(Allegato B)
                                                           Allegato B 
 
 
                          Nota Metodologica 
 
Premessa. 
    L'obiettivo  della  presente  nota  metodologica  e'  quello   di
illustrare le modalita' di costruzione della banca dati  dei  piccoli
comuni che presentano le caratteristiche di cui all'art. 1, comma  2,
della legge n. 158 del 2017. 
    Il perimetro di inclusione degli  enti  da  considerare  ai  fini
della citata legge  e'  definito  nella  premessa  del  comma  2  che
testualmente recita: «per piccoli comuni si intendono  i  comuni  con
popolazione  residente  fino  a  5.000  abitanti  nonche'  i   comuni
istituiti a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione
fino a 5.000 abitanti». 
    La platea dei piccoli comuni al 1° gennaio 2020 e' composta da n.
5.522 enti. 
    Tramite il supporto dell'Istat si e'  reso  necessario  acquisire
una serie di dati per la  costruzione  di  indicatori  finalizzati  a
definire le caratteristiche che andranno a determinare l'appartenenza
di ciascun comune ad almeno una delle tipologie elencate al comma  2,
lettere: a), b), c), d), e),  f),  g),  h),  i),  l),  m),  n)  della
predetta legge. 
    L'analisi degli indicatori costruiti per ciascuna delle tipologie
di cui alle precedenti lettere ha  portato  alla  definizione  di  un
parametro in grado di selezionare l'appartenenza o  meno  del  comune
alla prevista tipologia di legge. 
    I comuni in  possesso  di  almeno  un  requisito  delle  previste
tipologie di legge saranno i potenziali destinatari di  finanziamento
degli interventi da definire, ai sensi dell'art. 3 della legge n. 158
del  2017,  con  la  predisposizione  del  Piano  nazionale  per   la
riqualificazione dei piccoli comuni. 
    Si evidenzia  la  dinamicita'  annuale  dell'elenco  dei  piccoli
comuni per la costituzione di nuovi enti per  effetto  di  fusioni  o
incorporazioni  e  la  mancanza  di  dati  propri  al  momento  della
formazione; 
    Pertanto,  durante  il  triennio  di  vigenza  del  decreto   del
Presidente del Consiglio dei ministri di cui  all'art.  1,  comma  5,
della legge n. 158 del 2017, nel caso di nuove fusioni, l'elenco  dei
piccoli  comuni  sara'  aggiornato  applicando  la  metodologia  gia'
utilizzata nel corso dei lavori del tavolo tecnico che  consiste  nel
definire gli indicatori del nuovo  ente  con  operazioni  aritmetiche
eseguite sui dati utilizzati per gli enti di provenienza  e,  laddove
per  la  tipologia  del  dato  non  sia  possibile   eseguire   detta
operazione, al nuovo  comune  sara'  attribuita  la  situazione  piu'
favorevole gia' assegnata a uno dei comuni di provenienza. 
 
1) La platea dei piccoli comuni 
    I  piccoli  comuni  sono  stati  identificati  sulla  base  della
popolazione  legale   rilevata   attraverso   il   Censimento   della
popolazione del 2011. Come definito nella legge, per  piccoli  comuni
si intendono quelli  con  una  popolazione  residente  fino  a  5.000
abitanti. 
    Nella platea dei  piccoli  sono  stati  inclusi  quelli  nati  da
fusioni o incorporazioni tra piccoli comuni  anche  quando  il  nuovo
comune nato supera i 5.000  abitanti.  Le  fusioni  considerate  sono
dunque quelle che comprendono esclusivamente piccoli comuni alla data
del Censimento. Al fine di pervenire  a  una  delimitazione  il  piu'
possibile  aggiornata,   sono   state   considerate   le   variazioni
amministrative che  hanno  avuto  luogo  fino  al  1°  gennaio  2020.
Nell'elenco dei piccoli comuni attualizzato al 1°  gennaio  2020  non
sono stati inseriti nuovi comuni formati da fusioni o  incorporazioni
in cui almeno un ex comune aveva popolazione  legale  del  censimento
ISTAT, anno 2011, superiore a 5.000 abitanti. 
 
2) Gli indicatori selezionati 
    Gli indicatori inseriti nella banca dati rispondono alla  duplice
esigenza di rappresentare le tipologie definite nella  legge  n.  158
del 2017 e di esercitare una funzione di filtro rispetto  all'insieme
dei piccoli comuni. Di seguito, per  ciascuna  lettera  dell'art.  1,
comma  2,  della  legge  n.  158,  viene  riportato  l'elenco   degli
indicatori  selezionati.  Per  ciascuno  di  essi  si  specifica   la
definizione tecnica, la fonte e i riferimenti utili per una  corretta
lettura dei  dati.  Tutti  gli  indicatori  sono  stati  attualizzati
all'elenco dei piccoli comuni al 1° gennaio 2020. Per  costruire  gli
indicatori  delle  variazioni  amministrative  disposte   nel   corso
dell'anno 2018 e 2019 si e' proceduto con  la  somma  aritmetica  dei
dati degli indicatori degli enti di provenienza  quando  l'operazione
era metodologicamente corretta, altrimenti al  nuovo  ente  e'  stata
attribuita la situazione piu' vantaggiosa risultante dagli indicatori
degli enti di provenienza. 
 
Lettera a) 
    Il parametro e' dato dalla percentuale di  area  a  pericolosita'
idraulica P2>=2% o dall'area a pericolosita'  di  frana  P3+P4>=  2%.
L'indicatore e' stato costruito in base  a  dati  di  fonte  Ispra  e
rappresenta quello maggiormente adatto a cogliere l'indicazione della
legge n. 158 che, alla lettera a) dell'art. 1, comma 2, fa  esplicito
riferimento  ad   «aree   interessate   da   fenomeni   di   dissesto
idrogeologico».  L'Ispra  fa  riferimento   a   tre   situazioni   di
pericolosita' idraulica: 1) pericolosita' idraulica  elevata  P3  con
tempo  di  ritorno  fra  20  e  50  anni  (alluvioni  frequenti);  2)
pericolosita' idraulica media P2 con tempo di ritorno fra 100  e  200
anni (alluvioni poco frequenti); 3) pericolosita' idraulica bassa  P1
(scarsa probabilita' di alluvioni o scenari di  eventi  estremi).  La
classe P3 e' compresa all'interno della classe  P2:  di  conseguenza,
sommarle non sarebbe corretto. L'indicatore inserito nella banca dati
dei piccoli comuni e' dato dal rapporto tra  l'area  a  pericolosita'
idraulica P2 e totale  della  superficie  comunale  (quest'ultima  di
fonte Istat). L'indicatore assume valore pari a 1  quando  il  comune
presenta il 2% o piu' della sua superficie in  aree  a  pericolosita'
idraulica P2; altrimenti, assume valore pari a 0.  I  dati  Ispra  si
riferiscono al 2015 e l'Istat  li  ha  aggiornati  e  diffusi  al  1°
gennaio 2017 nell'ambito del progetto «Casa Italia». La decisione  di
utilizzare una soglia del 2% di area  a  pericolosita'  idraulica  e'
derivata dall'esame dell'impatto di diverse soglie.  Si  e'  concluso
che la soglia del 2% fosse quella piu' utile per ampliare la rosa dei
potenziali beneficiari (come e' possibile osservare nella  tavola  n.
2, sono n. 2.231 i piccoli  comuni  che  hanno  almeno  il  2%  della
propria superficie a rischio alluvioni). Considerato  che  i  piccoli
comuni sono localizzati soprattutto in aree collinari e  montuose  si
e' ritenuto opportuno integrare il parametro inserendo la misura  dei
fenomeni franosi con riferimento alla classificazione Ispra 2018  che
individua quattro situazioni di pericolosita': P1 moderata, P2 media,
P3 elevata, P4 molto elevata. L'indicatore inserito nella banca  dati
dei piccoli comuni e' dato dal rapporto tra l'area a pericolosita' da
frana P3 e P4 e il totale della superficie comunale (quest'ultima  di
fonte Istat). L'indicatore assume valore pari a 1  quando  il  comune
presenta il 2% o piu' della sua superficie in aree a pericolosita' da
frana P3+P4; altrimenti, assume valore pari a 0  (come  e'  possibile
osservare nella tavola di calcolo i piccoli comuni che  hanno  almeno
il 2% della propria superficie a pericolosita' da frana sono 4.069). 
    Il parametro  del  dissesto  idrogeologico  sara'  integrato  con
l'inserimento  della  pericolosita'  da  valanga,   nella   fase   di
aggiornamento  triennale  dell'elenco  dei   comuni   come   previsto
dall'art. 1, comma 6, della  legge  n.  158  del  2017,  in  caso  di
disponibilita' dei dati a livello comunale da parte dell'Ispra. 
    Il comune viene definito in situazione di dissesto  idrogeologico
quando l'indicatore verifica almeno una  delle  seguenti  situazioni:
area  a  pericolosita'  idraulica  P2  sul  totale  della  superficie
comunale >= 2% o aree a pericolosita' da frana P3+P4 sul totale della
superficie comunale >=  2%  Per  i  comuni  con  indice  di  dissesto
idrogeologico pari a 0 vuol dire che  l'ente  non  rientra  in  detta
situazione. In sintesi, l'indice di dissesto idrogeologico pari  a  1
sta a significare che il comune  e'  a  «rischio  idrogeologico  o  a
rischio di  frana».  I  piccoli  comuni  che  si  trovano  in  questa
condizione sono n. 4.764. 
 
