(Allegato 1)
                                                           Allegato 1 
    DETERMINAZIONE QUANTITATIVA DELL'AMIANTO IN CAMPIONI IN MASSA 
ASPETTI GENERALI DEL PROBLEMA ANALITICO. 
   La determinazione  delle  varie  forme  di  amianto  contenute  in
campioni in massa costituisce un problema analitico complesso, a  cui
a tutt'oggi non e' stata data una soluzione soddisfacente. 
   Come  e'  noto,  esistono  varie  tecniche   analitiche   per   la
determinazione quantitativa delle  varie  forme  di  amianto;  tutte,
pero', presentano vantaggi e svantaggi. 
   Le tecniche microscopiche - ottiche o elettroniche - permettono di
distinguere tra le varieta' asbestiformi e quelle non asbestiformi di
uno stesso minerale ma forniscono dati solo in termini di  numero  di
fibre presenti in un campione. La conversione da numero  di  fibre  a
valore ponderale - che costituisce l'espressione  piu'  adeguata  dei
risultati per un'analisi  di  campioni  in  massa  -  e'  soggetta  a
numerosi errori soprattutto se viene impiegata la microscopia ottica. 
Questi errori possono essere contenuti se si utilizza la  microscopia
elettronica a scansione (SEM) integrata da microanalisi a Raggi X del
campione. 
   In ogni caso, l'uso delle tecniche microscopiche  di  conta  delle
fibre e' limitato, nel caso di campioni  in  massa,  da  un  problema
addizionale: il campione in massa, a meno che non sia molto  friabile
o non sia costituito da una polvere molto  fine,  deve  prima  essere
macinato per poter poi essere analizzato. Il tipo e la  durata  della
macinazione,  oltre  che   la   durezza   e   altre   caratteristiche
mineralogiche del campione, determinano le dimensioni,  e  quindi  il
numero delle fibre che verranno contate. In altre parole, la conta  e
la misura delle dimensioni geometriche delle fibre verra'  effettuata
su un artefatto. La conversione da numero di fibre a valore di  massa
risultera' ancora piu' aleatoria e soggetta ad errori che nel caso di
campioni aereodispersi o polveri fini dove le fibre  vengono  contate
cosi' come sono state campionate. 
   Per quanto riguarda la determinazione ponderale delle varie  forme
di amianto, si e' fatto ricorso, negli ultimi anni,  fondamentalmente
a due tecniche: la diffrattometria a Raggi X (DRX) e la spettroscopia
infrarossa in trasformata di Fourier (FT.IR). 
   Negli   ultimi   anni   sono   stati   sviluppati   vari    metodi
diffrattometrici che hanno permesso di superare alcuni  inconvenienti
legati sia alla tecnica in se' sia alla sua applicazione all'amianto. 
Il metodo che sembra aver dato i migliori  risultati  e'  quello  del
"filtro d'argento", che permette  di  quantificare  e  correggere  in
maniera semplice l'effetto di assorbimento dei raggi X da  parte  del
campione. In questo modo la  risposta  diffrattometrica  dell'analita
viene resa indipendente dalla matrice nella quale si trova  disperso,
per cui l'analisi quantitativa risulta adeguatamente riproducibile. 
   Anche quando l'analisi e' condotta per  via  diffrattometrica,  il
campione in massa deve essere previamente  macinato.  La  macinazione
costituisce un passaggio analitico piuttosto delicato a causa dei due
fenomeni seguenti: 
     a)   Per   qualunque   sostanza   cristallina,    la    risposta
diffrattometricadipende dalla granulometria. 
   E' quindi necessario che il campione in massa sia portato - con il
processo di comminuzione - ad uno  spettro  granulometrico  vicino  a
quello dell'amianto puro con cui sono stati preparati  gli  standards
della curva di taratura massa/risposta diffrattometrica; 
     b) La risposta diffrattometrica delle  varie  forme  di  amianto
dipende fortemente dall'integrita' della struttura cristallina. 
   Il processo di comminuzione porta in  genere  ad  una  diminuzione
della cristallinita' dell'amianto contenuto nel campione e quindi  ad
un abbassamento della  risposta  diffrattometrica  che  puo'  falsare
gravemente l'analisi. Questo e' vero soprattutto se  il  processo  di
comminuzione e' condotto con metodi drastici (ad es. "a secco"). 
   L'abbassamento  della  risposta   diffrattometrica   puo'   essere
contenuto se la macinazione viene effettuata  "ad  umido",  cioe'  in
presenza di un liquido che disperde gli accumuli locali di  calore  a
cui in genere si attribuisce la responsabilita' delle distorsioni del
reticolo cristallino. 
   In ogni caso, una volta scelti gli standards di amianto puro ed un
determinato  metodo   di   comminuzione,   e'   necessario   studiare
sperimentalmente  le  condizioni  per  portare   il   campione   alla
granulometria desiderata e l'effetto che il processo  di  macinazione
ha  sulla  risposta  diffrattometrica  della  forma  di  amianto   in
questione. 
SCELTA DELLE TECNICHE ANALITICHE. 
   Tenendo  conto  di  tutti  gli   aspetti   del   problema   appena
sottolineati e avendo chiaro che forse, ad oggi, la soluzione  ideale
al problema analitico della determinazione dell'amianto  in  campioni
in massa non esiste, sono  proposte  nel  seguito  come  tecniche  di
riferimento per tale misura la diffrattometria a raggi X (DRX) con il
metodo del filtro d'argento per  la  determinazione  dell'amianto  in
campioni in cui e' presente in concentrazioni superiori o uguali a  "
1% (vedi paragrafo A) e la microscopia elettronica in scansione (SEM)
per la determinazione dell'amianto in campioni in cui e' presente  in
concentrazioni  inferiori  a  "  1%  (vedi  paragrafo   B).   Recenti
applicazioni della spettrometria IR in trasformata di Fourier,  anche
accoppiata con la microscopia  ottica,  hanno  permesso  di  rivelare
concentrazioni di amianti in campioni di massa dell'ordine dell'1%. 
