Allegato 4 Il Quadro di riferimento Sicurezza degli usi civili e produttivi del mare e delle attivita' che vi si svolgono La pianificazione dello spazio marittimo deve tenere conto di tutti gli aspetti relativi alla sicurezza della navigazione e alla sicurezza degli usi civili e produttivi del mare e delle attivita' che vi si svolgono. La sicurezza degli usi civili e produttivi e' disciplinata dalle seguenti fonti normative: Convenzione Idrografica Internazionale (IHO) del 1967; Decreto del Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 1 della legge 1° aprile 1981, n. 121 (relativamente ai compiti di polizia del mare) Convenzione di Parigi del 1884 - Protezione dei cavi telegrafici sottomarini Ratificata con legge 1° gennaio 1886, n. 3620, modificata dalla legge 19 dicembre 1956, n. 1447 Codice della navigazione, regio decreto 30 marzo 1942, n. 327 regolamento per la navigazione marittima (decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1952, n. 328); Legge 5 giugno 1962, n. 616 (Sicurezza della navigazione e della vita umana in mare ); legge 21 luglio 1967, n. 613 (Ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi nel mare territoriale e nella piattaforma continentale e modificazioni alla legge 11 gennaio 1957, n. 6, sulla ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi); Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1979, n. 886 (Integrazione ed adeguamento delle norme di polizia delle miniere e delle cave, contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile 1959, n. 128, al fine di regolare le attivita' di prospezione, di ricerca e di coltivazione degli Idrocarburi nel mare territoriale e nella piattaforma continentale); Legge 31 dicembre 1982, n. 979 (Disposizioni per la difesa del mare); Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope, con annesso, atto finale e relative raccomandazioni, fatta a Vienna il 20 dicembre 1988; Convenzione di Roma del 1988 - Repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione in alto mare e relativo Protocollo sulle Piattaforme fisse, attuata con legge 28 dicembre 1989, n. 422; Decreto ministeriale 12 luglio 1989 (in Gazzetta Ufficiale 28 luglio 1989, n. 175) - Disposizioni per la tutela delle aree marine di interesse storico, artistico o archeologico); Decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 1991, n. 435 (Approvazione del regolamento per la sicurezza della navigazione e della vita umana in mare); Legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette); Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato transnazionale adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 55/25 del 15 novembre 2000 e suoi Protocolli, oggetto autorizzata alla ratifica, ordine di esecuzione e attuazione con legge 16 marzo 2006, n. 146; Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, fatta a Parigi il 2 novembre 2001, oggetto di autorizzazione alla ratifica ed ordine di esecuzione con legge 23 ottobre 2009, n. 157; Legge 31 luglio 2002, n.179 (Disposizioni in materia ambientale); Legge 8 luglio 2003, n. 172 (Disposizioni per il riordino e il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico); Decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 153 (Attuazione della legge 7 marzo 2003, n. 38, in materia di pesca marittima) Decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 100 (Ulteriori disposizioni per la modernizzazione dei settori della pesca e dell'acquacoltura e per il potenziamento della vigilanza e del controllo della pesca marittima, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 7 marzo 2003, n. 38); Decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 (codice della nautica da diporto) e del decreto ministeriale 29 luglio 2008, n. 146 (regolamento di attuazione del codice della nautica da diporto); Decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 196 (Attuazione della direttiva 2002/59/CE relativa all'istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio e di informazione sul traffico navale); Direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e conseguenti sanzioni, attuata con decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202; Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202 (Attuazione della direttiva 2005/35/CE relativa all'inquina-mento provocato dalle navi e conseguenti sanzioni); Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 203 (Attuazione della direttiva 2005/65/CE relativa al miglioramento della sicurezza nei porti); Regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e che modifica precedenti Regolamenti; Direttiva 2009/21/CE, relativa al rispetto degli obblighi dello stato di bandiera, attuata con Decreto legislativo del 6 settembre 2011, n. 164; Decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'Ordinamento Militare - COM - art. 98 relativo a compiti di sorveglianza e vigilanza in mare) Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 (Testo Unico dell'Ordinamento Militare - TUOM -. 111 e seg., relativi a compiti di sorveglianza e vigilanza in mare e di polizia del mare) Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 novembre 2010 (Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti da idrocarburi e di altre sostanze nocive causati da incidenti marini); Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 29 gennaio 2013, n. 34 (Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti accidentali da idrocarburi e da altre sostanze nocive); Regolamento UE 656/2014 del Parlamento e del Consiglio del 14 maggio 2014, recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa coordinata dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea; Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145 (di attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE); Contesto Internazionale Convenzione di Parigi del 1884 Protezione dei cavi telegrafici sottomarini Ratificata con legge 1° gennaio 1886, n. 3620, modificata dalla legge 19 dicembre 1956, n. 1447 Convenzioni di Ginevra I, II, III, IV, adottate il 29 aprile 1958 Nel 1958, a Ginevra, la I Conferenza sul Diritto del mare ha adottato quattro Convenzioni: I. Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua II. Convenzione sull'alto mare III. Convenzione sulla pesca e sulla conservazione delle risorse biologiche dell'alto mare IV. Convenzione sulla piattaforma continentale Convenzione Idrografica Internazionale (IHO) del 1967 Firmata a Monaco nel 1967, e' entrata in vigore nel 1970. Si concretizza in un organismo intergovernativo consultivo e tecnico. Convenzione internazionale relativa all'intervento sui casi di inquinamento da olio nell'alto mare, 1969 Gli Stati parti della Convenzione possono adottare, in alto mare, le misure che sono necessarie a prevenire, attenuare o eliminare i gravi ed imminenti rischi che possono derivare ai loro litorali o interessi connessi dall'inquinamento delle acque di mare da idrocarburi in seguito ad un sinistro marittimo o a fatti connessi a tale sinistro, che appaiano suscettibili di avere gravi e dannose conseguenze. (ICCAT) The International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas La Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico e' un'organizzazione intergovernativa di pesca responsabile della conservazione di specie di tonni e specie simili nell'Oceano Atlantico e nei mari ad esso adiacenti. (1969) UNESCO. Programma Uomo e Biosfera (MAB) Programma intergovernativo volto a fornire basi scientifiche alle azioni di impulso all'uso sostenibile e razionale, oltre che alla conservazione, delle risorse della cosiddetta "biosfera". Tra le sue finalita' rientrano, in particolare: la promozione della cooperazione scientifica, la ricerca interdisciplinare per la tutela delle risorse naturali, la gestione degli ecosistemi naturali e urbani, l'istituzione di parchi, riserve ed aree naturali protette. Esiste una interazione sostanziale tra le qualita' naturalistiche e paesaggistiche che hanno motivato il riconoscimento di aree di particolare interesse naturale (riserve, parchi e aree protette), naturale e culturale (aree inserite nel Programma UNESCO su Uomo e Biosfera -MAB) o paesaggistico-culturale. (1971) UNESCO Convenzione per la protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale (1972) Adottata durante la Conferenza Generale dell'UNESCO nel 1972, a Parigi. Definisce le tipologie di siti naturali e culturali che possono essere considerate per l'iscrizione nell' Elenco del Patrimonio Mondiale e delinea compiti e doveri degli stati Membri per l'identificazione dei siti, la loro protezione e conservazione. L'Italia ha ratificato la Convenzione con la legge del 6 aprile 1977, n. 184. Convenzione sulla prevenzione dell'inquinamento marino mediante dumping di rifiuti e altre materie (LC)1972 (and 1996 London Protocol) Il Protocollo del 1996 e' entrato in vigore il 24 marzo 2006. Per dumping si intende l'immissione volontaria in mare, da parte delle navi, di materiali, sostanze o rifiuti dannosi per l'ecosistema marino (nella definizione di dumping rientrano anche le operazioni di affondamento deliberato di navi, aeromobili) Convenzione Marpol 73/78 Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi e Protocollo 1997 La MARPOL fu elaborata per rispondere alla necessita' di controllare e limitare il rilascio accidentale e deliberato in mare di idrocarburi ed altre sostanze pericolose. E' una delle piu' importanti convenzioni IMO Convenzione SOLAS 74 (Salvaguardia della vita umana in mare, - International Convention for the Safety of Life at Sea) La Convenzione ha l'obiettivo di specificare gli standard minimi per la costruzione e la gestione di navi, compatibili con la loro sicurezza. Gli Stati hanno la responsabilita' di assicurare che le navi sotto la loro bandiera rispettino le sue richieste e un certo numero di certificati sono prescritti nella Convenzione come la prova che questo sia fatto. (1974) Convenzione STCW (Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi, nota anche come Convenzione STCW '78) La Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi, nota anche come Convenzione STCW '78 o semplicemente STCW (Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers), e' una convenzione internazionale adottata il 7 luglio 1978 dall'IMO. E' stata modificata una prima volta nel 1995 ed e' stato adottato, con la risoluzione n. 2 della conferenza dei Paesi aderenti all'Organizzazione marittima internazionale (IMO), tenutasi a Londra il 7 luglio del 1995, il Codice STCW sull'addestramento, la certificazione e la tenuta della guardia (STCW '95). United Nations Convention on the Law of the Sea - UNCLOS La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, o UNCLOS acronimo del nome in inglese United Nations Convention on the Law of the Sea, e' un trattato internazionale che definisce i diritti e le responsabilita' degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, stabilendo linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse naturali (1982) (UNFSA) The United Nations Agreement for the Implementation of the Provisions of the United Nations Convention on the Law of the Sea of 10 December 1982 L'accordo delle Nazioni Unite per l'attuazione delle disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, del 10 dicembre 1982, concernente la conservazione e la gestione degli stock di pesce in rotazione e degli stock di pesci altamente migratori, stabilisce principi per la conservazione e la gestione di tali. Stabilisce, inoltre, che tale gestione deve basarsi sull'approccio precauzionale e sulle migliori informazioni scientifiche disponibili. L'Accordo elabora sul principio fondamentale stabilito nella Convenzione che gli Stati dovrebbero cooperare per garantire la conservazione e promuovere l'obiettivo dell'utilizzo ottimale delle risorse della pesca sia all'interno che al di fuori della zona economica esclusiva. Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope, con annesso, atto finale e relative raccomandazioni, fatta a Vienna il 20 dicembre 1988 Convenzione di Roma del 1988 Repressione dei reati diretti contro la sicurezza della navigazione marittima, con protocollo per la repressione dei reati diretti contro la sicurezza delle installazioni fisse sulla piattaforma continentale", ratificata con legge 28 dicembre 1989, n. 422 Convenzione internazionale sull'inquinamento da idrocarburi (OPCR) 1990 La Convenzione e' stata adottata il 30 novembre 1990 ed e' entrata in vigore il 13 maggio 1994. Le parti della Convenzione OPRC sono tenute a stabilire misure per affrontare gli incidenti di inquinamento, a livello nazionale o in cooperazione con altri paesi. Le navi sono tenute a avere un piano di emergenza per l'inquinamento petrolifero a bordo. Le navi sono tenute a segnalare gli incidenti alle autorita' costiere e la convenzione descrive le azioni che dovranno essere intraprese. Le parti della Convenzione sono tenute a fornire assistenza agli altri in caso di emergenza e sono previste disposizioni per il rimborso di qualsiasi assistenza fornita. Convenzione per la diversita' biologica e obiettivi di biodiversita' "AICHI" La Convenzione sulla diversita' biologica (CBD, dall'inglese Convention on Biological Diversity) e' un trattato internazionale adottato nel 1992 al fine di tutelare la diversita' biologica (o biodiversita'), l'utilizzazione durevole dei suoi elementi e la ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche. In questo documento viene affrontata, per la prima volta, la tematica dell'approccio ecosistemico. Codice di condotta per la pesca responsabile (FAO, 1995) Redatto da 170 nazioni mediante una serie di colloqui promossi dalla FAO e adottato il 31 ottobre 1995, il Codice contiene un insieme di principi politici, di direttive tecniche e di esempi di buone pratiche per una pesca ed un'acquacoltura responsabili e sostenibili. Il Codice non e' vincolante, ma sottoscrivendolo i governi s'impegnano ad agire secondo i suoi principi e le sue normative. Il ruolo della FAO e' quello di promuovere e vigilare sull'applicazione del Codice fornendo ai paesi orientamento ed assistenza tecnica. Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale e' stata effettuata il 25 giugno 1998 a Aarhus, in Danimarca. La Convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale e' il primo e unico strumento internazionale, legalmente vincolante, che recepisce e pone in pratica tale principio, dando concretezza ed efficacia al concetto di democrazia ambientale. E' stata firmata nella citta' danese di Aarhus, il 25 giugno 1998 ed e' entrata in vigore il 30 ottobre 2001. Protocollo di preparazione, risposta e cooperazione all'inquinamento causati da sostanze pericolose e pericolose, 2000 (OPRC_HNS Protocol) Come la Convenzione OPRC, il protocollo OPRC-HNS mira a istituire sistemi nazionali di preparazione e risposta e fornire un quadro globale per la cooperazione internazionale nella lotta contro gli incidenti piu' importanti o le minacce di inquinamento marino. Le parti del protocollo OPRC-HNS sono tenute a stabilire misure per affrontare gli incidenti di inquinamento, a livello nazionale o in cooperazione con altri paesi. Le navi sono tenute a trasportare un piano di emergenza sull'inquinamento a bordo per affrontare in modo specifico gli incidenti che comportano sostanze pericolose e nocive. Il protocollo OPRC-HNS segue i principi della Convenzione OPRC ed e' stato formalmente adottato dagli Stati gia' parte della convenzione OPRC in occasione di una conferenza diplomatica tenutasi alla Sede IMO di Londra nel marzo 2000. Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato transnazionale adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 55/25 del 15 novembre 2000 e suoi Protocolli, oggetto autorizzata alla ratifica, ordine di esecuzione e attuazione con legge 16 marzo 2006, n. 146 Convenzione internazionale sul controllo dei sistemi antifumo nocivi sulle navi, 2001 UNESCO. Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo (2001) fatta a Parigi il 2 novembre 2001, oggetto di autorizzazione alla ratifica ed ordine di esecuzione con legge 23 ottobre 2009, n. 157. UNESCO. Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio culturale Immateriale (2003) Approvata all'unanimita' nella 32° sessione della Conferenza Generale a Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata dall'Italia il 27 settembre 2007. Considera fondamentale l'interdipendenza tra patrimonio culturale immateriale e patrimonio culturale tangibile definito nella Dichiarazione di Yamat . Per salvaguardia si intendono le misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni. La protezione intende preservare i luoghi, l'ambiente naturale ed il paesaggio, cioe' il contesto storico, culturale e sociale che ha prodotto e produce - come vivente - il patrimonio medesimo. Convenzione internazionale per il controllo e la gestione dell'acqua di zavorra e dei sedimenti della nave, 2004 La Convenzione mira a prevenire gli effetti potenzialmente devastanti della diffusione di organismi acquatici nocivi trasportati nelle acque di zavorra delle navi da una regione all'altra. La Convenzione richiede che tutte le navi attuino un piano di gestione per le acque di zavorra e per i sedimenti. Tutte le navi dovranno portare un Ballast Water Record Book e saranno tenute a svolgere procedure standard di gestione delle acque di zavorra. Convenzione ILO sul lavoro marittimo 2006 E' la convenzione n. 186 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) chiusa a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ª sessione della Conferenza generale della medesima. Rappresenta il "quarto pilastro" del diritto internazionale marittimo racchiude le norme aggiornate contenute nelle attuali convenzioni e raccomandazioni internazionali del lavoro marittimo nonche' i principi fondamentali riportati nelle altre convenzioni internazionali del lavoro". Convenzione internazionale di Hong Kong per il riciclaggio sicuro delle navi, 2009 La Convenzione intende prevenire, ridurre, minimizzare e, per quanto possibile, eliminare gli incidenti, infortuni ed altri effetti nocivi per la salute dell'uomo e per l'ambiente provocati dal Riciclaggio delle navi ed altresi' rafforzare la sicurezza delle navi, la tutela della salute dell'uomo e dell'ambiente durante il ciclo di vita di una nave. Accordo sulle Misure dello Stato di Approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (FAO, 2016) (PSMA l'acronimo inglese) la FAO nel 2009 ha promosso l'adozione da parte dei suoi paesi membri dell'Accordo sulle misure dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. L'accordo entrera' in vigore quando 25 paesi avranno depositato il loro strumento di ratifica, conosciuto come l'accettazione di adesione. Le Misure sullo Stato d'approdo si riferiscono in genere alle azioni intraprese per rilevare la pesca illegale quando le navi arrivano nei porti. L'accordo e' entrato in vigore il 5 giugno 2016. Contesto Mediterraneo Organizzazioni del Mediterraneo Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo della FAO La Commissione Generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) e' un'organizzazione regionale per la gestione della pesca (RFMO). E' stata istituita nel 1949 con un accordo internazionale stipulato in base all'articolo XIV della Costituzione della FAO. La sua zona di competenza abbraccia il mar Mediterraneo, il mar Nero e le acque adiacenti. La Commissione ha l'autorita' di adottare raccomandazioni vincolanti per la conservazione delle risorse marine viventi e la gestione della pesca e gioca un ruolo nella governance della pesca nella regione. Oltre a numerose raccomandazioni nel settore della pesca e della gestione delle risorse marine viventi, la Commissione GFCM ha adottato la risoluzione GFCM/36/2012/1 , linee guida sulle Allocated Zones for Aquaculture (AZA), zone prioritarie per l'acquacoltura.. GTMO 5 + 5 - Il gruppo dei trasporti del Mediterraneo occidentale Il GTMO e' un gruppo di cooperazione per i trasporti al livello piu' alto fondato nel 1995 a Parigi, dove si e' svolta la riunione della costituzione del gruppo. Esso mira a promuovere la cooperazione sui trasporti nel Mediterraneo occidentale e a contribuire al partenariato euromediterraneo. I membri del GTMO sono ministri dei trasporti dei dieci paesi della regione (Algeria, Francia, Italia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Portogallo, Spagna e Tunisia). CETMO svolge la funzione di segretariato tecnico UNEP Mediterranean Action Program - Convenzione di Barcellona La Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dai rischi dell'inquinamento, o Convenzione di Barcellona, e' lo strumento giuridico e operativo del Piano d'Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo (MAP), ratificata con legge n. 175 del 27 maggio 1999. Sette Protocolli completano il quadro giuridico MAP, affrontando aspetti specifici della Convenzione: 1. Dumping Protocol 2. Prevention and Emergency Protocol 3. Land-based Sources and Activities Protocol 4. Specially Protected Areas and Biological Diversity Protocol 5. Offshore Protocol 6. Hazardous Wastes Protocol 7. Protocol on Integrated Coastal Zone Management (ICZM). Accordo Pelagos L'Accordo relativo alla creazione nel Mediterraneo di un santuario per i mammiferi marini "Accordo Pelagos" ratificato con legge n. 391 dell'11 ottobre 2001. CETMO Centro studi sui trasporti per il mediterraneo occidentale L'obiettivo principale della CETMO e' la cooperazione per il miglioramento delle condizioni di trasporto nei paesi dell'Europa meridionale (Spagna, Francia, Italia, Malta e Portogallo) e del Maghreb (Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia), attraverso lo studio di infrastrutture, i flussi, le statistiche e il trasporto della legislazione nel Mediterraneo occidentale e l'attuazione di iniziative per facilitare il trasporto. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 209 del 27 ottobre 2011 Il decreto del Presidente della Repubblica n. 209 del 27 ottobre 2011 che emana il Regolamento recante l'istituzione di Zone di protezione ecologica del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno. Regolamentazione Protocollo sulle aree specialmente protette e sulla diversita' biologica del Mediterraneo (SPA & Biodiversity Protocol) firmato il 10 giugno 1995, ratificato il 7 settembre 1999, entrato in vigore il 12 dicembre 1999 e i cui allegati II e III relativi alle liste delle specie in pericolo o minacciate e delle specie il cui sfruttamento e' regolamentato, sono entrati in vigore il 16 aprile 2015; Programma Strategico d'Azione per la Conservazione della Biodiversita' nella Regione Mediterranea (SAP BIO) della Convenzione di Barcellona adottato nel 2003 costituisce lo strumento operativo per l'implementazione del Protocollo ASPIM e per fronteggiare sia sul piano generale che per particolari emergenze tematiche la complessa sfida di tutelare la biodiversita' marino - costiera del Mediterraneo. Il SAP BIO e' articolato in otto piani d'azione che l'Italia deve formalmente adottare: il protocollo SPA/BIO della Convenzione Barcellona e' stato ratificato dall'EU (decisione 93/626/CEE del Consiglio). Accordo ACCOBAMS per la conservazione dei cetacei nel Mar Mediterraneo ratificato con legge n. 27 del 10 febbraio 2005. Accordo relativo alla creazione nel Mediterraneo di un santuario per i mammiferi marini, presentato a Roma il 25 novembre 1999 Numerose raccomandazioni in materia di regolamentazione della pesca o di gestione delle risorse marine viventi sono state emanate dalla Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo e consultabili nel sito http://www.fao.org/gfcm/en/ Strategie ed iniziative Macroregionali della UE Le Strategie Macroregionali rappresentano uno strumento di attuazione della cooperazione territoriale, che e' stato proposto dalla Commissione Europea, su richiesta del Consiglio europeo. La premessa di tale cooperazione si fonda sul convincimento che sfide comuni a specifiche regioni sono meglio affrontate attraverso una pianificazione comune e congiunta ed orientata ad un impiego piu' efficiente delle risorse disponibili. Strategia europea per la Regione Adriatico-Ionica - EUSAIR La strategia riguarda principalmente le opportunita' dell'economia marittima: "crescita blu", trasporti marittimi e connessioni intermodali con l'hinterland , connettivita' in campo energetico, protezione dell'ambiente marino e turismo sostenibile. Questi settori sono destinati a svolgere un ruolo cruciale per la creazione di posti di lavoro e per il rilancio dell'economia nella regione. Gli altri temi trasversali sono il potenziamento delle competenze, la ricerca, l'innovazione e le piccole e medie imprese. La mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento ad essi, nonche' la gestione del rischio di catastrofi sono principi orizzontali che riguardano tutti e quattro i pilastri. BLUEMED e PRIMA BLUEMED e' l'iniziativa a guida italiana congiuntamente sviluppata e concordata con Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna e con il sostegno della Commissione europea, che mira a promuovere un strategia condivisa per sostenere la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo nei Paesi europei del Mediterraneo. L'iniziativa BLUEMED ha definito la propria "visione" e la sua "agenda strategica per la ricerca e l'innovazione". In tale ambito al fine di aumentare l'attrattivita' dell'intero Paese sui mercati internazionali, l'Italia e' anche alla guida del programma PRIMA (Partnership for Research and Innovationin the Mediterranean Area) Per entrambi i programmi il Piano Nazionale della Ricerca 2015 - 2020 prevede un investimento di 80,4 milioni di €. WestMed Il 19 aprile 2017 la Commissione europea ha lanciato una nuova iniziativa per lo sviluppo sostenibile dell'economia blu nella regione del Mediterraneo occidentale, che andra' a coinvolgere in maniera prioritaria cinque Stati membri dell'UE (Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Malta) e cinque paesi partner meridionali (Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia). L'iniziativa e' frutto di anni di dialogo tra i Paesi della regione del Mediterraneo occidentale che sono ora pronti a collaborare su interessi condivisi per rafforzare la crescita economica, sostenere la creazione di posti di lavoro, tutelare l'ambiente e contribuire, non da ultimo, anche alla stabilizzazione della regione. Dichiarazione ministeriale di Malta MedFish4Ever La dichiarazione MedFish4Ever e' di grande rilevanza, in quanto imposta i lavori in quest'area per i prossimi 10 anni sulla sostenibilita' ambientale, la coesione sociale e le prospettive economiche sostenibili. In base a una nuova governance globale del Mediterraneo il progetto di dichiarazione prevede impegni di attuazione dei provvedimenti seguenti: a) rafforzare la raccolta di dati e la valutazione scientifica; b) istituire un quadro di gestione della pesca basata sugli ecosistemi; c) sviluppare una cultura del rispetto delle norme ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN); d) appoggiare la pesca su piccola scala e l'acquacoltura sostenibili, e e) accrescere la solidarieta' e il coordinamento nel Mediterraneo. I settori individuati da fonti europee rilevanti per la Pianificazione dello spazio marittimo Energie rinnovabili L'Europa si trova ad affrontare una domanda energetica crescente, prezzi volatili e problemi di approvvigionamento. Per contrastare questi problemi e' stata varata la strategia energetica dell'UE. Occorre inoltre ridurre l'impatto ambientale del settore energetico. La politica energetica dell'UE persegue tre obiettivi principali: la sicurezza dell'approvvigionamento; la competitivita' (attraverso la ricerca in campo energetico); la sostenibilita'. La Commissione ha varato dei piani per la strategia (Unione dell'energia) per garantire ai cittadini e alle imprese dell'UE energia sicura, accessibile e rispettosa del clima. Lo stato dell'Unione dell'energia ha presentato i progressi compiuti da quando la strategia quadro per un'Unione dell'energia e' stata adottata (novembre 2015) al fine di realizzare la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, sicura e competitiva. Il ricorso alle energie rinnovabili e' fondamentale per la politica europea in materia di cambiamento climatico come per altri obiettivi dell'Unione. La direttiva del 2009 sulle energie rinnovabili (Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, GU L 140 del 5 giugno 2009), fissa un obiettivo di quota pari al 20% per tali fonti energetiche entro il 2020. Le fonti di energia rinnovabile offshore, in particolare l'eolico offshore, vi contribuiranno in modo importante. In tale quadro e' necessario procedere ad una razionale pianificazione localizzativa degli impianti eolici off-shore, preventiva rispetto alla assegnazione in concessione degli specchi acquei dedicati ed attenta ai valori paesagistici costieri. I parchi eolici offshore e le altre fonti di energia rinnovabile devono essere connessi alla rete onshore. Il pacchetto per le infrastrutture energetiche della Commissione, di prossima adozione, conterra' le prescrizioni relative alla nuova infrastruttura di rete. Tali impianti richiederanno notevoli risorse in termini di spazio, anche nelle zone transfrontaliere. Da un approccio comune con un coordinamento transfrontaliero rafforzato nell'ambito della PSM si possono attendere notevoli effetti benefici. La ricerca finanziata nell'ambito del Settimo programma quadro per la ricerca (7° PQ) e' mirata a finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore e a ottimizzare la PSM. Esplorazione ed estrazioni minerarie e di idrocarburi Alcune aree delle acque costiere europee sono sfruttate intensivamente per la produzione di greggio e gas. L'UE ha un interesse vitale nel garantire la sicurezza delle attivita' offshore nel settore degli idrocarburi. L'incidente avvenuto sulla piattaforma Deepwater Horizon ha spinto la Commissione a prendere in considerazione una legislazione di ampia portata relativa alle piattaforme petrolifere per garantire i massimi livelli di sicurezza. La comunicazione del 2010 sulla sicurezza delle attivita' offshore nel settore degli idrocarburi (Comunicazione della Commissione "Affrontare la sfida della sicurezza delle attivita' offshore nel settore degli idrocarburi", COM(2010) 560 definitivo del 12 ottobre 2010). Sottolinea che le autorita' pubbliche sono responsabili dell'adozione di un quadro normativo adeguato in materia di attivita' offshore, che inglobi i principi della PSM. La Direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE e' stata attuata in Italia con l'adozione del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145 che si inserisce in un quadro normativo gia' esistente in materia di sicurezza e di protezione del mare dall'inquinamento. In tale contesto e' stato istituito il Comitato per la sicurezza delle operazioni a mare a cui e' affidato principalmente il compito di definire ed attuare processi e procedure per la valutazione approfondita delle relazioni sui grandi rischi e di tutta la specifica documentazione richiesta agli operatori del settore. Il Comitato ha inoltre compiti di vigilanza e controllo al fine del rispetto delle norme introdotte dal decreto legislativo n. 145/2015 che svolge mediante ispezioni, indagini e misure di esecuzione. Per quanto riguarda la relazione con le attivita' di pianificazione il Comitato elabora annualmente un piano di azione. Le Reti di trasporto trans-europee (Reti TEN-T), le Autostrade del Mare e sistemi portuali La nuova politica dei trasporti ha come priorita' la realizzazione, nei 28 Stati Membri, di una Rete europea dei trasporti robusta e capace di promuovere, dall'Est all'Ovest e dal Nord al Sud, la crescita, l'innovazione e la competitivita'. Dei nove corridoi multimodali che costituiscono l'asse portante della Rete TEN-T, definita dal Regolamento europeo 1315/2013, quattro interessano l'Italia, attraversandola da nord a sud e da ovest ad est: il Baltico-Adriatico, lo Scandinavo-Mediterraneo, il Reno-Alpi, il Mediterraneo. Oltre i 9 Corridoi multimodali sono individuate quattro priorita' c.d. orizzontali, che riguardano il programma Cielo Unico, le applicazioni telematiche, le Autostrade del Mare e i progetti di innovazione tecnologica. In particolare le Autostrade del Mare hanno assunto nel tempo un ruolo significativo nella politica europea dei trasporti; la loro rilevanza strategica e' ribadita anche dalla revisione delle linee guida TEN-T (Reg. UE 1315/2013), all'interno delle quali sono indicate come la "dimensione marittima della Rete Trans-Europea dei Trasporti". Le Autostrade del Mare sono un programma introdotto in sede europea teso a realizzare un sistema di trasporto integrato, pulito, sicuro ed efficiente, introducendo innovative catene logistiche intermodali basate sulla modalita' marittima, caratterizzate da un limitato impatto ambientale ed in grado di minimizzare i costi esterni negativi rispetto alla modalita' tutto-strada. Le Autostrade del Mare possono considerarsi rotte e servizi marittimi di Short Sea Shipping, che presentano le caratteristiche di essere rotte schedulate, affidabili, ad alta qualita', ad alta frequenza ed integrate nella catena logistica door-to-door, ovvero per le quali e' stata studiata l'integrazione intermodale. Lo scopo del programma Autostrade del Mare