(Allegato B-art. 9)
                               Art. 9. 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) informazioni sulla zona geografica 
A.1) fattori naturali rilevanti per il legame: 
    La zona geografica delimitata, ricade nella parte centrale  della
Regione Toscana, ed interessa parzialmente i territori  collinari,  a
ridosso della catena degli  Appennini,  delle  provincie  di  Arezzo,
Firenze, Pistoia, Pisa, Prato e Siena. 
    Natura geologica: il Chianti nasce  in  una  area  geologicamente
assai omogenea, situata a sud dell'Appennino e fra le latitudini  che
ricomprendono Firenze e Siena. Una fascia inizia a nord,  dalla  zona
del Mugello verso Rufina e Pontassieve, prosegue lungo  i  monti  del
Chianti fino ad arrivare a ricomprendere il territorio del Comune  di
Cetona. L'altra si origina sul Montalbano e si allaccia alla  Val  di
Pesa con direttrici verso  San  Gimignano  e  Montalcino.  Il  nucleo
centrale e' contornato da  propaggini  legate  ai  sistemi  collinari
dell'Aretino e del Senese, del Pistoiese, del Pisano e  del  Pratese.
Queste fasce estreme e periferiche sono collegate fra loro da briglie
trasversali. In particolare, il territorio del Chianti, dal punto  di
vista geologico, per  la  sua  vastita',  puo'  essere  suddiviso  in
quattro sistemi, in odine di eta' di formazione decrescente:  dorsali
preappenniniche  mio-eoceniche,  le  colline  plioceniche,  la  conca
intermontana del Valdarno Superiore con i depositi pleistocenici,  ed
i depositi alluvionali. L'altitudine dei terreni collinari  coltivati
a vite e' compresa mediamente  fra  i  200  ed  i  400  m.s.l.m.  con
giacitura ed orientamento adatti. 
    Clima: il clima dell'area si inserisce  nel  complesso  climatico
cosiddetto  della  collina  interna  della  Toscana.  Il  clima   del
comprensorio puo'  essere  definito  da  «umido»  a  «subumido»,  con
deficienza idrica in estate. La piovosita' media annua e' di 867  mm.
con un minimo di 817 mm. ed un massimo  di  932  mm..  La  piovosita'
massima si registra, di regola, nel mese di novembre con 121 mm. e la
minima in luglio con 32 mm.. Il mese di agosto  e'  quello  mediamene
piu' caldo, con temperature medie di oltre 23°C., mentre il mese piu'
freddo e' solitamente gennaio, con temperature medie intorno ai 5°C. 
A.2) fattori umani rilevanti per il legame: 
    Di  fondamentale  importanza  sono  i  fattori  umani  legati  al
territorio di  produzione,  che  per  consolidata  tradizione,  hanno
contribuito ad ottenere il vino «Chianti».  Anche  se  molti  storici
concordano sul  fatto  che  furono  gli  etruschi  ad  introdurre  la
viticoltura nel territorio del Chianti,  il  ritrovamento  di  alcune
viti fossili risalenti a decine di  milioni  di  anni  fa,  induce  a
pensare un'origine ancora piu' antica per la  piu'  rinomata  coltura
della regione. 
    Nel corso dei secoli, quindi,  la  viticoltura  ha  mantenuto  il
ruolo della coltura  principale  e  di  riferimento  del  territorio,
attorno a cui sono ruotati gli  altri  settori  produttivi  agricoli,
fino  all'inizio  degli  anni  settanta,  con  il   passaggio   dalla
conduzione associata «mezzadrile», a  quella  del  cosiddetto  «conto
diretto». Questo passaggio epocale, ha visto la migrazione  di  forza
lavoro  dal  settore  primario  verso  attivita'  extragricole   come
edilizia ed industria con il  conseguente  abbandono  delle  campagne
dovuto alla l'urbanizzazione delle popolazioni. Cio' forzatamente  ha
portato alla riformulazione di un nuovo sistema  di  conduzione,  del
cosiddetto «conto diretto», che drasticamente impose  di  trasformare
le  vecchie  superfici  vitate,  spesso  nella  forma  della  coltura
promiscua,  viti  maritate  con  sostegno  vivo,  in  nuovi   vigneti
specializzati moderni e facilmente meccanizzabili,  grazie  anche  al
supporto economico dei vari programmi F.E.O.G.A.. 