   La DRX con il metodo del filtro d'argento  e'  stata  proposta  in
quanto attualmente e', fra le metodiche analitiche per determinazioni
ponderali, quella che presenta la migliore sensibilita' per i diversi
tipi di amianto. 
   Per valutare la concentrazione  di  amianto  in  campioni  in  cui
questa e' inferiore a " 1% la DRX non  e'  piu'  utilizzabile  ed  e'
necessario ricorrere a tecniche di microscopia. 
   Se   l'obiettivo   dell'analisi   e'   una    valutazione    della
concentrazione dell'amianto in termini di peso  (m/m)  e'  necessario
trasformare i dati relativi alle fibre osservate  -  numero  fibre  e
granulometria - in dati ponderali. Cio'  in  linea  di  principio  e'
possibile  o  facendo  ricorso  a  fattori  di  conversione   (numero
fibre)/(peso) o valutando in base  alle  loro  dimensioni  il  volume
delle fibre e calcolandone quindi il peso. 
   L'uso di fattori di conversione non sembra attuabile con  campioni
che sono degli artefatti, essendo ottenuti mediante una  macinazione,
e in cui numero e dimensioni delle fibre dipendono da tutta una serie
di condizioni difficilmente controllabili e riproducibili. 
   L'unica strada percorribile sembra dunque quella della valutazione
della granulometria delle fibre e del calcolo del loro volume. 
   La microscopia ottica in contrasto di fase appare a  questo  scopo
meno adatta della microscopia elettronica  in  scansione  per  essere
proposta come  tecnica  di  riferimento,  le  ragioni  di  cio'  sono
essenzialmente: 
   - un minor potere risolutivo; 
   - una limitata profondita' di campo; 
   - la difficolta' di riconoscere univocamente il tipo  delle  fibre
osservate. 
   Il limitato potere risolutivo - " 0.25 (Micron(m del MOCF contro "
0.01 (Micron(m del SEM - oltre a non permettere la rivelazione  delle
fibre piu' piccole rende difficoltosa la valutazione delle dimensioni
vere di oggetti che non superino di almeno 2 o 3  volte  tale  potere
risolutivo;  la  limitata  profondita'  di  campo  non  permette   di
focalizzare oggetti che non si trovino esattamente sul piano immagine
del microscopio; puo' risultare percio' difficile  valutare  l'esatta
granulometria di fibre sottili e in posizione  inclinata  rispetto  a
tale piano;  infine  la  mancanza  di  un  sistema  che  permetta  il
riconoscimento sicuro del tipo di fibra puo' determinare, in campioni
in cui sono presenti materiali eterogenei, errori sistematici. 
   Il SEM analitico appare  percio'  per  le  sue  caratteristiche  -
elevato potere risolutivo, elevata profondita' di campo, possibilita'
di utilizzare la spettrometria X per il riconoscimento delle fibre  -
la metodica piu' indicata. 
   L'utilizzazione comunque della microscopia ottica in contrasto  di
fase in mancanza del SEM dovrebbe portare a risultati, in assenza  di
fibre diverse dall'amianto, che si avvicinano a quelli ottenibili con
il SEM tanto piu' quanto maggiori  sono  le  dimensioni  medie  delle
fibre presenti nel campione. 
PROCEDURA DI ANALISI DEI CAMPIONI. 
   Di seguito e' riportato uno schema di procedura per  l'analisi  di
un campione utilizzante le metodiche analitiche dettagliatamente def-
inite nei successivi paragrafi A) e B). 
                            CAMPIONAMENTO 
               CONTROLLO DEL CAMPIONE PER LA VERIFICA 
              DELLA PRESENZA DI UNA COMPONENTE FIBROSA 
                                                               ( NO ) 
                mediante stereomicroscopio, MOCF, SEM 
                               ( SI ) 
                      MACINAZIONE DEL CAMPIONE 
STIMA APPROSSIMATIVA DELLA QUANTITA' DI  MATERIALE  FIBROSO  PRESENTE
                         mediante MOCF, SEM 
    


       SUPERIORE A                           INFERIORE A
     = 3 * 10⁵ fibre/mg (a)         = 3 * 10⁵ fibre/mg  (a)
MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI        MISURA DELLA CONCENTRAZIONE
 AMIANTO MEDIANTE DRX CON              DI AMIANTO MEDIANTE SEM
 FILTRO D'ARGENTO                      ANALITICO

CONCENTRAZIONE INFERIORE ALLA
 SENSIBILITA' DELLA DRX

MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI
 AMIANTO MEDIANTE SEM ANALITICO
 
    
------------ 
  (a) Il limite di 3 * 10⁵ fibre/mg  e'  stato  fissato  in  base  al
fattore di conversione da numero di fibre a peso proposto  dall'USEPA
per la MOCF (vedi paragrafo 5.7B). 
  A) Diffrattometria a raggi-X con il  metodo  del  filtro  d'argento
(per percentuali di amianto > o = 1%). 
   1A) Campo di applicazione. 
   Il metodo  e'  applicabile  a  materiali  in  massa  contenenti  i
principali  tipi  di  amianti  commerciali  (crisotilo,  crocidolite,
amosite) e per quantita'  di  amianto  dell'ordine  dei  microgrammi.
