(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel Comune di Trinitapoli (Barletta-Andria-Trani), i  cui  organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del
20 e 21 settembre 2020, sono state riscontrate forme di ingerenza  da
parte della criminalita'  organizzata  che  compromettono  la  libera
determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon
andamento ed il  funzionamento  dei  servizi  con  grave  pregiudizio
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    Le risultanze delle indagini svolte dalle forze  di  polizia,  il
contenuto  di  esposti  segnalanti  condizionamenti   e   contiguita'
dell'amministrazione  comunale  con  la   criminalita'   organizzata,
nonche' l'adozione di provvedimenti amministrativi e  di  prevenzione
antimafia nei confronti di associazioni, societa'  e  imprese  aventi
rapporti contrattuali con il Comune di Trinitapoli, hanno indotto  il
prefetto della Provincia di Barletta-Andria-Trani a disporre, per gli
accertamenti di rito, con decreto del 29 luglio 2021, successivamente
prorogato, l'accesso presso il suddetto  comune  ai  sensi  dell'art.
143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'accesso ispettivo, la commissione  incaricata  ha
depositato le proprie conclusioni sulle  cui  risultane  il  prefetto
della Provincia di Barletta-Andria-Trani, acquisito nella seduta  del
10  gennaio  2022  il  favorevole  ed  unanime  parere  del  comitato
provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica,  integrato  per
l'occasione con la partecipazione del  Procuratore  della  Repubblica
presso il Tribunale di Foggia e del procuratore aggiunto coordinatore
della  direzione  distrettuale  antimafia  di  Bari,   ha   trasmesso
l'allegata relazione che costituisce parte integrante della  presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  e   indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo n. 267/2000. 
     Il prefetto di Barletta-Andria-Trani - nel premettere che, sulla
base dei dati emanati  dall'EURISPES  nel  rapporto  annuale  del  15
dicembre 2020, relativi all'indice  di  permeabilita'  dei  territori
alla criminalita' organizzata, la Provincia di  Barletta-Andria-Trani
registra uno tra i piu' alti indici nazionali - ha segnalato il forte
radicamento in quel territorio di gruppi criminali dediti al traffico
di    stupefacenti,    all'estorsione,    all'usura,    spesso     in
contrapposizione tra di loro, tanto che negli  ultimi  anni  si  sono
registrati proprio nel territorio  di  Trinitapoli  e  di  altri  due
comuni viciniori numerosi scontri e attentati con vittime.  La  forza
intimidatrice  che  ne  consegue  ha  consentito  alla   criminalita'
organizzata del «basso tavoliere» di sviluppare un'elevata  capacita'
di infiltrazione nel tessuto  produttivo  locale  e  nelle  pubbliche
amministrazioni. Il livello di violenza  tra  quelle  consorterie  ha
avuto l'apice nel 2019 e tra il 2003 e il  2021  si  sono  registrati
quattordici omicidi, nella quasi totalita' riconducibili alla  guerra
di mafia scatenatasi per  affermare  l'egemonia  sul  territorio  con
l'assassinio di diversi elementi di spicco criminale, tra cui  quello
del capoclan di una  delle  bande  confliggenti  avvenuto  proprio  a
Trinitapoli. 
    Tale pervasiva presenza trova conferma anche nelle risultanze  di
operazioni giudiziarie che tra il 2015 e il 2020 hanno interessato il
territorio di Trinitapoli,  dando  luogo  ad  ordinanze  di  custodia
cautelare emesse nei confronti  di  soggetti  indagati  per  numerosi
reati  anche  associativi,  i   cui   esiti,   sebbene   ancora   non
cristallizzati  in  definitivi   pronunciamenti   giudiziari,   hanno
tuttavia  confermato   l'estrema   pericolosita'   sociale   che   la
criminalita', in particolare quella  di  tipo  mafioso,  esercita  su
buona parte della Provincia di Barletta-Andria-Trani. 
     La relazione prefettizia  ha  riferito  che  dagli  accertamenti
svolti dalle forze di polizia disposti  a  seguito  dell'adozione  di
provvedimenti  interdittivi  antimafia  e  di   un   esposto-denuncia
presentato da alcuni consiglieri comunali di minoranza e'  emerso  il
sostegno  elettorale   ricevuto   dall'attuale   amministrazione   di
Trinitapoli, nella tornata delle elezioni  amministrative  del  2020,
da, parte di un noto esponente di uno dei  locali  gruppi  criminali;
per tali interferenze  il  predetto  soggetto  e'  stato  rinviato  a
giudizio dal giudice per le indagini  preliminari  del  Tribunale  di
Bari per i reati di cui agli articoli  81,  595  comma  3,  612  cpv.
416-bis 1  del  codice  penale  (diffamazione  e  minacce  verso  gli
amministratori denunzianti) e per il reato di cui all'art. 87 decreto
del Presidente della Repubblica n. 570/1960,  416-bis  1  del  codice
penale  (pressioni  sull'elettorato  in   occasione   della   tornata
amministrativa), con le aggravanti del metodo mafioso. 
    Gli esiti ispettivi  confermano  che  il  cennato  malavitoso  ha
effettivamente svolto una intensa campagna  elettorale  a  favore  di
alcuni candidati, facendo pressioni  sul  corpo  elettorale  anche  a
mezzo dei principali canali social, con  elargizione -  in  tempo  di
pandemia - di pacchi e  buoni  alimentari  e  con  velate  minacce  e
intimidazioni nei riguardi del corpo elettorale, utilizzando anche un
linguaggio tipicamente mafioso evocante la personale collocazione nel
contesto criminale di Trinitapoli,  «con  la  postilla -  afferma  la
relazione prefettizia - che poi al momento  opportuno  avrebbe  detto
come sdebitarsi, e cioe' con l'indicazione del  voto».  La  relazione
della  commissione  d'indagine  pone  in  rilievo  come  il   diretto
intervento  della  locale  criminalita'  organizzata  nella  campagna
elettorale del 2020 sia apparso evidente, in quanto manifestato anche
pubblicamente, replicando analoghe interferenze poste in essere dallo
stesso soggetto controindicato nelle  precedenti  tornate  elettorali
comunali, come a voler rivendicare il ruolo di collegamento  tra  gli
amministratori eletti  e  il  gruppo  criminale  di  appartenenza. La
relazione prefettizia evidenzia, poi, che  il  medesimo  soggetto  ha
dichiarato, in maniera esplicita - nel  corso  di  un  interrogatorio
concernente un procedimento penale iscritto a suo carico dalla DDA di
Bari che ne ha chiesto il  rinvio  a  giudizio  contestandogli  anche
l'aggravante dell'art. 416-bis. 1 del codice penale -  di  essere  il
trait d'union tra un noto capo clan locale ucciso nel 2019 mentre era
in sua compagnia, e gli esponenti della classe politica. 
    Risultano, peraltro, riscontri certi ottenuti  dalla  commissione
di indagine circa frequentazioni dell'attuale sindaco con il predetto
capoclan ucciso. 
    E' al riguardo significativo che il primo cittadino non abbia mai
effettuato  alcun  intervento   o   presa   di   distanza   da   tali
dichiarazioni;  peraltro  la  limitata  estensione  territoriale  del
comune e  la  sua  contenuta  dimensione  demografica,  elementi  che
favoriscono una capillare conoscenza  delle  dinamiche  territoriali,
avrebbero  dovuto  indurre  proprio  coloro  che  rivestono   cariche
pubbliche ad esercitare un adeguato controllo sociale e  ad  adottare
prudenziali scelte politico-amministrative in particolare per  quanto
attiene alla sfera relazionale. 
    Nella  relazione  prefettizia  si   sottolinea   la   sostanziale
continuita'  che  lega  l'attuale  amministrazione  comunale  con  la
precedente, ponendo in rilievo,  come  sara'  meglio  evidenziato  in
seguito,  il  perpetuarsi  di  comportamenti  omissivi   e   condotte
illegittime,  avviate  nelle   passate   consiliature,   direttamente
agevolative degli interessi criminali. 
    A conferma  della  sostanziale  continuita'  tra  le  ultime  due
gestioni amministrative, la relazione prefettizia pone in evidenza la
presenza  nella  giunta  comunale  di  tre  assessori  della  passata
amministrazione, prontamente confermati dall'attuale primo  cittadino
tra cui l'ex vicesindaco, ai quali si  aggiunge,  come  membro  dello
stesso organo, uno stretto familiare dell'ex sindaco, di  professione
avvocato difensore di fiducia di numerosi esponenti criminali locali;
peraltro, l'attuale primo cittadino e' stato anch'egli assessore  tra
il 2016 e il 2020 di passate giunte comunali prima della sua elezione
a sindaco di Trinitapoli. 
    La relazione prefettizia evidenzia che  solo  in  apparenza  tale
continuita' gestionale tra la vecchia e la nuova  amministrazione  si
sarebbe conclusa con la nomina, nel  settembre  2021,  di  una  nuova
compagine giuntale avvenuta, peraltro,  proprio  dopo  l'insediamento
della commissione d'accesso. Nei fatti, pero', essa  non  si  e'  mai
interrotta, ne' si  sono  registrate  formali  prese  di  distanza  o
manifestazioni  di  dissenso  rispetto  alla   precedente   attivita'
amministrativa.  Anzi,  e'  stato  lo  stesso   primo   cittadino   a
rivendicare la continuita' tra la vecchia e la nuova amministrazione,
come si evince dalle dichiarazioni rese  dal  medesimo  in  occasione
dell'adozione della  deliberazione  del  consiglio  comunale  del  23
novembre 2020. 
    Il quadro di insieme  delineato  dal  prefetto  pone  in  risalto
diverse  criticita'  tutte  sintomatiche  di  un  evidente  sviamento
dell'azione amministrativa che disvelano «un  inquietante  intreccio»
tra l'attivita' di  Governo  dell'ente  locale  e  gli  interessi  di
ambienti malavitosi tali da evidenziare - come emerso nel  corso  del
comitato provinciale per  l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica  -  la
sussistenza di una «compenetrazione organica»  tra  i  rappresentanti
delle consorterie criminali e locali e l'amministrazione comunale; in
particolare,  l'attivita'   ispettiva   ha   fatto   emergere   gravi
irregolarita'  nell'affidamento  del  servizio  per  la  raccolta   e
smaltimento dei rifiuti solidi urbani, nella gestione  degli  alloggi
popolari, nei servizi  di  guardiania  e  di  vigilanza  dei  terreni
comunali, nella concessione  di  contributi  e  affidamenti  di  beni
mobili  e  immobili  ad  una  associazione  colpita  da  interdittiva
prefettizia. 
     La commissione d'indagine si e' particolarmente soffermata sulle
procedure  amministrative  seguite  dal  Comune  di  Trinitapoli  per
l'affidamento in urgenza del servizio di raccolta e  smaltimento  dei
rifiuti solidi urbani  ad  una  societa'  il  cui  amministratore  e'
risultato avere rapporti familiari  e  frequentazioni  con  esponenti
della locale criminalita' organizzata. 
     Al riguardo viene precisato che a seguito della interruzione del
servizio nel 2018 da  parte  della  ditta  all'epoca  incaricata,  il
sindaco di Trinitapoli,  con  proprie  ordinanze  adottate  ai  sensi
dell'art. 50 TUOEL per sopperire all'emergenza  determinatasi,  aveva
temporaneamente  affidato  alla  predetta  societa'   l'incarico   di
spazzamento, raccolta e smaltimento dei rifiuti  solidi  urbani  fino
all'espletamento delle procedure della cd. «gara ponte». 
    Tale  affidamento  in  urgenza,  riferisce  l'organo   ispettivo,
risulta  viziato  da   numerose   illegittitnita',   dettagliatamente
evidenziate nella relazione  della  commissione  d'indagine,  tra  le
quali, innanzitutto, la mancata fissazione di criteri di  scelta  del
nuovo contraente, poi individuato nella suddetta societa'  senza  che
la stessa, peraltro, avesse pregresse e specifiche esperienze in tale
attivita'. Il servizio e' stato assegnato in emergenza per sei  mesi,
termine successivamente prorogato senza che, nel frattempo, si  fosse
provveduto ad avviare le procedure  di  gara  ad  evidenza  pubblica,
disposte solo dopo oltre un anno  dall'affidamento  in  urgenza,  con
cio'  dilatando  ulteriormente   il   periodo   dell'affidamento   in
violazione della normativa di  settore.  La  relazione  del  prefetto
evidenzia, inoltre, che non risulta sia stato  stipulato  un  formale
contratto tra le parti, ne' che sia stata  verificata  in  capo  alla
ditta  provvisoriamente  affidataria  la  sussistenza  dei  requisiti
previsti  dalla  normativa  antimafia,   acquisendone   la   relativa
certificazione, nonostante il rapporto di servizio sia durato piu' di
due anni e sia costato alle  casse  comunali  oltre  3.700.000  euro.
Inoltre, risulta che sono stati assunti nella predetta impresa alcuni
soggetti che hanno uno stretto rapporto di parentela con appartenenti
alla locale criminalita' organizzata. 
    Il prefetto, nel comunicare che la predetta ditta temporaneamente
affidataria del servizio rifiuti e' stata oggetto in data 8  febbraio
2022 di informativa interdittiva antimafia, ha  sottolineato  che  la
medesima risulta affidataria nel periodo da marzo  a  giugno  2021  -
quindi anche  successivamente  all'espletamento  della  gara  che  ha
definitivamente assegnato il servizio di raccolta  rifiuti  ad  altra
societa' - di numerosi altri  lavori  pubblici  per  la  manutenzione
stradale, per la cura del verde, per la prevenzione incendi  e  messa
in sicurezza di manufatti comunali, precisando altresi' che  rapporti
intensi con la stessa societa' - il cui institore e' il  fratello  di
un consigliere comunale - sono  stati  tenuti  sia  dall'attuale  che
dalla precedente amministrazione comunale. 
    Ulteriore vicenda che,  emblematicamente,  evidenzia  l'interesse
della criminalita'  organizzata  verso  il  servizio  di  raccolta  e
smaltimento rifiuti, e' attestato dall'attentato incendiario ai mezzi
di raccolta del nuovo operatore affidatario del servizio dal novembre
2020, avvenuto alcuni giorni dopo l'inizio dell'attivita'. 
    La relazione del prefetto rivela inoltre che pochi giorni dopo il
suddetto atto intimidatorio anche il funzionario comunale,  all'epoca
responsabile del servizio ecologia ed ambiente, subiva  un  attentato
incendiario della propria vettura. 
    Gli esiti ispettivi e le risultanze delle indagini delle forze di
polizia hanno posto in rilievo come sia particolarmente allarmante il
grado di infiltrazione  delle  locali  consorterie  malavitose  nella
gestione degli  alloggi  di  edilizia  residenziale  pubblica.  Viene
infatti  riferito   che   circa   trenta   alloggi   sono   risultati
illegittimamente  occupati,  nella  quasi  totalita'  dei  casi,   da
soggetti contigui alla criminalita'  locale,  i  quali  approfittando
della complice inerzia delle amministrazioni comunali succedutesi nel
tempo hanno trasformato pubblici beni in vere e proprie zone  franche
per  traffici  illeciti  e  attivita'  delittuose.  Solo  il  diretto
intervento della prefettura, nel corso del  2021,  ha  consentito  di
recuperare i beni illegittimamente sottratti al  controllo  pubblico,
sopperendo  in  parte  all'assenza   di   concrete   iniziative   che
l'amministrazione comunale avrebbe  dovuto  porre  in  essere  mentre
anche in tale occasione ha dimostrato scarsa collaborazione in quanto
non ha sollecitamente riassegnato  agli  aventi  diritto  una  decina
degli alloggi  liberati  e  pronti  all'uso,  nonostante  il  rischio
concreto di altre occupazioni abusive e il pericolo di vanificare  le
azioni fino ad allora intraprese. La relazione del prefetto  pone  in
rilievo che coloro  che  avevano  la  responsabilita'  amministrativa
della cosa pubblica non hanno voluto o saputo opporsi alle  ingerenze
mafiose, lasciandosi condizionare  da  esse  o  essendo  compiacenti,
abdicando  di  conseguenza  alle   funzioni   istituzionali   proprie
dell'ente locale di perseguimento del bene comune. In particolare, si
fa riferimento al caso di un occupante abusivo, stretto  parente  del
capo clan ucciso nel 2019, che ha presentato una istanza di sanatoria
in ordine alla propria posizione illecita, dichiarando falsamente  di
non avere reddito. Pur risultando evidente dagli atti  del  fascicolo
tale dichiarazione mendace, il comune non ha provveduto a  denunciare
l'episodio alla competente autorita' giudiziaria. 
    Ulteriori elementi dai quali si  evince  la  continuita'  tra  la
vecchia e la nuova amministrazione si rilevano da fonti  tecniche  di
prova relative ad un episodio avvenuto  nel  corso  della  precedente
consiliatura, quando un assessore dell'amministrazione  in  carica  -
avvicendato a seguito del sopra menzionato  rinnovo  della  compagine
giuntale - stretto parente del precedente sindaco,  si  e'  adoperato
per favorire l'occupazione abusiva di un alloggio popolare  da  parte
di un locale capo cosca. 
     L'organo  ispettivo  ha  inoltre  analizzato  le  modalita'   di
gestione del servizio di  vigilanza  degli  immobili  comunali  e  di
portierato del  palazzo  di  citta'  affidato  ad  una  societa'  che
gestisce un istituto di vigilanza privata avente sede a  Trinitagoli,
il cui socio accomandante ha stretti legami familiari con una guardia
giurata, dipendente del predetto istituto,  nei  cui  confronti  sono
state  accertate  assidue  frequentazioni  con  esponenti  malavitosi
locali, motivo per il quale gli e' stata  revocata  la  qualifica  di
guardia giurata e disposto il divieto di detenzione di armi. 
    La relazione prefettizia, nel segnalare la particolare  influenza
che la predetta guardia giurata  esercita  di  fatto  sulla  gestione
dell'istituto di vigilanza privata, i  cui  dipendenti  risultano  in
buona  parte  legati  alla  stessa  guardia  giurata  da  vincoli  di
parentela,  ha  sottolineato  che  le  rilevate  frequentazioni   con
ambienti malavitosi sono altamente indicative e fortemente indizianti
della  permeabilita'  mafiosa  delle   attivita'   dell'istituto   di
vigilanza,  la  cui  attivita'  di   impresa,   oltre   ad   apparire
condizionata,  puo'  avere  agevolato  le  attivita'  criminose   dei
sodalizi criminali, in particolare nello  svolgimento  dell'attivita'
di vigilanza degli alloggi di  edilizia  residenziale  -  come  sopra
evidenziato  in  parte  occupati  da  esponenti  della   criminalita'
organizzata - cui la predetta societa' era preposta. 
    La commissione d'indagine  ha  inoltre  analizzato  le  procedure
concernenti il servizio di vigilanza e guardiania di terreni comunali
e delle strade extraurbane di interesse comunale ponendo  in  rilievo
gli stretti rapporti che da  circa  vent'anni  legano  il  Comune  di
Trinitapoli con un consorzio al quale ha aderito.  Dai  controlli  di
polizia amministrativa  e'  stato  possibile  accertare  la  presenza
nell'assetto  societario   del   predetto   consorzio   di   soggetti
controindicati, uno dei quali recentemente rinviato  a  giudizio  per
reato  contro  la  pubblica  amministrazione,  contigui  alla  locale
criminalita' organizzata; da cio' e' conseguita la  revoca  da  parte
della prefettura di Barletta-Andria-Trani,  nel  maggio  2021,  della
relativa licenza amministrativa, in considerazione della "sussistenza
del riscontrato  rischio  di  condizionamento  cui  il  Consorzio  e'
soggetto  per  via  della  contiguita'  di  componenti  degli  organi
statutari con gli ambienti criminali locali». 
    Viene inoltre  segnalato  che  al  predetto  consorzio  e'  stato
concesso nel 2017,  in  comodato  gratuito,  per  l'espletamento  dei
servizi assegnati, l'utilizzo di 5 ciclomotori e 2 motocicli non piu'
in uso alla polizia municipale;  il  contratto  d'uso  e'  stato  poi
revocato senza che a cio'  sia  seguita  una  contestuale  azione  di
recupero dei  beni,  i  quali  solo  nell'agosto  2021,  subito  dopo
l'insediamento della commissione d'indagine, sono  stati  riacquisiti
al patrimonio comunale. 
    La   relazione   del    prefetto    sottolinea    al    riguardo,
emblematicamente,  come  sebbene  la   gestione   dell'istituto   sia
fortemente condizionata dagli  interessi  della  locale  criminalita'
organizzata, come anche si evince dalle recenti vicende  giudiziarie,
l'ente locale continua tuttora ad essere iscritto nel libro soci  del
menzionato consorzio. 
    L'organo ispettivo  si  e'  inoltre  soffermato  sui  consolidati
rapporti intercorrenti tra il Comune di Trinitapoli e un'associazione
di volontariato di cui alcuni soci sono riconducibili  alla  famiglia
dell'esponente di vertice prima indicato  della  locale  criminalita'
organizzata assassinato nel 2019. Proprio  gli  stretti  collegamenti
con la criminalita' organizzata hanno determinato  la  prefettura  di
Barletta-Andria-Trani ad emettere nel luglio 2020 una  certificazione
interdittiva antimafia nei riguardi della  suddetta  associazione  di
volontariato,  provvedimento  prefettizio   che,   recentemente,   ha
ottenuto il vaglio definitivo del Consiglio di  Stato.  La  relazione
prefettizia, nel porre in rilievo gli  intensi  rapporti  tenuti  nel
tempo tra le ultime  amministrazioni  comunali  e  l'associazione  in
argomento, ha segnalato che la sede legale dell'ente di  volontariato
e una vettura  in  uso  allo  stesso  sono  di  proprieta'  comunale,
concessi a titolo di comodato gratuito; inoltre, viene  riferito  che
all'associazione tra il 2015 e il 2020 sono stati elargiti contributi
pubblici a fondo  perduto,  senza  obbligo  di  rendicontazione,  per
complessivi 34.800 euro. 
    Il prefetto di Barletta-Andria-Trani, nel porre in  rilievo  come
le amministrazioni comunali,  compresa  quella  diretta  dall'attuale
primo cittadino, non abbiano provveduto a recuperare il possesso  dei
beni  comunali  in  uso   all'associazione   nonostante   il   chiaro
collegamento della stessa con ambienti criminali, attestato  peraltro
dal provvedimento interdittivo antimafia, sottolinea come anche  tale
circostanza evidenzi il vincolo di soggezione  dell'ente  locale  nei
confronti della locale criminalita'. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite  nella  relazione  del  prefetto  di  Barletta-Andria-Trani,
rivelano una serie di condizionamenti  nell'amministrazione  comunale
di  Trinitapoli  volti  a   perseguire   fini   diversi   da   quelli
istituzionali che hanno determinato lo svilimento  e  la  perdita  di
credibilita' dell'istituzione locale, nonche'  il  pregiudizio  degli
interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello
Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale  di  Trinitapoli
(Barletta-Andria-Trani),  ai  sensi   dell'art.   143   del   decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 18 marzo 2022 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese