Allegato B DOCUMENTO UNICO «MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI» n. UE: [esclusivamente per uso UE] DOP (X) IGP ( ) 1. DENOMINAZIONE «Miele delle Dolomiti Bellunesi» 2. STATO MEMBRO O PAESE TERZO Italia 3. DESCRIZIONE DEL PRODOTTO AGRICOLO O ALIMENTARE 3.1. Tipo di prodotto [cfr. allegato XI] Classe 1.4 - Altri prodotti di origine animale. 3.2. Descrizione del prodotto a cui si applica la denominazione di cui al punto 1 Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto a partire dal nettare dei fiori e dalle melate del territorio montano bellunese, dall'ecotipo locale di «Apis mellifera» che deriva da incroci naturali tra diverse razze apistiche, prevalentemente tra quella Ligustica e Carnica; essa si e' particolarmente adattata nel corso del tempo alle caratteristiche dell'ambiente montano alpino bellunese e permette di ottenere buone rese di miele. In funzione quindi delle differenti specie botaniche che fioriscono scalarmente durante il periodo di produzione o che danno luogo a melate, si distinguono le seguenti tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi»: di Millefiori, di Acacia, di Tiglio, di Castagno, di Rododendro, di Tarassaco, di Melata di bosco e di Melata di Abete. A. Caratteristiche chimico-fisiche Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» deve presentare, nelle diverse tipologie, le seguenti caratteristiche chimico-fisiche: +--------------------------------------------------+----------------+ |HMF (all'invasettamento): |≤ 10 mg/kg | +--------------------------------------------------+----------------+ |Acqua: |≤ 18% | +--------------------------------------------------+----------------+ B. Caratteristiche melisso-palinologiche Lo spettro pollinico generale e' quello caratteristico della flora di montagna. Tuttavia, a seconda della origine floreale, gli spettri pollinici delle diverse tipologie di «Miele delle Dolomiti Bellunesi» devono rispettare i seguenti requisiti: ===================================================================== |Tipologia miele| Polline | +===============+===================================================+ |Millefiori |caratteristici dell'area geografica di provenienza | +---------------+---------------------------------------------------+ |Acacia |> 15% di Robinia pseudoacacia L. | +---------------+---------------------------------------------------+ | |percentuali variabili di polline di Tilia spp., ma | |Tiglio |quasi sempre molto basse | +---------------+---------------------------------------------------+ |Castagno |> 90% di Castanea sativa M. | +---------------+---------------------------------------------------+ |Rododendro |> 25% di Rododendrum spp. | +---------------+---------------------------------------------------+ |Tarassaco |> 5% di Taraxacum spp. | +---------------+---------------------------------------------------+ |Melata di bosco|presenza di indicatori di melata | +---------------+---------------------------------------------------+ |Melata di Abete|presenza di indicatori di melata | +---------------+---------------------------------------------------+ C. Caratteristiche organolettiche Le caratteristiche organolettiche dipendono dall'origine floreale e sono quindi diverse per le varie tipologie di miele; esse possono presentare anche accentuate differenze nel colore e nei caratteri organolettici, in rapporto alle diverse componenti nettarifere. «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Millefiori (o multiflora): +-------+-----------------------------------------------------------+ |Colore |dal giallo chiaro all'ambrato | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Sapore |dolciastro, morbido, piu' o meno intenso | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |generalmente debole o di media intensita'; in qualche caso | |Odore |richiama la presenza del nettare prevalente | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |con spiccata tendenza alla cristallizzazione (fine ed | |Aspetto|omogenea) | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Acacia (o Robinia): +-------+-----------------------------------------------------------+ |Colore |chiaro, ambrato, trasparente | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Sapore |delicato, caratteristico, molto dolce | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |non e' particolarmente caratteristico, puo' ricordare il | |Odore |profumo dei fiori di robinia | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di | |Aspetto|cristalli, anche se non cristallizza mai completamente | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tiglio: +---------+---------------------------------------------------------+ | |variabile dal giallo chiaro al verdolino o anche tendente| |Colore |al bruno | +---------+---------------------------------------------------------+ |Sapore |dolce, con leggero retrogusto amaro ma poco percettibile | +---------+---------------------------------------------------------+ | |fresco caratteristico, mentolato, balsamico che ricorda | |Odore |la tisana dei fiori di tiglio | +---------+---------------------------------------------------------+ | |pastoso, con cristallizzazione ritardata e formazione di | |Aspetto |cristalli grossi e irregolari | +---------+---------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Castagno: +-------+-----------------------------------------------------------+ |Colore |bruno scuro variabile dal noce chiaro al noce quasi nero | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Sapore |poco dolce, amarognolo o molto amaro, tannico, astringente | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Odore |aromatico, pungente, forte ed acre | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |tipicamente liquido e leggermente torbido in presenza di | | |cristalli; ha scarsa tendenza alla cristallizzazione che | |Aspetto|avviene solo dopo svariati mesi dal raccolto | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Rododendro: +-------+-----------------------------------------------------------+ | |allo stato liquido, va dal quasi incolore al giallo | | |paglierino; dal bianco al beige chiaro dopo la | |Colore |cristallizzazione | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Sapore |caratteristico, delicato e gradevole, dolce | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |tenue, vegetale, fruttato che puo' ricordare il profumo del| | |fiore ma anche le marmellate di frutti bosco o anche di | |Odore |sciroppo di zucchero | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |prima liquido, dopo alcuni mesi cristallizza assumendo una | |Aspetto|consistenza pastosa a granulazione fine | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Tarassaco: +-------+-----------------------------------------------------------+ | |con riflessi gialli se liquido, giallo e cremoso se | |Colore |cristallizzato | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |poco o normalmente dolce, solitamente acido, leggermente | |Sapore |amaro, astringente | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Odore |pungente, acuto, persistente | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |cristallizza rapidamente con cristalli fine e regolari, che| |Aspetto|determina una massa morbida e cremosa | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di bosco: +-------+-----------------------------------------------------------+ | |da ambrato scuro fino a quasi nero quando e' liquida, | |Colore |marrone se cristallizzata | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |di media intensita', persistente in bocca; poco o | | |normalmente dolce, puo' essere caratterizzato da una nota | |Sapore |acida e salata | +-------+-----------------------------------------------------------+ |Odore |caldo, spesso accompagnato da note resinose | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |resta liquido a lungo, ma puo' cristallizzare; asciutto, | |Aspetto|viscoso, filante | +-------+-----------------------------------------------------------+ «Miele delle Dolomiti Bellunesi» di Melata di Abete: +-------+-----------------------------------------------------------+ | |da ambra scuro a quasi nero, talvolta tendente al verde | |Colore |petrolio | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |poco o normalmente dolce, normalmente acido, di media | | |intensita', di malto, latte condensato, panna cotta, | |Sapore |caramello | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |caratteristico, balsamico, di legno, di resina, di | |Odore |affumicato, di camino spento | +-------+-----------------------------------------------------------+ | |resta liquido a lungo, puo' intorbidirsi per la formazione | |Aspetto|di cristalli, in genere molto viscoso | +-------+-----------------------------------------------------------+ 3.3. Mangimi (solo per i prodotti di origine animale) e materie prime (solo per i prodotti trasformati) Per un'eventuale nutrizione proteica alle famiglie di api e' vietato l'impiego di prodotti contenenti polline d'origine diversa da quella strettamente locale. Una pratica normalmente adottata, e' quella che prevede la raccolta di favi di polline o di solo polline, quest'ultimo mediante delle trappole, da essiccare o immagazzinare in congelatore durante il periodo di elevata produzione e poi da riutilizzare in periodi di minor disponibilita' pollinifera. 3.4. Fasi specifiche della produzione che devono aver luogo nella zona geografica delimitata Il «Miele delle Dolomiti Bellunesi» viene prodotto, trasformato e lavorato nella zona geografica individuata nel punto 4. Il miele viene prodotto in arnie stanziali o che vengono periodicamente spostate solamente all'interno del territorio montano di produzione; tale miele viene estratto direttamente dai favi dei melari mediante centrifugazione. La raccolta del miele avviene sempre per fasi successive, in concomitanza delle diverse fioriture, al fine di ottenere un prodotto mono-floreale differenziato. 3.5. Norme specifiche in materia di affettatura, grattugiatura, confezionamento, ecc. del prodotto cui si riferisce la denominazione registrata Per il confezionamento del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» sono utilizzati contenitori di vetro chiusi con tappo metallico e sigillati con l'etichetta distribuita ai produttori che hanno dichiarato di accettare integralmente il presente disciplinare e che si sottopongono ai controlli previsti a carico della struttura di controllo. E' inoltre consentito confezionare il miele in formato monodose, utilizzando piccoli contenitori in vetro, bustine, vaschette o altro contenitore in materiale idoneo. Il prodotto destinato all'industria alimentare puo' essere confezionato anche in secchi o fusti. 3.6. Norme specifiche in materia di etichettatura del prodotto cui si riferisce la denomina- zione registrata Il logo del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» e' costituito da un cerchietto irregolare cosi' rappresentato: nella parte alta una fascia di color verde con la scritta, in caratteri bianchi, «MIELE DELLE DOLOMITI BELLUNESI»; nella parte interna, tre strisciate irregolari di colore giallo, blu e verde con schizzo delle tre cime di Lavaredo generate dalle gocce di miele trasportato dal tradizionale mestolino «raccoglimiele»; nella parte bassa la scritta con caratteri gialli «DOP» come da raffigurazione sotto riportata. Parte di provvedimento in formato grafico 4. DELIMITAZIONE CONCISA DELLA ZONA GEOGRAFICA La zona geografica di produzione e di lavorazione del «Miele delle Dolomiti Bellunesi» interessa l'intero territorio della Provincia di Belluno, tutto situato in zona montana e delimitato, nei suoi confini, da catene montuose che separano naturalmente l'area geografica dalle province e regioni limitrofe e dall'Austria nel confine settentrionale. 5. LEGAME CON LA ZONA GEOGRAFICA La zona di produzione e' un territorio montano, tra vallate e alte quote, che presenta caratteristiche pedoclimatiche ed ecologiche delle zone Alpine, ricco di boschi e pascoli. Nella zona di produzione non sono presenti grossi insediamenti industriali, ne' attivita' agricole intensive e nemmeno grandi vie di comunicazione, potenziali fonti d'inquinamento anche per i prodotti dell'apicoltura. Queste condizioni permettono di ottenere un miele pulito e salubre, senza metalli pesanti o inquinanti ambientali. Le condizioni climatico-ambientali del bellunese, come temperatura e piovosita' media, ricavate dagli archivi storici, risultano fortemente differenti dalle altre zone limitrofe della pianura e alle medie regionali del Veneto e influiscono positivamente sulla secrezione nettarifera, sulla qualita' del prodotto e sulla sua conservabilita'. Le basse temperature e l'elevata piovosita' permettono al bellunese di detenere il primato regionale per ampiezza di superficie a prati e pascolo, determinando lo sviluppo di una flora alpina molto ricca, sviluppata in gran parte su substrati calcarei dolomitici, che conta oltre 2.200 specie (1/3 della flora dell'intero territorio nazionale) e che consente alle api di poter scegliere le migliori fonti vegetali da dove attingere il nettare e il polline. Le Dolomiti Bellunesi erano infatti famose gia' nei secoli scorsi per il pregio floristico delle praterie e dei pascoli alpini; la ricchezza e la particolarita' di tale flora costituisce una delle principali motivazioni scientifiche del riconoscimento comunitario, nazionale e regionale dei Parchi bellunesi. Importantissimi, tra la flora d'alto fusto, i boschi di larice, faggio, pino silvestre e abete rosso, che caratterizzano la zona. Ai piedi delle pareti rocciose si estendono fitte foreste di latifoglie e conifere e praterie d'alta quota ricche di flora con numerose specie endemiche tra le quali rododendri, cardi, stelle alpine e da altre piante montane. Nelle vallate la flora vascolare bellunese ha una ragguardevole consistenza di oltre 1.400 entita' e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perche' endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico. La flora erbacea polifita ed arborea e' ricca di specie che sono considerate fra le migliori dal punto di vista apistico e pollinico, come la robinia pseudoacacia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, l'erica, il trifoglio, nonche' un elenco lunghissimo di specie che rientra nei mieli multifloreali. Risulta inoltre molto importante anche la presenza