(Allegato 4)
 
 
                                                           Allegato 4 
 
                      Il Quadro di riferimento 
 
Sicurezza degli usi civili e produttivi del mare  e  delle  attivita'
  che vi si svolgono 
    La pianificazione dello spazio marittimo  deve  tenere  conto  di
tutti gli aspetti relativi alla sicurezza della  navigazione  e  alla
sicurezza degli usi civili e produttivi del mare  e  delle  attivita'
che vi si svolgono. 
    La sicurezza degli usi civili e produttivi e' disciplinata  dalle
seguenti fonti normative: 
    Convenzione Idrografica Internazionale (IHO) del 1967; 
    Decreto del Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 1  della
legge 1° aprile 1981, n. 121 (relativamente ai compiti di polizia del
mare) 
    Convenzione di Parigi del 1884 - Protezione dei cavi  telegrafici
sottomarini Ratificata con legge 1° gennaio 1886, n. 3620, modificata
dalla legge 19 dicembre 1956, n. 1447 
    Codice della navigazione, regio decreto 30  marzo  1942,  n.  327
regolamento per la  navigazione  marittima  (decreto  del  Presidente
della Repubblica 15 febbraio 1952, n. 328); 
    Legge 5 giugno 1962, n. 616 (Sicurezza della navigazione e  della
vita umana in mare ); 
    legge 21 luglio  1967,  n.  613  (Ricerca  e  coltivazione  degli
idrocarburi  liquidi  e  gassosi  nel  mare  territoriale   e   nella
piattaforma continentale e modificazioni alla legge 11 gennaio  1957,
n. 6, sulla  ricerca  e  coltivazione  degli  idrocarburi  liquidi  e
gassosi); 
    Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio  1979,  n.  886
(Integrazione ed adeguamento delle norme di polizia delle  miniere  e
delle cave, contenute nel decreto del Presidente della  Repubblica  9
aprile 1959, n. 128, al fine di regolare le attivita' di prospezione,
di ricerca e di coltivazione degli Idrocarburi nel mare  territoriale
e nella piattaforma continentale); 
    Legge 31 dicembre 1982, n. 979 (Disposizioni per  la  difesa  del
mare); 
    Convenzione delle Nazioni Unite contro il  traffico  illecito  di
stupefacenti e  sostanze  psicotrope,  con  annesso,  atto  finale  e
relative raccomandazioni, fatta a Vienna il 20 dicembre 1988; 
    Convenzione di Roma del 1988 - Repressione dei  reati  contro  la
sicurezza della navigazione in alto mare e relativo Protocollo  sulle
Piattaforme fisse, attuata con legge 28 dicembre 1989, n. 422; 
    Decreto ministeriale 12 luglio 1989  (in  Gazzetta  Ufficiale  28
luglio 1989, n. 175) - Disposizioni per la tutela delle  aree  marine
di interesse storico, artistico o archeologico); 
    Decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 1991,  n.  435
(Approvazione del regolamento per la sicurezza  della  navigazione  e
della vita umana in mare); 
    Legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette); 
    Convenzione   di   Palermo   contro   il   crimine    organizzato
transnazionale adottata dall'Assemblea Generale delle  Nazioni  Unite
con Risoluzione 55/25 del 15 novembre 2000 e suoi Protocolli, oggetto
autorizzata alla ratifica, ordine  di  esecuzione  e  attuazione  con
legge 16 marzo 2006, n. 146; 
    Convenzione UNESCO  sulla  protezione  del  patrimonio  culturale
subacqueo,  fatta  a  Parigi  il  2   novembre   2001,   oggetto   di
autorizzazione alla ratifica ed ordine di  esecuzione  con  legge  23
ottobre 2009, n. 157; 
    Legge 31 luglio 2002, n.179 (Disposizioni in materia ambientale); 
    Legge 8 luglio 2003, n. 172 (Disposizioni per il  riordino  e  il
rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico); 
    Decreto legislativo 26 maggio  2004,  n.  153  (Attuazione  della
legge 7 marzo 2003, n. 38, in materia di pesca marittima) 
    Decreto  legislativo  27   maggio   2005,   n.   100   (Ulteriori