L'intervallo ottimale di misura e' compreso tra 20 e 100  microgrammi
di amianto sul filtro di lavoro in argento. Il  limite  inferiore  di
rivelabilita' (LLD) dipende da vari fattori: tipo di amianto, matrice
nella quale l'analita si trova disperso, tempo  di  integrazione  del
picco analitico, area di  deposizione  del  campione  sul  filtro  di
lavoro in argento. In ogni caso, e' sempre possibile  determinare  le
tre forme di amianto in concentrazioni intorno all'1% in peso  quando
il campione da analizzare sia costituito da un  deposito  di  polvere
macinata di circa 0.5 mg su un'area del filtro di lavoro di circa 1.0
cm(Elevato al Quadrato) (Vedi Tabella 1a e 1b). 
   2A) Principio del metodo. 
   Macinazione controllata del campione in massa fino  a  raggiungere
una granulometria vicina a quella degli  standards  di  amianto  puro
usati per la costruzione della curva di taratura; studio dell'effetto
che la macinazione ha sulla  risposta  diffrattometrica  dell'amianto
contenuto nel campione; sospensione di una  parte  della  polvere  in
adatta soluzione disperdente; filtrazione di una  quantita'  nota  di
polvere in sospensione su  membrana  filtrante  in  argento;  analisi
diffrattometrica dei vari tipi di amianto per confronto con una curva
di taratura; correzione dell'attenuazione dell'intensita' dei  picchi
analitici misurati (attenuazione dovuta all'assorbimento dei raggi da
parte del campione). 
   Il metodo di correzione e' basato sull'uso  del  filtro  d'argento
che ha la  doppia  funzione  di  supporto  filtrante  e  di  standard
interno. In pratica, dalla  misura  dell'attenuazione  del  picco  di
diffrazione dell'argento si  ricava  il  fattore  di  correzione  per
l'attenuazione dei picchi analitici delle varie forme di amianto. 
   La riproducibilita' del metodo globale non e' conosciuta. E' stata
stimata solamente la riproducibilita' del metodo  di  preparazione  e
lettura dei campioni su filtro d'argento. 
   In figura 1 sono riportati le medie e gli  errori  standard  delle
risposte diffrattometriche di un totale di 31 filtri, su ciascuno dei
quali sono stati depositati 100 (Micron(g  di  crisotilo  puro  (vedi
punti 3.4A e 5.4A). I filtri provengono da 8 diverse  sospensioni;  n
indica il numero di filtri preparati da ciascuna sospensione,  mentre
il trattino verticale e' una misura,  nella  stessa  scala  dell'asse
delle ordinate, dell'errore standard associato alla media. 
   Da una analisi della varianza di questi dati e' risultato  che  le
medie  delle   risposte   diffrattometriche   delle   8   sospensioni
appartengono  ad  una  stessa  popolazione  avente  coefficiente   di
variazione uguale al 9%. Questo puo' essere preso come  misura  della
riproducibilita' del metodo di preparazione e misura dei campioni  su
filtro d'argento. 
   3A) Reagenti. 
   3.1A Soluzione disperdente: H2O contenente lo 0.1% di  NaCl  e  lo
0.1% di Areosol OT o altro tensioattivo analogo. 
   3.2A NaCl di purezza RPE. 
   3.3A Tensioattivo tipo Areosol OT. 
   3.4A Crisotilo canadese dell'UICC (Union International  Contre  le
Cancer) avente lunghezza delle fibre Q10 (Micron(m per il 97.0%. 
   3.5A  Crocidolite  dell'UICC  avente  lunghezza  delle  fibre  Q10
(Micron(m per il 97.0%. 
   3.6A Amosite dell'UICC avente lunghezza delle fibre Q10  (Micron(m
per il 97.0%. 
   4A) Apparecchiatura. 
   Attrezzatura di uso comune di laboratorio e: 
   4.1A Mulino per la macinazione controllata del campione. 
   4.2A Membrane in argento aventi  porosita'  di  0.45  (Micron(m  e
diametro di 25 mm. 
   4.3A Dispositivo di filtrazione  sotto  piccolo  vuoto  con  setto
poroso e sede per alloggiare le membrane in Ag. 
   4.4A Agitatore magnetico capace di fornire circa 400 giri/min. 
   4.5A Diffrattometro a R.X. 
   5A) Determinazione quantitativa dell'amianto. 
   5.1A Macinazione del campione. 
   Di  seguito  viene  descritta  una   procedura   di   comminuzione
controllata di un campione in massa. Tale procedura e'  evidentemente
solo indicativa; se ne possono  adottare  delle  altre  purche',  una
volta scelte le condizioni di macinazione  ed  individuato  il  tempo
necessario per portare il campione  ad  una  granulometria  simile  a
quella degli standards, venga studiato,  ed  eventualmente  corretto,
l'abbassamento della risposta diffrattometrica  dell'amianto  che  la
comminuzione ha determinato.  A  questo  scopo,  e  sempre  a  titolo
indicativo, viene anche presentato uno  studio  della  relazione  tra
tempi  di  macinazione,  granulometria  e  risposta  diffrattometrica
dell'amianto. Il campione scelto e' un frammento di  amianto-cemento,
contenente  crisotilo;  gli  standards  usati   per   la   curva   di
calibrazione, forniti dall'UICC (Union International contre  le  Can-
cer) sono composti da fibre di lunghezza inferiore a  10  micron  nel
97% dei casi e di diametro inferiore a 0.3 micron nel 92.5% dei casi. 