non riguarda soltanto la volonta' di fornire un'alternativa rispetto alla strada: non si tratta infatti di un progetto sostitutivo quanto piuttosto innovativo, volto ad ottimizzare le catene logistiche e di trasporto, migliorandone l'efficienza economica, ambientale, sociale e promuovendo soluzioni integrate "door-to-door". Per quanto riguarda il panorama italiano, e' evidente l'importanza e la centralita' delle Autostrade del Mare nel contesto del Sistema Mare del Paese, dovuto ad un posizionamento geografico privilegiato al centro del Mediterraneo, alla struttura produttiva del tessuto economico italiano ed alle eccellenze imprenditoriali nazionali nel settore. Sistemi portuali I porti e le attivita' collegate rivestono elevata importanza per la politica marittima integrata costituendo un collegamento essenziale nell'ambito della catena logistica da cui dipende l'economia europea. Essi possono essere considerati veri e propri centri di attivita' economica, svolgendo altresi' un ruolo determinante per la qualita' dell'ambiente urbano e naturale circostante. Con la comunicazione COM(2007)575 e' stata presentata la politica marittima integrata per l'Unione europea. Il Piano d'azione ad essa allegato era volto a sfruttare pienamente il potenziale delle attivita' economiche basate sul mare secondo modalita' sostenibili per l'ambiente. Sempre nel 2007, la Comunicazione COM(2007)616 della Commissione su "Una politica europea dei porti" ha evidenziato l'importanza del settore portuale che rappresenta uno dei fattori essenziali della coesione e costituisce un nodo fondamentale del trasporto modale. La suddetta comunicazione mette in luce che i porti europei sono di interesse vitale per il 90% del commercio internazionale dell'Europa e garantiscono inoltre il 40% del commercio intracomunitario. Nella Comunicazione COM(2009)8 della Commissione vengono inoltre presentati gli obiettivi strategici e le raccomandazioni per la politica UE dei trasporti marittimi fino al 2018. Nel documento vengono indicate le sfide che il sistema portuale europeo deve affrontare. La Commissione europea il 28 marzo 2011 ha adottato una strategia di ampio respiro per aumentare la competitivita' e la sostenibilita' dei trasporti. All'interno del Il Libro Bianco sui Trasporti, infatti, viene descritta una "tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile". Il Libro Bianco costituisce uno dei documenti strategici cardine su cui gli Stati Membri devono basare le proprie scelte nel promuovere sistemi di trasporto sostenibili. Tale Documento riconosce, infatti, il ruolo del sistema portuale nel perseguimento della generale finalita' di ottimizzare l'efficacia delle catene logistiche multimodali e di incrementare l'uso di modi di trasporto piu' efficienti sotto il profilo energetico. Nella piu' recente Comunicazione COM/2013/0295 i porti dell'Unione, e soprattutto i porti della rete transeuropea, servono un entroterra e un bacino idrografico che vanno oltre le proprie frontiere locali e nazionali. I porti avranno un ruolo fondamentale nello sviluppo di una rete transeuropea dei trasporti efficiente e sostenibile, diversificando le scelte in materia di trasporti e contribuendo al trasporto multimodale. Le infrastrutture energetiche transeuropee - la rete TEN-E Il regolamento UE 347/2013 sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche trans-europee e' entrato in vigore il 15 maggio 2013. Esso stabilisce criteri e procedure per la selezione dei nuovi progetti di interesse comune (PCI) ed i benefici che sono ad essi accordati. Il regolamento stabilisce gli orientamenti per lo sviluppo tempestivo e l'interoperabilita' delle aree e dei corridoi prioritari dell'infrastruttura energetica transeuropea stabiliti nell'allegato I («corridoi e aree prioritari dell'infrastruttura energetica»), in particolare: a) riguarda l'individuazione di progetti di interesse comune necessari per la realizzazione di corridoi e aree prioritari, rientranti nelle categorie delle infrastrutture energetiche nei settori dell'elettricita', del gas, del petrolio e dell'anidride carbonica definiti nell'allegato II («categorie di infrastrutture energeti-che»); b) facilita l'attuazione tempestiva di progetti di interesse comune ottimizzando, coordinando piu' da vicino e accelerando i procedimenti di rilascio delle autorizzazioni e migliorando la partecipazione del pubblico; c) fornisce norme e orientamenti per la ripartizione dei costi a livello transfrontaliero e incentivi correlati al rischio per progetti di interesse comune; d) determina le condizioni per l'ammissibilita' di progetti di interesse comune all'assistenza finanziaria dell'Unione. Per essere incluso nell'elenco, un progetto deve dimostrare di offrire vantaggi significativi ad almeno due Stati membri, contribuire all'integrazione del mercato e a una maggiore concorrenza, migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento e ridurre le emissioni di CO2 . La Commissione europea ha aggiornato nel 2015 la lista dei PCI con l'obiettivo di integrare i mercati europei dell'energia e diversificare le fonti. I progetti sono 195 rispetto ai 250 indicati nel 2013. I progetti beneficeranno di procedure di autorizzazione accelerate e migliori condizioni normative, e potranno essere ammessi a fruire di un sostegno finanziario. Per essere incluso nell'elenco, un progetto deve dimostrare di offrire vantaggi significativi ad almeno due Stati membri, contribuire all'integrazione del mercato e a una maggiore concorrenza, migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento e ridurre le emissioni di CO2 . Dal 2013, anno di adozione del primo elenco di PCI, 13 progetti sono stati completati o messi in servizio entro la fine del 2015; altri 62 dovrebbero essere completati entro la fine del 2017. L'elenco dei PCI e' aggiornato ogni due anni. Per maggiori informazioni: http://www.mise.gov.it/index.php/it/energia/infrastrutture-e-reti/ret i-transeuropee. Turismo costiero e marittimo Per quanto riguarda il turismo costiero, vanno promosse forme di fruizione turistica sostenibile, non distruttive dei caratteri naturali e paesaggistici delle fasce costiere, evitando in particolare che esso ingeneri o incentivi i noti fenomeni di urbanizzazione continua e compatta lungo la linea di costa. L'offerta turistica delle fasce costiere andra' considerata e gestita organicamente, tenendo conto non solo delle attivita' connesse alla balneazione, ma delle potenzialita' insite nelle attivita' legate alla pesca e alle tradizioni marinare, alle produzioni agricole tipiche, alla fruizione del patrimonio archeologico anche sommerso, storico-architettonico e paesaggistico. Per quanto concerne il turismo marittimo, i porti prossimi alle grandi citta' d'arte e comunque a luoghi di attrazione turistica e culturale possono costituire nodi di interscambio per collegamenti di varia tipologia trasportistica per il raggiungimento di siti di interesse turistico collocati in un ambito territoriale circostante anche piuttosto esteso, e dunque porsi come importante strumento per la valorizzazione di tutto il patrimonio culturale, anche delle aree interne. Al riguardo andranno adeguatamente considerati i principi di sostenibilita' e le finalita' espresse dal Piano Strategico del turismo redatto dal MIBACT operando in modo da assicurare la coerenza con esso delle azioni messe in campo. Inoltre, dovra' essere considerata l'interazione città-porto cosi' come declinata all'interno delle linee guida adottate dal MIT su "La redazione dei Piani Regolatori di Sistema Portuale", dove un ruolo di rilievo va riservato anche agli innesti urbani, direttrici di percorso che garantiscono il legame fisico e sociale fra la citta' e le aree portuali piu' permeabili e piu' compatibili con i flussi e le attivita' della citta'. Pesca e acquacultura La Politica Comune della Pesca (PCP, Regolamento (UE) n. 1380/2013 dell'11 dicembre 2013 relativo alla politica comune della pesca) consiste in una serie di norme per la gestione delle flotte pescherecce europee e la gestione sostenibile degli stock ittici. La PCP mira a garantire che la pesca e l'acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ecologico, economico e sociale e che rappresentino una fonte di alimenti sani per i cittadini dell'UE. L'obiettivo e' promuovere un'industria ittica dinamica e garantire alle comunita' di pescatori un tenore di vita adeguato Il suo obiettivo, inoltre, e' gestire una risorsa comune, dando a tutte le flotte europee un accesso paritario alle acque dell'UE e permettendo ai pescatori di competere in modo equo. Gli stock ittici possono ricostituirsi, ma sono limitati e in alcuni casi sono oggetto di sovra sfruttamento. Di conseguenza, i Paesi dell'Unione europea hanno predisposto idonee misure per garantire che l'industria europea della pesca sia sostenibile e non minacci nel lungo termine le dimensioni e la produttivita' della popolazione ittica. L'attuale politica impone di fissare per il periodo 2015-2020 dei limiti di cattura sostenibili che assicurino nel lungo termine la conservazione degli stock ittici. Le flotte pescherecce dovranno quindi applicare sistemi di cattura piu' selettivi e abolire progressivamente la pratica del rigetto in mare delle catture indesiderate. La Politica Comune della Pesca viene attuata attraverso i piani pluriennali. Essi contengono gli obiettivi e gli strumenti per la gestione degli stock ittici e la tabella di marcia per il conseguimento degli obiettivi in modo sostenibile e inclusivo. Uno dei principi portanti della Politica Comune della Pesca e' la regionalizzazione. Le risorse naturali e il tessuto socioeconomico variano notevolmente da un luogo a un altro. L'applicazione delle normative dell'UE nelle rispettive zone puo' essere realizzata al meglio da una rappresentanza equilibrata dei soggetti interessati a livello locale. Il settore della pesca deve far fronte anche a una maggiore concorrenza per lo spazio. L'acquacoltura richiede che siano riservate aree specifiche all'attivita'. Il settore delle catture necessita di un accesso flessibile al mare. Un accesso allo spazio marittimo chiaramente definito a lungo termine e' importante per entrambi in settori ed e' essenziale un quadro di riferimento PSM che impegni le parti interessate e preveda una cooperazione transfrontaliera. La conoscenza dei pescatori riguardo al mare puo' inoltre rivelarsi preziosa per ottimizzare, ad esempio, l'ubicazione delle zone marine protette e dei parchi eolici, contenendo allo stesso tempo i costi. La necessita' di garantire la coerenza dei piani spaziali relativi alle diverse zone marine e' palese nell'ambito della gestione alieutica, sia a causa della mobilita' delle risorse, sia perche' le decisioni afferenti alla PCP sono adottate a livello unionale. Un'analoga necessita' di coerenza e flessibilita' spaziali risulta evidente in relazione alla tutela dell'ambiente marino, ossia nella definizione e nella delimitazione delle zone marine protette. Il FEAMP e' il Fondo per la politica marittima e della pesca dell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Regolamento UE n. 