(Allegato 25)
 
                             Allegato 25 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
Prevenzione e risposta  a  COVID-19:  evoluzione  della  strategia  e
pianificazione   nella   fase   di   transizione   per   il   periodo
                          autunno-invernale 
 
  Ministero della Salute 
    Andrea Urbani, Giovanni Rezza, Simona Carbone, Tiziana  De  Vito,
Mariadonata  Bellentani,  Anna  Maria  Ferriero,   Alessio   Nardini,
Francesco  Maraglino,  Mauro  Dionisio,   Ulrico   Angeloni,   Cesare
Buquicchio, Andrea Natella, Nicola Del Duce 
  Istituto Superiore di Sanita' 
    Silvio Brusaferro, Flavia Riccardo,  Daniela  Coclite,  Antonello
Napoletano,  Xanthi  Andrianou,  Paolo  D'Ancona,  Paola  Stefanelli,
Annalisa Pantosti,  Alessandra  Ciervo,  Mirella  Taranto,  Pierdavid
Malloni, Gerolama Maria Ciancio, Paola De Castro, Antonio  Mistretta,
Arianna Gasparini,  Sandra  Salinetti,  Patrizio  Pezzotti,  Antonino
Bella, Martina Del Manso, Alberto Mateo Urdiales,  Antonietta  Filia,
Cristina Rota, Alfonso Mazzaccara, Luca  Lucentini,  Mauro  Grigioni,
Andrea Piccioli 
  Consiglio Superiore di Sanita' 
    Franco Locatelli 
  Dipartimento della Protezione Civile 
    Agostino Miozzo, Fabio Ciciliano, Laura Moscatello 
  INAIL 
    Sergio  Iavicoli,  Diana  Gagliardi,   Marta   Petyx,   Benedetta
Persechino, Bruna Maria Rondinone 
  Fondazione Bruno Kessler (FBK) 
    Stefano  Merler,  Giorgio  Guzzetta,  Piero  Poletti,   Valentina
Marziano, Filippo Trentini 
  Conferenza Stato Regioni 
    Paola Angelini, Emanuela Balocchini, Piergiuseppe  Cala',  Danilo
Cereda, Nicoletta Cornaggia,  Angelo  D'Argenzio,  Giuseppe  Diegoli,
Maria Gramegna, Michele Mongillo, Kyriakoula Petropulacos,  Francesca
Russo, Michele Tonon 
  AREU 118 Lombardia 
    Alberto Zoli 
  Struttura  commissariale  straordinaria  per  l'attuazione   e   il
coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto
dell'emergenza epidemiologica COVID-19 
    Domenico Arcuri, Mario Nobile 
  AIFA 
    Nicola Magrini, Adriana Ammassari 
  INMI Lazzaro Spallanzani 
    Giuseppe Ippolito, Maria Rosaria Capobianchi 
  Universita' Cattolica Roma 
    Luca Richeldi, Massimo Antonelli 
  Organizzazione Mondiale della Sanita' 
    Ranieri Guerra 
  Ministero della Salute - Istituto Superiore di Sanita' 
  Prevenzione e risposta a COVID-19:  evoluzione  della  strategia  e
pianificazione   nella   fase   di   transizione   per   il   periodo
autunno-invernale. 
  vii, 115 p. 
  Con l'inizio della stagione autunno-invernale l'Italia, come  altri
Paesi  europei,  si  trova  ad  affrontare  un  lento  e  progressivo
peggioramento della epidemia da virus SARS-CoV-2 in un momento in cui
e'  prevista  una  aumentata  co-circolazione   di   altri   patogeni
respiratori (come i virus influenzali). Sebbene l'andamento epidemico
in Italia sia stato alla fine dell'estate piu' contenuto  rispetto  a
quello di altri Paesi europei, e' fondamentale rafforzare l'attivita'
di preparedness alla luce di tutti i possibili scenari epidemici  che
potrebbero  delinearsi.  Questo  documento,  realizzato  prendendo  a
riferimento i  pilastri  strategici  individuati  dall'Organizzazione
Mondiale della Sanita' per la risposta a  COVID-19,  costituisce  una
"cassetta degli  attrezzi"  per  le  autorita'  di  sanita'  pubblica
impegnate nella risposta all'epidemia da SARS-CoV-2 nel nostro Paese.
Dopo aver ricostruito  le  attivita'  svolte  dall'inizio  di  questo
evento pandemico, il documento fa il punto per  ciascuno  degli  otto
pilastri strategici, declinando  le  iniziative  nazionali  messe  in
campo e operative durante la fase di transizione nei diversi  settori
e tutte le attivita' di preparedness  in  previsione  della  stagione
autunno-invernale. Il documento identifica e riporta l'insieme  degli
strumenti e provvedimenti operativi oggi  disponibili  e  propone  un
approccio   condiviso   alla   ri-modulazione   delle    misure    di
contenimento/mitigazione in base  allo  scenario  ipotizzato  e  alla
classificazione del rischio in ciascuna Regione/PA. 
  Ministero della Salute - Istituto Superiore di Sanita' 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Citare questo documento come segue: 
    Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della  strategia  e
pianificazione   nella   fase   di   transizione   per   il   periodo
autunno-invernale. Roma: Ministero della Salute,  Istituto  Superiore
di Sanita'; 2020. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Indice 
  Acronimi 
  Glossario 
  Premessa 
  Introduzione 
  Capitolo 1. Preparazione e risposta alla pandemia COVID-19 
  Capitolo 2. Fasi della pandemia da  COVID-19  in  Italia  (dicembre
2019 -settembre 2020) 
    2.1. Fine della fase inter-pandemica 
    2.2. Fase di allerta 
    2.3. Fase pandemica 
  Capitolo   3.   Possibili    scenari    epidemici    nel    periodo
autunno-invernale in Italia 
  Capitolo 4. Politiche adottate in Italia per affrontare la stagione
autunno-invernale 2020 in riferimento ai pilastri strategici OMS 
    Pilastro   1.   Coordinamento   nazionale,   pianificazione,    e
monitoraggio 
    Pilastro 2. Comunicazione  del  rischio  e  coinvolgimento  della
popolazione 
    Pilastro 3. Sorveglianza, team di risposta rapida,  indagine  sui
casi 
    Pilastro 4. Punti di ingresso/sanita' transfrontaliera 
    Pilastro 5. Laboratori nazionali 
    Pilastro 6. Infection prevention and control (IPC) 
    Pilastro 7. Gestione clinica dei casi 
    Pilastro 8. Supporto operativo e logistica 
  Capitolo  5.  Approccio  alla  ri-modulazione   delle   misure   di
contenimento/mitigazione  a  livello  regionale/PA   in   ambito   di
ipotetici scenari di trasmissione del virus SARS-CoV-2 sul territorio
nazionale nel periodo autunno-invernale 
    SCENARIO 1.  Situazione  di  trasmissione  localizzata  (focolai)
sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020 
    SCENARIO 2. Situazione di trasmissibilita' sostenuta e diffusa ma
gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo 
    SCENARIO 3. Situazione di trasmissibilita'  sostenuta  e  diffusa
con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo 
    SCENARIO 4. Situazione di trasmissibilita'  non  controllata  con
criticita' nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo 
    Sintesi degli scenari 
  Appendice A 
    Strumenti e provvedimenti per la risposta a  COVID-19  in  Italia
nella stagione autunno-invernale 2020 
  Bibliografia 
  Acronimi 
    ADA Analisi Distribuzione Aiuti 
    AGENAS Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali 
    AIFA Agenzia Italiana del Farmaco 
    ARDS Adult Respiratory Distress Syndrome 
    AREU Azienda Regionale Emergenza Urgenza 
    CNOP Consiglio Nazionale Ordine Psicologi 
    COVID-19 Corona Virus Disease - 2019 
    CTS Comitato Tecnico Scientifico 
    DM Dispositivi Medici 
    DM Salute Decreto del Ministro della Salute 
    DPC Dipartimento della Protezione  Civile  della  Presidenza  del
Consiglio dei Ministri 
    DPCM Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 
    DPI Dispositivi di protezione Individuale 
    EBPM Eparine a basso peso molecolare 
    ECDC European Centre for Disease Prevention and Control 
    ECMO   Ventilazione   meccanica    invasiva    o    ossigenazione
extracorporea a membrana 
    EMA Agenzia Europea dei Medicinali 
    EUA Emergency Use Authorization 
    EWRS Early Warning Response System 
    FBK Fondazione Bruno Kessler 
    FDA Food and Drug Administration 
    GSC Gruppo di Studio sul Coronavirus 
    HFOT Ossigenoterapia ad alti flussi umidificati e riscaldati 
    HLH    Hemophagocytic    LymphoHistiocytosis    (linfoistiocitosi
emofagocitica) 
    IDSA Infectious Diseases Society of America 
    ILI Influenza-like Illness 
    IMO International Maritime Organization 
    INAIL Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro 
    INMI Istituto Nazionale Malattie Infettive 
    IPC Infection Prevention and Control 
    IRCCS Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico 
    ISS Istituto Superiore di Sanita' 
    MMG Medici di Medicina Generale 
    NAS Nuclei Antisofisticazioni e Sanita' dell'arma dei Carabinieri 
    NIC/ISS National Influenza Centre/Istituto Superiore di Sanita' 
    NIH National Institutes of Health 
    OMS Organizzazione Mondiale della Sanita' 
    PA Provincia Autonoma 
    PEEP Positive end-expiratory pressure 
    PHEIC Public Health Emergency of International Concern 
    PLS Pediatri di Libera Scelta 
    R0 Numero di riproduzione di base 
    RCCE Risk Communication and Community Engagement 
    REACT WHO Rapid Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies 
    RECOVERY Randomized Evaluation of COVID-19 Therapy 
    RSA Residenza Sanitaria Assistita 
    RSSP Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione 
    Rt Numero di riproduzione netto 
    SARS-CoV-2 Severe Acute Respiratory Syndrome CoronaVirus 2 
    SIC Sepsis Indiced Coagulopathy 
    TI Terapia Intensiva 
    UE/SEE Unione Europea/Spazio Economico Europeo 
    USMAF Uffici di Sanita' Marittima, Aerea e di Frontiera 
 
  Glossario 
  De-escalation 
    Ri-modulazione delle attivita' con misure meno stringenti 
  Epidemia nazionale in fase acuta 
    I nuovi casi a livello nazionale in  sono  evidente  aumento  con
numeri elevati e segnali di sovraccarico dei servizi sanitari 
  Epidemia nazionale in fase di transizione 
    I nuovi casi a livello nazionale sono stabili  o  con  variazioni
contenute, l'incidenza e' bassa e non e' presente un sovraccarico dei
servizi sanitari. In altre parole l'epidemia e' controllata a livello
nazionale 
  Epidemia nazionale in fase post-acuta 
    I nuovi casi a livello  nazionale  hanno  raggiunto  un  picco  e
seppur ancora in numero elevato hanno un trend in diminuzione 
  Escalation 
    Ri-modulazione delle attivita' con misure piu' stringenti 
  Fase di allerta pandemica 
    Identificazione di un nuovo virus emergente nell'uomo 
  Fase di transizione pandemica 
    Diminuzione del rischio a livello globale 
  Fase inter-pandemica 
    Periodo tra le pandemie 
  Fase pandemica 
    Periodo caratterizzato dalla diffusione in  tutto  il  mondo  del
nuovo patogeno 
  Lockdown 
    Realizzazione di  misure  su  scala  variabile  volte  a  ridurre
drasticamente il rischio di assembramento e contatto  inter-personale
quali la chiusura di esercizi commerciali, il  divieto  di  eventi  e
manifestazioni,  la  limitazione  della  mobilita'  individuale,   la
chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, l'istituzione su  vasta
scala di lavoro agile dal proprio domicilio 
  R0: numero di riproduzione di base 
    Trasmissibilita' di un patogeno in assenza di interventi 
  Rt: numero di riproduzione netto 
    Trasmissibilita' di un patogeno calcolata nel tempo  in  presenza
di interventi 
 
  Premessa 
  La preparedness nelle emergenze di sanita' pubblica comprende tutte
le attivita' volte  a  minimizzare  i  rischi  posti  dalle  malattie
infettive e per mitigare il loro impatto  durante  una  emergenza  di
sanita' pubblica, a prescindere dalla  entita'  dell'evento  (locale,
regionale,  nazionale,  internazionale).  Durante  una  emergenza  di
sanita'  pubblica  sono  richieste   capacita'   di   pianificazione,
coordinamento, diagnosi tempestiva, valutazione, indagine, risposta e
comunicazione. 
  Questo documento si inserisce come ulteriore evoluzione nell'ambito
delle attivita' nazionali di preparedness per supportare la verifica,
e se necessario il rafforzamento, dello  stato  di  preparazione  dei
sistemi sanitari nelle Regioni/PA al fine  di  fronteggiare  in  modo
ottimale un eventuale  aumento  nel  numero  di  nuove  infezioni  da
SARS-CoV-2  nonche'  i  diversi  scenari  possibili  nella   stagione
autunno-inverno 2020-2021. A seguito della analisi  delle  criticita'
riscontrate  nella  prima  fase  epidemica,  della  elaborazione   di
possibili scenari epidemici e dello  sviluppo  di  uno  strumento  di
autovalutazione della preparedness dei  servizi  sanitari  (Circolare
del Ministero della Salute "Elementi di  preparazione  e  risposta  a
COVID-19 nella stagione  autunno-invernale"  pubblicata  l'11  agosto
2020),  questo  documento,  elaborato   da   molteplici   istituzioni
internazionali,  nazionali  e  regionali,   intende   rafforzare   il
coordinamento  e  la  pianificazione  nazionale  nel  breve   termine
raccogliendo  le  iniziative,  gli  strumenti   e   i   provvedimenti
disponibili sviluppati  dall'inizio  di  questo  evento  pandemico  e
operativi in questa fase. 
  La struttura del documento segue quella degli 8 pilastri strategici
chiave identificati dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' per la
risposta   alla   pandemia   COVID-19:    Coordinamento    nazionale,
pianificazione,  e  monitoraggio;   Comunicazione   del   rischio   e
coinvolgimento della  popolazione;  Sorveglianza,  team  di  risposta
rapida,   indagine    sui    casi;    Punti    di    ingresso/sanita'
transfrontaliera;  Laboratori  nazionali;  Infection  Prevention  and
Control (IPC); Gestione clinica dei  casi;  e  Supporto  operativo  e
logistica. Elementi trasversali a questi pilastri, come la formazione
e la ricerca scientifica, vengono trattati quando  rilevanti  per  la
risposta operativa a breve  termine,  all'interno  degli  8  pilastri
elencati. 
  In  sintesi,  questo  documento  costituisce  una  "cassetta  degli
attrezzi" per  le  autorita'  di  sanita'  pubblica  impegnate  nella
risposta all'epidemia da  SARS-CoV-2  nel  nostro  Paese.  Dopo  aver
ricostruito  le  attivita'  svolte  dall'inizio  di   questo   evento
pandemico, il documento fa il punto per ciascun  pilastro  strategico
declinando le iniziative nazionali messe in campo e operative durante
la fase di transizione e le attivita' di preparedness  realizzate  in
previsione della stagione autunno-invernale. Il documento propone  un
approccio   condiviso   alla   ri-modulazione   delle    misure    di
contenimento/mitigazione, coerente con quanto definito nel DPCM n.108
del 27 aprile 2020, in base allo scenario ipotizzato e al livello  di
classificazione del rischio in ciascuna Regione/PA ai  sensi  del  DM
Salute del 30 aprile 2020. 
  In Appendice si  riporta,  inoltre,  l'insieme  degli  strumenti  e
provvedimenti operativi per ciascun pilastro strategico. 
  Introduzione 
  La pandemia da  COVID-19  e'  una  emergenza  globale  legata  alla
comparsa di  un  nuovo  virus  (SARS-CoV-2).  In  poco  tempo  questo
patogeno ha provocato una pandemia a  cui  l'Organizzazione  Mondiale
della Sanita' (OMS) attribuisce tre caratteristiche specifiche (1): 
  • Velocita' e scala: la malattia si e' diffusa rapidamente in tutto
il mondo ed e' stata in  grado  di  sovraccaricare  anche  i  sistemi
sanitari piu' resilienti; 
  • Gravita': complessivamente il 20% dei casi e'  grave/critico  con
una letalita' attualmente superiore al 3% e piu' elevata in gruppi di
popolazione con eta' piu' avanzata e affetti da co-morbidita'; 
  •   Impatto   sociale    ed    economico:    ampie    ripercussioni
socio-economiche per il forte impatto sui sistemi sanitari e  sociali
e per l'effetto delle misure prese per controllare la trasmissione. 
  In assenza di farmaci efficaci e di un vaccino, in una  popolazione
completamente suscettibile, SARS-CoV-2 dal 31  dicembre  2019  al  18
settembre 2020 ha provocato oltre 30 milioni di  casi  confermati  di
infezione nel mondo e oltre 900.000 decessi  (2).  In  base  ai  dati
pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle
malattie (European Centre for Disease Prevention and Control,  ECDC),
nei  Paesi  UE/SEE  (Unione  Europea/Spazio  Economico  Europeo),  si
registrano oltre due milioni  di  casi  confermati  e  oltre  185.000
decessi (3). In Italia sono stati notificati  complessivamente  oltre
290.000 casi confermati di infezione da  SARS-CoV-2  e  oltre  35.000
decessi (4). 
  Il Gruppo di Studio sul Coronavirus (Coronavirus Study Group,  CSG)
del   Comitato   internazionale   per   la   tassonomia   dei   virus
(International Committee on  Taxonomy  of  Viruses)  ha  classificato
ufficialmente, con il nome di SARS-CoV-2, il  virus  provvisoriamente
chiamato  dalle  autorita'  sanitarie  internazionali   2019-nCoV   e
responsabile dei casi della malattia  COVID-19  (COronaVIrus  Disease
2019). Il CSG dopo aver valutato la  novita'  del  patogeno  umano  e
sulla  base  della  filogenesi,  della  tassonomia  e  della  pratica
consolidata, ha associato formalmente questo virus con il coronavirus
che causa la sindrome respiratoria  acuta  grave  (SARS-CoVs,  Severe
Acute Respiratory Syndrome Coronaviruses)  classificandolo,  appunto,
come Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2). 
  Con il suo periodo di incubazione relativamente lungo (mediana  5-6
giorni, range 1-14 giorni) (5), uno shedding  virale  documentato  da
1-2  giorni  prima  della  comparsa  di  sintomi  (6),  in  grado  di
prolungarsi per settimane dopo la  comparsa  degli  stessi  (7),  che
possono essere inizialmente lievi e aspecifici, e la presenza di casi
asintomatici e paucisintomatici in grado di  trasmettere  l'infezione
(8), SARS-CoV-2  mostra  di  essere  maggiormente  adattato  all'uomo
rispetto al virus SARS-CoV emerso nel  2002  e  in  grado  quindi  di
trasmettersi in modo molto piu' efficiente. 
 
                             Capitolo 1 
 
           Preparazione e risposta alla pandemia COVID-19 
 
  L'OMS (9) e l'ECDC (10) individuano le seguenti fasi "in continuum"
nella risposta ad una pandemia da virus emergenti: 
  • Fase inter-pandemica: periodo tra le pandemie. 
  • Fase di allerta: identificazione  di  un  nuovo  virus  emergente
nell'uomo  (es.  nuovo  sub-type  influenzale).  In  questa  fase  e'
necessario aumentare l'attenzione  e  svolgere  una  valutazione  del
rischio a livello locale, nazionale e globale. Se le valutazioni  del
rischio indicano che il  nuovo  virus  non  ha  la  potenzialita'  di
evolvere in un ceppo pandemico, si procede verso  una  de-escalation,
ossia una ri-modulazione delle attivita' con misure meno  stringenti,
ovvero corrispondenti a quelle della fase inter-pandemica. 
  • Fase pandemica: periodo caratterizzato dalla diffusione in  tutto
il mondo del nuovo patogeno, che viene monitorato dalla  sorveglianza
globale. La transizione tra  la  fase  inter-pandemica,  la  fase  di
allerta e la fase pandemica  puo'  avvenire  rapidamente  o  in  modo
graduale,   principalmente   sulla   base   dei   dati    virologici,
epidemiologici e clinici. 
  All'interno della  fase  pandemica  ciascun  Paese  puo'  osservare
diverse fasi della epidemia a livello nazionale con: 
    - fasi acute in cui i casi sono in aumento evidente,  con  numeri
elevati e segnali di sovraccarico dei servizi sanitari; 
    - fasi post-acute in cui i nuovi casi riscontrati al giorno hanno
raggiunto un picco e, seppur ancora in numero elevato, hanno un trend
in diminuzione; 
    - fasi di transizione epidemica in cui i casi sono stabili o  con
variazioni contenute, l'incidenza e' bassa e non  si  assiste  ad  un
sovraccarico dei servizi sanitari. In altre parole sono fasi  in  cui
l'epidemia e' controllata a livello nazionale. 
  • Fase di transizione pandemica: con la diminuzione del  rischio  a
livello globale, puo' verificarsi una de-escalation delle azioni, con
riduzione  delle  attivita'  di  risposta  alle  epidemie  in  ambito
nazionale e lo spostamento  verso  azioni  di  recupero,  in  base  a
valutazioni del rischio paese-specifiche. 
  Il continuum delle fasi di una pandemia e' riportato in Figura 1. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Durante una  epidemia  da  patogeni  emergenti,  per  i  quali  una
popolazione si deve presumere completamente suscettibile e in assenza
di farmaci e vaccini efficaci, il rischio associato ad una diffusione
senza controllo risiede nel fatto che e'  possibile  osservare  molti
casi di malattia in poco tempo con sovraccarico di tutte le strutture
e dei servizi dedicati alla loro gestione. 
  Per questo motivo si devono attuare misure non farmacologiche volte
a ridurre il rischio di contagio, come aumentare i livelli di  igiene
e praticare un distanziamento fisico su larga  scala.  Queste  misure
avranno  l'effetto  di  rallentare  la   diffusione   dell'infezione,
"appiattendo la  curva"  e  permettendo  la  gestione  di  un  numero
inferiore di casi di infezione concomitanti, per un periodo di  tempo
piu' lungo (Figura 2). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Sono  state  descritte  numerose  misure  non  farmacologiche   per
rallentare la trasmissione di SARS-CoV-2 (11) che  dovrebbero  essere
realizzate in combinazione per  una  migliore  efficacia  (12).  Sono
state inoltre identificate 4 fasi nella risposta ad una  epidemia  da
COVID-19 (13): 
  i) Fase 1: rallentare la diffusione con misure di contenimento; 
  ii)  Fase  2:  transizione  con  rimodulazione  delle   misure   di
contenimento, 
  iii) Fase 3: sviluppo di immunita' e sospensione  delle  misure  di
distanziamento fisico, 
  iv) Fase 4: ricostruzione e preparazione dei sistemi. 
  Di queste, le prime due rientrano nella fase pandemica. 
 
