(Allegato B-art. 9)
                               Art. 9. 
 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazioni sulla zona geografica 
 
1) Fattori naturali rilevanti per il legame 
    La  zona  geografica  delimitata  comprende  l'intero  territorio
amministrativo  della  Regione  Sicilia.   L'orografia   mostra   dei
contrasti  netti  tra  la  porzione  settentrionale,  prevalentemente
montuosa, quella centro-meridionale e sud-occidentale, essenzialmente
collinare;  quella  tipica  di   altopiano,   presente   nella   zona
sud-orientale e quella vulcanica nella  Sicilia  orientale.  Le  zone
pianeggianti si concentrano maggiormente nelle aree costiere. 
    La rete idrografica e' molto complessa;  numerosi  sono  i  corsi
d'acqua a regime torrentizio e molti a corso breve e rapido; le valli
fluviali  sono  per  lo  piu'  strette  ed  approfondite  nella  zona
montuosa, sensibilmente piu' aperte nella zona collinare. 
    Le formazioni litologiche siciliane possono essere assemblate nei
seguenti complessi: 
      Complesso clastico di deposizione continentale; 
      Complesso vulcanico (Etna e vulcaniti antiche degli Iblei); 
      Complesso sabbioso-calcarenitico plio-pleistocenico; 
      Complesso argilloso-marnoso comprendente  tutte  le  formazioni
prevalentemente argillose presenti nel territorio siciliano; 
      Complesso evaporitico  comprendente  i  tipi  litologici  della
Formazione Gessoso-Solfifera del Miocene Superiore; 
      Complesso conglomeratico-arenaceo; 
      Complesso  arenaceo-argilloso-calcareo  comprendente  tutte  le
varie formazioni a prevalente  componenete  arenacea,  diffuse  nella
Sicilia settentrionale; 
      Complesso carbonatico comprendente parte dei  Peloritani  e  la
serie calcarea degli Iblei; 
      Complesso  filladico  e  scistoso  cristallino  (nella   catena
peloritana). 
    Per quanto riguarda il  clima,  si  possono  distinguere  quattro
ambienti climatici primari: 
      Ambiente costiero:  clima  mite  con  temperatura  media  annua
intorno a 18° C, piovosita' media annua di 400-500  mm  (Province  di
Trapani, Palermo e Agrigento); ridotta o  quasi  assenza  di  pioggia
durante la stagione  calda.  Nel  litorale  compreso  tra  Cefalu'  e
Messina la piovosita' media annua e' di  800  mm,  mentre  in  quello
dell'alto Ionio arriva anche a 900 mm. 
      Ambiente area Etna: il clima  e'  umido,  specie  sul  versante
settentrionale dove le piogge raggiungono i 600-800 mm, nella  fascia
bassa, fino a  superare  i  1200  mm  alle  maggiori  altitudini.  Il
versante  orientale  e'  piu'  piovoso  di  quello  occidentale.   La
temperatura media  annua  risente  dell'esposizione  dei  versanti  e
dell'altimetria, infatti il versante orientale e' piu'  caldo  mentre
quello settentrionale rimane  il  piu'  freddo  e  danno  origine  ad
ambienti rispettivamente piu' precoci o  piu'  tardivi.  Il  versante
sud-occidentale e' quello piu' asciutto. 
      Ambiente delle catene montuose (Peloritani, Nebrodi, Madonie  e
Sicani): la piovosita' media annua puo' arrivare a 1000 mm ed  oltre.
La temperatura media minima si approssima a 0° C e la  media  massima
intorno a 25° C. 
      Ambiente della  Sicilia  interna  e  dell'Altopiano  Ibleo:  la
temperatura media annua e' superiore a 15° C  e  quella  media  delle
massime in estate arriva a 29° C; la  piovosita'  annua  e'  limitata
anche a  400  mm,  pertanto,  nella  Sicilia  interna  bassa  collina
(Province di Trapani, Palermo, Agrigento e Caltanissetta) il clima e'
caldo e arido, nella media collina del palermitano si hanno valori di
pioggia pari a 600-700 mm e nell'Altopiano Ibleo anche 800 mm. 
 