   Circa 1 grammo del campione  viene  macinato  a  mano  in  mortaio
d'agata; il macinato viene quindi  setacciato  con  setaccio  da  400
micron.  La  polvere  cosi'  ottenuta  viene  quindi   sottoposta   a
macinazione meccanica "ad umido" e  ad  "impatto".  Come  disperdente
viene utilizzato l'alcol isopropilico (circa 10 mL);  la  macinazione
ad impatto viene realizzata per mezzo di  una  serie  di  cilindretti
d'agata che un sistema di scuotimento  della  camera  di  macinazione
obbliga ad urtarsi tra loro. Dopo la  macinazione,  condotta  per  un
tempo prefissato, si ottiene una sospensione che viene trasferita con
alcol isopropilico in  un  beker  da  100  mL.  L'alcol  viene  fatto
evaporare in stufa a 90°C  e  la  polvere  seccata  viene  sottoposta
all'analisi diffrattometrica. 
   Per  lo  studio  della  relazione  tra   tempi   di   macinazione,
granulometria del macinato e risposta  diffrattometrica  dell'amianto
contenuto nel campione, si e' proceduto nel modo seguente. 
   Il campione e' stato sottoposto a tempi di  macinazione  crescenti
tra 0 e 45 minuti. Dopo ciascuna  macinazione,  parte  della  polvere
seccata  e'  stata  sottoposta  ad  un'analisi   granulometrica   con
microscopio elettronico a scansione, mentre un'altra parte  e'  stata
depositata su filtro d'argento e letta al diffrattometro. Nelle  Fig-
ure 2 e 3 sono  riportate  le  distribuzioni  dei  diametri  e  delle
lunghezze delle fibre  della  polvere  ottenuta  dopo  30  minuti  di
macinazione. Le due distribuzioni presentano - in questo  come  negli
altri casi - l'atteso andamento lognormale, per cui si  e'  preferito
utilizzare la media geometrica piuttosto che quella aritmetica per la
caratterizzazione  morfologica  dei  campioni  stessi.  In  Figura  4
appaiono le cinetiche di comminuzione per la  polvere  iniziale.  Gli
andamenti (per diametri e lunghezze)  presentano  una  fase  iniziale
(corrispondente ai primi 15 minuti di macinazione) durante la quale i
due parametri si riducono di oltre il 50% del  valore  iniziale;  per
tempi piu' lunghi di macinazione la media geometrica della  lunghezza
delle fibre rimane praticamente costante mentre la  media  geometrica
del  diametro  tende  ancora  a  diminuire  arrivando  ad  un  valore
inferiore ad 1 micron dopo 45'. 
   Il  complesso  dei  risultati  ottenuti  sembra  indicare  che  il
processo di comminuzione delle fibre, nella seconda fase sia  causato
essenzialmente da  successive  sfaldature  delle  fibre  lungo  piani
paralleli al loro asse maggiore, processo che porta  alla  formazione
di fibrille piu' sottili ma  di  lunghezza  abbastanza  costante;  la
tecnica di macinazione impiegata non sembra invece  privilegiare,  in
questa  seconda  fase,  la  frattura  trasversale  delle  fibre,  che
comporta la rottura dei forti legami esistenti tra gli atomi di Si  e
di O nei tetraedri SO4, della struttura cristallina del serpentino. 
   Nella  Figura  5  appaiono  le  risposte   diffrattometriche   del
crisotilo (contenuto in 400 microgrammi di polvere) in  funzione  dei
tempi di comminuzione. I dati mostrano come nelle fase iniziale della
macinazione, corrispondente ai primi 5  minuti,  vi  sia  una  rapida
crescita della risposta diffrattometrica, che tende poi  a  diminuire
progressivamente, fino a raggiungere, per un tempo di macinazione  di
30', un valore di plateau che  e'  pari  a  circa  l'80%  del  valore
massimo. Che si tratti di una situazione di plateau e' dimostrato dal
fatto che la differenza tra le medie delle risposte diffrattometriche
a 30' ed 45' non e'  risultata  statisticamente  significativa  (p  =
0.085). 
   L'iniziale crescita della risposta  diffrattometrica  puo'  essere
interpretata  come  un  effetto  della   disgregazione,   a   seguito
dell'inizio della macinazione, di aggregati  di  fibre  e/o  fibre  e
cemento presenti ancora nel campione dopo la setacciatura; durante la
preparazione  dei   filtri   d'argento   impiegati   nella   metodica
diffrattometrica adottata, le fibre di  crisotilo  libere  tendono  a
disporsi con l'asse longitudinale (l'asse avaaw della cella unitaria)
parallelamente al filtro e questo effetto contribuisce  ad  aumentare
l'intensita' delle riflessioni  (002)  e  (004)  corrispondenti  alle
famiglie di piani perpendicolari all'asse avcaw e paralleli  all'asse
avaaw. Fibre legate in aggregati, al contrario, non possono  disporsi
con l'asse longitudinale parallelamente al piano del filtro. 
   E' anche  interessante  notare  che,  dopo  la  fase  iniziale  (5
minuti), la risposta diffrattometrica segue  un  andamento  simile  a
quelli individuati per la lunghezza ed il diametro medi. 
   Nella Tabella 2 appare un quadro riassuntivo dei risultati: sia le
granulometrie che le risposte diffrattometriche appaiono in  funzione
dei tempi di macinazione. Questa tabella ci permette di scegliere  il
tempo di macinazione piu'  adeguato  nelle  nostre  condizioni.  Tale
tempo puo' essere compreso tra 15 e  30  minuti:  infatti  in  questo
intervallo si tende a raggiungere  un  livello  di  plateau  sia  per
quanto riguarda la lunghezza delle  fibre  sia  per  quanto  riguarda
l'abbassamento della  risposta  diffrattometrica  del  crisotilo.  Un
tempo piu' lungo  di  macinazione  non  sembra  comportare  ulteriori
vantaggi, e le differenze di granulometria con gli standards sembrano
sufficientemente ristrette. 