                             Capitolo 2 
 
              Fasi della pandemia da COVID-19 in Italia 
                   (dicembre 2019 -settembre 2020) 
 
  Questa sezione riporta la  linea  temporale  della  preparazione  e
risposta alla pandemia da COVID-19, con particolare  attenzione  alle
misure adottate in Italia al 30 settembre 2020. 
  2.1. Fine della fase inter-pandemica 
  Il 31 dicembre 2019, le autorita' sanitarie cinesi hanno notificato
un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota  nella  citta'
di  Wuhan  (Provincia  dell'Hubei,  Cina).  Poiche'  molti  dei  casi
iniziali hanno  riferito  una  esposizione  al  Wuhan's  South  China
Seafood City market, inizialmente e' stato  sospettato  un  possibile
meccanismo di trasmissione da animali vivi. 
  Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il  controllo  e  la
prevenzione delle malattie  della  Cina)  ha  identificato  un  nuovo
coronavirus  (provvisoriamente  chiamato   2019-nCoV)   come   agente
eziologico di questa patologia. 
  2.2. Fase di allerta 
  Il 14 gennaio 2020 l'OMS  riportava  nelle  sue  comunicazioni  che
l'evidenza della possibile trasmissione interumana  del  nuovo  virus
era limitata. Tuttavia, il 22 gennaio  dopo  una  missione  in  Cina,
l'OMS  ha  dichiarato  che  vi  era  evidenza  di  una   trasmissione
interumana dell'infezione, ma che sarebbero stati necessari ulteriori
studi per verificarne l'estensione (14). Questo fatto ha  determinato
l'inizio della fase di allerta. 
  Il 22 gennaio 2020 e' stata costituita in Italia dal Ministro della
Salute una task force nazionale per contrastare  COVID-19  coordinata
dal Ministero della Salute (Direzione Generale  della  prevenzione  e
programmazione). 
  Tra le Istituzioni partecipanti si annoverano l'Istituto  Superiore
di Sanita' (ISS),  il  Dipartimento  della  Protezione  Civile  della
Presidenza del Consiglio dei  Ministri  (DPC),  l'Istituto  Nazionale
Malattie Infettive (INMI) L. Spallanzani (Istituto di Ricovero e Cura
a Carattere Scientifico, IRCCS), la  rete  degli  Uffici  di  Sanita'
Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF), i Nuclei  Antisofisticazioni
e Sanita' dell'Arma dei Carabinieri (NAS), I'Agenzia Nazionale per  i
Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), l'Agenzia Italiana  del  Farmaco
(AIFA) e Forze Armate e le Regioni/PA con il compito di: 
  • allertare le strutture sanitarie competenti; 
  • attivare controlli agli aeroporti; 
  •  riportare  in  Italia  in  sicurezza  e/o  in  bio-contenimento,
connazionali provenienti dalla Cina e dal  Giappone  in  contesti  di
elevata trasmissione di SARS-CoV-2; 
  • diramare indicazioni operative per le norme di profilassi in caso
di epidemia e di restrizione della mobilita' delle persone; 
  •  verificare  il  loro  avviamento  e  la  loro  rispondenza  alle
indicazioni internazionali (OMS, ECDC); 
  • gestire i casi confermati in Italia in collaborazione con tutti i
Servizi Sanitari Regionali, Aziende Sanitarie Locali  (ASL),  Aziende
ospedaliere e IRCCS. 
  Il 30 gennaio sono stati inoltre sospesi i voli diretti dalla  Cina
in Italia (Figura 3). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Lo stesso giorno, il direttore generale dell'OMS ha  dichiarato  il
nuovo  coronavirus  SARS-CoV-2  una  Emergenza  di  Sanita'  Pubblica
Internazionale (Public Health  Emergency  of  International  Concern,
PHEIC) (15). Il 31 gennaio si e'  quindi  riunito  il  Consiglio  dei
Ministri italiano che ha dichiarato lo  stato  d'emergenza  sanitaria
nazionale, inizialmente per la durata di  sei  mesi,  successivamente
prorogata, e lo stanziamento dei fondi necessari all'attuazione delle
misure precauzionali conseguenti alla dichiarazione di  emergenza  di
sanita' pubblica di rilevanza internazionale da  parte  dell'OMS,  al
fine  di  consentire  l'emanazione  delle  necessarie  ordinanze   di
Protezione Civile. 
  Il 3 febbraio, con l'ordinanza del capo del DPC n.  630,  e'  stato
istituito il Comitato Tecnico Scientifico  (CTS)  con  competenza  di
consulenza  e  supporto  alle  attivita'  di  coordinamento  per   il
superamento dell'emergenza epidemiologica dovuta alla  diffusione  di
SARS-CoV-2. Nel mese di febbraio 2020, su indicazione del  CTS,  sono
stati   realizzati   studi   di   preparedness    finalizzati    alla
classificazione  del  rischio   e   alla   pianificazione   sanitaria
attraverso una collaborazione inter-istituzionale che ha coinvolto la
Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della
Salute,  l'ISS  e  la  Direzione  Generale   dell'Azienda   Regionale
Emergenza Urgenza (AREU) della Lombardia e INMI Lazzaro  Spallanzani,
in   rappresentanza   della   Conferenza   Stato-Regioni,   con    il
coinvolgimento  multidisciplinare  della  Fondazione  Bruno   Kessler
(FBK). 
  Durante questa fase  sono  state  svolte  attivita'  finalizzate  a
rafforzare la capacita' di identificare casi di COVID-19  in  Italia.
In particolare, con la Circolare  Ministeriale  "Polmonite  da  nuovo
coronavirus (2019- nCoV) in Cina" del 22 gennaio 2020 (16), e'  stata
istituita una sorveglianza epidemiologica su casi gravi  di  malattia
respiratoria acuta con storia di viaggio in zone di  trasmissione  di
COVID-19 o contatto con casi accertati di  infezione  da  SARS-CoV-2,
sulla base delle definizioni di caso  predisposte  dall'OMS  e  delle
specifiche tecniche fornite dall'ECDC ai  Paesi  UE/SEE  e  al  Regno
Unito. Tutti i casi corrispondenti alla definizione di caso in Italia
sono stati notificati entro 24 ore  dalla  rilevazione  al  Ministero
della Salute, Direzione Generale della Prevenzione sanitaria (Ufficio
5  -  Prevenzione   delle   Malattie   Trasmissibili   e   Profilassi
Internazionale)  e  all'ISS  (Dipartimento  di  Malattie  Infettive),
tramite la registrazione su una piattaforma  di  sorveglianza  online
dedicata. Con l'inizio  dell'epidemia  nazionale  da  COVID-19,  tale
sorveglianza e'  stata  convertita  in  un  sistema  di  sorveglianza
adattato al contesto epidemiologico di trasmissione locale. 
  E' stata inoltre definita, a seguito della  stessa  circolare,  dal
Ministero della  Salute  e  dalle  Regioni  e  PA,  una  rete  di  31
laboratori con  capacita'  diagnostiche  per  effettuare  analisi  di
laboratorio per casi sospetti di infezione da  SARS-CoV-2  secondo  i
protocolli indicati dall'OMS. 
  Contestualmente, e' stato identificato, presso l'ISS (WHO  National
Influenza Centre - NIC/ISS), il laboratorio di riferimento  nazionale
per la conferma  e  la  segnalazione  all'OMS  di  tutti  i  casi  di
infezione da SARS-CoV-2 identificati  in  Italia.  Con  la  Circolare
Ministeriale n. 9774 del 20 marzo 2020 (17) e quella n. 11715  del  3
aprile 2020 (18),  sono  stati  individuati  piu'  di  70  Laboratori
Regionali abilitati per la diagnosi di  COVID-19  che  hanno  a  loro
volta accreditato laboratori  aggiuntivi  individuati  nelle  Regioni
stesse, secondo  modalita'  concordate  con  l'ISS.  La  conferma  di
laboratorio e' infatti  necessaria  per  definire  un  caso  COVID-19
positivo.  Per  questa  ragione  l'attivita'  dei  laboratori  e   in
particolare  dei  laboratori  di  riferimento  e'  alla  base   delle
attivita' di monitoraggio per questa epidemia. Le reti  coordinate  a
livello centrale sono una garanzia di uniformita' e qualita'  (Figura
4). 
  Il 20 febbraio 2020, con l'identificazione del primo caso trasmesso
sul territorio nazionale di COVID-19 (19-21), si e'  passati  da  una
fase  di  preparazione  a  una  fase  di   risposta   epidemica   con
rivalutazione rapida e continua del rischio e una  attivazione  delle
misure previste  nella  precedente  fase  di  pianificazione.  Il  24
febbraio 2020, un  team  guidato  dall'OMS  con  esperti  provenienti
dall'OMS e da ECDC e' arrivato in Italia per supportare le  autorita'
nella valutazione della situazione (22). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Dal 27 febbraio, con l'Ordinanza 640 della Presidenza del Consiglio
dei Ministri - Dipartimento della Protezione  Civile  (23)  e'  stata
disposta   la   sorveglianza    epidemiologica,    la    sorveglianza
microbiologica  del  virus  SARS-CoV-2  e   la   sorveglianza   delle
caratteristiche  cliniche  di  COVID-19.  Le  prime  due  sono  state
affidate all'ISS, la terza all'INMI Lazzaro Spallanzani di  Roma,  in
qualita' di Centro collaboratore dell'OMS per  la  gestione  clinica,
diagnosi, risposta e formazione sulle malattie altamente  contagiose,
in collaborazione con  l'ISS.  Il  rafforzamento  della  sorveglianza
epidemiologica  e  microbiologica  con  istituzione  di  un   sistema
integrato nazionale di sorveglianza di tutti  i  casi  confermati  di
infezione da virus SARS-CoV-2 sul territorio nazionale,  in  aggiunta
ad un flusso di dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute  e
pubblicati  dalla  Protezione  Civile,  ha  permesso  di  sorvegliare
l'andamento dell'epidemia a livello nazionale e  sub-nazionale  (vedi
Figura 3). 
  2.3. Fase pandemica 
  L'11  marzo  2020,  mentre  l'Italia  affrontava  la   fase   acuta
dell'epidemia da SARS-CoV-2 dichiarando un lockdown  nazionale  (24),
l'OMS  dichiarava  COVID-19  una  pandemia  dando  inizio  alla  fase
pandemica (25). In questa  fase  tutti  i  Paesi  hanno  iniziato  ad
attivare misure per il contenimento,  il  ritardo  e  la  mitigazione
della trasmissione e dell'impatto di SARS-CoV-2. Lo stesso giorno, e'
stata istituita una  collaborazione  istituzionale  tra  l'OMS  e  il
governo  italiano  con  una  presenza  residenziale  di  un   esperto
dell'organizzazione internazionale nel CTS. 
  L'epidemia nazionale da COVID-19 in Italia puo' essere suddivisa  a
sua volta nelle seguenti fasi: 
  • Fase acuta: dal 20 febbraio al 20 marzo 2020 (picco) con  aumento
rapido nel numero di casi, in  particolare  in  popolazioni  di  eta'
avanzata  con  co-morbidita'.  Il  numero  di  casi  ha   rapidamente
sovrastato  le  capacita'   territoriali   di   contact   tracing   e
isolamento/quarantena nell'epicentro dell'epidemia. Si e' riscontrata
una  elevata  mortalita'  e  un  rapido  sovraccarico   dei   servizi
assistenziali (in particolare ospedalieri) nelle Regioni maggiormente
colpite. 
  Dal  23  febbraio,  con  l'introduzione  delle  prime   misure   di
distanziamento fisico, e dal 4 marzo con le prime misure di  chiusura
su scala nazionale, in Italia e' iniziata, infatti, la fase  1  della
risposta  all'epidemia  (rallentare  la  diffusione  con  misure   di
contenimento), culminata l'11 marzo 2020 con un  lockdown  nazionale,
ovvero con la realizzazione di misure volte a  ridurre  drasticamente
il rischio di  assembramento  e  contatto  interpresonale,  quali  la
chiusura  di  esercizi  commerciali,   il   divieto   di   eventi   e
manifestazioni,  la  limitazione  della  mobilita'  individuale,   la
chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, l'istituzione su  vasta
scala di lavoro agile  dal  proprio  domicilio.  Questa  fase  si  e'
caratterizzata pertanto per una  ri-modulazione  delle  attivita'  di
mitigazione e controllo verso misure piu' stringenti (escalation) con
adozione di misure straordinarie sull'intero territorio nazionale. Lo
scopo della fase 1 e' stato quello di rallentare  la  diffusione  del
virus. 
  L'analisi  giornaliera  dei  dati  provenienti   dal   sistema   di
sorveglianza integrato COVID-19, coordinato dall'ISS (26) e dei  dati
aggregati raccolti dal Ministero  della  Salute  e  dalla  Protezione
Civile (27), ha permesso di sorvegliare l'andamento  dell'epidemia  a
livello nazionale (vedi Figura 3) e sub-nazionale 
  Sono state inoltre adottate misure straordinarie  volte  al  rapido
potenziamento dei servizi assistenziali, per rispondere all'emergenza
con  assunzione  di  personale   sanitario,   approvvigionamento   di
strumentazioni, e materiali di  consumo  e  realizzazione  di  misure
volte a  contenere  gli  effetti  del  disagio  economico  e  sociale
connessi al lockdown nazionale. 
  In termini di efficacia epidemiologica, il  lockdown  nazionale  ha
avuto successo  nel  realizzare  un  rallentamento  importante  della
diffusione, documentato dai sistemi di sorveglianza  nazionali  (vedi
Figura 3). 
  La trasmissibilita' di SARS-CoV-2  prima  dell'11  marzo  (lockdown
nazionale) e' stata stimata a circa R0=3  in  tutte  le  regioni  con
trasmissione sostenuta,  con  qualche  variazione  locale  dovuta  ad
interventi localizzati e mirati. Questa  e'  da  intendersi  come  la
trasmissibilita' di SARS-CoV-2 in assenza di interventi  (R0:  numero
di riproduzione di base). Dalla data del  lockdown  al  25  marzo  la
trasmissibilita' e' calata in tutte le regioni a valori compresi  tra
Rt=0,5  e  Rt=0,7.  In  questo  caso  la  trasmissibilita'  e'  stata
calcolata  nel  tempo  in  presenza  di  interventi  (Rt:  numero  di
riproduzione netto). 
  • Fase post-acuta: dal 21 marzo al 4 maggio 2020, nel contesto  del
lockdown nazionale in  cui  le  misure  di  controllo  e  mitigazione
straordinarie  sono  state  mantenute,  il  sistema  di  sorveglianza
integrato COVID-19  coordinato  dall'ISS  ha  iniziato  a  registrare
dapprima una stabilizzazione e in seguito una diminuzione  dei  nuovi
casi di COVID-19 diagnosticati,  con  il  graduale  ripristino  delle
funzioni dei servizi sanitari territoriali e assistenziali. 
  In questa fase, sono state realizzate  misure  di  potenziamento  a
livello nazionale dei servizi sanitari  e  un  ulteriore  ampliamento
delle reti assistenziali,  con  approvvigionamento  straordinario  di
strumentazione e materiali di consumo. 
  Ai sensi dell'Allegato 10 "Principi per il monitoraggio del rischio
sanitario" (28) al Decreto del Presidente del Consiglio dei  Ministri
(DPCM) del 26 aprile (Gazzetta Ufficiale n.108 del 27 aprile 2020)  e
del Decreto del Ministro della Salute (DM Salute) del 30 aprile  2020
(29), nel mese  di  maggio  2020  e'  stato  avviato  un  sistema  di
monitoraggio  settimanale  sviluppato   e   realizzato   dall'ISS   e
coordinato  dal  Ministero  della  Salute  che  permette  di  fornire
settimanalmente ad ogni Regione/PA una  classificazione  quantitativa
del   rischio   epidemico   e   della    resilienza    dei    servizi
territoriali/assistenziali, allo scopo di introdurre  tempestivamente
gli interventi correttivi necessari. 
  In  termini   di   trasmissibilita',   dal   25   marzo   fino   ad
approssimativamente fine maggio (fine del lockdown nazionale) l'Rt e'
rimasto quasi costantemente nel range compreso tra Rt=0,5 e Rt=0,7 in
tutte le Regioni/PA. 
  In questa fase, la necessita' di adottare misure  graduali  per  la
ripresa delle attivita'  lavorative,  compatibilmente  con  la  curva
epidemiologica e  nell'ottica  della  tutela  della  salute  e  della
sicurezza di tutti i lavoratori, si e' concretizzata nello  sviluppo,
da parte di INAIL, di un approccio metodologico di stima del  rischio
occupazionale per settore di attivita' economica. Tale  modello,  che
ha portato alla creazione di 4 classi di rischio (basso, medio-basso,
medio-alto, alto),  si  e'  basato  su  tre  parametri:  esposizione,
prossimita' e aggregazione, ed e'  stato  adottato  dal  CTS  per  la
programmazione delle  riaperture  (30).  La  necessita'  di  adottare
misure   graduali   per   la   ripresa   ha   anche   riguardato   la
riorganizzazione del sistema di trasporto pubblico terrestre (31). 
  • Fase di transizione epidemica: dal 4 maggio 2020 fino  alla  data
di pubblicazione di questo documento, sebbene globalmente sia  ancora
attiva la fase pandemica, l'Italia e'  entrata  nella  fase  2  della
risposta all'epidemia (transizione con ri-modulazione in  senso  meno
stringente delle misure di contenimento - de-escalation).  Questo  ha
comportato la riapertura progressiva (4 e 18 maggio e 3 giugno  2020)
delle attivita' lavorative,  commerciali  e  ludiche  e  il  graduale
ripristino  della  mobilita'   intra-regionale,   inter-regionale   e
internazionale, nonche' una riapertura  delle  scuole  limitata  alle
secondarie di II grado per consentire l'effettuazione degli esami  di
stato in presenza. Il CTS in questa  fase  ha  erogato,  in  base  al
modello  sviluppato  da  INAIL  nella  fase  precedente,  indicazioni
puntuali per lo svolgimento di attivita' sportive e ricreative. 
  In questa fase sono state  rafforzate  le  attivita'  di  controllo
dell'infezione in ambito  territoriale,  ad  esempio  aumentando  gli
accertamenti diagnostici anche su casi  con  sintomatologia  lieve  e
potenziando il contact tracing. E' stato messo a regime il sistema di
monitoraggio settimanale che permette una classificazione del rischio
e della resilienza dei servizi territoriali di  ciascuna  Regione/PA.
E' stata inoltre realizzata nel periodo 25 maggio -  15  luglio  2020
una indagine di siero-prevalenza nazionale che ha evidenziato come in
quel periodo in media 2,5% degli italiani era entrato in contatto con
il virus (32). 
  Questa fase si  e'  caratterizzata  in  Italia  e  in  altri  paesi
europei, per una iniziale  diminuzione  seguita  da  una  sostanziale
stabilita' dei casi in condizioni di bassa incidenza (in Italia  fino
alla fine di luglio 2020) e poi da un lento e  graduale  aumento  nel
numero dei casi che, tuttavia, presentavano  caratteristiche  di  una
transizione epidemica rispetto alle fasi precedenti  con  assenza  di
segnali  di  sovraccarico  dei  servizi  sanitari   (in   particolare
assistenziali). Questo era in parte dovuto ad  un  interessamento  di
popolazioni  di  eta'  piu'  giovane  in  contesti  di   trasmissione
associati anche a viaggi e attivita' ricreative. 
  In Italia, a partire dal mese di  giugno  2020,  si  e'  notato  un
leggero ma costante incremento di Rt che ha superato la soglia  di  1
nel suo valore  medio  intorno  al  16  agosto  2020  con  successive
oscillazioni settimanali attorno al valore  medio  di  1  e  evidente
variabilita' inter-regionale dovuta alla presenza di focolai anche di
dimensioni importanti. 
  Durante la fase di transizione  epidemica,  le  attivita'  si  sono
focalizzate  sulla  preparedness   in   previsione   della   stagione
autunno-invernale  2020.  Durante  questa   fase,   il   sistema   di
monitoraggio settimanale e' stato  operativo  in  modo  continuativo,
sono state emesse e adottate linee guida  e  documenti  (33)  per  la
riapertura delle scuole (realizzata dal  14  settembre  2020)  e  per
supportare la preparedness  dei  servizi  sanitari  ad  un  eventuale
aumento nel numero di casi e delle ospedalizzazioni per  COVID-19  in
Italia (34). In linea con le evidenze in ambito internazionale  (35),
in Italia e' stata data  una  estrema  importanza  alla  preparazione
verso la riapertura degli  istituti  scolastici  e,  in  seguito,  al
monitoraggio  dell'impatto  di   questa   riapertura   sull'andamento
epidemico. Allo scopo di valutare le evidenze e indirizzare azioni di
sanita' pubblica, l'Italia ha proposto e ospitato insieme all'Ufficio
europeo dell'OMS, il 31 agosto 2020, un aggiornamento di alto livello
rivolto ai Ministri  della  Salute  della  Regione  europea  dell'OMS
intitolato "Schooling during the COVID-19 pandemic" (36). 
 
