(Allegato 4)
 
                             ALLEGATO 4 
 
             INDICAZIONI OPERATIVE PER LA IODOPROFILASSI 
 
  A4 INDICAZIONI OPERATIVE PER LA IODOPROFILASSI 
 
  A4.1 PREMESSA 
  Sulla base dei dati di carattere tecnico-scientifico  tratti  dalla
letteratura,  delle  raccomandazioni   di   numerose   organizzazioni
internazionali  e  delle  informazioni  circa  il  significato,   gli
obiettivi e le modalita'  di  applicazione  della  iodoprofilassi,  i
principali aspetti su cui si ritiene  utile  richiamare  l'attenzione
sono i seguenti: 
    -  Il  rischio  di  induzione  di  carcinoma  tiroideo  da  iodio
radioattivo   e'   fortemente   dipendente   dall'eta'   al   momento
dell'esposizione; piu' precisamente  la  classe  di  eta'  0-18  anni
risulta quella a maggior rischio di effetti dannosi. Tale rischio  si
riduce sensibilmente negli adulti e tende ad annullarsi  oltre  i  40
anni di eta'. 
    - Esiste una maggiore radiosensibilita' della tiroide  in  alcune
condizioni fisiologiche (allattamento e gravidanza) 
    - La iodoprofilassi e' una efficace misura di intervento  per  la
protezione  della  tiroide  al  fine   di   prevenire   gli   effetti
deterministici e di minimizzare gli  effetti  stocastici  nei  gruppi
sensibili della popolazione purche' venga attuata tempestivamente (da
alcune ore fino ad un giorno  prima  dell'esposizione  o  al  massimo
entro le prime 6-8 ore dall'inizio dell'esposizione) 
    - La durata del  blocco  funzionale  tiroideo  dopo  una  singola
somministrazione di iodio stabile e' di circa 24-48 ore. 
    - Il rischio di effetti avversi alla somministrazione di una dose
singola di iodio stabile e' molto piccolo per tutte le classi di eta' 
 
  A4.2 LIVELLI DOSIMETRICI DI INTERVENTO 
  In  linea  con  quanto  raccomandato  nelle  Linee  Guida  per   la
iodoprofilassi dell'OMS si propone di adottare per gli individui fino
a 18 anni, per le donne in gravidanza ed in allattamento  un  livello
di intervento di 10 mSv di dose equivalente evitabile alla tiroide. 
  Per gli adulti (eta' > 18 anni) si propone un livello di intervento
di 100 mSv di dose  equivalente  evitabile  alla  tiroide,  anche  in
questo caso in sostanziale omogeneita'  con  quanto  suggerito  nelle
citate Linee Guida OMS. 
  Il livello inferiore di intervento proposto per gli individui  fino
a 18 anni, per le donne in  gravidanza  ed  in  allattamento  risulta
giustificato sulla base di consolidate evidenze scientifiche circa la
maggiore suscettibilita' di neonati, bambini e  adolescenti  rispetto
agli effetti stocastici radioindotti nella ghiandola tiroide e,  piu'
in generale, sulla base dell'evidenza di  una  netta  dipendenza  del
rischio relativo di induzione  di  carcinoma  tiroideo  dall'eta'  al
momento dell'esposizione alle radiazioni. 
  Gli studi indicano  in  particolare  che  tale  rischio  si  riduce
grandemente oltre i 15-20 anni di eta' e tende ad annullarsi oltre  i
40 anni di eta' all'esposizione. 
  L'opportunita'  di  estendere  la  iodoprofilassi  alle  donne   in
gravidanza deriva  dalla  maggiore  suscettibilita'  della  ghiandola
sottoposta ad intensa stimolazione funzionale specialmente nel  primo
trimestre: la frazione di iodio radioattivo assorbito  dalla  tiroide
in queste condizioni e' pertanto aumentata  rispetto  alla  rimanente
popolazione adulta. Nel  secondo  e  terzo  trimestre  di  gravidanza
occorre inoltre tener conto che la tiroide fetale e' gia' funzionante
e che lo iodio radioattivo puo' attraversare il filtro placentare  ed
essere attivamente captato dalla ghiandola fetale. 
  Anche le donne che allattano  vanno  sottoposte  a  iodoprofilassi,
allo scopo di ridurre la presenza di radioiodio nel latte materno. 
  Sulla base delle piu' attendibili stime  di  rischio  di  carcinoma
tiroideo radioindotto, riportate in letteratura, l'OMS  ha  calcolato
il beneficio relativo in termini di "risparmio" di neoplasie 
  radioindotte alla tiroide derivante dall'applicazione di un livello
di intervento per la iodoprofilassi di 10 mGy  nelle  fasce  di  eta'
piu' giovani, rispetto all'applicazione  del  livello  di  intervento
ottimizzato di 100 mGy, raccomandato da IAEA per tutte le  classi  di
eta'. 
  In particolare, applicando le stime di rischio per i gruppi di eta'
piu' giovani (da 2.3 a 4.4 10(elevato a)-4  /  Gy  per  anno)  ed  il
livello di intervento di 100 mGy, l'incidenza  residua  di  carcinomi
tiroidei tra i piu' esposti sarebbe dell'ordine  di  20-50  casi  per
milione di bambini per anno. 
  Questa stima va confrontata con un background di casi spontanei  di
neoplasie tiroidee infantili stimato in circa 1 caso per  milione  di
bambini per anno. 
  D'altra parte, applicando un livello di  intervento  specifico  per
eta' (0-18 anni) pari a 10 mGy di dose  di  radiazioni  alla  tiroide
l'incidenza residua di carcinomi  tiroidei  tra  i  piu'  esposti  si
ridurrebbe a 2 -5 casi per milione di bambini per anno. 
  Se si fa riferimento al rischio cumulato sull'intera vita (  (quasi
uguale a)  10(elevato  a)-2  /  Gy)  l'incidenza  carcinomi  tiroidei
diminuirebbe da (quasi uguale a) 1 caso/1000 a  (quasi  uguale  a)  1
caso /10000. 
  Si tratta di un beneficio piuttosto  significativo,  a  fronte  del
rischio di effetti  avversi  tiroidei  ed  extratiroidei  conseguenti
all'assunzione  di  iodio  stabile,  che  puo'   essere   considerato
trascurabile:   e'   noto   infatti   dall'esperienza   polacca    di
somministrazione di iodio  stabile  su  larga  scala  su  popolazioni
infantili  che  l'incidenza  di  reazioni  avverse  Favi  conseguenti
all'assunzione di una singola dose di iodio stabile  e'  molto  bassa
(inferiore ad 10(elevato a)-7). 
 
  A4.3. APPLICAZIONE DELLA IODOPROFILASSI IN EMERGENZA 
  Gli scenari elaborati per la rivalutazione dei presupposti  tecnici
del Piano nazionale  delle  misure  protettive  contro  le  emergenze
radiologiche   prendono   a    riferimento    eventi    di    origine
transfrontaliera in due impianti prossimi ai confini nazionali: Krško
in Slovenia e St. Alban in Francia. 
  I  valori  massimi  di  dose  equivalente  alla  tiroide   riferiti
all'esposizione da inalazione nelle 48 ore successive all'evento sono
riportati nella seguente tabella A4.1. 
 
  Tabella A4.1 Valori massimi della  dose  equivalente  alla  tiroide
(mSv) da inalazione di  (elevato  a)131I  sul  territorio  nazionale,
nelle 48h successive all'evento considerato 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
      Tratta da: Presupposti tecnici del piano nazionale delle misure
protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche. Aggiornamento
per gli eventi di origine transfrontaliera " Novembre 2006. 
 
  In base a queste valutazioni ed applicando i livelli di  intervento
proposti,  la  contromisura  della  iodoprofilassi  dovrebbe   essere
adottata negli individui appartenenti al gruppo di eta' tra  0  e  18
anni, nelle  donne  in  gravidanza  e  in  allattamento,  mentre  non
troverebbe applicazione nei soggetti adulti (> 18 anni). 
  Nella  tabella  A4.2  sono  indicate  le   aree   interessate   dal
provvedimento di iodoprofilassi. 
  Tabella A4.2 Distribuzione territoriale della dose equivalente alla
tiroide (mSv) da inalazione di  (elevato  a)131I  per  il  gruppo  di
popolazione dei bambini 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
      Tratta da: Presupposti tecnici del piano nazionale delle misure
protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche. Aggiornamento
per gli eventi di origine transfrontaliera" Novembre 2006. 
 
  Perche' la contromisura abbia la massima  efficacia  e'  necessario
che lo iodio stabile venga somministrato  prima  dell'esposizione  al
rilascio  radioattivo   (in   previsione   dell'arrivo   della   nube
radioattiva)  o  al  massimo  entro  le  prime  6-8  ore  dall'inizio
dell'esposizione (Fig.A4.1). Somministrazioni piu' tardive presentano
profili di efficacia molto modesti ed e'  addirittura  possibile  che
una somministrazione ritardata  di  iodio  stabile  (48-72  ore  dopo
l'inizio   dell'esposizione)   possa   prolungare    la    ritenzione
intratiroidea del  radioiodio  provocando  pertanto  teoricamente  un
potenziamento del danno radioindotto alla tiroide 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Facendo riferimento al documento "Basi tecniche per l'aggiornamento
dei presupposti del piano nazionale delle misure protettive contro le
emergenze   nucleari    e    radiologiche.    Eventi    di    origine
transfrontaliera" (Novembre  2006),  nelle  figure  A4.2  e  A4.3  e'
riportato l'andamento temporale della dose equivalente  alla  tiroide
per i due impianti presi in considerazione. 
      (elevato a)1 L'intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo
indicato impegna una estensione dell'ordine dei 20.000 Km(elevato a)2 
      (elevato a)2 L'intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo
indicato impegna una estensione dell'ordine dei 40.000 Km(elevato a)2 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  In ambedue i casi, anche se in  misura  maggiore  nel  caso  di  un
evento incidentale presso la centrale slovena di  Krško,  l'andamento
temporale  del  rilascio  ed  il  relativo   andamento   della   dose
equivalente alla tiroide da inalazione di (elevato  a)131I  prevedono
un intervallo di alcune ore dall'inizio del rilascio  al  realizzarsi
di significative concentrazione in aria di (elevato a)131I nelle aree
geografiche interessate. Vi sarebbe pertanto  tempo  sufficiente  dal
momento della diffusione dell'allarme per garantire la  distribuzione
e la somministrazione dello  iodio  stabile  in  tempi  adeguati  per
ottenere la massima efficacia della contromisura. 
 
  A4.3.1 Forma chimica, presentazione farmaceutica e posologia 
  Quanto alla forma chimica lo  iodio  stabile  va  preferenzialmente
somministrato in forma di ioduro di  potassio  (KI);  in  alternativa
puo'    essere    somministrato     lo     iodato     di     potassio
(KIO<pedice>3</pedice>),  che   puo'   pero'   determinare   maggiore
irritazione gastrointestinale. 
  La presentazione farmaceutica preferibile dello ioduro di  potassio
e' in compresse piuttosto che in soluzione liquida, sia per  il  piu'
facile immagazzinamento e la piu' comoda distribuzione sia perche' le
compresse provocano minori disturbi gastroenterici. 
  Le  compresse  di  KI,  se  ben  confezionate  (protette  da  aria,
umidita', calore e luce), possono essere conservate a lungo  (diversi
anni); se confezionate ermeticamente in blister e tenute al fresco  e
all'asciutto la loro validita' e' di almeno 5 anni. 
  E' noto che lo ioduro di potassio  e'  un  composto  chimico  molto
stabile per cui, se conservato in condizioni  adeguate  (specialmente
se ben protetto dall'umidita') potrebbe  avere  una  validita'  anche
superiore  ai  5  anni:  documenti  tecnici  della  FDA  stabiliscono
addirittura che se il confezionamento esterno  appare  intatto  e  il
prodotto  continua  ad  essere  conservato  correttamente,   non   e'
richiesta l'esecuzione di test particolari  (valutazione  a  campione
dell'attivita', della solubilita', ecc.)  per  assicurarne  la  piena
validita' anche al di la' della fissata data di scadenza. 
  Per  garantire  una  razionale  somministrazione  dello  ioduro  di
potassio nelle varie fasce di eta' e' opportuno predisporre compresse
da 65 mg di KI (corrispondenti a 50 mg di iodio stabile). 
  Le compresse devono essere  realizzate  in  modo  da  poter  essere
facilmente divise a meta' ed in frazioni di un quarto. 
  La    posologia    consigliata,    seguendo    le    linee    guida
dell'Organizzazione Mondiale della Sanita',  peraltro  fatte  proprie
nelle pianificazioni di emergenza dalla  quasi  totalita'  dei  Paesi
Europei, e' la seguente: 
 
  Tabella A4.3. Posologia  consigliata  per  la  somministrazione  di
ioduro di potassio 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  In base alle caratteristiche del  potenziale  rilascio  considerato
nei Presupposti Tecnici  si  prevede  che  sia  sufficiente  un'unica
somministrazione di iodio stabile alle dosi consigliate, dato che  la
durata   del   blocco   funzionale   tiroideo   dopo   una    singola
somministrazione e' di circa 24-48 ore. Soltanto nell'eventualita' di
un  rilascio  prolungato  nel  tempo   potrebbe   essere   presa   in
considerazione l'ipotesi di somministrazioni ripetute. 
  In questo caso vanno prese ulteriori  precauzioni  per  particolari
categorie:  nelle  donne  in  gravidanza  ed   in   allattamento   la
somministrazione va prolungata al massimo per due giorni, mentre  per
i neonati fino ad 1 mese non e' consigliabile  la  ripetizione  della
somministrazione. 
 
  A4.4.  INDICAZIONI  OPERATIVE  RIGUARDANTI  LA  PREDISPOSIZIONE  DI
SCORTE DI IODURO DI POTASSIO (KI) 
  Le  seguenti  osservazioni  riguardano  la  risposta  agli  scenari
incidentali contenuti nei Presupposti Tecnici  del  Piano  Nazionale,
riferiti agli impianti di St. Alban (Francia) e Krsko (Slovenia). 
  Gli  scenari  elaborati  prevedono,  nel  caso  dell'evento  severo
considerato, l'esposizione della popolazione di  alcune  Regioni  del
territorio italiano (Tab.A4.2) a  dosi  alla  tiroide  per  le  quali
sarebbe indicata la iodoprofilassi nei soggetti  tra  0  e  18  anni,
nelle donne in gravidanza e in allattamento. 
  Le Regioni interessate  sotto  questo  aspetto,  nell'ipotesi  piu'
sfavorevole formulata, sono: 
    - In caso di rilascio a seguito di  incidente  severo  presso  la
centrale di St. Alban (Fig. A4.4): Valle d'Aosta, Piemonte,  Liguria,
parte della Lombardia, parte dell'Emilia-Romagna; 
    - In caso di rilascio a seguito di  incidente  severo  presso  la
centrale di Krško (Fig.  A4.5):  Friuli  Venezia  Giulia,  parte  del
Veneto  e  dell'Emilia  Romagna  per  il   possibile   interessamento
dell'area del delta padano (province di Rovigo e Ferrara). 
  In alcuni Paesi  dove  esistono  impianti  nucleari  (es.  Francia,
Svizzera) viene effettuata la predistribuzione  di  compresse  di  KI
alla  popolazione  che  risiede  nelle  vicinanze  dell'impianto  (in
Svizzera, nel raggio di 20 km). Considerato che in  Italia  non  sono
presenti centrali in esercizio, e  che  lo  scenario  di  riferimento
riguarda incidenti transfrontalieri severi, si ritiene che nel nostro
Paese si debba progettare un sistema di stoccaggio  finalizzato  alla
distribuzione rapida in emergenza. 
  Il tempo intercorrente tra la notifica  dell'incidente  e  l'inizio
dell'esposizione della popolazione sul territorio nazionale non  puo'
essere conosciuto  a  priori  con  precisione.  Si  puo'  stimare  un
intervallo temporale che va da 12 a 24 ore. La profilassi, per essere
efficace,  deve  essere  effettuata  al  piu'  tardi  entro  6-8  ore
dall'inizio dell'esposizione. 
  Sulla base di queste premesse, si possono ipotizzare due modelli: 
    a) costituzione di scorte di compresse di KI nelle  farmacie  dei
territori potenzialmente esposti e distribuzione gratuita in caso  di
allarme, su disposizione del Dipartimento  della  Protezione  Civile,
d'intesa con la Regione interessata; 
    b) stoccaggio decentrato presso strutture idonee, e distribuzione
a cura del sistema sanitario territoriale (118), attraverso centri di
distribuzione definiti sulla base di una pianificazione specifica. 
  Il modello a) e' di  attuazione  relativamente  semplice,  ma  deve
essere organizzato in modo da assicurare  l'effettiva  disponibilita'
dei presidi in qualsiasi giorno dell'anno  ed  a  qualunque  ora  del
giorno, ed  evitare  fenomeni  di  "accaparramento"  da  parte  della
popolazione. 
  Il modello b) garantisce una gestione corretta e controllata  delle
scorte, ma deve prevedere un sistema di  distribuzione  capillare  in
tempi molto stretti. In questo caso lo stoccaggio, per assicurare una
rapida disponibilita' delle risorse, dovra' essere distribuito almeno
su base provinciale (non meno di un sito di stoccaggio  ogni  500.000
abitanti). 
  Fatte salve diverse necessita' o  decisioni  di  ogni  Regione,  la
scelta dei depositi dovrebbe tener conto anche dei seguenti aspetti: 
    - identificazione del  luogo/struttura/servizio:  e'  preferibile
avvalersi di  servizi  di  farmacia  ospedaliera,  per  una  adeguata
conservazione del prodotto,  per  la  disponibilita'  h24  e  per  la
gestione  delle  procedure  di  carico/scarico,  lotto,  scadenza   e
rinnovo; 
    - la scorta deve essere sistemata in luoghi chiusi,  accessibili,
non isolati, controllabili; 
    - il servizio che gestisce il deposito dovrebbe essere  in  grado
di preparare il KI in "contenitori" pronti e trasportabili; 
    - nelle grandi citta' assicurano miglior accesso  e  possibilita'
di trasporto strutture periferiche piuttosto che centrali; 
    - il sito di stoccaggio  dovrebbe  essere  dotato  di  /vicino  a
elisuperficie: occorre prevedere la possibilita' di volo notturno. 
  Per quanto riguarda la distribuzione rapida, questa potrebbe essere
attivata dal sistema 118 (che dispone di una sala operativa  in  h24)
avvalendosi  di  risorse  di  volontariato  e/o  di  altre  strutture
operative del sistema di protezione civile (Forze dell'Ordine, Vigili
del Fuoco, Forze Armate). L'impiego di tali risorse  dovrebbe  essere
pianificato  e  definito  attraverso  procedure  concordate  con   le
strutture interessate. I centri di  distribuzione  dovrebbero  essere
individuati sulla base delle seguenti caratteristiche: 
  - facilita' di accesso, disponibilita' di spazi di parcheggio; 
  - facilita' di identificazione per la popolazione (es. scuole); 
  - possibilita' di essere dedicati a questa attivita'  senza  creare
disturbo all'erogazione  di  altri  servizi  essenziali;  per  questa
ragione e' sconsigliabile effettuare la distribuzione nelle strutture
ospedaliere, a meno che non si  riesca  ad  organizzare  un'area  con
accesso separato rispetto al sistema di emergenza/accettazione. 
  Durante l'anno scolastico, la distribuzione diretta negli  istituti
puo' assicurare la copertura di buona parte della popolazione in eta'
scolare. 
  La pianificazione della iodoprofilassi deve  prevedere  un'adeguata
campagna di informazione preventiva, e un  sistema  di  comunicazione
capillare in emergenza (es. SMS). 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
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