(Allegato 2)
 
                             ALLEGATO 2 
 
                  BASI TECNICHE PRESUPPOSTI TECNICI 
 
  Viene riportato il  testo  integrale  del  documento  APAT  (adesso
ISPRA) «Basi tecniche per l'aggiornamento dei presupposti  del  piano
nazionale delle misure protettive  contro  le  emergenze  nucleari  e
radiologiche. Eventi di origine transfrontaliera» Rev. 1  -  Novembre
2006, senza modifiche editoriali o tipografiche. 
 
  APAT 
 
  Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici 
  Basi  tecniche  per  l'aggiornamento  dei  presupposti  del   piano
nazionale delle misure protettive  contro  le  emergenze  nucleari  e
radiologiche. Eventi di origine transfrontaliera 
 
  Rev. 1 - Novembre 2006 
  Il presente rapporto e' parte integrante del documento «Presupposti
tecnici  del  piano  nazionale  delle  misure  protettive  contro  le
emergenze nucleari e radiologiche - Aggiornamento per gli  eventi  di
origine transfrontaliera - Rev.1 - Nov. 2006». 
 
  INDICE 
  1. PREMESSA .................................................. 
  2. PRINCIPALI  ELEMENTI  DEI  PRESUPPOSTI  TECNICI  PER  EVENTI  DI
ORIGINE 
  TRANSFRONTALIERA ASSUNTI A BASE DEL PIANO DEL 1997 ........... 
  3. ELEMENTI DI BASE AGGIORNATI .............................. 
  3.1. Generalita' ............................................ 
  3.2. Il quadro di riferimento internazionale ................ 
  3.3. Considerazioni ai fini della rivalutazione dei 
  presupposti tecnici ........................................ 
  3.4. Termine di sorgente e scenari incidentali ............. 
  3.5. Stima delle conseguenze radiologiche .................. 
  RIFERIMENTI ............................................... 
  ALLEGATO I ............................................... 
  TERMINE DI SORGENTE NEL CONTENIMENTO PRIMARIO ............ 
  RISULTATI DEGLI STUDI CONDOTTI NEGLI STATI UNITI ........ 
  ALLEGATO II ............................................... 
  LIVELLI DI INTERVENTO DELL'ALLEGATO XII AL DECRETO LEGISLATIVO 
  n° 230/1995 e successive modifiche ........ ............... 
 
  1. PREMESSA 
  Il  presente  documento  illustra  le   basi   tecniche   per   una
rivalutazione dei  presupposti  tecnici  del  Piano  Nazionale  delle
misure protettive contro le emergenze radiologiche, definiti nel 1995
sulla base di studi svolti dall'ex ANPA (ora  APAT)  e  dall'Istituto
Superiore di Sanita' negli anni precedenti. 
  La rivalutazione e' stata condotta con  riferimento  ad  eventi  di
origine transfrontaliera,  cosi'  come  previsto  dall'art.  121  del
D.L.vo n. 230 del 1995 e successive modifiche, tenuto altresi'  conto
dell'intento espresso dal Dipartimento della Protezione Civile  della
Presidenza del Consiglio dei Ministri di estendere  le  capacita'  di
protezione offerte dal piano attualmente in vigore. 
  Il Piano  Nazionale,  emesso  nel  1997  sulla  base  dei  suddetti
presupposti,  tiene  conto  del  carattere  transfrontraliero   delle
possibili   conseguenze   di   eventi    incidentali    a    centrali
elettronucleari,  drammaticamente   evidenziato   dall'incidente   di
Chernobyl.  Esso  considera,  comunque,  le  diverse  caratteristiche
tecnologiche degli impianti occidentali rispetto a quelli in funzione
negli  anni  '80  nell'ex-Unione  Sovietica.   Tali   caratteristiche
consentono di accreditare, anche  nel  caso  di  scenari  incidentali
particolarmente  degradati  comportanti  la  fusione   del   nocciolo
(denominati incidenti «severi»), una certa capacita' del  sistema  di
contenimento di limitare  il  rilascio  all'ambiente  degli  elementi
radioattivi che si possono liberare dal reattore. 
  Pur potendosi confermare, anche alla luce  delle  valutazioni  piu'
recenti, l'elevato grado di cautela offerto dai presupposti tecnici a
base del piano del 1997, si e' ravvisata comunque  l'opportunita'  di
effettuare una rivalutazione di tali presupposti per tener conto: 
    - dell'evoluzione della tecnologia (ad es.: negli  impianti  sono
state rafforzate le protezioni contro incidenti «severi»), 
    - della disponibilita'  di  studi  aggiornati  sul  comportamento
incidentale degli impianti e sulle possibili conseguenze radiologiche
di eventi severi a grandi distanze, 
    - delle modifiche introdotte in alcuni  impianti,  quali  ad  es.
l'incremento della potenza estratta  dal  reattore  e  l'utilizzo  di
combustibile ad alto bruciamento, 
    - delle posizioni piu' recenti assunte in  ambito  internazionale
in materia di emergenza esterna, in particolare nei paesi  confinanti
ove sono in esercizio impianti nucleari. 
  In  aggiunta  a  cio',  in  tempi  piu'  recenti  e'  emersa  anche
l'esigenza di valutare l'influenza, nella determinazione  delle  basi
tecniche della pianificazione, dei nuovi fattori di rischio associati
alla persistente situazione di crisi internazionale. 
  Per sviluppare le necessarie valutazioni di aggiornamento,  essendo
i presupposti tecnici riferiti ad impianti  in  esercizio  nei  paesi
confinanti, si e' ritenuto necessario  acquisire  informazioni  sugli
approcci adottati presso tali paesi. Ulteriori  elementi  sono  stati
altresi' acquisiti in tema di basi  tecniche  per  la  pianificazione
d'emergenza negli Stati Uniti, anche perche' tale  approccio  risulta
nella sostanza  mutuato  dalla  Slovenia  per  la  definizione  della
pianificazione di emergenza per l'impianto di Krško che,  come  noto,
e' l'impianto tra i piu'  prossimi  ai  confini  nazionali.  Elementi
informativi  sono  stati  infine  raccolti  sull'approccio   adottato
dall'Austria. 
  Il  quadro  internazionale   delineato   attraverso   la   suddetta
ricognizione ha portato a confermare che i  presupposti  tecnici  del
piano nazionale del 1997 risultano in generale in linea con le prassi
oggi adottate  negli  altri  paesi  ove  sono  presenti  impianti  in
esercizio,  ed  offrono  un  buon  grado  di  copertura  rispetto   a
situazioni  incidentali  derivanti  da  guasti  con  probabilita'  di
accadimento molto basse. 
  Tuttavia, in considerazione  dell'intento  del  Dipartimento  della
Protezione Civile di estendere le capacita' di copertura previste dal
piano nazionale, tenuto  altresi'  conto  che  la  pianificazione  di
emergenza rappresenta l'ultimo dei  livelli  previsti  nell'approccio
della difesa in profondita', adottato nella  filosofia  di  sicurezza
delle  installazioni  nucleari  quale  protezione  a   fronte   della
componente residua del rischio,  i  presupposti  tecnici  sono  stati
rivalutati facendo riferimento a situazioni ancor piu'  degradate  di
quelle assunte a base del piano del 1997. 
  Tali situazioni sono state definite in modo tale da  costituire  un
inviluppo  rispetto  a  quelle  utilizzate  a  riferimento   per   le
pianificazioni di emergenza  nei  paesi  che  ospitano  gli  impianti
prossimi  al  confine  nazionale.  In  particolare,   le   situazioni
considerate  sono   rappresentative   di   scenari   di   riferimento
caratterizzati da un processo di danneggiamento del reattore e da una
perdita  della  funzione  di   contenimento.   Rispetto   a   scenari
incidentali di tale natura si e' pero'  considerato  ragionevole  dar
credito ad un'efficacia, quanto meno  parziale,  delle  capacita'  di
mitigazione esistenti sul sito. 
  Si deve inoltre considerare che le difese adottate per gli impianti
operanti in altri paesi non sono comunque note nei dettagli, la  qual
cosa suggerisce di ampliare lo spettro degli scenari di  riferimento.
Detti scenari, sulla base di considerazioni  di  plausibilita'  e  di
probabilita',  verrebbero  presumibilmente   esclusi   per   impianti
analoghi  installati  sul  territorio  nazionale,  per  i  quali,  la
conoscenza  puntuale  delle  relative  caratteristiche  di  sicurezza
sarebbe  in  ogni  caso  garantita  dallo   sviluppo   del   processo
autorizzativo. 
 
  2. PRINCIPALI  ELEMENTI  DEI  PRESUPPOSTI  TECNICI  PER  EVENTI  DI
ORIGINE TRANSFRONTALIERA ASSUNTI A BASE DEL PIANO DEL 1997 
 
  In questo paragrafo  vengono  sintetizzati  i  principali  elementi
contenuti nei presupposti tecnici del piano del  1997,  che  ponevano
l'attenzione  esclusivamente  su  eventi  incidentali  che   traggono
origine all'interno dell'impianto. 
  Tipologie di scenari incidentali 
  Per gli scopi della pianificazione di emergenza nazionale in vigore
si ritenne opportuno utilizzare i risultati degli studi di  sicurezza
e delle analisi di incidente sviluppati  negli  anni  '80  in  ambito
internazionale  ai  fini   della   progettazione   e   dei   processi
autorizzativi  delle  centrali  nucleari,  anche  con  l'adozione  di
metodologie probabilistiche. 
  Nell'ambito  delle  valutazioni  delle  conseguenze  ambientali   e
sanitarie, e quindi della predisposizione delle misure  di  emergenza
necessarie, si ritenne conveniente raggruppare gli scenari risultanti
dagli studi in due classi (A  e  B),  con  conseguenze  crescenti  in
termini di rilascio di radioattivita'  all'ambiente  (rispettivamente
da circa 50 a circa 3000 TBq). Ciascuna classe era rappresentativa di
una  molteplicita'   di   sequenze   incidentali   ipotizzabili.   In
particolare, ai fini della pianificazione, sono stati scelti  scenari
incidentali appartenenti alla classe B, caratterizzati dalla  fusione
generalizzata del  nocciolo  e  dalla  degradazione  dei  sistemi  di
abbattimento e di contenimento delle sostanze radioattive  rilasciate
a seguito dell'incidente; in detti scenari si  tiene  peraltro  conto
degli interventi di recupero ragionevolmente  ipotizzabili  da  parte
del personale d'impianto. 
  Scenari   piu'   gravosi   vennero   esclusi   sulla   base   della
considerazione   che   essi   potevano   ritenersi   conseguenti    a
fenomenologie  dalla  caratterizzazione  fisica   molto   incerta   o
all'assenza di qualsiasi intervento  di  recupero,  indipendentemente
dai tempi di evoluzione della sequenza, assunzione di per  se'  molto
cautelativa. 
  Scenario di riferimento 
  Le basi  tecniche  del  piano  nazionale  del  1997  derivano,  tra
l'altro,  da  un  lavoro  effettuato  in  collaborazione  con  l'AGIP
Nucleare e sono documentate anche in  un  rapporto  emesso  dal  CSNI
dell'OECD/NEA (rif. G), nella parte b (Possible revision of  Accident
Sequences According to the Indications of Recent Source Term Studies:
An Example Prepared by ENEA/DISP). 
  L'approccio  che   fu   sviluppato   si   basava   sulle   seguenti
considerazioni: 
    - le sequenze considerate erano tutte quelle a probabilita'  piu'
bassa di quella della fusione del nocciolo di un fattore pari a  5  x
10 (elevato a)-2 (in altri termini si ipotizzava che  potessero  aver
luogo  ulteriori  degradazioni  successivamente  alla   fusione   del
nocciolo), 
    - per una gran parte  delle  sequenze  incidentali,  i  tempi  di
evoluzione erano tali da poter considerare anche la possibilita'  che
il  personale  operativo  potesse  mettere  in   atto   provvedimenti
mitigativi, a valle della fusione  del  nocciolo,  tali  da  cambiare
l'evoluzione successiva dei rilasci, 
    - sulla base delle evidenze derivanti dall'esperienza  operativa,
in particolare dai risultati delle  ispezioni  periodiche  effettuate
sugli impianti, si  teneva  conto  del  fatto  che  potessero  essere
presenti,  fin  da  prima   dell'innesco   dell'incidente,   aperture
indesiderate nel contenimento, tali da dare luogo  ad  un  incremento
dei rilasci all'esterno. Nell'ipotesi di presenza di  tali  aperture,
si e' cautelativamente supposto che esse non influenzino  l'andamento
delle pressioni ma esclusivamente i rilasci; 
    - l'intervento dei sistemi di  mitigazione  consentiva  di  porre
completamente termine al rilascio. 
  In generale, il risultato finale dello studio svolto sulla base del
suddetto approccio indica che, a  parte  i  gas  nobili,  la  massima
frazione di rilascio dei prodotti di fissione volatili  all'ambiente,
in caso di incidente per reattori di  tipo  PWR,  e'  dell'ordine  di
10(elevato a)-3. 
  In particolare, i risultati si sono tradotti nel  seguente  termine
di sorgente, espresso in frazioni  di  rilascio  dell'inventario  dei
prodotti di un reattore tipo LWR da 1000 MWe, applicato ai fini della
definizione del piano nazionale di emergenza: 
 
  Tabella 1 - Termine di sorgente del piano 1997 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Tali frazioni sono da considerarsi come  valori  inviluppo  e  sono
rilasciate con le modalita' e la tempistica di  seguito  indicate.  A
tre ore dall'innesco dell'incidente cominciano ad  essere  rilasciati
dal nocciolo verso il contenimento i gas nobili  e  gli  aerosol.  Di
conseguenza inizia anche la dispersione nell'ambiente  attraverso  le
aperture del contenimento. 
  La durata dei rilasci al contenimento e' di tre  ore  per  iodio  e
cesio e di  7  ore  per  tutti  gli  altri  radionuclidi.  A  24  ore
dall'innesco dell'incidente non si hanno ulteriori rilasci di aerosol
all'ambiente, mentre solo dopo 10 giorni termina il rilascio  di  gas
nobili. Alle suddette frazioni di rilascio  corrisponde  un'attivita'
rilasciata all'ambiente di circa 3000 TBq. 
  Conseguenze radiologiche 
  Le valutazioni relative agli scenari su descritti,  effettuate  per
distanze variabili da 100 a 400 km  dal  punto  del  rilascio,  hanno
evidenziato che: 
  - nelle prime ore successive al rilascio il  contributo  principale
alla dose, sia efficace che alla tiroide, e' dovuto all'inalazione di
aria contaminata. I radionuclidi che contribuiscono maggiormente alla
dose da inalazione sono alcuni isotopi dello iodio,  del  tellurio  e
del rutenio; 
  - l'andamento della dose equivalente alla tiroide da inalazione per
le tre classi di eta',  in  funzione  della  distanza  dal  punto  di
rilascio, e' del tipo di quello riportato nella figura che segue, 
  - i valori piu' elevati riguardano il  gruppo  di  popolazione  dei
bambini, come evidenziato dalla stessa figura, 
  -  si  deve  tener  conto  degli  intervalli  di  variabilita'  nei
parametri che schematizzano i fenomeni (coefficienti  utilizzati  nei
modelli di diffusione, dati meteorologici etc). 
  Dose equivalente alla  tiroide  da  inalazione  in  funzione  della
distanza 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Le valutazioni dosimetriche hanno evidenziato  che  sul  territorio
nazionale non vengono raggiunti livelli di dose  di  riferimento  per
l'adozione   d'interventi   protettivi,   raccomandati   a    livello
internazionale. E' stata comunque ravvisata la necessita' di  attuare
tempestivamente   il   controllo   delle   condizioni   diffusive   e
radiometriche effettivamente  esistenti  al  momento  dell'emergenza,
anche al fine di un'eventuale adozione  di  provvedimenti  specifici,
quali il riparo  al  chiuso  o  la  iodoprofilassi,  in  presenza  di
particolari condizioni meteorologiche locali. 
  Particolare  importanza  e'  stata  attribuita  anche  alle   stime
previsionali dell'andamento, nel tempo  e  sul  territorio  italiano,
della contaminazione radioattiva e dei conseguenti livelli  di  dose,
elaborate sulla base  sia  delle  informazioni  fornite  dallo  stato
estero in cui l'evento si e' verificato,  riguardanti  l'entita'  del
rilascio, sia dei dati radiometrici e delle  condizioni  diffusive  e
meteorologiche in atto. 
  Per  quanto  concerne  le   azioni   finalizzate   alla   riduzione
dell'irradiazione  interna  conseguente  all'ingestione  di  alimenti
contaminati, i presupposti tecnici a base del piano del 1997 indicano
la necessita' di attivare  una  campagna  di  controllo  radiometrico
della catena alimentare in tutte le aree  interessate  dal  passaggio
della nube, al fine di adottare, sulla base degli esiti delle misure,
gli opportuni  provvedimenti  restrittivi  a  carico  di  determinate
derrate.  I  presupposti  tecnici  indicano  altresi'  l'esigenza  di
aumentare  la  frequenza  delle  misure  effettuate  dalle  reti   di
rilevamento della  radioattivita'  ambientale,  operanti  sull'intero
territorio nazionale, al fine di  conseguire  un  completo  controllo
della situazione generale. 
 
  3. ELEMENTI DI BASE AGGIORNATI 
 
 
  3.1. Generalita' 
  Come  indicato  in  premessa,  oggi  vi  sono  nuovi  elementi  che
suggeriscono l'opportunita'  di  una  rivalutazione  dei  presupposti
tecnici che furono assunti a base del piano in vigore. 
  Uno dei motivi  risiede  nell'opportunita'  di  tener  conto  degli
innumerevoli e sistematici studi che hanno portato negli Stati  Uniti
alla definizione di una specifica guida tecnica (NUREG 1465, RG 1.183
del 2000) per i termini di sorgente da utilizzare nella progettazione
e localizzazione degli impianti.  I  risultati  di  tali  studi  sono
sintetizzati nell'allegato. 
  Bisogna inoltre tener conto del fatto che, negli ultimi anni,  sono
state apportate diverse modifiche  agli  impianti  in  esercizio  che
hanno riguardato: 
    - la messa a punto  di  procedure  di  gestione  degli  incidenti
sempre piu' perfezionate, 
    -  l'installazione  di  nuovi  sistemi  per  fronteggiare  eventi
incidentali di tipo «severo», 
    -  in  taluni  casi,  l'incremento  della  potenza  estratta  dal
reattore (ad esempio nel caso del reattore di Krško in Slovenia), 
    - l'utilizzo di combustibile ad alto bruciamento (piu' arricchito
in nuclidi fissili, scaricato a circa 60000 MWd/tonn),  che  consente
di prolungare i cicli di ricarica. 
  Molte delle innovazioni introdotte sono indirizzate  all'incremento
della sicurezza  degli  impianti,  contribuendo  pertanto  a  ridurre
ulteriormente la probabilita' di accadimento di sequenze  incidentali
di tipo severo che comportano significativi rilasci di radioattivita'
all'ambiente. 
  E'  opportuno  soffermarsi  sulle  ultime   due   modifiche   sopra
descritte, maggiormente indirizzate  ad  un  aumento  dell'efficienza
degli impianti, per verificarne le implicazioni sulle  previsioni  di
rilascio di sostanze radioattive all'ambiente  a  seguito  di  eventi
incidentali. 
  L'incremento della potenza presenta  una  diretta  proporzionalita'
con il termine di sorgente,  ma  rimane  sempre  limitato  a  qualche
percento della potenza iniziale. 
  L'incremento del bruciamento puo' portare,  solo  con  il  nocciolo
all'equilibrio, a limitati incrementi  dell'inventario  di  nocciolo,
principalmente per quanto attiene ai prodotti di attivazione; durante
il periodo di transizione verso l'equilibrio, invece, ci  si  attende
una lieve riduzione [F]. Nel rif. [T] sono riportati i  risultati  di
studi effettuati negli Stati Uniti  sull'argomento.  Detti  risultati
confermano una ridotta variazione  dell'inventario  dei  radionuclidi
contenuti nel nocciolo; piu'  in  particolare,  da  tali  valutazioni
emerge che, all'aumento del bruciamento (al di sopra dei 60 GWd/MTU),
gli inventari  dei  prodotti  di  fissione  a  vita  breve  rimangono
costanti o si riducono, mentre gli  inventari  degli  attinidi,  meno
importanti per gli eventi in esame, tendono ad aumentare (fattore 1,2
- 1,5). L'entita' delle variazioni  e'  comunque  tali  da  rientrare
nelle incertezze dei calcoli  e  da  essere,  spesso,  coperte  dalle
cautele contenute nelle valutazioni quantitative  dell'inventario  di
riferimento. 
  In aggiunta a quanto sopra indicato, in relazione alla  persistente
situazione di crisi internazionale, caratterizzata da un piu' elevato
rischio di azioni terroristiche contro obiettivi sensibili,  si  pone
inoltre l'esigenza di valutare  le  implicazioni  di  tali  possibili
scenari  ai  fini  della  definizione  delle  basi  tecniche  per  le
pianificazioni di emergenza. 
  Al riguardo, per quanto attiene alla  valutazione  delle  possibili
conseguenze radiologiche a lunga distanza di eventi severi a centrali
nucleari oltre frontiera, e' opportuno tener conto dei  risultati  di
alcuni studi effettuati dall'ANPA in  collaborazione  con  l'Istituto
Superiore di Sanita' [N] e, piu' di recente, in APAT [M]. Nell'ambito
di tali studi  sono  state  effettuate  simulazioni  per  stimare  le
possibili conseguenze sul territorio nazionale di scenari incidentali
catastrofici a carico di  impianti  prossimi  ai  confini.  In  dette
simulazioni viene assunta deterministicamente la perdita completa del
sistema di contenimento e la totale assenza di interventi  mitigativi
sull'impianto. Per eventi di questa gravita',  nei  quali  non  viene
appunto  ipotizzata  alcuna  mitigazione,  i   modelli   di   calcolo
utilizzati per la stima della dispersione atmosferica di contaminanti
e delle conseguenze radiologiche indicano che su aree del  territorio
nazionale non  precisabili  a  priori  in  termini  di  posizione  ed
estensione possono verificarsi condizioni tali da richiedere,  quanto
meno, la considerazione di provvedimenti di somministrazione di iodio
stabile e di riparo al chiuso. In particolare, pur nell'ambito  delle
incertezze dei calcoli,  vengono  stimati  valori  di  dose  efficace
individuale che si collocano nell'ordine delle decine di mSv. 
  In scenari di tale gravita', sulla base di dette  valutazioni,  non
si puo' inoltre escludere che,  in  alcune  aree  piu'  limitate,  si
possano  superare  i  livelli  inferiori  dell'intervallo   di   dose
evitabile per il quale la detta normativa suggerisce di  prendere  in
considerazione l'adozione  di  provvedimenti  di  evacuazione.  Viene
comunque ragionevolmente escluso il raggiungimento di valori di  dose
proiettata per cui la normativa nazionale (Allegato  XII  al  D.L.vo.
n.230/1995) ritiene sempre giustificata l'adozione  di  provvedimenti
di intervento. Tuttavia, come tra l'altro emerge  dalla  ricognizione
sulle prassi internazionali  di  seguito  riportata,  valutazioni  di
questo tipo, molto utili a fini conoscitivi, non sono utilizzate  per
scelte di pianificazione aventi a riferimento gli intervalli di  dose
evitabile citati. Al riguardo va considerata  l'opportunita',  tenuta
presente a livello internazionale, di modulare comunque  l'entita'  e
l'estensione  delle  scelte   di   pianificazione   sulla   base   di
considerazioni  di  probabilita'   degli   scenari   incidentali   di
riferimento, pur nel rispetto dei criteri di cautela  che  discendono
dall'applicazione del principio della difesa in profondita'. Inoltre,
l'evacuazione  e'  normalmente   contemplata   nelle   pianificazioni
esclusivamente per aree limitate  e  prossime  agli  impianti  ed  in
condizioni in cui e' possibile avere un elevato grado  di  confidenza
sul reale beneficio dell'intervento, a fronte dei rischi connessi con
lo spostamento di parti di popolazione,  nonche'  sull'andamento  del
rilascio radioattivo e della sua dispersione. 
 
  3.2. Il quadro di riferimento internazionale 
  Nell'ambito  della  rivalutazione  dei  presupposti  tecnici,  come
anticipato  in  premessa,  dovendosi  far   riferimento   ad   eventi
incidentali ipotizzabili presso  installazioni  collocate  nei  paesi
confinanti (i.e. Francia, Svizzera, Slovenia)  e  limitrofi  (ad  es.
Germania),  si  e'  ritenuto  particolarmente   rilevante   acquisire
elementi informativi circa le basi tecniche e le  predisposizioni  di
emergenza  adottate  in  tali  paesi  e  sono   stati   al   riguardo
interpellati gli organismi di controllo dei paesi  stessi.  E'  stato
inoltre ulteriormente approfondito l'approccio adottato  negli  Stati
Uniti, sia in relazione al fatto che esso e' nella  sostanza  mutuato
dalla  Slovenia  per  la  pianificazione  d'emergenza  relativa  alla
centrale di Krško, sia per tener conto dei  mutamenti  occorsi  negli
anni recenti per  quanto  riguarda  la  definizione  dei  termini  di
sorgente e dei  criteri  di  pianificazione.  In  tale  ricognizione,
particolare attenzione  e'  stata  altresi'  rivolta  ad  individuare
eventuali aggiornamenti  delle  basi  tecniche  delle  pianificazioni
d'emergenza introdotti per tener  conto  dell'attuale  situazione  di
crisi internazionale,  caratterizzata  da  un  aumentato  rischio  di
azioni  terroristiche.  Elementi  informativi  sono  stati   altresi'
acquisiti circa l'approccio adottato dall'Austria che, come e'  noto,
non ha impianti sul proprio territorio ma risulta esposta al  rischio
d'incidenti presso le centrali in esercizio nei paesi confinanti. 
  Dal riferimento [G] e' possibile ricavare la posizione sul  termine
di sorgente adottato ai fini della pianificazione  dell'emergenza  in
vari altri  paesi  negli  anni  '90.  Tali  posizioni  non  risultano
significativamente mutate. 
  Nella tabella che segue vengono presentati alcuni dati relativi  ad
impianti posti a distanze inferiori a 200 km dai confini nazionali. 
  Si riporta poi nel  seguito  una  breve  sintesi  delle  principali
informazioni riguardanti le prassi dei paesi confinanti e limitrofi. 
 
  TABELLA 2 - DATI SUGLI IMPIANTI NUCLEARI DI POTENZA ESTERI 
 
  DISTANZA DAI CONFINI ITALIANI INFERIORE AI 200 KM [U] 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Svizzera 
  Gli  scenari  incidentali  di  riferimento   selezionati   per   la
pianificazione d'emergenza sono cosi' raggruppati [B]: 
  A. eventi incidentali senza danneggiamento del nocciolo, 
  B. eventi incidentali con danneggiamento del  nocciolo  e  corretto
funzionamento del contenimento e dei sistemi di filtrazione, 
  C.  eventi  incidentali   con   danneggiamento   del   nocciolo   e
considerando un incorretto funzionamento del contenimento. 
  I termini di sorgente associati ai suddetti scenari sono presentati
nella seguente tabella. 
  Le zone delineate intorno all'impianto ai fini della pianificazione
di emergenza sono cosi' suddivise [B]: 
  zona 1 - area di raggio di circa 3 - 5 chilometri, 
  zona 2 - area di raggio di circa 20 chilometri, 
  zona 3 - resto del Paese. 
 
  Tabella 3 - Termini di sorgente adottati in Svizzera per i  diversi
scenari considerati 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Con riferimento agli eventi di tipo C) viene assunto un termine  di
sorgente, per i radionuclidi guida (Iodio  e  Cesio),  di  1000  TBq,
quindi di ordine di grandezza analogo a quanto assunto negli  attuali
presupposti tecnici del piano di emergenza nazionale. 
  Per la zona 3, quella cioe' di livello  nazionale,  l'Autorita'  di
Controllo ha indicato che «non sono con tutta probabilita'  richieste
misure  di  protezione  civile  durante  il  passaggio  della   nube.
Ciononostante,  qualora  la  tipologia  dell'evento  fosse  tale   da
richiedere l'adozione di  contromisure  a  piu'  ampio  raggio,  esse
verrebbero ordinate, dalle strutture  competenti  dell'organizzazione
di emergenza, senza necessita' di piani preventivi dettagliati». 
  In  Svizzera  non  sono  state  identificate  specifiche  zone  del
territorio d'interesse per la pianificazione di emergenza a fronte di
incidenti transfrontalieri [B]. 
  Dopo l'11 settembre 2001, le autorita' svizzere  hanno  svolto  una
rivalutazione delle esistenti misure di protezione. La  rivalutazione
ha portato a concludere che le centrali svizzere godono di un elevato
livello  di  protezione  contro  eventi  di  caduta  d'aereo   e   di
sabotaggio. Sulla base di  tali  conclusioni  i  piani  di  emergenza
esterni non sono stati aggiornati. 
  Francia 
  I rilasci di prodotti di  fissione  all'atmosfera,  associabili  ad
ipotetici scenari incidentali da considerare  a  riferimento  per  le
pianificazioni di emergenza esterna, sono  divisi  in  tre  categorie
differenti S1, S2, S3, caratterizzate da un diverso comportamento del
sistema di contenimento [Z]: 
  - S1 corrisponde  ad  incidenti  severi  con  rottura  precoce  del
sistema di contenimento (alcune ore). Tali incidenti risultano  pero'
difficilmente rappresentabili  dal  punto  di  vista  fenomenologico,
quindi per essi non e' richiesta una pianificazione a priori, 
  - S2 corrisponde ad incidenti severi con perdita differita  (almeno
un giorno) del contenimento, causata da una sovrapressione interna  o
dalla  presenza  di  un'apertura  esistente  gia'  prima  dell'evento
incidentale. Tuttavia, attraverso l'adozione di  misure  destinate  a
potenziare la resistenza del contenimento, i rilasci  possono  essere
ricondotti a quelli della categoria S3; 
  - S3 corrisponde a rilasci indiretti dal  contenimento,  dovuti  ad
esempio ad una perforazione dello stesso nella parte  bassa,  causata
dal  materiale  fuso  del  nocciolo  dopo  un   giorno   dall'innesco
dell'incidente. Viene quindi assunto che  il  contenimento  trattenga
gran parte dei prodotti di fissione e che  il  suolo  agisca  poi  da
filtro per tutti i contaminanti radioattivi,  ad  eccezione  dei  gas
nobili. 
 
  Tabella 4 - Termini di sorgente adottati in Francia per le  diverse
categorie di incidente 
 
    

       -------------------------------------------------------------
                              Frazioni dell'inventario di nocciolo
       -------------------------------------------------------------
     Gas Nobili       Iodio                      Cesio    Stronzio
                     Organico  non organico
--------------------------------------------------------------------
S1      80             0.6          60             40       5
--------------------------------------------------------------------
S2      75             0.55         2.7           5.5      0.6
--------------------------------------------------------------------
S3      75             0.55         0.31          0.35     0.04
--------------------------------------------------------------------

    
 
  Naturalmente la probabilita' di accadimento decrescente da S3 a S1. 
  Per i piani di emergenza e' assunto  come  presupposto  tecnico  il
termine di sorgente S3. 
  Documenti piu' recenti [H] hanno consentito di meglio  precisare  i
presupposti tecnici attualmente in vigore, che  si  riferiscono  alla
pianificazione  locale.  Non  risulta  che  siano  state  predisposte
pianificazioni nazionali analoghe  a  quella  in  vigore  in  Italia.
Esistono  invece  piani   nazionali   definiti   «secret-classified»,
indirizzati alla difesa da eventi derivanti da azioni terroristiche. 
  L'evento dimensionante  il  Piano  di  Emergenza  locale  e'  cosi'
caratterizzato: 
    - una perdita rilevante di refrigerante primario, 
    - che ha luogo prima della ricarica, 
    - con sistemi di refrigerazione di emergenza  e  spruzzatori  del
contenimento indisponibili, 
    - in presenza di una perdita dal contenitore primario dello  0,3%
(1), 
 
      (1) Anche se non specificato nel rendimento citato trattasi di 
      frazioni  del  volume  libero   del   contenimento   rilasciate
giornalmente 
 
    - senza assunzione della ritenzione dei prodotti di fissione  nel
sistema di refrigerazione primario, 
    -  assumendo  l'utilizzo  dei  filtri  a  sabbia,  in  grado   di
trattenere il 90% dei prodotti di fissione tranne lo  iodio  organico
ed i gas nobili, a partire dalla 24(elevato a)a ora. 
  Il termine di sorgente, espresso  in  frazioni  dell'inventario  di
nocciolo, risulta quindi essere quello corrispondente all'ipotesi  S3
sopra illustrata. 
 
  Tabella 5 - Frazioni di rilascio per la condizione incidentale S3 
 
    

-----------------------------------------------------
Famiglie di              Frazioni dell'inventario di
radionuclidi             nocciolo %
-----------------------------------------------------
Gas nobili               75
-----------------------------------------------------
Alogeni                  0,86
-----------------------------------------------------
Cesio                    0,35
-----------------------------------------------------
Tellurio                 0,35
-----------------------------------------------------
Stronzio                 0,04
-----------------------------------------------------
Rutenio                  0,03
-----------------------------------------------------
Lantanidi                0,005
-----------------------------------------------------
Attinidi                 0,005
-----------------------------------------------------

    
 
  Ai  fini   della   valutazione   delle   conseguenze   radiologiche
all'esterno viene ipotizzato il rilascio al suolo con  velocita'  del
vento di 5 m/s, in condizioni di diffusione normali,  senza  pioggia.
Non si tiene inoltre conto delle eventuali contromisure adottate  per
la protezione della popolazione (riparo al chiuso, evacuazione). 
  La pianificazione d'emergenza riguarda le misure che devono  essere
prese nelle prime 24 ore; piu'  in  particolare,  sono  distinte  due
fasi: una pronta (relativa alle prime sei ore)  ed  un'altra  per  la
quale e' richiesto un certo livello di  analisi  e  concertazione  da
parte dei soggetti preposti. Le aree interessate  dalle  contromisure
sono  costituite  da  zone  circolari   nell'intorno   dell'impianto,
caratterizzate dai raggi e dalle misure protettive che seguono: 
    - riparo al chiuso (applicato alla fase pronta): 2 km 
    - riparo al chiuso (ove necessario nella fase successiva): 10 km 
    - evacuazione (prevista solo nella seconda fase): 5 km 
    - predistribuzione dello iodio: 10 km. 
  La comunicazione in riferimento [H] chiarisce,  inoltre,  che  dopo
gli eventi terroristici dell'undici settembre 2001 sono stati avviati
studi, in particolare finalizzati a valutare  le  conseguenze  di  un
evento di caduta d'aereo, classificati come segreto di Stato.  Questi
studi non  condurranno  tuttavia  ad  una  variazione  dei  piani  di
emergenza esterna degli impianti  nucleari,  poiche'  essi  non  sono
indirizzati alla gestione delle possibili  conseguenze  derivanti  da
eventi di tale natura. 
  Esistono, come gia' accennato, piani dedicati  alla  protezione  da
attacchi terroristici (Vi sono  piani  indirizzati  alla  prevenzione
(Vigipirate), altri indirizzati alla  mitigazione  delle  conseguenze
radiologiche (Piratom) di attacchi terroristici), che  sono  tuttavia
classificati. I diversi piani, indirizzati a rischi differenti,  sono
predisposti  per  poter  essere  usati  contemporaneamente  da   piu'
autorita'. 
  Stati Uniti 
  Negli Stati Uniti la pianificazione di emergenza  esterna  si  pone
l'obiettivo di predisporre una serie  d'interventi  la  cui  adozione
permetta di limitare l'esposizione alle radiazioni della  popolazione
a fronte di un ampio  spettro  di  eventi  incidentali,  che  possono
originare dosi superiori  ai  livelli  d'intervento  stabiliti  dalle
linee guida dell'Environmental Protection Agency - EPA (10  mSv  dose
efficace, 50 mSv dose alla tiroide). 
  Per  la  definizione  delle  basi  tecniche   della   panificazione
l'approccio non si basa  sulla  selezione  di  una  singola  sequenza
incidentale ma sulla definizione di  parametri  inviluppo,  derivanti
dallo studio delle possibili conseguenze e delle caratteristiche  del
rilascio all'ambiente per un ampio spettro di  sequenze  incidentali,
indipendentemente dal livello di probabilita' [Q]. 
  Tale approccio ha portato alla individuazione di due  aree  intorno
agli impianti, definite Emergency Planning Zones (EPZ), la  prima  di
raggio pari a 10 miglia, la seconda di raggio pari a 50 miglia, nelle
quali procedere alla pianificazione di interventi urgenti finalizzati
al controllo delle dosi associate rispettivamente al passaggio  della
nube radioattiva rilasciata  (irraggiamento  ed  inalazione)  o  alla
possibile ingestione di alimenti contaminati. 
  Va  notato  che  i   criteri   alla   base   della   determinazione
dell'estensione delle zone all'interno  delle  quali  pianificare  le
contromisure  di  emergenza  sono  determinati  anche  alla  luce  di
considerazioni  relative  alla  probabilita'  di  accadimento   degli
scenari incidentali ed alle relative conseguenze. La distanza  di  10
miglia per la prima zona d'emergenza risulta essere quella  oltre  la
quale non si prevede di eccedere i livelli delle  Protective  Actions
Guidelines (PAGs) dell'EPA per  incidenti  base  di  progetto  e  per
incidenti di fusione nocciolo meno  gravosi  (sostanzialmente  quelli
per i quali si da' credito alla funzione di  contenimento).  Essa  e'
altresi' quella oltre la quale,  nel  caso  d'incidenti  severi  piu'
gravi (quelli ad esempio meno probabili  per  i  quali  si  considera
un'eventuale indisponibilita' della  funzione  di  contenimento),  e'
possibile ottenere una drastica riduzione di effetti  deterministici,
mediante  l'adozione   di   contromisure   urgenti   di   evacuazione
all'interno della zona stessa. 
  Tale  approccio  consente  di  sviluppare  una  pianificazione   di
dettaglio per le due zone  di  emergenza,  che  costituisce  comunque
strumenti utili per adottare eventuali contromisure anche al  di  la'
delle zone stesse, nel caso di eventi particolarmente gravi. 
  In sintesi, si puo' affermare che l'approccio adottato negli  Stati
Uniti prevede  la  considerazione  di  un  ampio  spettro  di  eventi
incidentali,  modulata  comunque   sulla   base   di   considerazioni
probabilistiche.   In   altri   termini,    situazioni    incidentali
particolarmente gravose (ad esempio incidenti di fusione del nocciolo
e fallimento del sistema di contenimento)  vengono  considerate,  ma,
alla luce delle loro bassa probabilita' di accadimento,  contromisure
urgenti  (ad  es.  evacuazione)   vengono   definite   in   sede   di
pianificazione, entro il raggio delle 10 miglia intorno all'impianto,
essenzialmente con l'obiettivo di minimizzare per tali eventi effetti
acuti sulla popolazione. 
  Questo approccio, definito nell'ambito del riferimento [K] per  gli
impianti nucleari in esercizio, ha trovato  successivamente  conferma
anche in successive posizioni dell' Ente  di  Controllo  degli  Stati
Uniti  (Nuclear  Regulatory  Commission  -  NRC),  relativamente   ad
impianti di nuova generazione [S]. 
  Si ritiene inoltre d'interesse citare  alcune  pubbliche  posizioni
della stessa NRC in relazione alla difesa degli  impianti  a  seguito
degli eventi del 11 settembre 2001  [D].  Le  azioni  richieste  agli
esercenti dall'NRC, a valle  degli  attentati,  hanno  riguardato  in
particolare il rafforzamento delle misure di protezione fisica. 
  Sul piano della preparazione per l'emergenza sono  stati  richiesti
agli esercenti provvedimenti intesi essenzialmente  a  migliorare  la
capacita' di risposta in caso di esplosioni o incendi.  Recentemente,
con un bollettino emesso nel  Luglio  2005,  l'NRC  ha  espressamente
richiesto agli esercenti informazioni sulle modalita'  con  le  quali
eventi di origine dolosa sono stati  inseriti  tra  le  categorie  di
emergenze previste dalla pianificazione interna. 
  L'NRC non ritiene  probabile  che  attacchi  terroristici,  incluso
l'attacco aereo, possano dar luogo a  rilasci  all'ambiente  tali  da
produrre effetti  importanti  sulla  salute  della  popolazione  -  e
comunque superiori rispetto a quelli gia' assunti a riferimento per i
piani  di  emergenza  in   atto   -   sulla   base   delle   seguenti
caratteristiche intrinseche degli impianti: 
    - essi sono tra le strutture industriali piu' robuste,  in  grado
di resistere  anche  ad  eventi  estremi  quali  uragani,  tornado  e
terremoti; 
    - hanno sistemi  di  sicurezza  ridondanti  e  sono  eserciti  da
personale ben addestrato; 
    - sono dotati di barriere multiple per proteggere il  reattore  e
per prevenire o minimizzare i rilasci all'esterno: 
    - sono predisposte strategie di mitigazione e  misure  specifiche
atte a ridurre la probabilita' di danno al nocciolo del  reattore  ed
il conseguente rilascio di radioattivita' all'ambiente esterno; 
    - e' da ritenersi improbabile che  si  verifichino  significativi
rilasci di radioattivita' a seguito di un attacco  terroristico  alle
piscine di combustibile. 
  Sulla base delle valutazioni di sicurezza e  di  protezione  fisica
condotte, l'NRC non  ha  pertanto  ritenuto  di  modificare  le  basi
tecniche delle attuali pianificazioni d'emergenza. 
  Slovenia 
  Dal  riferimento  [I]  e'  stato  possibile  chiarire  come   nella
Repubblica Slovena vi siano Piani di emergenza  Locali,  Regionali  e
Nazionali, questi ultimi indirizzati anche a far fronte ad  incidenti
che si originano nei paesi confinanti. 
  I presupposti tecnici dei diversi piani  non  fanno  riferimento  a
singole  sequenze  incidentali,  ma  a   cosiddette   «categorie   di
emergenza» che raggruppano diverse sequenze. La piu' gravosa di dette
categorie considera diversi possibili livelli di  danneggiamento  del
combustibile e del contenimento,  assumendo  nel  caso  peggiore  che
abbia luogo la fusione del nocciolo ed il fallimento  della  funzione
di contenimento. 
  Per  tale   scenario   estremo   la   pianificazione   prevede   la
predisposizione di mezzi per attuare  una  evacuazione  fino  ad  una
distanza di 10 km. Detto provvedimento non  e'  tuttavia  dettato  da
specifiche ipotesi di rilascio all'ambiente e da stime puntuali delle
relative  conseguenze,  ma  piuttosto  deriva  da  una  trasposizione
dell'approccio americano che, come  detto,  richiede  di  individuare
deterministicamente un'area di evacuazione che si estende fino  a  10
miglia. L'obiettivo  primario  e'  quello  di  prevenire  entro  tale
distanza l'insorgenza di eventuali effetti deterministici  a  seguito
delle sequenze incidentali piu' gravose. 
  I risultati dello studio probabilistico di sicurezza di  livello  2
indicano comunque che l'insieme delle sequenze che possono dar  luogo
a significativi rilasci di radioattivita' all'ambiente corrisponde ad
una piccola percentuale del totale  delle  sequenze  incidentali  con
fusione nocciolo (circa il 3%). Da tali studi emerge, ad esempio, che
nel caso di tali sequenze e con  riferimento  ai  radionuclidi  dello
Iodio, possono essere rilasciate (con una probabilita' dell'ordine di
3  x  10(elevato  a)-6  eventi/anno)  frazioni  dell'inventario   del
nocciolo dell'ordine del 30 %. 
  Tali  scenari,  pur  se  non   assunti   a   riferimento   per   la
pianificazione di emergenza in vigore, vengono  tuttavia  considerati
nell'ambito delle attivita' di valutazione a  supporto  del  processo
decisionale  che  vengono  svolte  dall'autorita'  di  sicurezza   in
situazioni di reale emergenza. Nella tabella che segue sono  indicate
le ipotesi di termine di  sorgente  adottate  per  dette  valutazioni
dall'autorita'  di  controllo  slovena.  Tali  ipotesi  sono  mutuate
essenzialmente dal riferimento AIEA [L]. 
 
  Tabella 6 - Condizioni incidentali considerate in Slovenia  per  la
valutazione delle emergenze 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  L'autorita' di controllo slovena ha inoltre  confermato  che,  dopo
l'evento del 11 settembre 2001 la pianificazione di emergenza non  e'
stata aggiornata per prendere in considerazione  scenari  indotti  da
atti terroristici, a fronte dei quali sono state invece rafforzate le
misure di protezione fisica della centrale. 
  Germania 
  In Germania, e' stato  istituito  un  "Integrated  Measurement  and
Information System", con caratteristiche  di  flessibilita'  tali  da
coprire tutte le tipologie di incidenti in impianti nucleari [P]. 
  Detto sistema, con l'ausilio di esperti,  consente  di  stimare  la
probabilita' e l'entita' dei rilasci conseguenti agli incidenti. 
  Grazie alla flessibilita'  del  sistema,  non  si  e'  ritenuto  di
apportare cambiamenti successivamente agli  eventi  terroristici  del
settembre 2001. 
  Risulta infine che gli studi svolti in quel paese [E] hanno portato
alla conclusione che, per le potenze tipiche degli impianti  nucleari
esistenti, non ci si deve  aspettare  che  possano  essere  richiesti
interventi di riparo al chiuso per distanze superiori a 300 km  anche
nel caso estremo di  rilascio  dell'intero  inventario  del  nocciolo
all'ambiente. 
  Le  stesse  valutazioni  concludono  altresi'  che,   per   rilasci
conseguenti a scenari analoghi a quelli  assunti  a  riferimento  nel
presente studio, a distanze superiori a 100 km non  vengono  superati
valori di dose efficace (integrata  in  7  giorni)  pari  a  10  mSv,
riferiti alla popolazione adulta. 
  Austria 
  Da  quanto  riportato  nel   rapporto   austriaco   relativo   alla
Convenzione sulla Sicurezza Nucleare, il piano di emergenza  adottato
in Austria si basa su di un termine di  sorgente  generico  applicato
alle centrali collocate in prossimita' dei confini. Tale  termine  di
sorgente fa riferimento ad un rilascio massimo ipotizzabile. 
  Per quanto concerne le  possibili  conseguenze  radiologiche  e  le
associate contromisure, la pianificazione prevede 5 livelli per tutte
le tipologie di emergenze  radiologiche,  rapportati  alle  possibili
dosi (da 0,5 a 250 mSv); a fronte di ciascuno di detti  livelli  sono
identificate le possibili contromisure. 
  L'evacuazione  non  risulta  comunque  contemplata  tra  le  misure
urgenti oggetto di pianificazione, in quanto non necessaria. Cio'  e'
stato confermato dalle valutazioni condotte da un  gruppo  di  lavoro
misto  Ceco-Austriaco   sulle   possibili   conseguenze   di   eventi
incidentali di tipo "severo" a carico dell'impianto di Temelin (a  50
km dai confini). 
  Sono  comunque  disponibili  presso  le  autorita'  preposte   alla
gestione delle emergenze modelli previsionali,  atti  a  valutare  le
conseguenze di eventi incidentali  che  dovessero  verificarsi  negli
impianti  dei  paesi  limitrofi,  anche  sulla  base   di   dati   ed
informazioni  forniti  dai  paesi  stessi  nell'ambito  di  specifici
accordi. 
  L'Austria  ha  comunque  dichiarato  di  voler  procedere   ad   un
adeguamento della pianificazione sulla base di un termine di sorgente
piu' realistico, che tenga conto  della  probabilita'  degli  eventi,
cosi' come risultante dai moderni studi probabilistici di sicurezza. 
 
  3.3. Considerazioni ai fini  della  rivalutazione  dei  presupposti
tecnici 
  In sintesi, la ricognizione effettuata sugli  approcci  adottati  a
livello internazionale sopra esposta, ed  in  particolare  dai  paesi
confinanti con impianti in esercizio, ha confermato come: 
  - le pianificazioni di emergenza assumano quali  basi  tecniche  di
riferimento scenari incidentali caratterizzati  da  una  fusione  del
nocciolo, con parziale degradazione della funzione di contenimento; 
  - nei casi in cui si prenda a riferimento uno  spettro  di  scenari
incidentali comprendente anche situazioni piu' degradate,  le  misure
protettive urgenti piu'  impegnative  (ad  es.  evacuazione)  vengono
pianificate in zone comunque prossime all'installazione,  sulla  base
di considerazioni probabilistiche; 
  - in tutti  casi  si  prevede  la  predisposizione  di  appropriate
capacita' di  monitoraggio  e  di  valutazione  del  reale  andamento
dell'evento  incidentale  in  modo  da  tarare  conseguentemente  gli
effettivi interventi protettivi da attuare. 
  Nella tabella di seguito e' riportato un quadro delle  frazioni  di
rilascio assunte nelle pianificazioni esterne dei paesi confinanti, a
confronto con quanto assunto per il  piano  nazionale  in  vigore  in
Italia. 
 
  Tabella 7 - Confronto tra i termini di sorgente utilizzati i  paesi
limitrofi e quello alla base del piano nazionale 1997 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Dalla tabella si puo' notare che il termine di sorgente assunto nel
piano nazionale in vigore risulta inferiore esclusivamente  a  quello
assunto in Francia, di circa un fattore 10 per gas nobili, alogeni  e
metalli alcalini. 
  La differenza evidenziata non risulta comunque determinante ai fini
della scelta delle contromisure da prevedere a lunga distanza in sede
di  pianificazione,  come  sara'  evidenziato  dai  risultati   delle
valutazioni condotte per  l'aggiornamento  dei  presupposti  tecnici,
oggetto del presente documento. 
  Dalla ricognizione e' altresi' emerso che in relazione  alla  crisi
internazionale in  atto,  caratterizzata  dall'aumentato  rischio  di
possibili azioni terroristiche contro gli impianti,  in  generale  le
azioni  adottate  sono  state  indirizzate  a  rafforzare  le  misure
preventive  di  protezione  fisica,  potenziando   eventualmente   le
capacita' di risposta all'emergenza di sito, senza pero' rivedere  le
basi tecniche per le pianificazioni di emergenza esterna. 
  Le valutazioni condotte nell'ambito dei piani di difesa civile sono
state dichiarate a carattere riservato ed esulano dagli obiettivi  di
questa rivalutazione dei presupposti tecnici. 
  In relazione ad  eventi  d'area  particolarmente  gravosi,  indotti
dall'esterno - ad esempio la caduta intenzionale di un aereo civile -
diversificate appaiono allo stato  le  motivazioni  che  nei  diversi
paesi hanno portato ad escludere la necessita' di rivalutare a fronte
di tali eventi le basi  tecniche  delle  panificazioni  di  emergenza
esterna.  Al  riguardo  le   motivazioni   addotte   si   riferiscono
principalmente al rafforzamento delle  misure  di  prevenzione,  alla
bassa   probabilita'   dell'evento,   connessa   con   la   difficile
manovrabilita' del velivolo e, piu'  in  generale,  al  rafforzamento
delle misure di controllo sul traffico aereo, nonche' con la  elevata
resistenza delle strutture di una centrale nucleare. Restano peraltro
in corso (ad esempio negli  Stati  Uniti  ed  in  Francia)  studi  ed
approfondimenti per la valutazione  dei  possibili  effetti  di  tali
eventi. 
  Un aspetto importante che, comunque, in generale viene  evidenziato
riguarda  la  disponibilita'  presso  le  installazioni  di   elevate
capacita' di mitigazione (sistemi  ridondanti  e  separati,  barriere
multiple, procedure di emergenza); tale  disponibilita'  rende  molto
improbabile  che  eventi  indotti  dall'esterno  possano  determinare
danneggiamenti estesi del nocciolo del reattore, e  pertanto  indurre
eventi piu' gravosi  di  quelli  attualmente  assunti  a  base  delle
pianificazioni d'emergenza. 
  Il  quadro  internazionale  delineato  porta  a  confermare  che  i
presupposti tecnici  del  piano  nazionale  in  vigore  risultano  in
generale in linea con le prassi oggi adottate negli altri  paesi  ove
sono presenti impianti in esercizio, ed  offrono  un  buon  grado  di
copertura rispetto a situazioni incidentali derivanti da  guasti  con
probabilita' di accadimento molto basse. 
  Tuttavia, tenuto conto del fatto che la pianificazione di emergenza
rappresenta l'ultimo dei livelli previsti nell'approccio della difesa
in  profondita',  adottato  nella  filosofia   di   sicurezza   delle
installazioni nucleari quale protezione  a  fronte  della  componente
residua del rischio,  in  considerazione  altresi'  dell'intento  del
Dipartimento della protezione civile di  estendere  le  capacita'  di
copertura previste dal piano nazionale, si ritiene ad oggi  opportuno
effettuare  una  rivalutazione  dei  presupposti   tecnici,   facendo
riferimento a situazioni inviluppo rispetto a quelle  utilizzate  nei
paesi che ospitano gli impianti prossimi al confine  nazionale.  Tale
rivalutazione   dovrebbe   inviluppare   efficacemente   scenari   di
riferimento caratterizzati  da  un  processo  di  danneggiamento  del
reattore e da una perdita della funzione di contenimento. Rispetto  a
tali scenari  incidentali  e'  pero'  da  ritenersi  ragionevole  dar
credito ad un'efficacia, quanto meno  parziale,  delle  capacita'  di
mitigazione esistenti sul sito. 
  In sintesi, sulla base delle  suddette  considerazioni  si  ritiene
quindi di dover assumere un termine di sorgente  avente  le  seguenti
caratteristiche: 
  - inviluppi i termini di sorgente  assunti  per  le  pianificazioni
d'emergenza nei paesi  confinanti  con  impianti  nucleari  nel  loro
territorio,  -  sia   rappresentativo   di   situazioni   incidentali
originatisi nell'impianto, di massima gravita', comportanti la totale
fusione del nocciolo, nel corso delle quali si  puo'  realisticamente
contare  sulla  disponibilita',  almeno  parziale,  dei  sistemi   di
abbattimento e di contenimento dei rilasci, 
  -   sia   rappresentativo   di   situazioni   incidentali   indotte
dall'esterno, tali da determinare un danneggiamento  del  sistema  di
contenimento, rispetto alle  quali  peraltro  si  possa  dar  credito
all'attuazione  di  interventi  mitigativi   di   tipo   sintomatico,
finalizzati a contenere il danneggiamento delle barriere del reattore
deputate a limitare i rilasci di  radioattivita'  all'ambiente  (es.:
iniezione e spruzzamento di acqua, estinzione incendi); anche  se  le
sequenze di tal tipo e gli associati interventi mitigativi  non  sono
individuabili in maniera sistematica per i fattori  d'incertezza  che
ne  caratterizzano  l'evoluzione,  la  suddetta   assunzione   appare
ragionevole,  data  la  disponibilita'  sugli  impianti  di  numerosi
sistemi  mitigativi,  la  disponibilita'  di  procedure  che  coprono
spettri di  situazioni  estremamente  ampi  nonche'  la  preparazione
richiesta al personale. 
 