                             Capitolo 3 
 
 Possibili scenari epidemici nel periodo autunno-invernale in Italia 
 
  Gli scenari in Italia per l'autunno,  in  termini  di  impatto  sul
sistema sanitario, dipenderanno molto da alcune incognite: 
  1) Trasmissibilita' di SARS-CoV-2 a fine estate. Non  e',  infatti,
ancora chiaro se l'incremento di trasmissibilita'  (Rt)  osservato  a
partire da giugno in alcune Regioni/PA si  stabilizzera'  attorno  ai
valori osservati durante il mese di settembre oppure  continuera'  ad
aumentare  nel  tempo.  E'  del  tutto  evidente  che   gli   scenari
cambieranno notevolmente a seconda che si riesca o meno  a  mantenere
Rt a valori prossimi a 1 nella stagione autunno-invernale. 
  2)  Trasmissibilita'  di  SARS-CoV-2   nelle   scuole.   La   reale
trasmissibilita' di SARS-CoV-2 nelle scuole non e' ancora nota, anche
se cominciano ad essere descritti focolai in ambienti  scolastici  in
Paesi in cui le scuole sono state  riaperte  piu'  a  lungo.  Non  e'
inoltre stato quantificato l'impatto che potranno avere le misure  di
riorganizzazione scolastica adottate. Piu' in generale, non  e'  noto
quanto   i   bambini,   prevalentemente   asintomatici,   trasmettano
SARS-CoV-2 rispetto agli adulti,  sebbene  vi  sia  evidenza  che  la
carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi  il  potenziale
di trasmissione, non sia  statisticamente  differente.  Tutto  questo
rende molto incerto  il  ruolo  della  trasmissione  nelle  scuole  a
partire da settembre sull'epidemiologia complessiva di SARS-CoV-2  in
Italia. 
  3) Trasmissibilita' di SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro. I luoghi di
lavoro  si  sono  dimostrati  fin  dalla  fase  acuta  un  importante
serbatoio di infezioni, non solo in  ambienti  a  rischio  specifico,
come quello sanitario, ma anche in contesti  che,  in  Italia  e  non
solo,  sono  stati  caratterizzati  da  cluster  anche  di   notevoli
dimensioni, ad esempio nel settore agroalimentare (aziende  agricole,
trasformazione delle carni, mercati) e  in  quello  delle  spedizioni
mediante corriere. Inoltre, la ripresa delle attivita' lavorative  in
presenza, anche se in percentuali variabili a  seconda  dei  settori,
potrebbe contribuire alla attivazione di ulteriori focolai epidemici. 
  4) Impatto della mobilita' della popolazione sulla trasmissione  di
SARS-CoV-2. La ripresa della scuola e delle attivita'  lavorative  in
presenza tende ad una messa a regime a pieno carico  del  sistema  di
trasporto pubblico in generale e, in particolare, di  quello  locale,
con inevitabile aumento delle occasioni di esposizione al virus. 
  5) Contributo del sistema di prevenzione aziendale  nei  luoghi  di
lavoro. Il sistema realizzatosi nel tempo si e'  gia'  rivelato,  con
maggiore valenza di sempre, come una naturale infrastruttura in grado
di  contribuire  alla  mitigazione  del  rischio,  alla  luce   della
integrazione di misure  organizzative  di  prevenzione  e  protezione
previste a partire  dal  "Protocollo  condiviso  di  regolamentazione
delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione  del
virus COVID-19 negli ambienti di  lavoro"  del  14  marzo  e  la  sua
integrazione del 24 aprile e nei Protocolli di settore,  favorendo  -
anche per il periodo autunno-invernale - la  tutela  della  salute  e
sicurezza dei 23 milioni di lavoratori interessati,  con  inevitabili
ricadute positive  anche  sulla  collettivita'.  Particolare  rilievo
continua a rivestire la sorveglianza  sanitaria  anche  in  relazione
alle attivita' di informazione sul rischio nonche' per la tutela  dei
lavoratori cosiddetti "fragili". 
  6)  Grado  di  accettazione  delle  misure   igienico-sanitarie   e
comportamentali per la prevenzione della trasmissione  di  SARS-CoV-2
da parte  della  popolazione  generale.  Ad  esempio  sono  possibili
inasprimenti di criticita' gia' riscontrate allo stato attuale,  come
la collaborazione dei  soggetti  positivi  per  la  conduzione  delle
attivita' di indagine  epidemiologica  e  di  contact  tracing  e  il
rispetto/adesione alle misure contumaciali sia per i casi  confermati
che per i contatti stretti. 
  7) Capacita' di risposta dei sistemi di prevenzione e controllo. E'
evidente  la  migliorata  capacita'  dei   sistemi   di   prevenzione
nell'identificare rapidamente i focolai, isolare i casi  e  applicare
misure di quarantena ai contatti dei casi, cosa che  contribuisce  in
modo  determinante  a  mantenere  la  trasmissione  sotto  controllo.
Tuttavia non e' noto al momento quale sia il livello di trasmissione,
ad esempio in  termini  di  numero  di  focolai,  che  i  sistemi  di
prevenzione possano gestire efficacemente.  Va  considerato,  infine,
come  l'inizio  della  stagione  influenzale  possa  rendere   queste
attivita' piu' complesse e impegnative. 
  Un altro aspetto importante da  considerare,  correlato  piu'  alla
tenuta del sistema sanitario che alla trasmissibilita' di SARS-CoV-2,
riguarda l'eta' media dei casi. Nei mesi estivi  e'  stata  osservata
un'importante decrescita dell'eta' media dei casi  con  relativamente
poche nuove ospedalizzazioni da COVID-19, tuttavia, a questo  e'  poi
seguito un nuovo aumento dell'eta' mediana nei casi diagnosticati tra
la fine di agosto e l'inizio di settembre. Non e' al  momento  chiaro
se questo trend si manterra' nel tempo e se sara' possibile mantenere
protette categorie a rischio come gli anziani. 
  Alla  luce  di  queste  incognite,  i  possibili  scenari  che   si
prospettano per l'autunno nelle diverse regioni possono essere  cosi'
schematizzati: 
  • SCENARIO 1 
  Situazione di trasmissione  localizzata  (focolai)  sostanzialmente
invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020,  con  Rt  regionali
sopra soglia per periodi  limitati  (inferiore  a  1  mese)  e  bassa
incidenza,  nel  caso  in  cui  la   trasmissibilita'   non   aumenti
sistematicamente  all'inizio  dell'autunno,  le  scuole  abbiano   un
impatto modesto sulla trasmissibilita' e i sistemi sanitari regionali
riescano a tracciare  e  tenere  sotto  controllo  i  nuovi  focolai,
inclusi quelli scolastici. 
  • SCENARIO 2 
  Situazione di trasmissibilita' sostenuta e diffusa ma gestibile dal
sistema sanitario nel breve-medio periodo, con valori di Rt regionali
sistematicamente e significativamente compresi  tra  Rt=1  e  Rt=1,25
(ovvero con stime dell'Intervallo di Confidenza al 95% - IC95%  -  di
Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non  si  riesca  a  tenere
completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi  quelli  scolastici,
ma  si  riesca  comunque  a  limitare  di  molto  il  potenziale   di
trasmissione di SARS-CoV-2  con  misure  di  contenimento/mitigazione
ordinarie e straordinarie. Un'epidemia con queste caratteristiche  di
trasmissibilita' potrebbe  essere  caratterizzata,  oltre  che  dalla
evidente impossibilita' di contenere tutti i focolai, da una costante
crescita  dell'incidenza  di  casi  (almeno  quelli  sintomatici;  e'
infatti possibile che si osservi una riduzione della  percentuale  di
casi   asintomatici   individuati   rispetto    al    totale    vista
l'impossibilita'  di  svolgere  l'investigazione  epidemiologica  per
tutti  i  nuovi  focolai)  e  corrispondente  aumento  dei  tassi  di
ospedalizzazione e dei ricoveri in terapia intensiva. La crescita del
numero di casi  potrebbe  pero'  essere  relativamente  lenta,  senza
comportare un rilevante sovraccarico dei  servizi  assistenziali  per
almeno 2-4 mesi. 
  • SCENARIO 3 
  Situazione di trasmissibilita' sostenuta e diffusa  con  rischi  di
tenuta del sistema sanitario nel medio  periodo,  con  valori  di  Rt
regionali sistematicamente e significativamente compresi tra  Rt=1,25
e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5), e in
cui  si  riesca  a  limitare  solo  modestamente  il  potenziale   di
trasmissione di SARS-CoV-2  con  misure  di  contenimento/mitigazione
ordinarie e straordinarie. Un'epidemia con queste caratteristiche  di
trasmissibilita' dovrebbe essere caratterizzata da  una  piu'  rapida
crescita dell'incidenza di casi rispetto allo  scenario  2),  mancata
capacita' di tenere traccia delle catene di trasmissione  e  iniziali
segnali  di  sovraccarico  dei  servizi  assistenziali   in   seguito
all'aumento di casi ad elevata  gravita'  clinica  (con  aumento  dei
tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri - area critica e non
critica) riconducibile ad un  livello  di  rischio  elevato  o  molto
elevato in base al sistema di monitoraggio settimanale.  La  crescita
del numero di casi potrebbe comportare un  sovraccarico  dei  servizi
assistenziali entro 2-3  mesi.  E'  pero'  importante  osservare  che
qualora l'epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le  classi
di eta' piu' giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto  2020,
e si riuscisse a  proteggere  le  categorie  piu'  fragili  (es.  gli
anziani), il margine di tempo entro cui intervenire  potrebbe  essere
maggiore. 
  • SCENARIO 4 
  Situazione di trasmissibilita' non controllata con criticita' nella
tenuta del sistema sanitario nel breve  periodo,  con  valori  di  Rt
regionali  sistematicamente  e  significativamente  maggiori  di  1,5
(ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5). Anche se una epidemia
con queste caratteristiche  porterebbe  a  misure  di  mitigazione  e
contenimento piu' aggressive nei territori interessati, uno  scenario
di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosita' di casi
elevata e chiari segnali di sovraccarico dei  servizi  assistenziali,
senza la possibilita' di  tracciare  l'origine  dei  nuovi  casi.  La
crescita del numero di casi potrebbe comportare un  sovraccarico  dei
servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l'epidemia non  si
diffonda prevalentemente tra le classi di  eta'  piu'  giovani,  come
osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere
le categorie piu' fragili (es. gli anziani). A questo  proposito,  si
rimarca che appare piuttosto improbabile  riuscire  a  proteggere  le
categorie piu' fragili in presenza di un'epidemia  caratterizzata  da
questi valori di trasmissibilita'. 
 
                             Capitolo 4 
 
Politiche   adottate   in   Italia   per   affrontare   la   stagione
  autunno-invernale 2020 in riferimento ai pilastri strategici OMS 
 
  La   strategia   dell'OMS   nel   documento   "COVID-19   strategic
preparedness and response plan  operational  planning  guidelines  to
support  country  preparedness  and  response"  (SPRP)  pubblicato  a
febbraio 2020 (37), e nel documento  "2019  Novel  coronavirus  (2019
nCoV): strategic preparedness and response plan" aggiornato ad aprile
2020 (1) identifica 8 pilastri strategici chiave nella risposta  alla
pandemia COVID-19 (Figura 5): 
  •  Pilastro   1:   Coordinamento   nazionale,   pianificazione,   e
monitoraggio 
  • Pilastro 2: Comunicazione  del  rischio  e  coinvolgimento  della
popolazione 
  • Pilastro 3: Sorveglianza, team di risposta rapida,  indagine  sui
casi 
  • Pilastro 4: Punti di ingresso/sanita' transfrontaliera 
  • Pilastro 5: Laboratori nazionali 
  • Pilastro 6: Infection prevention and control (IPC) 
  • Pilastro 7: Gestione clinica dei casi 
  • Pilastro 8: Supporto operativo e logistica. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  In Italia le azioni di risposta all'epidemia da virus SARS-CoV-2 si
sono realizzate in  linea  con  le  indicazioni  strategiche  fornite
dall'OMS (1, 37, 38), dimostrando un elevato livello di  preparedness
(39). I paragrafi seguenti riportano per ciascun pilastro  strategico
una  descrizione  delle  attivita'  realizzate  durante  la  fase  di
transizione e le attivita' di preparedness operative  per  affrontare
la stagione autunno-invernale 2020. Viene inoltre fornito per ciascun
pilastro un inventario di strumenti operativi in vigore. 
  Pilastro 1. Coordinamento nazionale, pianificazione, e monitoraggio 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  In Italia nel periodo di transizione epidemica continuano ad essere
attivi  tutti  i  meccanismi  di  coordinamento  e   di   interfaccia
multisettoriale e inter-istituzionale utili  per  la  definizione  di
atti di programmazione nazionale e alla  redazione  di  documenti  di
policy,     organizzazione,      pianificazione      e      indirizzo
tecnico-scientifico. 
  Questa produzione - insieme a quanto  gia'  realizzato  nelle  fasi
precedenti della pandemia - rappresenta la base normativa e tecnica a
sostegno dell'impianto operativo degli interventi che costituisce uno
strumento utilizzabile nel caso di un peggioramento dell'epidemia nei
mesi  futuri.  Il  livello  di  risposta  dei  sistemi  regionali  ai
provvedimenti programmatori nazionali continua ad essere  oggetto  di
attivita'  di  monitoraggio  sistematico  e  sono   attivi   percorsi
formativi  in  modalita'  FAD  (formazione  a  distanza)   realizzati
dall'ISS e rivolti ad operatori sanitari come  il  corso  "SARS-CoV-2
Preparazione  e  contrasto",  che  ha  l'obiettivo  di  favorire   la
creazione di un linguaggio comune e di procedure  condivise  tra  gli
operatori sanitari su una nuova problematica emergente mai affrontata
in precedenza, nonche' per amplificare in  modo  coordinato  anche  a
livello locale le indicazioni fornite dalle  Istituzioni  centrali  e
regionali. Dall'inizio della offerta formativa, l'ISS  ha  assicurato
la disponibilita' della piattaforma di erogazione per la formazione a
distanza EDUISS, deputata a veicolare indicazioni nazionali condivise
e univoche che potranno essere interpretate successivamente  in  base
alle specifiche esigenze loco-regionali. 
  Le basi normative a  supporto  delle  misure  di  sanita'  pubblica
potenzialmente necessarie per il contenimento  epidemico  sono  state
periodicamente aggiornate, allo scopo di garantirne  la  legittimita'
(ultimo aggiornamento: DPCM 7 settembre 2020, "Ulteriori disposizioni
attuative del decreto-legge 25 marzo  2020,  n.  19,  recante  misure
urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica  da  COVID-19,  e
del decreto-legge 16 maggio 2020, n.  33,  recante  ulteriori  misure
urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19"). 
  E' stato implementato un sistema di monitoraggio settimanale per la
classificazione quantitativa  del  rischio  e  della  resilienza  dei
sistemi assistenziali e territoriali a livello regionale,  realizzato
dall'ISS e coordinato dal Ministero della Salute (28, 29). Il sistema
prevede meccanismi di consultazione regolare  con  referenti  tecnici
dei sistemi sanitari regionali e con  un  comitato  di  coordinamento
nazionale (Cabina di Regia). Al fine di monitorare la qualita'  e  la
completezza delle informazioni riportate dalle Regioni/PA  e  fornire
loro uno strumento per il  controllo  dei  dati,  vengono  realizzati
settimanalmente dei rapporti automatici per ciascuna  Regione/PA  che
riportano dati mancanti/incongruenti per ciascun indicatore  valutato
e l'eventuale discordanza tra il numero di casi di infezione da virus
SARS-CoV-2 riportati alla sorveglianza integrata COVID-19  coordinata
dall'ISS  e  quelli  riportati  al   flusso   del   Ministero   della
Salute/Protezione Civile. 
  Per quanto concerne la tutela infortunistica,  l'INAIL  ha  fornito
indicazioni operative fin dall'inizio della  situazione  emergenziale
legata alla diffusione pandemica da  nuovo  Coronavirus  (SARS-CoV-2)
per la tutela dei lavoratori  assicurati  con  l'Istituto  che  hanno
contratto l'infezione in occasione  di  lavoro  anche  in  virtu'  di
specifici disposti  normativi,  fornendo  chiarimenti  finalizzati  a
meglio esplicitare le modalita' di denuncia di malattia-infortunio  e
la relativa  certificazione  medica,  nonche'  a  favorire  un  ruolo
proattivo  delle  proprie  strutture  territoriali   per   consentire
l'acquisizione delle denunce stesse. 
  Tale monitoraggio, alla data del  31  agosto  2020,  rileva  52.209
denunce di infortunio a seguito di 
  COVID-19 segnalate all'INAIL,  di  cui  il  71,2%  interessanti  il
settore della sanita' e assistenza sociale. 
  In considerazione del coinvolgimento del  settore  sanitario  nella
gestione della pandemia, INAIL, in collaborazione  con  il  Consiglio
Nazionale  Ordine  Psicologi  (CNOP),   ha   attivato   un'iniziativa
nazionale  per  promuovere  sul  territorio   servizi   di   supporto
psicologico rivolti agli operatori sanitari; l'obiettivo e' fornire a
tutte le strutture  sanitarie  indicazioni  procedurali  e  strumenti
utili  per  l'attivazione  di  servizi  di   sostegno   psicosociale,
costituiti a livello locale con task force di psicologi. 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Sono state previste, indirizzate e finanziate con norme  specifiche
le attivita' di programmazione regionale finalizzate al potenziamento
delle dotazioni e dell'organizzazione dell'assistenza  ospedaliera  e
territoriale per la gestione dell'emergenza COVID-19 e ne sono  state
definite le modalita' di monitoraggio nazionale, volto alla  verifica
dello  stato  di  realizzazione  delle  attivita'  e   di   eventuali
situazioni di criticita'. 
  Nello specifico, e' stato adottato un provvedimento legislativo, il
decreto-legge  34/2020  convertito  nella  Legge   77/2020   (Decreto
Rilancio), che all'articolo 1 ha previsto l'adozione, da parte  delle
Regioni/PA,   di   Piani   di   potenziamento   e    riorganizzazione
dell'assistenza territoriale con l'obiettivo di assicurare  la  presa
in carico precoce dei pazienti contagiati, dei loro contatti e  delle
persone in  isolamento,  nonche'  dei  pazienti  fragili,  cronici  e
affetti da patologie invalidanti. 
  E' previsto, in  particolare,  il  rafforzamento  delle  principali
funzioni  del  territorio  coinvolte  nel  sistema  di   accertamento
diagnostico, monitoraggio e sorveglianza della malattia da SARS-CoV-2
e il potenziamento delle attivita' di assistenza domiciliare sia  per
i pazienti  contagiati,  sia  per  i  soggetti  affetti  da  malattie
croniche, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche,
non autosufficienti, con bisogni di cure palliative e di terapia  del
dolore.  Si  prevede  anche  l'attivazione  di   centrali   operative
regionali per garantire il coordinamento delle attivita' sanitarie  e
sociosanitarie  territoriali  messe  in  atto.  Tali  attivita'  sono
supportate da specifici finanziamenti. E' stato rafforzato inoltre il
sistema  di  monitoraggio  e  sorveglianza  di  casi  e  focolai   di
SARS-CoV-2 nelle scuole  e  nei  servizi  educativi  per  l'infanzia,
attraverso  una  stretta  collaborazione  tra   i   dipartimenti   di
prevenzione territoriali e le  scuole  per  l'adozione  di  modalita'
operative basate su evidenze e/o buone pratiche di sanita'  pubblica,
razionali, condivise e coerenti sul  territorio  nazionale,  evitando
cosi' frammentazione e disomogeneita'. 
  Lo stesso  Decreto  all'art.  2  prevede  l'adozione  di  Piani  di
riorganizzazione ospedaliera, volti a rendere strutturale su tutto il
territorio nazionale il potenziamento delle dotazioni di posti  letto
di terapia intensiva, con un incremento complessivo  di  3.500  posti
letto, e di quelle di terapia sub-intensiva,  con  un  incremento  di
4.225  posti  letto  (di  cui  il  50%,  cioe'  2.112  posti   letto,
trasformabili  in  caso  di  emergenza  in  posti  letto  di  terapia
intensiva),  con  l'obiettivo  di  garantire  livelli  di  assistenza
adeguati ad eventuali aumenti anche significativi della domanda. 
  Allo stato attuale tutti i Piani  di  riorganizzazione  ospedaliera
presentati dalle Regioni e PA  ai  sensi  dell'art.  2  decreto-legge
34/2020 e  secondo  le  indicazioni  formulate  nella  Circolare  del
Ministero della Salute n.  11254  del  29  maggio  2020,  sono  stati
approvati dal Ministero della Salute e sono avviate le procedure  per
dare loro attuazione da parte del Commissario Straordinario, previste
dal comma 11 del citato decreto (vedi anche Pilastro 8). 
  Ambedue i predetti Piani (ospedalieri e  territoriali)  sono  stati
recepiti  nei  programmi  operativi   COVID-19   ex   art.   18   del
decreto-legge 18/2020 e sono monitorati congiuntamente dal  Ministero
della Salute e dal Ministero dell'Economia. 
  Allo scopo di supportare la preparedness dei servizi sanitari a  un
eventuale  ulteriore   aumento   nel   numero   di   casi   e   delle
ospedalizzazioni   per   COVID-19   in    Italia    nella    stagione
autunno-invernale 2020 e' stato predisposto il documento "Elementi di
preparazione e risposta a COVID-19 nella stagione  autunno-invernale"
(34). E' stato inoltre istituito un meccanismo mensile  di  confronto
sulla resilienza dei servizi assistenziali e territoriali, coordinato
dal Ministero della Salute  e  realizzato  dall'ISS,  con  produzione
regolare  di  aggiornamenti  (rapporti  preparedness)  per   ciascuna
regione e incontri in  video-conferenza  con  referenti  dei  sistemi
sanitari regionali allo scopo di garantire un coordinamento  continuo
per la definizione di risposte tempestive e  supportare  un  processo
decisionale tempestivo e collaborativo. 
  La Tabella A1 dell'Appendice  riporta  una  raccolta  delle  norme,
circolari, ordinanze e strumenti di  livello  nazionale  prodotte  in
materia  di  programmazione,  coordinamento  e   monitoraggio   delle
attivita' finalizzate ad  affrontare  la  pandemia  da  SARS-CoV-2  e
operativi per la stagione autunno-invernale 2020 per argomento. 
  Pilastro  2.  Comunicazione  del  rischio  e  coinvolgimento  della
popolazione 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Nella nuova fase epidemica, la comunicazione ha come  obiettivo  il
mantenimento dei risultati conseguiti nel periodo di  lockdown  e  la
promozione di un ulteriore contenimento dell'epidemia. In questa fase
e' di vitale importanza la produzione di contenuti rigorosi dal punto
di vista scientifico. 
  In considerazione dei principali  target  di  riferimento  (stampa,
operatori sanitari e  cittadini)  e'  necessario  utilizzare  in  una
comunicazione semplice e chiara. 
  Per   coinvolgere   l'intera   popolazione    nell'assunzione    di
comportamenti virtuosi  di  contrasto  all'epidemia  e'  fondamentale
assumere l'imperativo della trasparenza, anche condividendo i margini
di incertezza che caratterizzano la conoscenza scientifica in tutti i
periodi di emergenza. 
  In  questa  fase  e'  fondamentale  realizzare  una   comunicazione
costante, coerente e coordinata con le altre istituzioni, in modo  da
sviluppare  fiducia  nel  pubblico  e  rappresentare  un   punto   di
riferimento costante, autorevole e affidabile. 
  Gli Uffici Stampa delle istituzioni coinvolte fanno da raccordo per
il  coordinamento  della  comunicazione.  In  ISS,  in   particolare,
continua ad essere attivo il meccanismo di coordinamento  RCCE  (Risk
Communication and Community Engagement),  avviato  nella  prima  fase
emergenziale con la costituzione del Gruppo di comunicazione (Ufficio
Stampa, Servizio  Comunicazione  scientifica  con  l'integrazione  di
alcuni esperti di riferimento). 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Per rafforzare la preparazione alla stagione  autunno-invernale  in
questa fase, la comunicazione delle istituzioni coinvolte continua  a
garantire: 
  • la produzione costante di contenuti finalizzati ad accrescere  la
consapevolezza della popolazione  e  al  contrasto  delle  fake  news
attraverso i principali canali istituzionali (comunicati stampa,  web
e social, infografiche e video); 
  • il supporto alla diffusione dei dati della sorveglianza  e  sulla
situazione epidemiologica attraverso i canali social e il web; 
  • la gestione delle interviste e  l'identificazione  dei  portavoce
istituzionali; 
  • le azioni di comunicazione dirette alla prevenzione per fasce  di
popolazione piu' fragili; 
  • le attivazioni di sinergie interistituzionali per  la  promozione
della formazione degli stakeholder; 
  • la diffusione dei contenuti tecnici e  i  relativi  aggiornamenti
sulla gestione di questa fase dell'emergenza presso  gli  stakeholder
(scuola, supermercati, ecc.). 
  Nell'ambito  della   comunicazione   si   sta   svolgendo   inoltre
un'attivita' di preparedness  per  affrontare  eventuali  scenari  di
aumentata trasmissione tra cui: 
  •  attivita'  di  monitoraggio  constante   del   sentiment   della
popolazione attraverso attivita' di ricerca, sondaggi e focus group; 
  • adattamento della strategia di comunicazione ai  diversi  scenari
epidemiologici  predisponendo  ove  necessario   media   briefing   e
conferenze  stampa,  con  la   presenza   di   rappresentanti   delle
istituzioni coinvolte; 
  • adattamento della  strategia  ed  eventuale  potenziamento  delle
attivita' sui canali social; 
  • informazione tempestiva e puntuale su nuovi strumenti diagnostici
e di prevenzione. 
  La Tabella A2 in Appendice riporta una raccolta per argomento delle
norme, circolari, ordinanze e strumenti di livello nazionale prodotti
in materia  di  comunicazione  del  rischio  e  coinvolgimento  della
popolazione,  volti  ad  affrontare  la  pandemia  da  SARS-CoV-2   e
operativi per la stagione autunno-invernale 2020. 
  Pilastro 3. Sorveglianza, team di  risposta  rapida,  indagine  sui
casi 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Durante la fase di transizione continua l'attivita' del sistema  di
sorveglianza  integrata  epidemiologica  e  microbiologica   COVID-19
istituita con l'ordinanza 640  della  Presidenza  del  Consiglio  dei
Ministri - Dipartimento  della  Protezione  Civile  del  27/2/2020  e
coordinata dall'ISS. Il Sistema di sorveglianza integrato  raccoglie,
tramite una piattaforma web, dati individuali dei soggetti  risultati
positivi  al  SARS-CoV-2  mediante  test  molecolare  effettuato   su
prelievo rino/orofaringeo (tampone). Questo sistema permette non solo
di monitorare l'andamento della epidemia  nella  popolazione,  ma  di
effettuare analisi specifiche per sottogruppi di popolazione, inclusi
gruppi di popolazione vulnerabili. 
  Il laboratorio di riferimento nazionale presso l'ISS ha il  compito
di svolgere la sorveglianza genomica virale  al  fine  di  monitorare
l'epidemiologia molecolare di SARS-CoV-2, in un  numero  definito  di
campioni clinici per ogni Regione/PA, che vengono inviati  a  cadenza
mensile presso l'ISS (17) (vedi Pilastro 5). 
  Con  il  progredire  dell'epidemia  e  l'esigenza  di   raccogliere
informazioni  aggiuntive  sui   casi   confermati,   la   scheda   di
sorveglianza e' stata integrata con alcune nuove informazioni, quali,
ad esempio, la variabile "provenienza del caso (autoctono,  importato
da altra regione  o  dall'estero)",  o  la  variabile  "setting"  che
permette di  descrivere  il  luogo/comunita'  di  acquisizione  della
malattia. 
  Dal mese di giugno 2020, l'ISS ha  provveduto  ad  integrare  nella
piattaforma web del Sistema di Sorveglianza Integrata COVID-19, anche
la scheda di raccolta dei dati aggregati giornalieri del  flusso  del
Ministero/Protezione Civile.  Il  Ministero  della  Salute,  dopo  un
controllo e validazione dei dati, provvede a  pubblicare  la  tabella
riepilogativa  generata  automaticamente  dal  sistema  sul   proprio
portale. Il sistema, inoltre,  invia  automaticamente  i  dati  a  un
repository  della  Protezione  Civile   per   l'aggiornamento   della
dashboard. 
  Le attivita' di identificazione e gestione dei  contatti  dei  casi
probabili  o  confermati   di   COVID-19,   mediante   quarantena   e
sorveglianza  attiva,  hanno  lo  scopo  di  individuare  e   isolare
tempestivamente i casi secondari, in modo da interrompere  le  catene
di trasmissione. Nel periodo di transizione,  caratterizzato  da  una
trasmissione diffusa del virus su tutto il territorio nazionale,  con
presenza  di  focolai  anche  di  dimensioni  considerevoli,  si   e'
assistito ad un progressivo aumento delle suddette attivita',  sia  a
livello centrale che periferico, in seguito alle riaperture  avvenute
successivamente alla fase di lockdown. L'identificazione  e  gestione
dei contatti stretti e' stata svolta  a  livello  territoriale  dalle
autorita' sanitarie locali. 
  A livello centrale, le attivita' prevalenti sono state: 
  • richiesta delle liste passeggeri di aerei, navi, pullman e treni,
con identificazione dei passeggeri-contatti stretti  e  comunicazione
delle informazioni; 
  • segnalazione alle autorita' sanitarie regionali per l'attivazione
della sorveglianza sanitaria; 
  • scambi di messaggi selettivi tra i Paesi  UE/IHR  National  Focal
Point. 
  Per far fronte alle attivita' descritte, e' stato istituito un team
multidisciplinare composto da assistenti di prevenzione e  sanita'  e
da medici ed e' stato predisposto un database  contenente  i  contact
tracing COVID-19 espletati a livello nazionale. 
  A giugno 2020, l'ISS ha pubblicato una guida che illustra  le  fasi
chiave del processo di contact tracing, mettendo a  disposizione  una
serie di moduli standard per la raccolta dei dati, con  lo  scopo  di
fornire uno strumento  per  rendere  omogeneo  l'approccio  a  questa
attivita' sul territorio nazionale (40) e ha sviluppato un  corso  di
formazione  a  distanza  (FAD)  "Emergenza  epidemiologica  COVID-19:
elementi per il  contact  tracing",  per  gli  operatori  di  sanita'
pubblica che svolgono le attivita' di contact  tracing  nel  contesto
del COVID-19. Il corso e' in fase di erogazione e ne e'  prevista,  a
partire dalla meta' del mese di ottobre, una edizione aggiornata  che
sara' arricchita dalle esperienze vissute  e  raccolte  negli  ultimi
mesi di contrasto. Infine, l'ISS ha messo a disposizione la  versione
italiana dei software Go.Data, la piattaforma web sviluppata dall'OMS
per agevolare la raccolta dei dati durante le  emergenze  di  sanita'
pubblica. 
  Nell'ambito della digital health, il Commissario straordinario  per
l'emergenza COVID-19 (Presidenza del Consiglio  dei  Ministri)  -  in
collaborazione con il Ministero  della  Salute  e  il  Ministero  per
l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione - ha,  inoltre,  reso
disponibile un'applicazione per  telefoni  cellulari  finalizzata  al
tracciamento  di  prossimita'  (App  Immuni)  quale   strumento   per
coadiuvare  il  contact   tracing   tradizionale.   Altre   attivita'
realizzate in questo ambito sono state: 
  • una valutazione tecnologica inter-istituzionale  delle  soluzioni
di contrasto all'epidemia da COVID-19; 
  •  una  indagine  conoscitiva  delle  tecnologie   utilizzate   dai
cittadini fragili e disabili; 
  • lo studio delle problematiche di protezione dei dati al  fine  di
promuovere policy dei dati a favore della  costituzione  dei  portali
per Open Data Covid in EU e nazionali; 
  • la promozione  dell'innovazione  tecnologica  in  relazione  alla
interoperabilita'  delle   cartelle   cliniche   elettroniche,   alla
realizzazione di strumenti per la gestione della salute  digitale  in
mare e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale affidabile; 
  • lo sviluppo di software open  source  di  tele-visita  auditabile
automaticamente  per  la  continuita'  di  esercizio  (ISO  27000)  e
protetto con strumenti innovativi per la cyber security,  attualmente
in esercizio di prova e in attesa di autorizzazione. 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Nella stagione influenzale 2020-2021 in Italia si  integrera'  alla
sorveglianza sentinella dei virus  influenzali  (InfluNet)  anche  la
sorveglianza del virus SARS-CoV-2. Il sistema InfluNet si basa su una
rete di medici sentinella costituita da Medici di  Medicina  Generale
(MMG) e di Pediatri di Libera scelta (PLS), reclutati dalle  Regioni,
che segnalano i casi di  sindrome  simil-influenzale  (Influenza-like
Illnesses, ILI) osservati tra i loro assistiti. I medici sentinella e
altri medici operanti nel territorio e  negli  ospedali  collaborano,
inoltre, alla raccolta di campioni biologici per l'identificazione di
virus circolanti. Le  indagini  virologiche  sui  campioni  biologici
raccolti vengono eseguite dai Laboratori  facenti  parte  della  Rete
InfluNet.  E'  prevista  nel  contesto   della   Rete   Influnet   la
realizzazione di un corso FAD specifico rivolto all'intera rete degli
operatori  socio-sanitari  per  la  duplice  valenza   di   contrasto
all'influenza e al COVID-19. 
  Si prevede, inoltre,  una  sorveglianza  ambientale  di  SARS-CoV-2
(41-43) attraverso i reflui urbani, al fine di acquisire  indicazioni
sull'andamento epidemico e sviluppare allerta, precoce attraverso  il
progetto nazionale SARI (Sorveglianza Ambientale Reflue  in  Italia),
coordinato da ISS attraverso il  Coordinamento  Interregionale  della
Prevenzione, Commissione Salute, Conferenza  delle  Regioni  e  delle
Province Autonome della Conferenza Stato-Regioni,  in  linea  con  le
recenti  raccomandazioni  europee  di  Preparazione   Sanitaria   per
affrontare i focolai di COVID-19 (44, 45). 
  Si realizzera' una indagine conoscitiva che permetta di definire la
situazione attuale delle attivita' legate al contact tracing svolte a
livello regionale e locale, al fine  di  migliorare  e  rendere  piu'
efficiente e omogeneo il  processo  e  di  identificare  le  aree  da
rafforzare. 
  E' stato realizzato il  documento  "Indicazioni  operative  per  la
gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e  nei  servizi
educativi dell'infanzia" (46), volto a dare un approccio razionale  e
uniforme alle procedure di indagine e  tracciamento  dei  contatti  a
seguito della  riapertura  delle  scuole.  A  questo  e'  seguita  la
realizzazione da parte di ISS del corso  FAD  "Indicazioni  operative
per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle  scuole  e  nei
servizi educativi dell'infanzia", per professionisti sanitari  e  per
operatori della scuola. 
  E' in corso di progettazione una piattaforma per gestire la rete di
allerta rapida  nazionale  -  sulla  falsa  riga  dell'Early  Warning
Response System (EWRS) della Commissione Europea - in cui  Regioni  e
Autorita' Centrali hanno la possibilita' di  scambiare  comunicazioni
tempestivamente e soprattutto con la garanzia  della  protezione  dei
dati sensibili. Lo scopo di questo  strumento  e'  di  migliorare  il
flusso comunicativo tra gli attori coinvolti. 
  La Tabella A3 in Appendice riporta una raccolta per argomento delle
norme, circolari, ordinanze e strumenti di livello nazionale prodotte
in materia di Sorveglianza, team di  risposta  rapida,  indagine  sui
casi volte ad affrontare la pandemia da SARS-CoV-2 e operativi per la
stagione autunno-invernale 2020. 
  Pilastro 4. Punti di ingresso/sanita' transfrontaliera 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Nel periodo di transizione epidemica,  la  rete  USMAF  (Uffici  di
Sanita' Marittima, Aerea e di Frontiera) ha continuato a garantire le
attivita' di monitoraggio imposte sin dall'inizio della pandemia.  La
numerosita' di Points of Entry abilitati al traffico  internazionale,
specialmente  nel  settore  marittimo,  ha  imposto   l'esigenza   di
decuplicare le risorse umane in servizio presso gli uffici di sanita'
marittima e aerea. 
  L'ufficio di coordinamento USMAF  della  Direzione  Generale  della
Prevenzione del Ministero della Salute ha  coordinato  l'integrazione
di risorse umane  e  la  distribuzione  agli  uffici  periferici  dei
materiali  occorrenti  per  l'emergenza   pandemica,   dai   DPI   ai
termometri,  alla  strumentazione  informatica.  Ha  inoltre  redatto
protocolli sanitari,  con  i  colleghi  europei  della  Joint  Action
Healthy GateWays  e  con  la  collaborazione  delle  associazioni  di
categoria e del Comando Generale delle Capitanerie di porto.  Con  la
ripresa dell'attivita' crocieristica nel Mar  Mediterraneo  e'  stato
trasmesso all'IMO (International Maritime Organization) un protocollo
redatto ad hoc. 
  Con la collaborazione delle Sanita' Regionali  e  della  Protezione
Civile si e' attuato il monitoraggio  della  temperatura  a  tutti  i
viaggiatori, inizialmente solo per gli arrivi internazionali, poi  da
tutte le destinazioni e infine anche  per  le  partenze.  Insieme  ai
gestori portuali e aeroportuali sono state implementate una serie  di
misure per la prevenzione  della  diffusione  del  SARS-CoV-2:  dalla
formazione degli addetti  alla  sanificazione  degli  ambienti,  alla
verifica del  distanziamento  dei  passeggeri,  alla  verifica  della
corretta compilazione delle autodichiarazioni. 
  Parallelamente alla sopraggiunta validazione  e  disponibilita'  di
test rapidi antigenici, gli  USMAF  hanno  iniziato  a  monitorare  i
passeggeri in arrivo dalle destinazioni europee  per  le  quali  sono
state imposte misure restrittive. L'esigenza  di  garantire,  con  la
collaborazione con la Polizia di frontiera,  l'ottemperanza  ai  DPCM
che si sono susseguiti identificando una serie di paesi dai quali  e'
imposto il divieto di accesso in Italia, ha comportato  l'obbligo  di
individuare delle strutture dove far alloggiare  viaggiatori  per  la
quarantena obbligatoria. 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Con il DPCM del 7 settembre 2020 (47), l'ufficio  di  coordinamento
USMAF  e'  incaricato  della  redazione  e   dell'autorizzazione   di
protocolli   sanitari   (che   prevedano   tamponi   obbligatori    e
autoisolamento) per la concessione di deroghe al divieto  di  accesso
in Italia (per eventi sportivi, manifestazioni fieristiche, altro). 
  E' stato inoltre sviluppato uno strumento formativo meglio definito
come Health Biosafety Training che simula, attraverso un docufilm, la
gestione  di  pazienti  con  sospetti  casi  di  malattia   infettiva
diffusiva  secondo  quanto   previsto   dal   regolamento   Sanitario
Internazionale  del  2005,  in  infrastruttura   critica   (porti   e
aeroporti).  Lo  strumento,  realizzato  dall'Ordine  del  Medici  di
Palermo  quale  capofila  degli  ordini  dei  Medici  della  Sicilia,
unitamente al Ministero della Salute ha lo  scopo  di  descrivere  le
procedure per la gestione di un sospetto caso di  malattia  infettiva
diffusiva con il coinvolgimento  di  molteplici  attori;  attuare  le
misure di prevenzione e controllo  attraverso  le  funzionalita'  dei
Servizi Sanitari Provinciali e complessivamente formare  un  pool  di
persone, definite focal point, qualificate e  addestrate,  capaci  di
lavorare in equipe e che sono in possesso di competenze specifiche in
materia di biocontenimento, in particolare sull'utilizzo  dei  DPI  e
dei sistemi di trasporto. 
  La Tabella A4  in  Appendice  riporta  la  raccolta  integrale  per
argomento delle norme, circolari, ordinanze e  strumenti  di  livello
nazionale  prodotte  in  materia   di   Punti   di   ingresso/sanita'
transfrontaliera volte ad affrontare  la  pandemia  da  SARS-CoV-2  e
operativi per la stagione autunno-invernale 2020. 
  Pilastro 5. Laboratori nazionali 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Il 16 luglio  2020,  e'  stato  approvato  il  decreto  "Rilancio",
conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante
misure  urgenti  in  materia  di  salute,  sostegno   al   lavoro   e
all'economia, nonche' di  politiche  sociali  connesse  all'emergenza
epidemiologica da COVID-19, presentato il 19 maggio 2020.  Nel  testo
approvato  viene  riconosciuto  per  la  prima  volta  in  una  legge
ordinaria il ruolo della  rete  dei  laboratori  di  Microbiologia  e
Virologia nella  strategia  di  contrasto  alla  pandemia.  Il  testo
recita: 
    "le Regioni e le Province  Autonome  costituiscono  le  reti  dei
laboratori  di  microbiologia  per  la  diagnosi  di   infezione   da
SARS-CoV-2,  individuandoli  tra  i  laboratori  dotati   di   idonei
requisiti infrastrutturali e di  adeguate  competenze  specialistiche
del personale addetto, a  copertura  dei  fabbisogni  di  prestazioni
generati  dall'emergenza  epidemiologica  [...].  Le  regioni  e   le
province autonome  [...]  identificano  un  laboratorio  pubblico  di
riferimento  regionale  che  opera  in  collegamento  con  l'Istituto
Superiore di Sanita' e individua,  con  compiti  di  coordinamento  a
livello regionale, ai fini dell'accreditamento, i laboratori pubblici
e privati operanti nel territorio di  riferimento,  in  possesso  dei
requisiti prescritti" (48). 
  La necessita' di riconoscere formalmente le reti dei laboratori  ai
quali viene demandata la  diagnosi  molecolare  di  COVID-19  risiede
nell'importanza e nella imprescindibilita' dei compiti  specialistici
svolti dai laboratori  nel  contesto  del  piano  di  contrasto  alla
diffusione dell'epidemia.  In  Italia,  il  modello  delle  reti  dei
laboratori e' ben consolidato, ed e' applicato  da  tempo  a  livello
nazionale per tutte le principali malattie infettive che possono dare
luogo ad  epidemie  (es.  influenza)  e  che  richiedano  sistemi  di
sorveglianza   molto   avanzati   e   con   una   forte    componente
laboratoristica (per  esempio  la  rete  per  la  sorveglianza  delle
malattie batteriche invasive). 
  Nella fase di transizione i Laboratori  Regionali  abilitati  hanno
effettuato diagnosi con i metodi  molecolari  di  riferimento  o  kit
diagnostici, su campioni (tamponi oro- naso-faringei) provenienti  da
soggetti sintomatici, asintomatici o  re-testing  per  guarigione  di
pazienti gia' positivi per SARS-CoV-2 con aumento  progressivo  della
capacita' di accertamento diagnostico (Figura 6). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Al  Laboratorio  Regionale  di  Riferimento  presso  INMI  "Lazzaro
Spallanzani" e' stato affidato il compito di validare  i  nuovi  test
diagnostici molecolari e antigenici rapidi.  Il  laboratorio  si  e',
inoltre, occupato di caratterizzare ceppi di SARS-CoV-2  di  clusters
regionali, le cui sequenze sono  state  messe  a  disposizione  della
comunita' scientifica (49). 
  Essendo stato designato laboratorio di riferimento nazionale  nello
studio TSUNAMI, per il coordinamento  e  la  standardizzazione  della
capacita'  neutralizzante  del  plasma  dei  pazienti   convalescenti
COVID-19, in collaborazione con il  laboratorio  del  policlinico  S.
Matteo  di  Pavia,  presso  l'INMI  e'  stata  valutata   l'eventuale
differente  capacita'  neutralizzante  degli  anticorpi   di   malati
utilizzando ceppi virali differenti e ben caratterizzati, utilizzando
un unico ceppo di riferimento, distribuito ai laboratori coinvolti  e
un pool di sieri con titolo neutralizzante noto. 
  Il Laboratorio di Riferimento Nazionale COVID-19 presso  l'ISS,  ha
nella prima fase e in particolare tra fine febbraio e marzo  condotto
le conferme molecolari sui tamponi positivi provenienti  dalle  tutte
le Regioni italiane (50) per assicurare una accuratezza e uniformita'
di capacita' diagnostica sul territorio  nazionale.  Successivamente,
oltre a continuare a supportare i laboratori  periferici  della  rete
Influnet  su  tutto  il  territorio   nazionale,   ha   iniziato   il
monitoraggio molecolare del virus SARS-CoV-2  circolante  nel  nostro
Paese,  tramite  l'isolamento  virale  e/o  sequenziamento   genomico
direttamente dal tampone oro/nasofaringeo. L'analisi di mutazioni nei
genomi virali provenienti, al momento come un sotto-campione da  ogni
Regione/PA, permettera' di caratterizzare il virus causa  di  cluster
epidemici per condividerli con la comunita' scientifica  nazionale  e
internazionale, e monitorare la predominanza di certi ceppi in  certe
Regioni italiane. Lo studio  prendera'  in  considerazione  tutto  il
territorio nazionale sia nella fase di lockdown sia nella fase  II  a
seguito del riavvio delle varie attivita'. Questo monitoraggio  nella
fase pre-introduzione del vaccino,  permettera'  di  conoscere  e  di
fotografare i cambiamenti virali senza pressione vaccinale. 
  Inoltre, il Laboratorio Nazionale di Riferimento  presso  l'ISS  ha
isolato e titolato ceppi di virus  SARS-CoV-2.  Questa  attivita'  ha
permesso di  mettere  a  punto  saggi  di  siero-neutralizzazione  su
cellule e di fornire a diversi gruppi di ricerca  dell'ISS  il  virus
per studi di infezione in vitro. 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Nella stagione autunno-invernale, si prevede la co-circolazione del
virus SARS-CoV-2 e di virus influenzali stagionali  che,  presentando
una sintomatologia simile, richiedono una conferma di laboratorio per
accertare  la  diagnosi  differenziale.  In   quest'ottica,   diventa
estremamente importante  il  monitoraggio  concomitante  di  casi  di
infezione  da  SARS-CoV-2  e  da  virus   influenzali,   inclusa   la
rilevazione di possibili co-infezioni nella comunita', attraverso  la
realizzazione di test diagnostici molecolari multipli (51). 
  A tal fine ISS ha avviato l'integrazione nel sistema InfluNet della
sorveglianza  COVID-19,  con  richiesta  ai  laboratori  della   Rete
InfluNet di testare sistematicamente i tamponi  pervenuti  oltre  che
per virus influenzali anche per il virus  SARS-CoV-2  (vedi  Pilastro
3). 
  Inoltre il Laboratorio di Riferimento Nazionale presso l'ISS  sara'
operativo: 
  •  fornendo  supporto  laboratoristico  alla  messa  a   punto   di
protocolli  molecolari  per  multiplex  rt-Real  time  PCR   per   la
simultanea individuazione e differenziazione di  SARS-CoV-2  e  virus
influenzali. Recentemente la Food and Drug  Administration  (FDA)  ha
autorizzato nell'ambito della Emergency Use  Authorization  (EUA)  un
kit di multiplex rt Real Time PCR, sviluppato e  messo  a  punto  dal
CDC, per la simultanea individuazione  e  differenziazione  di  virus
influenzali              A/B               e               SARS-CoV-2
(https://www.fda.gov/media/139744/download). Questo kit,  indirizzato
principalmente   ai   laboratori   di   riferimento    internazionali
Influenza/COVID-19 e a laboratori autorizzati (CLIA), e' indicato per
la  diagnosi  differenziale  in  campioni  delle   vie   respiratorie
superiori e inferiori di pazienti con sintomi simil-influenzali. Sono
disponibili anche protocolli messi a punto dall'ISS (51); 
  • fornendo supporto per la produzione di reagenti in-house; 
  •  rafforzando  le   capacita'   laboratoristiche   anche   tramite
metodologie di pool-testing (52) da  valutare  e  condividere  con  i
laboratori periferici; 
  • valutando protocolli e metodologie per la diagnosi  rapida  point
of care con test antigenici o molecolari che hanno la peculiarita' di
offrire in loco risultati molto velocemente (30-60 minuti), con minor
costo e senza la necessita'  di  personale  altamente  specializzato.
Questi test potrebbero essere strategici  per  controllare  possibili
focolai in contesti come scuole o comunita' chiuse (carceri, RSA). 
  La Tabella A5 in Appendice riporta una raccolta per argomento delle
norme, circolari, ordinanze e strumenti di livello nazionale prodotte
in materia di Laboratori nazionali volte ad affrontare la pandemia da
SARS-CoV-2 e operativi per la stagione autunno-invernale 2020. 
  Pilastro 6. Infection prevention and control (IPC) 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Nella fase di transizione, si e' provveduto ad un aggiornamento dei
documenti tecnici  a  supporto  delle  varie  attivita'  legate  alla
prevenzione  e  al   controllo   delle   infezioni   attraverso   una
collaborazione inter-istituzionale  e  con  il  supporto  di  esperti
dell'OMS. 
  In tali documenti sono aggiornati  i  riferimenti  normativi  e  le
informazioni  sulle  conoscenze  scientifiche  disponibili  in   quel
settore e sono fornite indicazioni appropriate sia al contesto  della
fase di rimodulazione delle misure di contenimento, sia a  quello  di
ripresa delle attivita' assistenziali non emergenziali. 
  Gli strumenti maggiormente utilizzati sono stati le  circolari  del
Ministero della Salute, i rapporti ISS COVID-19, i documenti  tecnici
INAIL, i documenti del CTS e Regionali, avendo attenzione a una larga
condivisione dei contenuti in fase di scrittura e  definizione  degli
stessi: questi documenti sono stati posti a disposizione dei decisori
nazionali, regionali e locali. In particolare, sono state  aggiornate
le indicazioni sulla  gestione  della  quarantena  e  dell'isolamento
domiciliare (53), l'uso dei dispositivi di protezione nelle attivita'
assistenziali  (54),  la  prevenzione  e  controllo  nelle  strutture
residenziali sociosanitarie e socioassistenziali  (55),  la  gestione
degli ambienti indoor (56), la  sanificazione  di  ambienti  sanitari
(57) e non sanitari  (58).  Tali  documenti  sono  stati  disseminati
attraverso siti web istituzionali e  non,  circolari  ministeriali  e
atti normativi. Altre indicazioni tecniche sono state fornite per  la
prevenzione  dei  contagi  correlati  alla   ripresa   di   attivita'
commerciali/produttive,  ludiche,  sportive  e   di   trasporto.   In
particolare,  oltre  ai  gia'  citati  Documento   tecnico   per   la
programmazione  delle  riaperture  (30)  e  Documento  tecnico  sulla
riorganizzazione del sistema di trasporto  pubblico  terrestre  (31),
sono stati elaborati ulteriori documenti dedicati,  nello  specifico,
alla ripresa delle attivita' ricreative di  balneazione  (59),  della
ristorazione (60) e dei servizi di cura alla persona (61). Gruppi  di
lavoro INAIL-ISS hanno elaborato ulteriori documenti tecnici e pareri
che hanno supportato il  CTS  nelle  decisioni  o  nelle  indicazioni
relative ad attivita' specifiche, quali ad esempio, la ripresa  delle
attivita' sportive, delle attivita' culturali ed eventi di massa. 
  La previsione dell'obbligo di utilizzare una protezione  delle  vie
respiratorie (sia essa una mascherina chirurgica o una mascherina  di
comunita') in tutti gli ambienti chiusi aperti al  pubblico  e  anche
all'aperto quando non sia possibile mantenere la distanza  di  almeno
un metro fra le persone, inserita fin dal DPCM  26  aprile  2020,  e'
stato  uno  dei  capisaldi  della  strategia  di  contenimento  della
circolazione del virus nella popolazione generale. 
  Ai sensi dell'art. 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18,  con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 18 marzo  2020,  e'
stato nominato l'attuale Commissario straordinario per l'attuazione e
il coordinamento  delle  misure  occorrenti  per  il  contenimento  e
contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 (Gazzetta  Ufficiale
Serie  Generale  n.73  del  20  marzo  2020)  (62).  Il   Commissario
Straordinario per l'emergenza  COVID  -19  gestisce  ogni  intervento
utile  a   fronteggiare   l'emergenza   sanitaria,   programmando   e
organizzando le attivita', individuando i fabbisogni, indirizzando le
risorse umane e strumentali  e  procedendo  all'acquisizione  e  alla
distribuzione di farmaci, delle  apparecchiature  e  dei  dispositivi
medici e di protezione individuale,  in  raccordo  con  il  Capo  del
Dipartimento della Protezione  Civile  (63).  Sulla  base  di  questa
disposizione, dal punto di vista della programmazione  sanitaria,  la
Protezione Civile ha continuato il lavoro per  il  reperimento  e  la
distribuzione di  DPI  alle  Regioni/PA  in  ambito  assistenziale  e
residenziale (vedi Pilastro 8). 
  Il supporto alla prevenzione e  al  controllo  delle  infezioni  e'
stato assicurato anche con la  formazione  continua  degli  operatori
sanitari attraverso corsi,  webinar  e  materiali  formativi,  tra  i
seguenti corsi FAD prodotti dall' ISS: Prevenzione e controllo  delle
infezioni nel  contesto  dell'emergenza  COVID,  Emergenza  sanitaria
COVID-19:  gestione  del  paziente  dializzato,  Emergenza  sanitaria
COVID-19: la gestione del paziente odontoiatrico, Emergenza sanitaria
COVID-19: gestione dei rischi in ambito nutrizionale e alimentare. 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Nel  settore  della  scuola,  identificato  come  possibile   punto
critico, il CTS ha prodotto documenti per la riapertura della  scuola
che sono stati  allegati  al  Piano  Scuola  2020-2021.  Al  fine  di
contenere i rischi di una risposta non appropriata a casi  e  focolai
in ambito scolastico e' stato prodotto un documento  con  indicazioni
tecniche per la gestione di tali casi (46).  Il  documento  e'  stato
adottato  dalla  Conferenza  Unificata  delle  Regioni   e   Province
autonome. Inoltre, in accordo con il Ministero  dell'Istruzione,  tra
le misure di prevenzione da adottare per la riapertura  in  sicurezza
delle scuole, sono stati  acquistati  dalla  struttura  commissariale
presso la Protezione Civile banchi singoli, per agevolare  la  misura
del mantenere il distanziamento degli studenti nelle aule; inoltre e'
stata assicurata la fornitura quotidiana  di  mascherine  chirurgiche
per il personale scolastico e per gli studenti di tutte le scuole  di
ogni ordine e grado. 
  La Tabella A6 in Appendice riporta raccolta integrale delle  norme,
circolari, ordinanze e strumenti di  livello  nazionale  prodotte  in
materia di Infection Prevention and Control (IPC) volte ad affrontare
la   pandemia   da   SARS-CoV-2   e   operativi   per   la   stagione
autunno-invernale 2020 per argomento. 
  Pilastro 7. Gestione clinica dei casi 
  Attivita' durante la fase di transizione 
  Durante la fase di transizione, sulla base anche  delle  esperienze
maturate in ambito nazionale e internazionale relative alla  gestione
clinica  dei  pazienti  COVID-19,  sono  stati  definiti   protocolli
terapeutici e di gestione clinica che  vengono  descritti  in  questa
sezione. 
  Gestione clinica dei pazienti affetti da COVID-19 
  SARS-CoV-2 ha rappresentato,  a  tutti  gli  effetti,  un  patogeno
sconosciuto alla comunita' scientifica internazionale fino alla  fine
del mese di dicembre 2019 e la gestione clinica dei pazienti  affetti
da sintomi attribuibili al nuovo coronavirus (malati con COVID-19) e'
progressivamente  evoluta  nel  tempo,  riflettendo  il   progressivo
accumularsi di informazioni  relative  al  determinismo  patogenetico
della condizione morbosa, ai sintomi presentati dai pazienti  e  alle
conoscenze  che  si  sono  andate  via  via  accumulando  nell'ambito
dell'efficacia e delle tossicita' correlate alle differenti  terapie.
In  particolare,  il  trattamento  si  e'  articolato   su   approcci
differenziati che sono andati a coinvolgere: 
  • farmaci a potenziale attivita' antivirale contro SARS-CoV-2; 
  •   farmaci   ad    attivita'    profilattica/terapeutica    contro
manifestazioni trombotiche; 
  • farmaci in grado di modulare la risposta immunitaria; 
  • infusioni di  plasma  mirate  a  un  trasferimento  di  anticorpi
neutralizzanti il legame tra il nuovo coronavirus e il suo  recettore
espresso sulle cellule umane (ACE2). 
  Va opportunamente  ricordato  che,  ancora  oggi,  esistono  larghi
margini d'incertezza rispetto all'efficacia  di  alcuni  dei  cardini
terapeutici  sopramenzionati  e  l'uso   delle   differenti   terapie
piuttosto  che  l'assenza  d'impiego  delle  stesse  dipendono  dalla
severita' delle manifestazioni cliniche presentate  dai  malati.  Non
casualmente, vi e' forte raccomandazione che soprattutto i malati che
presentano la  sintomatologia  piu'  grave  (pazienti  ospedalizzati)
vengano inclusi in clinical trial  la  cui  conduzione  e'  mirata  a
definire in maniera conclusiva il  ruolo  delle  diverse  opzioni  di
trattamento. 
  Questo  documento  riassume  le  evidenze  ad   oggi   disponibili,
presentando il ruolo  degli  approcci  di  gestione  dei  malati  con
particolare  rilievo  per  i  ricoverati  nelle  unita'  di   terapia
intensiva (TI).  Essendo  l'ambito  di  approfondimento  in  continua
evoluzione e' largamente possibile  che  quanto  proposto  nel  testo
possa essere oggetto di sensibili cambiamenti nelle settimane e  mesi
a venire. 
  Terapie farmacologiche emergenti nel trattamento del SARS-CoV-2 nei
pazienti critici 
  Come sopra ricordato, l'infezione da SARS-CoV-2 e'  una  condizione
estremamente complessa per i meccanismi  fisiopatogenetici  connessi,
per la molteplicita' delle manifestazioni cliniche  e  per  il  ruolo
giocato dalla risposta immunitaria dei soggetti. 
  Il decorso clinico dell'infezione puo'  essere  riassumibile  nelle
seguenti 3 fasi: 
  1. una fase iniziale  durante  la  quale  SARS-CoV-2  dopo  essersi
legato  ad  ACE2  ed  essere  penetrato  all'interno  delle   cellule
dell'ospite inizia la sua replicazione.  Questa  fase  di  solito  si
caratterizza clinicamente per  la  presenza  di  malessere  generale,
febbre  e  tosse  secca.  I  casi  in  cui  il  sistema   immunitario
dell'ospite riesce a bloccare l'infezione in questo stadio  hanno  un
decorso assolutamente benigno; 
  2.  la  malattia  puo'  poi  evolvere  verso  una   seconda   fase,