Lettera b) 
    Il parametro di riferimento e' la  media  nazionale  del  reddito
Irpef. Il reddito mediamente dichiarato nei comuni, di fonte MEF,  e'
stato calcolato come rapporto  fra  l'ammontare  totale  del  reddito
dichiarato nel comune e la frequenza della dichiarazioni del  reddito
stesso (ovvero dei contribuenti). Definito il reddito medio  comunale
viene eseguita la sommatoria a  livello  nazionale  e  rapportata  al
totale  dei  contribuenti  in  modo  da  ottenere  il  reddito  medio
nazionale cui risultato e' riportato nella sottostante tavola n. 1. I
dati sono del 2017 e fanno  riferimento  all'anno  di  imposta  2016.
Nella banca dati si e'  fatto  riferimento  al  reddito  Irpef  medio
nazionale  di  euro  20.213,73:  quando  l'indicatore  e'  pari  a  1
significa  che  il  reddito  mediamente  dichiarato  nel  comune   e'
inferiore al citato valore medio  nazionale.  I  piccoli  comuni  che
ricadono in questa classe sono in totale n. 4.509. 
 
     Tavola 1: reddito medio Irpef a livello nazionale (in euro) 
 
=====================================================================
|                             |                   | Media nazionale |
|                             |                   |     reddito     |
|Totale reddito imponibile in |   Totale numero   |dichiarato: anno |
|            euro             |   contribuenti    | d'imposta 2016  |
+=============================+===================+=================+
|     797.472.506.803,00      |    39.452.015     |    20.213,73    |
+-----------------------------+-------------------+-----------------+
 
Lettera c) 
    Il parametro  e'  dato  dalla  decrescita  demografica  1981-2011
>=20%. La decrescita demografica che ha interessato i comuni italiani
dal 1981 al 2011 e' stata osservata a partire dai dati censuari. Dopo
aver analizzato diversi livelli di decrescita  demografica  e'  stato
selezionato, quale indicatore di una decrescita significativa, quello
per  il  quale  la  popolazione  diminuisce  del  20%  e  oltre.  Nel
complesso, sono n. 1.347 i piccoli comuni  che  hanno  subito  questo
tipo di contrazione della popolazione. 
 
Lettera d) 
    Il parametro del disagio insediativo e' ricavato  dalla  presenza
di almeno una delle seguenti tre condizioni: 
      1) indice di vecchiaia maggiore di 100. L'indice di  vecchiaia,
di  fonte  dati  Istat  al  1°  gennaio  2019,  e'  stato   calcolato
rapportando la popolazione di 65 anni e oltre  e  la  popolazione  di
0-14 anni; l'indice medio italiano pari a 173,11 e' dato dal rapporto
percentuale tra n. 13.783.580 ultrasessantacinquenni e  n.  7.962.215
giovani. Si e' osservato che la presenza di una  popolazione  anziana
pari agli abitanti di  giovane  eta'  e'  gia'  un  primo  avviso  di
spopolamento dell'ente quindi per cercare di invertire la tendenza  e
incentivare il ripopolamento dei  piccoli  comuni  si  e'  deciso  di
selezionare i comuni con un indice  di  vecchiaia  maggiore  di  100.
L'indicatore utilizzato nella banca dati sui piccoli comuni e'  stato
valorizzato  come  segue:  quando  l'indicatore  assume   valore   1,
significa che il comune ha un indice di vecchiaia superiore a 100; se
e' pari a 0 significa  che  e'  inferiore.  Per  i  comuni  di  nuova
istituzione  dove  il   rapporto   anziani/giovani   risulta   essere
indeterminato perche' la popolazione anziana  e'  valorizzata  mentre
quella  giovanile  non  e'  disponibile,  all'indicatore   e'   stato
attribuito il valore 1 al fine di includere anche questi  comuni  tra
quelli con indice di vecchiaia significativo. I piccoli comuni che si
trovano in questa condizione sono in totale n. 5.408 
      2) occupati rispetto alla popolazione  residente*100  <=  media
italiana. Il numero degli occupati, derivanti dall'ultimo  Censimento
della popolazione 2011, e' stato attualizzato alla platea dei piccoli
comuni al 1° gennaio 2020.  L'indicatore  incluso  nella  banca  dati
assume il  valore  1  quando  il  rapporto  e'  inferiore  al  38,7%,
risultante dal calcolo della media italiana degli occupati, mentre e'
pari a 0 quando e' superiore. I piccoli  comuni  che  si  trovano  in
questa condizione sono in totale n. 2.467. 
      3) comune rurale. I comuni rurali sono stati identificati sulla
base del grado di urbanizzazione (DEGURBA)  di  Eurostat  anno  2017,
diffuso dall'Istat tra  le  classificazioni  statistiche  comunali  e
attualizzato al numero di comuni al  1°  gennaio  2020.  L'indicatore
Eurostat e' pari a 3 quando il comune rientra fra le  zone  rurali  o
scarsamente  popolate  e  assume  altri  valori  se  il  livello   di
urbanizzazione  e'  elevato   o   intermedio.   Nella   banca   dati,
l'indicatore inserito rappresenta una sintesi di questa informazione:
e' pari a 1 quando il comune e' rurale perche'  oltre  il  50%  della
popolazione vive in celle rurali, e' pari a 0 quando non e' rurale. I
piccoli comuni che si trovano in questa condizione sono in totale  n.
4.711. 
    Il comune si trova  in  una  situazione  di  disagio  insediativo
quando l'indicatore verifica almeno una delle condizioni definite per
l'indice di vecchiaia,  la  percentuale  di  occupati  rispetto  alla
popolazione residente e l'indice  di  ruralita'.  Per  i  comuni  con
indice del disagio insediativo pari a 0  vuol  dire  che  l'ente  non
rientra in  questa  tipologia.  In  sintesi,  un  indice  di  disagio
insediativo pari a 1 sta a significare che  nel  comune  si  verifica
almeno una delle  seguenti  tre  condizioni:  un  elevato  indice  di
vecchiaia, la  percentuale  occupati/popolazione  e'  inferiore  alla
media italiana, il comune e' classificato rurale in  base  all'indice
DEGURBA pari  a  3.  I  piccoli  comuni  che  si  trovano  in  questa
condizione sono n. 5.489. 
 
Lettera e) 
    Il parametro e' dato dalla spesa  dei  comuni  per  interventi  e
servizi sociali sulla popolazione di riferimento, espressa  in  euro,
inferiore alla media pro capite nazionale. La  fonte  dell'indicatore
e' l'indagine Istat sugli interventi e i servizi sociali  dei  comuni
singoli e associati dell'anno 2016. L'Istat diffonde il numero  degli
utenti e la spesa per interventi e servizi  sociali  dei  comuni  per
area di utenza e tipo di servizio o intervento. A  livello  comunale,
tuttavia, e' disponibile solo l'informazione sulla spesa e, pertanto,
e' stato utilizzato l'indicatore spesa dei comuni  sulla  popolazione
di riferimento del 2016, espresso in euro. E'  stato  effettuato  uno
studio per identificare un livello di spesa totale che potesse essere
ritenuto significativo, quindi si e' optato per la  seguente  scelta:
qualora la capacita' di spesa per il  welfare  locale  sia  inferiore
alla spesa media nazionale, il comune ha bisogno  di  attenzione.  La
media italiana della spesa per interventi e servizi sociali del  2016
e' di euro 116,00 pro capite. I comuni che spendono  meno  di  questa
importo per i servizi sociali essenziali sono  in  totale  n.  4.502.
Quando si verifica questa condizione, nella banca  dati  l'indicatore
e' pari a 1. Se la cifra impegnata e' superiore, l'indicatore e' pari
a 0. 
 
Lettere f) ed n) 
    Il parametro che definisce la tipologia  f):  comuni  ubicati  in
aree contrassegnate da difficolta' di comunicazione e lontananza  dai
grandi centri urbani, nonche' la tipologia n): comuni  rientranti  in
aree periferiche e ultraperiferiche e'  ricavato  dalla  presenza  di
almeno una delle seguenti due condizioni: 
      1)  difficolta'  di  comunicazione:  comuni  non   coperti   da
infrastrutture di rete per l'accesso a Internet; l'analisi  e'  stata
eseguita dall'Agcom (Autorita' per le garanzie  nelle  comunicazioni)
sui dati di rete estratti dal data base  Netmap  di  Telecom  Italia,
approvato con delibera n. 652/16/CONS, come aggiornato  al  6  maggio
2020, che rappresenta il principale strumento di  verifica,  ai  fini
della vendita di servizi telefonici e di  connettivita'  a  Internet,
per tutti gli operatori che fruiscono dei servizi wholesale  di  rete
di TIM. Esso riporta la copertura territoriale attuale e  pianificata
a livello di singolo civico stradale dei servizi di accesso  a  banda
larga ed ultralarga su infrastruttura TIM. Dalla banca dati Netmap e'
stata effettuata una estrazione di tutti i civici (su  un  totale  di
circa 33 mln)  presso  cui  non  sono  disponibili  servizi  di  tipo
broadband o ultra-broadband (nel seguito civici  «No  Internet»).  In
particolare, la selezione dei civici privi di connessione a Internet,
mediante accessi su portante fisico in rame o fibra ottica, e'  stata
effettuata individuando, nella banca dati Netmap, tutti  i  civici  i
cui campi copertura Bitstrem NGA-VULA FTTCab, Bitstrem NGA-VULA FTTH,
Bitstrem ATM, Bitstream Ethernet, per tutti i profili compresi quelli
a 640 K fossero valorizzati a Non disponibile. Sono stati esclusi dal
computo anche i civici in cui i servizi fossero in stato di Saturo  o
Pianificato. Si e' ritenuto opportuno individuare una classificazione
dei comuni sulla base della copertura da postazione fissa su portante
fisico non essendo, allo stato, disponibile un data base  certificato
che fornisca anche la copertura,  su  base  civico,  delle  reti  FWA
(Fixed Wireless Access) realizzate.  Il  criterio  di  selezione  dei
comuni corrisponde al requisito di garantire una copertura a tutte le
famiglie con uno scarto, statisticamente, inferiore o pari all'1%. E'
possibile, in via preliminare e senza verifiche  di  dettaglio,  solo
stimare il numero di  famiglie  e  unita'  immobiliari  associate  ai
civici  privi  di  connettivita'.  Il  comune   e'   stato,   quindi,
selezionato dall'Agcom quando la percentuale di indirizzi civici  non
coperti da infrastrutture di rete di accesso di tipo  fisso  a  banda
larga o ultra-larga, su portante fisico,  e'  risultato  superiore  o
pari all'1%  sul  totale  dei  civici  del  comune.  Dei  comuni  con
percentuali di civici  non  coperti  inferiori  al  10%  sono  stati,
tuttavia, presi in considerazione solo quelli  corrispondenti  a  una
percentuale, stimata, di famiglie non  coperte  superiore  all'1%.  I
piccoli comuni che si trovano in questa condizione sono in totale  n.
598; 
      2) lontananza dai grandi centri urbani,  nonche'  la  tipologia
n): comuni rientranti in  aree  periferiche  e  ultraperiferiche.  La
valutazione dei comuni e' ricavata dai dati di fonte Agenzia  per  la
Coesione Territoriale. La classificazione dei comuni italiani secondo
la metodologia per la definizione delle Aree Interne 2014  (Strategia
Nazionale per le Aree Interne - SNAI) e' la  seguente:  A.  polo;  B.
Polo Intercomunale; C. Cintura;  D.  Intermedio;  E.  Periferico;  F.
Ultraperiferico;  G.  Aree  in  corso  di  definizione.  L'indicatore
presente nella banca dati e' il risultato di  un  accorpamento  delle
ultime due classi, pertanto il comune sara' contrassegnato con  1  se
rientra nella classificazione «Periferico o ultraperiferico»;  con  0
se si tratta di un comune non periferico. Nel  complesso,  i  piccoli
comuni periferici o ultraperiferici sono n. 1.595. 
    Il comune viene inserito nella tipologia f), che comprende  anche
la  tipologia  n),  quando  e'  ubicato  in  aree  contrassegnate  da
difficolta' di comunicazione e distante dai grandi centri urbani.  Il
riscontro avviene attraverso due indicatori,  uno,  che  verifica  la
copertura di rete per l'accesso a Internet e  l'altro  la  lontananza
dai grandi centri urbani. Il comune e'  contrassegnato  con  l'indice
pari a 1 se soddisfa  almeno  una  delle  due  condizioni  altrimenti
l'indice e' uguale  a  0.  Nella  matrice  finale  dei  dati  vengono
riportati separatamente l'elenco dei comuni del punto 1) e del  punto
2), inoltre e' riportato un elenco finale con gli enti che soddisfano
almeno una delle due condizioni.  I  piccoli  comuni  che  verificano
almeno una delle  due  condizioni  sono  n.  1.971,  si  segnala  che
all'interno di questi n. 222 verificano entrambe le condizioni. 
 