   5.2A Deposizione del campione sul filtro d'argento. 
   La polvere macinata e  seccata  viene  ripresa  con  la  soluzione
disperdente (vedi punto 3.1A) e la sospensione cosi'  ottenuta  viene
mantenuta sotto agitazione magnetica per  circa  2  o  3  ore.  Dalla
dispersione vengono prelevate aliquote opportune che sono filtrate su
membrana di Ag per mezzo del dispositivo  di  filtrazione  del  punto
4.3A. E' opportuno procedere alla filtrazione nello stesso giorno  in
cui  le  sospensioni  vengono  preparate,  perche'  esse  tendono  ad
"invecchiare"; in altre parole, le fibre di  amianto  in  dispersione
tendono ad includere acqua  nella  loro  struttura  cristallina  e  a
formare aggregati la cui risposta diffrattometrica risulta diversa da
quella del materiale  appena  preparato.  Da  risultati  sperimentali
risulta  che  l'invecchiamento  comincia  dopo  circa  24  ore  dalla
preparazione della sospensione. 
   Durante la filtrazione si raccomanda di seguire  gli  accorgimenti
al successivo punto 5.3A. 
   5.3A Preparazione degli standards per le curve di taratura. 
   Circa  2  mg  di  ciascuno  dei  tre  tipi  di  amianto   puro   a
granulometria nota, sono posti in tre distinti matracci tarati da 200
mL. A questi viene aggiunta fino a volume  la  soluzione  disperdente
indicata  al  punto  3.1A.  Le  dispersioni  cosi'  ottenute  vengono
mantenute  sotto  agitazione  magnetica  per  ca.   3   ore.   Queste
dispersioni hanno una  concentrazione  in  amianto  pari  a  ca.  100
(Micron(g/mL e costituiscono le dispersioni madre (stock) da  cui  si
dovranno preparare, prelevando opportune  aliquote  mediante  pipetta
tarata, 3 o  piu'  campioni  su  filtro  di  Ag  per  ciascuna  delle
quantita' di amianto scelte (nell'esempio riportato si tratta di  10,
20, 40, 60, 80, 100 (Micron(g). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
   L'attenuazione e' provocata dall'assorbimento dei raggi X da parte
del  campione.  Quando  tale  effetto  non  e'  trascurabile  occorre
effettuare la correzione. Nella  Tabella  n.  4  viene  mostrato  sia
l'effetto  di  attenuazione  riscontrato  sperimentalmente  a  carico
dell'intensita'  dei  picchi  analitici   del   crisotilo   o   della
crocidolite da parte di varie  matrici  minerali,  sia  il  risultato
della correzione. 
6 A) Espressione dei risultati. 
   La percentuale di amianto presente nel campione sara': 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
   dove W e' la massa totale di polvere sul filtro d'argento. 
7 A) Interferenze. 
   Teoricamente le  fasi  cristalline  che  possono  interferire  sui
picchi  analitici  degli  amianti  sono  moltissime.  In  pratica  e'
sufficiente prendere in considerazione  solo  le  sostanze  che  piu'
comunemente si trovano associate all'amianto nei principali  prodotti
industriali. 
   I minerali non fibrosi di serpentino (lizardite o  antigorite),  i
quali  hanno  la  stessa   struttura   cristallina   del   crisotilo,
costituiscono un'interferenza non eliminabile. Il  problema  tuttavia
e' limitato ai casi in cui i campioni da analizzare provengano  dalle
attivita' minerarie di estrazione del crisotilo. 
   L'alite,  minerale  di  base  nella  produzione  di  manufatti  di
amianto-cemento, nei  quali  viene  utilizzato  quasi  esclusivamente
crisotilo,  non  produce  interferenze  sui  due  principali   picchi
analitici di questa forma di amianto. 
   Il gesso puo' interferire sul picco del crisotilo a 0.73 nm ma non
sul picco secondario (0.36 nm). 
   Il caolino puo' interferire su entrambi i picchi del crisotilo, ma
il disturbo sembra essere significativo solo per campioni  aventi  un
contenuto in caolino superiore al 10%. 
   La clorite potrebbe interferire su entrambi i picchi del crisotilo
ma e' possibile la separazione analitica dei suoi  picchi  da  quelli
del crisotilo, rallentando adeguatamente la  velocita'  di  scansione
nell'intorno della zona di uscita dei picchi che interessano. 
   Anche per la crocidolite o l'amosite,  i  corrispondenti  minerali
non fibrosi costituiscono un'interferenza non  eliminabile;  tuttavia
la presenza di questi minerali nei campioni reali e' molto rara. 
   In generale la distinzione tra crocidolite o amosite, quando  sono
presenti  contemporaneamente  (e  questo  puo'  avvenire  per  taluni
prodotti isolanti), risulta difficoltosa e si puo' tentare ricorrendo
ai picchi secondari a 0.36 nm e 0.32 nm per l'amosite, e  a  0.31  nm
per la crocidolite, utilizzando il metodo della  bassa  velocita'  di
scansione. 
   Altri minerali che possono trovarsi associati all'amianto in  vari
prodotti possono essere eliminati con adatti trattamenti chimici:  ad
esempio un trattamento con acido debole decompone i carbonati. 
 B) Microscopia elettronica analitica a scansione (per percentuali di
amianto comprese fra le 100 ppm e l'1%). 