caratterizzata da alterazioni morfo-funzionali  a  livello  polmonare
causate sia dagli effetti citopatici del  virus  sia  dalla  risposta
immunitaria dell'ospite. Tale fase si caratterizza per un  quadro  di
polmonite interstiziale molto spesso  bilaterale  associata,  ad  una
sintomatologia respiratoria che nella fase precoce e' stabile e senza
ipossiemia,  ma  che  puo',  successivamente,  sfociare   verso   una
progressiva instabilita' clinica; 
  3. tale scenario, in un numero limitato di persone,  puo'  evolvere
verso  un  quadro  clinico  ingravescente  dominato  dalla   tempesta
citochinica e dal conseguente stato iperinfiammatorio  che  determina
conseguenze locali e sistemiche e rappresenta un fattore  prognostico
negativo producendo, a  livello  polmonare,  quadri  di  vasculopatia
arteriosa e venosa con trombizzazione dei piccoli vasi ed  evoluzione
verso  lesioni  polmonari  gravi  e  talvolta   permanenti   (fibrosi
polmonare). Le  fasi  finali  di  questo  gravissimo  quadro  clinico
portano ad una ARDS (Adult Respiratory Distress Syndrome) grave e  in
alcuni casi all'innesco di fenomeni  di  coagulazione  intravascolare
disseminata.  In  questa  fase,  si   e'   osservata   un'alterazione
progressiva di alcuni parametri infiammatori quali PCR, ferritina,  e
citochine pro-infiammatorie (IL2, IL6, IL7, IL10, GSCF,  IP10,  MCP1,
MIP1A e TNFa) e coagulativi quali aumentati livelli dei  prodotti  di
degradazione della fibrina come il D-dimero, consumo di fattori della
coagulazione, trombocitopenia, ecc. 
  Sulla  base  di  queste  tre  fasi  patogenetiche,  in  base   alla
classificazione dei National Institutes of Health (NIH)  statunitensi
(64) si individuano 5 stadi clinici della malattia COVID-19  (Tabella
1). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Un'ulteriore classificazione della  gravita'  delle  manifestazioni
cliniche da COVID-19 che  presenta  il  vantaggio  d'includere  anche
valutazioni  che  pertengono  all'ambito  pediatrico,  riportata   in
Tabella 2, e' stata pubblicata dall'OMS (65). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Alle  differenti  fasi  della   malattia   corrispondono   approcci
terapeutici differenti (66) (Figura 7). Deve essere infine  ricordato
che SARS-CoV-2 puo' indurre un danno a livello anche di altri  organi
oltre al polmone; tra questi meritano menzione i  danni  osservati  a
livello cardiaco, renale e  del  sistema  nervoso  sia  centrale  sia
periferico. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Corticosteroidi 
  L'utilizzo dei corticosteroidi  e'  raccomandato  dalle  principali
linee  guida  internazionali,   in   assenza   di   controindicazioni
specifiche, nei soggetti ospedalizzati con malattia  COVID-19  severa
che necessitano di supplementazione di ossigeno (inclusi  i  soggetti
in ventilazione meccanica invasiva e  non  invasiva).  In  base  alle
evidenze ad oggi disponibili, i glucocorticoidi rappresentano l'unica
classe di farmaci che  ha  dimostrato  un  beneficio  in  termini  di
riduzione della mortalita'. 
  Razionale 
  A   causa   del   loro   potente   effetto   antinfiammatorio,    i
corticosteroidi  sono  stati  utilizzati  in  patologie  strettamente
correlate a COVID-19, tra cui SARS, MERS, influenza grave,  polmonite
acquisita in comunita', ARDS o sindrome  da  rilascio  di  citochine.
Tuttavia, le prove a sostegno dell'uso di corticosteroidi  in  queste
condizioni sono sempre state controverse a causa di vari motivi,  tra
cui la mancanza di studi  randomizzati  sufficientemente  robusti  in
termini di dimensione campionaria, l'eterogeneita' delle  popolazioni
studiate e le modalita'  spesso  inadeguate  di  raccogliere  i  dati
riguardanti i dosaggi, la gravita' della  malattia  di  base,  e  gli
effetti collaterali. 
  Principali evidenze 
  Le principali evidenze a supporto  dell'utilizzo  del  desametasone
nel COVID-19 derivano dallo studio RECOVERY (Randomized Evaluation of
COVID-19  Therapy),  studio  randomizzato  controllato   in   aperto,
condotto in UK sotto l'egida del Randomized  Evaluation  of  COVID-19
Therapy,  che  confrontava   differenti   trattamenti   in   soggetti
ospedalizzati  con  COVID-19  (67).  L'analisi  dei  6.425   soggetti
randomizzati (2.104 nel braccio con desametasone e 4.321 nel  braccio
usual care) ha dimostrato, nella popolazione generale, una mortalita'
statisticamente inferiore nel braccio in trattamento con desametasone
rispetto al braccio di controllo (22,9%  vs  25,7%;  RR  0,83;  IC95%
0,75-0,93; p<0,001). Nell'analisi per sottogruppi, la  riduzione  del
tasso di mortalita' nel braccio trattato con desametasone rispetto al
gruppo di controllo si osservava anche nel sottogruppo  dei  soggetti
in ventilazione meccanica invasiva (29,3% vs 41,4%;  RR  0,64;  IC95%
0,51-0,81), mentre non si riscontrava nel sottogruppo di soggetti che
non ricevevano alcuna supplementazione di ossigeno (17,8%  vs  14,0%;
RR 1,19; IC95% 0,91-1,55). 
  Altri studi clinici randomizzati,  alcuni  dei  quali  precocemente
interrotti dopo la divulgazione dei risultati de RECOVERY trial, sono
stati pubblicati (68-71) e una recente  meta-analisi  del  WHO  Rapid
Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies (REACT)  Working  Group  ha
confermato  il  beneficio  dei  farmaci  steroidei  nel  ridurre   la
mortalita' (OR 0,66; IC95% 0,53-0,82; p<0,001) (72). 
  L'efficacia viene riportata essere simile  tra  il  desametasone  e
l'idrocortisone, suggerendo che il  beneficio  e'  da  ricondurre  in
generale alla classe dei farmaci steroidei  e  non  a  uno  specifico
steroide, senza una chiara superiorita' tra basse dosi (6  mg/die  di
desametasone) e dosi piu' elevate (20 mg desametasone per 5 gg  +  10
mg per ulteriori 5 gg o fino alla dimissione dall'unita'  di  terapia
intensiva). Sulla base dei dati della meta-analisi, l'OMS ha  emanato
specifiche raccomandazioni relative all'utilizzo  di  corticosteroidi
(73): 
  • Raccomandazione 1. I corticosteroidi sistemici sono  raccomandati
nel trattamento di pazienti con manifestazioni gravi  o  critiche  di
COVID-19   (raccomandazione   forte   con   una   moderata   certezza
dell'evidenza) 
  • Raccomandazione 2. Si suggerisce di non usare  farmaci  steroidei
nel trattamento di pazienti con manifestazioni non gravi da  COVID-19
(raccomandazione  condizionale   basata   su   una   bassa   certezza
dell'evidenza). 
  Sono in fase di prossima pubblicazione  le  indicazioni  dell'AIFA,
secondo  cui  l'utilizzo  dei  corticosteroidi  e'  raccomandato  nei
soggetti ospedalizzati con malattia COVID-19 severa  che  necessitano
di supplementazione di ossigeno (inclusi i soggetti  in  ventilazione
meccanica invasiva e non invasiva). 
  Remdesivir 
  L'utilizzo di remdesivir  puo'  essere  considerato,  nei  soggetti
ospedalizzati  con  malattia  COVID-19  severa,  che  necessitano  di
supplementazione standard di ossigeno, ma che non richiedono ossigeno
ad alti flussi e ventilazione meccanica. 
  Il dosaggio raccomandato di remdesivir nei pazienti di eta' pari  o
superiore a 12 anni e peso pari ad almeno 40 kg e': 
  •  giorno  1:  singola  dose  di  carico  di  remdesivir   200   mg
somministrata tramite infusione endovenosa 
  • dal giorno 2 in poi: 100 mg somministrati  una  volta  al  giorno
tramite infusione endovenosa. 
  La durata totale del trattamento deve essere di almeno 5  giorni  e
non deve eccedere i 10 giorni. 
  Gli studi finora condotti non hanno evidenziato una  differenza  in
termini di efficacia tra il trattamento a 5 giorni e il trattamento a
10, sia nei pazienti con  malattia  moderata,  sia  nella  coorte  di
malattia severa. 
  Razionale 
  Il remdesivir e' un analogo nucleotidico  della  adenosina  che  ha
dimostrato efficacia clinica inibendo la replicazione di SARS-CoV-2 a
livello  della  RNA  polimerasi  RNA  dipendente  (74).  Inizialmente
utilizzato per la Malattia da Virus Ebola,  remdesivir  e'  il  primo
farmaco antivirale ad  aver  ottenuto  l'autorizzazione  dall'Agenzia
Europea  dei  Medicinali  (EMA)  con  indicazione  specifica  per  il
"trattamento della malattia  da  coronavirus  2019  (COVID-19)  negli
adulti e negli adolescenti (di eta' pari o superiore a 12 anni e peso
pari ad almeno 40 kg)  con  polmonite  che  richiede  ossigenoterapia
supplementare".  Remdesivir  e'  stato  autorizzato  in  Europa   con
procedura conditional approval. 
  Al   momento,   in   Italia,   remdesivir   puo'   essere   fornito
esclusivamente nell'ambito dell'Emergency Support Instrument  secondo
le modalita' operative riportate sul sito dell'Agenzia  Italiana  del
Farmaco (AIFA) (75). 
  Principali evidenze 
  Il principale studio che ha valutato l'efficacia e la sicurezza  di
remdesivir e' stato lo studio ACTT-1, un trial clinico  randomizzato,
in doppio-cieco, multinazionale, sponsorizzato  dai  National  Health
Institutes  negli  Stati  Uniti  che  ha  valutato  l'efficacia   del
remdesivir vs placebo (entrambi somministrati per 10 giorni)  in  una
popolazione che comprendeva soggetti ricoverati, in  gran  parte  con
necessita'  di  ossigenoterapia   (74).   I   dati   ottenuti   hanno
evidenziato, nella popolazione generale di pazienti ospedalizzati con
COVID-19,  una   superiorita'   statisticamente   significativa   del
remdesivir rispetto al placebo di 4  giorni  nel  tempo  di  recupero
clinico nei pazienti del gruppo  remdesivir  rispetto  a  quelli  nel
gruppo placebo (11 vs 15 giorni HR: 1,32; IC95% 1,12-1,55;  p<0,001).
Nello strato di popolazione che presentava polmonite e necessita'  di
ossigeno supplementare la differenza nel tempo mediano di recupero e'
stata di 12 giorni nel gruppo  remdesivir  contro  i  18  del  gruppo
placebo (RR 1,36; IC95% 1,143-1,623; p<0,001). Nessuna differenza  e'
stata  osservata   nel   sottogruppo   di   pazienti   con   malattia
'lieve-moderata' (stadio 4; RR  1,38;  IC95%  0,94-2,03).  Non  sono,
inoltre,  emerse  differenze,  rispetto  al  placebo,  nei   pazienti
ospedalizzati in supporto ventilatorio (ventilazione non  invasiva  e
ossigenoterapia ad alti  flussi;  RR  1,20;  IC95%  0,79-1,81)  e  in
ventilazione meccanica  (ventilazione  meccanica  invasiva  ed  ECMO;
RR0,95; IC95% 0,64-1,42). Nella popolazione generale  in  trattamento
con remdesivir e' stato osservato un  andamento  piu'  favorevole  in
termini  di  mortalita'  a  14  rispetto  al  gruppo  placebo   senza
raggiungere  la   significativita'   statistica;   HR   0,70;   IC95%
0,47-1,04). 
  Un precedente studio clinico randomizzato in doppio-cieco, condotto
in Cina, ma prematuramente sospeso per difficolta' nel  completamento
del reclutamento, non aveva invece  evidenziato  alcun  beneficio  in
termini di mortalita' (77). Sono,  infine,  stati  pubblicati  i  due
studi aziendali "SIMPLE" condotti, rispettivamente, nella popolazione
con malattia moderata (78) o severa (79). 
  In base ai dati ad oggi disponibili (seppur derivanti da studi  con
rilevanti  criticita'  metodologiche),  il   beneficio   clinico   di
remdesivir  sembra  essere  dimostrato  nella  sola  popolazione   in
ossigenoterapia  supplementare  che  non  richiede  l'erogazione   di
ossigeno ad alti  flussi,  ventilazione  non  invasiva,  ventilazione
meccanica invasiva o ossigenazione extracorporea a  membrana  (ECMO).
Inoltre,  gli  studi  finora  condotti  non  hanno  evidenziato   una
differenza in termini di efficacia tra il trattamento a 5 giorni e il
trattamento a 10, sia nei pazienti  con  malattia  moderata  sia  nei
pazienti con malattia severa. 
  Eparine a basso peso molecolare (EBPM) 
  L'uso delle eparine a basso peso molecolare (EBPM) nella profilassi
degli eventi trombo-embolici nel paziente con infezione  respiratoria
acuta e ridotta mobilita'  e'  raccomandato  dalle  principali  linee
guida e deve continuare per l'intero periodo dell'immobilita'. 
  Nei casi gravi di COVID-19 puo' essere considerato l'uso delle EBPM
a dosaggi terapeutici nei pazienti che presentano livelli di D-dimero
molto superiori alla norma (4-6 volte) e/o un  punteggio  elevato  in
una  scala  di  "coagulopatia  indotta  da  sepsi"  (Sepsis   induced
Coagulopathy, SIC, score =4) che considera parametri di laboratorio e
clinici. 
  Razionale 
  In considerazione del coinvolgimento del sistema micro-vascolare  e
della presenza di tromboembolie  venose  e  polmonari  osservate  nel
riscontro autoptico effettuato su malati deceduti per  COVID-19  (80,
81), vi e' razionale biologico e clinico  per  la  terapia  con  EBPM
(82). L'impatto di questo trattamento nelle Terapie Intensive (TI) e'
di difficile valutazione in quanto tutti i  pazienti  ammessi  in  TI
ricevono una profilassi da linea  guida  contro  le  trombosi  venose
profonde, a base di EBPM, avendo gia' una "protezione" di base. 
  Numerosi  studi  hanno   confermato   l'importanza   degli   eventi
trombotici associati al COVID (83-87). 
  Nel complesso quadro  fisio-patogenetico  che  contraddistingue  la
malattia COVID-19 e' possibile identificare due scenari  di  utilizzo
delle EBPM: 
  • nella  fase  iniziale  della  malattia  quando  e'  presente  una
polmonite  e  si  determina  una  ipo-mobilita'  del   paziente   con
allettamento. In questa fase, l'EBPM dovra' essere utilizzata a  dose
profilattica allo scopo di prevenire il tromboembolismo venoso. 
  • nella fase piu' avanzata, in pazienti ricoverati per contenere  i
fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza
dello stato iperinfiammatorio che connota COVID-19. In tale caso,  le
EBPM dovranno essere utilizzate a dosi terapeutiche. 
  Principali evidenze 
  I  primi  dati  che  hanno   valutato   l'impatto   della   terapia
anticoagulante sul decorso  del  COVID  sono  relativi  a  un'analisi
retrospettiva su 415 casi consecutivi di polmonite grave in corso  di
COVID-19 ricoverati nell'ospedale cinese di Wuhan (82). 
  Lo  studio  suggeriva  che,  nei  pazienti  in  cui   si   dimostra
l'attivazione della coagulazione, la somministrazione di eparina (non
frazionata  o  EBPM)  per  almeno  7  giorni  poteva  determinare  un
vantaggio in termini di sopravvivenza. L'effetto terapeutico positivo
era evidente solo in quei pazienti  che  mostrano  un  livello  molto
elevato di D-dimero  (6  volte  i  valori  massimi  superiori)  o  un
punteggio elevato in una scala di SIC (score = 4).  Successivi  studi
retrospettivi hanno fornito ulteriore  supporto  a  un  vantaggio  in
termini di mortalita' correlato  all'utilizzo  di  anti-coagulanti  a
dosi terapeutiche (88, 89). 
  Immunomodulatori 
  Non sono disponibili al momento  risultati  da  studi  randomizzati
sull'immunoterapia  (anticorpi  monoclonali   anti-IL-6,   anti-IL-1,
inibitori della  tirosin-kinasi)  che  confermino  l'efficacia  della
stessa nel trattamento del COVID-19. Per tale  motivo,  l'impiego  di
questi farmaci dovrebbe essere riservato prioritariamente all'interno
di studi clinici randomizzati che ne valutino l'efficacia. 
  Razionale 
  Nei soggetti con COVID-19 si osserva un profilo citochinico  simile
a quello  documentato  nella  linfoistiocitosi  emofagocitica  (HLH),
condizione caratterizzata da una sindrome iper-infiammatoria e da una
iper-citochinemia spesso a esito fatale, che  si  associa  in  genere
alla severita' della malattia. 
  Alla luce di queste osservazioni, l'utilizzo di  farmaci  modulanti
la  risposta  citochinica  e  infiammatoria  nel  COVID-19   andrebbe
preferenzialmente destinato ai  pazienti  con  evidenza  di  risposta
iper-infiammatoria (un marcatore o piu' tra  linfocitopenia,  livelli
elevati di D-dimero, ferritina, PCR e LDH). 
  Principali evidenze 
  Rimane  ancora  controverso   in   letteratura   il   ruolo   degli
immunomodulatori (in particolare anticorpi monoclonali che inibiscono
IL-6, IL-1 e varie tirosin-kinasi) nel trattamento delle  fasi  della
malattia  COVID-19  caratterizzate  da   una   maggiore   attivazione
immunitaria. In particolare, malgrado studi  osservazionali  o  studi
non controllati  abbiano  suggerito  un  beneficio  clinico  connesso
all'utilizzo di questi  farmaci  (90,  91),  l'assenza  di  risultati
derivanti  da  studi  clinici  randomizzati  controllati   ne   rende
difficilmente  valutabile  il   loro   valore   terapeutico.   Report
preliminari di due studi  relativi  rispettivamente  all'utilizzo  di
Tocilizumab e Sarilumab sembrano indicare una mancanza  di  beneficio
del trattamento nelle popolazioni  studiate  (91,  93),  mentre  sono
stati recentemente comunicati i dati dello studio di fase III EMPACTA
che dimostrerebbe un vantaggio del Tocilizumab rispetto allo standard
di cura in termini di  progressione  alla  ventilazione  meccanica  o
decesso (94).  Per  il  momento  questi  risultati  non  sono  ancora
pubblicati e nel complesso le evidenze disponibili non consentono  di
valutarne in maniera  incontrovertibile  l'efficacia.  L'utilizzo  di
tali farmaci andrebbe, quindi, considerato solo all'interno di  studi
clinici randomizzati controllati. 
  Plasma da convalescente 
  I dati di letteratura disponibili  al  momento  non  consentono  di
supportare raccomandazioni in merito all'uso routinario del plasma da
convalescente  per  il  trattamento  del  COVID-19;  il  suo  impiego
dovrebbe  essere  riservato  esclusivamente  all'interno   di   studi
randomizzati che ne valutino l'efficacia. 
  Razionale 
  L'impiego  del  plasma  da  convalescente  o   di   immunoglobuline
iperimmuni si basa  sull'ipotesi  che  un  incremento  dell'immunita'
umorale ottenibile attraverso l'infusione di anticorpi diretti contro
SARS-CoV-2 sia una strategia efficace nella terapia dell'infezione da
nuovo coronavirus. Questo approccio terapeutico trova le sue  origini
in diverse  situazioni  epidemiche  ed  e'  stato  impiegato  per  il
trattamento  della  malattia  da   virus   Ebola,   nella   MERS,   e
nell'influenza A H1N1. 
  Principali evidenze 
  Un trial clinico condotto in Cina nel periodo febbraio-aprile 2020,
ma terminato precocemente a causa delle difficolta'  di  arruolamento
per l'evoluzione epidemiologica  dell'epidemia,  in  cui  sono  stati
arruolati 103 soggetti con COVID  di  stadio  severo  o  critico,  ha
dimostrato un beneficio del plasma  da  convalescente  rispetto  allo
standard of care in termini di tempo  al  miglioramento  clinico  nel
sottogruppo di soggetti con malattia severa (95). Al  contrario,  non
vi era efficacia correlabile all'infusione di plasma nei soggetti con
manifestazioni meno gravi attribuibili  a  COVID-19  cosi'  come  nei
pazienti in una  situazione  critica/avanzata.  Alla  luce  dei  dati
disponibili al  momento  le  principali  linee  guida  internazionali
concordano nel non poter considerare il plasma da convalescente  come
standard di cura e con  la  necessita'  di  documentarne  l'eventuale
efficacia  attraverso  la  conduzione  di  ulteriori  studi   clinici
controllati (96). In questa prospettiva,  e'  opportuno  sottolineare
che in Italia  e'  stato  attivato  lo  studio  clinico  randomizzato
multicentrico TSUNAMI (vedi Pilastro  5),  mirato  a  documentare  in
maniera solida e  incontrovertibile  l'efficacia  della  terapia  con
plasma di soggetto  guarito/convalescente  nei  pazienti  affetti  da
forme di COVID-19 connotate da quadri d'insufficienza respiratoria. 
  Farmaci in sviluppo clinico 
  In virtu'  della  selettivita'  del  meccanismo  d'azione  e  della
potenziale grande efficacia, deve essere, infine, ricordato che e' in
fase di  sperimentazione  l'utilizzo  di  anticorpi  monoclonali  che
potrebbero  neutralizzare  il  virus   e   rappresentare   un'opzione
terapeutica importante nei pazienti COVID-19. 
  Farmaci attualmente non raccomandati 
  L'AIFA  ha  sospeso  l'autorizzazione  all'utilizzo  off-label  per
COVID-19 di alcuni farmaci utilizzati durante  la  prima  fase  della
epidemia, quali la clorochina e l'idrossiclorochina (29 maggio 2020),
lopinavir/ritonavir e darunavir/cobicistat (17 luglio 2020),  il  cui
impiego e' al momento previsto solo all'interno di studi clinici. 
  Relativamente all'azitromicina, la mancanza di un solido  razionale
e l'assenza  di  prove  di  efficacia  nel  trattamento  di  pazienti
COVID-19, non consente di raccomandarne l'uso, da sola o associata ad
altri farmaci, con particolare riferimento all'idrossiclorochina,  al
di fuori di eventuali sovrainfezioni batteriche. 
  Per ulteriormente e compiutamente definire il ruolo  delle  diverse
opzioni  terapeutiche,   fungono   certamente   da   riferimento   le
raccomandazioni dell'Infectious Diseases Society  of  America  (IDSA)
per il trattamento e la gestione dei pazienti  affetti  da  COVID-19.
Infatti, nel marzo 2020, l'IDSA ha costituito un panel di esperti  al
fine di individuare delle raccomandazioni utili al trattamento e alla
gestione dei pazienti con COVID-19. Dopo una prima  pubblicazione  di
raccomandazioni l'11 aprile 2020, il gruppo di esperti ha  continuato
a lavorare, aggiornando le conoscenze sulla letteratura  esistente  e
ha prodotto degli aggiornamenti sul tema.  In  particolare,  l'ultimo
aggiornamento risale al giorno 25 settembre 2020. 
  In  quest'ultimo   documento,   vengono   identificate   differenti
raccomandazioni, supportate dall'evidence based  medicine,  in  linea
con quanto sopra riportato rispetto anche alle determinazioni assunte
da AIFA e cosi' riassumibili: 
  •  Raccomandazione   1.   IDSA   raccomanda   di   NON   utilizzare
idrossiclorochina  (o  classi  equivalenti  di  farmaci,   quali   la
clorochina)  nei  pazienti  con  COVID-19   (raccomandazione   forte,
certezza delle evidenze moderata). 
  • Raccomandazione 2. Nei pazienti ospedalizzati con COVID-19,  IDSA
raccomanda di  NON  utilizzare  l'associazione  idrossiclorochina  (o
equivalenti) /azitromicina  (raccomandazione  forte,  certezza  delle
evidenze bassa). 
  • Raccomandazione 3. Nei pazienti ospedalizzati con COVID-19,  IDSA
raccomanda l'associazione lopinavir/ritonavir solo all'interno di  un
clinical trial (gap nelle conoscenze ad oggi disponibili). 
  • Raccomandazione 4. Nei pazienti ospedalizzati  con  malattia  non
severa da SARS-CoV-2 (pazienti con SpO2 > 94% in  aria  ambiente  che
non necessitino di supplementazione di ossigeno), ISDA NON raccomanda
l'uso  di  glucocorticoidi  (raccomandazione  condizionale,  certezza
delle evidenze bassa). 
  • Raccomandazione 5. Nei pazienti ammessi in ospedale con COVID-19,
IDSA NON raccomanda l'utilizzo routinario di  tocilizumab,  anticorpo
monoclonale   che    inibisce    l'Interleukina-6    (raccomandazione
condizionale certezza delle evidenze bassa). 
  • Raccomandazione 6. Nei pazienti ammessi in ospedale con COVID-19,
IDSA raccomanda l'uso di plasma di convalescente solo nel contesto di
un clinical trial (gap nelle conoscenze ad oggi disponibili). 
  • Raccomandazione 7. Nei pazienti ospedalizzati con malattia severa
da  SARS-CoV-2  (definita  come  una  SpO2  =94%  in  aria  ambiente,
includendo pazienti in supplementazione di  ossigeno  e  pazienti  in
ventilazione meccanica o  in  ECMO)  IDSA  suggerisce  l'utilizzo  di
remdesivir  senza  altri  trattamenti   antivirali   (raccomandazione
condizionale, certezza delle evidenze moderata). 
  In situazioni connotate da limitate scorte del farmaco, deve essere
considerato che  remdesivir  ha  dimostrato  maggiore  efficacia  nei
pazienti  che  hanno  una  malattia  severa  in  supplementazione  di
ossigeno rispetto a quelli in ventilazione meccanica e/o  ECMO  (vedi
sopra). 
  • Raccomandazione 8. Nei pazienti con malattia severa da SARS-CoV-2
in supplementazione di ossigeno, ma non in ventilazione  meccanica  o
ECMO, IDSA  suggerisce  un  trattamento  con  il  farmaco  antivirale
remdesivir  in  schedula  da  5   giorni   e   non   da   10   giorni
(raccomandazione condizionale, certezza  delle  evidenze  bassa).  Si
noti che nei pazienti in ventilazione meccanica o ECMO la durata  del
trattamento e' di 10 giorni. 
  • Raccomandazione  9.  Nei  pazienti  ospedalizzati  in  condizioni
critiche (paziente in ventilazione meccanica o in ECMO.  Malattia  in
fase critica include le condizioni di  marcata  disfunzione  d'organo
secondaria a sepsi/shock  settico.  Nei  pazienti  COVID-19  la  piu'
comune    forma    d'insufficienza    d'organo    e'    rappresentata
dall'insufficienza respiratoria  dovuta  ad  ARDS),  IDSA  raccomanda
l'utilizzo di desametasone  (raccomandazione  forte,  certezza  delle
evidenze moderata). 
  • Raccomandazione  10.  Nei  pazienti  ospedalizzati  con  malattia
severa ma non critica da SARS-CoV-2 (definita come una SpO2 = 94%  in
aria ambiente, includendo pazienti in supplementazione di  ossigeno),
ISDA raccomanda l'utilizzo del desametasone  (raccomandazione  forte,
certezza  delle  evidenze  moderata).  Per  quel  che  pertiene  alle
raccomandazioni 9 e 10,  deve  essere  sottolineato  che  qualora  il
desametasone non fosse disponibile  dovrebbe  essere  utilizzata  una
dose equivalente di un altro glucocorticoide. La dose raccomandata di
desametasone e' di 6 mg per via endovenosa o per  via  orale  per  10
giorni (o fino alla dimissione) o una dose equivalente  di  un  altro
glucocorticoide qualora il desametasone non fosse disponibile. Esempi
di dose equivalente/alternativa rispetto a 6 mg/die  di  desametasone
sono: metilprednisolone 32 mg e prednisone 40 mg. 
  • Raccomandazione  11.  Nei  pazienti  ospedalizzati  con  malattia
severa da SARS-CoV-2, IDSA NON raccomanda l'uso di famotidina  al  di
fuori di un clinical trial  (raccomandazione  condizionale,  certezza
delle evidenze molto bassa). 
  Capacita' delle Terapie Intensive e la risposta programmatica  alla
pandemia 
  Durante la fase  acuta  della  pandemia  da  SARS-CoV-2  uno  degli
elementi cruciali e' stata la forte pressione sul Servizio  Sanitario
Nazionale e in particolare sulle capacita'  di  gestione  dei  malati
delle TI italiane. 
  Nel periodo tra l'inizio del mese di marzo  e  il  mese  di  aprile
2020, le  terapie  intensive  italiane  sono  giunte  a  saturazione,
nonostante l'allestimento  di  nuovi  letti  dedicati  alla  gestione
intensiva in aree dell'ospedale al di fuori  delle  Rianimazioni.  Un
report dei medici della terapia intensiva di Bergamo bene  illustrava
la situazione, con saturazione completa dei nuovi letti intensivi pur
aumentati del 200% rispetto alla capienza usuale (97). 
  In ragione di questa situazione, il Ministero della Salute (98)  ai
sensi  delle  circolari  DG  del  Ministero  della  Salute   (DGPROG)
circolari  del  29  febbraio  e  del  1°  marzo  2020  e  in  seguito
dell'articolo 2 del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, ha effettuato
un censimento dei posti letto disponibili  nel  periodo  prima  della
pandemia da COVID-19, evidenziando poi l'esigenza  di  un  incremento
per poter offrire un trattamento rianimatorio adeguato al numero  dei
pazienti che necessitavano di TI. Questo potenziamento e' stato messo
in atto in emergenza, creando centinaia di  posti  letto  aggiuntivi,
attrezzati  anche  nei  reparti  convenzionali  e  per  i  quali   il
decreto-legge citato ha sancito il  consolidamento.  Dagli  originari
5179 PL in Terapia intensiva si e' arrivati a  stabilire  un  aumento
fino a 8679 PL, tradottosi in un ampliamento dei posti di TI da 12  a
14 ogni 100.000 abitanti, in questo modo andando  a  rispondere  agli
standard raccomandati dalle societa' internazionali di settore  (vedi
Pilastro 1). 
  La fornitura dei ventilatori meccanici ha  costituito  un  problema
nelle  fasi   iniziali,   in   considerazione   dell'elevato   numero
contemporaneo di pazienti critici  ricoverati  in  TI.  La  struttura
commissariale delegata al contrasto dell'emergenza da COVID-19 si  e'
fatta carico di recuperare i ventilatori necessari all'emergenza, ora
parte dell'armamentario consolidato delle TI. Nel solo mese di  marzo
la struttura commissariale ha consegnato 1.231  ventilatori  e  6.831
caschi per CPAP (vedi Pilastro 8). 
  A conferma delle necessita' e  delle  corrette  decisioni  prese  a
livello governativo, uno studio europeo recentemente pubblicato  (99)
ha posto in luce una notevole disomogeneita' nei paesi europei per  i
livelli di accesso ai posti letti di  terapia  intensiva  durante  la
pandemia, calcolato in base al numero  di  posti  letto  per  100.000
abitanti e altri fattori quali i tempi necessari per  trasportare  un
malato dal luogo di residenza alla TI. 
  L'indice di accessibilita' piu' alto veniva,  infatti,  evidenziato
per la Germania (35,5), essendosi dimostrato per l'Italia  un  indice
tra i piu' bassi  (8,1).  Questo  studio  ha  anche  evidenziato  una
correlazione negativa  tra  l'indice  di  accessibilita'  alle  TI  e
l'indice  di  fatalita'  dei  casi  correlati   al   SARS-CoV-2.   Le
conclusioni sottolineavano la possibilita' di utilizzare i  risultati
dello studio per elaborare a livello  nazionale  un  piano  logistico
proporzionato alle esigenze epidemiologiche, come e' stato  fatto  in
Italia. 
  Terapia e tecniche di supporto alle funzioni vitali in TI 
  Il  quadro  dell'insufficienza  respiratoria  della  SARS-CoV-2  ha
sostanzialmente  ricalcato   quello   descritto   dalle   definizioni
internazionali di Berlino per  l'ARDS  (100-102)  e  riassunte  nella
Tabella 3 (100). 
  Tabella 3. Definizione di Berlino della ARDS 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Come tutte le ARDS trattate  sino  ad  ora,  anche  l'insufficienza
respiratoria grave da COVID-19 ha  visto  applicare  le  tradizionali
tecniche di ossigenoterapia ad alti flussi umidificati  e  riscaldati
(HFOT), di ventilazione non-invasiva  e  invasiva  protettiva  (bassi
Volumi correnti, livelli moderati di Pressione  di  fine  Espirazione
(PEEP)  tarati  in  ragione  della  risposta  respiratoria,   nonche'
l'utilizzo di farmaci con azione bloccante neuromuscolari nelle prime
24-48 ore, di tecniche  di  pronazione  fino  al  ricorso  all'  ECMO
(ossigenazione   extracorporea)   (103).   In    ottemperanza    alle
raccomandazioni, il ricorso alle varie tecniche  e'  stato  modulato,
come di norma, in base alla gravita' del quadro respiratorio. 
  L'algoritmo tecnico-terapeutico di riferimento e'  stato  elaborato
per la Surviving Sepsis  Campaign  dalla  Society  of  Critical  Care
Medicine e dalla European Society of Intensive Care Medicine  (Figura
8) (104). 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Molti malati sono  stati  trattati  inizialmente  o  per  tutto  il
decorso  della  malattia  utilizzando  il  casco  come   sistema   di
erogazione di CPAP o Pressure Support  in  ventilazione  non-invasiva
(105, 106), in alcuni  casi  ottenendo  buoni  risultati  ponendo  in
posizione prona i malati con il casco per la CPAP (107). 
  Coloro che, nonostante questi  ausili,  non  miglioravano  la  loro
ossigenazione (come determinato dal rapporto PaO2/FiO2) venivano  poi
intubati e trattati in modo invasivo come  descritto.  I  trattamenti
ventilatori si sono percio' attenuti alle raccomandazioni e alle line
guida esistenti, a quelle pubblicate dall'OMS il 13  marzo  2020  nel
documento dal titolo "Clinical management of severe acute respiratory
infection (SARI) when COVID-19 disease  is  suspected"  e  aggiornate
nella versione pubblicata il 27 maggio 2020 (108,109). 
  Tali raccomandazioni  sono  state  applicate  nel  trattamento  dei
pazienti con ARDS da COVID 19 durante a pandemia, cosi' come lo  sono
state in era pre-COVID 19 per altre forme di ARDS. 
  Il campione dei primi 1500 pazienti trattati nelle TI della Regione
Lombardia dimostra come questi criteri siano stati rispettati (88-90%
di pazienti ventilati invasivamente con intubazione endotracheale, il
12 % con ventilazione non-invasiva o ossigenoterapia ad alto  flusso,
30% con l'utilizzo della pronazione e circa l'1-2% in ECMO) (110). 
  L'utilizzo della ventilazione  non-invasiva,  nei  vari  quadri  di
insufficienza respiratoria, anche al di fuori delle TI si e' tradotto
in tassi di mortalita' in linea con i dati riportati  in  letteratura
(21% per le forme lievi, 28% nelle forme moderate e 40%  nelle  forme
gravi (111, 112). 
  A supporto dei deficit di funzione multiorgano sono state e vengono
seguite  le  raccomandazioni  correntemente   applicate   in   queste
condizioni  e  valide  anche   prima   della   pandemia,   ricorrendo
all'ausilio della dialisi o del  sostegno  del  circolo  con  farmaci
vasoattivi e inotropi (104, 113). 
  Iniziative   per   rafforzare   la   preparazione   alla   stagione
autunno-invernale 
  Nel caso  in  cui  si  dovesse  nuovamente  verificare  un  aumento
rilevante del numero di casi di infezione nei mesi autunno-invernali,
potrebbe nuovamente aumentare la domanda di assistenza ospedaliera in
regime ordinario o in TI da parte di pazienti in condizioni  cliniche
gravi e/o con insufficienza respiratoria  acuta.  Questo  andrebbe  a
sommarsi all'accesso usuale ai servizi ospedalieri in una stagione in
cui e' prevista la co-circolazione di altri patogeni respiratori come
i virus influenzali, per un periodo che puo' prolungarsi nel tempo. 
  Gli elementi di programmazione sanitaria descritti nel  Pilastro  1
sono  volti  ad  ampliare  in  modo  mirato  e  modulabile  l'offerta
ospedaliera in Italia. Le attivita' di Prevenzione e Controllo  delle
Infezioni descritte nel Pilastro  6,  hanno  inoltre  l'obiettivo  di
diminuire il  rischio  di  infezione  del  personale  sanitario  e  a
prevenire l'insorgenza di infezioni correlate all'assistenza. 
  Al fine di ottimizzare la gestione dei malati nelle  TI  anche  nel
contesto di eventi epidemici  e'  stato  inoltre  deciso  per  l'anno
accademico corrente un incremento  del  numero  delle  borse  per  le
scuole di specializzazione in Anestesiologia e Rianimazione con cifre
oscillanti tra il 30 e il 50%, rispetto all'anno precedente. 
  Di interesse e' infine l'azione concertata della  Societa'  Europea
di Terapia Intensiva (ESICM) e la UE nell'ambito del programma  della
Comunita' Europea C 19 SPACE, per un training mirato a  garantire  la
formazione di operatori sanitari  che  normalmente  non  lavorano  in
terapia intensiva, onde offrire supporto alle TI durante la  pandemia
da SARS-CoV-2. Lo scopo del  programma  e'  quello  di  aumentare  le
competenze e il numero degli operatori sanitari  che  possono  essere
impegnati nei  trattamenti  intensivologici  di  base  ove  vi  fosse
nuovamente la necessita' di un nuovo  rapido,  temporaneo  incremento
delle        capacita'        delle         terapie         Intensive
(https://www.esicm.org/european-commission-c19-space-information-webi
nar/). 
  La Tabella A7  in  Appendice  riporta  la  raccolta  integrale  per
argomento delle norme, circolari, ordinanze e  strumenti  di  livello
nazionale prodotte in materia di gestione clinica dei casi  volte  ad
affrontare la pandemia da SARS-CoV-2  e  operativi  per  la  stagione
autunno-invernale 2020. 
  Pilastro 8. Supporto operativo e logistica 
  Attuazione del piano di potenziamento dei presidi  ospedalieri  sul
territorio nazionale previsto dal Decreto Rilancio 
  Nel Decreto Rilancio e' previsto il potenziamento  delle  strutture
di terapia intensiva e sub-intensiva,  con  un  incremento  di  5.612
posti letto per le prime  (3.500  stabili  e  2.112  posti  letto  di
terapia sub-intensiva trasformabili, in caso di emergenza,  in  posti
letto di terapia intensiva) e di 4.225 per le seconde. 
  Per la realizzazione del potenziamento sono previste due  tipologie
di interventi: 
  • Lavori infrastrutturali di adeguamento dei presidi ospedalieri; 
  • Approvvigionamento delle apparecchiature necessarie ad attrezzare
i posti letto. 
  Il  Decreto  Rilancio  individua  il  Commissario  quale   soggetto
attuatore dei Piani, una volta  realizzati  i  seguenti  adempimenti:
redazione dei piani da parte delle Regioni, approvazione da parte del
Ministero della Salute e  registrazione  da  parte  della  Corte  dei
Conti. 
  Il percorso di approvazione dei Piani regionali si e' concluso  con
la registrazione  degli  stessi  da  parte  della  Corte  dei  Conti,
conclusasi il 28 luglio 2020. 
  Solo dopo tale data il Commissario ha potuto avviare  le  attivita'
volte alla realizzazione dei previsti piani di  potenziamento,  anche
avvalendosi, eventualmente, della possibilita' prevista dall'articolo
2 di delegare ai singoli Presidenti di Regione tale attivita'. 
  Il  Commissario,  nel  frattempo,  ha  avviato  le  procedure   per
l'acquisizione dei beni e la realizzazione dei lavori  necessari.  Le
procedure  sono  valide  per  tutto   il   territorio   nazionale   e
garantiscono efficienza e trasparenza al processo: 
  • Procedure per la realizzazione  dei  lavori  infrastrutturali  di
potenziamento dei presidi ospedalieri 
    - Sono previste procedure che consentono la  realizzazione  delle
opere  attraverso  l'impiego  di   accordi   quadro   stipulati   dal
Commissario oppure  attraverso  procedure  pubbliche  di  affidamento
attivate dalle Regioni, in caso di delega dei poteri del Commissario; 
    - Strutture mobili:  e'  previsto  il  noleggio  di  4  strutture
mobili, ciascuna con 75 posti di terapia intensiva,  da  attivare  in
caso di necessita'. 
  • Fornitura di  attrezzature  necessarie  alla  predisposizione  di
posti letto in Terapia Intensiva e Sub Intensiva 
    - Definizione di accordi quadro con i fornitori entro  settembre,
considerando che la dotazione di apparecchiature sara' necessaria nel
momento in cui  saranno  completati  i  lavori  infrastrutturali  nei
presidi ospedalieri. 
    - Sulla  base  degli  accordi  quadro  le  attrezzature  verranno
acquisite direttamente dai soggetti attuatori. 
    - Completata la verifica con Regioni e Province autonome, per  la
puntuale individuazione delle apparecchiature necessarie nei  singoli
presidi ospedalieri. Le Regioni hanno inviato i propri fabbisogni. 
  In generale occorre precisare che: 
  • all'avvio dell'emergenza erano attivi in Italia 5.179 posti letto
di terapia intensiva. Il decreto pone l'obiettivo di incrementarli di
5.612 unita' (3.500 posti  letto  stabili  e  2.112  posti  letto  di
terapia sub-intensiva trasformabili, in caso di emergenza,  in  posti
letto di terapia intensiva). Nel corso dell'emergenza il  Commissario
ha  distribuito  3.125  ventilatori  per  terapia  intensiva  ed   ha
disponibilita' per ulteriori 1.354 ventilatori. 
  • Ad oggi sono attivi 15.755 posti letto in  terapia  sub-intensiva
(+9.230 rispetto all'avvio dell'emergenza). L'obiettivo  del  decreto
e' di rendere stabili 4.225 posti letto tra quelli  gia'  realizzati.
Non sono pertanto necessari ulteriori ventilatori rispetto  a  quelli
gia' forniti. 
  Approvvigionamento di Test, Tamponi  e  Dispositivi  di  protezione
individuale 
  La  Struttura  Commissariale  assicura  quotidianamente  a   titolo
gratuito alle Regioni  e  alle  Province  autonome  la  fornitura  di
dispositivi medici (DM), di  dispositivi  di  protezione  individuale
(DPI) e del restante materiale, i cui fabbisogni  vengono  comunicati
due volte la settimana dalle Amministrazioni. 
  Dall'inizio dell'emergenza ad oggi, le  Regioni/PA  hanno  ricevuto
oltre 900,4  milioni  di  prodotti  tra  DPI,  DM  e  apparecchiature
elettromedicali: una  curva  in  costante  aumento.  In  sintesi,  le
giacenze presso i magazzini regionali rilevate dal  suddetto  sistema
lasciano intendere che al momento le stesse abbiano  complessivamente
quantita' superiori ai loro attuali  fabbisogni,  nonche'  alle  loro
effettive distribuzioni alla cittadinanza. 
  Tutti i dati sulla distribuzione di dispositivi e attrezzature  per
il contenimento e il contrasto  dell'epidemia  sono  visionabili  sul
sistema "Analisi Distribuzione Aiuti" (ADA), presente sui siti  della
Presidenza  del  Consiglio,  del  Ministero  della  Salute  e   della
Protezione Civile. I dati sono aggiornati quotidianamente. 
  Le quantita' e le  tipologie  di  prodotti  distribuiti  nel  tempo
tengono conto  dell'andamento  epidemiologico  e  delle  giacenze  di
prodotti presso i  magazzini  regionali.  Ogni  giorno,  infatti,  la
struttura commissariale  notifica  alle  Amministrazioni  l'imminente
arrivo  dei  prodotti  e  le  Regioni,   nelle   24/48h   successive,
riscontrano le effettive quantita' e  disponibilita'  arrivate.  Cio'
consente di avere una mappatura trasparente  e  aggiornata  in  tempo
reale dedicata a dispositivi e apparecchiature per  il  contrasto  al
Coronavirus, distribuiti ogni giorno alle Regioni/PA per fronteggiare
l'emergenza, consultabile come detto sul sistema ADA. 
  Test molecolari e relativi tamponi 
  La struttura del Commissario ha avviato una fornitura aggiuntiva di
test molecolari. Sono stati distribuiti alle Regioni oltre 9  milioni
tra kit stand alone e reagenti nonche' 44 macchinari per processare i
suddetti  test.  Tale  fornitura  ha  consentito  alle   Regioni   di
incrementare  potenzialmente  del  50%  la   propria   capacita'   di
somministrazione di tamponi (prima al massimo circa 60.000 al giorno)
e di poter realizzare, quindi, fino al 31 dicembre oltre 106.000 test
molecolari al giorno. 
  Test antigenici rapidi 
  Il Commissario Straordinario  per  l'emergenza  ha  pubblicato  una
Richiesta pubblica di offerta per la fornitura di 5 milioni  di  test
rapidi, destinati alla rilevazione qualitativa di antigeni  specifici
di SARS-CoV-2 presenti su tampone nasofaringeo o campione salivare. 
  La richiesta e'  stata  pubblicata  sui  siti  istituzionali  della
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Commissario straordinario per
l'emergenza COVID-19 - e del Ministero della Salute. 
  E' previsto il trasporto dei test su tutto il territorio  nazionale
con veicoli idonei, oltre alla disponibilita' a fornire  in  comodato
d'uso gratuito, qualora fossero necessari, un sufficiente  numero  di
macchinari, presso i siti di distribuzione indicati  dal  Commissario
straordinario, per la somministrazione dei test consegnati. 
  La richiesta di offerta per la fornitura di test rapidi rappresenta
un passo importante per intensificare ulteriormente le  attivita'  di
prevenzione,  gia'  messe  in  atto  dal  Governo,  per   contrastare
l'epidemia. L'obiettivo e' quello di soddisfare i fabbisogni connessi
ai movimenti internazionali di passeggeri da zone ad alto contagio  e
alle necessita' derivanti dalla riapertura delle scuole,  soprattutto
in un  periodo,  quale  quello  autunnale,  di  accertata,  aumentata
circolazione di tutti i virus respiratori. 
  Sempre la struttura commissariale, infine, in ragione della estrema
necessita' e urgenza di provvedere all'effettuazione dei test  rapidi
per l'antigene SARS-CoV-2, al fine di contenere il rischio di contagi
sul territorio nazionale dovuti all'ingresso nel  Paese  di  soggetti
provenienti dagli Stati indicati nell'ordinanza  del  Ministro  della
Salute del 12 agosto 2020, su indicazione del Ministero della Salute,
ha provveduto all'acquisto di 255.000 test destinati agli aeroporti e
ai porti. 
  Test sierologici 
  A seguito di un bando di  gara  la  struttura  del  Commissario  ha
acquisito 2 milioni di kit sierologici rapidi da  utilizzare  per  la
campagna di screening preventivo sul personale docente e non docente,
da realizzare prima dell'avvio delle scuole. I kit  sono  stati  gia'
distribuiti  alle  Regioni  le  quali,  in  questi   giorni,   stanno
provvedendo alla somministrazione degli stessi. 
  Mascherine 
  Ad oggi la struttura del Commissario ha una giacenza di  circa  746
milioni di mascherine. 
  A tali giacenze vanno aggiunte da un lato la produzione  nazionale,
che sta rendendo progressivamente disponibili ulteriori 30 milioni di
mascherine  al  giorno,  e  dall'altro  la  quantita'  di  mascherine
attualmente in stock presso le Regioni, pari  a  circa  150  milioni.
Considerando un fabbisogno  giornaliero  complessivo  di  circa  16,5
milioni al giorno, le disponibilita'  della  struttura  commissariale
(fino  al  31  dicembre  2020)  consentirebbero  di   soddisfare   il
fabbisogno sino all'agosto 2021. 
  Altri dispositivi 
  Ad oggi sono disponibili e gia'  contrattualizzati  numerosi  altri
dispositivi, quali ad esempio  32  milioni  di  camici  e  tute,  905
milioni di guanti, 8 milioni di occhiali e visiere e  21  milioni  di
litri di  gel  igienizzante.  Tale  sommatoria  di  dispositivi  puo'
assicurare la fornitura almeno per la  parte  residua  dell'anno,  se
non, in qualche caso, sino al primo trimestre del 2021. 
  Iniziative di contrasto alle carenze di farmaci 
  Nella prima fase della  pandemia,  AIFA  ha  predisposto  una  rete
operativa con i referenti delle Regioni e  delle  associazioni  delle
aziende farmaceutiche (Assogenerici e Farmindustria),  per  garantire
l'approvvigionamento  in  tempo  reale  dei  prodotti  critici   agli
ospedali (farmaci per rianimazione, antivirali)  e  fornire  supporto
logistico rispetto a tutte  le  problematiche  specifiche  legate  al
farmaco (es. produzione di ossigeno,  distribuzione  territoriale  di
prodotti oggetto di donazione o sequestro). 
  Le principali iniziative implementate sono: 
  •  istituzione  di  un  punto  unico  di  contatto  in  continuita'
operativa; 
  •  semplificazioni   operative   per   creare   azioni   coordinate
pubblico-privato con risultati evidenti in termini  di  velocita'  di
risposta alle richieste delle Regioni; 
  • snellimento delle modalita' di  importazione  di  medicinali  dai
Paesi extra UE; 
  •  gestione  della  distribuzione  di  farmaci  a  supporto   della
protezione civile e della Struttura Commissariale governativa; 
  • predisposizione, in  accordo  con  le  associazioni  industriali,
della raccolta dei fabbisogni dei farmaci  connessi  con  l'emergenza
COVID-19, attraverso la "comunita' di esperti" delle Regioni. 
  La rete operativa AIFA/Regioni/Aziende, che aveva  evitato  carenze
durante la crisi  di  marzo-aprile,  e'  stata  mantenuta  attiva,  e
attualmente  sta  raccogliendo  dati  sui  fabbisogni  di  medicinali
previsti  e  sulle  scorte  gia'  costituite,  per   ottimizzare   la
distribuzione dei farmaci critici verso le strutture territoriali. 
  La Tabella A8 in Appendice riporta raccolta integrale per argomento
delle norme, circolari, ordinanze e strumenti  di  livello  nazionale
prodotte in materia  di  supporto  operativo  e  logistica  volte  ad
affrontare la pandemia da SARS-CoV-2  e  operativi  per  la  stagione
autunno-invernale 2020. 
 
                             Capitolo 5 
 
Approccio     alla      ri-modulazione      delle      misure      di
contenimento/mitigazione  a  livello  regionale/PA   in   ambito   di
ipotetici scenari di trasmissione del virus SARS-CoV-2 sul territorio
               nazionale nel periodo autunno-invernale 
 
  Ai sensi del DPCM n.126 del 17  maggio  2020,  alle  Regioni  e  le
Province Autonome e' riconosciuta l'autorita' di definire modalita' e
tempistica delle diverse attivita' ripristinate durante la riapertura
post lockdown: 
    "a  condizione   che   abbiano   preventivamente   accertato   la
compatibilita'  dello  svolgimento  delle  suddette   attivita'   con
l'andamento della situazione epidemiologica nei  propri  territori  e
che individuino i protocolli o le linee guida  applicabili  idonei  a
prevenire o ridurre il rischio di contagio nel rispetto dei  principi
contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali" (114). 
  A  supporto  della  valutazione  della  situazione   epidemiologica
regionale, il Ministero della Salute in  collaborazione  con  ISS  ha
istituito un sistema di monitoraggio del rischio e  della  resilienza
dei servizi sanitari su base settimanale che viene condiviso  con  le
Regioni/PA e valutato da una Cabina di Regia  costituita  da  esperti
del Ministero della Salute, dell'ISS e di  una  rappresentanza  delle
Regioni/PA (29). 
  Questa sezione propone un approccio comune alla scalabilita'  delle
misure  sulla  base  degli  scenari  di  trasmissione  descritti  nel
documento ipotizzati a livello nazionale nella consapevolezza che  in
ciascuna Regione/PA si possano verificare condizioni  epidemiologiche
molto diverse  tali  da  prevedere  misure  di  controllo/mitigazione
specifiche e non uniformi sul territorio nazionale. 
  Le misure declinate negli scenari hanno la funzione  di  supportare
ed orientare il processo decisionale delle singole Regioni e Province
Autonome in relazione al proprio scenario epidemiologico  e,  proprio
per  la  loro  funzione  di  orientamento,  non  sono  da  intendersi
vincolanti. 
  Per ciascuno scenario nazionale vengono  quindi  ipotizzate  misure
scalabili in base al  verosimile  livello  di  rischio  che  potrebbe
essere  identificato  nella  classificazione  settimanale  fornita  a
ciascuna Regione/PA in base al monitoraggio definito ai sensi del  DM
Salute del 30 aprile 2020 (29) (es. non sono  considerati  verosimili
livelli di rischio molto bassi in  scenari  di  trasmissione  critici
come lo scenario 4). 
  La ri-modulazione proposta sia in senso restrittivo che  permissivo
(escalation  e  de-escalation)  e'  coerente  con   quanto   indicato
all'allegato 10  (28)  "Principi  per  il  monitoraggio  del  rischio
sanitario"  al  DPCM  del  26  aprile  2020  "Ulteriori  disposizioni
attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n.  6,  recante  misure
urgenti  in  materia  di  contenimento  e   gestione   dell'emergenza
epidemiologica  da  COVID-19",  applicabili  sull'intero   territorio
nazionale (Figura 9) che declina in modo  piu'  dettagliato  in  base
agli scenari di trasmissione descritti in questo documento. 
  Per la modulazione  in  escalation  e  de-escalation  delle  misure
vengono posti dei criteri temporali che tengono conto sia del ritardo
fisiologico di almeno 3 settimane  nell'osservazione  di  cambiamenti
epidemiologici dai dati  di  sorveglianza  e  legati  all'incubazione
della malattia e ai tempi di notifica/trasmissione dei dati,  sia  di
possibili ulteriori ritardi in scenari a  piu'  elevata  trasmissione
per un aumento rilevante nel numero di  casi  da  segnalare  tale  da
sovrastare  la   capacita'   di   mantenere   adeguati   livelli   di
tempestivita' e completezza. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  SCENARIO  1.  Situazione  di  trasmissione  localizzata   (focolai)
sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020 
  Descrizione dello scenario 1 
  Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese)
e bassa  incidenza,  con  trasmissione  prevalentemente  associata  a
focolai identificati, nel caso in cui le scuole  abbiano  un  impatto
modesto  sulla  trasmissibilita'  e  i  sistemi  sanitari   regionali
riescano a tracciare  e  tenere  sotto  controllo  i  nuovi  focolai,
inclusi quelli scolastici. 
  In uno scenario nazionale di questo tipo e' presumibile  che  molte
Regioni/PA siano classificate a rischio basso o  moderato,  anche  se
sono  possibili  situazioni  di  rischio  alto,  magari   a   livello
sub-regionale. 
  1. Classificazione del rischio settimanale: MOLTO BASSA/BASSA 
  Azione: ri-modulazione delle attivita' con misure  meno  stringenti
(de-escalation) o mantenimento 
  Interventi: ordinari, tra cui: 
  • Isolamento casi 
  • Quarantena contatti 
  •  Precauzioni  standard  (DPI,   distanziamento   fisico,   igiene
individuale/ambientale) definite dalle Istituzioni  competenti  (CTS,
Ministeri, ISS, INAIL ecc.). 
  2. Classificazione del rischio settimanale: MODERATA 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) o mantenimento 
  Valutazione del rischio nella Regione/PA  per  definire  situazioni
sub-regionali   di   rischio   piu'   elevato   (circolazione   nelle
provincie/comuni; focolai scolastici) 
  Interventi: ordinari + straordinari  in  singole  istituzioni  (es.
scuole) o aree geografiche limitate 
  • Maggiore controllo della reale implementazione delle misure  gia'
adottate sul territorio (vedi criteri minimi) 
  • Precauzioni scalate laddove indicato nei documenti  prodotti  per
ambiti e contesti specifici (es. scuole) solo in  aree  con  maggiore
rischio di esposizione 
  • Possibilita' di chiusura di attivita', sospensione  di  eventi  e
limitazione della mobilita' della  popolazione  in  aree  geografiche
sub-regionali (comuni/province) 
  La  Figura  10  propone  un  diagramma  di  flusso  relativo   alla
ri-modulazione delle misure in base alla classificazione  settimanale
del rischio in una Regione/PA. 
  La Tabella 4 riporta la stessa ri-modulazione con  declinazione  di
un dettaglio della ri-modulazione delle misure territoriali a livello
regionale, anche considerando il periodo dell'anno che  e'  rilevante
per la diversa l'incidenza attesa di sindromi simil-influenzali - ILI
di  varia  eziologia  (es.  virus   influenzali)   che   impatteranno
contemporaneamente  i  servizi  sanitari.   Nella   tabella   vengono
assegnate delle indicazioni sugli attori coinvolti  dove  N:  Livello
Nazionale Centrale; R: Livello Regionale; L: Livello Locale. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  SCENARIO 2. Situazione di trasmissibilita' sostenuta e  diffusa  ma
gestibile dal sistema sanitario nel breve-medio periodo 
  Descrizione dello scenario 2 
  Valori  di  Rt  regionali  prevalentemente   e   significativamente
compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero  con  stime  dell'IC  95%  di  Rt
comprese tra 1 e 1,25), nel caso  in  cui  non  si  riesca  a  tenere
completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi  quelli  scolastici,
ma  si  riesca  comunque  a  limitare  di  molto  il  potenziale   di
trasmissione di SARS-CoV-2  con  misure  di  contenimento/mitigazione
ordinarie e straordinarie. Un'epidemia con queste caratteristiche  di
trasmissibilita' potrebbe  essere  caratterizzata,  oltre  che  dalla
evidente impossibilita' di contenere tutti i focolai, da una costante
crescita  dell'incidenza  di  casi  (almeno  quelli  sintomatici;  e'
infatti possibile che si osservi una riduzione della  percentuale  di
casi   asintomatici   individuati   rispetto    al    totale    vista
l'impossibilita'  di  svolgere  l'investigazione  epidemiologica  per
tutti i nuovi focolai) e corrispondenti ospedalizzazioni e ammissioni
in terapia intensiva. La crescita del numero di casi  potrebbe  pero'
essere   relativamente   lenta,   senza   comportare   un   rilevante
sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi. 
  In uno scenario nazionale di questo tipo e' presumibile  che  molte
Regioni/PA siano classificate a rischio da moderato ad alto, anche se
sono possibili situazioni di basso  rischio,  almeno  se  si  dovesse
riuscire a limitare la trasmissibilita' nelle aree  con  trasmissione
sostenuta in un  breve  periodo,  limitando  quindi  la  trasmissione
interregionale. 
  1. Classificazione del rischio settimanale: BASSA/MOLTO  BASSA  per
almeno 3 settimane consecutive ad una valutazione  del  rischio  piu'
elevata 
  Azione: ri-modulazione delle attivita' con misure  meno  stringenti
(de-escalation) o mantenimento 
  Interventi: ordinari, tra cui: 
  • Isolamento casi 
  • Quarantena contatti 
  •  Precauzioni  standard  (DPI,   distanziamento   fisico,   igiene
individuale/ambientale) definite dalle Istituzioni  competenti  (CTS,
Ministeri, ISS, INAIL ecc.). 
  2. Classificazione del rischio: MODERATA 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) o mantenimento 
    Valutazione del rischio nella Regione/PA per definire  situazioni
sub-regionali   di   rischio   piu'   elevato   (circolazione   nelle
provincie/comuni; focolai scolastici) 
  Interventi: ordinari + straordinari  in  singole  istituzioni  (es.
scuole) o aree geografiche limitate 
  • Maggiore controllo della reale implementazione delle misure  gia'
adottate sul territorio (vedi criteri minimi) 
  • Precauzioni scalate laddove indicato nei documenti  prodotti  per
ambiti e contesti specifici (es. scuole) solo in  aree  con  maggiore
rischio di esposizione 
  • Possibilita' di chiusura di attivita', sospensione  di  eventi  e
limitazione della mobilita' della  popolazione  in  aree  geografiche
sub-regionali (comuni/province) 
  3. Classificazione del rischio settimanale: ALTA/MOLTO ALTA 
  (per meno di 3 settimane consecutive) 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) 
  Interventi: straordinari estesi (restrizioni locali  temporanee  su
scala sub-provinciale) 
  •  Distanziamento  fisico:  es.  chiusura  locali  notturni,   bar,
ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici - es.
la sera/notte in modo da evitare la "movida") 
  • Chiusura scuole/universita'  (incrementale:  classe,  plesso,  su
base geografica in base alla situazione epidemiologica) 
  • Limitazioni della mobilita' (da/per zone ad alta trasmissione  ed
eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche. 
  • Restrizioni locali  temporanee  su  scala  sub-provinciale  (zone
rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase  di
riapertura. In caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa
ed Rt <1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura
valutare  la  necessita'  di  ripristino  con  eventuale   estensione
geografica. 
  In caso persista una classificazione del  rischio  Alta/Molto  Alta
per oltre 3 settimane consecutive ed evidenza di una  situazione  non
gestibile con le misure straordinarie gia' messe in atto, valutare le
opzioni di risposta negli scenari successivi. 
  La  Figura  11  propone  un  diagramma  di  flusso  relativo   alla
ri-modulazione delle misure in base alla classificazione  settimanale
del rischio in una Regione/PA. 
  La Tabella 5 riporta la stessa ri-modulazione con  declinazione  di
un dettaglio della ri-modulazione delle misure territoriali a livello
regionale anche considerando il periodo dell'anno  che  e'  rilevante
per la diversa l'incidenza attesa di sindromi simil-influenzali - ILI
(Influenza-like Illnesses) di varia eziologia (es. virus influenzali)
che impatteranno contemporaneamente i servizi sanitari. Nella tabella
vengono assegnate delle indicazioni sugli attori  coinvolti  dove  N:
Livello Nazionale Centrale; R: Livello Regionale; L: Livello Locale. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  SCENARIO 3. Situazione di trasmissibilita' sostenuta e diffusa  con
rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo 
  Descrizione dello scenario 3 
  Valori  di  Rt  regionali  prevalentemente   e   significativamente
compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC 95% di Rt comprese
tra 1,25 e 1,5), e in cui si riesca a limitare solo  modestamente  il
potenziale   di   trasmissione   di   SARS-CoV-2   con   misure    di
contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie.  Un'epidemia  con
queste   caratteristiche   di   trasmissibilita'   dovrebbe    essere
caratterizzata da una piu' rapida  crescita  dell'incidenza  di  casi
rispetto allo scenario 2), mancata capacita' di tenere traccia  delle
catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi
assistenziali in seguito all'aumento  di  casi  ad  elevata  gravita'
clinica (con  aumento  dei  tassi  di  occupazione  dei  posti  letto
ospedalieri - area critica e non critica) riconducibile ad un livello
di rischio elevato o molto elevato in base al sistema di monitoraggio
rilevato ai sensi del DM Salute del 30 aprile 2020. La  crescita  del
numero di  casi  potrebbe  comportare  un  sovraccarico  dei  servizi
assistenziali entro 2-3  mesi.  E'  pero'  importante  osservare  che
qualora l'epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le  classi
di eta' piu' giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto  2020,
e si riuscisse a  proteggere  le  categorie  piu'  fragili  (es.  gli
anziani), il margine di  tempo  entro  cui  intervenire  si  potrebbe
allungare anche di molto. 
  In uno scenario nazionale di questo tipo e' presumibile  che  molte
Regioni/PA siano classificate a rischio alto, anche se sono possibili
situazioni di rischio inferiore, almeno  se  si  dovesse  riuscire  a
limitare la trasmissibilita' nelle aree con trasmissione sostenuta in
un breve periodo, limitando quindi la trasmissione interregionale. Se
la situazione di rischio alto dovesse persistere per  un  periodo  di
piu' di tre settimane,  si  rendono  molto  probabilmente  necessarie
misure di contenimento piu' aggressive. 
  1. Classificazione del rischio settimanale: BASSA/MOLTO  BASSA  per
almeno 4 settimane consecutive in base a una rivalutazione  dei  dati
consolidati in modo da ridurre  il  rischio  di  una  sottostima  del
rischio dovuto ad un ritardo nella notifica/trasmissione dei dati  di
sorveglianza 
  Azione: ri-modulazione con cautela delle attivita' con misure  meno
stringenti (de-escalation) qualora  incrementati  condizionalmente  o
mantenimento 
  Interventi: ordinari, tra cui: 
  • Isolamento casi 
  • Quarantena contatti 
  •  Precauzioni  standard  (DPI,   distanziamento   fisico,   igiene
individuale/ambientale) definite dalle Istituzioni  competenti  (CTS,
Ministeri, ISS, INAIL ecc.). 
  2. Classificazione del rischio settimanale: MODERATA persistente  o
per almeno 4 settimane consecutive in base a  una  rivalutazione  dei
dati consolidati in modo da ridurre il rischio di una sottostima  del
rischio dovuto ad un ritardo nella notifica/trasmissione dei dati  di
sorveglianza 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) o mantenimento 
  Valutazione del rischio nella Regione/PA  per  definire  situazioni
sub-regionali   di   rischio   piu'   elevato   (circolazione   nelle
provincie/comuni; focolai scolastici) 
  Interventi:  ordinari  +   Interventi   straordinari   in   singole
istituzioni (es. scuole) o aree geografiche limitate 
  • Maggiore controllo della reale implementazione delle misure  gia'
adottate sul territorio (vedi criteri minimi) 
  • Precauzioni scalate laddove indicato nei documenti  prodotti  per
ambiti e contesti specifici (es. scuole) solo in  aree  con  maggiore
rischio di esposizione 
  • Possibilita' di chiusura di attivita', sospensione  di  eventi  e
limitazione della mobilita' della  popolazione  in  aree  geografiche
sub-regionali (comuni/province) 
  3. Classificazione del rischio settimanale: ALTA/MOLTO ALTA 
  (per meno di 3 settimane consecutive) 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) 
  Interventi: straordinari estesi (restrizioni locali  temporanee  su
scala sub-provinciale) 
  •  Distanziamento  fisico:  es.  chiusura  locali  notturni,   bar,
ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici,  es.
la sera/notte in modo da evitare la "movida") 
  • Chiusura scuole/universita'  (incrementale:  classe,  plesso,  su
base geografica in base alla situazione epidemiologica) 
  • Limitazioni della mobilita' (da/per zone ad alta trasmissione  ed
eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche. 
  • Restrizioni locali  temporanee  su  scala  sub-provinciale  (zone
rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase  di
riapertura. In caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa
ed Rt <1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura
valutare  la  necessita'  di  ripristino  con  eventuale   estensione
geografica. 
  4. Classificazione del rischio settimanale: ALTA/MOLTO ALTA (per  3
o piu' settimane consecutive)  ed  evidenza  di  una  situazione  non
gestibile con le misure straordinarie gia' messe in atto 
  Azione:    considerare    la    possibilita'     di     restrizioni
Regionali/provinciali 
  •  Definire  una  forma  di  restrizione  piu'  estesa   su   scala
Provinciale o Regionale in base alla situazione epidemiologica 
  • Ripristino su vasta scala del lavoro agile e di limitazione della
mobilita' individuale 
  Interventi: straordinari (Tabella 6) 
  La  Figura  12  propone  un  diagramma  di  flusso  relativo   alla
ri-modulazione delle misure in base alla classificazione  settimanale
del rischio in una Regione/PA. 
  La Tabella 6 riporta la stessa ri-modulazione con  declinazione  di
un dettaglio della ri-modulazione delle misure territoriali a livello
regionale anche considerando il periodo dell'anno  che  e'  rilevante
per la diversa l'incidenza attesa di sindromi simil-influenzali - ILI
(Influenza-like Illnesses) di varia eziologia (es. virus influenzali)
che impatteranno contemporaneamente i servizi sanitari. Nella tabella
vengono assegnate delle indicazioni sugli attori  coinvolti  dove  N:
Livello Nazionale Centrale; R: Livello Regionale; L: Livello Locale. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  SCENARIO 4. Situazione  di  trasmissibilita'  non  controllata  con
criticita' nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo 
  Descrizione dello scenario 4 
  Valori  di  Rt  regionali  prevalentemente   e   significativamente
maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell'IC95% di Rt maggiore di  1,5).
Uno scenario di  questo  tipo  potrebbe  portare  rapidamente  a  una
numerosita' di casi elevata e  chiari  segnali  di  sovraccarico  dei
servizi assistenziali, senza la possibilita' di  tracciare  l'origine
dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un
sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a  meno  che
l'epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di eta' piu'
giovani,  come  osservato  nel  periodo  luglio-agosto  2020,  e   si
riuscisse a proteggere le categorie piu' fragili (es. gli anziani). A
questo  proposito,  si  rimarca  che  appare  piuttosto   improbabile
riuscire a proteggere  le  categorie  piu'  fragili  in  presenza  di
un'epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilita'. 
  In uno scenario nazionale di questo tipo e' presumibile  che  molte
Regioni/PA siano classificate a rischio alto e, vista la velocita' di
diffusione  e  l'interconnessione  tra  le   varie   Regioni/PA,   e'
improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato.
Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di
piu' di tre settimane,  si  rendono  molto  probabilmente  necessarie
misure di contenimento molto aggressive. 
  1. Classificazione del rischio settimanale: MODERATA per  almeno  4
settimane  consecutive  in  base  a  una   rivalutazione   dei   dati
consolidati in modo da ridurre 
  il rischio di una sottostima del rischio dovuto ad un ritardo nella
notifica/trasmissione dei dati di sorveglianza 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) o mantenimento o ri-modulazione  con  cautela
delle attivita' con misure meno  stringenti  (de-escalation)  qualora
incrementati precedentemente in situazioni di rischio alto/molto alto 
  Valutazione del rischio nella Regione/PA  per  definire  situazioni
sub-regionali   di   rischio   piu'   elevato   (circolazione   nelle
provincie/comuni; focolai scolastici) 
  Interventi: ordinari + straordinari  in  singole  istituzioni  (es.
scuole) o aree geografiche limitate 
  • Maggiore controllo della reale implementazione delle misure  gia'
adottate sul territorio (vedi criteri minimi) 
  • Precauzioni scalate laddove indicato nei documenti  prodotti  per
ambiti e contesti specifici (es. scuole) solo in  aree  con  maggiore
rischio di esposizione 
  • Possibilita' di chiusura di attivita', sospensione  di  eventi  e
limitazione della mobilita' della  popolazione  in  aree  geografiche
sub-regionali (comuni/province) 
  2. Classificazione del rischio settimanale: ALTA/MOLTO ALTA 
  (per meno di 3 settimane consecutive) 
  Azione: valutare la ri-modulazione delle attivita' con misure  piu'
stringenti (escalation) 
  Interventi: straordinari estesi (restrizioni locali  temporanee  su
scala sub-provinciale) 
  •  Distanziamento  fisico:  es.  chiusura  locali  notturni,   bar,
ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici,  es.
la sera/notte in modo da evitare la "movida") 
  • Chiusura scuole/universita'  (incrementale:  classe,  plesso,  su
base geografica in base alla situazione epidemiologica) 
  • Limitazioni della mobilita' (da/per zone ad alta trasmissione  ed
eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche. 
  • Restrizioni locali  temporanee  su  scala  sub-provinciale  (zone
rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase  di
riapertura. In caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa
ed Rt <1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura
valutare  la  necessita'  di  ripristino  con  eventuale   estensione
geografica. 
  3. Classificazione del rischio settimanale: ALTA/MOLTO ALTA (per  3
o piu' settimane consecutive)  ed  evidenza  di  una  situazione  non
gestibile con le misure straordinarie gia' messe in atto 
  Azione:  considerare  la   possibilita'   di   restrizioni   estese
Regionali/provinciali 
  •  Definire  una  forma  di  restrizione  piu'  estesa   su   scala
Provinciale o Regionale in base alla situazione epidemiologica 
  • Ripristino su vasta scala del lavoro agile e di limitazione della
mobilita' individuale. 
  Interventi: straordinari (Tabella 7) 
  La  Figura  12  propone  un  diagramma  di  flusso  relativo   alla
ri-modulazione delle misure in base alla classificazione  settimanale
del rischio in una Regione/PA. 
  La Tabella 7 riporta la stessa ri-modulazione con  declinazione  di
un dettaglio della ri-modulazione delle misure territoriali a livello
regionale anche considerando il periodo dell'anno  che  e'  rilevante
per la diversa l'incidenza attesa di sindromi simil-influenzali - ILI
(Influenza-like Illnesses) di varia eziologia (es. virus influenzali)
che impatteranno contemporaneamente i servizi sanitari. Nella tabella
vengono assegnate delle indicazioni sugli attori  coinvolti  dove  N:
Livello Nazionale Centrale; R: Livello Regionale; L: Livello Locale. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
  Sintesi degli scenari 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
                             Appendice A 
 
Strumenti e provvedimenti per la risposta a COVID-19 in Italia  nella
                   stagione autunno-invernale 2020 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
                            Bibliografia 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
                         Chiuso in Redazione 
 
                        Roma, 12 ottobre 2020