    Il Consorzio vino Chianti e' nato  dallo  spirito  innovativo  ed
imprenditoriale dei viticoltori fiorentini nel 1927, con finalita' di
difesa per il commercio interno e dell'esportazione del vino  «tipico
Chianti». 
    Con decreto ministeriale del 31 luglio 1932, nella logica di  una
attiva difesa dei vini tipici italiani, venne delimitato per la prima
volta  il  territorio  di  produzione  del  vino  «tipico   Chianti»,
costituito da sette zone di produzione, che sono rimaste  tal  quali,
cosi' come contenute nell'attuale delimitazione. 
    Il vino Chianti ottenne il riconoscimento come  Denominazione  di
Origine controllata con decreto del Presidente della Repubblica del 9
agosto  1967,  con  approvazione   del   relativo   disciplinare   di
produzione, ove oltre alle zone di  produzione  identificate  con  il
precedente decreto ministeriale del 1932, furono inseriti i territori
ad esse vicine, ricadenti nelle provincie di Arezzo, Firenze,  Prato,
Pisa, Pistoia e Siena. 
    Grazie  al  lavoro  sapiente  dei  produttori   vitivinicoli   ed
all'attivismo dell'industria di settore, si  crearono  le  condizioni
affinche'  il  vino  Chianti  ottenesse  una  enorme  diffusione   ed
apprezzamenti,  sui  mercati  interni  ed  internazionali.  Il   vino
Chianti, con i  suoi  imprenditori  sempre  all'avanguardia  sia  nel
settore della produzione che della commercializzazione,  per  la  sua
qualita' e, per il  fatto  che  aveva  contribuito  a  far  conoscere
l'Italia ed i prodotti  italiani  sui  mercati  di  tutto  il  mondo,
ottenne il riconoscimento come vino Chianti D.O.C.G, con decreto  del
Presidente della Repubblica del 2 luglio 1984. 
    L'incidenza dei fattori umani, per questo settore, ma  anche  per
altri  settori  dell'agricoltura,  quale   potrebbe   essere   quello
olivicolo, e' in particolare riferita alla puntuale  definizione  dei
seguenti  aspetti   tecnico-produttivi,   che   costituiscono   parte
integrante del vigente disciplinare di produzione: 
    Base ampelografica dei vigneti: 
      i vitigni idonei alla produzione del vino  in  questione,  sono
essenzialmente quelli tradizionalmente coltivati nell'area geografica
considerata,  come  riportati  all'art.  2   del   disciplinare.   In
particolare, il vitigno  principe  e'  il  Sangiovese  n.,  che  puo'
variare dal 70%, fino al 100%. 
    Le forme di allevamento, i sesti di  impianto  ed  i  sistemi  di
potatura: 
      per  quanto  attiene  le  forme  di  allevamento  non  ci  sono
particolari limitazioni, lasciando al viticoltore ampia scelta  della
forma  piu'   confacente   alle   proprie   esigenze   aziendali   ed
organizzative, con la sola eccezione, che  la  forma  prescelta,  non
vada a modificare le caratteristiche peculiari dell'uva e  del  vino,
escludendo in assoluto, comunque, ogni forma di allevamento su  tetto
orizzontale, tipo tendone. 
    I nuovi impianti devono essere realizzati con almeno 4.100  ceppi
per  ettaro.  I  sistemi  di  potatura  devono  essere  tali  da  non
modificare le caratteristiche peculiari dell'uva e del vino. 
    E' vietata qualsiasi pratica di forzatura, mentre  e'  consentita
l'irrigazione di soccorso. 
    Le pratiche relative all'elaborazione dei vini: 
      sono  quelle  tradizionalmente  consolidate  in  zona,  per  la
vinificazione di vini tranquilli, adeguatamente differenziate per  la
tipologia di base, e la tipologia «riserva» e  «superiore»;  riferite
quest'ultime  a  vini  rossi   maggiormente   strutturati,   la   cui
elaborazione comporta determinati periodi di  invecchiamento: 2  anni
per il Chianti, due anni, di cui almeno 6 mesi, in  fusti  di  legno,
per le sottozone Chianti Rufina e Chianti  Colli  Fiorentini.  Per  i
«Colli Senesi»: due anni, di cui almeno otto mesi, in fusti di legno,
con successivo affinamento in bottiglia, per almeno quattro mesi. 
    Le rese in uva, per le varie tipologie di vino  «Chianti»,  anche
nelle  sue  articolazioni  territoriali,  sono  quelle  riportate  al
precedente art. 4, comma 6. Anche l'immissione  al  consumo,  di  cui
all'art. 5, paragrafo sei, decorre  dal  primo  di  marzo,  dell'anno
successivo alla vendemmia, per la tipologia base «Chianti» ed  alcune
sottozone, mentre per la sottozona «Chianti Montespertoli»  al  primo
giugno, e per «Chianti Colli Fiorentini», «Chianti Rufina» e «Chianti
Superiore», al primo settembre. 
B) informazioni sulla qualita' e sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico: 
    La D.O.C.G. «Chianti» e' riferita a varie tipologie di vino rosso
- di «base» - «di sottozona» «superiore» e «riserva» - che dal  punto
di  vista  analitico  ed  organolettico  presentano   caratteristiche
peculiari, descritte dall'art. 6 del disciplinare di produzione,  che
ne  permettono  una   chiara   individuazione   legata   all'ambiente
geografico. 
    In particolare  tutti  i  vini  presentano  un  giusto  grado  di
acidita',  il  colore  e'  rubino  vivace  tendente  al  granato  con
l'invecchiamento. L'odore si presenta intensamente  vinoso,  talvolta
con profumo di mammola e con un piu' pronunziato carattere di finezza
nella fase  dell'invecchiamento.  Il  sapore  si  presenta  armonico,
sapido, leggermente tannico, che  si  affina  col  tempo  al  morbido
vellutato; il prodotto  dell'annata  che  e'  stato  sottoposto  alla
pratica del «governo all'uso Toscano» presenta vivezza e rotondita'. 
C) descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B) 
    L'orografia  collinare  della  zona  di   produzione   ove   sono
realizzati gli  impianti  vitati,  destinati  alla  produzione  della
denominazione Chianti, nonche' l'ubicazione  e  l'orientamento  degli
stessi vigneti, contribuiscono ad  attribuire  una  caratterizzazione
inequivocabile alla zona delimitata al precedente art.  3),  per  una
produzione vitivinicola, di qualita' eccelsa. 
    Le  stesse  caratteristiche  fisiche,   tessitura   e   struttura
chimico-fisica dei terreni contribuiscono in  modo  determinante,  in
abbinamento  ad  una  oculata  scelta  dei  vitigni  e  dei  relativi
portainnesti,   all'ottenimento   delle   peculiari   caratteristiche
organolettiche e chimico-fisiche del vino «Chianti». 
    La dimensione dell'area, come detto nella  descrizione  geologica
dei terreni, ricomprende diverse tipologie di terreno, che vanno  dal
terreno argilloso a quello argilloso con  presenza  di  scheletro,  a
quello di medio impasto, fino al sabbioso. Di  regola,  sono  terreni
con media fertilita', con giacitura dal collinare dolce al  collinare
accentuato, financo  a  terreni  che  necessitano  sistemazioni  piu'
estreme come i terrazzamenti. 
    Il  clima  dell'areale  di  produzione,  come   detto,   presenta
precipitazioni medie annuali di 867 mm.. Il periodo di deficit idrico
inizia, di regola, a giugno con modesta piovosita', ma e' nei mesi di
luglio ed agosto, che si presenta piu' significativo. La combinazione
della scarsita' di  pioggia  in  estate  con  una  temperatura  media
elevata, insolazione adeguata,  produce  uno  stress  alla  vite  che
contribuisce ad ottenere un'uva particolarmente adatta a produrre  un
vino Chianti con caratteristiche positive. 
    E' grazie alla combinazione dell'ambiente in cui sono  realizzati
i vigneti, con i fattori umani, incidenti nelle  scelte  tecniche  di
realizzazione del vigneto e della sua quotidiana gestione agronomica,
che si  riesce  ad  avere  un  prodotto,  il  quale,  pur  nelle  sue
articolazioni e specificita', rappresenta un vino unico al mondo. 