308/2014 del 15 maggio 2014. E' uno dei cinque fondi strutturali e di investimento europei che si integrano a vicenda e mirano ad una ripresa basata sulla crescita e l'occupazione in Europa. Il fondo sostiene i pescatori nella transizione verso una pesca sostenibile, aiuta le comunita' costiere a diversificare le loro economie, finanzia i progetti che creano nuovi posti di lavoro e migliorano la qualita' della vita nelle regioni costiere europee, agevola l'accesso ai finanziamenti. Il regolamento (CE) n. 1005/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008 istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e che modifica precedenti Regolamenti Il regolamento (CE) n. 1224/2009 del 20 novembre 2009 istituisce un regime di controllo comunitario per garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca. Nel quadro del suddetto Regolamento, gli Stati membri controllano le attivita' esercitate nel quadro della politica comune della pesca da ogni persona fisica o giuridica sul loro territorio e nelle acque sotto la loro sovranita' o giurisdizione, in particolare le attivita' di pesca, i trasbordi, i trasferimenti di pesce nelle gabbie o in impianti di acquacoltura inclusi gli impianti di ingrasso, lo sbarco, l'importazione, il trasporto, la trasformazione, la commercializzazione e il magazzinaggio di prodotti della pesca e dell'acquacoltura. Gli Stati membri controllano inoltre l'accesso alle acque e alle risorse e le attivita' esercitate al di fuori delle acque comunitarie da pescherecci comunitari battenti la propria bandiera e, fatta salva la responsabilita' primaria dello Stato di bandiera, dai propri cittadini. Essi adottano misure adeguate, mettono a disposizione le risorse finanziarie, umane e tecniche e creano le strutture tecnico-amministrative necessarie per assicurare il controllo, l'ispezione e l'esecuzione delle attivita' esercitate nell'ambito della politica comune della pesca. Il Regolamento (CE) n. 1967/2006 relativo a misure di gestione per lo sfruttamento delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo. Il Regolamento (UE) 2015/2102 del 28 ottobre 2015, relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo) traspone le raccomandazioni CGPM nel diritto Europeo e riguarda in particolare la conservazione e lo sfruttamento sostenibile del corallo rosso nel Mediterraneo, la riduzione dell'impatto dell'attivita' di pesca su determinate specie marine (uccelli marini, tartarughe, cetacei, foca monaca, squali e razze), alcune misure riguardanti la pesca dei piccoli pelagici nel Mar Adriatico. Protezione ambientale La politica dell'Unione in materia di ambiente si fonda sui principi della precauzione, dell'azione preventiva e della correzione alla fonte dei danni causati dall'inquinamento, nonche' sul principio «chi inquina paga» attuato dalla direttiva sulla responsabilita' ambientale (ELD). Il quadro di riferimento per la politica ambientale comunitaria e' definito nell'ambito delle seguenti categorie di strumenti, azioni e strategie: Programmi di azione per l'ambiente (PAA) pluriennali. Il Consiglio e il Parlamento hanno adottato il 7° PAA per il periodo fino al 2020, dal titolo «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» fissando nove obiettivi prioritari, tra cui: la protezione della natura; una maggiore resilienza ecologica; una crescita sostenibile, efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio; nonche' la lotta contro le minacce alla salute legate all'ambiente. Strategie orizzontali, con particolare riferimento alla strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS), tesa al costante miglioramento della qualita' della vita tramite la promozione della prosperita', la tutela dell'ambiente e la coesione sociale. In linea con questi obiettivi, la strategia Europa 2020 per una «crescita intelligente, sostenibile e inclusiva", Inoltre, l'UE si e' impegnata ad arrestare la perdita di biodiversita' e il degrado dei servizi ecosistemici entro il 2020 (strategia UE per la biodiversita'). Valutazione dell'impatto ambientale e partecipazione del pubblico alla valutazione di piani e programmi che hanno effetti significativi sull'ambiente. In questo contesto, le considerazioni di natura ambientale sono gia' integrate in fase di pianificazione e le possibili conseguenze sono prese in considerazione prima che un piano o programma sia approvato o autorizzato, in modo da garantire un elevato livello di protezione ambientale. In entrambi i casi, la consultazione garantisce la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale, l'accesso alle informazioni ambientali detenute dalle autorita' pubbliche e il diritto all'accesso alla giustizia. Cooperazione internazionale in materia ambientale a livello internazionale, regionale o subregionale in relazione ad un'ampia gamma di questioni di interesse ambientale, quali la protezione della natura e la biodiversita', i cambiamenti climatici e l'inquinamento transfrontaliero dell'aria, dell'acqua. Attuazione, applicazione e monitoraggio dell'efficacia della politica ambientale dell'Unione europea in relazione alla sua attuazione a livello nazionale e regionale, e in relazione allo stato dell'ambiente. Il contesto normativo e gli obiettivi contenuti nelle direttive comunitarie di interesse per la pianificazione dello spazio marittimo, fanno riferimento alle seguenti tematiche: sviluppo sostenibile; benessere economico e sociale; salvaguardia dell'ecosistema marino; benessere e qualita' della vita e servizi nelle comunita' costiere; cambiamenti climatici; aree protette e riserve marine; protezione delle specie; biodiversita'; paesaggio costiero e marino; protezione dall'erosione costiera da fenomeni estremi e mareggiate; salvaguardia dei beni storici e archeologici; inquinamento acustico; inquinamento da reflui e rifiuti; mitigazione della proliferazione di specie esogene e infestanti. Si riportano, in merito, le direttive di livello comunitario che costituiscono il principale riferimento per la protezione e la gestione sostenibile dell'ambiente marino: Direttiva sulla strategia marina, direttiva 2008/56/CE. (MSFD): L'obiettivo della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino e' ripristinare la salute ecologica degli oceani e dei mari europei raggiungendo o mantenendo il "buono stato ecologico" delle loro acque entro il 2020, gestire le attivita' umane nelle zone marittime conformemente all'approccio ecosistemico e a contribuire all'integrazione delle problematiche ambientali nelle diverse politiche. La direttiva precisa che il programma di misure che gli Stati membri devono istituire entro il 2015 per conseguire tale obiettivo puo' avvalersi di misure di protezione spaziale, di controlli della distribuzione territoriale e temporale e di misure di coordinamento della gestione. La direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo (PSM) puo' quindi rappresentare uno strumento importante per consentire agli Stati membri di sostenere taluni aspetti dell'attuazione della direttiva sulla strategia marina, anche nel contesto del coordinamento transfrontaliero delle strategie per l'ambiente marino. Sia la PSM, sia la MSFD dipendono dalla robustezza dei dati e delle conoscenze. Esiste inoltre un legame fra le misure spaziali della MSFD e l'attuazione delle direttive Uccelli e Habitat nelle zone costiere e marine. Tenuto conto della diversita' delle situazioni e dei problemi dell'ambiente marino nell'UE, la direttiva istituisce regioni marine europee sulla base di criteri geografici e ambientali. La direttiva richiede la definizione degli indicatori e la realizzazione di un data base sullo stato della qualita' delle acque che potranno essere una utile base di riferimento per l'attuazione della direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo. La strategia per la biodiversita' e le direttive uccelli (direttiva 79/409/CEE) e habitat (direttiva 92/43/CEE): Questa strategia, parte integrante della strategia Europa 2020, in particolare dell'iniziativa faro "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse", si prefigge di invertire la perdita di biodiversita' e accelerare la transizione dell'UE verso un'economia verde ed efficiente dal punto di vista delle risorse. Vengono proposte una visione per il 2050: "Entro il 2050 la biodiversita' dell'Unione europea e i servizi ecosistemici da essa offerti - il capitale naturale dell'UE - saranno protetti, valutati e debitamente ripristinati per il loro valore intrinseco e per il loro fondamentale contributo al benessere umano e alla prosperita' economica, onde evitare mutamenti catastrofici legati alla perdita di biodiversita'." e un obiettivo chiave per il 2020: "Porre fine alla perdita di biodiversita' e al degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo dell'UE per scongiurare la perdita di biodiversita' a livello mondiale." Le due direttive richiedono diverse misure, quali la designazione delle Zone di protezione speciale (ZPS), la designazione dei Siti di importanza comunitaria (SIC) che porteranno alle Zone speciali di conservazione (ZSC). Il tutto contribuisce a formare la Rete Natura 2000. Viene prevista la valutazione di incidenza ambientale, richiesta per tutti i piani/programmi/progetti che hanno impatto diretto o indiretto sulle aree protette, e che sara' richiesta anche per i Piani di gestione dello spazio marittimo. Ultimo elemento che dovra' essere considerato nella redazione dei Piani di gestione dello spazio marittimo, saranno i corridoi migratori in grado di garantire gli obiettivi proposti dalla strategia sulla biodiversita' e relativi atti normativi. La direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque - DQA): Tale direttiva istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque ed introduce un approccio innovativo nella legislazione europea in materia di acque, tanto dal punto di vista ambientale, quanto amministrativo-gestionale. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. La Direttiva stabilisce che i singoli Stati Membri affrontino la tutela delle acque a livello di "bacino idrografico" e l'unita' territoriale di riferimento per la gestione del bacino e' individuata nel "distretto idrografico" (in Italia sono stati individuati 8 bacini idrografici), area di terra e di mare, costituita da uno o piu' bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere. In ciascun distretto idrografico gli Stati membri devono adoperarsi affinche' vengano effettuati: un'analisi delle caratteristiche del distretto, un esame dell'impatto provocato dalle attivita' umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee e un'analisi economica dell'utilizzo idrico. Si elencano, inoltre, le direttive di maggiore interesse per la definizione degli obiettivi di sostenibilita' ambientale da assumere all'interno della pianificazione dello spazio marittimo: Convenzione di Ramsar per le zone umide di importanza internazionale, ratificata e resa esecutiva col decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 13 marzo 1976 e con il successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 184 dell'11 febbraio 1987; Convenzione di Barcellona ratificata attraverso la legge n. 30 del 25 gennaio 1979; UN Convention on the Law of the Sea (UNCLOS), che definisce il contesto regolativo per l'utilizzo del mare e degli oceani nelle 12 miglia nautiche. Convenzioni dell'International Maritime Organization (IMO), che definiscono le regole per la navigazione in acque internazionali e per il traffico marittimo. Convenzione per la conservazione della Biodiversita' di Rio de Janeiro e successive decisioni delle Conferenze delle Parti (COP), ratificata con legge n. 124/1994; Regolamento (CE) n. 338/1996, del 9 dicembre 1996 per la protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio e il reg. (CE) 2724/2000, del 30 novembre 2000, che modifica il citato reg. (CE) n. 338/96. Convenzione di Århus del 25 giugno 1998, sull'accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l'accesso alla giustizia in materia ambientale. La convenzione stabilisce inoltre speciali zone economiche tra le 12 e le 100 miglia dalla costa. Stabilisce inoltre regole per il passaggio delle navi, lo sviluppo e la conservazione delle risorse in alto mare. Direttiva sui Nitrati 91/676/EEC recepita con decreto legislativo n. 152/99; Direttiva 2007/60/CE (direttiva alluvioni), promuove un approccio specifico per la gestione dei rischi di alluvioni e un'azione concreta e coordinata a livello comunitario. La direttiva e' stata recepita con il con il decreto legislativo n. 49/2010. Urban Waste Water Directive (91/271/EEC) (2014/413/EU), concernente il trattamento delle acque reflue urbane. Direttiva 2001/81/CE (relativa ai limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici), recepita con il decreto legislativo n. 171/2004. European Directive on Environmental Noise (2002/49/EC), relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Regolamento (CE) n. 812/2004 del Consiglio del 26 aprile 2004 che stabilisce misure relative alla cattura accidentale di cetacei nell'ambito della pesca e che modifica il regolamento (CE) n. 88/98. REACH UE Regulation 1207/2006 sulla sicurezza chimica, i sistemi di trattamento delle acque reflue e la di-luizione nel comparto ambientale ricevente. Bathing Water Directive (2006/7/EC), basata sulle linee guida del 2003 dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' per la salvaguardia della salute e delle attivita' di balneazione. Direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e conseguenti sanzioni, attuata con decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202. An Integrated Maritime Policy for the European Union (COM(2007) 574) per l'inquadramento amministrativo e gli strumenti intersettoriali necessari ai fini di una politica marittima integrata dell'UE. COM (2009) 40 del 5 febbraio 2009, relativa a un piano d'azione comunitario per la conservazione e la gestione degli squali. The Ecosystem Approach to Marine Management, sull'applicazione di appropriate metodologie scientifiche focalizzate sui livelli di organizzazione biologica che comprendono le strutture essenziali, i processi, le funzioni e le interazioni tra gli organismi e il loro ambiente (Cop 5 della Convenzione sulla Diversita' biologica - Nairobi (Kenya) nel maggio del 2000). EU Regulation 1143/2014 on Invasive Alien Species, per il controllo della proliferazione di specie esogene negli ecosistemi terrestri e marini. Maritime Security Strategy (EUMSS), adottata nel 2014, per la sicurezza di navigatori, ambiente e infrastrut-ture. Sea Basin Regional Strategies, elaborata per promuovere sviluppo ed interventi integrati per la protezione del mare. COM (2010) 4 - Soluzioni per una visione e un obiettivo dell'UE in materia di biodiversita' dopo il 2010. COM (2011) 244 - La strategia europea per la biodiversita' fino al 2020. Decreto legislativo n. 150/2012 quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi e recepimento direttiva 2009/128/CE. Communication on Blue Growth (COM/2014/0254 final/2) per lo sviluppo del potenziale energetico del mare. Regolamento UE n. 508/2014 - Art. 48, investimenti produttivi destinati all'acquacoltura - uso efficiente delle risorse, riduzione del consumo di acqua e di sostanze chimiche, sistemi di ricircolo che riducono al minimo l'utilizzo di acqua. Sicurezza Direttiva 2009/21/CE, relativa al rispetto degli obblighi dello stato di bandiera, attuata con decreto legislativo del 6 settembre 2011, n. 164. Regolamento UE 656/2014 del Parlamento e del Consiglio del 14 maggio 2014, recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa coordinata dall'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea Legge 31 dicembre 1982, n. 979 contenente Disposizioni per la difesa del mare , art. 23 concernente la sorveglianza per la prevenzione degli inquinamenti delle acque marine da idrocarburi sotto la direzione dei comandanti dei porti. Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 201, art. 12 concernente l'attribuzione dei controlli sul rispetto della direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi agli agenti di polizia giudiziaria del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera. I controlli doganali e il ruolo istituzionale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Il quadro normativo a livello Europeo e' costituito dal regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 ottobre 2013 che ha istituito il nuovo Codice doganale dell'Unione (CDU). L'articolo 2 del CDU ha conferito alla Commissione il potere di adottare Atti delegati che specifichino le disposizioni della normativa doganale e le relative semplificazioni; tali atti delegati sono: a. il Regolamento delegato (UE) n. 2446 del 28 luglio 2015 (RD) che integra il CDU in relazione alle modalita' che ne specificano alcune disposizioni; b. il Regolamento di esecuzione (UE) n. 2447 del 24 novembre 2015 (RE) recante modalita' di applicazione di talune disposizioni del CDU; c. il Regolamento delegato transitorio (UE) n. 341 del 17 dicembre 2015 (RDT), che integra il CDU per quanto riguarda le norme transitorie relative a talune disposizioni nei casi in cui i pertinenti sistemi elettronici non sono ancora operativi e che modifica il RD. Il contesto giuridico di riferimento e' integrato dalla Decisione di esecuzione della Commissione (UE) dell'11 aprile 2016, n. 578 (DEC) che stabilisce il programma di lavoro a norma dell'art. 280, par. 1, del CDU, relativo allo sviluppo ed all'utilizzazione dei sistemi elettronici per lo scambio di informazioni tra le Autorita' doganali e con la Commissione e per l'archiviazione di tali informazioni. In particolare, il programma di lavoro contiene un elenco dei sistemi elettronici elaborati e sviluppati dagli Stati membri ("i sistemi nazionali") o da questi in collaborazione con la Commissione ("i sistemi transeuropei"), affinche' il codice diventi pienamente applicabile, e ne identifica la relativa base giuridica, le principali tappe e le eventuali date per avviare le operazioni. Quelle indicate come "date iniziali previste per l'utilizzazione", dovrebbero essere le prime date a partire dalle quali gli Stati membri possono avvalersi del nuovo sistema elettronico. Quelle, invece, definite come "date finali previste per l'utilizzazione" dovrebbero costituire il termine ultimo entro il quale tutti gli Stati membri e tutti gli operatori economici iniziano a usare i sistemi elettronici nuovi o aggiornati, conformemente a quanto previsto dal Codice. Allo stato, il termine ultimo entro cui rendere operativi i sistemi elettronici e' previsto per ottobre 2020. Ulteriori definizioni funzionali alle relative disposizioni sono esplicitate all'art. 1 del RD e all'art. 1 del RE. Ricerca scientifica e innovazione Il regolamento UE n. 1291/2013 istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) - Horizon 2020 stabilisce la misura del sostegno dell'Unione europea alla Ricerca scientifica e tecnologica in tutti i paesi membri dell'UE. Con questo provvedimento il legislatore dell'Unione si prefigge l'obiettivo di contribuire a costruire una societa' basata sulla conoscenza e l'innovazione ed a tal fine stabilisce che entro il 2020 in tutta l'unione vada investito il 3% del PIL in tale ambito. Tra le grandi linee di attivita' il programma quadro UE stabilisce che, nell'ambito della ricerca marina e marittima trasversale l'obiettivo e' quello di aumentare l'impatto dei mari e degli oceani dell'Unione sulla societa' e sulla crescita economica attraverso lo sviluppo sostenibile delle risorse marine, l'uso delle varie fonti di energia marina e la grande varieta' di utilizzazioni differenti del mare. Le attivita' sono incentrate su sfide scientifiche e tecnologiche trasversali nei settori marino e marittimo allo scopo di sbloccare il potenziale dei mari e degli oceani in tutto l'insieme delle industrie marine e marittime, proteggendo nel contempo l'ambiente e operando un adeguamento al cambiamento climatico. Un approccio strategico coordinato alla ricerca marina e marittima e', nell'ambito dell'insieme delle sfide e delle priorita' di HORIZON 2020, fondamentale per sostenere l'attuazione delle pertinenti politiche dell'Unione per il raggiungimento degli obiettivi chiave per la "crescita blu". Tutela del paesaggio e del patrimonio culturale Convenzione europea del paesaggio La Convenzione europea del paesaggio e' stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa a Strasburgo il 19 luglio 2000 ed e' stata aperta alla firma degli Stati membri dell'organizzazione a Firenze il 20 ottobre 2000. Tale Convenzione si prefigge di promuovere la protezione, la gestione e la pianificazione dei paesaggi europei e di favorire la cooperazione europea. La Convenzione e' il primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio europeo nel suo insieme. Si applica a tutto il territorio delle Parti: sugli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Riconosce pertanto in ugual misura i paesaggi che possono essere considerati come eccezionali, i paesaggi del quotidiano e i paesaggi degradati. Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico (La Valletta, 1992) Firmata nel 1992 dagli Stati membri del Consiglio d'Europa e ratificata dall'Italia con legge 29 aprile 2015, n. 57. La convenzione e' alla base delle piu' evolute forme di archeologia preventiva, ormai ampiamente condivise in Europa. Gli articoli 5 e 6 della Convenzione, in particolare, stabiliscono che le esigenze della tutela delle testimonianze archeologiche devono essere integrate nei programmi di pianificazione territoriale. Convenzione quadro del consiglio d'Europa sul valore del Patrimonio culturale per la societa' - Trattato di Faro (2005) Aperta alla firma nel 2005, e' stata sottoscritta dall'Italia nel 2013. La Convenzione parte dall'idea che la conoscenza e l'uso del patrimonio rientrino nel diritto di partecipazione dei cittadini alla vita culturale, come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Il testo presenta il patrimonio culturale come risorsa utile sia allo sviluppo umano, alla valorizzazione delle diversita' culturali e alla promozione del dialogo interculturale che a un modello di sviluppo economico fondato sui principi di utilizzo sostenibile delle risorse. Il Quadro del sistema di pianificazione nazionale e regionale/locale in Italia Il quadro comprende tutti i livelli della pianificazione che interessano i sistemi costieri e non, anche perche' le pianificazioni integrate della zona costiera (ICZM) ed affini sono adottate solo in alcune Regioni. Si pensi ad esempio ai Piani territoriali e paesaggistici regionali e le loro indicazioni di sviluppo per le aree costiere. Alcune Regioni hanno iniziato a sperimentare i Piani Comunali di Costa (gia' introdotti in Puglia ad esempio) che influenzano molto l'uso dello spazio e delle risorse nell'interfaccia terra/mare. I sistemi di gestione portuale (e le relative pianificazioni settoriali: Piani Regolatori Portuali, Piani della Navigazione, ecc.) sono sicuramente da includere in questa analisi. Di seguito si riporta un elenco di piani e programmi di cui il redattore dei Piani di gestione dello spazio marittimo dovra' tenere conto ai fini della coerenza esterna, se di pertinenza, da integrare caso per caso in funzione del piano di gestione e degli esiti delle consultazioni: a. Documento di Economia e Finanzia (DEF) e Programma Nazionale di Riforma (PN. ) b. Piani di monitoraggio e piano misure della strategia marina c. Piano di gestione integrata della zona costiera d. Piano strategico nazionale della portualita' e della logistica e. PON 2014-2020 e. Programma sviluppo rurale nazionale 2014-2020 f. PO FEAMP 2014-2020 g. Piano strategico nazionale sull'utilizzo del GNL in Italia h. Piano strategico di sviluppo del Turismo in Italia 2017-2022 e relativi Programmi di attuazione Annuali i. Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura 2017-2020 j. Piano Strategico per l'Acquacoltura in Italia 2014-2020 k. Piano di gestione del distretto idrografico (8 distretti idrografici): 1. Alpi orientali 2. Padano 3. Appennino settentrionale 4. Appennino centrale 5. Appennino meridionale 6. Sardegna 7. Sicilia l. Piano paesaggistico o piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesaggistici (tutte le Regioni) (1) (1) Vedi nota 1 m. Piani regolatori portuali n. Programma Nazionale delle Ricerca 2015/2020 o. Piano regolatore generale (citta' marittime) p. POR 2014-2020 q. Programmi di sviluppo rurale regionali 2014-2020 (tutte) r. Piano cave s. Piani di gestione locale ex art.37 lett. m) del reg. (CE) n. 1198/2006 (livello subregionale) t. Flag - CLLD (livello subregionale) u. AZA (Allocated Zone for Aquaculture) Piano Nazionale Strategico della portualita' e della logistica Nel contesto nazionale, la recente riforma portuale alla legge n.84/1994, introdotta con il d.lgs. n. 169 del 4 agosto 2016, rappresenta un tassello importante del Piano Strategico Nazionale della Portualita' e della Logistica (PSNPL). Il PSNPL va ad attuare quanto previsto dal decreto Sblocca Italia del 2014 che prevede una riforma complessiva dell'intero Sistema Mare volto a: «migliorare la competitivita' del sistema portuale e logistico, agevolare la crescita dei traffici delle merci e delle persone, la promozione dell'intermodalita' e della sostenibilita' ambientale» anche attraverso «la razionalizzazione, il riassetto e l'accorpamento delle Autorita' portuali esistenti». Con la legge di riforma, difatti, le 24 Autorita' portuali esistenti sono state sostituite da 15 Autorita' di Sistema Portuali (AdSP), che coordinano i 57 porti di rilevanza nazionale, dotate di forte autonomia, con il compito di indirizzare, programmare e coordinare il sistema dei porti della propria area. Uno degli obiettivi strategici del Piano riguarda la creazione di un Sistema Mare a favore della sostenibilita' ambientale. Il Documento evidenzia infatti che "al processo di sviluppo logistico e al crescente uso del mare come via di comunicazione e trasporto piu' sostenibile rispetto al trasporto terreste, si accompagni la tutela dell'ambiente delle aree portuali da varie fonti di inquinamento nonche' la minimizzazione dell'impatto ambientale delle infrastrutture sul territorio circostante e la riduzione dei consumi energetici legata alle attivita' portuali. Obiettivi pienamente compatibili con gli orientamenti internazionali ed europei in materia di tutela dell'ambiente e riduzione dei gas ad effetto serra". Il Programma nazionale della pesca marittima e dell'acquacoltura Adottato con decreto ministeriale 28 dicembre 2017, il Programma triennale della pesca 2017-2019, dell'acquacoltura contiene gli interventi a livello nazionale indirizzati alla tutela dell'ecosistema marino e della concorrenza e competitivita' delle imprese di pesca nazionali, in coerenza con la normativa europea. Esso assume, nella fase attuale, una dimensione strategica per la ridefinizione delle priorita' del sistema pesca-acquacoltura nazionale, nell'ambito di un contesto in cui il processo gestionale operato dall'Amministrazione procedente e' comunque il risultato di una "cogestione" con piu' Amministrazioni nazionali e locali. Nel quadro della programmazione 2017-2019, che comunque si inscrive nell'ambito della PCP, tutte le opportunita' d'intervento devono tener conto della imprescindibile necessita' di tutela delle risorse ittiche, come componente della Biodiversita', dalle risorse genetiche agli ecosistemi marini. Quanto sopra in un quadro da sottoporre a monitoraggio continuo, al fine di assicurare la conservazione della biodiversita' per perseguire la sostenibilita' ambientale, sociale ed economica delle attivita' di cattura, secondo i principi dell'approccio ecosistemico che integra conservazione ed attivita' umane.Il coinvolgimento attivo del mondo cooperativo, associativo e sindacale che agisce in rappresentanza degli operatori del settore della pesca e dell'acquacoltura in Italia e' vitale per la traduzione degli obiettivi della programmazione in risultati concreti Nel contesto della definizione della nuova politica italiana nei settori della pesca e dell'acquacoltura, le misure di intervento di carattere gestionale, fra le altre gia' citate, dovranno considerare la pianificazione spaziale, basata sugli strumenti innovativi che la ricerca scientifica offre, delle attivita' di cattura nelle aree di pesca, con la creazione di riserve, ed aree soggette a misure di riduzione dello sforzo temporaneo, per la ricostituzione e tutela degli stock ittici (ZTB), tenendo in debita considerazione le zone di conservazione gia' esistenti; La Pianificazione Spaziale, come anche emerso chiaramente nel Seminario di alto livello tenuto dalla Commissione europea a Catania nel febbraio 2016, costituisce oggi uno dei principali assi verso un nuovo approccio nella gestione della pesca, superando la storica mancanza di strumenti sulla valutazione dell'attivita' delle flotte nello spazio e nel tempo possibile a cominciare dalla combinazione del VMS (Vessel Monitoring System) e dell'AIS (Automatic Identification System), considerato comunque che una gestione sulle specie target come indipendenti al contesto ecosistemico e spaziale e' insufficiente. La tecnologia del "remote sensing", del GIS, e dei modelli basati su analisi geo-statistica rappresentano oggi l'insieme degli strumenti su cui basare le diagnosi e valutazioni in materia di gestione della pesca, arrivando ad una conoscenza delle reali zone di pesca - indipendenti dai porti di provenienza delle navi - e dell'andamento delle attivita' di cattura nel tempo. Per quanto riguarda l'acquacoltura l'assenza di una pianificazione spaziale delle aree marine secondo i principi dell'approccio ecosistemico, con l'indicazione di criteri ed indicatori appropriati, e' registrata come una delle maggiori criticita'. E' necessario muoversi in questa direzione,anche al fine di ottemperare agli impegni internazionali assunti dall'Italia (risoluzione GFCM/36/2012/1, linee guida sulle Allocated Zones for Aquaculture (AZA), zone prioritarie per l'acquacoltura. Agenzia delle Dogane e dei Monopoli La normativa nazionale attuativa delle disposizioni unionali o compatibile con le stesse, nel rispetto del principio della preminenza del diritto dell'Unione, viene di seguito riportata: 1. disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 43/73 del 23 gennaio 1973 (TULD - Testo Unico delle disposizioni legislative in materia doganale); 2. Decreto legislativo n. 374/90 dell'8 novembre 1990 (Riordinamento degli istituti doganali e revisione delle procedure di accertamento e controllo in attuazione delle direttive n. 79/695/CEE del 24 luglio 1979 e n. 82/57/CEE del 17 dicembre 1981, in tema di procedure di immissione in libera pratica delle merci, e delle direttive n. 81/177/CEE del 24 febbraio 1981 e n. 82/347/CEE del 23 aprile 1982, in tema di procedure di esportazione delle merci comunitarie); 3. nonche' tutte le altre disposizioni la cui applicazione e' demandata alle dogane, nella misura in cui le stesse non siano in contrasto o comunque incompatibili con le disposizioni riferite al quadro giuridico sovranazionale. In tale contesto, infine, si tenga conto anche degli Accordi internazionali contenenti disposizioni doganali, nella misura in cui siano applicabili nell'Unione. Nell'ambito della valutazione della coerenza con i piani e programmi esistenti, si tenga conto anche del programma strategico articolato in 6 interventi presentato dalla Direzione centrale tecnologie per l'innovazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli in risposta al bando pubblicato dall'Autorita' di gestione del PON infrastrutture e reti 2014-2020. Il programma concorre all'Obiettivo tematico OT 7) "Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete" dell'Accordo di partenariato 2014 - 2020. Nell'ambito del PON "Infrastrutture e reti 2014-2020", e' correlato l'Asse prioritario II, Linea di azione 1. 