di flora nettarifera tipica della zona di montagna, come il castagno (Castanea Sativa) e il cardo (Cardus s.p.) in quanto il nettare rappresenta l'alimento necessario allo svolgimento del ciclo biologico delle api. Tesi di laurea e ricerche dimostrano come la produzione di nettare sia piu' elevata nelle piante coltivate in alta montagna rispetto a quelle che crescono in pianura. L'attivita' apistica e' sempre stata diffusa nella montagna bellunese anche in tempi molto lontani quando, con l'uso dei bugni rustici, la raccolta del miele richiedeva una grande capacita' da parte dei produttori per evitare di distruggere intere colonie di api. Anche nei tempi piu' difficili, l'apicoltura e' sempre stata un'attivita' molto praticata in questi territori con l'uso prevalente di semplici alveari villici. L'innovativa introduzione dell'arnia «Dadant Blatt» ha facilitato la mielicoltura ma ancor oggi nella montagna bellunese, l'attivita' apistica e' condotta in modo artigianale e richiede ai produttori specifiche capacita' per il posizionamento e la conduzione delle arnie, per la salvaguardia e lo sviluppo delle colonie, per il metodo raccolta e per la scelta del periodo che permette di differenziare i mieli delle diverse specie floreali, nonche' per gli accorgimenti per la sua conservazione. Oggi la maggior parte degli apicoltori opera nella Vallate Bellunese e Feltrina e, accanto a questi, ci sono anche numerosi produttori di alta quota che producono un miele particolarmente pregiato, quale il miele di rododendro. I mieli uniflorali rispecchiano le specie del territorio, considerate fra le migliori dal punto di vista apistico pollinico e nettarifero, come l'acacia-robinia, il rododendro, il tarassaco, il tiglio, il castagno, la maggior parte delle quali sono presenti solo nei territori montani e per questo rendono pregiato il Miele delle Dolomiti bellunesi. La tipologia Millefiori viene prodotta con una grande varieta' di specie alpine, scelte dalle api fra le oltre 2.200 che caratterizzano la montagna bellunese. Oltre al «pregio floreale», la qualita' del Miele delle Dolomiti bellunesi ha altri aspetti fondamentali, come la purezza, la salubrita' e l'elevata conservabilita', testimoniate anche dal basso valore di HMF, che derivano sia dalle caratteristiche della zona geografica, sia dal «savoir faire» dei produttori. L'ambiente montano alpino, caratterizzato da basse temperature, elevata piovosita' e terreni di origine dolomitica, permettono lo sviluppo di una flora alpina ricca di piante arboree ed erbacee di elevato interesse apistico, rendendo il bellunese una zona adatta alla produzione di un miele pregiato, proveniente da specie vegetali presenti solo o prevalentemente nelle zone alpine montane. Le basse temperature durante tutto l'anno, molto inferiori alla media regionale o nazionale, influiscono positivamente anche sulla qualita' del miele e sulla sua conservabilita' in quanto impediscono qualunque fermentazione anomala e permettono una conservazione maggiore nel tempo delle caratteristiche organolettiche e della composizione. La bassa pressione antropica (abitanti, industrie, vie di comunicazione), lo stato di isolamento tipico delle zone di montagna e soprattutto la capacita' dei produttori nel condurre professionalmente un'attivita' rimasta a livello artigianale, permettono di ottenere un prodotto piu' puro e salubre rispetto a quello ottenuto nelle zone di pianura. L'allevamento delle api, da sempre diffuso nel Bellunese, oltre ad integrare il reddito degli abitanti, rappresentava storicamente una riserva energetica da utilizzare come alimento nei mesi d'isolamento invernale e, in cucina, come dolcificante e per la preparazione di diverse ricette tradizionali locali. Il Miele delle Dolomiti bellunesi e' commercializzato con questo nome in etichetta da oltre 35 anni e, con tale nome, e' presente fin dagli anni '80 a numerose fiere e manifestazioni agricole locali della montagna, come testimoniato da numerosi diplomi, foto dei produttori a raduni apistici e articoli degli anni '80. Foto dello stesso periodo, testimoniano la rinomanza del nome «Miele delle Dolomiti Bellunesi» in vari marchi ed etichette. Da sempre il miele delle Dolomiti Bellunesi e' utilizzato anche in molti piatti tipici, come ingrediente per dolci e pani caratteristici cadorini ed ampezzani (del Cadore e dell'Ampezzo) nonche' nel tipico liquore di miele e in abbinamento con i formaggi locali. Il prodotto e' oggi molto ricercato dai consumatori, specialmente dai turisti che, riconoscendo le peculiarita' che lo caratterizzano, lo acquistano nei periodi di ferie per il consumo di tutto l'anno, diffondendolo in tutte le regioni italiane. _________ Riferimento alla pubblicazione del disciplinare (art. 6, paragrafo 1, secondo comma, del presente regolamento)