    Il termine Chianti rappresenta, assieme alla tradizioni culturali
secolari, alla  storia,  alla  letteratura,  alla  gastronomia,  alla
popolazione ivi residente, non solo  un  grande  vino,  ma  anche  un
sistema socio-economico piu' complesso. 
    Il grande sviluppo della viticoltura si e'  avuto  con  l'avvento
della famiglia dei Medici. Gia' nella seconda meta' del 1400, Lorenzo
dei Medici, nel Simposio e nella Canzone di Bacco, illustra un  clima
popolaresco, dove il vino e' l'essenza di  un  teatro  di  arguzie  e
banalita', al limite grottesco. Fu dunque, il vino per i Medici, gia'
mercanti e banchieri, un bene  ed  un  dono,  fu  alimento,  merce  e
simbolo. Si dice che dai tempi del duro e sagace  Cosimo  il  Vecchio
fino allo sfortunato Gian Gastone, il vino preferito  a  casa  Medici
fosse quello prodotto nella  zona  del  Chianti.  Oltre  ai  vini  di
provenienza da tali zone, si beveva, prima a Palazzo  di  Via  Larga,
poi a Pitti e sempre nelle Ville  medicee  del  contado,  anche  vini
Schiavo, Vernaccia, Moscatello, Greco, Malvasia, il Ribolla ed il vin
cotto. 
    Stretto e' il legame che lega la dinastia medicea con la  scienza
enologica o piu' semplicemente con il vino. Non a caso, rifacendo nel
Cinquecento il duecentesco Palazzo Vecchio, in onore dei  Medici,  le
colonne furono adornate di pampani, tralci ed  uve,  che  ancora,  si
possono ammirare nel cortile del palazzo. 
    I  Medici  furono  Signori  di  Firenze,  del  contado   e,   dal
Cinquecento, furono Granduchi di Toscana. E' naturale dunque che  uno
dei prodotti piu' rinomati, della regione, diventasse cura del  mondo
della politica. Ma, il vino segno' anche  l'allegria,  il  fasto,  il
desiderio di ebrezza e di smemoratezza che molti  Medici,  e  Lorenzo
fra tutti, coltivarono, non senza una vena segreta di malinconia. 
    Molte dispute si sono accese per stabilire quanti anni  abbia  il
Chianti,  compresa  quella  del  significato  del  nome:  per  alcuni
significa «battito di ali» o «clamore e suoni  di  corni»  oppure  e'
piu' semplicemente  l'estensione  topografica  della  parola  etrusca
«Clante», nome personale, frequente nell'onomastica di  quel  popolo,
di cui sono state trovate tracce in certe scritture contabili del XIV
secolo. Lamberto Paronetto, in un suo libro, ne menziona l'uso in  un
atto di donazione del 790 appartenente alla Badia di San Bartolomeo a
Ripoli. Dall'atto di donazione  si  passa,  con  un  salto  di  molti
secoli, ai documenti dell'archivio Datini (1383-1410) di Prato,  dove
viene anche usato, per la  prima  volta,  il  termine  «Chianti»  per
designare un tipo speciale di vino. Comunque, una  fra  le  remote  e
sicure citazioni della parola «Chianti»,  riferita  al  vino,  sembra
quella apparsa nella sacra rappresentazione di S. Antonio sulla  fine
del  quattrocento  o  dei  primi  anni  del  cinquecento.   Tuttavia,
nonostante le rare  apparizioni  quattrocentesche  e  cinquecentesche
della parola, la  denominazione  corrente  di  questo  vino  restera'
ancora per parecchio tempo riferita al nome di «vermiglio» o a quello
di «vino di Firenze». Solo nel seicento, con  l'intensificarsi  dello
smercio  e  delle  esportazioni,  il  nome   della   regione   verra'
universalmente riconosciuto anche per il celebre prodotto  di  questa
territorio. 
    Nel settembre del 1716, gli «illustrissimi signori deputati della
nuova congregazione sopra il commercio del vino» fissarono i  termini
del commercio dentro  e  fuori  «li  Stati  di  Sua  Altezza  Reale»,
formulando, senza volerlo, il primo vero e proprio  disciplinare  del
«Chianti» e degli altri vini, allora famosi, destinati  in  futuro  a
fondersi, nella sua denominazione. 