3) Ottimizzare la filiera procedurale, inclusa quella doganale, anche attraverso l'interoperabilita' tra i sistemi / piattaforme telematiche in via di sviluppo (UIRNet, Sportello Unico Doganale, Sportello marittimo, ecc.), in un'ottica di single window/one stop shop. In particolare, il programma candidato concorre alla finalita' di "sostenere come strategia prioritaria l'implementazione e lo sviluppo dello Sportello Unico Doganale, nell'ottica della creazione di una Single Window nazionale," prevista dall'Asse II, priorita' di investimento 7.c azione sub punto c) del PON. Programma di censimento del patrimonio archeologico sommerso - Progetto Archeomar Il MiBACT, in linea con la Convenzione Unesco di Parigi, che stabilisce norme e regole per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale sommerso, dal 2004 ha avviato il Progetto Archeomar. Un Progetto di censimento di tutti i siti archeologici subacquei lungo le coste delle regioni italiane, che ad oggi ha riguardato Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Lazio e Toscana. Il risultato di questa ricerca e' una carta archeologica delle acque italiane, realizzata con la consapevolezza che la catalogazione e la conoscenza di quanto ancora conservato sul fondo marino rappresentano l'unico strumento per la corretta gestione e salvaguardia dei beni sommersi. Principale quadro normativo-strategico ambientale Nell'ambito di un quadro comune per la pianificazione dello spazio marittimo in Europa, i singoli Paesi dell'UE pianificano le proprie attivita' marittime dettagliando tali strumenti per l'ambito nazionale e locale. Nelle zone marittime condivise, gli strumenti di pianificazione in capo ai singoli Paesi dovranno dialogare ed uniformarsi mediante una serie di requisiti minimi comuni da applicarsi ad aree o corridoi di interazione, ovvero ad ambiti omogenei di tipo ambientale, ecosistemico o morfologico-paesaggistico di localizzazione trans-nazionale che dovranno essere individuate e distinte fin dalle prime fasi di redazione dello strumento. A livello nazionale concorrono, alla definizione del quadro strategico per la PSM le seguenti strategie e misure recepite a livello nazionale: La Strategia Marina Italiana L'Italia ha recepito la direttiva 2014/89/UE con il decreto legislativo n. 201/2016, precedentemente il decreto legislativo n. 190 del 13 ottobre 2010 aveva recepito la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla Strategia per l'Ambiente Marino che si prefigura quindi come strumento di riferimento ambientale per la componente marina. La Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, "Good Environmental Status") per le proprie acque. I descrittori sulla base dei quali vengono effettuate le valutazioni previste dalla Direttiva sono definiti dalla Decisione 477/2010/EU del 1° settembre 2010 della Commissione europea, che ha fornito inoltre criteri e standard metodologici che consentono di attribuire un valore quantitativo e misurabile ai descrittori per facilitare gli Stati a sviluppare la loro strategia: Parte di provvedimento in formato grafico La Gestione Integrata delle Zone Costiere Con la raccomandazione del 30 maggio 2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, l'Unione europea ha incoraggiato l'attuazione da parte degli Stati Membri della gestione integrata delle zone costiere nel contesto delle Convenzioni esistenti con i paesi vicini, ivi inclusi i paesi terzi e che fanno capo al medesimo mare regionale. La Gestione Integrata delle zone costiere e' una componente della politica marittima integrata dell'UE, approvata dal Consiglio europeo, svoltosi a Lisbona il 13 e 14 Dicembre 2007. Il Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo (Protocollo GIZC) uno dei 7 protocolli della Convenzione di Barcellona e' stato adottato a Madrid il 21 gennaio 2008 ed e' in corso di ratifica da parte dell'Italia. Il Protocollo e' entrato in vigore il 24 marzo 2011. Il Consiglio d'Europa ha firmato il Protocollo GIZC a nome della Comunita' europea con la decisione 2009/89/CE e poi approvato con decisione 2010/63/UE. Il Protocollo stabilisce un quadro comune per le Parti contraenti al fine di promuovere e attuare la protezione di aree di interesse ecologico e paesaggistico, un uso razionale delle risorse naturali e la gestione integrata delle zone costiere. Processo dinamico, interdisciplinare e interattivo inteso a promuovere l'assetto sostenibile delle zone costiere, la gestione integrata intende equilibrare, sul lungo periodo, gli obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. L'attivita' di gestione copre l'intero ciclo di raccolta di informazioni, pianificazione, assunzione di decisioni, gestione e monitoraggio dell'attuazione e si avvale della collaborazione e della partecipazione informata di tutte le parti interessate al fine di valutare gli obiettivi della societa' in una determinata zona costiera, nonche' le azioni necessarie a perseguire tali obiettivi. La gestione integrata e' finalizzata inoltre a riequilibrare, gli obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. Il termine "integrato" fa riferimento sia all'integrazione degli obiettivi, sia a quella dei molteplici strumenti necessari per raggiungerli. Esso implica l'integrazione di tutte le politiche collegate dei diversi settori coinvolti e dell'amministrazione a tutti i suoi livelli, nonche' l'integrazione nel tempo e nello spazio delle componenti terrestri e marine del territorio interessato." Misure di protezione delle specie e degli habitat. La protezione delle specie e degli habitat, prevede misure legate alla designazione e al management della rete Natura 2000, dei Parchi naturali e delle Riserve marine attraverso misure di protezione per specie e habitat, misure di protezione delle specie ittiche e degli habitat bentonici e biogenici, misure di riduzione degli impatti e delle catture. La normativa internazionale e' passata dalla protezione delle specie target, alla protezione degli habitat. In seguito, l'approccio ecosistemico ha portato ad una visione piu' ampia di tutela, prevedendo la creazione di reti di aree protette funzionali alla sopravvivenza delle specie e allo sviluppo delle reti ecologiche funzionali. Misure relative al fenomeno dell'eutrofizzazione delle acque. Tali misure sono valutate in relazione ad un complesso di normative che concorrono alla regolazione delle attivita' sulle componenti ambientali interessate direttamente e indirettamente dalla PSM, prendendo in considerazione anche le "informazioni e le conoscenze accumulate e gli approcci elaborati nell'ambito delle convenzioni marittime regionali" (Decisione 2010/477/UE). Inoltre, l'apporto di nutrienti e' direttamente collegato con gli apporti derivanti dai fiumi, rendendo necessaria la cooperazione con unita' geografiche che non hanno diretto sbocco sul mare. Misure relative alle concentrazioni dei contaminanti Il conseguimento di un buono stato ambientale (GES) delle acque, dipende dalla progressiva eliminazione dell'inquinamento, ossia dalla capacita' di mantenere entro limiti accettabili la presenza dei contaminanti nell'ambiente marino e dei relativi effetti biologici, in modo da garantire che non abbiano impatti significativi e non causino rischi per l'ambiente marino. Le misure collegate sono relative all'analisi dei contaminanti, all'imposizione di limiti massimi per la loro emissione e al loro monitoraggio. I settori maggiormente regolamentati sono quello agricolo e quello industriale. Relativamente all'agricoltura, si evidenzia che molte delle normative sono collegate anche al decreto 7 aprile 2006 detta criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e ai Piani d'Azione Regionali collegati. A livello comunitario la decisione 2001/2455/CE, istituisce un elenco di sostanze prioritarie in materia di acque e che modifica la direttiva 2000/60/CE e per cio' che concerne i settori afferenti al comparto industriale, il regolamento europeo n. 1207/2006 "REACH", vieta sia l'utilizzo di talune sostanze dannose per l'ambiente marino, inoltre il regolamento europeo n. 528/2012, regolamenta l'utilizzo dei biocidi. Le regioni, attraverso i Piani Regionali di Tutela delle Acque, svolgono attivita' di monitoraggio della concentrazione di sostanze inquinanti. Accanto alle misure di prevenzione, sono presenti anche misure di intervento in caso di emergenza, in particolare si segnala il "Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dall'inquinamento accidentale da idrocarburi e da altre sostanze nocive". Misure relative ai contaminanti presenti nei pesci e in altri prodotti della pesca in mare destinati al consumo umano Le normative di riferimento in materia sono per la maggior parte regolamenti europei, per la cui osservanza e' stato istituito il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (DM Salute 26/07/2006), che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare Attraverso diversi regolamenti l'Unione europea disciplina altresi' la qualita' dell'acqua destinata all'acquacoltura (Reg. UE n. 183/2005). Sono inoltre espressamente disciplinati: i criteri microbiologici per alcuni microrganismi e le norme di attuazione da rispettare nell'applicazione nelle misure di igiene generali e specifiche (Reg. UE n. 2073/2005); i metodi di analisi riconosciuti per la rilevazione delle biotossine marine nei molluschi bivalvi vivi (Reg. UE n. 15/2011); i limiti massimi di contaminanti che possono essere contenuti negli alimenti, inclusi prodotti di pesca e acquacoltura destinati al consumo umano (Reg. UE di riferimento e' il n. 1881/2006). A livello nazionale, sono invece disciplinati i temi relativi all'acquacoltura. Il decreto legislativo n. 148/2008 stabilisce norme sanitarie che disciplinano l'immissione sul mercato, l'importazione e il transito degli animali da acquacoltura. Misure relative al fenomeno dei rifiuti marini Le normative di riferimento relative ai rifiuti marini presenti su scala nazionale, fanno generalmente capo a diverse direttive comunitarie che hanno impatto indiretto su questo descrittore. Si fa riferimento al recepimento delle direttive 2008/98/CE e 2000/59/CE, che hanno a che fare con i rifiuti prodotti dalle navi, il loro smaltimento e la loro gestione da parte delle autorita' portuali. La normativa italiana recepisce sia le disposizioni derivanti da norme comunitarie che dalle convenzioni internazionali. In attuazione dell'art. 199 decreto legislativo n. 152/2006, tutte le regioni italiane si sono dotate di Piani Regionali sui Rifiuti. Pur non avendo sezioni dedicate ai rifiuti marini, l'esistenza di tali piani garantisce una pianificazione e gestione del settore rifiuti che puo' avere ricadute positive anche sulla produzione e gestione del marine litter. Si fa riferimento anche a numerosi progetti internazionali che possono avere una valenza rilevante, tra i piu' importanti si annoverano: il progetto Plastic Buster, il progetto pilota europeo MARELITT, il progetto MARLISCO, il progetto IPA Adriatico "DeFishGear ovvero di un'attivita' di mitigazione dell'impatto dei rifiuti in mare, e il progetto LIFE SMILE. Misure relative all'introduzione di energia, comprese le fonti sonore sottomarine Per quanto riguarda i rumori impulsivi, la legislazione relativa alle Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e alle Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS) decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.; risultano essere in prospettiva strumenti attuativi di fondamentale importanza per il monitoraggio e l'eventuale riduzione dei suoni emessi da progetti e programmi soggetti a VIA e VAS. La normativa in vigore per quanto riguarda la regolamentazione dell'immissione di suoni sottomarini e' costituita da una serie di misure piu' generali che considerano, tra gli altri obiettivi di protezione ambientale, la limitazione del rumore emesso da imbarcazioni e attivita' antropiche marine. Si segnalano numerose linee guida ISPRA, IMO, ACCOBAMS, per l'attenuazione e riduzione del rumore subacqueo. Tra le misure censite nelle presenti linee guida, sono stati considerati anche strumenti di programmazione volontari come i Contratti di Fiume (CdF) nella variante di contratti di costa, ovvero metodologie strategiche e negoziate che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale. Questi strumenti volontari contribuiscono al perseguimento degli obiettivi delle normative in materia ambientale, con particolare riferimento alla direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque). Parte di provvedimento in formato grafico