1 B) Oggetto e campo di applicazione. 
   Descrizione  di  un  metodo  per   la   determinazione,   mediante
microscopia elettronica analitica a scansione,  della  concentrazione
(massa/massa) di amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite)
in campioni massivi, quali il cemento-amianto, o polverulenti,  quali
polveri di talco. 
   Il metodo e' applicabile per concentrazioni  di  amianto  comprese
fra le 100 ppm (0.01%) e le 10000 ppm (1%) o superiori;  l'intervallo
in cui il metodo fornisce risultati quantitativi e' compreso  fra  le
1000 ppm e le 10000 ppm o superiori. 
   Per concentrazioni di amianto inferiori alle 1000  ppm  il  metodo
fornisce risultati semiquantitativi (vedi successivo punto 5.7B). 
   La sensibilita' della metodica dipende da vari fattori: condizioni
di lavoro del microscopio,  area  di  deposizione  del  campione  sul
filtro di lavoro, numero di campi di lettura fissati sul  filtro;  in
ogni caso si puo' stimare una sensibilita' di circa 100 ppm quando il
campione sia costituito da circa 0.1 mg di  materiale  depositato  su
un'area di circa 300 mm(Elevato al Quadrato) (superficie circolare di
circa 1 cm di raggio) e vengano  letti  400  campi  a  2000  x  (vedi
successivo punto 5.7B). 
2 B) Principio del metodo. 
   Sospensione di una quantita' non inferiore a 0.1 mg  del  campione
polverulento in un volume noto di soluzione disperdente costituita da
un tensioattivo in acqua deionizzata e filtrata. Se  il  campione  da
analizzare e' un campione in massa viene ottenuta, per mezzo  di  una
opportuna macinazione, la sua comminuzione  fino  a  che  lo  spettro
granulometrico del particolato prodotto e'  compreso  nell'intervallo
fra 10 e 100 (Micron(m. 
   Filtrazione di un volume della sospensione contenente  almeno  0.1
mg del campione su un filtro in policarbonato a foro passante, di 0.4
- 0.8 (Micron(m di porosita', di 25 mm di diametro. 
   Montaggio del filtro su un portacampioni per SEM e metallizzazione
della sua superficie con Au mediante sputtering catodico. 
   Lettura a  1000  -  2000  ingrandimenti  di  un  numero  di  campi
microscopici  adeguato  al   limite   di   rivelabilita'   richiesto,
tipicamente fra 200 e 400 campi. 
   Riconoscimento mediante spettroscopia X a dispersione  di  energia
delle fibre di amianto presenti e misura delle loro dimensioni. 
   Calcolo dei volumi  e  dei  corrispondenti  pesi  delle  fibre  di
amianto utilizzando i pesi specifici dei minerali corrispondenti. 
   Calcolo del peso  totale  di  amianto  sul  filtro  in  base  alla
superficie di deposizione del campione, alla  superficie  del  filtro
letta, al numero e dimensioni delle fibre osservate e all'ipotesi  di
una distribuzione Poissoniana delle fibre sul filtro. 
3 B) Apparecchiature e materiali da impiegare. 
   Attrezzature di uso comune in laboratorio e: 
   3.1 B Soluzione disperdente contenente lo 0.1% di tensioattivo  in
acqua  deionizzata  e  prefiltrata  su  filtri  cellulosici  da   0.2
(Micron(m di porosita'. 
   3.2 B Mortaio d'agata. 
   3.3 B Bilancia analitica. 
   3.4 B Mulino per la macinazione ad umido di quantita' fra 1  e  10
mg  di  campione;  il  mulino  deve  permettere   di   ottenere   una
granulometria finale del campione compresa nell'intervallo fra  10  e
100 (Micron(m. 
   3.5 B Filtri a membrana in policarbonato a foro passante, di 0.4 -
0.8 (Micron(m di porosita', di 25 mm di diametro. 
   3.6 B Dispositivo di filtrazione sotto vuoto con  setto  poroso  e
sede per alloggiare le membrane in policarbonato. 
   3.7 B Portacampioni in alluminio o grafite per SEM. 
   3.8 B Collante conduttore all'argento o alla grafite. 
   3.9 B Apparato per la metallizzazione con Au di  campioni  per  il
SEM mediante sputtering catodico. 
   3.10 B Microscopio elettronico a scansione corredato dell'apparato
di cui al punto 3.11 B. 
   3.11 B Spettrometro X a dispersione di energia. 
4B) Campionamento. 
   Prelevare dal materiale da esaminare  un  campione,  significativo
della sua composizione, dell'ordine di  0.5  -  1  gr.  Nel  caso  di
materiale in massa e non gia' sotto forma di polvere procedere ad una
sua frammentazione in mortaio d'agata fino a ottenere un  particolato
con dimensioni inferiori a 400 - 500 (Micron(m. 
5B) Procedimento. 
   5.1 B Comminuzione del campione. 
   Se il campione originale e'  un  materiale  in  massa  o  se,  pur
presentandosi come materiale polverulento, le fibre di  amianto  sono
presenti  in  aggregati  con  altre  fibre  o  altro  materiale,  per
l'analisi al SEM e'  necessario  trattare  il  campione  in  modo  da
separare le fibre tra loro e dall'eventuale matrice. 
   Dopo l'eventuale macinazione a mano in mortaio d'agata, trasferire
circa 10 mg di polvere in 100 mL di alcol isopropilico  nella  camera
di macinazione di  un  mulino  in  grado  di  macinare  ad  umido  le
quantita'  indicate.  Macinare  il  campione  fino  ad  ottenere  una
granulometria finale del particolato compresa fra 10 e 100 (Micron(m; 
la sospensione in alcol isopropilico e' quindi trasferita  in  stufa.