disposizioni  per  la  modernizzazione  dei  settori  della  pesca  e
dell'acquacoltura e  per  il  potenziamento  della  vigilanza  e  del
controllo della pesca marittima, a norma dell'articolo  1,  comma  2,
della legge 7 marzo 2003, n. 38); 
    Decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171 (codice della  nautica
da diporto) e  del  decreto  ministeriale  29  luglio  2008,  n.  146
(regolamento di attuazione del codice della nautica da diporto); 
    Decreto legislativo 19 agosto  2005,  n.  196  (Attuazione  della
direttiva  2002/59/CE  relativa   all'istituzione   di   un   sistema
comunitario di monitoraggio e di informazione sul traffico navale); 
    Direttiva 2005/35/CE relativa  all'inquinamento  provocato  dalle
navi e  conseguenti  sanzioni,  attuata  con  decreto  legislativo  6
novembre 2007, n. 202; 
    Decreto legislativo 6 novembre 2007,  n.  202  (Attuazione  della
direttiva 2005/35/CE relativa all'inquina-mento provocato dalle  navi
e conseguenti sanzioni); 
    Decreto legislativo 6 novembre 2007,  n.  203  (Attuazione  della
direttiva 2005/65/CE relativa al miglioramento  della  sicurezza  nei
porti); 
    Regolamento (CE) n. 1005/2008  del  Consiglio  del  29  settembre
2008, che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare
ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata  e
che modifica precedenti Regolamenti; 
    Direttiva 2009/21/CE, relativa al rispetto degli  obblighi  dello
stato di bandiera, attuata con Decreto legislativo  del  6  settembre
2011, n. 164; 
    Decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'Ordinamento
Militare - COM -  art.  98  relativo  a  compiti  di  sorveglianza  e
vigilanza in mare) 
    Decreto del Presidente della Repubblica  15  marzo  2010,  n.  90
(Testo Unico dell'Ordinamento Militare - TUOM -. 111 e seg., relativi
a compiti di sorveglianza e vigilanza in mare e di polizia del mare) 
    Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 novembre 2010
(Piano di pronto intervento nazionale per la difesa  da  inquinamenti
da idrocarburi e  di  altre  sostanze  nocive  causati  da  incidenti
marini); 
    Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del  territorio
e del mare  29  gennaio  2013,  n.  34  (Piano  operativo  di  pronto
intervento per la  difesa  del  mare  e  delle  zone  costiere  dagli
inquinamenti accidentali da idrocarburi e da altre sostanze nocive); 
    Regolamento UE 656/2014 del Parlamento e  del  Consiglio  del  14
maggio 2014,  recante  norme  per  la  sorveglianza  delle  frontiere
marittime  esterne  nel   contesto   della   cooperazione   operativa
coordinata dall'Agenzia europea per la  gestione  della  cooperazione
operativa alle  frontiere  esterne  degli  Stati  membri  dell'Unione
europea; 
    Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145 (di  attuazione  della
direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle  operazioni  in  mare  nel
settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE); 
Contesto Internazionale 
    Convenzione di Parigi del 1884 
    Protezione dei cavi telegrafici sottomarini Ratificata con  legge
1° gennaio 1886, n. 3620, modificata dalla legge 19 dicembre 1956, n.
1447 
    Convenzioni di Ginevra I, II, III, IV, adottate il 29 aprile 1958 
    Nel 1958, a Ginevra, la I Conferenza  sul  Diritto  del  mare  ha
adottato quattro Convenzioni: 
    I. Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua 
    II. Convenzione sull'alto mare 
    III. Convenzione sulla pesca e sulla conservazione delle  risorse
biologiche dell'alto mare 
    IV. Convenzione sulla piattaforma continentale 
    Convenzione Idrografica Internazionale (IHO) del 1967 
    Firmata a Monaco nel 1967, e' entrata  in  vigore  nel  1970.  Si
concretizza in un organismo intergovernativo consultivo e tecnico. 
    Convenzione internazionale relativa all'intervento  sui  casi  di
inquinamento da olio nell'alto mare, 1969 
    Gli Stati parti della Convenzione possono adottare, in alto mare,
le misure che sono necessarie a prevenire, attenuare  o  eliminare  i
gravi ed imminenti rischi che possono derivare  ai  loro  litorali  o
interessi  connessi  dall'inquinamento  delle  acque   di   mare   da
idrocarburi in seguito ad un sinistro marittimo o a fatti connessi  a
tale sinistro, che appaiano suscettibili di  avere  gravi  e  dannose
conseguenze. 
    (ICCAT) The International  Commission  for  the  Conservation  of
Atlantic Tunas 
    La Commissione internazionale per la  conservazione  dei  tonnidi
dell'Atlantico  e'  un'organizzazione   intergovernativa   di   pesca
responsabile della conservazione di specie di tonni e  specie  simili
nell'Oceano Atlantico e nei mari ad esso adiacenti. (1969) 
    UNESCO. Programma Uomo e Biosfera (MAB) 
    Programma intergovernativo volto a fornire basi scientifiche alle
azioni di impulso all'uso sostenibile e  razionale,  oltre  che  alla
conservazione, delle risorse della cosiddetta "biosfera". Tra le  sue
finalita' rientrano, in particolare: la promozione della cooperazione
scientifica, la ricerca interdisciplinare per la tutela delle risorse
naturali,  la  gestione   degli   ecosistemi   naturali   e   urbani,
l'istituzione di parchi, riserve ed aree naturali protette. 
    Esiste una interazione sostanziale tra le qualita' naturalistiche
e paesaggistiche che hanno motivato  il  riconoscimento  di  aree  di
particolare interesse naturale (riserve,  parchi  e  aree  protette),
naturale e culturale (aree inserite nel Programma UNESCO  su  Uomo  e
Biosfera -MAB) o paesaggistico-culturale. (1971) 
    UNESCO Convenzione per  la  protezione  del  Patrimonio  Mondiale
Culturale e Naturale (1972) 
    Adottata durante la Conferenza Generale dell'UNESCO nel  1972,  a
Parigi. 
    Definisce le tipologie di siti naturali e culturali  che  possono
essere considerate  per  l'iscrizione  nell'  Elenco  del  Patrimonio
Mondiale  e  delinea  compiti  e  doveri  degli  stati   Membri   per
l'identificazione dei siti, la loro protezione e conservazione. 
    L'Italia ha ratificato la Convenzione con la legge del  6  aprile
1977, n. 184. 
    Convenzione sulla prevenzione dell'inquinamento  marino  mediante
dumping  di  rifiuti  e  altre  materie  (LC)1972  (and  1996  London
Protocol) 
    Il Protocollo del 1996 e' entrato in vigore il 24 marzo 2006. Per
dumping si intende l'immissione volontaria in mare,  da  parte  delle
navi, di materiali,  sostanze  o  rifiuti  dannosi  per  l'ecosistema
marino (nella definizione di dumping rientrano anche le operazioni di
affondamento deliberato di navi, aeromobili) 
    Convenzione  Marpol  73/78  Convenzione  internazionale  per   la
prevenzione dell'inquinamento causato da navi e Protocollo 1997 
    La  MARPOL  fu  elaborata  per  rispondere  alla  necessita'   di
controllare e limitare il rilascio accidentale e deliberato  in  mare
di idrocarburi ed  altre  sostanze  pericolose.  E'  una  delle  piu'
importanti convenzioni IMO 
    Convenzione SOLAS 74 (Salvaguardia della vita umana  in  mare,  -
International Convention for the Safety of Life at Sea) 
    La Convenzione ha l'obiettivo di specificare gli standard  minimi
per la costruzione e la gestione di navi,  compatibili  con  la  loro
sicurezza. Gli Stati hanno la responsabilita' di  assicurare  che  le
navi sotto la loro bandiera rispettino le sue richieste  e  un  certo
numero di certificati sono prescritti nella Convenzione come la prova