Lettera g) 
    Il parametro e' dato  dalla  densita'  <=  80  ab.  per  kmq.  La
densita' abitativa presente nella banca dati e' data dal rapporto tra
la popolazione legale e la superficie del comune per kmq, entrambe di
fonte Istat. La legge n. 158 del  2017  prevede  che  possono  essere
ammessi ai  finanziamenti  i  comuni  la  cui  popolazione  residente
presenta una densita' abitativa non superiore  ad  80  abitanti.  Per
questo motivo nella banca dati e' stato inserito  un  indicatore  che
assume il valore 1 quando la densita' abitativa e'  inferiore  oppure
uguale a 80  abitanti  per  kmq  e  il  valore  0  quando  invece  e'
superiore. A presentare una densita' abitativa inferiore o pari a  80
abitanti per kmq sono in totale n. 3.087 piccoli comuni. 
 
Lettera h) 
    Il parametro non e' stato definito. Le  frazioni  non  sono  piu'
rilevate  dall'Istat  dal  1991.  Non  e'  stato   quindi   possibile
identificare i comuni comprendenti frazioni. 
 
Lettera i) 
    Il parametro  e'  dato  dall'appartenenza  a  unioni  di  comuni,
aggiornato con le fusioni al 1° gennaio 2020. Si e' fatto riferimento
ai dati disponibili del Ministero dell'Interno e,  cioe',  all'elenco
delle unioni di comuni da cui e' possibile rilevare  la  composizione
delle unioni  alla  data  del  1°  giugno  2018.  L'elenco  e'  stato
aggiornato escludendo i comuni che sono rientrati in  una  fusione  o
incorporazione  entro  il  1°  gennaio   2020.   Nella   banca   dati
l'indicatore  inserito  e'  definito  come   segue:   con   1   viene
contrassegnato il comune appartenente a un'unione di comuni; con lo 0
il  comune  non  appartenente  a  un'unione  di  comuni.   I   comuni
appartenenti a unioni di comuni sono n. 2.433. Per quanto riguarda  i
comuni  che  esercitano  obbligatoriamente  le  funzioni   in   forma
associata (convenzioni,  accordi,  ecc.)  non  e'  riscontrabile  una
raccolta sistematica ufficiale. 
 
Lettera l) 
    Il parametro e' dato dalla  percentuale  di  superficie  comunale
ricadente  in  area  protetta.  Le  aree  protette  in  Italia   sono
identificate dal Ministero dell'Ambiente  che  diffonde  sul  proprio
sito l'Elenco ufficiale aree protette (EUAP).  La  rete  Natura  2000
invece  e'  costituita  dai  Siti  di  interesse  comunitario  (SIC),
identificati  dagli  Stati  membri  secondo  quanto  stabilito  dalla
direttiva Habitat, che vengono successivamente designati  quali  Zone
speciali  di  conservazione  (ZSC);  comprende  anche  le   Zone   di
protezione  speciale  (ZPS)  istituite  ai  sensi   della   direttiva
2009/147/CE «Uccelli»  concernente  la  conservazione  degli  uccelli
selvatici. Al fine di  costruire  una  misura  sintetica  delle  aree
protette a livello comunale, il Ministero dell'ambiente ha  elaborato
uno shapefile costituito da un merge tra lo shapefile  delle  EUAP  e
quello dei  siti  Natura  2000.  Dall'intersezione  tramite  GIS  dei
confini delle aree protette con i confini amministrativi  dei  comuni
diffusi dall'Istat, e' stato  possibile  calcolare  la  quantita'  di
territorio comunale complessivamente ricadente in  un'area  protetta.
Si e' convenuto  di  stabilire  una  soglia  del  10%  di  superficie
comunale ricadente in un'area protetta  al  fine  di  determinare  un
parametro in grado di filtrare adeguatamente la  platea  dei  comuni.
Nel complesso, i piccoli comuni con  il  10%  e  piu'  della  propria
superficie che ricade in un'area protetta sono 2.166. 
 
Lettera m) 
    Il parametro che rappresenta i  comuni  istituiti  a  seguito  di
fusione e' stato soddisfatto con l'inserimento nella fase iniziale di
selezione di tutti i  piccoli  comuni  fusi  (cfr.  il  paragrafo  1)
escludendo le fusioni in cui almeno un ex comune aveva, in base  alla
popolazione legale  2011,  oltre  5.000  residenti.  Nella  tipologia
prevista dalla lettera m) vengono  valorizzate  tutte  le  fusioni  o
incorporazioni. In sintesi, sono stati inclusi i  comuni  nati  dalla
fusione di tutti  piccoli  comuni  alla  data  del  Censimento  della
popolazione 2011 e tutte le fusioni e  le  incorporazioni  che  hanno
avuto luogo dalla data del censimento fino al 1° gennaio 2020. 
    La platea dei comuni  e'  stata  aggiornata  tenendo  di  n.  111
fusioni realizzate entro il 1° gennaio 2020. 
 
Lettera n) 
    Il parametro dell'appartenenza del comune a aree  periferiche  ed
ultra-periferiche come definito dalla tipologia prevista alla lettera
n), coincide con  l'identificazione  tramite  le  classi  delle  aree
interne gia' descritta alla precedente lettera f). 
Tavola 2 numero totale dei piccoli comuni che rispondono  ai  criteri
  stabiliti nell'art. 1, comma 2 della legge n. 158 sulla base  degli
  indicatori selezionati 
 
=====================================================================
|Lettera dell'art. |                                  |             |
| 1, comma 2 della |                                  |N. di piccoli|
|   legge n. 158   |            Indicatore            |   comuni    |
+==================+==================================+=============+
|                  |Percentuale di area a             |             |
|a)                |pericolosita' idraulica P2>=2%,   |        2.231|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Percentuale di area a             |             |
|a)                |pericolosita' di frana P3+P4>= 2%.|        4.069|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Il comune e' in situazione di     |             |
|                  |dissesto idrogeologico quando     |             |
|                  |verifica almeno una delle         |             |
|                  |precedenti due situazioni, dati   |             |
|a)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |        4.764|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Reddito Irpef minore della media  |             |
|                  |Italia di € 20.213,73, dati       |             |
|b)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |        4.509|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Decrescita demo. 1981-2011 >= 20%,|             |
|                  |dati aggiornati a enti 1° gennaio |             |
|c)                |2020                              |        1.347|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Indice di vecchiaia pop. >65 anni |             |
|d)                |su pop. 10-14 maggiore di 100     |        5.408|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Occupati/pop. *100<= media Italia |             |
|d)                |del 38,7%                         |        2.467|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Comune rurale, DEGURBA 3, oltre il|             |
|                  |50% degli abitanti vive in celle  |             |
|d)                |rurali                            |        4.711|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Disagio insediativo: l'indicatore |             |
|                  |verifica almeno una condizione    |             |
|                  |delle precedenti tre d), dati     |             |
|d)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |        5.489|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Spesa dei comuni per interventi e |             |
|                  |servizi sociali sulla popolazione |             |
|                  |di riferimento minore della spesa |             |
|                  |media Italia di € 116,00, dati    |             |
|e)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |        4.502|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Difficolta' di comunicazione:     |             |
|                  |comuni non coperti da             |             |
|                  |infrastrutture di rete per        |             |
|                  |l'accesso a internet; analisi     |             |
|                  |eseguita dall'Agcom sui dati di   |             |
|                  |rete estratti dal data base Netmap|             |
|                  |di Telecom Italia; delibera n.    |             |
|                  |652/16/CONS, come aggiornato al 6 |             |
|                  |maggio 2020; dati aggiornati a    |             |
|f)                |enti 1° gennaio 2020              |          598|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Lontananza dai grandi centri      |             |
|                  |urbani: comuni rientranti in aree |             |
|                  |interne anno 2018 (classificazione|             |
|                  |SNAI: periferico o                |             |
|                  |ultraperiferico), dati aggiornati |             |
|f) + n)           |a enti 1° gennaio 2020            |        1.595|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Il parametro finale f) + n) e'    |             |
|                  |definito dalle precedenti due     |             |
|                  |distribuzioni; l'indicatore finale|             |
|                  |riporta i comuni che verificano   |             |
|                  |almeno una delle due condizioni;  |             |
|                  |dati aggiornati a enti 1° gennaio |             |
|f) + n)           |2020                              |        1.971|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Densita' <= 80 ab. per kmq, dati  |             |
|g)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |        3.087|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Appartenenza a unioni di comuni,  |             |
|                  |dati aggiornati a enti 1° gennaio |             |
|i)                |2020                              |        2.433|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Comuni con il 10% e oltre della   |             |
|                  |propria superficie in un'area     |             |
|                  |protetta, dati aggiornati a enti  |             |
|l)                |1° gennaio 2020                   |        2.166|
+------------------+----------------------------------+-------------+
|                  |Comuni istituiti a seguito di     |             |
|                  |fusione o incorporazione, dati    |             |
|m)                |aggiornati a enti 1° gennaio 2020 |          111|
+------------------+----------------------------------+-------------+
 
    Il numero complessivo dei comuni riportato in tabella per singoli
indicatori e' maggiore del totale degli enti che possono accedere  ai
finanziamenti in quanto alcuni di essi rientrano in una o piu'  delle
tipologie individuate. 
    In conclusione per effetto delle fusioni  avvenute  entro  il  1°
gennaio 2020 i piccoli comuni potenzialmente destinatari dei benefici
della legge n. 158 del 2017 sono n. 5.522.