L'alcol isopropilico viene  fatto  evaporare  a  90°C  e  la  polvere
residua essiccata e' recuperata. 
   5.2 B Dispersione in acqua e filtrazione su filtro a membrana. 
   Pesare con una bilancia analitica  una  quantita'  di  polvere  di
circa 5 mg e sospenderla in 200 mL di una soluzione  allo  0.1  %  di
tensioattivo in acqua deionizzata e filtrata; per  questo  utilizzare
un matraccio da  200  mL  aggiungendo  fino  a  volume  la  soluzione
disperdente. Calcolare  la  concentrazione  della  dispersione  cosi'
ottenuta e mediante pipetta tarata prelevarne un'aliquota da filtrare
sul filtro  a  membrana.  Per  evitare  che  la  dispersione  decanti
lasciarla sotto agitazione magnetica per almeno  5  minuti  prima  di
effettuare il prelievo. 
   Mediante il dispositivo di filtrazione descritto al  punto  3.6  B
filtrare una aliquota nota della  dispersione  preparata,  contenente
circa 0.1 mg del campione in polvere, su  un  filtro  a  membrana  in
policarbonato di 25 mm  di  diametro  con  porosita'  di  0.4  -  0.8
(Micron(m.  Alternativamente  possono  essere  utilizzati  filtri  in
esteri di cellulosa delle stesse dimensioni, tuttavia  questi  filtri
non si presentano al SEM con una superficie liscia e le irregolarita'
osservabili potrebbero rendere piu' difficile il riconoscimento delle
fibre  piu'  sottili,  per  questo,  nel  caso  del   loro   uso   e'
consigliabile utilizzare porosita' non superiori a 0.4 (Micron(m. 
   Nel procedere alla filtrazione aver  cura  di  versare  alcuni  mL
della soluzione disperdente nel serbatoio del sistema filtrante prima
di aggiungere  l'aliquota  nota  della  dispersione;  successivamente
lavare piu' volte con la soluzione il serbatoio. 
   Il filtro a membrana su cui e'  deposta  la  polvere  e'  lasciato
asciugare su carta bibula in una capsula Petri o contenitore analogo. 
   5.3  B  Montaggio  del  filtro  su  portacampioni  per  il  SEM  e
metallizzazione. 
   Tagliare una parte circolare del filtro, di dimensioni leggermente
inferiori al portacampioni del SEM, dalla sua zona centrale  mediante
un bisturi o una lama ugualmente affilata.  Durante  tale  operazione
aver cura di non toccare con le mani la superficie del filtro, di non
capovolgerlo o causare spostamenti o cadute della polvere  dalla  sua
superficie. 
   Montare la porzione di filtro su  un  portacampioni  per  SEM,  in
alluminio o grafite, mediante collanti conduttori  all'argento;  aver
cura di realizzare con gli stessi collanti dei ponti  conduttori  fra
il bordo del filtro ed il portacampione. 
   Metallizzare, il filtro cosi' montato, con uno strato di 25  -  50
nm di Au mediante sputtering catodico. 
   Alternativamente e' possibile ricoprire il filtro con un  film  di
carbone evaporato sotto vuoto; in tal caso  e'  opportuno  utilizzare
spessori leggermente maggiori, intorno  ai  100  nm,  a  causa  della
minore conducibilita' termica ed  elettrica  della  grafite  rispetto
all'Au. In ogni caso l'immagine in  elettroni  secondari  del  filtro
risultera' di minore qualita' a causa del piu' basso coefficiente  di
emissione secondaria del carbonio rispetto all'Au. 
5.4 B Scelta delle condizioni strumentali. 
   Il potere risolutivo di un SEM e' molto elevato (si puo'  valutare
intorno  ai  5  nm),  tuttavia,  con  campioni  del  tipo  di  quelli
descritti, ad un ingrandimento di lavoro  (1000-2000X)  che  permetta
tempi  di  analisi  non  eccessivamente  lunghi  e   con   condizioni
strumentali  compatibili  con   una   buona   risoluzione   analitica
(efficienza di produzione e rivelazione di raggi X elevate) risultano
rivelabili  e  classificabili  fibre  intorno  a  0.1  (Micron(m   di
spessore. 
   Condizioni strumentali in grado  di  assicurare  tali  prestazioni
corrispondono a: una energia del fascio incidente fra 20  e  30  KeV;
una distanza di lavoro tipicamente dai 12 ai 25 mm e comunque tale da
massimizzare l'efficienza di  raccolta  dei  raggi  X  da  parte  del
rivelatore; un angolo  di  tilt  compatibile  con  la  geometria  del
rivelatore dei raggi X, se tale angolo  e'  diverso  da  zero  ne  va
tenuto conto nella valutazione delle dimensioni delle fibre. 
   Fissare l'ingrandimento di lavoro fra 1000 e  2000X;  valutare  la
superficie corrispondente ad un campo  di  lettura  all'ingrandimento
fissato  (tipicamente  a  2000X  questa  risulta   intorno   a   2500
(Micron(m(Elevato  al  Quadrato)  e   a   1000X   intorno   a   10000
(Micron(m(Elevato al  Quadrato)  per  cui  occorrono  rispettivamente
circa 400 e circa 100 campi di lettura per esplorare 1 mm(Elevato  al
Quadrato) del filtro); osservare il  filtro  in  elettroni  secondari
utilizzando il "modo" TV. 
5.5 B Lettura del filtro  e  determinazione  delle  dimensioni  delle
fibre di amianto. 
   In funzione dell'ingrandimento di lavoro fissato leggere un numero
di campi sufficienti  almeno  ad  esplorare  circa  1  mm(Elevato  al
Quadrato) del filtro  (tipicamente  a  2000X  occorrono  400  campi).