  3.4. Termine di sorgente e scenari incidentali 
  Piu' in particolare, il nuovo  termine  di  sorgente,  espresso  in
termini  di  frazioni  d'inventario  rilasciate  all'ambiente,  viene
costruito sulla base degli elementi contenuti nella seguente tabella,
nella quale sono considerati i seguenti scenari: 
  a. Evento di totale fusione del nocciolo, perforazione del vessel e
sistema di contenimento parzialmente degradato (si assume un tasso di
perdita dal contenimento pari a tre volte quello di progetto); questo
evento viene  considerato  l'inviluppo  degli  scenari  di  incidente
severo,  che  possono  originarsi  all'interno   dell'impianto,   con
parziale degradazione della funzione di contenimento ed  abbattimento
dei prodotti di fissione; 
  b. Evento di perdita del sistema di  contenimento  e  di  danno  al
nocciolo del reattore fino al rilascio  di  tutto  il  contenuto  dei
prodotti di  fissione  che  si  raccolgono  nell'intercapedine  delle
guaine  degli  elementi  di  combustibile  («gap»);   questo   evento
presuppone che in presenza di un  cedimento  del  contenimento  e  di
danni ulteriori a carico degli altri sistemi d'impianto, il personale
riesca ad intraprendere, con successo, azioni intese ad arrestare  il
processo di fusione  del  nocciolo  nella  fase  di  surriscaldamento
generalizzato; 
  c. Evento di perdita del sistema di  contenimento,  totale  fusione
del nocciolo, perforazione  del  vessel,  parziale  abbattimento  dei
rilasci (Si adotta  un  fattore  moltiplicativo  1  per  ottenere  il
rilascio dei gas nobili, che pertanto si  assume  vengano  totalmente
trasferiti  all'atmosfera,   un   fattore   0,1   per   tener   conto
dell'abbattimento   degli   altri   isotopi   prima   del    rilascio
all'atmosfera); questo evento e' rappresentativo di quella classe  di
eventi in cui  si  assume  che  il  contenimento  sia  distrutto,  il
processo di fusione del reattore abbia luogo in  modo  inarrestabile,
ma il personale di impianto  riesca  a  mettere  in  atto  azioni  di
abbattimento dei rilasci (es.: allagamento della cavita' e/o continuo
spruzzamento di acqua nel contenitore danneggiato). 
  Va evidenziato che, con l'adozione di un  termine  di  sorgente  di
tale  entita',  le  basi  tecniche  della  pianificazione   nazionale
verrebbero ad assumere a riferimento  un  evento  classificato  nella
classe 7 della scala INES dell' AIEA. 
  Data la  tipologia  degli  impianti  presenti  in  prossimita'  del
confine nazionale, ed in analogia a quanto  assunto  nei  Presupposti
Tecnici del Piano Nazionale del 1995, si e' considerato  un  impianto
di tipo ad acqua in pressione. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Le suddette frazioni, applicate  ad  un  impianto  tipo  PWR  della
potenza di 1000 Mwe portano a rilasci all'ambiente, espressi in  TBq,
i cui ordini di grandezza sono riportati nella seguente tabella,  per
alcuni radionuclidi 
  Tabella 9 - Applicazione delle frazioni di rilascio inviluppo ad un
impianto PWR di 1000 MWe 
 
    

------------------------------------------
Isotopi            Rilasci (TBq)
------------------------------------------
Kr 85 m            10(elevato a)6
Kr 85              10(elevato a)4
Sr 89              5x10(elevato a)4
Sr-90              10(elevato a)3
Te 132             10(elevato a)5
I 131              10(elevato a)5
Xe 133             5 x 10(elevato a)6
Xe 135             10(elevato a)6
Xe 138             5 x 10(elevato a)6
Cs 134 - 137       5 x 10(elevato a)4
Ce 144             10(elevato a)3

    
 
  In analogia con le ipotesi dei presupposti tecnici assunti  a  base
del piano in vigore, si considera un rilascio al suolo  della  durata
di qualche ora. 
 
  3.5. Stima delle conseguenze radiologiche 
  Assumendo  il  termine  di  sorgente  sopra  definito  sono   state
effettuate alcune  simulazioni  sulla  dispersione  in  atmosfera,  a
grandi distanze, dei radionuclidi rilasciati, prendendo a riferimento
due impianti particolarmente prossimi  ai  confini  nazionali:  Krško
(Slovenia) e di St Alban (Francia). La scelta di queste due  centrali
ai fini delle stime condotte in questo studio  deriva  esclusivamente
dalla loro posizione in termini di maggior  vicinanza  al  territorio
italiano, di caratteristiche orografiche del  territorio  interposto,
di direzione dei venti dominanti etc. rispetto ad altre installazioni
e non implica alcuna  valutazione  di  merito  sul  loro  livello  di
sicurezza. 
  Per le simulazioni e' stato utilizzato il codice Apollo del sistema
ARIES (Accidental Release Impact Evaluation System), che  rappresenta
il sistema di calcolo adottato a livello nazionale per la valutazione
della dispersione atmosferica a lunga distanza di inquinanti  stabili
o con decadimento rilasciati da sorgenti puntiformi.  Il  sistema  e'
operativo presso il Centro di Emergenza  dell'APAT.  ARIES  e'  stato
utilizzato  ipotizzando  condizioni  meteorologiche   particolarmente
sfavorevoli,  individuate  sulla   base   di   effettive   situazioni
atmosferiche verificatesi nell'arco di qualche anno. 
  In  particolare,  i  parametri   di   rilascio   utilizzati   nelle
simulazioni sono stati cosi' caratterizzati: 
  Forma fisica: si distinguono diverse  classi  di  radionuclidi,  in
funzione del relativo comportamento: 
    - Gas nobili 
    - Alogeni 
    - Metalli Alcalini 
    - Gruppo del Tellurio 
    - Bario e Stronzio 
    - Metalli Nobili 
    - Gruppo del Cerio 
    - Lantanidi 
  Forma chimica: le forme chimiche considerate negli studi sono molto
varie e ripercorrono gli scenari piu' probabili. 
  Entita' del rilascio: il  rilascio  all'ambiente  e'  rappresentato
dalla frazione di inventario dei radionuclidi contenuti nel  nocciolo
allo spegnimento del reattore. Sono stati assunti i seguenti valori. 
  Tabella 10 - Frazioni di rilascio per  i  gruppi  di  radionuclidi,
utilizzate nelle valutazioni 
 
    

--------------------------------------------
Isotopi                 Frazioni di rilascio
--------------------------------------------
Gas nobili              1
Alogeni                 0,075
Metalli Alcalini        0,075
Gruppo del Tellurio     0,0305
Bario e Stronzio        0,012
Metalli Nobili          0,0005
Gruppo del Cerio        0,00055
Lantanidi               0,00052

    
 
  Dette simulazioni sono state effettuate ipotizzando il rilascio dei
seguenti radionuclidi, individuati come piu' rilevanti ai fini  della
valutazione delle dosi  sulla  base  degli  inventari  pesati  con  i
fattori di dose relativi ai gruppi piu' esposti della popolazione: 
    - Iodio 131 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)17 Bq) 
    - Stronzio 90 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)15 Bq), 
    - Cesio 134 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)16 Bq), 
    - Tellurio 132 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)17 Bq), Cerio  144
( (quasi uguale a) 10(elevato a)15 Bq). 
  Altezza del rilascio: rilascio al suolo 
  L'energia associata al rilascio si considera relativamente  modesta
e tale da  non  influenzare  le  concentrazioni  al  suolo  dei  vari
radionuclidi rispetto al rilascio a quota campagna. 
  Tempo di rilascio: due ore. 
  Al fine di dare un'immagine visiva degli andamenti risultanti dalle
simulazioni 
  effettuate con il codice ARIES, nelle Figg. 1 e 2 vengono mostrate,
a scopo esemplificativo, le distribuzioni territoriali delle dosi  da
inalazione per il gruppo di popolazione dei bambini, riferite  per  i
due casi allo Iodio 131. 
  I risultati ottenuti sono  riportati  in  maggior  dettaglio  nelle
Tabelle 11 e 12 che seguono. 
  In particolare: 
    - i valori di dose sono riferiti  all'esposizione  da  inalazione
nelle 48 h successive all'evento,  in  quanto  i  calcoli  effettuati
hanno mostrato che il contributo alla dose di tale via di esposizione
risulta preponderante. Il contributo  delle  vie  di  esposizione  da
irraggiamento nube e da irraggiamento dal suolo e' evidenziato, per i
due casi assunti a riferimento, nelle tabelle 13 e 14. 
    - calcoli effettuati per tempi piu' lunghi (5 giorni,  7  giorni)
non  hanno  mostrato  incrementi  significativi  rispetto  alle  dosi
valutate per 48 h. 
    - i radionuclidi che contribuiscono maggiormente alla  dose  sono
lo I 131 e, per un fattore 10 piu' basso, il Tellurio 132,  mentre  i
contributi degli altri radionuclidi risultano trascurabili. 
    - i valori di deposizione al suolo, fino a 10(elevato a)6  Bq/mq,
sono  tali  da  non  far  prevedere  nelle  prime  48  h   contributi
significativi alla dose dall' irraggiamento  diretto  dal  suolo.  Le
dosi da irraggiamento  dal  suolo  sono,  naturalmente,  destinate  a
crescere successivamente alle 48 h, ma non risultano essere  tali  da
poter variare l'ordine di grandezza delle  dosi  efficaci;  cio'  pur
assumendo che la deposizione rimanga  invariata  e  che  i  tempi  di
esposizione siano dell'ordine del mese. La deposizione  al  suolo  e'
certamente degna di attenzione ai fini dei controlli radiometrici  di
medio - lungo termine da  effettuarsi  sulle  matrici  alimentari  ed
ambientali. 
    - L'andamento temporale della  dispersione  atmosferica  e  delle
conseguenze radiologiche associate  dipende  dalle  reali  condizioni
atmosferiche e dalle modalita' di rilascio. A  titolo  indicativo  si
riportano nelle figure 3 e 4, gli andamenti  stimati,  per  lo  Iodio
131, per i casi assunti a riferimento per il presente studio. 
  Esempi di risultati ottenuti dalle simulazioni con il codice  ARIES
effettuate applicando il termine di sorgente  inviluppo  all'impianto
di Krško (Slovenia). 
 
  Fig.1a Andamento delle dosi efficaci da inalazione  di  Iodio  131,
per il gruppo di popolazione dei bambini, a 48  ore  dall'inizio  del
rilascio 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Fig.1b Andamento delle dosi equivalenti alla tiroide da  inalazione
di Iodio 131, per il gruppo di popolazione  dei  bambini,  a  48  ore
dall'inizio del rilascio 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Esempi di risultati ottenuti dalle simulazioni  effettuate  con  il
codice ARIES applicando il termine di sorgente inviluppo all'impianto
di S. Alban (Francia). 
  Fig. 2a Andamento delle dosi efficaci da inalazione di  Iodio  131,
per il gruppo di popolazione dei bambini, a 48  ore  dall'inizio  del
rilascio. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Fig. 2b Andamento delle dosi equivalenti alla tiroide da inalazione
di Iodio 131, per il gruppo di popolazione  dei  bambini,  a  48  ore
dall'inizio del rilascio 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Fig. 3a 
  Andamento della concentrazione integrata in aria di  Iodio  131  in
funzione del tempo. 
  Analisi effettuate con il termine di sorgente  inviluppo  applicato
alla Centrale di S. Alban - Valori massimi stimati per il  territorio
italiano. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Figura 3b 
  Andamento della concentrazione integrata in aria di  Iodio  131  in
funzione del tempo. 
  Analisi effettuate con il termine di sorgente  inviluppo  applicato
alla Centrale di Krško - Valori massimi  stimati  per  il  territorio
italiano. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Figura 4a 
  Andamento  temporale  della  dose  equivalente  alla  tiroide,   da
inalazione di Iodio 131, per il gruppo di popolazione dei bambini. 
  Analisi effettuate con il termine di sorgente  inviluppo  applicato
alla Centrale di S. Alban - Valori massimi stimati per il  territorio
italiano 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Figura 4b 
  Andamento  temporale  della  dose  equivalente  alla  tiroide,   da
inalazione di Iodio 131, per il gruppo di popolazione dei bambini. 
  Analisi effettuate con il termine di sorgente  inviluppo  applicato
alla Centrale di Krško - Valori massimi  stimati  per  il  territorio
italiano 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
Tab. 11 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
Tab. 12 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
      Dalle tabelle 11 e 12 emerge che le dosi derivanti dallo  Iodio
sono significativamente superiori a quelle degli altri  radionuclidi.
I  valori  di  deposizione  al   suolo,   se   confrontati   con   le
contaminazioni  superficiali   che   possono   dar   luogo   a   dosi
significative (ved ad es. Manuale Operativo CEVaD), evidenziano  come
non ci si debbano aspettare contributi dominanti alla dose da  questa
fonte di esposizione. 
 
  Tabella  13  -  Analisi  effettuate  con  il  termine  di  sorgente
inviluppo applicato alla Centrale di St. Alban - Contributi alla dose
efficace dalle diverse vie di esposizione 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Tabella  14  -  Analisi  effettuate  con  il  termine  di  sorgente
inviluppo applicato alla Centrale di Krško  -  Contributi  alla  dose
efficace dalle diverse vie di esposizione 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  In sintesi, tenendo anche presenti i margini  di  variabilita'  che
caratterizzano  le  stime  delle  conseguenze  radiologiche  a  lunga
distanza, per i due casi ipotizzati, applicando cioe' il  termine  di
sorgente inviluppo  alle  centrali  di  St.  Alban  e  di  Krško,  si
evidenziano i seguenti risultati: 
    - i valori massimi delle dosi risultano dello  stesso  ordine  di
grandezza. Nel caso di St. Alban esse investono aree piu' ampie; 
    - su aree delle regioni del Nord e del Centro-nord d'Italia  piu'
prossime all'impianto interessato dall'ipotetico evento  incidentale,
le dosi efficaci da inalazione risultano pari ad alcune unita' di mSv
e la dose equivalente alla tiroide ad alcune decine di mSv; 
    - la deposizione al suolo di radionuclidi,  che  in  taluni  casi
raggiunge valori di 10(elevato  a)6  Bq/m(elevato  a)2,  e'  tale  da
richiedere il controllo  radiometrico  delle  matrici  ambientali  ed
alimentari su estese superfici del territorio nazionale,  finalizzato
a fornire le necessarie basi  tecniche  per  eventuali  decisioni  in
merito all'adozione di misure restrittive sugli alimenti. 
  I risultati delle stime  di  dose  effettuate  fanno  ritenere  che
l'eventuale adozione di misure protettive di riparo al  chiuso  e  di
somministrazione di iodio stabile permetterebbe  di  evitare  qualche
unita' di dose efficace ed alcune decine di mSv di  dose  equivalente
alla tiroide. Tali valori di dose evitabile si collocano nell'intorno
dei valori inferiori dei livelli d'intervento, per i quali l'Allegato
XII al D.L.vo. n. 230/1995 e successive modifiche indica di  prendere
in considerazione l'eventuale adozione delle  succitate  contromisure
di riparo al chiuso e iodioprofilassi. 
 
  RIFERIMENTI 
 
  [A]- HSK- AN- 4626 "Position of the Swiss  Federal  Nuclear  Safety
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2003 
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Nuclear Power Plants" March 1998 
  [C] - Oxford Research Group "The implications of September 11th for
the Nuclear Industry" February 2003 
  [D] US NRC fact sheet "Safety and Security Improvements at  Nuclear
Plants" .... 
  [E] - OECD NEA Radiation Protection ISBN 92-64-02140-X  "Short-term
Countermeasures in Case of a Nuclear or Radiological Emergency" 
  [F] - Tomaž  Nemec,  Andreja  Perši?,  Tomaž  Žagar,  Bojan  Žefran
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International Conference Nuclear Energy for New Europe 2004  Portorož
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  [I] - Comunicazioni ad APAT del  Ministero  per  la  pianificazione
Ambientale e Spaziale della Repubblica Slovena del 16 e del 17  marzo
2005 
  [J] - REPUBLIC OF SLOVENIA - National Report on Fulfilment  of  the
Obligations of the Convention on Nuclear Safety - The first Slovenian
report in accordance with article 5 - Ljubljana, August 1998 
  [K] - US NRC - NUREG 0654 FEMA REP 1 - Criteria for preparation and
evaluation of radiological emergency response plans and  preparedness
in support of NPPs - 1980 
  [L]  -  IAEA  TECDOC  955  -  Generic  assessment  procedures   for
determining actions during reactor accidents. 
  [M] - APAT - Roberto Mezzanotte - Valutazioni e considerazioni  per
la definizione di nuovi presupposti tecnici del  piano  nazionale  di
emergenza relativo ad incidenti nucleari transfrontalieri. 
  [N] - Alonzi, Mancioppi, Rogani - La  modellistica  come  strumento
per la pianificazione - 2002 
  [O] - Comunicazione ad APAT dall'Autorita'  di  controllo  Svizzera
(HSK) del 28 febbraio 2005 con oggetto "Off-site emergency planning" 
  [P]  -  Comunicazione  ad  APAT  del  Federal  Ministry   for   the
Environment, Nature Conservation and Nuclear Safety, Germania, del  5
Luglio 2005 con oggetto "Off-site emergency planning" 
  [Q] - IAEA  -  Safety  Requirements  N.  GS-R-2  "Preparedness  and
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  [R] - US NRC NUREG 0654 - FEMA REP 1 - Rev. 1 Supp 3 "Criteria  for
preparation and evaluation of radiological emergency  response  plans
and preparedness in  support  of  nuclear  power  PlantsCriteria  for
protective actions  recommendations  for  Severe  accidents  -  Draft
revised report for interim use and comment - 1996 
  [S] - US NRC SECY - 97 - 020 "Results of  evaluation  of  emergency
planning for evolutionary and advanced reactors" - 1997 
  [T] - US NRC NUREG/CR-6703 PNNL  13257  "Environmental  Effects  of
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  [U] - IAEA Reference Data Series n. 2 "Nuclear  Power  Reactors  in
the World" - April 2005. 
  [V] - US NRC Bulletin 2005-02: Emergency preparedness and  response
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Control of French PWR's (articolo) by  J.  Brisbois  and  A.  L'Homme
(CEA-IPSN FONTENAY-AUX-ROSES) N. Schektman (EDF/SPT) 
  [AA]- Manuale operativo del CEVaD - Giugno 2005 
  [AB]  -  WHO/SDE/PHE/99.6  -  Guidelines  for  Iodine   Prophylaxis
following Nuclear Accidents - Update 1999 World  Health  Organization
Geneva 1999 
  [AC]   -   Comunicazione   ad   APAT   del    Ministero    Federale
dell'Agricoltura, Foreste, Ambient e gestione delle acque austriaco -
BML FUW-UW.1.1.9/0020-V/7/2006 del 29/6/2006 
 
  ALLEGATO I 
 
  TERMINE DI SORGENTE NEL CONTENIMENTO PRIMARIO 
 
    RISULTATI DEGLI STUDI CONDOTTI NEGLI STATI UNITI 
 
  Negli Stati Uniti sono stati pubblicati documenti che  sintetizzano
i risultati di molti studi (i piu' rilevanti sono elencati al termine
di questo allegato).  Le  conclusioni  riportate  in  tali  documenti
riguardano esclusivamente i rilasci all'interno del contenimento, dal
momento che il passo  successivo  e'  giudicato  troppo  condizionato
dalle specificita' di impianto. 
  Il termine di sorgente, ossia quantita', composizione  e  tempi  di
rilascio dei prodotti di fissione all'ambiente  dipende  innanzitutto
dalla composizione e dall'entita' dei prodotti di  fissione  presenti
nel contenimento  durante  un  incidente.  Esso  dipende  quindi  dal
cosiddetto dall'"in-containment source term". 
  Per determinare tale "source term" si deve conoscere l'entita'  del
rilascio dal circuito primario del reattore  al  contenimento  e  gli
effetti dei meccanismi di abbattimento di radioattivita' ipotizzabili
nel contenimento stesso. 
  Dall'esame sistematico  delle  possibili  sequenze  incidentali  e'
emerso che sono piu' frequenti quelle  con  il  circuito  primario  a
bassa pressione; e' emerso inoltre che una sequenza a bassa pressione
determina, durante la prima fase dell'incidente, un rilascio maggiore
al contenimento. 
  Sulla base di queste considerazioni l'incidente preso a riferimento
per il calcolo del termine di sorgente e'  un  incidente  in  cui  la
fusione del nocciolo interviene  in  condizioni  di  bassa  pressione
cosi' da avere la stima piu' cautelativa relativamente ai rilasci nel
contenimento. 
  I valori dell'"in-containment source  term"  sono  da  considerarsi
conservativi per quanto riguarda il tempo iniziale  del  rilascio  al
contenimento  mentre,  per  il  resto,  essi   sono   valori   tipici
rappresentativi di sequenze con bassa pressione nel circuito primario
nel momento in cui interviene  la  degradazione  del  nocciolo  e  la
rottura del vessel. 
  I rilasci dei prodotti di fissione  dal  nocciolo  al  contenimento
sono legati  alle  diverse  fasi  fenomenologiche  che  si  succedono
durante  l'incidente,  caratterizzate  dal  grado  di   fusione   del
combustibile,   dalla   sua   localizzazione,   dall'integrita'   del
recipiente in pressione,  dalle  interazioni  tra  materiale  fuso  e
calcestruzzo. 
  Sono state cosi' individuate 5 diverse fasi di rilascio. I fenomeni
che le caratterizzano, i tempi di intervento, la durata e  i  rilasci
possono essere cosi' riassunti: 
  Coolant activity phase: 
          inizia con la rottura della tubazione primaria e termina 
          con la rottura della prima barretta. L'attivita' rilasciata 
          nel  contenimento  e'   quella   associata   alla   ridotta
contaminazione del refrigerante primario. 
          Per un PWR in caso di "large LOCA" (rottura a ghigliottina 
          double-ended) la durata di tale fase e' 10-30 sec. mentre 
          per un LOCA di 6 pollici e' di almeno 10 minuti. 
          Per un BWR questa fase e' tipicamente piu' lunga. I tempi 
          dei PWR possono pertanto essere cautelativamente utilizzati
anche per i BWR. 
  Gap activity release: 
          inizia con la rottura della prima barretta e finisce quando 
          la temperatura della massa di combustibile fuso e' tale per 
          cui i prodotti di  fissione  piu'  volatili  cominciano  ad
essere rilasciati dal combustibile stesso. 
          In questa fase si assiste al rilascio nel contenimento di 
          una piccola percentuale dell'inventario totale dei 
          radionuclidi piu'  volatili,  in  particolare  gas  nobili,
iodio e cesio. 
          La durata di questa fase e' di 30 minuti sia per i BWR  che
per i PWR. 
  Early in-vessel release: 
          inizia quando la temperatura nel nocciolo raggiunge valori 
          tali da determinare cambiamenti di geometria e fusione del 
          combustibile e di altri materiali del nocciolo che vanno 
          cosi' a depositarsi nella parte bassa del vessel; essa 
          termina con la rottura del fondo del vessel  che  determina
la caduta di frammenti fusi nella cavita' sottostante. 
          Durante questa fase una quantita' significativa di nuclidi 
          volatili e una piccola parte di nuclidi meno volatili sono 
          rilasciati nel contenimento, la quantita' rilasciata 
          dipende dalla ritenzione dei radionuclidi nel refrigerante 
          primario che, a sua volta, e' funzione del tempo di 
          residenza dei nuclidi nel refrigerante stesso. Una sequenza 
          incidentale a bassa pressione causa una produzione di 
          aerosol che abbandonando il circuito primario raggiunge  il
contenimento. 
          Una durata rappresentativa per questa fase e'  di  1.3  ore
per un PWR e di 1.5 ore per un BWR. 
  Ex-vessel release: 
          inizia quando frammenti di nocciolo fuso fuoriescono dal 
          vessel e termina quando i frammenti sono stati raffreddati 
          al punto tale da non rilasciare quantita' significative  di
prodotti di fissione. 
          Il 90% dei prodotti di fissione (ad eccezione del tellurio 
          e del rutenio) sono rilasciati in 2 ore nei PWR e in 3 ore 
          nei BWR. Il tellurio e il rutenio sono rilasciati in 5 ore 
          nei PWR e in 6 ore nei BWR. I tempi maggiori per i BWR sono
dovuti alla maggior quantita' di zirconio presente. 
  Late in-vessel release: 
          inizia dalla rottura del vessel e  procede  simultaneamente
con la fase di Exvessel release. 
          Durante questa fase alcuni nuclidi volatili che 
          precedentemente si erano depositati nel refrigerante 
          primario, possono  ridivenire  volatili  e  raggiungere  il
contenimento. 
          Una durata rappresentativa di questa fase e' di 10 ore. 
  Le tabelle riportano sia la durata delle 4  fasi  di  rilascio  nel
contenimento (durante la fase di rilascio della "coolant activity" la
radioattivita' rilasciata nel contenimento e' quella associata con la
ridotta contaminazione del refrigerante primario) che la frazione  di
inventario  dei  diversi  prodotti   di   fissione   rilasciata   nel
contenimento. 
  Rilasci nel contenimento per un impianto di tipo BWR* 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  * Frazioni dell'inventario di nocciolo 
  ** Il rilascio dal  gap  e'  pari  al  3%  se  viene  mantenuta  la
refrigerazione nel lungo termine 
  Rilasci nel contenimento per un impianto di tipo PWR* 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  * Frazioni dell'inventario di nocciolo 
  ** Il rilascio dal  gap  e'  pari  al  3%  se  viene  mantenuta  la
refrigerazione nel lungo termine 
  La concentrazione  dei  prodotti  di  fissione  nell'atmosfera  del
contenimento dipende sia dall'entita' dei  rilasci  dal  nocciolo  al
contenimento  che  dagli  effetti  dei  meccanismi  di  rimozione   e
abbattimento di radioattivita' presenti nel contenimento stesso. 
  I  meccanismi  di  rimozione  o  abbattimento  dall'atmosfera   del
contenimento  dei  prodotti  di  fissione  possono  essere  di   tipo
ingegneristico come gli spray, le piscine di soppressione nei BWR,  i
sistemi di  filtraggio,  l'allagamento  della  cavita'  del  reattore
oppure possono essere processi naturali  come  la  deposizione  degli
aerosol. 
  Gli   effetti   di   tali   meccanismi   dipendono   molto    dalle
caratteristiche impiantistiche quindi risulta molto difficile fornire
valori tipici e applicabili in tutte le situazioni. 
  Principali riferimenti 
  1. US NRC Regulatory Guide 1.183 "Alternative  radiological  Source
Terms  for  evaluating  design  basis  accidents  at  nuclear   power
reactors" - July 2000 
  2. Accident Source Term for Light-Water Nuclear Power Plants  ,  L.
Soffer, S.B. Burson,  C.  M.  Ferrell,  R.  Y.  Lee,  J.  N.  Ridgely
NUREG-1465, Feb. 1995 
  3. Severe Accident Risks: An Assessment for Five U.S. Nuclear Power
Plant NUREG-1150, december 1990 
  4.  Estimate   of   Radionuclide   Release   Characteristics   Into
Containment Under Severe  Accident  Conditions  H.  P.  Nourbakhsh  -
NUREG/CR-5747 BNL-NUREG-52289, January 1992 
 
ALLEGATO II 
 
  LIVELLI DI INTERVENTO DELL'ALLEGATO XII AL DECRETO  LEGISLATIVO  n.
230/1995 e successive modifiche 
 
  Tabella A Livelli di intervento  di  emergenza  per  l'adozione  di
misure protettive, espressi in millisievert 
 
    

---------------------------------------------------------------------
TIPO DI INTERVENTO
---------------------------------------------------------------------
Piparci al chiuso            Da alcune unita' ad alcune decine di dose
                              efficace
Somministrazione di iodio    Da alcune decine ad alcune centinaia di
stabile - tiroide            dose equivalente
Evacuazione                  Da alcune decine ad alcune centinaia di
                              dose efficace
       

    
 
  Tabella B - Valori di soglia di dose proiettata in un intervallo di
tempo inferiore a due giorni, espressi in gray. 
 
    



---------------------------------------------------------------------
ORGANO O TESSUTO                 DOSE PROIETTATA (Gy)
---------------------------------------------------------------------
Caro intera (midollo osseo)               1
Polmoni                                   6
Pelle                                     3
Tiroide                                   5
Cristallino                               2
Gonadi                                    3
Feto                                     0,1

    
 
  Dei due riferimenti di dose indicati  in  Tabella  A  per  ciascuna
azione protettiva considerata, il  valore  inferiore  rappresenta  il
livello di dose evitabile al  di  sotto  del  quale  non  si  ritiene
giustificata l'adozione della contromisura, mentre  quello  superiore
rappresenta il livello al di sopra  del  quale  l'introduzione  della
contromisura dovrebbe essere garantita. 
  I valori di soglia della Tabella B sono quelli per i  quali  e'  da
considerare   sempre   giustificata   l'adozione   di   provvedimenti
d'intervento.