
favore nell'ambito di un procedimento penale conclusosi con  sentenza
passata in giudicato nel 2015 nei confronti  di  soggetti  avverso  i
quali  il  comune  si  era  costituito  parte  civile.  La  relazione
prefettizia precisa che solo nel luglio 2021 la  giunta  comunale  ha
avviato le procedure necessarie all'esecuzione forzata del giudicato,
dopo che la locale questura  ha  chiesto  chiarimenti  in  proposito.
Analogamente e' avvenuto per il recupero delle somme  anticipate  dal
comune  per  la  demolizione  di   un   edificio   abusivo;   sebbene
l'abbattimento risalga all'aprile  2014,  solo  dal  giugno  2020  la
giunta comunale ha deliberato l'avvio delle procedure per il recupero
coattivo  del  dovuto  nei  riguardi  dei   responsabili   dell'abuso
edilizio. 
    Carenze e  ritardi  sono  stati  rilevati  dalla  commissione  di
indagine  nella  gestione  dei  beni  confiscati  alla   criminalita'
organizzata  ed  assegnati  al  patrimonio  comunale.  Le  risultanze
ispettive hanno accertato che parte di tale patrimonio, sebbene  gia'
assegnato ad associazioni od enti per finalita'  sociali,  nei  fatti
risulta  non  utilizzato  in  quanto  bisognevole  di  interventi  di
manutenzione o di recupero strutturale. A questo riguardo il prefetto
di Brindisi sottolinea che il  disinteresse  mostrato  dalle  diverse
amministrazioni succedutesi nel tempo nella corretta gestione di tale
patrimonio, appartenuto a soggetti di rilevante spessore criminale, e
la  scarsa  attenzione  al  loro  reimpiego  nel  circuito  legale  a
beneficio della collettivita', danneggia l'immagine delle istituzioni
nel suo complesso, costituendo un messaggio che ingenera sfiducia nei
cittadini. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto di Brindisi rilevano una  serie
di condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Ostuni  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento  di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Ostuni
(Brindisi), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 14 dicembre 2021 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese