(Allegato 1)
                                                           Allegato 1 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Modelli e standard per lo sviluppo dell'Assistenza  Territoriale  nel
                    Servizio Sanitario Nazionale 
 
  SOMMARIO 
  1. PREMESSA 
  2. SVILUPPO DELL'ASSISTENZA TERRITORIALE NEL SSN 
  3.   STRATIFICAZIONE   DELLA   POPOLAZIONE   E   DELLE   CONDIZIONI
DEMOGRAFICHE DEI TERRITORI COME STRUMENTO  DI  ANALISI  DEI  BISOGNI,
FINALIZZATA ALLA PROGRAMMAZIONE E ALLA PRESA IN CARICO 
  4. DISTRETTO: FUNZIONI E STANDARD ORGANIZZATIVI 
  5. CASA DELLA COMUNITA' 
  6. INFERMIERE DI FAMIGLIA O COMUNITA' 
  7. UNITA' DI CONTINUITA' ASSISTENZIALE 
  8. CENTRALE OPERATIVA TERRITORIALE 
  9. CENTRALE OPERATIVA 116117 
  10. ASSISTENZA DOMICILIARE 
  11. OSPEDALE DI COMUNITA' 
  12. RETE DELLE CURE PALLIATIVE 
  13. SERVIZI PER LA SALUTE DEI MINORI, DELLE DONNE, DELLE  COPPIE  E
DELLE FAMIGLIE 
  14. PREVENZIONE IN AMBITO SANITARIO, AMBIENTALE E CLIMATICO 
  15. TELEMEDICINA 
  16. SISTEMI INFORMATIVI E DI QUALITA' 
 
  1. PREMESSA 
  Il presente documento costituisce la Riforma di settore  del  Piano
Nazionale di Ripresa e  Resilienza  (PNRR)  -  M6C1-1  -  Riforma  1:
Definizione  di  un  nuovo  modello  organizzativo  della   rete   di
assistenza sanitaria  territoriale  -  volta  a  definire  modelli  e
standard  relativi  all'assistenza  territoriale,  alla  base   degli
interventi previsti dalla Component  1  della  Missione  6  "Reti  di
prossimita', strutture  e  telemedicina  per  l'assistenza  sanitaria
territoriale" del PNRR. Si richiama a tal proposito anche  l'Appendix
1 contenuto nel documento analitico del PNRR - Missione 6,  Component
1. 
  La cornice del PNRR,  si  e'  inoltre  arricchita  dell'entrata  in
vigore dell'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre  2021,  n.
234  recante  "Bilancio  di  previsione  dello   Stato   per   l'anno
finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il  triennio  2022-2024",
di accompagnamento  al  percorso  di  implementazione  per  gli  anni
2022-2026 e a regime degli standard di cui al presente documento, con
riferimento al personale dipendente e al personale  convenzionato,  e
nel quale e'  stata  autorizzata,  a  valere  sul  finanziamento  del
Servizio sanitario nazionale, la spesa di 90,9 milioni  di  euro  per
l'anno 2022, di 150,1 milioni di  euro  per  l'anno  2023,  di  328,3
milioni di euro per l'anno 2024, di 591,5 milioni di euro per  l'anno
2025 e di 1.015,3 milioni di euro  a  decorrere  dall'anno  2026.  La
citata norma dispone che la predetta autorizzazione di spesa  decorre
dalla data di entrata in vigore del presente Regolamento  e  che  con
successivo decreto del Ministro della  salute,  di  concerto  con  il
Ministro dell'economia e  delle  finanze,  le  predette  somme  siano
ripartite fra le regioni e le province autonome in  base  ai  criteri
definiti dal medesimo decreto anche  tenendo  conto  degli  obiettivi
previsti dal PNRR. (1) 
  La  medesima  legge  n.  234/2021  (2)  ha  previsto  un  complesso
intervento inerente i Livelli essenziali  delle  prestazioni  sociali
(LEPS) e gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) al  fine  di  favorire
l'integrazione tra gli ambiti sanitari, sociosanitari e sociali ferme
restando le rispettive competenze e ferme restando le risorse umane e
strumentali di rispettiva competenza. 
  Il complesso  degli  interventi  previsti  nel  presente  documento
dovra'  avvenire  nell'ambito  delle  risorse  umane  e   finanziarie
disponibili a legislazione vigente  anche  attraverso  interventi  di
riorganizzazione aziendale. 
 
  2. SVILUPPO DELL'ASSISTENZA TERRITORIALE NEL SSN 
  Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), uno dei primi al  Mondo  per
qualita' e sicurezza, istituito con la legge  n.  833  del  1978,  si
basa, su tre principi  fondamentali:  universalita',  uguaglianza  ed
equita'.  Il   perseguimento   di   questi   principi   richiede   un
rafforzamento della sua capacita' di operare come un  sistema  vicino
alla comunita', progettato per le persone e con le persone. 
  In tale ottica e contesto si inserisce la necessita' di  potenziare
i servizi assistenziali territoriali per perseguire la  garanzia  dei
LEA, riducendo le disuguaglianze,  e  contestualmente  costruendo  un
modello  di  erogazione  dei  servizi  condiviso  ed   omogeneo   sul
territorio nazionale. 
  L'Assistenza Primaria rappresenta la prima porta  d'accesso  ad  un
servizio  sanitario.  Essa  rappresenta  infatti   l'approccio   piu'
inclusivo, equo, conveniente ed efficiente per migliorare  la  salute
fisica e mentale degli  individui,  cosi'  come  il  benessere  della
societa'. La Direzione Generale della Commissione Salute Europea  (DG
SANCO), nel 2014, definisce l'Assistenza Primaria come: 
  "l'erogazione di  servizi  universalmente  accessibili,  integrati,
centrati sulla persona in risposta alla maggioranza dei  problemi  di
salute del singolo e della comunita' nel contesto di vita. I  servizi
sono erogati da equipe multiprofessionali, in  collaborazione  con  i
pazienti  e  i  loro  caregiver,  nei  contesti  piu'  prossimi  alla
comunita' e alle singole famiglie, e rivestono un ruolo centrale  nel
garantire il coordinamento  e  la  continuita'  dell'assistenza  alle
persone". 
  Il SSN persegue, pertanto, questa  visione  mediante  le  attivita'
distrettuali, la pianificazione, il rafforzamento e la valorizzazione
dei servizi territoriali, in particolare: 
    - attraverso lo sviluppo di strutture  di  prossimita',  come  le
Case della Comunita', quale punto di riferimento per la  risposta  ai
bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria a rilevanza sanitaria per
la popolazione di riferimento; 
    - attraverso il potenziamento delle cure domiciliari affinche' la
casa possa diventare il luogo privilegiato dell'assistenza; 
    - attraverso l'integrazione tra assistenza sanitaria e sociale  e
lo sviluppo di equipe multiprofessionali che prendano  in  carico  la
persona in modo olistico,  con  particolare  attenzione  alla  salute
mentale  e  alle  condizioni  di  maggiore   fragilita'   ("Planetary
Health"); 
    - con logiche sistematiche di medicina di iniziativa e  di  presa
in  carico,  attraverso  la  stratificazione  della  popolazione  per
intensita' dei bisogni; 
    -   con   modelli   di   servizi   digitalizzati,    utili    per
l'individuazione delle persone da assistere e  per  la  gestione  dei
loro percorsi, sia per l'assistenza a domicilio, sfruttando strumenti
di telemedicina e telemonitoraggio, sia per l'integrazione della rete
professionale che opera sul territorio e in ospedale; 
    - attraverso la valorizzazione  della  co-progettazione  con  gli
utenti; 
    - attraverso la valorizzazione della partecipazione di  tutte  le
risorse  della  comunita'  nelle  diverse  forme  e   attraverso   il
coinvolgimento dei diversi attori locali (Aziende  Sanitarie  Locali,
Comuni e loro Unioni,  professionisti,  pazienti  e  loro  caregiver,
associazioni/organizzazioni del Terzo Settore, ecc.). 
  In questo ambito le  farmacie  convenzionate  con  il  SSN  ubicate
uniformemente sull'intero territorio nazionale, costituiscono presidi
sanitari di prossimita' e rappresentano un elemento  fondamentale  ed
integrante del Servizio sanitario nazionale. 
  In particolare, la rete capillare delle farmacie convenzionate  con
il SSN assicura quotidianamente prestazioni  di  servizi  sanitari  a
presidio della  salute  della  cittadinanza:  in  tale  ambito  vanno
inquadrate la dispensazione del farmaco, per i  pazienti  cronici  la
possibilita' di usufruire di un servizio di accesso personalizzato ai
farmaci, la farmacovigilanza, le attivita'  riservate  alle  farmacie
dalla normativa sulla c.d. "Farmacia dei Servizi" (D. Lgs.  153/2009)
e l'assegnazione delle nuove funzioni tra le  quali  le  vaccinazioni
anti-Covid e antinfluenzali, la somministrazione di test  diagnostici
a tutela della salute pubblica. Quanto  appena  descritto,  circa  le
attivita' svolte dalle farmacie,  si  innesta  integralmente  con  le
esigenze contenute nel PNRR riguardanti l'assistenza di  prossimita',
l'innovazione e la digitalizzazione dell'assistenza sanitaria. 
  Il presente documento definisce modelli organizzativi,  standard  e
le principali tematiche connesse agli interventi previsti nell'ambito
della Missione 6  Component  1  "Reti  di  prossimita',  strutture  e
telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale" del  PNRR,  che
sono  considerate  in  una  ottica  piu'  ampia  ed  integrata  anche
attraverso l'analisi di strumenti e ruoli trasversali propedeutici al
potenziamento dell'assistenza territoriale. 
 
  3.   STRATIFICAZIONE   DELLA   POPOLAZIONE   E   DELLE   CONDIZIONI
DEMOGRAFICHE DEI TERRITORI COME STRUMENTO  DI  ANALISI  DEI  BISOGNI,
FINALIZZATA ALLA PROGRAMMAZIONE E ALLA PRESA IN CARICO 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La Medicina di Popolazione si pone come obiettivo la promozione    |
|della salute della popolazione di riferimento, attraverso          |
|l'utilizzo di modelli di stratificazione ed identificazione dei    |
|bisogni di salute basati sull'utilizzo di dati.                    |
|La Sanita' di Iniziativa e' un modello assistenziale di gestione   |
|delle malattie croniche fondato su un'assistenza proattiva         |
|all'individuo dalle fasi di prevenzione ed educazione alla salute  |
|fino alle fasi precoci e conclamate della condizione morbosa.      |
|La Stratificazione della Popolazione per profili di rischio,       |
|attraverso algoritmi predittivi, permette di differenziare le      |
|strategie di intervento per la popolazione e per la presa in carico|
|degli assistiti sulla base del livello di rischio, di bisogno di   |
|salute e consumo di risorse.                                       |
|Il Progetto di Salute e' uno strumento di programmazione, gestione |
|e verifica; associa la stratificazione della popolazione alla      |
|classificazione del "bisogno di salute" indentificando gli standard|
|essenziali delle risposte cliniche socioassistenziali,             |
|diagnostiche, riabilitative e di prevenzione. Si attiva all'accesso|
|della persona al SSN, tracciando, orientando e supportando la      |
|persona e i professionisti nelle fasi di transizione tra i diversi |
|setting di cura, rende accessibili i diversi Progetti di assistenza|
|individuale integrata (PAI) e Piani Riabilitativi Individuali (PRI)|
|anche attraverso la Centrale Operativa Territoriale (COT) ed i     |
|sistemi di e-health. Organizza le informazioni per il Fascicolo    |
|sanitario elettronico (FSE) e permette la riprogrammazione delle   |
|attivita' su base periodica in seguito alle valutazioni di processo|
|ed esito in relazione al progetto individuale di salute erogato. I |
|PAI ed eventuali PRI cosi' come tutta la documentazione sanitaria  |
|acquisita nell'ambito dell'assistenza territoriale del paziente    |
|contribuiscono alla composizione del Progetto di Salute di ciascun |
|individuo.                                                         |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  La stratificazione della popolazione e  l'analisi  del  bisogno  di
salute 
  La piu' recente normativa nazionale (articolo 7  del  decreto-legge
n. 34/2020),  sulla  base  della  crescente  disponibilita'  di  dati
digitali, pone l'attenzione sulla possibilita' di sviluppare  modelli
predittivi, che consentano la stratificazione della  popolazione,  il
monitoraggio  per  fattori  di  rischio,  la  gestione  integrata  di
patologie croniche e di situazioni complesse. 
  Per essere realmente efficaci i servizi sanitari devono  essere  in
grado di tutelare la salute dell'intera popolazione  e  non  solo  di
coloro che richiedono attivamente  una  prestazione  sanitaria.  Tale
approccio viene definito Medicina di Popolazione ed ha l'obiettivo di
mantenere l'utenza di riferimento  in  condizioni  di  buona  salute,
rispondendo ai  bisogni  del  singolo  paziente  in  termini  sia  di
prevenzione sia di cura. In tale ottica, particolare attenzione  deve
essere posta nei riguardi dei soggetti con patologie  croniche,  oggi
sempre piu' diffuse in termini di incidenza e prevalenza,  e  per  le
quali il Piano Nazionale della Cronicita' ha individuato  le  diverse
fasi principali del percorso assistenziale: 
    - valutazione del profilo  epidemiologico  della  popolazione  di
riferimento (stratificazione del rischio); 
    - valutazione delle priorita' d'intervento; 
    - definizione del profilo d'offerta piu' appropriata  di  servizi
socioassistenziali; 
    - promozione della salute, prevenzione e diagnosi precoce; 
    - presa in carico e gestione del paziente attraverso il piano  di
cura; 
    - erogazione di interventi personalizzati; 
    - valutazione della qualita' delle cure erogate. 
  La  conoscenza  del  profilo  epidemiologico  e  degli   indicatori
correlati con i bisogni e  gli  esiti  di  salute  della  popolazione
assistita  costituiscono  un  aspetto  fondamentale  nell'ambito  del
sistema di governo distrettuale. Lo sviluppo e  l'implementazione  di
sistemi di misurazione e stratificazione della popolazione sulla base
del rischio  andranno,  pertanto,  a  costituire  ed  alimentare  una
piattaforma che contiene  informazioni  sulle  caratteristiche  della
popolazione assistita in un determinato territorio, sulla  prevalenza
di patologie croniche, sulla popolazione  fragile.  Tale  piattaforma
comprendera'  altresi'  gli   indicatori   relativi   alla   qualita'
dell'assistenza sanitaria e all'aderenza alle linee guida per  alcune
patologie  specifiche  e  sara'  di   supporto   nei   programmi   di
sorveglianza  proattiva  nell'ambito  del  piano   di   potenziamento
dell'assistenza territoriale. 
  L'adozione di un modello di  stratificazione  comune  su  tutto  il
territorio  nazionale  permettera'  lo  sviluppo  di  un   linguaggio
uniforme che vuole garantire equita' di  accesso  ed  omogeneita'  di
presa in carico. La stratificazione della popolazione deve,  inoltre,
tendere ad una valutazione olistica dei  bisogni  dell'individuo,  al
fine  di  misurare  il  "livello   di   bisogno   socioassistenziale"
utilizzando informazioni sulla condizione  clinica  e  sociale  e  su
ulteriori bisogni e preferenze individuali. 
  Tale modello di stratificazione, che utilizza informazioni relative
ai bisogni clinici assistenziali  e  sociali  della  persona,  ha  la
finalita'  di  individuare  interventi  appropriati,  sostenibili   e
personalizzati che vengono definiti nel Progetto  di  Salute.  Questo
strumento e' di supporto nella  presa  in  carico  della  persona  in
termini olistici ("Planetary Health") e permette non solo la gestione
dei bisogni socioassistenziali ma anche di effettuare le  valutazioni
di processo e esito relative a ciascun individuo  a  prescindere  dal
livello di rischio. Tale approccio consente una  valutazione  che  si
articola su due livelli: quello della singola persona, con cui  viene
definito il Progetto di Salute e i  relativi  interventi;  quello  di
popolazione, utile ai fini di programmazione e verifica dei risultati
raggiunti dai servizi sanitari e  sociosanitari  nella  comunita'  di
riferimento. Un sistema di governance  territoriale  cosi'  impostato
consente di individuare  priorita'  di  intervento,  con  particolare
riferimento alla continuita' delle cure  a  favore  di  individui  in
condizioni di cronicita'/fragilita' e disabilita' che  comportano  il
rischio di non autosufficienza, anche attraverso  l'integrazione  tra
il sistema sociale e quello sanitario. 
  Il Progetto di Salute e' il  filo  conduttore  che  rappresenta  la
storia della persona e dei suoi  bisogni  clinico-socioassistenziali,
in raccordo con  i  servizi  sociali,  seguendola  prima  ancora  che
sviluppi una patologia, dal momento in cui  viene  identificato  come
portatore di fattori di rischio o a partire dal primo contatto con il
SSN, alimentando in modo coerente e tempestivo il  relativo  FSE.  La
definizione del Progetto di Salute si basa sulla valutazione costante
del bisogno di salute ed implica sistemi organizzativi  e  gestionali
in  grado  di   valutare   costantemente   gli   interventi   clinico
assistenziali e dei servizi di supporto garantendo la  partecipazione
di piu' professionisti per tutta la durata  della  presa  in  carico,
senza  interruzioni  tra  setting  assistenziali  e   fondato   sulla
proattivita' del SSN. 
  Il Progetto  di  Salute  rappresenta,  inoltre,  uno  strumento  di
programmazione,  verifica  e  controllo  della  coerenza  clinica   e
socioassistenziale della presa in carico, grazie alla definizione  di
azioni appropriate rispetto alle condizioni cliniche, sociali  e  dei
bisogni assistenziali che determinano il livello di complessita'  del
singolo caso, in un'ottica di continuita' temporale con rivalutazioni
periodiche. 
  L'individuazione dei bisogni socioassistenziali  che  portano  alla
definizione del Progetto di  Salute  determina  l'identificazione  di
un'equipe   multiprofessionale    minima    (medico    di    medicina
generale/pediatra   di   libera   scelta,   medico   specialista   ed
infermiere),  maggiore  e'  la   complessita'   clinico-assistenziale
maggiori saranno le figure  professionali  coinvolte  e  in  continua
evoluzione in relazione all'evolversi della malattia ed allo stato di
fragilita' espressa. 
  Tabella  1.  Cooperazione  funzionale  delle  figure  presenti  che
costituiscono l'equipe multiprofessionale 
 
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Referente principale, in quanto titolare del|
|                      |rapporto di fiducia con il singolo          |
|                      |assistito, relativamente agli aspetti       |
|                      |diagnostico-terapeutici in tutte le fasi    |
|                      |della vita. Referente clinico per le        |
|                      |attivita' che garantisce presso la Casa     |
|MMG e PLS e Medico di |della Comunita', nell'ambito della          |
|Medicina di Comunita' |programmazione distrettuale e degli         |
|e Medici dei Servizi  |obiettivi aziendali/regionali.              |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Referente della risposta ai bisogni         |
|                      |assistenziali e di autocura, contempla tra  |
|                      |le sue attivita' la prevenzione e la        |
|                      |promozione della salute nella presa in      |
|                      |carico del singolo e della sua rete         |
|                      |relazionale, si relaziona con gli attori del|
|                      |processo ed e' di supporto per l'assistito  |
|Infermiere            |nelle diverse fasi della presa in carico.   |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Assume un ruolo di rilevanza strategica in  |
|                      |relazione alla complessita' diagnostica e   |
|                      |terapeutica che caratterizza le fasi della  |
|                      |malattia. In caso di cronicita' multipla il |
|                      |ruolo potra' essere assunto dallo           |
|                      |specialista che segue la cronicita'         |
|                      |prevalente per gravita'/instabilita' sulle  |
|                      |altre e quindi questa figura potra' variare |
|                      |nel corso del processo. La figura dello     |
|                      |specialista ha un ruolo di spicco in alcune |
|                      |fasi centrali del processo, dove le sue     |
|                      |competenze fanno si che assuma un ruolo di  |
|Specialista           |guida nella decisione clinica.              |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Referente dell'uso sicuro ed efficace dei   |
|                      |farmaci contenuti nel programma terapeutico |
|                      |(interazioni farmacologiche, dosaggio,      |
|                      |formulazione, farmacovigilanza;             |
|Farmacista            |sostenibilita' economica).                  |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Referente delle valutazioni e risposte ai   |
|                      |bisogni psicologici del paziente e della sua|
|Psicologo             |rete di supporto.                           |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Referente della risposta ai bisogni sociali |
|Assistente Sociale    |del paziente e della sua rete relazionale.  |
+----------------------+--------------------------------------------+
|                      |Le altre figure professionali dell'Unita' di|
|                      |Valutazione Multidimensionale (UVM) che     |
|                      |durante il processo parteciperanno alla     |
|                      |presa in carico. I professionisti sanitari  |
|                      |coinvolti possono assumere il ruolo di case |
|                      |manager nelle diverse fasi della presa in   |
|                      |carico, in considerazione della predominanza|
|                      |di specifici bisogni assistenziali          |
|                      |riconducibili alla professione di ostetrica |
|Altre professioni     |e alle professioni sanitarie tecniche, della|
|dell'Equipe           |prevenzione e della riabilitazione.         |
+----------------------+--------------------------------------------+
 
  L'integrazione con  i  servizi  sociali  cosi'  come  definita,  da
ultimo, dall'articolo 1, comma 163, della  legge  31  dicembre  2021,
n.234 rappresenta uno dei  cardini  del  nuovo  sistema  di  funzioni
realizzato dalle case di comunita', ulteriore rispetto  al  Piano  di
zona gia' previsto dall'articolo 19 della legge n. 8  novembre  2000,
n. 328 da definirsi a cura dei comuni, con le risorse disponibili per
gli interventi sociali e sociosanitari, previa intesa con le  aziende
sanitarie. In tali termini, ai fini della relativa  operativita',  si
richiamano l'intesa da sottoscriversi ai sensi dell'articolo 1, comma
163, della legge 30  dicembre  2021,  n.  234  e  l'accordo  previsto
all'articolo 21, comma 1, del Decreto del  Presidente  del  Consiglio
dei Ministri 12 gennaio 2017 anche al fine  di  definire  gli  ambiti
delle competenze del Servizio sanitario nazionale da un  lato  e  dei
comuni dall'altro anche con riferimento agli ATS, mediante  l'impiego
delle  risorse  umane  e   strumentali   di   rispettiva   competenza
disponibili a legislazione vigente. 
  Infine,  l'informatizzazione  dei  processi   clinico-assistenziali
favorisce un approccio  integrato  alla  cura  del  paziente  e  alla
prevenzione  delle  malattie  e  consente  di  misurare  e   valutare
l'assistenza prestata, integrando la valutazione con le  informazioni
strettamente connesse alle misure di prevenzione (es. vaccinazioni  e
screening).  Lo  sviluppo  della   sanita`   digitale   trova   nella
Telemedicina uno dei principali ambiti di applicazione  in  grado  di
abilitare  forme  di  assistenza  anche   attraverso   il   ridisegno
strutturale ed organizzativo della rete del SSN. 
  Tabella 2. Livelli di stratificazione del rischio  sulla  base  dei
bisogni socioassistenziali 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Tabella 3. Il Progetto di Salute semplice e complesso, composizione
e descrizione 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  La Sanita' di Iniziativa per la personalizzazione dell'assistenza 
  La necessita' di differenziare e contestualizzare le  strategie  di
intervento,  e  quindi  i  percorsi  assistenziali,  sulla  base  dei
differenti bisogni, risulta  dirimente  alla  luce  delle  evoluzioni
sociali ed epidemiologiche  del  Paese.  Una  quota  rilevante  della
popolazione italiana (11,7% della popolazione ultra settantacinquenni
(dati ISTAT 2020) e'  costituita  da  persone,  solitamente  anziane,
spesso  affette  da  piu'  patologie  croniche,   le   cui   esigenze
assistenziali sono  determinate  non  solo  da  fattori  legati  alle
condizioni  cliniche,  ma  anche   da   fattori   quali   lo   status
socio-familiare e  ambientale  o  l'accessibilita'  alle  cure.  Tali
soggetti sono a rischio piu' elevato di  utilizzo  inappropriato  dei
servizi sanitari: accessi al Pronto Soccorso o ricovero in  ospedale.
Per tale ragione, la condizione di  fragilita',  che  puo'  precedere
l'insorgenza di uno stato piu' grave e irreversibile, dovrebbe essere
individuata    precocemente,    con    strumenti    di    valutazione
multidimensionali e fortemente predittivi, che  integrino  indicatori
sanitari,  sociali  e  sociosanitari  e  variabili  di  contesto.  E'
altresi' importante svolgere attivita' di  prevenzione  e  promozione
della salute sia nei soggetti sani, sia nei soggetti  con  condizioni
di  rischio,  partendo  dalla   fasi   piu'   precoci   della   vita,
contestualizzando gli interventi nei diversi  setting  e  secondo  un
approccio intersettoriale e orientato all'equita'. 
  La Sanita' di Iniziativa e' un modello assistenziale di prevenzione
e di gestione delle malattie croniche orientato alla promozione della
salute, che non aspetta l'assistito in ospedale o in altra  struttura
sanitaria, ma lo prende in carico in modo proattivo gia'  nelle  fasi
precoci dell'insorgenza o dell'evoluzione della  condizione  morbosa.
Lo scopo  della  Sanita'  di  Iniziativa  e'  la  prevenzione  ed  il
miglioramento della gestione delle malattie  croniche  in  ogni  loro
stadio, dalla  prevenzione  primaria,  alla  diagnosi  precoce,  alla
gestione clinica e assistenziale, alla prevenzione delle complicanze,
attraverso il follow-up proattivo anche supportato dagli strumenti di
telemonitoraggio e telemedicina, alla presa in carico  globale  della
multimorbidita'. Essa prevede un approccio di presa in carico attento
alle differenze di  genere  ovvero  lo  studio  dell'influenza  delle
differenze biologiche, socio economiche e culturali e che tenga conto
di tutti gli altri aspetti psicocomportamentali  che  incidono  sulla
salute e delle fasi della vita dell'individuo durante i  percorsi  di
diagnosi, cura, riabilitazione e che  caratterizzi  tutti  i  setting
assistenziali,  al  pari  degli  ambiti  di  ricerca  clinica  e   di
formazione  di  tutti  i  professionisti  sanitari,  per   facilitare
diagnosi e trattamenti equi, differenziati ed efficaci appropriati. 
  Gli strumenti della Sanita' di Iniziativa sono: la presa in  carico
proattiva precoce per l'individuazione delle  persone  a  rischio  di
malattia, l'educazione ai corretti stili di vita, la  loro  presa  in
carico negli stadi iniziali delle  patologie,  la  programmazione  di
medio-lungo periodo delle attivita' di  assistenza,  le  prenotazioni
delle prestazioni, il sostegno  e  il  controllo  dell'osservanza  da
parte  dei  pazienti  dei   programmi   diagnostici-terapeutici,   il
coinvolgimento delle figure interessate nel  processo  di  assistenza
(es. familiari)  (cd.  caregiver),  lo  snellimento  delle  attivita'
burocratico-autorizzative. 
  La Sanita' di Iniziativa assicura all'individuo interventi adeguati
e differenziati in rapporto al livello di rischio,  investendo  anche
sulla prevenzione e  sulla  promozione  della  salute.  Attraverso  i
modelli della Sanita' di Iniziativa, messi in atto dalle Aggregazioni
Funzionali Territoriali (AFT) dei medici di medicina generale  e  dei
pediatri di libera scelta e dalle Unita' Complesse di  Cure  Primarie
(UCCP), e in collaborazione con Infermieri di famiglia o Comunita', i
pazienti sono contattati periodicamente, al fine  di  migliorare  gli
stili di vita, diagnosticare precocemente le patologie  e  monitorare
la comparsa e l'evoluzione delle malattie  croniche  e  prevenire  le
complicanze e ridurre o gestire il carico assistenziale, prevenire le
disabilita' e perdita dell'indipendenza  per  il  singolo  e  per  il
caregiver. La Sanita'  di  Iniziativa  per  la  parte  relativa  alla
prevenzione deve essere in linea con gli indirizzi  del  Dipartimento
di Prevenzione. 
  Le  metodologie  di  stratificazione  della  popolazione  diventano
strumenti fondamentali per definire le strategie e gli interventi  di
Sanita' di Iniziativa piu' efficaci rispetto a  quei  sottogruppi  di
popolazione che potrebbero maggiormente beneficiarne, per ottimizzare
il trattamento multidisciplinare e personalizzare  l'assistenza,  nel
rispetto del principio di equita' e di  centralita'  del  paziente  e
delle sue scelte, ma anche in ottica di  riduzione  degli  interventi
inappropriati e dei costi associati. 
  Tutti gli strumenti di gestione del Paziente  a  disposizione  (es.
Modelli  di   Stratificazione,   Percorsi   Diagnostici   Terapeutici
Assistenziali, Piano di Assistenza Individuale,  Piano  Riabilitativo
Individuale) dovrebbero essere utilizzati in un'ottica integrata  per
la presa  in  carico  olistica  della  Persona  e  dei  suoi  bisogni
socioassistenziali attraverso la definizione del Progetto  di  Salute
("Planetary Health"). 
 
  4. DISTRETTO: FUNZIONI E STANDARD ORGANIZZATIVI 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|Distretto di circa 100.000 abitanti, con variabilita' secondo      |
|criteri di densita' di popolazione e caratteristiche orografiche   |
|del territorio.                                                    |
|La programmazione deve prevedere i seguenti standard:              |
|- 1 Casa della Comunita' hub ogni 40.000-50.000 abitanti;          |
|- Case della Comunita' spoke e ambulatori di Medici di Medicina    |
|Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS) tenendo conto     |
|delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al |
|fine di favorire la capillarita' dei servizi e maggiore equita' di |
|accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le      |
|aggregazioni dei MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case |
|della Comunita' avendone in esse la sede fisica oppure a queste    |
|collegate funzionalmente;                                          |
|- 1 Infermiere di Famiglia o Comunita' ogni 3.000 abitanti Tale    |
|standard e' da intendersi come numero complessivo di Infermieri di |
|Famiglia o Comunita' impiegati nei diversi setting assistenziali in|
|cui l'assistenza territoriale si articola;                         |
|- 1 Unita' di Continuita' Assistenziale (1 medico e 1 infermiere)  |
|ogni 100.000 abitanti;                                             |
|- 1 Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o        |
|comunque a valenza distrettuale, qualora il Distretto abbia un     |
|bacino di utenza maggiore;                                         |
|- 1 Ospedale di Comunita' dotato di 20 posti letto ogni 100.000    |
|abitanti.                                                          |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  Il   Distretto   e'    un'articolazione    organizzativo-funzionale
dell'Azienda sanitaria locale (ASL)  sul  territorio.  Come  previsto
dalla normativa vigente, l'articolazione in distretti  della  ASL  e'
disciplinata dalla legge regionale, garantendo una popolazione minima
di almeno  sessantamila  abitanti,  salvo  che  la  regione/provincia
autonoma, in considerazione delle caratteristiche geomorfologiche del
territorio  o  della  bassa  densita'  della  popolazione  residente,
disponga diversamente (3) . 
  Il Distretto costituisce il luogo privilegiato  di  gestione  e  di
coordinamento funzionale ed  organizzativo  della  rete  dei  servizi
sociosanitari a valenza sanitaria e sanitari territoriali. E' inoltre
deputato, anche attraverso la Casa  di  Comunita',  al  perseguimento
dell'integrazione tra le diverse  strutture  sanitarie,  in  modo  da
assicurare una  risposta  coordinata  e  continua  ai  bisogni  della
popolazione, l'uniformita' dei livelli di assistenza e la  pluralita'
dell'offerta. 
  All'interno del distretto  possono  essere  presenti  i  Consultori
familiari  e  le  attivita'  rivolte  ai   minori,   ove   esistenti,
funzionalmente collegati con la Casa della Comunita' hub. 
  Il  Distretto  garantisce  inoltre   una   risposta   assistenziale
integrata sotto il profilo delle risorse,  degli  strumenti  e  delle
competenze professionali per determinare una efficace presa in carico
della popolazione di riferimento. Al fine di svolgere  tali  funzioni
la conoscenza dei bisogni di salute della popolazione di  riferimento
risulta centrale e rientra pertanto tra le attivita' del Distretto. 
  Al Distretto,  pertanto,  possono  essere  ricondotte  le  seguenti
funzioni: 
    - committenza, ossia la capacita' di  programmare  i  servizi  da
erogare a  seguito  della  valutazione  dei  bisogni  dell'utenza  di
riferimento  anche  in  relazione  alle   risorse   disponibili.   Il
Distretto, infatti, su mandato della Direzione  Generale  della  ASL,
provvede  alla  programmazione  dei  servizi   da   garantire,   alla
pianificazione  delle  innovazioni  organizzativo/produttive  locali,
alle decisioni in materia di logistica, accesso, offerta di  servizi,
assicurando la fruizione delle prestazioni all'utenza; 
    -  produzione,  ossia  la  funzione  di  erogazione  dei  servizi
sanitari territoriali, caratterizzata da erogazione in forma  diretta
o indiretta dei servizi sanitari e sociosanitari di cui  all'articolo
3 quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502; 
    - garanzia, ossia il compito di assicurare l'accesso ai  servizi,
l'equita'  all'utenza  attraverso  il  monitoraggio  continuo   della
qualita' dei servizi medesimi, la verifica delle criticita' emergenti
nella relazione tra i servizi e tra questi e l'utenza finale. 
  In  particolare,  l'organizzazione  del   Distretto,   cosi'   come
disciplinato dalla normativa vigente, deve garantire: 
    -   l'assistenza   primaria,   ivi   compresa   la    continuita'
assistenziale, attraverso il necessario coordinamento  e  l'approccio
multidisciplinare, in  ambulatorio  e  a  domicilio,  tra  medici  di
medicina generale, pediatri di  libera  scelta,  servizi  di  guardia
medica notturna e festiva, infermieri di famiglia  o  comunita'  e  i
presidi specialistici ambulatoriali; 
    - il coordinamento dei medici di medicina generale e dei pediatri
di libera scelta con  le  strutture  operative  a  gestione  diretta,
organizzate in base al modello dipartimentale, nonche' con i  servizi
specialistici   ambulatoriali   e   le   strutture   ospedaliere   ed
extraospedaliere accreditate; 
    - l'erogazione delle prestazioni sanitarie a  rilevanza  sociale,
connotate  da  specifica  ed  elevata  integrazione,  nonche'   delle
prestazioni sociali di rilevanza sanitaria in raccordo con i  servizi
sociali territoriali se delegate dai comuni. 
  A seconda dei modelli organizzativi regionali,  il  Distretto  puo'
quindi  avere  responsabilita'  gerarchiche  dirette   sulle   unita'
operative territoriali che lo  compongono.  In  queste  tipologie  di
assetti organizzativi il Distretto opera  sia  come  committente  che
come gestore. 
  Al Distretto sono attribuite  risorse  definite  in  rapporto  agli
obiettivi di salute della  popolazione  di  riferimento.  Nell'ambito
delle  risorse  assegnate,  il  Distretto  e'  dotato  di   autonomia
tecnico-gestionale   ed   economico-finanziaria,   con   contabilita'
separata all'interno del bilancio della ASL. 
  Con  l'obiettivo  di  consentire  una   programmazione   condivisa,
unitaria  e  coerente  in  relazione  ai  bisogni  sociosanitari  del
territorio, il Distretto, inoltre, assicura i servizi  di  assistenza
primaria relativi alle attivita' sanitarie e  sociosanitarie  di  cui
all'articolo 3-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.
502, nonche' il coordinamento delle proprie attivita' con quella  dei
dipartimenti e dei servizi aziendali, inclusi i presidi  ospedalieri,
inserendole organicamente nel Programma delle attivita' territoriali.
Quest'ultimo, tra l'altro, determina le  risorse  per  l'integrazione
socio- sanitaria di cui all'articolo 3 septies del  predetto  decreto
legislativo e le  quote,  rispettivamente,  a  carico  delle  aziende
sanitarie e dei comuni e  al  fine  di  valorizzare  e  integrare  le
risorse delle comunita' di riferimento su cui insiste  il  Distretto,
e' proposto, sulla base delle risorse  assegnate,  dal  Comitato  dei
sindaci dei Comuni appartenenti all'Ambito Territoriale Sociale e dal
direttore di distretto ed e' approvato dal direttore  generale  della
ASL (4) . 
  Le Regioni e le Province autonome,  in  coerenza  in  coerenza  con
l'articolo 1, comma 161,  della  legge  30  dicembre  2021,  n.  234,
assicurano, mediante atti di programmazione, omogeneita' del  modello
organizzativo degli ATS. 
  In un sistema centrato  sull'approccio  alla  persona  ed  ai  suoi
bisogni  e'  necessario  garantire  la  massima  integrazione   delle
competenze psicologiche. La Funzione aziendale ove gia' istituita  ai
sensi dell'art. 20  bis  della  legge  18/12/2020,  n.  176  serve  a
coordinare il complesso delle attivita' trasversali  degli  Psicologi
previste dai LEA  e  dalla  normativa  vigente  ai  diversi  livelli,
valorizzando la loro funzione sanitaria.  In  tal  caso  l'assistenza
psicologica all'interno del distretto e' assicurata  e  governata  in
ciascuna Azienda Sanitaria Locale dall'Area Funzionale di  Psicologia
nell'ambito della legislazione vigente. 
 
  Il Direttore di Distretto 
  Il Direttore del Distretto e'  il  responsabile  dell'attivita'  di
programmazione del Distretto, in termini di risposta  integrata  alle
specifiche esigenze di salute della popolazione  di  riferimento,  di
disponibilita' delle risorse,  degli  strumenti  e  delle  competenze
professionali. E' inoltre garante  del  rispetto  del  raggiungimento
degli obiettivi che gli sono stati assegnati dalla Direzione generale
aziendale in materia di efficacia ed efficienza dei servizi  erogati;
espressione dell'orientamento alla persona, attraverso  una  continua
attenzione agli aspetti dell'informazione, della  tutela  e  garanzia
dell'equita' e della trasparenza  dell'offerta,  del  rispetto  della
dignita' della persona. Il Direttore del  Distretto  e'  responsabile
della  gestione  dei  percorsi  assistenziali  integrati  di  propria
competenza in stretto raccordo  con  i  servizi,  professionisti  del
territorio e dell'ospedale. 
  Il Distretto e il suo Direttore acquisiscono, quindi,  la  funzione
di garanzia attraverso la valutazione dei  bisogni  di  salute  della
popolazione,  la  valutazione  delle  priorita'  d'azione   e   della
sostenibilita' delle scelte, l'orientamento dei livelli di produzione
di attivita' sanitaria come richiesta alle  strutture  ospedaliere  e
territoriali, la verifica dei risultati. 
 
  5. CASA DELLA COMUNITA' 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La Casa della Comunita' (CdC) e' il luogo fisico e di facile       |
|individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di|
|assistenza sanitaria, socio-sanitaria a valenza sanitaria e il     |
|modello organizzativo dell'assistenza di prossimita' per la        |
|popolazione di riferimento.                                        |
|Nella Casa della Comunita' lavorano in modalita' integrata e       |
|multidisciplinare tutti i professionisti per la progettazione ed   |
|erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale ai     |
|sensi dell'articolo 1, comma 163, della legge 31 dicembre 2021, n. |
|234, subordinatamente alla sottoscrizione della relativa Intesa ivi|
|prevista e alla sottoscrizione dell'accordo previsto all'articolo  |
|21, comma 1, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri |
|12 gennaio 2017, anche al fine di definire gli ambiti delle        |
|competenze del Servizio sanitario nazionale da un lato e dei comuni|
|dall'altro, mediante l'impiego delle risorse umane e strumentali di|
|rispettiva competenza disponibili a legislazione vigente           |
|Standard:                                                          |
|- 1 Casa della Comunita' hub ogni 40.000-50.000 abitanti;          |
|- Case della Comunita' spoke e ambulatori di Medici di Medicina    |
|Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS) tenendo conto     |
|delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al |
|fine di favorire la capillarita' dei servizi e maggiore equita' di |
|accesso, in particolare nelle aree interne e rurali, nel pieno     |
|rispetto del principio di prossimita'. Tutte le aggregazioni dei   |
|MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case della Comunita'  |
|avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate          |
|funzionalmente; alle Case della Comunita' accederanno anche gli    |
|specialisti ambulatoriali.                                         |
|Standard di personale per 1 Casa di Comunita' hub:                 |
|- 7-11 Infermieri, 1 assistente sociale, 5-8 unita' di Personale di|
|Supporto (Sociosanitario, Amministrativo).                         |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  La CdC, cosi' definita, rappresenta il  modello  organizzativo  che
rende concreta l'assistenza di  prossimita'  per  la  popolazione  di
riferimento. E', infatti, il luogo fisico, di prossimita' e di facile
individuazione al quale l'assistito puo' accedere per  poter  entrare
in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. 
  La CdC e' una struttura facilmente  riconoscibile  e  raggiungibile
dalla popolazione di  riferimento,  per  l'accesso,  l'accoglienza  e
l'orientamento dell'assistito. La CdC e' una  fondamentale  struttura
pubblica del SSN. 
  Essa rappresenta il luogo in cui il SSN si coordina  e  si  integra
con  il  sistema  dei  servizi   sociali   proponendo   un   raccordo
intrasettoriale dei servizi in termini di percorsi e soluzioni basati
sull'integrazione  delle  diverse  dimensioni  di  intervento  e  dei
diversi  ambiti  di  competenza,  con  un  approccio  orizzontale   e
trasversale ai bisogni tenendo conto anche della dimensione personale
dell'assistito. Costituisce un progetto  di  innovazione  in  cui  la
comunita' degli assistiti non e' solo destinataria di servizi  ma  e'
parte  attiva  nella   valorizzazione   delle   competenze   presenti
all'interno della comunita' stessa:  disegnando  nuove  soluzioni  di
servizio, contribuendo a costruire e organizzare le  opportunita'  di
cui ha bisogno al fine  di  migliorare  qualita'  della  vita  e  del
territorio, rimettendo al centro dei propri valori le relazioni e  la
condivisione. 
  La  CdC   promuove   un   modello   di   intervento   integrato   e
multidisciplinare,  in  qualita'  di   sede   privilegiata   per   la
progettazione e l'erogazione  di  interventi  sanitari.  L'attivita',
infatti, deve essere organizzata in modo tale da permettere un'azione
d'equipe tra Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera  Scelta,
Specialisti  Ambulatoriali  Interni  -   anche   nelle   loro   forme
organizzative  -  Infermieri   di   Famiglia   o   Comunita',   altri
professionisti  della  salute  disponibili  a  legislazione   vigente
nell'ambito delle aziende  sanitarie,  quali  ad  esempio  Psicologi,
Ostetrici,  Professionisti   dell'area   della   Prevenzione,   della
Riabilitazione e Tecnica, e  Assistenti  Sociali  anche  al  fine  di
consentire il coordinamento con i servizi sociali degli enti  locali.
L'attivita' amministrativa e' assicurata, anche attraverso interventi
di riorganizzazione aziendale, da personale dedicato gia' disponibile
a legislazione vigente nell'ambito delle aziende  sanitarie,  che  si
occupa anche delle attivita' di servizio di relazioni al  pubblico  e
di assistenza all'utenza. 
  I medici,  gli  infermieri  e  gli  altri  professionisti  sanitari
operano anche  all'interno  delle  CdC.  In  tal  modo  provvedono  a
garantire l'assistenza primaria attraverso un approccio di sanita' di
iniziativa e la presa in carico della comunita' di riferimento, con i
servizi  h  12  e  integrandosi  con  il  servizio   di   continuita'
assistenziale h 24. 
  L'obiettivo dello sviluppo delle CdC e' quello di garantire in modo
coordinato: 
    -  l'accesso  unitario  e  integrato  all'assistenza   sanitaria,
sociosanitaria a rilevanza sanitaria e in un  luogo  di  prossimita',
ben identificabile e facilmente raggiungibile  dalla  popolazione  di
riferimento; 
    - la risposta e  la  garanzia  di  accesso  unitario  ai  servizi
sanitari, attraverso le funzioni  di  assistenza  al  pubblico  e  di
supporto amministrativo-organizzativo ai pazienti  svolte  dal  Punto
Unico di Accesso (PUA); 
    - la prevenzione e la promozione della  salute  anche  attraverso
interventi realizzati dall'equipe sanitaria con il coordinamento  del
Dipartimento di Prevenzione e Sanita' Pubblica aziendale; 
    - la promozione e tutela della salute dei minori e  della  donna,
in campo sessuale e riproduttivo e dell'eta' evolutiva, in rapporto a
tutti gli eventi naturali fisiologici tipici  delle  fasi  del  ciclo
vitale; 
    - la presa in carico della cronicita'  e  fragilita'  secondo  il
modello della sanita' di iniziativa; 
    - la valutazione del bisogno della  persona  e  l'accompagnamento
alla risposta piu' appropriata; 
    - la risposta alla domanda  di  salute  della  popolazione  e  la
garanzia  della  continuita'  dell'assistenza  anche  attraverso   il
coordinamento  con  i  servizi  sanitari   territoriali   (es.   DSM,
consultori, ecc.); 
    -  l'attivazione  di  percorsi  di  cura  multidisciplinari,  che
prevedono  l'integrazione  tra  servizi   sanitari,   ospedalieri   e
territoriali, e tra servizi sanitari e sociali; 
    - la partecipazione della comunita' locale, delle associazioni di
cittadini, dei pazienti, dei caregiver. 
  I principi che orientano lo sviluppo delle CdC  sono  l'equita'  di
accesso e di presa  in  carico,  secondo  il  modello  della  sanita'
d'iniziativa, e il principio della qualita' dell'assistenza declinata
nelle  sue   varie   dimensioni   (es.   appropriatezza,   sicurezza,
coordinamento/continuita', efficienza, tempestivita'). 
  Per rispondere alle  differenti  esigenze  territoriali,  garantire
equita' di accesso,  capillarita'  e  prossimita'  del  servizio,  si
prevede la  costituzione  di  una  rete  di  assistenza  territoriale
formata secondo il modello hub e spoke. 
  Sia nell'accezione hub sia in  quella  spoke,  la  CdC  costituisce
l'accesso unitario fisico per la comunita' di riferimento ai  servizi
di assistenza primaria. Entrambe, quindi,  propongono  un'offerta  di
servizi costituita da MMG, PLS,  specialisti  ambulatoriali  interni,
infermieri  di  famiglia  o   comunita',   infermieri   che   operano
nell'assistenza domiciliare, presenza di tecnologie  diagnostiche  di
base. 
  La CdC hub garantisce  la  presenza  dei  seguenti  professionisti,
nell'ambito  di  quelli  disponibili  a  legislazione  vigente  anche
attraverso interventi di riorganizzazione aziendale,  e  l'erogazione
dei seguenti servizi, anche mediante modalita' di telemedicina e tele
assistenza e relative competenze professionali: 
    - Equipe multiprofessionali (MMG, PLS, Continuita' Assistenziale,
Specialisti Ambulatoriali Interni (SAI) e  dipendenti,  Infermieri  e
altre figure sanitarie e socio sanitarie); 
    -  Presenza  medica  h24  -  7  giorni  su  7  anche   attraverso
l'integrazione della Continuita' Assistenziale; 
    - Presenza infermieristica h12 - 7 giorni su 7; 
    - Punto Unico di Accesso (PUA) sanitario; 
    - Punto prelievi; 
    -  Servizi  diagnostici   finalizzati   al   monitoraggio   della
cronicita'  con  strumentazione  diagnostica   di   base   (ecografo,
elettrocardiografo,  retinografo,  oct,   spirometro,   ecc.)   anche
attraverso strumenti di telemedicina (es. telerefertazione, ecc.); 
    - Servizi ambulatoriali specialistici per le patologie ad elevata
prevalenza (cardiologia, pneumologia, diabetologia, ecc.); 
    - Servizi di prevenzione collettiva  e  promozione  della  salute
pubblica, inclusa l'attivita' dell'Infermiere di Famiglia o Comunita'
(IFoC), ambulatori infermieristici per la  gestione  integrata  della
cronicita' e per la risposta ai bisogni occasionali; 
    - Interventi di prevenzione e promozione della salute  a  livello
di comunita', anche attraverso i Consultori Familiari  e  l'attivita'
rivolta ai minori - ove esistenti - che si articolano  con  il  mondo
educativo e scolastico per gli specifici interventi sulla popolazione
0-18 anni (facoltativo); 
    - Attivita' di Profilassi Vaccinale  in  particolare  per  alcune
fasce di eta' o condizioni di  rischio  e  di  fragilita'.  Tutte  le
attivita' di profilassi vaccinale e di  sorveglianza  delle  malattie
infettive sono in  linea  con  le  indicazioni  del  Dipartimento  di
Prevenzione. 
    - Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale; 
    - Servizio di assistenza domiciliare di base; 
    -  Partecipazione  della   Comunita'   e   valorizzazione   della
co-produzione,   attraverso   le   associazioni   di   cittadini    e
volontariato; 
    - Integrazione con i servizi sociali 
  La  CdC  spoke  garantisce,  nell'ambito   delle   professionalita'
disponibili a legislazione vigente  anche  attraverso  interventi  di
riorganizzazione aziendale, l'erogazione dei seguenti servizi,  anche
mediante modalita' di telemedicina: 
    - Equipe multiprofessionali (MMG, PLS, Specialisti  Ambulatoriali
Interni (SAI) e dipendenti, Infermieri e  altre  figure  sanitarie  e
sociosanitarie); 
    - Presenza medica e infermieristica almeno h12 - 6  giorni  su  7
(lunedi-sabato); 
    - Punto Unico di Accesso (PUA) sanitario; 
    -  Alcuni  servizi  ambulatoriali  per   patologie   ad   elevata
prevalenza (cardiologo, pneumologo, diabetologo, ecc.); 
    -  Servizi  infermieristici  sia  in   termini   di   prevenzione
collettiva e promozione della salute  pubblica,  inclusa  l'attivita'
dell'Infermiere di Famiglia o Comunita' (IFoC), sia di continuita' di
assistenza sanitaria,  per  la  gestione  integrata  delle  patologie
croniche; 
    - Programmi di screening 
    - Collegamento con la Casa della Comunita' hub di riferimento; 
    - Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale; 
    - Partecipazione della Comunita' e valorizzazione  co-produzione,
attraverso le associazioni di cittadini, volontariato. 
    - 
  Tabella 4: Servizi previsti da standard nelle Case della Comunita' 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Tutte le  strutture  fisiche  territoriali  gia'  esistenti  devono
utilmente rientrare nella progettazione  della  nuova  geografia  dei
servizi e strutture territoriali e quindi delle  CdC  e  dei  servizi
correlati in rete. Il piano di sviluppo dei servizi  territoriali  di
ogni  singolo  contesto  regionale  deve  quindi   tendere   ad   una
progettazione dei servizi in rete, con una  precisa  selezione  delle
infrastrutture fisiche  esistenti  da  valorizzare,  riorientare  con
altre vocazioni e servizi o dismettere. 
  Le CdC hub al fine  di  assicurare  i  servizi  descritti  dovranno
essere dotate di 7-11 Infermieri di Famiglia o Comunita'  organizzati
indicativamente  secondo  il  modello   di   seguito   descritto:   1
Coordinatore   Infermieristico,   2-3   IFoC   per    le    attivita'
ambulatoriali, 1-2 IFoC per l'attivita' di triage  e  di  valutazione
dei bisogni di salute e 4-6 IFoC  per  l'assistenza  domiciliare,  le
attivita' di prevenzione e teleassistenza. 
  Nelle CdC hub e spoke, inoltre, e'  garantita  l'assistenza  medica
H12 - 6 giorni su 7 attraverso la presenza dei MMG afferenti alle AFT
del Distretto di  riferimento.  Tale  attivita'  ambulatoriale  sara'
aggiuntiva rispetto alle attivita' svolte dal MMG nei  confronti  dei
propri assistiti e dovra' essere svolta presso la CdC hub e spoke. 
 
  Il  coordinamento  della  Casa  della  Comunita'  con   i   servizi
territoriali 
  Le CdC rappresentano  un  nodo  centrale  della  rete  dei  servizi
territoriali sotto la direzione del Distretto. La loro centralita' e'
data, sul lato del governo della domanda, dalle funzioni  di  sanita'
di iniziativa, di presa in carico, di accesso unitario, di filtro  di
accesso e indirizzo dei pazienti; sul lato  dell'offerta  dal  lavoro
multiprofessionale, dall'integrazione tra unita' di offerta afferenti
a materie e discipline  diverse,  dal  coordinamento  tra  sociale  e
sanitario; sul lato della governance dal coinvolgimento attivo  della
comunita' e dei pazienti. 
  La CdC, proprio per il suo ruolo centrale nella rete  dei  servizi,
adotta meccanismi di coordinamento  strutturali  a  rete  in  quattro
direzioni: 
    -  Rete  intra-CdC:  costituita   dalla   messa   in   rete   dei
professionisti che svolgono  la  loro  attivita'  anche  nelle  forme
associative che hanno sede fisica all'interno della CdC e quelle  che
vi sono funzionalmente collegate; 
    - Rete inter-CdC: costituita dalla messa in rete tra  CdC  hub  e
CdC spoke  al  fine  di  contemperare  le  esigenze  di  capillarita'
erogativa e di prossimita' con la necessita' di raggiungere una massa
critica per alcuni servizi  a  maggiore  intensita'  specialistica  e
tecnologica, sia per poter rispondere in modo flessibile  ai  diversi
contesti geografici caratterizzati da differente densita' abitativa e
livelli di presenza attiva degli MMG  nelle  strutture  ambulatoriali
delle CdC; 
    - Rete territoriale: la CdC  e'  messa  in  rete  con  gli  altri
settori assistenziali  territoriali,  quali  assistenza  domiciliare,
specialistica ambulatoriale territoriale e  ospedaliera  ospedali  di
comunita', RSA, hospice e rete delle cure palliative, RSA, Consultori
familiari e attivita' rivolte ai minori ove gia'  esistenti,  servizi
per la salute mentale, dipendenze e  disabilita'  e  altre  forme  di
strutture intermedie e servizi; 
    - Rete territoriale integrata: la CdC e' in rete con  l'attivita'
ospedaliera, anche grazie all'ausilio di piattaforme informatiche, in
particolare quella  specialistica  ambulatoriale  o  di  day  service
svolta  in  questo  contesto.  Questo  puo'  avvenire  nella   doppia
direzione di invio di pazienti selezionati dalla  CdC,  per  fasi  di
processi  assistenziali  e  stadi   di   patologia   che   richiedono
prestazioni ospedaliere e/o ambulatoriali specialistiche. Tale  forma
di integrazione e coordinamento ha una maggiore  valenza  soprattutto
in merito alla gestione comune dei malati cronici piu' complessi e ad
alto grado di instabilita', che sono soggetti a  frequenti  ricoveri.
In tal modo sono generati meccanismi di condivisione delle conoscenze
tra i professionisti della CdC e quelli ospedalieri, a  favore  anche
di  una  maggiore  articolazione   delle   competenze   professionali
all'interno della CdC. 
  Lo strumento attraverso cui avviene il coordinamento a  rete  nelle
quattro direzioni e' la Centrale  Operativa  Territoriale  (COT)  che
opera come vettore di  coordinamento  e  raccordo  tra  i  nodi  e  i
professionisti delle diverse reti. 
  In sintesi, la CdC, quale luogo di  progettualita'  con  e  per  la
comunita' di riferimento, svolge quattro funzioni principali: 
    - e' il luogo dove la comunita', in tutte le  sue  espressioni  e
con l'ausilio dei professionisti, interpreta il quadro  dei  bisogni,
definendo il proprio progetto di salute, le priorita' di azione  e  i
correlati servizi; 
    - e' il luogo dove professioni integrate tra loro  dialogano  con
la comunita' e gli utenti per riprogettare i servizi in funzione  dei
bisogni della comunita', attraverso il  lavoro  interprofessionale  e
multidisciplinare; 
    - e' il luogo dove  le  risorse  pubbliche  vengono  aggregate  e
ricomposte in funzione dei  bisogni  della  comunita'  attraverso  lo
strumento del budget di comunita'; 
    - e' il luogo dove la comunita' ricompone il quadro  dei  bisogni
locali sommando le informazioni dei sistemi informativi istituzionali
con le informazioni provenienti dalle reti sociali. 
 
  6. INFERMIERE DI FAMIGLIA O COMUNITA' 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|L'Infermiere di Famiglia o Comunita' e' la figura professionale di |
|riferimento che assicura l'assistenza infermieristica ai diversi   |
|livelli di complessita' in collaborazione con tutti i              |
|professionisti presenti nella comunita' in cui opera, perseguendo  |
|l'integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e|
|dei professionisti e ponendo al centro la persona. L'Infermiere di |
|Famiglia o Comunita' interagisce con tutti gli attori e le risorse |
|presenti nella comunita' formali e informali. L'Infermiere di      |
|Famiglia o Comunita' non e' solo l'erogatore di cure assistenziali,|
|ma diventa la figura che garantisce la risposta assistenziale      |
|all'insorgenza di nuovi bisogni sanitari espressi e potenziali che |
|insistono in modo latente nella comunita'. E' un professionista con|
|un forte orientamento alla gestione proattiva della salute. E'     |
|coinvolto in attivita' di promozione, prevenzione e gestione       |
|partecipativa dei processi di salute individuali, familiari e di   |
|comunita' all'interno del sistema dell'assistenza sanitaria        |
|territoriale nei diversi setting assistenziali in cui essa si      |
|articola.                                                          |
|Standard:                                                          |
|- 1 Infermiere di Famiglia o Comunita' ogni 3.000 abitanti. Tale   |
|standard e' da intendersi come numero complessivo di Infermieri di |
|Famiglia o Comunita' impiegati nei diversi setting assistenziali in|
|cui l'assistenza territoriale si articola.                         |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  L'introduzione dell'Infermiere di Famiglia o  di  Comunita'  (IFoC)
(5) (D.L. n. 34/2020, art. 1 c. 5) ha l'obiettivo  di  rafforzare  il
sistema assistenziale sul territorio, finalizzato  a  promuovere  una
maggiore omogeneita' ed accessibilita'  dell'assistenza  sanitaria  e
sociosanitaria a rilevanza sanitaria, favorendo l'integrazione  delle
diverse figure professionali, compresa  l'assistenza  infermieristica
di comunita'. L'IFoC e' un professionista responsabile  dei  processi
infermieristici in ambito familiare e comunitario che, attraverso una
presenza continuativa e proattiva  nell'area/ambito  o  comunita'  di
riferimento, assicura l'assistenza infermieristica in  collaborazione
con  tutti  i  professionisti  presenti  nella  comunita'   (MMG/PLS,
assistente   sociale,   professioni   sanitarie    tecniche,    della
riabilitazione e della prevenzione, ecc.) perseguendo  l'integrazione
interdisciplinare  sanitaria  dei  servizi  e  dei  professionisti  e
ponendo al centro la persona. L'IFoC interagisce con tutte le risorse
presenti nella comunita' formali e informali e concorre a  realizzare
la rete del welfare di comunita'/generativo. E' un professionista che
ha un forte orientamento  alla  gestione  proattiva  della  salute  e
ricopre  le  diverse  funzioni,  erogando  prestazioni  assistenziali
sanitarie, a seconda del setting in cui opera. L'IFoC si  attiva  per
facilitare e monitorare percorsi di presa in carico e di  continuita'
dell'assistenza  in  forte   integrazione   con   le   altre   figure
professionali del territorio. In sintesi, l'Infermiere di Famiglia  o
Comunita': 
    - collabora all'intercettazione del  bisogno  di  salute,  agendo
sulla promozione, prevenzione e gestione della  salute  in  tutte  le
fasce d'eta'; 
    -  contribuisce  alla  programmazione   delle   attivita'   anche
attraverso  gli  strumenti  propri  della  gestione  degli  assistiti
finalizzati a mantenere la popolazione in condizioni di buona  salute
rispondendo ai  bisogni  del  singolo  paziente  sia  in  termini  di
prevenzione sia di cura delle condizioni croniche; 
    - favorisce l'accessibilita' e l'orientamento ai servizi al  fine
di garantire un'effettiva presa in carico della persona assistita; 
    -  promuove  il  coinvolgimento  attivo   e   consapevole   della
comunita', organizzando processi e momenti di educazione sanitaria di
gruppo in presenza o in remoto, in collaborazione con tutti i livelli
e gli attori sanitari in linea con le indicazioni del Dipartimento di
prevenzione  e   di   sanita'   pubblica;   promuove   attivita'   di
informazione/comunicazione sia ai  singoli  sia  alla  comunita',  in
collaborazione con le idonee  competenze  relazionali  di  linguaggi,
format e modalita' di interazione in base alla popolazione a  cui  si
rivolge; 
    - svolge attivita' di counseling infermieristico  e  contribuisce
ad attivita' di supporto motivazionale per la promozione di  corretti
comportamenti,  al  fine  di  favorire   la   partecipazione   e   la
responsabilizzazione individuale e collettiva; 
    - valorizza e promuove il coinvolgimento attivo della  persona  e
del suo caregiver; 
    - lavora in forte  integrazione  con  le  reti  sociosanitarie  a
valenza sanitaria e con le  risorse  della  comunita'  (associazioni,
volontariato, ecc.), e collabora in team con i MMG, i PLS e gli altri
professionisti sanitari; 
    - utilizza sistematicamente strumenti digitali e di  telemedicina
e teleassistenza. 
 
  7. UNITA' DI CONTINUITA' ASSISTENZIALE 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|L'Unita' di Continuita' Assistenziale nel limite previsto ai sensi |
|dell'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021 n. 234 e' |
|un'equipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della  |
|presa in carico di individui, o di comunita', che versano in       |
|condizioni clinico-assistenziali di particolare complessita' e che |
|comportano una comprovata difficolta' operativa.                   |
|Standard:                                                          |
|- 1 Medico e 1 Infermiere ogni 100.000 abitanti.                   |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  L'Unita'  di  Continuita'  Assistenziale  (UCA)  e'  un'equipe  che
afferisce al Distretto ed e' composta da 1 medico ed 1 infermiere che
operano sul territorio di riferimento anche attraverso l'utilizzo  di
strumenti di telemedicina (es.  televisita  e  teleassistenza)  e  in
collaborazione con MMG e PLS delle AFT/UCCP. Al fine di  svolgere  la
propria attivita'  l'UCA  puo'  usufruire  del  supporto  a  distanza
(teleconsulto) di specialisti del territorio ed ospedalieri. 
  L'equipe UCA puo' essere integrata con altre  figure  professionali
sanitarie,   nell'ambito   delle   professionalita'   disponibili   a
legislazione vigente anche attraverso interventi di  riorganizzazione
aziendale. 
  L'UCA  non  sostituisce  ma  supporta  per  un  tempo  definito   i
professionisti responsabili della presa  in  carico  del  paziente  e
della comunita'. Essa puo' essere attivata in presenza di  condizioni
clinico-assistenziali di particolare  complessita'  e  di  comprovata
difficolta' operativa di presa in carico: 
    - Dimissione difficile del paziente non  altrimenti  ricoverabile
in Ospedale di Comunita' o dimissibile  al  domicilio  in  Assistenza
Domiciliare; 
    - Supporto all'Assistenza Domiciliare in  particolari  situazioni
di     instabilita'     clinica      o      emergenti      necessita'
diagnostiche/terapeutiche; 
    - Presa in carico e follow-up dei  pazienti  domiciliari  durante
focolai  epidemici,  garantendo  una  risposta  rapida  e  flessibile
effettuando accertamenti diagnostici specifici e relativi  interventi
terapeutici; 
    - Programmi di prevenzione territoriale, in modo  coordinato  con
il Dipartimento di prevenzione e sanita' pubblica, quali ad  esempio,
ondate di calore, vaccinazioni domiciliari e presso  le  RSA/Case  di
Riposo  per  pazienti  "fragili"  (COVID,   influenza,   pneumococco,
meningococco, epatiti virali, herpes zoster ecc.); 
    - Programmi di prevenzione ed interventi mirati nelle scuole,  in
modo  coordinato  con  il  Dipartimento  di  prevenzione  e   sanita'
pubblica, nelle comunita' difficili da raggiungere, ecc. 
  L'UCA deve essere dotata di un sistema integrato  comprendente  una
moderna  infrastruttura  di  telemedicina  collegata  alle   COT   ed
accessibile via internet al fine di garantire anche  in  teleconsulto
l'interoperabilita' della rete di consulenti collegati;  deve  essere
dotata inoltre di strumentazione avanzata di primo livello e  di  una
gamma completa di dispositivi medici portatili (anche diagnostici) in
grado di acquisire informazioni e parametri necessari al monitoraggio
delle condizioni cliniche del paziente. 
  La sede operativa dell'UCA e' la  Casa  della  Comunita'  hub  alla
quale afferisce anche dal punto di vista organizzativo. 
 
  8. CENTRALE OPERATIVA TERRITORIALE 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La Centrale Operativa Territoriale (COT) e' un modello             |
|organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa |
|in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti    |
|coinvolti nei diversi setting assistenziali: attivita'             |
|territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con|
|la rete dell'emergenza-urgenza.                                    |
|Standard:                                                          |
|- 1 Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o        |
|comunque a valenza distrettuale, qualora il Distretto abbia un     |
|bacino di utenza maggiore.                                         |
|- Standard di personale di 1 COT per 100.000 abitanti: 1           |
|Coordinatore Infermieristico, 3-5 Infermieri, 1-2 unita' di        |
|Personale di Supporto (Si rinvia alla relazione tecnica            |
|all'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021, n. 234).  |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  L'obiettivo  della  COT  e'  quello  di   assicurare   continuita',
accessibilita'   ed   integrazione   dell'assistenza   sanitaria    e
sociosanitaria. 
  La COT assolve  al  suo  ruolo  di  raccordo  tra  i  vari  servizi
attraverso  funzioni  distinte  e   specifiche,   seppur   tra   loro
interdipendenti: 
    - coordinamento della presa in carico della persona tra i servizi
e  i  professionisti   sanitari   coinvolti   nei   diversi   setting
assistenziali     (transizione     tra     i     diversi     setting:
ammissione/dimissione       nelle       strutture        ospedaliere,
ammissione/dimissione   trattamento   temporaneo    e/o    definitivo
residenziale, ammissione/dimissione presso le strutture  di  ricovero
intermedie o dimissione domiciliare); 
    -  coordinamento/ottimizzazione   degli   interventi,   attivando
soggetti e risorse della rete assistenziale; 
    - tracciamento e monitoraggio delle transizioni da  un  luogo  di
cura all'altro o da un livello clinico assistenziale all'altro; 
    - supporto informativo e logistico, ai professionisti della  rete
assistenziale (MMG, PLS, MCA, IFeC ecc.),  riguardo  le  attivita'  e
servizi distrettuali; 
    - raccolta, gestione e monitoraggio dei  dati  di  salute,  anche
attraverso strumenti  di  telemedicina,  dei  percorsi  integrati  di
cronicita' (PIC), anche attraverso  strumenti  di  telemedicina,  dei
pazienti in  assistenza  domiciliare  e  gestione  della  piattaforma
tecnologica di  supporto  per  la  presa  in  carico  della  persona,
(telemedicina,  teleassistenza,   strumenti   di   e-health,   ecc.),
utilizzata operativamente dalle CdC e dagli altri  servizi  afferenti
al Distretto, al fine di raccogliere, decodificare e classificare  il
bisogno. 
  Tutti gli attori del sistema, personale distrettuale e ospedaliero,
possono richiedere l'intervento della COT, ovvero: MMG, PLS e  medici
di  continuita'  assistenziale,  medici   specialisti   ambulatoriali
interni,  e  altri  professionisti  sanitari  presenti  nei   servizi
aziendali  e  distrettuali  nonche'  personale  delle  strutture   di
ricovero intermedie, residenziali e semiresidenziali. 
  La COT deve essere operativa 7 giorni su 7 e deve essere dotata  di
infrastrutture  tecnologiche  ed  informatiche   quali   ad   esempio
piattaforma comune integrata con i principali applicativi di gestione
aziendale, software con accesso al  Fascicolo  Sanitario  Elettronico
(FSE) e ai principali database aziendali, software  di  registrazione
delle chiamate. Al fine di garantire un accesso  alla  totalita'  dei
servizi disponibili sul  territorio,  nonche'  affrontare  situazioni
complesse o di emergenza, e'  fondamentale  che  la  COT,  a  livello
regionale,  usufruisca  di  un  sistema   informativo   condiviso   e
interconnesso con la Centrale Operativa Regionale 116117. 
  La COT e' un servizio a valenza distrettuale. 
  La dotazione di personale infermieristico  per  ogni  COT  dovrebbe
essere di  3-5  infermieri  per  un  Distretto  standard  di  100.000
abitanti. La  responsabilita'  del  funzionamento  della  COT,  della
gestione  e  del  coordinamento  del  personale  e'  affidata  ad  un
coordinatore aziendale infermieristico. 
 
  9. CENTRALE OPERATIVA 116117 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La Centrale Operativa 116117 sede del Numero Europeo Armonizzato   |
|(NEA) per le cure mediche non urgenti offre un servizio telefonico |
|gratuito alla popolazione attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 per  |
|tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensita' |
|assistenziale.                                                     |
|Standard:                                                          |
|- 1 Centrale Operativa NEA 116117 ogni 1-2 milioni di abitanti o   |
|comunque a valenza regionale (se con popolazione inferiore allo    |
|standard), incrementabile sulla base della numerosita' della       |
|popolazione. La Centrale Operativa 116117 raccoglie le chiamate di |
|uno o piu' distretti telefonici in funzione delle dimensioni dei   |
|distretti stessi e delle modalita' organizzative delle Regioni/PA. |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  Il Numero Europeo Armonizzato a valenza  sociale  116117  e'  stato
individuato dalla Decisione della Commissione Europea numero 116  del
15 febbraio 2007, che ha riservato l'arco  di  numerazione  nazionale
con inizio «116» ai numeri destinati a servizi armonizzati a  valenza
sociale, e dalla Decisione n.  884  del  30  novembre  2009,  che  ha
riservato tale numero per il servizio  di  Continuita'  Assistenziale
per  le  cure  non  urgenti.  A  livello  nazionale   con   l'Accordo
Stato-Regioni  del  7/02/2013   e   successivamente   con   l'Accordo
Stato-Regioni del 24 novembre 2016 sono state individuate  le  "Linee
di indirizzo sui criteri e le modalita'  di  attivazione  del  Numero
Europeo armonizzato a valenza sociale 116117". 
  Il numero 116117 si raccordera' con eventuali  strumenti  nazionali
e/o territoriali finalizzati alla presa  in  carico  di  persone  con
fragilita'. 
  Il numero 116117 (NEA), unico a livello nazionale ed europeo, ha la
funzione di facilitare l'accesso della popolazione alle cure  mediche
non  urgenti  e  ad  altri  servizi  sanitari  territoriali  a  bassa
intensita'/priorita' di cura, raccordandosi anche con il servizio  di
continuita' assistenziale e di emergenza  urgenza,  con  le  Centrali
Operative Territoriali e  con  altri  servizi  previsti  da  ciascuna
Regione o Provincia Autonoma. 
  La Centrale Operativa NEA 116117 offre un servizio diretto, per  un
bacino di utenza non inferiore a 1-2 milioni di abitanti, anche se la
dimensione regionale deve  essere  considerata  come  quella  minima,
fatti salvi accordi di  prossimita'  e  la  istituzione  di  centrali
interregionali. 
  Il servizio e' aperto, gratuito e attivo h24 7/7 giorni, e permette
alla popolazione di entrare in contatto con un operatore, sanitario o
tecnico-amministrativo  opportunamente  formato,  che  possa  fornire
assistenza, direttamente o attraverso il trasferimento di chiamata al
servizio competente, a valenza sociosanitaria. 
  La NEA 116117 eroga servizi: 
    - che garantiscono una risposta operativa  con  trasferimento  di
chiamata (servizio erogabile obbligatorio) per: 
      o prestazioni e/o consigli medici  non  urgenti  nelle  ore  di
apertura del servizio di Continuita' Assistenziale, 
      o individuazione e trasferimento delle  richieste  di  soccorso
sanitario urgente al 118/112. 
    - che garantiscono la  risposta  di  tipo  informativo  (servizio
erogabile obbligatorio).  Puo'  essere  prevista  anche  la  risposta
operativa con trasferimento di chiamata (servizio consigliato) per: 
      o modalita' di accesso a MMG/PLS anche in caso  di  difficolta'
di reperimento, 
      o consigli sanitari non urgenti prima dell'orario  di  apertura
del servizio di Continuita' Assistenziale e dopo l'orario di chiusura
con eventuale inoltro della chiamata al 118, 
      o modalita' di accesso alla Guardia medica turistica. 
  Altri servizi possono  essere  erogati  dalle  Regioni  e  Province
Autonome, secondo quanto indicato nell'Accordo Stato-Regioni  del  24
novembre  2016  (integrazione   sociosanitaria,   sanita'   pubblica,
trasporto sanitario, ecc.). 
 
  10. ASSISTENZA DOMICILIARE 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|Le Cure domiciliari e' un servizio a valenza distrettuale          |
|finalizzato all'erogazione al domicilio di interventi              |
|caratterizzati da un livello di intensita' e complessita'          |
|assistenziale variabile nell'ambito di specifici percorsi di cura e|
|di un piano personalizzato di assistenza.                          |
|Standard:                                                          |
|- 10% della popolazione over 65 da prendere in carico              |
|progressivamente.                                                  |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  La casa come primo luogo  di  cura  viene  individuata  all'interno
della programmazione sanitaria nazionale quale  setting  privilegiato
dell'assistenza territoriale. Le cure domiciliari,  nelle  sue  forme
previste  nell'ambito  dei  Livelli  essenziali  di  assistenza,   si
configurano come  un  servizio  in  grado  di  gestire  al  domicilio
interventi  a  diverso   livello   di   intensita'   e   complessita'
dell'assistenza nell'ambito di specifici percorsi di  cura  e  di  un
piano personalizzato. Vanno tenute distinte le  forme  di  Assistenza
Domiciliare  Integrata  (ADI)  dalle  Cure   Palliative   Domiciliari
definite come un  livello  essenziale  specifico  e  denominate  come
Unita' di Cure Palliative Domiciliari, nell'ambito delle reti  locali
di cure palliative per l'adulto e  per  il  bambino.  Tuttavia,  tale
distinzione  puo'  non  essere  presente  a   livello   organizzativo
aziendale nella composizione  dell'equipe  purche'  i  professionisti
siano specificatamente formati in cure palliative come previsto dalla
normativa vigente. Le Cure Domiciliari si articolano  in  un  livello
Base e in Cure Domiciliari Integrate (ADI di I  livello,  ADI  di  II
livello, ADI di III livello)  e  consistono  in  trattamenti  medici,
infermieristici,  riabilitativi,  diagnostici,  ecc.,   prestati   da
personale sanitario  e  sociosanitario  qualificato  per  la  cura  e
l'assistenza alle persone non  autosufficienti  e  in  condizioni  di
fragilita',  con  patologie  in  atto  o  esiti  delle  stesse,   per
stabilizzare il quadro clinico,  limitare  il  declino  funzionale  e
migliorare la qualita' della vita quotidiana. 
  Le  risposte  assistenziali,   differenziate   per   intensita'   e
complessita',  sono   programmate   a   seguito   della   Valutazione
Multidimensionale e della conseguente formulazione di un Progetto  di
assistenza  individuale  integrato  (PAI)   che   comprende,   quando
necessario, anche il Piano di Riabilitazione Individuale (PRI).  Tale
valutazione multidimensionale e'  effettuata  dall'unita'  valutativa
che  garantisce  anche  la  rivalutazione  periodica  della   persona
assistita e definisce criteri di  dimissione  o  passaggio  ad  altri
setting  assistenziali.  Periodicamente  deve  essere  effettuata  la
rivalutazione del PAI e dell'eventuale PRI. Viene inoltre  assicurato
il coinvolgimento degli specialisti in relazione a  quanto  stabilito
nel PAI con il coinvolgimento di  tutte  le  componenti  dell'offerta
sanitaria, del paziente e del caregiver. Il responsabile clinico  del
paziente e' il Medico di Medicina Generale o il  Pediatra  di  Libera
Scelta. 
  Le Regioni e le Province Autonome garantiscono l'accesso ai servizi
sanitari,  la  presa  in  carico  della   persona,   la   valutazione
multidimensionale  dei  bisogni  e  la   definizione   dei   percorsi
assistenziali integrati sotto il profilo clinico, funzionale, nonche'
procedure   e    strumenti    di    valutazione    multidimensionale,
scientificamente  validati,  garantendo   uniformita'   sul   proprio
territorio. Al fine di individuare standard  assistenziali  comuni  e
monitorare lo sviluppo  quali-quantitativo  delle  Cure  Domiciliari,
nonche' caratterizzare e  misurare  attraverso  specifici  indici  le
condizioni di fragilita' dell'assistito, e'  necessario  definire  un
criterio omogeneo a livello nazionale. 
  La classificazione nei diversi livelli di intensita'  assistenziale
e'  codificata  e   misurata   nel   flusso   informativo   nazionale
sull'assistenza   domiciliare   (Sistema    Informativo    Assistenza
Domiciliare  -  SIAD)  attraverso  il  Coefficiente   di   Intensita'
Assistenziale  (CIA),  un  indicatore  che  misura  il  rapporto  tra
giornate effettive di assistenza  (GEA)  e  giornate  di  cura  (GDC)
relative al periodo di presa in carico. La complessita' assistenziale
e' misurata attraverso l'insieme  delle  prestazioni  erogate  e  dei
professionisti coinvolti nel  PAI.  L'intensita'  e  la  complessita'
assistenziale consentono di  misurare  e  caratterizzare  i  percorsi
assistenziali erogati. 
  I  soggetti  che  erogano  Cure  Domiciliari  devono  possedere   i
requisiti  strutturali,  tecnologici,  organizzativi   previsti   per
l'autorizzazione e per l'accreditamento sulla  base  della  normativa
vigente. Tali soggetti devono disporre di una sede  organizzativa  ed
operativa per garantire l'accessibilita' alle cure, il  coordinamento
dell'equipe  assistenziale,  l'integrazione  tra   professionisti   e
servizi assicurando  la  necessaria  continuita'  dell'assistenza  in
particolare in sede di dimissione ospedaliera protetta e al  fine  di
evitare ricoveri inappropriati. Tale integrazione deve  avvenire  per
il  tramite  del  Distretto  che,  attraverso  i   suoi   servizi   e
professionisti, governa le transizioni degli assistiti tra i  diversi
setting  assistenziali.  Il  servizio   di   Assistenza   Domiciliare
costituisce una delle articolazioni distrettuali con cui la  Centrale
Operativa  Territoriale  si   interfaccia   e   raccorda   attraverso
piattaforme digitali che facilitino l'inserimento dei  dati  relativi
alle persone prese in carico nel Fascicolo Sanitario Elettronico. 
  La dotazione di personale da  definire  nell'ambito  delle  risorse
disponibili a legislazione vigente, sia in termini  numerici  che  di
figure  professionali  coinvolte,  deve  essere  proporzionata   alla
tipologia di attivita' erogata, in particolare:  medici,  infermieri,
operatori  delle   professioni   sanitarie,   della   riabilitazione,
operatori sociosanitari, e altri professionisti sanitari necessari  a
rispondere ai bisogni assistenziali individuati nel PAI/PRI. 
  Il  servizio  di  cure  domiciliari   garantisce   la   continuita'
assistenziale 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 nelle  modalita'  indicate
dalla normativa nazionale e regionale vigente ivi compresi i  servizi
di telemedicina nelle modalita' e forme previste. 
  Tali interventi si integrano con quelli  previsti  dall'articolo  1
comma 162, lettera a), della  legge  20  dicembre  2021,  n.  234  di
competenza di ATS. In tali termini ai fini dell'operativita' di  tale
previsione,  si  rimanda  a  quanto  sara'  definito  dall'intesa  da
sottoscriversi ai sensi dell'articolo 1, comma 163,  della  legge  30
dicembre 2021, n. 234 e a quanto sara' definito dall'accordo previsto
all'articolo 21, comma 1, del Decreto del  Presidente  del  Consiglio
dei Ministri 12 gennaio  2017,  nell'ambito  delle  risorse  umane  e
strumentali di rispettiva competenza del SSN e dei comuni disponibili
a legislazione vigente. 
  Gli Indicatori di Monitoraggio dell'Assistenza Domiciliare 
  - % di pazienti over 65  in  assistenza  domiciliare  (considerando
tutti gli assistiti di eta' pari o superiore  a  65  anni  "presi  in
carico" per tutte le classi di CIA) 
 
  11. OSPEDALE DI COMUNITA' 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|L'Ospedale di Comunita' (OdC) e' una struttura sanitaria di        |
|ricovero che afferisce alla rete di offerta dell'Assistenza        |
|Territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il|
|ricovero ospedaliero, con la finalita' di evitare ricoveri         |
|ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi   |
|piu' idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di           |
|stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell'autonomia e |
|piu' prossimi al domicilio.                                        |
|Standard:                                                          |
|- 1 Ospedale di Comunita' dotato di 20 posti letto ogni 100.000    |
|abitanti;                                                          |
|- 0,2 posti letto per 1000 abitanti da attuarsi in modo progressivo|
|secondo la programmazione regionale.                               |
|Standard di personale per 1 Ospedale di Comunita' dotato di 20     |
|posti letto:                                                       |
|7-9 infermieri (di cui 1 Coordinatore infermieristico), 4-6        |
|Operatori Sociosanitari, 1-2 unita' di altro personale sanitario   |
|con funzioni riabilitative e un Medico per 4,5 ore al giorno 6     |
|giorni su 7.                                                       |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  L'OdC  come  previsto  dalla  normativa  vigente   e   dagli   atti
concertativi di riferimento (DM  n.  70/2015,  Patto  per  la  Salute
2014-2016, Piano nazionale della cronicita', Intesa Stato-Regioni del
20/02/2020), svolge una funzione intermedia tra  il  domicilio  e  il
ricovero  ospedaliero,  con  la   finalita'   di   evitare   ricoveri
ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette in luoghi piu'
idonei al prevalere di fabbisogni assistenziali,  di  stabilizzazione
clinica, di recupero funzionale e  dell'autonomia  piu'  prossimi  al
domicilio. 
  L'OdC e' una struttura sanitaria territoriale, rivolta  a  pazienti
che,  a  seguito  di  un  episodio  di  acuzie  minore   o   per   la
riacutizzazione di  patologie  croniche,  necessitano  di  interventi
sanitari  a  bassa  intensita'  clinica  potenzialmente  erogabili  a
domicilio, ma che necessitano  di  assistenza/sorveglianza  sanitaria
infermieristica  continuativa,  anche  notturna,  non   erogabile   a
domicilio  o  in  mancanza  di   idoneita'   del   domicilio   stesso
(strutturale e/o familiare). Tali necessita'  possono  concretizzarsi
sia in occasione di dimissione  da  struttura  ospedaliera,  sia  per
pazienti che si trovano al loro domicilio,  in  questo  secondo  caso
possono rientrare  anche  ricoveri  brevi.  L'OdC  e'  una  struttura
sanitaria in  possesso  dei  requisiti  strutturali,  tecnologici  ed
organizzativi che garantiscano la qualita' delle cure e la  sicurezza
dei pazienti, nonche' la misurazione  dei  processi  e  degli  esiti.
L'OdC, cosi' come chiarito dall'Intesa Stato-Regioni del  20/02/2020,
non e' ricompreso nelle strutture residenziali  (articoli  29-35  del
DPCM 12/01/2017 recante  "Definizione  e  aggiornamento  dei  livelli
essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502"). 
  L'OdC puo' avere una sede propria, essere  collocato  in  una  Casa
della  Comunita',  in  strutture  sanitarie  polifunzionali,   presso
strutture residenziali sociosanitarie oppure essere  situato  in  una
struttura ospedaliera, ma  e'  riconducibile  ai  servizi  ricompresi
nell'assistenza territoriale distrettuale. 
  L'Ospedale di Comunita' deve essere realizzato nel  rispetto  delle
norme vigenti a livello nazionale e regionale in materia di  edilizia
sanitaria. L'OdC deve essere dotato di servizi generali,  nonche'  di
eventuali opportuni spazi organizzati e articolati in  modo  tale  da
garantire lo svolgimento  delle  seguenti  funzioni:  locali  ad  uso
amministrativo, cucina e locali  accessori,  lavanderia  e  stireria,
servizio  mortuario.  Tali  servizi  possono  essere  in  comune  e/o
condivisi con altre strutture e/o unita' di offerta. 
  L'OdC ha un numero di  posti  letto  di  norma  tra  15  e  20.  E'
possibile prevedere l'estensione fino  a  due  moduli  e  non  oltre,
ciascuno di norma con un numero di 15-20 posti letto,  per  garantire
la coerenza rispetto alle finalita', ai destinatari e alle  modalita'
di gestione. 
  Possono accedere all'OdC pazienti con patologia  acuta  minore  che
non necessitano di ricovero in  ospedale  o  con  patologie  croniche
riacutizzate che devono completare  il  processo  di  stabilizzazione
clinica, con una  valutazione  prognostica  di  risoluzione  a  breve
termine (entro 30 giorni),  provenienti  dal  domicilio  o  da  altre
strutture residenziali, dal Pronto  soccorso  o  dimessi  da  presidi
ospedalieri per acuti. Tra gli obiettivi primari  del  ricovero  deve
essere  posto  anche  il  coinvolgimento  attivo   e   l'aumento   di
consapevolezza, nonche' la capacita' di auto-cura dei pazienti e  del
familiare/caregiver, attraverso la formazione e l'addestramento  alla
migliore  gestione  possibile  delle  nuove  condizioni  cliniche   e
terapeutiche e al riconoscimento  precoce  di  eventuali  sintomi  di
instabilita'. 
  In sintesi, le categorie principali di pazienti eleggibili sono  le
seguenti: 
    a) pazienti fragili e/o cronici, provenienti dal  domicilio,  per
la presenza di riacutizzazione di  condizione  clinica  preesistente,
insorgenza di un quadro imprevisto, in cui il  ricovero  in  ospedale
risulti inappropriato; 
    b)  pazienti,   prevalentemente   affetti   da   multimorbidita',
provenienti da struttura  ospedaliera,  per  acuti  o  riabilitativa,
clinicamente dimissibili per  conclusione  del  percorso  diagnostico
terapeutico ospedaliero, ma  con  condizioni  richiedenti  assistenza
infermieristica continuativa; 
    c) pazienti che necessitano di assistenza nella  somministrazione
di farmaci o nella gestione di presidi e dispositivi, che necessitano
di interventi  di  affiancamento,  educazione  ed  addestramento  del
paziente e del caregiver prima del ritorno al domicilio; 
    d)      pazienti      che      necessitano      di       supporto
riabilitativo-rieducativo, il quale puo' sostanziarsi in: valutazioni
finalizzate a proporre strategie utili al mantenimento delle funzioni
e delle capacita' residue (es.  proposte  di  fornitura  di  ausili);
supporto  ed  educazione  terapeutica  al  paziente  con  disabilita'
motoria, cognitiva e funzionale; interventi fisioterapici nell'ambito
di Percorsi/PDTA/Protocolli gia' attivati nel reparto di  provenienza
e finalizzati al rientro a domicilio. 
  I  pazienti  ospitati  necessitano  di  assistenza  infermieristica
continuativa  e  assistenza  medica  programmata   o   su   specifica
necessita'. 
  Gli OdC possono prevedere ambienti protetti, con posti  dedicati  a
pazienti con  demenza  o  con  disturbi  comportamentali,  in  quanto
affetti  da  patologie  croniche  riacutizzate  a  domicilio   o   in
dimissione   ospedaliera.   Queste   strutture   potrebbero   ridurre
l'istituzionalizzazione e l'ospedalizzazione in ambienti  ospedalieri
non idonei (cfr. Piano nazionale demenze approvato con accordo del 30
ottobre 2014 dalla Conferenza Unificata - Rep. Atti n.135/CSR). 
  In prossimita' di Ospedali Pediatrici  e'  possibile  prevedere  la
realizzazione  di  OdC  dedicati  a  pazienti  pediatrici,   con   la
responsabilita' clinica del pediatra e la presenza  di  personale  di
assistenza specificamente formato e competente  per  tale  target  di
pazienti. 
  L'accesso presso l'OdC avviene su proposta di: 
    - medico di medicina generale; 
    - medico di continuita' assistenziale; 
    - medico specialista ambulatoriale interno ed ospedaliero; 
    - medico del pronto soccorso; 
    - pediatra di libera scelta. 
  Il ricovero presso l'OdC deve avere una durata non superiore  a  30
giorni. Solo in casi eccezionali e comunque motivati  dalla  presenza
di situazioni cliniche non  risolte  la  degenza  potra'  prolungarsi
ulteriormente. 
  Per  quanto  non  esplicitato  nel  presente  paragrafo  si  rinvia
all'Intesa Stato-Regioni del 20 febbraio 2020. 
  Responsabilita' e personale 
  La gestione e l'attivita' nell'OdC  sono  basate  su  un  approccio
multidisciplinare, multiprofessionale ed interprofessionale,  in  cui
sono  assicurate  collaborazione  ed   integrazione   delle   diverse
competenze. La responsabilita' igienico sanitaria e clinica  dell'OdC
e' in capo al medico e puo' essere attribuita ad un medico dipendente
o convenzionato con il SSN, pertanto puo' essere attribuita  anche  a
MMG/PLS, SAI. La responsabilita'  organizzativa  e'  affidata  ad  un
responsabile infermieristico (cfr. DM  n.  70/2015),  secondo  quanto
previsto dall'Accordo Stato-Regioni del 20 febbraio 2020. 
  L'assistenza infermieristica e' garantita nelle 24 ore 7 giorni  su
7 con il supporto degli Operatori Sociosanitari, in coerenza con  gli
obiettivi del Progetto di assistenza individuale integrato (PAI) e in
stretta  sinergia  con  il   responsabile   clinico   e   gli   altri
professionisti sanitari e sociali coinvolti. 
  All'interno dell'equipe di cura e'  presente  l'Infermiere  che  si
occupa, in  particolare,  delle  transizioni  di  cura  dei  pazienti
assicurandone la presa in carico e la continuita' assistenziale: tale
infermiere si interfaccia con le Centrali Operative Territoriali e in
modo da facilitare l'organizzazione  dell'assistenza,  e  gli  ausili
eventualmente necessari,  una  volta  che  il  paziente  tornera'  al
domicilio. 
  L'assistenza medica e' assicurata dai medici incaricati, nel  turno
diurno (8-20) deve essere garantita per 4,5 ore al giorno 6 giorni su
7 mentre nel turno notturno (20-8) e diurno festivo e  prefestivo  in
forma di pronta disponibilita', anche organizzata per piu'  strutture
dello stesso territorio, con tempi di intervento  conformi  a  quanto
previsto dalle norme vigenti in  materia.  L'assistenza  notturna  e'
garantita  anche  da  Medici  della  Continuita'  Assistenziale,   in
rapporto a specifici accordi locali, oppure da medici operanti  nella
struttura. 
  L'organizzazione  dell'OdC  deve  garantire  l'interfaccia  con  le
diverse  componenti  che  partecipano  e  realizzano  la  continuita'
dell'assistenza nell'ambito del PDTA  e  del  PAI  per  ogni  singolo
paziente, compresi i professionisti che prescrivono  e  forniscono  i
necessari ausili ed eventualmente con i servizi sociali dei comuni. 
  I  responsabili  delle  attivita'  cliniche   ed   infermieristiche
provvedono  alla  raccolta  delle  informazioni   sanitarie   per   i
rispettivi ambiti di competenza, utilizzando una cartella  clinico  -
assistenziale integrata, inserita in un processo di informatizzazione
integrato con il FSE. 
  In  caso  di  emergenza,  dovranno  essere  attivate  le  procedure
previste, a  livello  regionale,  tramite  il  Sistema  di  Emergenza
Urgenza  territoriale.  Nel  caso  in  cui  la  sede   dell'OdC   sia
all'interno di un presidio ospedaliero potranno  essere  attivate  le
procedure d'urgenza del presidio ospedaliero. 
  All'interno degli OdC dovranno, inoltre,  essere  garantite  alcune
attivita' di monitoraggio dei pazienti, in  loco  o  in  collegamento
funzionale, anche attraverso servizi di telemedicina. 
  Al fine di realizzare anche attivita' di riabilitazione motoria  in
ogni OdC deve essere garantito l'accesso a idonei locali  attrezzati,
destinati alle principali attivita' motorie e riabilitative. 
  L'ospedale di comunita' come nodo della rete territoriale 
  L'OdC,  pur  avendo  un'autonomia  funzionale,   opera   in   forte
integrazione con gli altri servizi sanitari quali: la rete delle cure
intermedie, i servizi di assistenza specialistica  ambulatoriale,  le
cure domiciliari e i servizi di emergenza urgenza territoriali. A tal
fine devono essere predisposte specifiche procedure operative volte a
garantire la  continuita'  assistenziale  e  la  tempestivita'  degli
interventi necessari, valorizzando la  funzione  di  coordinamento  e
raccordo garantito dalle COT. 
  Devono essere  definiti  appositi  collegamenti  funzionali  con  i
servizi di supporto diagnostico specialistico. 
  Flussi informativi 
  Nell'ambito del Nuovo  Sistema  Informativo  Sanitario  (NSIS)  del
Ministero della Salute sara'  implementato,  con  le  risorse  umane,
strumentali e  finanziarie  disponibili  a  legislazione  vigente  il
flusso informativo che consentira' di rilevare le prestazioni erogate
dagli OdC. 
  L'OdC dovra' dotarsi del sistema informativo per  la  raccolta,  il
periodico aggiornamento  e  la  gestione  dei  contenuti  informativi
integrati  necessari  al  monitoraggio  dell'attivita'   clinica   ed
assistenziale erogata, assicurando  la  tempestiva  trasmissione  dei
dati a livello regionale per l'alimentazione del  debito  informativo
nazionale. 
  Gli Indicatori di Monitoraggio degli Ospedali di Comunita' 
      - Tasso di ricovero della popolazione >75 anni 
      - Tasso di ricovero in Ospedale per acuti durante la degenza in
OdC 
      - Tasso di riospedalizzazione a 30 giorni 
      - Degenza media in OdC 
      - Degenza oltre le 6 settimane (o N° di outlier) 
      - N. pazienti provenienti dal domicilio 
      - N. pazienti provenienti da ospedali 
 
  12. RETE DELLE CURE PALLIATIVE 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La rete delle cure palliative e' costituita da servizi e strutture |
|in grado di garantire la presa in carico globale dell'assistito e  |
|del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l'attivita' di|
|consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le |
|cure palliative sono rivolte a malati di qualunque eta' e non sono |
|prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti   |
|affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia |
|cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse     |
|traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del|
|declino funzionale.                                                |
|Standard:                                                          |
|- 1 Unita' di Cure Palliative Domiciliari (UCP - DOM) ogni 100.000 |
|abitanti;                                                          |
|- Hospice: 8/10 posti letto ogni 100.000 abitanti                  |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  La legge n. 38/2010 e i successivi  provvedimenti  attuativi  hanno
definito il modello di sviluppo delle  reti  di  cure  palliative  in
termini  di  accreditamento  delle  strutture  e   delle   reti,   di
attuazione,  gestione  e  coordinamento  dei  percorsi  assistenziali
integrati e riconoscimento delle competenze  professionali.  Le  cure
palliative sono state caratterizzate con un approccio orientato  alla
presa in carico e al percorso di cura,  distinguendo  gli  interventi
per livelli di complessita' ed intensita' assistenziale e, in  ambito
domiciliare,  differenziandole  dall'ADI  attraverso   specifiche   e
specialistiche Unita' di offerta. Nell'ambito della cornice normativa
ed in considerazione delle transizioni demografiche,  epidemiologiche
e sociali appare sempre piu'  necessario  implementare  e  rafforzare
l'approccio alle cure palliative in una prospettiva di integrazione e
complementarieta' alle terapie attive sia in ambito  ospedaliero  che
territoriale. 
  La  Rete  Locale  di  Cure  Palliative  (RLCP)  e'  un'aggregazione
funzionale integrata  delle  attivita'  di  CP  erogate  nei  diversi
setting (ospedale, ambulatorio, domicilio, hospice) assistenziali  in
un territorio, alla quale corrispondono le seguenti funzioni: 
    - coordina e integra le CP nei diversi livelli di assistenza,  in
collaborazione con la Centrale Operativa Territoriale, i Punti  Unici
di Accesso, l'ADI e l'Assistenza Primaria; 
    - definisce un sistema di erogazione di CP, per l'attuazione  dei
percorsi  di  presa  in  carico  e  di  continuita'  delle   cure   e
dell'assistenza  favorendo  l'integrazione  dei  servizi  sanitari  e
sociali; 
    - adotta sistemi di valutazione, miglioramento della  qualita'  e
controllo dei percorsi di cura erogati; 
    - raccoglie e trasmette i dati al sistema informativo; 
    - attiva percorsi formativi aziendali specifici; 
    - partecipa a iniziative di Ricerca. 
  La governance della RLCP, ai  sensi  della  normativa  vigente,  e'
demandata  a  livello  aziendale,  attraverso  l'istituzione  di   un
organismo di coordinamento, composto da:  un  coordinatore  di  rete,
referenti  delle  singole  strutture  e  una   rappresentanza   delle
associazioni di volontariato di settore. 
  La rete nell'ambito delle risorse umane disponibili a  legislazione
vigente anche attraverso  interventi  di  riorganizzazione  aziendale
agisce,  pertanto,  sul   territorio   di   riferimento   assicurando
l'erogazione dell'assistenza: 
  - nell'ambito di strutture di degenza ospedaliera attraverso equipe
di cure palliative della  rete  che  erogano  consulenza,  facilitano
l'attivazione dei  percorsi  di  cure  palliative  per  garantire  la
continuita'  ospedale-territorio,  supportano  l'equipe   dell'unita'
operativa  ospedaliera  nelle  strategie  per  la   rimodulazione   e
ridefinizione degli obiettivi terapeutici; 
  - nell'ambito  ambulatoriale  dove  sono  erogate  cure  palliative
precoci e simultanee da equipe dedicate e specificatamente formate in
cure palliative che operano all'interno della RLCP; 
  -  a  domicilio  del  paziente,  attraverso  il  servizio  di  Cure
Palliative  Domiciliari  (CPD),  con  la  previsione   di   un'equipe
assistenziale multiprofessionale dedicata o specificatamente  formata
(Unita' di Cure Palliative - UCP), in integrazione con il  medico  di
medicina generale per assicurare la continuita'  assistenziale  h  24
per 7 giorni su 7. Tale  equipe  puo'  essere,  dal  punto  di  vista
organizzativo, integrata  con  l'equipe  dell'assistenza  domiciliare
integrata; 
  - nelle strutture residenziali e negli  Hospice,  con  standard  di
riferimento di 8/10 posti letto ogni 100.000 abitanti. 
  Questi servizi devono essere garantiti sulla  base  dei  criteri  e
requisiti previsti dalla normativa e dagli accordi vigenti,  tra  cui
l'Intesa Stato-Regioni del 25 luglio  2012,  l'Accordo  Stato-Regioni
del 27 luglio 2020 (Rep. Atti n. 119/CSR e Rep. Atti  n.  118/CSR)  e
l'Accordo Stato-Regioni del 25 marzo 2021. 
 
  13. SERVIZI PER LA SALUTE DEI MINORI, DELLE DONNE, DELLE  COPPIE  E
DELLE FAMIGLIE 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|Il Consultorio Familiare e l'attivita' rivolta ai minori, ove      |
|presenti, rappresentano la struttura aziendale a libero accesso e  |
|gratuita e sono deputati alla protezione, prevenzione, promozione  |
|della salute, consulenza e cura rivolte alla donna in tutto il suo |
|ciclo di vita (comprese quelle in gravidanza), minori, famiglie    |
|all'interno del contesto comunitario di riferimento                |
|Standard:                                                          |
|- 1 consultorio ogni 20.000 abitanti con la possibilita' di 1 ogni |
|10.000 nelle aree interne e rurali. L'attivita' consultoriale puo' |
|svolgersi all'interno delle Case della Comunita', privilegiando    |
|soluzioni logistiche che tutelino la riservatezza.                 |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  Il Consultorio Familiare  (CF)  e  l'attivita'  rivolta  ai  minori
nell'ambito dell'assistenza territoriale ad  accesso  diretto  -  ove
presenti -, garantiscono le prestazioni, anche  domiciliari,  mediche
specialistiche, diagnostiche e terapeutiche, ostetriche, psicologiche
e  psicoterapeutiche,  infermieristiche,  riabilitative,  preventive,
alle donne, ai minori, alle coppie e alle  famiglie.  Gli  ambiti  di
attivita' dei CF sono  quelli  previsti  nei  Livelli  Essenziali  di
Assistenza. 
  Il CF nell'ambito delle professionalita' disponibili a legislazione
vigente anche attraverso  interventi  di  riorganizzazione  aziendale
garantisce  tutte  le  prestazioni  descritte  nell'articolo  24  del
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM)  12  gennaio
2017,  anche  domiciliari,  mediche  specialistiche,  diagnostiche  e
terapeutiche,  ostetriche,  psicologiche   e   psicoterapeutiche,   e
riabilitative, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati  sulle
piu' avanzate evidenze scientifiche, necessarie ed appropriate. 
  L'attivita'  consultoriale  e'  caratterizzata  da   un   approccio
multidisciplinare e olistico ("Planetary  Health"),  nonche'  da  una
attenzione alla complessita' dello stato di salute della  popolazione
anche attraverso la qualita' dell'accoglienza, dell'ascolto  e  della
comunicazione  e  la  loro  capacita'  di  realizzare  programmi   di
promozione della salute  e  assistenza  volti  anche  alla  presa  di
consapevolezza delle persone e delle comunita'. 
  Il   principio   ispiratore   del   lavoro   del   CF   e'   quello
dell'integrazione, che avviene a tutti i livelli e si configura  come
un presupposto fondamentale per il raggiungimento dei suoi obiettivi. 
  Tale principio e' evidente sia all'interno del CF che nel  modo  in
cui questo si rapporta al  contesto  in  cui  opera.  Il  CF  svolge,
infatti,  la  propria  attivita'  in   integrazione   con   tutti   i
professionisti  afferenti  ai  servizi  ospedalieri  e  territoriali,
soprattutto con quelli dedicati alla presa in carico  della  persona,
quelli rientranti nell'area dell'assistenza primaria e quelli diretti
alla tutela della salute nei "primi 1000 giorni", della salute  della
donna in tutto il suo  ciclo  vitale  e  della  salute  mentale  (es.
pediatri  di  libera   scelta,   psicologi   delle   cure   primarie,
neuropsichiatria dell'infanzia e  dell'adolescenza,  dipartimenti  di
salute mentale e dipendenze, specialisti  ambulatoriali,  servizi  di
riabilitazione). 
  Inoltre, l'attivita' del CF richiede un  approccio  intersettoriale
in quanto, oltre al sociale, vi sono innumerevoli  altri  attori  che
posso contribuire alla produzione di benessere dell'individuo e delle
comunita'  (es.  settore   scolastico,   culturale,   sportivo),   al
contenimento del disagio  familiare  e  sociale  (es.  settore  della
giustizia, del lavoro). 
  Le  figure  professionali  che  possono  operare   nel   CF   sono:
l'ostetrica,  il  medico  ginecologo,  lo   psicologo,   l'assistente
sociale, l'ostetrica, l'infermiere, l'assistente  sanitario  e  altro
personale sanitario, quale ad esempio l'educatore  professionale  con
funzioni sociosanitarie, il personale amministrativo, ed altre figure
come il mediatore linguistico culturale, il mediatore  familiare,  il
terapista della neuro e psicomotricita' dell'eta' evolutiva  (tnpee),
il tecnico della riabilitazione psichiatrica (terp), l'avvocato. 
  Le attivita' del CF devono essere definite e  coordinate,  sia  sul
piano   del   funzionamento   interno   del   CF,   sia   sul   piano
dell'integrazione  in  rete,   con   gli   altri   servizi   sanitari
(territoriali e ospedalieri)  e  con  gli  altri  attori  della  Rete
Materno Infantile. 
  Tutte le sedi dei CF dovranno  essere  dotate  di  locali  e  spazi
adeguati alla tipologia ed al volume delle prestazioni erogate. 
 
  14. PREVENZIONE IN AMBITO SANITARIO, AMBIENTALE E CLIMATICO 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|Il Dipartimento di Prevenzione (DP), come previsto dagli articoli  |
|7, 7-bis, 7-ter e 7-quater del decreto legislativo 502/1992 e s.m.,|
|ha il compito di promuovere azioni volte a individuare e rimuovere |
|le cause di nocivita' e malattia di origine ambientale, umana e    |
|animale, mediante iniziative coordinate con i distretti e con i    |
|dipartimenti dell'azienda sanitaria locale e delle aziende         |
|ospedaliere, prevedendo il coinvolgimento di operatori di diverse  |
|discipline.                                                        |
|Standard massimo di popolazione per DP = 1: 500.000 abitanti       |
|(necessario per mantenere efficienza organizzativa e conoscenza del|
|territorio che ha identita', omogeneita' culturale e socioeconomica|
|imprescindibili nell'azione preventiva).                           |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  Il DP,  nei  limiti  degli  obiettivi  assegnati  e  delle  risorse
attribuite, opera con riferimento al piano annuale di attivita' e  di
risorse negoziate  con  la  Direzione  Strategica  nell'ambito  della
programmazione aziendale, al fine di garantire la tutela della salute
collettiva,  perseguendo  obiettivi  di  promozione   della   salute,
prevenzione delle malattie e delle disabilita',  miglioramento  della
qualita' della vita. 
  Alla luce di quanto definito  dal  LEA  "Prevenzione  collettiva  e
sanita' pubblica", come da DPCM 12 gennaio  2017,  il  DP  garantisce
attraverso le sue articolazioni ed i suoi professionisti il  supporto
tecnico-scientifico alle autorita'  sanitarie  locali  in  tutti  gli
aspetti relativi alla Sanita' Pubblica ed esercita nell'ambito  delle
risorse  umane  disponibili  a  legislazione  vigente   le   seguenti
funzioni: 
    A  -  Sorveglianza,  prevenzione  e  controllo   delle   malattie
infettive e parassitarie, inclusi i programmi vaccinali 
    B - Tutela della salute e della sicurezza degli ambienti aperti e
confinati 
    C - Sorveglianza, prevenzione e tutela della salute  e  sicurezza
nei luoghi di lavoro 
    D - Salute animale e igiene urbana veterinaria 
    E - Sicurezza alimentare - Tutela della salute dei consumatori 
    F - Sorveglianza e prevenzione delle malattie  croniche,  inclusi
la promozione di stili di vita sani ed  i  programmi  organizzati  di
screening, sorveglianza e prevenzione nutrizionale 
    G - Attivita' medico legali per finalita' pubbliche. 
  Il Dipartimento di Prevenzione nelle sue diverse  articolazioni  ed
organizzazioni aziendali e' dotato, nell'ambito delle  disponibilita'
previste dalla legislazione vigente, delle risorse  multidisciplinari
per poter adempiere alle funzioni sopra elencate. 
  A partire dalle funzioni sopramenzionate il DP, per la sua missione
di supporto tecnico-scientifico alle  autorita'  sanitarie  locali  e
regionali, e' chiamato a garantire  attivita'  trasversali  quali  la
preparazione  e  risposta  rapida  alle  crisi/emergenze  di   natura
infettiva, ambientale, ecc. 
  Per la sorveglianza delle malattie infettive  in  uno  scenario  di
pre-allerta epidemica, potra' essere prevista la strutturazione di  1
team multisettoriale per fronteggiare le  emergenze  pandemiche,  con
uno standard di riferimento di professionisti sanitari da definire in
base alle condizioni  epidemiologiche  e  all'evoluzione  delle  fasi
pandemiche, come previsto dal Piano Pandemico Nazionale,  nell'ambito
delle risorse di  cui  all'articolo  1,  comma  261  della  legge  n.
234/2021. 
  Per adempiere a tali attivita' il DP: 
    - opera in stretto  raccordo  con  gli  enti  e  le  agenzie  che
sovraintendono alla materia di volta  in  volta  trattata;  nel  caso
delle   crisi/emergenze/crisi   diventa    punto    di    riferimento
tecnico-operativo tra le autorita' nazionali, regionali e locali; 
    -  garantisce  il  supporto  alle  attivita'  di  pianificazione,
programmazione, organizzazione e monitoraggio volte a  promuovere  la
salute e prevenirne e contenerne i rischi nei diversi ambiti di  vita
dei singoli e delle comunita' (es.  contesti  sociali  diversi,  zone
agricole e industriale, aree urbane e montane, ecc.). 
  Nell'ambito  delle  attivita'  di  tutela  della  salute  e   della
sicurezza degli ambienti aperti e confinati il DP, quale parte  della
costituenda  rete  del  Sistema  Nazionale  di  Prevenzione   Salute,
Ambiente e Clima (SNPS), garantisce il  supporto,  nell'ambito  delle
presedette  risorse  disponibili,  al  raggiungimento  dell'obiettivo
"salute"  nelle  azioni  di  controllo   sulle   matrici   ambientali
attraverso  interventi  di  analisi  e  di  monitoraggio  in  stretto
raccordo con le Agenzie  del  Sistema  Nazionale  per  la  Protezione
dell'Ambiente con l'obiettivo di identificare e valutare i rischi per
la popolazione e per gli ecosistemi. 
  Nell'ambito della tutela  della  salute  e  della  sicurezza  negli
ambienti di lavoro e della prevenzione  dei  danni  acuti  e  cronici
associati all'esposizione a rischi professionali,  il  DP  agisce  in
raccordo con gli altri Enti preposti, anche contribuendo  per  quanto
di competenza, sul versante tecnico, al costituendo  SINP  -  Sistema
Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di Lavoro. 
  Nell'ambito del contrasto alle malattie croniche non trasmissibili,
il  DP  agisce  in  stretto  raccordo  con  il   Distretto   per   la
programmazione, attuazione, validazione  e  coordinamento  di  azioni
finalizzate all'individuazione di condizioni di rischio individuali e
al conseguente indirizzo a interventi mirati  alla  promozione  della
salute e/o alla presa in carico della persona. In questo contesto  si
inserisce  la  collaborazione  con  le  Case   della   Comunita',   i
Dipartimenti di Salute mentale e delle Dipendenze  ovvero  gli  altri
servizi  della  rete  sociosanitaria  territoriale  per   l'invio   a
interventi strutturati e per la modifica dei comportamenti a rischio. 
  Per la piena realizzazione del suo mandato, che supera  la  visione
"settoriale" (Accordo Stato-Regioni sulle  "Linee  di  guida  per  la
prevenzione  sanitaria  e  lo   svolgimento   delle   attivita'   del
Dipartimento  di  prevenzione   delle   Aziende   sanitarie   locali"
Repertorio Atti n. 1493 del 25  luglio  2002),  per  servizi,  il  DP
adotta un approccio basato sui principi di  priorita',  efficacia  ed
efficienza  produttiva   e   allocativa,   che   necessita   di   una
organizzazione e di  una  governance  flessibile  (multidisciplinare,
multi professionale, multisettoriale), capace di aggregare intorno ad
obiettivi  complessi  professionalita'  diverse,  anche  esterne   al
sistema sanitario. 
  Elementi cardine di tale organizzazione sono: 
    - valutazione dell'impatto sanitario (health impact assessment) e
identificazione del rischio (risk assessment e health  equity  audit)
attraverso l'uso dei dati epidemiologici e, in particolar  modo,  del
Profilo di salute ed equita', strumento essenziale per  compiere  una
corretta analisi dello scenario e per la  definizione  di  bisogni  e
priorita' di intervento; 
    - azioni di promozione  della  salute,  prevenzione  rispetto  ai
determinanti della salute nel rapporto  salute-ambiente,  in  stretto
raccordo con enti locali e agenzie regionali e nazionali; 
    - azioni di preparedness e  di  risposta  rapida  alle  emergenze
sanitarie di tipo infettivo, ambientale, ecc. garantendo uno  stretto
raccordo ed il supporto alle autorita' sanitarie locali  e  regionali
nonche' alle Agenzie ed Enti a cio' deputati; 
    - cultura e pratica di interventi di  prevenzione  ancorati  alle
prove  di   efficacia   (efficacy   ed   effectivenes),   equita'   e
sostenibilita'; 
    - approccio sistemico; 
      o nell'erogazione delle prestazioni, anche al fine di  favorire
l'integrazione delle articolazioni del  DP  nella  rete  dei  servizi
sociosanitaria rilevanza sanitaria coordinata dal Distretto; 
      o nella promozione, prevenzione e  tutela  della  salute  delle
comunita'  avendo  come  riferimento  gli   Obiettivi   di   sviluppo
sostenibili (SDGs) anche attraverso l'adozione della  strategia  "One
Health" e con particolare attenzione al rapporto salute  -  ambiente,
favorendo una stretta sinergia con  le  diverse  articolazioni  delle
comunita' locali, con le agenzie e le istituzioni interessate; 
    - comunicazione come veicolo di  efficacia  degli  interventi  di
promozione  della  salute   e   prevenzione,   per   contribuire   ad
incrementare l'alfabetizzazione sanitaria e lo sviluppo di competenze
e capacita', per il riorientamento salutare di ambienti,  contesti  e
stili di vita e l'adesione a  programmi  di  prevenzione  secondaria,
nonche' come strumento per la condivisione degli obiettivi di  salute
e dei criteri di priorita' degli interventi a tutti i  livelli  della
concertazione  (tecnica,  istituzionale  e  di   comunita'),   e   di
fidelizzazione, di trasparenza e credibilita' del DP; 
    - qualita'  ovvero  adozione  e  implementazione  di  standard  e
processi con valutazione degli stessi  e  degli  esiti  delle  azioni
rispetto agli obiettivi fissati al fine di  innescare  meccanismi  di
revisione e miglioramento continuo della efficacia, appropriatezza  e
qualita' professionale, tecnologica, relazionale; 
    - formazione continua degli  operatori  basata  sulle  competenze
essenziali  per  ogni  profilo  professionale   (core   competencies)
finalizzata: 
      o  al  raggiungimento  e  mantenimento  delle  stesse  e  degli
standard operativi collegati; 
      o  all'assimilazione  degli  elementi  del  metodo  di   lavoro
(costruzione  del  profilo  di  salute,   scelta   delle   priorita',
individuazione    degli    interventi    efficaci,    programmazione,
realizzazione e valutazione, di processo e di impatto) orientato alla
collaborazione e alla trasversalita'; 
    - valorizzazione dell'epidemiologia e uso  di  dati  (sistemi  di
sorveglianza di popolazione) ed indicatori, come strumento 
      o di monitoraggio dello stato di salute delle comunita' 
      o di valutazione di impatto dei programmi; 
      o  di  governance   dei   processi,   anche   nella   direzione
dell'integrazione con altre strutture e aree del sistema. 
  In questo contesto si inserisce la collaborazione, anche attraverso
la previsione all'interno di ogni DP  di  esperti  in  tematiche  che
riguardano la salute l'ambiente e le loro connessioni  che  funga  da
elemento collettore presso le Case della Comunita', che prevedono tra
i vari obiettivi anche quello di  garantire  in  modo  coordinato  la
prevenzione e promozione della salute sia  attraverso  interventi  di
comunita' che individuali realizzati  dall'equipe  sanitarie  con  il
coordinamento del Dipartimento  di  Prevenzione  e  Sanita'  Pubblica
aziendale. 
  Le funzioni del DP direttamente afferenti alla prevenzione primaria
e al controllo dei determinanti di  salute  di  natura  ambientale  e
climatica,  operano  in  una  rete  con  il   coordinamento   tecnico
dell'Istituto Superiore di Sanita', al fine di garantire un approccio
di  sistema  nella  valutazione  e  controllo  degli  effetti   delle
pressioni ambientali e climatiche sul benessere delle persone e delle
comunita',  e  nella  costruzione  di   interventi   e   di   scenari
decisionali, con un approccio  basato  sulla  prevenzione  integrata,
strettamente connesso con l'assistenza sanitaria  territoriale  e  le
Case della Comunita'. 
  Come sancito dai Piani Nazionali della Prevenzione  a  partire  dal
2005,  l'azione  del  DP   e'   sempre   piu'   multidisciplinare   e
intersettoriale, nell'ottica della Salute in tutte le politiche. Esso
opera in raccordo con gli  altri  nodi  della  rete,  estendendo  gli
ambiti di intervento (prevenzione  universale,  medicina  predittiva,
medicina  di  genere,  prevenzione  nella  popolazione   a   rischio,
prevenzione  delle  complicanze  e  delle   recidive   di   malattia)
attraverso una stretta  interazione  e  integrazione  (organizzativa,
funzionale, operativa) nonche' un utilizzo  coordinato  di  tutte  le
risorse. Tale modello a rete di erogazione dei servizi  favorisce  la
presenza capillare sul territorio delle attivita'  di  prevenzione  e
promozione della salute e allo stesso modo  garantisce  la  capacita'
del DP di: i) intercettare precocemente la domanda  di  salute  della
popolazione e fornire adeguate risposte; ii) sviluppare  strategie  e
strumenti  di  gestione   etica   delle   risorse   della   comunita'
(stewardship); iii) promuovere  consapevolezza  e  autodeterminazione
della persona (empowerment).  Questa  strategia  viene  ulteriormente
rafforzata  dal  PNP  2020-2025  il  quale  promuove   un   approccio
multidisciplinare, intersettoriale  e  coordinato  per  affrontare  i
rischi potenziali o gia' esistenti secondo una visione che  considera
la salute come risultato  di  uno  sviluppo  armonico  e  sostenibile
dell'essere umano, della natura  e  dell'ambiente  (One  Health).  Il
Piano investendo, pertanto, nella messa a sistema in tutte le Regioni
e Province autonome di programmi di prevenzione collettiva di provata
efficacia e di modelli, metodologie  e  linee  di  azione  basate  su
evidenze consolidate o su  buone  pratiche  validate  e  documentate,
impegna  il  DP  ad  agire  con  l'obiettivo  di  rendere  esigibili,
applicabili e misurabili i programmi e gli  interventi  previsti  nel
LEA Prevenzione collettiva e Sanita' pubblica. 
 
  15. TELEMEDICINA 
    
+-------------------------------------------------------------------+
|La telemedicina e' una modalita' di erogazione di servizi e        |
|prestazioni assistenziali sanitarie sociosanitarie a rilevanza     |
|sanitaria a distanza, abilitata dalle tecnologie dell'informazione |
|e della comunicazione, e utilizzata da un professionista sanitario |
|per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti (telemedicina     |
|professionista sanitario - assistito) o servizi di consulenza e    |
|supporto ad altri professionisti sanitari (telemedicina            |
|professionista sanitario - professionista sanitario).              |
|La telemedicina rappresenta un approccio innovativo alla pratica   |
|sanitaria, gia' consolidato in diversi ambiti sanitari, consentendo|
|- se inclusa in una rete di cure coordinate - l'erogazione di      |
|servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l'uso di     |
|dispositivi digitali, internet, software e delle reti di           |
|telecomunicazione.                                                 |
+-------------------------------------------------------------------+
    
  La telemedicina supporta l'interazione dei  diversi  professionisti
sanitari con  l'assistito  nelle  diverse  fasi  di  valutazione  del
bisogno  assistenziale,  di  erogazione  delle   prestazioni   e   di
monitoraggio delle cure. Facilita inoltre lo scambio di  informazioni
tra  professionisti  e   la   collaborazione   multiprofessionale   e
multidisciplinare sui singoli casi clinici. Implica il  trasferimento
di dati e informazioni, anche personali e relativi  alla  salute,  in
diversi formati (numerici, testuali, grafici, multimediali,  etc.)  e
modalita' di interazione (sincrona o asincrona). 
  Le  diverse  prestazioni  e  servizi  di  telemedicina,  quali   la
televisita specialistica, la teleassistenza, il telemonitoraggio,  la
teleriabilitazione, il teleconsulto medico, la teleconsulenza  medico
sanitaria, o la telerefertazione, costituiscono un'opportunita' e  un
fattore abilitante la strutturazione di modelli di gestione integrata
dell'assistenza sanitaria e socio-sanitaria a rilevanza sanitaria, in
grado di rispondere sia alle necessita'  dei  sistemi  sanitari,  con
particolare riferimento  alla  gestione  della  cronicita',  sia,  in
un'ottica  di  medicina  personalizzata,  a  quelle  individuali  del
singolo assistito, cosi' come previsto anche dal "Patto per la Salute
2019-2021". 
  L'importanza del ruolo della sanita' digitale e della  telemedicina
nel favorire i processi di presa  in  carico  del  paziente  cronico,
consentendo una  migliore  gestione  domiciliare  della  persona,  e'
riconosciuta anche nel Piano Nazionale della Cronicita' del 2016. Del
resto, l'utilizzo della telemedicina per l'erogazione di  prestazioni
e  servizi  assistenziali  abilita  e  supporta  l'attuazione   delle
disposizioni di cui all'articolo 21 del DPCM  del  12  gennaio  2017,
nell'ambito  dei  percorsi  assistenziali  integrati   e   assistenza
territoriale. 
  Lo sviluppo della telemedicina  va  considerato  come  un  elemento
abilitante per l'attuazione  della  riorganizzazione  dell'assistenza
territoriale, poiche' puo' favorire: 
    - la riduzione delle distanze tra operatori sanitari e pazienti e
tra operatori sanitari stessi; 
    - il  tempestivo  intervento  per  pazienti  cronici  trattati  a
domicilio in occasione di episodi di acuzie; 
    -  la  diagnosi  precoce  dell'evento  acuto  e   il   tempestivo
intervento per pazienti trattati a domicilio  e/o  in  condizioni  di
emergenza; 
    - l'efficientamento delle prestazioni  assistenziali  erogate  in
zone interne e/o disagiate  con  una  ottimizzazione  delle  risorse,
offrendo servizi di  prossimita'  che  aumentino  l'appropriatezza  e
l'aderenza terapeutica; 
    - la correlazione  degli  interventi  per  una  presa  in  carico
integrata tra ospedale e territorio, anche  assicurando  processi  di
de-ospedalizzazione, quali ad esempio le dimissioni protette; 
    - la collaborazione tra gli operatori appartenenti  alle  diverse
reti assistenziali ospedaliere e territoriali, consentendo  una  piu'
efficace  ed  efficiente  operativita'  dei  gruppi  di  lavoro,   in
particolare    per    tutti    quei    contesti    nei    quali    la
multidisciplinarieta' e' elemento essenziale per una  corretta  presa
in carico e gestione dell'assistito. 
  La telemedicina e' dunque l'insieme di tecnologia e  organizzazione
che, se inclusa in una rete di cure  coordinate  (coordinated  care),
contribuisce in modo rilevante a migliorare la capacita' di  risposta
del Servizio Sanitario Nazionale.  Nel  disegno  di  riorganizzazione
dell'assistenza territoriale delineato  dal  presente  documento,  la
telemedicina diviene parte integrante del  progetto  di  salute,  sia
esso semplice o complesso, definito per il singolo assistito in  base
ai propri bisogni di salute. 
  Le esperienze sinora condotte dimostrano che nella presa in  carico
continuativa e di lungo periodo  del  paziente  multi-patologico  e/o
fragile le modalita' di adozione di modelli  di  servizio  innovativi
supportati dalla telemedicina sono legate strettamente alla maturita'
e capacita'  dei  contesti  locali  e  possono  implicare  importanti
modifiche dell'operativita' e delle competenze dei professionisti. 
  Tale visione e' coerente con quanto richiamato  nelle  "Indicazioni
nazionali per l'erogazione di prestazioni in telemedicina", approvate
in Conferenza Stato-Regioni il 17 dicembre 2020, in base  alle  quali
le prestazioni  ed  i  servizi  di  telemedicina  sono  assimilati  a
qualunque        altra         prestazione         o         servizio
diagnostico/terapeutico/assistenziale/riabilitativo,  e   come   tali
devono sempre rispettare tutti i diritti e  gli  obblighi  propri  di
qualsiasi atto sanitario. Anche se, per quel che concerne il rapporto
personale  medico-paziente,  le  prestazioni  di   telemedicina   non
sostituiscono    completamente    le    prestazioni     assistenziali
tradizionali, ma le integrano per migliorarne efficacia,  efficienza,
appropriatezza e sostenibilita'. A tal fine le regioni e  le  aziende
sanitarie erogano prestazioni e servizi  per  cui,  attraverso  studi
comparativi, siano state scientificamente dimostrate, pari condizioni
di sicurezza per gli assistiti ed i professionisti sanitari, e pari o
migliori condizioni  in  termini  di  costo-efficacia  rispetto  alla
pratica clinica tradizionale. 
  In coerenza con l'obiettivo di aumentare l'accessibilita' e ridurre
le diseguaglianze nell'accesso alle cure  e  garantire  un  approccio
quanto piu' omogeneo possibile sul territorio,  e  in  considerazione
delle potenzialita' delle  moderne  tecnologie  ICT,  i  sistemi  che
erogano prestazioni di telemedicina, che operino a qualsiasi  livello
aziendale, regionale, interregionale e/o nazionale, devono: 
    - interoperare con i diversi sistemi nazionali  (ANA,  NSIS,  TS,
PAGOPA,  SPID,  etc.)  e  regionali  (FSE,  CUP,  etc.)  a   supporto
dell'assistenza sanitaria, garantendo il rispetto degli  standard  di
interoperabilita' nei dati; 
    -   supportare   la   convergenza   di   processi   e   strutture
organizzative, seppur con la necessaria flessibilita'  in  base  alle
esigenze specifiche, anche superando la frammentazione tecnologica; 
    - supportare l'attivazione  di  servizi  di  telemedicina  per  i
singoli pazienti, in base alle indicazioni del Progetto di salute; 
    - uniformare le interfacce e le  architetture  per  la  fruizione
delle prestazioni di  telemedicina,  sia  per  l'utente  che  per  il
professionista,  in  un'ottica  di  semplificazione,  fruibilita'   e
riduzione del rischio clinico, assicurando anche l'integrazione con i
sistemi di profilazione regionali/nazionali (es. SPID); 
    - mettere a disposizione servizi strutturati in modo  uniforme  e
con elevati livelli di sicurezza, sull'intero territorio,  sviluppati
con approccio modulare e che garantiscono il rispetto  delle  vigenti
indicazioni nazionali. 
  Responsabilita' professionale 
  La  responsabilita'  professionale  nel   determinare   l'idoneita'
dell'assistito alla fruizione di prestazioni  di  telemedicina  e  di
teleassistenza  e'  in  capo  ai  medici  o  per  le   attivita'   di
teleassistenza agli altri professionisti sanitari che, opportunamente
formati  all'uso  delle   tecnologie,   operativamente   erogano   le
prestazioni  a  distanza,  in  quanto  deputati  a  individuare   gli
strumenti piu' idonei  per  il  singolo  paziente,  in  un'ottica  di
proporzionalita', appropriatezza, efficacia e  sicurezza,  nel  pieno
rispetto dei diritti della persona. 
  D'altro canto, affinche' le  prestazioni  di  telemedicina  possano
essere attivate, e'  necessaria  una  preventiva  adesione  da  parte
dell'assistito, che si  rende  disponibile  al  contatto  telematico,
all'interazione  documentale  e  informativa  con  il  professionista
sanitario e a utilizzare i previsti sistemi di comunicazione  remota,
secondo le normative vigenti in tema di privacy e sicurezza. 
  In questo contesto, se il paziente e'  disponibile  a  ricevere  la
prestazione  in  telemedicina  dal   domicilio,   il   suo   "profilo
tecnologico", ovvero  la  sua  conoscenza  e  capacita'  d'uso  degli
strumenti informatici, deve diventare parte dell'anamnesi. Al variare
del tipo di prestazione  di  telemedicina  erogata,  e  dei  relativi
requisiti minimi e dispositivi accessori associati,  per  il  singolo
assistito dovrebbero essere valutati i seguenti aspetti: 
    1. se sa usare o e' in grado di imparare ad usare  gli  strumenti
digitali di  comunicazione  (es.  smartphone,  tablet,  computer  con
webcam); 
    2. se puo' usare autonomamente tali strumenti (disabilita' fisica
e cognitiva potrebbero limitarne la possibilita'; 
    3. se puo' essere aiutato da un familiare o un caregiver nell'uso
di tali strumenti; 
    4. l'idoneita' al domicilio della rete internet,  degli  impianti
(elettrici,  idraulici,  ecc),  degli  ambienti  e  delle  condizioni
igienico-sanitarie. 
  Per i Requisiti minimi e gli Standard di servizio  si  rinvia  alle
"Indicazioni   nazionali   per   l'erogazione   di   prestazioni   in
telemedicina", approvate in Conferenza Stato Regioni il  17  dicembre
2020. 
 
  16. SISTEMI INFORMATIVI E DI QUALITA' 
  Tutte le unita' operative territoriali che compongono il  Distretto
devono essere dotate di soluzioni digitali idonee  ad  assicurare  la
produzione nativa dei documenti sanitari in formato digitale, secondo
gli standard adottati a livello nazionale, e la condivisione dei dati
relativi a ciascun paziente tra  i  diversi  professionisti  sanitari
coinvolti nell'assistenza: cio' al fine di consentire  di  realizzare
servizi in rete pienamente integrati. Si tratta, quindi,  di  rendere
disponibili  a  ciascun  Distretto,  anche  nell'ambito  dei  sistemi
regionali, infrastrutture tecnologiche ed  informatiche  integrate  e
interoperabili sia con i sistemi dell'ecosistema di sanita'  digitale
nazionali (ANA, NSIS, TS, PAGOPA, SPID, etc.) e regionali (FSE,  CUP,
etc.) nonche' con le soluzioni di telemedicina. 
  I sistemi informativi del Distretto devono essere in grado di: 
    a) produrre i documenti nativi digitali necessari  ad  alimentare
il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) di ciascun assistito,  anche
grazie al potenziamento del FSE previsto nel PNRR; 
    b) integrarsi ed interoperare con la piattaforma del  Sistema  TS
del  Ministero  dell'economia  e  delle  finanze,  per  garantire  la
corretta generazione della ricetta dematerializzata (a carico del SSN
e non a carico del SSN), nonche' dei Piani Terapeutici Elettronici; 
    c) produrre i dati necessari al monitoraggio a livello  nazionale
dell'assistenza territoriale, al fine  di  assicurare  la  produzione
nativa dei dati relativi ai flussi informativi nazionali gia'  attivi
(SDO,  FAR,  SIAD,  EMUR,  HOSPICE,  ecc.),  nonche'  assicurare   la
necessaria  evoluzione  applicativa  per  la  produzione  dei  flussi
informativi di  prossima  attivazione  (riabilitazione  territoriale,
consultori familiari, ospedali di  comunita'  e  cure  primarie);  la
piattaforma  potra'  utilizzare  le  componenti  software   (Software
Developer Toolkit - SDK) messe a  disposizione  dal  Ministero  della
salute, nell'ambito NSIS, per  facilitare  l'interoperabilita'  e  la
standardizzazione della semantica delle  applicazioni  IT  a  livello
locale; 
    d) interoperare con il repository centrale del  FSE  al  fine  di
utilizzare servizi  applicativi  di  interesse  per  la  prevenzione,
diagnosi, cura e riabilitazione degli assistiti del Distretto; 
    e) interoperare con le piattaforme  di  telemedicina  adottate  a
livello regionale/nazionale. 
  I sistemi informativi del  Distretto  devono  essere  sottoposti  a
certificazione da parte della Regione per assicurare il  rispetto  di
requisiti di qualita' e completezza nella produzione dei dati. Per la
certificazione degli standard di  produzione  dei  dati  relativi  ai
punti a) e b) le Regioni/Province  autonome  adottano  le  specifiche
tecniche pubblicate dal Ministero della salute. 
  Le  strutture  territoriali  ed  intermedie  adottano  standard  di
qualita' e documentano in merito a: 
    a) Gestione del rischio clinico: 
      . applicazione di ogni misura finalizzata alla prevenzione  del
rischio clinico e utilizzazione di sistemi  gestionali  degli  eventi
sentinella e delle denunce di sinistri.  Ciascuna  struttura  adotta,
altresi', in forma anonima  sistemi  di  segnalazione  dei  rischi  e
errori e criticita' organizzative; 
      . applicazione di liste di controllo specifiche per il contesto
territoriale, in coerenza con  linee  di  indirizzo  nazionali  e  le
raccomandazioni ministeriali; 
      . effettuazione di programmi di formazione specifica; 
    b) Protocolli, istruzioni operative  e  azioni  di  miglioramento
continuo: 
      . definizione di protocolli  e  istruzioni  operative  validate
formalmente  e  dedicate  alle   maggiori   criticita'   o   problemi
assistenziali; 
      . misurazione delle prestazioni e degli esiti; 
      . audit clinici; 
    c) documentazione sanitaria e  consegna  referti,  comunicazione,
informazione e partecipazione dell'assistito e dei caregiver; 
    d) formazione continua e interprofessionale del personale. 
 
  DOCUMENTI TECNICI DI RIFERIMENTO 
  World Health Organization. What is Primary health care? Disponibile
on                                                               line
https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/primary-health-care 
  Expert Panel On Effective Ways Of Investing In  Health.  Definition
of a frame of reference in relation to primary care  with  a  special
emphasis on  financing  systems  and  referral  systems.  Health  and
Consumers Directorate General (DG SANCO)  della  Commissione  europea
(10 luglio 2014). 
  Decreto Legislativo  30  dicembre  1992,  n.  502.  Riordino  della
disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della  legge
23 ottobre 1992, n. 421 e s. m.. 
  Decreto  Legislativo  19  giugno  1999,  n.  229.  Norme   per   la
razionalizzazione  del  Servizio   sanitario   nazionale,   a   norma
dell'articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n. 419 e s. m.. 
  Decreto  Legge  13  settembre  2012,  n.   158,   convertito,   con
modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012 n. 189. 
  Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni,
dalla legge 17 luglio 2020, n. 77. 
  Decreto Legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con  modificazioni,
dalla legge 1 luglio 2021, n.101. 
  Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 gennaio  2017.
Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza,  di
cui all'articolo 1, comma 7,  del  decreto  legislativo  30  dicembre
1992, n. 502. 
  Decreto-legge  28   ottobre   2020,   n.   137,   convertito,   con
modificazioni, dalla Legge 18 dicembre 2020, n. 176. 
  Decisione 2007/116/CE  15  febbraio  2007  che  riserva  l'arco  di
numerazione  nazionale  che  inizia  con  116  a  numeri  armonizzati
destinati a servizi armonizzati a valenza sociale. 
  Accordo Stato-Regioni sancito il 07 febbraio  2013  (Rep.  Atti  n.
46/CSR). Linee guida di indirizzo per la riorganizzazione del sistema
di emergenza urgenza in rapporto alla continuita' assistenziale. 
  Accordo Stato-Regioni sancito il 24 novembre  2016  (Rep.  Atti  n.
221/CSR).  Linee  di  indirizzo  sui  criteri  e  le   modalita'   di
attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116/117. 
  Intesa Stato-Regioni sancito il 20  febbraio  2020  (Rep.  Atti  n.
3782/CSR). Requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi
dell'Ospedale di Comunita'. 
  Il decreto del Presidente della  Repubblica  14  gennaio  1997  sui
requisiti  strutturali,  tecnologici  ed  organizzativi  minimi   per
l'esercizio  delle  attivita'  sanitarie  da  parte  delle  strutture
pubbliche  e  private  (per  quanto  non  esplicitato  nel   presente
documento ai requisiti di cui al richiamato DPR. 
  World Health Organization. Integrating palliative care and  symptom
relief into primary health care. Geneva 2018. 
  Legge 15 marzo 2010, n.  38  e  s.m..  Disposizioni  per  garantire
l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. 
  Intesa Stato-Regioni sancita  il  25  luglio  2012  (Rep.  Atti  n.
151/CSR).  Definizione  dei  requisiti  minimi  e   delle   modalita'
organizzative  necessari  per  l'accreditamento  delle  strutture  di
assistenza ai malati  in  fase  terminale  e  delle  unita'  di  cure
palliative e della terapia del dolore. 
  Legge 29 luglio 1975, n. 405. Istituzione dei consultori familiari. 
  Decreto Ministeriale del 24  aprile  2000.  Adozione  del  Progetto
Obiettivo Materno-Infantile (P.O.M.I)  relativo  al  Piano  sanitario
nazionale per il triennio 1998-2000. 
  World Health Organization. Guideline:  recommendations  on  digital
interventions for health system strengthening. Geneva:  World  Health
Organization; 2019. 
  Intesa Stato-Regioni sancita il 20  Febbraio  2014  (Rep.  Atti  n.
16/CSR). Telemedicina, linee d'indirizzo nazionali. 
  Accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni il 17  dicembre
2020 (Rep. Atti n. 215/CSR). Indicazioni nazionali  per  l'erogazione
di prestazioni in telemedicina. 
  Accordo Stato-Regioni sancito il 15 settembre 2016  (Rep.  Atti  n.
160/CSR). Piano Nazionale della Cronicita'. 
  Legge 31 gennaio 1996, n. 34. Disposizioni urgenti  in  materia  di
strutture e di spese del Servizio Sanitario Nazionale. 

(1) articolo 1 - comma 274: Al fine di  assicurare  l'implementazione
    degli  standard  organizzativi,   quantitativi,   qualitativi   e
    tecnologici  ulteriori  rispetto  a  quelli  previsti  dal  Piano
    nazionale di ripresa e resilienza  (PNRR)  per  il  potenziamento
    dell'assistenza territoriale, con riferimento ai  maggiori  oneri
    per la spesa di  personale  dipendente,  da  reclutare  anche  in
    deroga ai vincoli in materia di spesa di personale previsti dalla
    legislazione  vigente  limitatamente  alla  spesa   eccedente   i
    predetti vincoli, e per quello convenzionato, e'  autorizzata  la
    spesa massima di 90,9 milioni di  euro  per  l'anno  2022,  150,1
    milioni di euro per l'anno 2023, 328,3 milioni di euro per l'anno
    2024, 591,5 milioni di euro per l'anno 2025 e 1.015,3 milioni  di
    euro a decorrere dall'anno 2026 a valere  sul  finanziamento  del
    Servizio sanitario nazionale. La predetta autorizzazione  decorre
    dalla  data  di  entrata  in  vigore  del  regolamento   per   la
    definizione di standard organizzativi, quantitativi, qualitativi,
    tecnologici e omogenei per l'assistenza territoriale, da adottare
    con decreto  del  Ministro  della  salute,  di  concerto  con  il
    Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 30 aprile  2022.
    Con successivo decreto del Ministro della salute, di concerto con
    il Ministro dell'economia e delle finanze, le  somme  di  cui  al
    primo periodo  sono  ripartite  fra  le  regioni  e  le  province
    autonome di Trento e di Bolzano, in base ai criteri definiti  con
    il medesimo decreto anche tenendo conto degli obiettivi  previsti
    dal PNRR. 

(2) Articolo 1, commi da 159 a 171, della legge n. 234/2021 

(3) Articolo 3-quater, comma 1, del decreto legislativo n. 502/1992 

(4) Articolo 3-quater, comma 3, lettera c), del  decreto  legislativo
    n. 502/1992:c) e' proposto, sulla base delle  risorse  assegnate,
    dal  Comitato  dei  sindaci  di  distretto  e  dal  direttore  di
    distretto ed e' approvato dal direttore generale 

(5) Articolo 1, comma 5 del decreto  legge  n.  34/2020  Al  fine  di
    rafforzare i servizi infermieristici, con l'introduzione altresi'
    dell'infermiere di famiglia o di  comunita',  per  potenziare  la
    presa  in  carico  sul  territorio  dei  soggetti  infettati   da
    SARS-CoV-2  identificati  come   affetti   da   COVID-19,   anche
    coadiuvando le Unita' speciali di continuita' assistenziale  e  i
    servizi offerti dalle cure primarie, nonche' di tutti i  soggetti
    di cui al comma 4, le aziende e gli enti del  Servizio  sanitario
    nazionale, in deroga all'articolo 7 del  decreto  legislativo  30
    marzo  2001,  n.  165,   possono,   in   relazione   ai   modelli
    organizzativi regionali, utilizzare  forme  di  lavoro  autonomo,
    anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza
    dal 15 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, con infermieri che
    non si trovino in costanza di rapporto di lavoro subordinato  con
    strutture  sanitarie  e  socio-sanitarie  pubbliche   e   private
    accreditate,   in   numero   non   superiore   a   otto    unita'
    infermieristiche  ogni  50.000   abitanti.   Per   le   attivita'
    assistenziali svolte e' riconosciuto agli infermieri un  compenso
    lordo di 30 euro ad ora, inclusivo degli oneri riflessi,  per  un
    monte  ore  settimanale  massimo  di  35  ore.  Per  le  medesime
    finalita', a decorrere dal 1° gennaio 2021, le aziende e gli enti
    del  Servizio   Sanitario   Nazionale,   possono   procedere   al
    reclutamento di infermieri in numero non superiore  ad  8  unita'
    ogni 50.000 abitanti, attraverso assunzioni a tempo indeterminato
    e comunque nei limiti di cui al comma 10.