2) Fattori umani rilevanti per il legame. 
    La Sicilia  e'  una  delle  regioni  di  piu'  antica  tradizione
viticola come dimostrano i numerosi reperti archeologici  (ampeloliti
fossili, anfore ad uso vinario, monete con figurazioni dionisiache  e
uvicole) e le molteplici fonti letterarie greche e latine  che  fanno
riferimento ai rinomati vini siciliani. 
    Sin dall'epoca dei Fenici (IX-IV secolo  a.C.)  il  commercio  di
olio e vino e' testimoniato dalla presenza di anfore  utilizzate  per
il trasporto e da altre tipologie  di  ceramiche,  quali  le  brocche
bilobate  e  le  coppe  carenate,  che   costituivano   i   «servizi»
normalmente impiegati per il consumo di  vino.  Le  recenti  ricerche
archeologiche dimostrano, inoltre, che i Fenici si  occuparono  anche
di attivita' agro-pastorali, oltre  che  di  commercializzazione  (M.
Botto 2001). 
    Grande splendore i vigneti ebbero durante la  colonizzazione  dei
Greci (VIII-III secolo a.C.), che introdussero alcuni vitigni come il
Grecanico, giunto sino ai nostri giorni. Si ritrovano  raffigurazioni
di scene viticole  sulle  monete  a  testimonianza  della  sviluppata
attivita' economica della regione legata alla produzione vinaria. 
    Durante il dominio dei Romani (III secolo a.C.-V secolo d.C.), in
particolare in eta' cesarea nella Gallia e' attestata la presenza  di
vino siciliano. Plinio citava  il  Mamertino  del  messinese,  quando
Cesare brindo' alla festa per il suo trionfo al terzo consolato. 
    Durante il declinio dei Romani, in Sicilia si afferma  la  classe
dei grandi proprietari terrieri, come e' attestato dalla presenza  di
grandi ville rustiche come quella del Casale di Piazza Armerina,  nei
cui mosaici sono rappresentate scene di  vendemmia,  a  testimonianza
della coltivazione dei vigneti nel territorio. 
    Successivamente, le continue invasioni dei barbari nelle campagne
portarono all'abbandono delle stesse, per cui la  coltivazione  della
vite cadde in declino. 
    Nonostante  il  Corano  facesse  divieto  di  assumere  alcolici,
durante il dominio dei Musulmani (827-1061) venivano coltivate le uve
da mensa e fu introdotto  a  Pantelleria  il  vitigno  «Zebib»  (oggi
Zibibbo o Moscato di Alessandria), tratto dal Capo Zebib in Africa di
fronte l'isola di Pantelleria (B. Pastena 1970). 
    La vite e l'ulivo ripresero la loro espansione durante il periodo
della dominazione dei Normanni; in seguito, durante il periodo  della
dominazione degli  Aragonesi,  il  vino  siciliano  raggiunse  grande
rinomanza, attestata  dalla  costituzione  di  numerose  societa'  di
vendita di vino, come riferisce il Cougnet nella sua «Historiae de la
table». 
    Durante la dominazione degli Spagnoli (1512-1713), nei  territori
interni aumentarono i vigneti, gli oliveti e  i  mandorleti  e,  dove
abbondava l'acqua anche i giardini e le coltivazioni di ortaggi.  Nel
cinquecento, Tommaso Fazello, nel suo «De rebus Siculis»,  cita  come
zone assai vitate il territorio di Aci, il  contado  di  Messina,  la
pianura ai piedi dell'Etna, la Val di Mazara e la piana  di  Palermo.
Bacci, nel suo celebre «Naturali vinorum historia»,  cita  i  vigneti
alle falde del Monte  Erice,  quelli  del  territorio  di  Palermo  e
dell'isola di Lipari, sparsa di  fecondi  colli.  L'importanza  della
produzione vitivinicola  in  questo  periodo  viene  attestata  dalla
costituzione delle maestranze dei bottai  a  Salemi  nel  1683  e  di
quella di Palermo. 
    Durante il successivo dominio dei Piemontesi e degli Austriaci la
viticolture visse un periodo di crisi dalla quale  si  risollevo'  in
epoca Borbonica, come attesta il viaggiatore lucchese G.A. Arnolfini,
nel suo «Giornale di viaggio» del 1776, dove parla del vino siciliano
che si produce  in  abbondanza  in  tutte  le  parti  dell'isola.  Il
commerciante inglese John Woodhouse apre uno stabilimento vinicolo  a
Marsala, sviluppando il commercio dei vini Marsala con l'Inghilterra;
Anche Benjamin Ingham apre diversi stabilimenti a Marsala  e  Mazara;
ma ad esaltare lo sviluppo del commercio del  Marsala  contribui'  in
maniera preponderante la fondazione  di  uno  stabilimento  da  parte
dell'imprenditore Vincenzo Florio. 
    Nel 1862, Garibaldi torno' in Sicilia e visito'  lo  stabilimento
Florio, bevve e lodo' il Marsala  dolce  che  da  allora  in  poi  fu
denominato «Garibaldi dolce». 
    Nella seconda meta' dell'ottocento, l'invasione della  fillossera
distrugge  gran  parte  dei  vigneti  dell'isola  e  la  vite   viene
soppiantata da altre colture. 
    Agli inizi del XX secolo si diffuse la  tecnica  dell'innesto  su
vite  americana  resistente  alla  fillossera  e  la  vite  comincio'
nuovamente a verdeggiare. 
    La crisi  economica  conseguente  alla  fillossera  e  la  guerra
commerciale con la Francia segnarono la  fine  della  produzione  dei
vini ad alta gradazione ed ad intenso colore, che venivano  esportati
in Francia come vini da taglio, ed aumento' la produzione dei vini da
pasto a piu' moderato tenore alcolico, profumati e freschi. 
    E' verso la fine degli anni '80 ed i primi anni '90 che  si  puo'
indicare l'inizio della moderna storia del vino siciliano. Si  assoda
la capacita' della Sicilia a produrre vini bianchi  di  qualita'  sia
con vitigni autoctoni  come  Inzolia,  Catarratto,  Grillo,  sia  con
vitigni alloctoni, come lo Chardonnay,  Muller  Turgau  e  Sauvignon.
Negli anni novanta inizia la sperimentazione e la produzione di  vini
rossi di alta qualita' con il vitigno autoctono Nero  d'Avola  e  gli
alloctoni Cabernet, Merlot, Syrah, Petit Verdot e Pinot nero. 
    Il protagonista  indiscusso  di  tale  nuovo  corso  e'  il  Nero
d'Avola, che anche in assemblaggio con altri  vitigni  internazionali
riesce a caratterizzare e a marcare il  vino  stesso,  non  solo  per
l'aspetto cromatico, ma soprattutto perche' conferisce  al  vino  una
tipicita' riconducibile ai sapori mediterranei. 
    L'incidenza dei fattori umani, nel  corso  della  storia,  e'  in
particolare riferita alla puntuale definizione dei  seguenti  aspetti
tecnico produttivi, che costituiscono parte  integrante  del  vigente
disciplinare di produzione: 
    base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla  produzione
dei  vini  in  questione,  sono  quelli  tradizionalmente   coltivati
nell'area geografica considerata; 
    le forme di allevamento,  i  sesti  d'impianto  e  i  sistemi  di
potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali  e
tali  da  perseguire  la  migliore  e  razionale  disposizione  sulla
superficie  delle  viti,  sia  per   agevolare   l'esecuzione   delle
operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione  della
chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare  ben
esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro  i  limiti
fissati dal disciplinare; 
    le pratiche  relative  all'elaborazione  dei  vini,  sono  quelle
tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione  in  bianco
ed  in  rosso  dei  vini   tranquilli,   quest'ultima   adeguatamente
differenziate per la  tipologia  di  base  e  la  tipologia  riserva,
riferita quest'ultima a vini rossi maggiormente strutturati,  la  cui
elaborazione comporta un periodo di invecchiamento non  inferiore  ai
due anni. Cosi' come tradizionali sono le  pratiche  di  elaborazione
per   la   produzione   dei   vini   spumanti   e   quelle   relative
all'appassimento delle uve ed alla vinificazione ed affinamento della
tipologia vendemmia tardiva. 
 
B) informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
  essenzialmente   o   esclusivamente    attribuibili    all'ambiente
  geografico. 
 
    I vini di cui al presente disciplinare presentano, dal  punto  di
vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto  evidenti  e
peculiari,  descritte  all'art.  6,  che  ne  permettono  una  chiara
individuazione e tipicizzazione legata all'ambiente geografico. 
    In  particolare   tutti   i   vini   presentano   caratteristiche
chimico-fisiche equilibrate che  contribuiscono  al  loro  equilibrio
gustativo; in tutte le  tipologie  si  riscontrano  aromi  gradevoli,
armonici, caratteristici ed eleganti, con  eventuali  note  fruttate,
floreali e vegetali tipici dei vitigni di partenza. 
 
C) descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
  lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
 
    L'orografia   prevalentemente   collinare   del   territorio   di
produzione, l'esposizione dei vigneti e l'ubicazione degli stessi  in
zone particolarmente vocate alla coltivazione della vite,  concorrono
a  determinare  un  ambiente  adeguatamente  ventilato  e   luminoso,
favorevole   ad   una    ottimale    svolgimento    delle    funzioni
vegeto-produttive della pianta. 
    Nella scelta delle aree  di  produzione  vengono  privilegiati  i
terreni con buona esposizione adatti ad una viticoltura di qualita'. 
    Anche il clima dell'area di produzione concorre  alla  produzione
di vini di qualita'. 
    La millenaria storia vitivinicola  di  questo  territorio,  dalla
preistoria fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, e'
la  generale  e  fondamentale  prova  della  stretta  connessione  ed
interazione esistente  tra  i  fattori  umani  e  la  qualita'  e  le
peculiari caratteristiche dei vini della DOC «Sicilia». Ovvero e'  la
testimonianza  di  come  l'intervento   dell'uomo   nel   particolare
territorio abbia, nel corso dei secoli,  tramandato  le  tradizionali
tecniche  di  coltivazione  della  vite  ed  enologiche,   le   quali
nell'epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate,
grazie all'indiscusso progresso scientifico e  tecnologico,  fino  ad
ottenere i rinomati vini «Sicilia», le cui peculiari  caratteristiche
sono descritte all'art. 6 del disciplinare.