Articolo 5 Metodo di ottenimento Le condizioni ed i sistemi di coltivazione dei castagneti da frutto destinati alla produzione della I.G.P. «Castagna di Roccamonfina» devono essere quelli tradizionali della zona, e comunque atti a conferire al prodotto che ne deriva, le specifiche caratteristiche qualitative di cui all'art. 2. I sesti e le distanze di piantagione devono conformarsi ad una densita' d'impianto comunque non superiore a n. 130 piante ad ettaro. Negli impianti di cui sopra e' ammessa la presenza di altre varieta' diverse da quelle riportate nell'art. 2, in ogni caso di origine locale, nella misura massima del 15% delle piante, al fine di assicurare la necessaria impollinazione e per non disperdere l'elevata biodiversita' del patrimonio castanicolo locale. Tali varieta' in ogni caso non concorrono alla produzione della IGP. Per quanto riguarda la tecnica colturale da adottare, essa e' la seguente: portinnesto: e' il «franco» da seme. Possono essere utilizzati anche i soggetti selvatici nati spontaneamente nei boschi dell'area geografica di cui all'art. 3. Le tecniche di innesto utilizzate sono quelle «a zufolo», «a spacco», «a triangolo» e «a gemma»; sistemi e distanze di piantagione: nei nuovi impianti, dopo la preparazione della parcella, i lavori preparatori, i lavori complementari e la concimazione di fondo, le piante vanno distribuite secondo una disposizione geometrica che preveda la costituzione di filari paralleli fra loro e di interfilari che consentano il transito delle macchine. I sesti d'impianto devono essere del tipo a quadrato, a rettangolo o a quinconce purche' non si superino le centotrenta piante ad ettaro previste. Tale densita' per ettaro va rispettata anche nei lavori di diradamento o infittimento di castagneti da frutto gia' esistenti; potatura e forma di allevamento: le forme di allevamento utilizzate negli impianti gia' esistenti e da utilizzare anche per gli impianti ex-novo sono del tipo a volume semilibero (vaso libero o piramide). La potatura di produzione deve essere eseguita razionalmente in modo da assicurare la migliore qualita' del prodotto ed al fine di evitare l'invecchiamento precoce della pianta. Sulle piante di castagno vetuste e semiabbandonate, su cui abbondano rami vecchi e secchi, si deve effettuare una potatura piu' intensa, tale da stimolare un ringiovanimento della pianta, con la emissione di nuovi rami che entreranno prevedibilmente in produzione dopo due-tre anni; lavorazioni al terreno: la superficie dei castagneti da frutto non e' lavorata. Il terreno, essendo molto permeabile, non necessita di particolari opere idrauliche per evitare la stagnazione delle acque meteoriche; fertilizzazione: e' ammessa solo la concimazione con fertilizzanti organici; raccolta: le castagne vengono raccolte a terra dopo la loro naturale caduta dalle piante; sono ammessi mezzi meccanici agevolatori a condizione che non alterino le caratteristiche qualitative fissate dal presente disciplinare. Essa inizia il primo di settembre di ogni anno e termina entro la fine di ottobre. In ogni caso, le castagne devono essere raccolte entro una settimana dal loro distacco dalla pianta. La produzione unitaria massima di frutti ammessa a tutela e' fissata in 4 (quattro) tonnellate ad ettaro; post-raccolta e conservazione: a) Castagne allo stato fresco. Dopo la raccolta, le castagne subiscono una prima lavorazione consistente in una precalibratura, avente lo scopo di eliminare i frutti non idonei al mercato del fresco e tutti gli eventuali corpi estranei (foglie, rametti, pietre, terra, ecc). Immediatamente dopo, vengono assoggettate ad uno dei seguenti processi, al fine di garantire la commercializzazione di un prodotto qualitativamente migliore e per un periodo di tempo piu' lungo: sterilizzazione o termoidroterapia, consistente nell'immergere le castagne in vasche contenenti acqua alla temperatura di 40°- 50° per circa 35 - 50 minuti; curatura o idroterapia, consistente nel tenere immerse le castagne in vasche contenenti acqua a temperatura ambiente per un periodo massimo di dieci giorni; asciugatura: dopo la utilizzazione di uno qualunque dei due suddetti processi, le castagne vengono asciugate attraverso continui travasi in grossi contenitori in legno e ferro. Tale operazione puo' essere eseguita anche con l'ausilio di essiccatoi a ventilazione forzata; la conservazione puo' essere attuata: con refrigerazione in celle frigorifero in atmosfera normale, a temperatura compresa tra 0 e 2°C e umidita' relativa del 90-95%; con refrigerazione in atmosfera controllata; con la surgelazione in celle specifiche a temperature di -18/-20°C per un periodo da 6-12 mesi, con i frutti gia' pelati; mediante trattamento di sanificazione con immissione di ozono nell'aria dei locali di deposito delle castagne. b) Castagne essiccate in guscio Il prodotto, secondo le tradizionali tecniche locali, e' ottenuto attraverso l'essiccazione su graticci, a fuoco lento e continuo, alimentato da fascine e da legna di qualunque essenza, oppure utilizzando i moderni forni funzionanti con resistenze elettriche o pompe erogatrici di calore. c) Castagne essiccate sgusciate Dopo aver subito l'essiccazione, che e' ottenuta in modo identico a quanto descritto nel punto precedente, le castagne vengono liberate dell'epicarpo e dell'episperma manualmente o meccanicamente per mezzo di sgusciatrici, purche' venga salvaguardata l'integrita' e la qualita' del frutto. d) Castagne pelate intere: La pelatura delle castagne puo' avvenire con i metodi a vapore o con la tecnica a fuoco, detta anche brulage. Le operazioni di cernita, calibratura, trattamento, sterilizzazione, essiccazione, pelatura, conservazione dei frutti, vanno effettuate nell'ambito del territorio delimitato all'articolo 3. Al fine di consentire un'agricoltura ecosostenibile, orientata verso la tutela della salute dell'uomo e la salvaguardia dell'ambiente, l'irrigazione, la concimazione e la difesa fiotsanitaria devono essere effettuate nel rispetto dei disciplinari di produzione integrata approvati dalla Regione Campania.