Scegliere i campi di lettura in modo da esplorare tutta la superficie
del  filtro  evitando  la  sovrapposizione  dei  campi   stessi.   E'
consigliabile a tal fine seguire un percorso sistematico  sul  filtro
secondo un qualche schema prestabilito. 
   Prendere in considerazione,  nell'analisi  del  filtro,  tutte  le
fibre o gli aggregati di fibre o gli aggregati  di  fibre  con  altro
materiale;   valutare,   utilizzando   i   riferimenti   dimensionali
disponibili sullo schermo, la lunghezza e la  larghezza  di  ciascuna
fibra risolvibile con il SEM (non  considerare  in  tale  valutazione
eventuali particelle di altra natura occasionalmente  sovrapposte  od
aggregate alle fibre). Le fibre che non giacciono  completamente  nel
campo di lettura vanno considerate solo per  la  parte  compresa  nel
campo stesso. 
   Identificare e classificare le fibre in base alla loro  morfologia
ed alla loro composizione; in linea generale per  la  classificazione
delle varieta' minerali degli amianti sara' sufficiente  una  analisi
qualitativa con riconoscimento, nello spettro X  della  fibra,  delle
righe degli elementi caratteristici con le attese intensita' relative
(generalmente saranno presenti sullo spettro anche righe piu'  deboli
corrispondenti ad elementi, come Fe, Al,  Mn,  presenti  in  tracce);
tener presente che se  sulla  fibra  o  sull'aggregato  di  fibre  di
amianto e' depositato o aggregato  materiale  di  altra  natura  (non
necessariamente evidente sull'immagine elettromicroscopica), le righe
X degli elementi presenti nella composizione del  materiale  appaiono
sullo spettro finale. 
5.6 B Elaborazione dei dati, calcolo della concentrazione di  amianto
e valutazione dell'errore. 
   Valutare  il  volume  di  ciascuna  fibra  e  aggregato  di  fibre
d'amianto approssimando la morfologia delle particelle a cilindri  di
altezza pari alla lunghezza e diametro pari alla larghezza misurati. 
   Valutare la massa delle fibre  utilizzando  una  densita'  di  2.6
gr/cm(Elevato al Cubo) per il crisotilo e 3.0 gr/cm(Elevato al  Cubo)
per gli anfiboli. 
   Calcolare la concentrazione C dell'amianto nel campione  (espressa
in ppm) mediante la: 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
   dove: 
A = area effettiva del filtro (mm(Elevato al Quadrato)); 
a = area del campo di lettura (mm(Elevato al Quadrato)); 
n = numero campi di lettura; 
P = peso totale del campione depositato sul filtro (mg); 
pc = dc ● Σj vi = peso totale fibre di crisotilo (mg); 
dc = densita' del crisotilo (gr/cm(Elevato al Cubo)  =  mg/mm(Elevato
al Cubo)); 
vi = volume dell'i-esima fibra di crisotilo (mm(Elevato al Cubo)); 
Pa = da ● Σj vj = peso totale fibre di anfibolo (mg); 
da = densita' degli anfiboli (gr/cm(Elevato al Cubo) =  mg/mm(Elevato
al Cubo)); 
vj = volume dell'j-esima fibra di anfibolo (mm(Elevato al Cubo)). 
   L'errore sperimentale  nella  misura  della  concentrazione  C  di
amianto nel campione e' essenzialmente  dovuto  alla  statistica  del
campionamento delle fibre durante la lettura del filtro (il numero  N
delle  fibre  campionate  su  una  data   superficie   presenta   una
distribuzione Poissoniana  se  le  fibre  sono  distribuite  in  modo
casuale sul filtro) e alla  larghezza  dello  spettro  granulometrico
delle fibre contenute nel campione (lo spettro  granulometrico  delle
fibre  di  amianto  prodotte  nella  macinazione   di   un   campione
generalmente e' descritto bene da una distribuzione lognormale).  Per
valutare l'errore sperimentale conviene esplicitare  nella  relazione
(a) il numero N di fibre di amianto  individuate  sugli  n  campi  di
lettura e il peso medio di una fibra di  amianto,  la  relazione  (a)
puo' essere riscritta poi: 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
   Significativita' delle misure di concentrazione. 
   Una valutazione dell'errore standard < *  >  mediante  l'equazione
(e) e' significativa solo se il numero N delle fibre  individuate  e'
sufficiente a rientrare nel limite dei grandi numeri (X  30);  numeri
minori non permettono una stima significativa  ne'  della  media  ne'
della deviazione standard di una distribuzione. 
   Per numeri N di fibre maggiori di 30 la equazione (f) permette una
valutazione della significativita' dei  valori  di  concentrazione  C
ottenuti con il metodo. 
   In  tabella  n.  5  e'  riportato  l'errore   sperimentale   sulla
concentrazione, DC/C, calcolato in base alla equazione (f)  adottando
indicativamente, per l'errore standard  <  *  >,  un  valore  di  0.3
compatibile con i dati sperimentali rintracciabili nella  letteratura
scientifica del settore. 
   I dati riportati nella tabella  n.  5  indicano  che  la  metodica
descritta nell'intervallo di concentrazioni che vanno  da  circa  100
ppm  a  circa  1000  ppm  di  amianto  puo'  fornire  solo  risultati
qualitativi. 
   Stime quantitative della concentrazione di amianto sono ottenibili
con  concentrazioni  maggiori  a  1000   ppm   o,   alternativamente,
modificando la metodica per  aumentare  il  numero  totale  di  fibre
campionate. 
Definizioni, abbreviazioni e simboli. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico