Art. 6. Legame con l'ambiente geografico La zona di produzione e' un territorio montano, tra vallate e alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli. Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti industriali, ne' attivita' agricole intensive e nemmeno grandi vie di comunicazione, potenziali fonti d'inquinamento anche per i prodotti dell'apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali. Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come temperatura e piovosita' media, ricavate dagli archivi storici, risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente sulla secrezione nettarifera, sulla qualita' del prodotto e sulla sua conservabilita'. Le basse temperature e l'elevata piovosita' permettono al bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell'intero territorio nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline. Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose gia' nei secoli scorsi per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la ricchezza e la particolarita' di tale flora costituisce una delle principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario, nazionale e regionale dei Parchi bellunesi. Importantissimi, tra la flora d'alto fusto, i boschi di larice, faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie e conifere e praterie d'alta quota ricche di flora con numerose specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entita' e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perche' endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico. La flora erbacea polifita ed arborea e' ricca di specie che sono considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico, come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, l'erica, il trifoglio, nonche' un elenco lunghissimo di specie che rientra nei mieli multifloreali. Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta l'alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api. Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare sia piu' elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a quelle che crescono in pianura. L'attivita' apistica e' sempre stata diffusa nella montagna bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l'uso dei bugni rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacita' da parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di api. Anche nei tempi piu' difficili, l'apicoltura e' sempre stata un'attivita' molto praticata in questi territori con l'uso prevalente di semplici alveari villici. L'innovativa introduzione dell'arnia «Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella montagna bellunese, l'attivita' apistica e' condotta in modo artigianale e richiede ai produttori specifiche capacita' per il posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie floreali, nonche' per gli accorgimenti per la sua conservazione. Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi produttori di alta quota che producono un miele particolarmente pregiato, quale il miele di rododendro. I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio, considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e nettarifero, come l'acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una grande varieta' di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese. Oltre al «pregio floreale», la qualita' del Miele delle Dolomiti bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la salubrita' e l'elevata conservabilita', testimoniate anche dal basso valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori. L'ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature, elevata piovosita' e terreni di origine dolomitica, permettono lo sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane. Le basse temperature durante tutto l'anno, molto inferiori alla media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla qualita' del miele e sulla sua conservabilita' in quanto impediscono qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della composizione. La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna e soprattutto la capacita' dei produttori nel condurre professionalmente un'attivita' rimasta a livello artigianale, permettono di ottenere un prodotto piu' puro e salubre rispetto a quello ottenuto nelle zone di pianura. L'allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi d'isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle Dolomiti bellunesi e' commercializzato con questo nome in etichetta da oltre 35 anni e, con tale nome, e' presente fin dagli anni '80 a numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni apistici e articoli degli anni '80. Foto dello stesso periodo, testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi» in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti Bellunesi e' utilizzato anche in molti piatti tipici, come ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani (del Cadore e dell'Ampezzo) nonche' nel tipico liquore di miele e in abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto e' oggi molto ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo le peculiarita' che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di ferie per il consumo di tutto l'anno, diffondendolo in tutte le regioni italiane.