    Il bando affisso «nei luoghi  soliti  ed  insoliti»  di  Firenze,
regolamentava oltre alla zona originaria del  Chianti,  anche  quella
del Carmignano, Pomino, e Valdarno di Sopra. L'editto granducale, tra
l'altro, comminava pene severe per tutti i casi di  contraffazione  e
di traffico clandestino, anticipando la disciplina per  i  luoghi  di
origine, preludio all'odierna denominazione controllata e  garantita.
Scrivevano all'epoca gli illustrissimi controllori: «tutti quei  vini
che non saranno prodotti e fatti  nelle  regioni  confinate,  non  si
possono, ne'  devono,  sotto  qualsiasi  pretesto  o  questo  colore,
contrattare per navigare, per vino Chianti, Pomino, Carmignano e  Val
d'Arno di Sopra, sotto le pene contenute nello enunciato bando». 
    Il bando parlava chiaro: 
      «Premendo  all'Altezza  Reale  del  Serenissimo   Granduca   di
Toscana, nostro signore che si mantenga l'antico credito di qualsiasi
genere di mercanzie che si stacchino dai suoi felicissimi Stati,  non
solo  per  il  decoro  della  Nazione  quale  ha  conservato   sempre
un'illibata fede pubblica, che per  cooperare  al  possibile  per  il
sollievo dei suoi amatissimi sudditi ... .» 
      Fu deciso, quindi, di ordinare la costituzione  di  un'apposita
congregazione, con il compito di vigilare che i vini toscani commessi
per navigare, fossero muniti di una garanzia per  maggiore  sicurezza
della qualita' loro:  «  ...  criminalmente  contro  i  vetturali,  i
navicellai e altri che maneggiassero detti vini  per  le  frodi  fino
alla consegna nei magazzini del compratore forestiero o ai bastimenti
direttamente e a seconda del danno cagionato riguardante il benefizio
pubblico». 
      Fino  poi  ad  arrivare,  all'intuizione  del  Barone   Bettino
Ricasoli, con  la  definizione  della  base  ampelografica  del  vino
Chianti e dell'introduzione di speciali  tecniche  di  vinificazione,
quali   quella   del   «governo»,   utilizzando    uve    «colorino»,
preventivamente appassite su stuoie di canne (cannicci).  La  pratica
del «governo», conferisce al vino un piu' elevato tenore di glicerina
e ne risulta una maggiore rotondita' di «beva», che lo  rende  adatto
ad accompagnarsi ai piatti tipici  toscani,  quali  salumi,  arrosti,
carne alla griglia, etc. 
      Nel   1870,   Ricasoli,   scriveva   al   professor    Studiati
dell'Universita' di Pisa: «il vino  riceve  dal  Sangioveto  la  dose
principale del suo profumo e una certa  vigoria  di  sensazione;  dal
Canaiolo  l'amabilita'  che  tempra  la  durezza  del   primo   senza
togliergli nulla del suo profumo, per esserne  pur  esso  dotato;  la
Malvasia tende a diluire il prodotto delle prime due uve, ne accresce
il sapore e lo rende  piu'  leggero  e  piu'  prontamente  adoprabile
all'uso della tavola quotidiana». 
    Negli anni  a  noi  piu'  vicini,  il  vino  Chianti  ottenne  il
riconoscimento come denominazione di origine controllata con  decreto
del Presidente della Repubblica del 9 agosto 1967,  con  approvazione
del relativo disciplinare di  produzione,  ove  oltre  alle  zone  di
produzione identificate con il decreto ministeriale del 1932,  furono
inseriti i territori ad esse vicine,  ricadenti  nelle  provincie  di
Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia e Siena e, nell'anno 1984,  grazie  al
lavoro sapiente dei produttori vitivinicoli ed  all'attiva  industria
collaterale di settore, si crearono le condizioni affinche'  il  vino
Chianti ottenesse il riconoscimento, come vino Chianti  D.O.C.G,  con
decreto del Presidente della Repubblica del 2 luglio 1984.