che questo sia fatto. (1974) 
    Convenzione STCW (Convenzione internazionale  sugli  standard  di
addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per  i  marittimi,
nota anche come Convenzione STCW '78) 
    La Convenzione internazionale sugli  standard  di  addestramento,
abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi, nota anche  come
Convenzione STCW '78 o semplicemente  STCW  (Standards  of  Training,
Certification and Watchkeeping for  Seafarers),  e'  una  convenzione
internazionale  adottata  il  7  luglio  1978  dall'IMO.   E'   stata
modificata una prima volta nel 1995 ed  e'  stato  adottato,  con  la
risoluzione   n.   2   della   conferenza    dei    Paesi    aderenti
all'Organizzazione marittima internazionale (IMO), tenutasi a  Londra
il  7  luglio  del  1995,  il  Codice  STCW  sull'addestramento,   la
certificazione e la tenuta della guardia (STCW '95). 
    United Nations Convention on the Law of the Sea - UNCLOS 
    La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, o UNCLOS
acronimo del nome in inglese United Nations Convention on the Law  of
the Sea, e' un trattato internazionale che definisce i diritti  e  le
responsabilita' degli Stati nell'utilizzo dei mari  e  degli  oceani,
stabilendo linee guida che regolano le trattative,  l'ambiente  e  la
gestione delle risorse naturali (1982) 
    (UNFSA) The United Nations Agreement for  the  Implementation  of
the Provisions of the United Nations Convention on the Law of the Sea
of 10 December 1982 
    L'accordo delle Nazioni Unite per l'attuazione delle disposizioni
della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del  mare,  del  10
dicembre 1982, concernente la conservazione e la gestione degli stock
di pesce in rotazione e degli stock  di  pesci  altamente  migratori,
stabilisce principi per la  conservazione  e  la  gestione  di  tali.
Stabilisce, inoltre, che tale gestione  deve  basarsi  sull'approccio
precauzionale e sulle migliori informazioni scientifiche disponibili.
L'Accordo  elabora  sul  principio   fondamentale   stabilito   nella
Convenzione che gli  Stati  dovrebbero  cooperare  per  garantire  la
conservazione e promuovere l'obiettivo dell'utilizzo  ottimale  delle
risorse della pesca sia  all'interno  che  al  di  fuori  della  zona
economica esclusiva. 
    Convenzione delle Nazioni Unite contro il  traffico  illecito  di
stupefacenti e  sostanze  psicotrope,  con  annesso,  atto  finale  e
relative raccomandazioni, fatta a Vienna il 20 dicembre 1988 
    Convenzione di Roma del 1988 
    Repressione  dei  reati  diretti  contro   la   sicurezza   della
navigazione marittima, con protocollo per la  repressione  dei  reati
diretti  contro  la  sicurezza  delle   installazioni   fisse   sulla
piattaforma continentale", ratificata con legge 28 dicembre 1989,  n.
422 
    Convenzione  internazionale  sull'inquinamento   da   idrocarburi
(OPCR) 1990 
    La Convenzione e' stata  adottata  il  30  novembre  1990  ed  e'
entrata in vigore il 13 maggio 1994. 
    Le parti della Convenzione OPRC sono tenute  a  stabilire  misure
per affrontare gli incidenti di inquinamento, a livello  nazionale  o
in cooperazione con altri paesi. Le navi sono tenute a avere un piano
di emergenza per l'inquinamento petrolifero a  bordo.  Le  navi  sono
tenute a  segnalare  gli  incidenti  alle  autorita'  costiere  e  la
convenzione descrive le azioni che  dovranno  essere  intraprese.  Le
parti della Convenzione sono tenute a fornire assistenza  agli  altri
in caso di emergenza e sono previste disposizioni per il rimborso  di
qualsiasi assistenza fornita. 
    Convenzione  per  la  diversita'   biologica   e   obiettivi   di
biodiversita' "AICHI" 
    La Convenzione  sulla  diversita'  biologica  (CBD,  dall'inglese
Convention on Biological Diversity)  e'  un  trattato  internazionale
adottato nel 1992 al fine di  tutelare  la  diversita'  biologica  (o
biodiversita'), l'utilizzazione  durevole  dei  suoi  elementi  e  la
ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo  sfruttamento  delle
risorse genetiche. 
    In questo documento viene affrontata,  per  la  prima  volta,  la
tematica dell'approccio ecosistemico. 
    Codice di condotta per la pesca responsabile (FAO, 1995) 
    Redatto da 170 nazioni mediante una serie  di  colloqui  promossi
dalla FAO e adottato il  31  ottobre  1995,  il  Codice  contiene  un
insieme di principi politici, di direttive tecniche e  di  esempi  di
buone pratiche  per  una  pesca  ed  un'acquacoltura  responsabili  e
sostenibili. 
    Il Codice  non  e'  vincolante,  ma  sottoscrivendolo  i  governi
s'impegnano ad agire secondo i suoi principi e le sue  normative.  Il
ruolo della FAO e' quello di promuovere e vigilare  sull'applicazione
del Codice fornendo ai paesi orientamento ed assistenza tecnica. 
    Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del
pubblico ai  processi  decisionali  e  l'accesso  alla  giustizia  in
materia ambientale e' stata effettuata il 25 giugno 1998 a Aarhus, in
Danimarca. 
    La Convenzione  di  Aarhus  sull'accesso  alle  informazioni,  la
partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso  alla
giustizia in  materia  ambientale  e'  il  primo  e  unico  strumento
internazionale,  legalmente  vincolante,  che  recepisce  e  pone  in
pratica tale principio, dando concretezza ed efficacia al concetto di
democrazia ambientale. 
    E' stata firmata nella citta' danese di Aarhus, il 25 giugno 1998
ed e' entrata in vigore il 30 ottobre 2001. 
    Protocollo   di    preparazione,    risposta    e    cooperazione
all'inquinamento causati da sostanze pericolose  e  pericolose,  2000
(OPRC_HNS Protocol) 
    Come la Convenzione OPRC, il protocollo OPRC-HNS mira a istituire
sistemi nazionali di preparazione e  risposta  e  fornire  un  quadro
globale per la cooperazione internazionale  nella  lotta  contro  gli
incidenti piu' importanti o le minacce  di  inquinamento  marino.  Le
parti del protocollo OPRC-HNS sono  tenute  a  stabilire  misure  per
affrontare gli incidenti di inquinamento, a livello  nazionale  o  in
cooperazione con altri paesi. Le navi sono tenute  a  trasportare  un
piano di emergenza sull'inquinamento a bordo per affrontare  in  modo
specifico gli incidenti che comportano sostanze pericolose e nocive. 
    Il protocollo OPRC-HNS segue i principi della Convenzione OPRC ed
e'  stato  formalmente  adottato  dagli  Stati   gia'   parte   della
convenzione OPRC in occasione di una conferenza diplomatica  tenutasi
alla Sede IMO di Londra nel marzo 2000. 
    Convenzione   di   Palermo   contro   il   crimine    organizzato
transnazionale 
    adottata  dall'Assemblea  Generale  delle   Nazioni   Unite   con
Risoluzione 55/25 del 15 novembre 2000  e  suoi  Protocolli,  oggetto
autorizzata alla ratifica, ordine  di  esecuzione  e  attuazione  con
legge 16 marzo 2006, n. 146 
    Convenzione internazionale sul  controllo  dei  sistemi  antifumo
nocivi sulle navi, 2001 
    UNESCO. Convenzione sulla  protezione  del  patrimonio  culturale
subacqueo (2001) 
    fatta a Parigi il 2 novembre 2001, oggetto di autorizzazione alla
ratifica ed ordine di esecuzione con legge 23 ottobre 2009, n. 157. 
    UNESCO. Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio  culturale
Immateriale (2003) 
    Approvata all'unanimita'  nella  32°  sessione  della  Conferenza
Generale a Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata dall'Italia  il  27
settembre  2007.   Considera   fondamentale   l'interdipendenza   tra
patrimonio culturale immateriale  e  patrimonio  culturale  tangibile
definito nella Dichiarazione di Yamat . Per salvaguardia si intendono
le misure atte a favorire la trasmissione  del  patrimonio  culturale
immateriale fra le generazioni. La protezione  intende  preservare  i
luoghi, l'ambiente  naturale  ed  il  paesaggio,  cioe'  il  contesto
storico, culturale e sociale che ha prodotto e produce - come vivente
- il patrimonio medesimo. 
    Convenzione  internazionale  per  il  controllo  e  la   gestione
dell'acqua di zavorra e dei sedimenti della nave, 2004 
    La  Convenzione  mira  a  prevenire  gli  effetti  potenzialmente
devastanti della diffusione di organismi acquatici nocivi trasportati
nelle acque di zavorra  delle  navi  da  una  regione  all'altra.  La
Convenzione richiede che tutte le navi attuino un piano  di  gestione
per le acque di zavorra e per i sedimenti.  Tutte  le  navi  dovranno
portare un Ballast Water Record Book  e  saranno  tenute  a  svolgere
procedure standard di gestione delle acque di zavorra. 
    Convenzione ILO sul lavoro marittimo 2006 
    E' la convenzione n. 186 dell'Organizzazione  Internazionale  del
Lavoro (OIL) chiusa a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ª
sessione della Conferenza generale  della  medesima.  Rappresenta  il
"quarto pilastro" del diritto internazionale marittimo  racchiude  le
norme   aggiornate   contenute   nelle    attuali    convenzioni    e
raccomandazioni  internazionali  del  lavoro  marittimo   nonche'   i
principi   fondamentali    riportati    nelle    altre    convenzioni
internazionali del lavoro". 
    Convenzione internazionale di Hong Kong per il riciclaggio sicuro
delle navi, 2009 
    La Convenzione intende prevenire,  ridurre,  minimizzare  e,  per
quanto possibile, eliminare gli incidenti, infortuni ed altri effetti
nocivi per  la  salute  dell'uomo  e  per  l'ambiente  provocati  dal
Riciclaggio delle navi ed  altresi'  rafforzare  la  sicurezza  delle
navi, la tutela della salute dell'uomo  e  dell'ambiente  durante  il
ciclo di vita di una nave. 
    Accordo sulle  Misure  dello  Stato  di  Approdo  per  prevenire,
scoraggiare ed eliminare la pesca  illegale,  non  dichiarata  e  non
regolamentata (FAO, 2016) (PSMA l'acronimo inglese) 
    la FAO nel 2009 ha promosso l'adozione da parte  dei  suoi  paesi
membri  dell'Accordo  sulle  misure  dello  Stato  di   approdo   per
prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata
e non regolamentata. L'accordo entrera' in  vigore  quando  25  paesi
avranno depositato il loro strumento  di  ratifica,  conosciuto  come
l'accettazione di  adesione.  Le  Misure  sullo  Stato  d'approdo  si
riferiscono in genere alle azioni intraprese per  rilevare  la  pesca
illegale quando le navi arrivano nei porti. 
    L'accordo e' entrato in vigore il 5 giugno 2016. 
Contesto Mediterraneo 
Organizzazioni del Mediterraneo 
    Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo della FAO 
    La Commissione Generale per la pesca nel Mediterraneo  (CGPM)  e'
un'organizzazione regionale per la gestione della  pesca  (RFMO).  E'
stata istituita nel 1949 con un accordo internazionale  stipulato  in
base all'articolo XIV della Costituzione della FAO. La  sua  zona  di
competenza abbraccia il mar Mediterraneo, il  mar  Nero  e  le  acque
adiacenti. 
    La  Commissione  ha  l'autorita'  di   adottare   raccomandazioni
vincolanti per la conservazione delle risorse  marine  viventi  e  la
gestione della pesca e gioca un ruolo nella  governance  della  pesca
nella regione. Oltre a numerose  raccomandazioni  nel  settore  della
pesca e della gestione delle risorse marine viventi,  la  Commissione
GFCM ha adottato la risoluzione GFCM/36/2012/1 ,  linee  guida  sulle
Allocated  Zones  for  Aquaculture  (AZA),   zone   prioritarie   per
l'acquacoltura.. 
    GTMO 5 + 5 - Il gruppo dei trasporti del Mediterraneo occidentale 
    Il GTMO e' un gruppo di cooperazione per i trasporti  al  livello
piu' alto fondato nel 1995 a Parigi, dove si e'  svolta  la  riunione
della costituzione del gruppo. Esso mira a promuovere la cooperazione
sui  trasporti  nel  Mediterraneo  occidentale  e  a  contribuire  al
partenariato euromediterraneo. I membri del GTMO  sono  ministri  dei
trasporti dei dieci paesi della regione  (Algeria,  Francia,  Italia,
Libia, Malta, Mauritania, Marocco,  Portogallo,  Spagna  e  Tunisia).
CETMO svolge la funzione di segretariato tecnico 
    UNEP Mediterranean Action Program - Convenzione di Barcellona 
    La Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dai  rischi
dell'inquinamento, o  Convenzione  di  Barcellona,  e'  lo  strumento
giuridico e operativo del Piano d'Azione delle Nazioni Unite  per  il
Mediterraneo (MAP), ratificata con legge n. 175 del 27  maggio  1999.
Sette Protocolli completano  il  quadro  giuridico  MAP,  affrontando
aspetti specifici della Convenzione: 
    1. Dumping Protocol 
    2. Prevention and Emergency Protocol 
    3. Land-based Sources and Activities Protocol 
    4. Specially Protected Areas and Biological Diversity Protocol 
    5. Offshore Protocol 
    6. Hazardous Wastes Protocol 
    7. Protocol on Integrated Coastal Zone Management (ICZM). 
    Accordo Pelagos 
    L'Accordo  relativo  alla  creazione  nel  Mediterraneo   di   un
santuario per i mammiferi marini  "Accordo  Pelagos"  ratificato  con
legge n. 391 dell'11 ottobre 2001. 
    CETMO Centro studi sui trasporti per il mediterraneo occidentale 
    L'obiettivo principale della CETMO  e'  la  cooperazione  per  il
miglioramento delle condizioni di  trasporto  nei  paesi  dell'Europa
meridionale (Spagna, Francia,  Italia,  Malta  e  Portogallo)  e  del
Maghreb (Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e  Tunisia),  attraverso
lo studio di infrastrutture, i flussi, le statistiche e il  trasporto
della legislazione nel Mediterraneo  occidentale  e  l'attuazione  di
iniziative per facilitare il trasporto. 
    Il decreto del Presidente della Repubblica n. 209 del 27  ottobre
2011 
    Il decreto del Presidente della Repubblica n. 209 del 27  ottobre
2011 che emana  il  Regolamento  recante  l'istituzione  di  Zone  di
protezione  ecologica  del  Mediterraneo  nord-occidentale,  del  Mar
Ligure e del Mar Tirreno. 
Regolamentazione 
    Protocollo sulle aree specialmente protette  e  sulla  diversita'
biologica del Mediterraneo (SPA & Biodiversity Protocol) 
    firmato il 10  giugno  1995,  ratificato  il  7  settembre  1999,
entrato in vigore il 12 dicembre 1999 e  i  cui  allegati  II  e  III
relativi alle liste delle specie in pericolo  o  minacciate  e  delle
specie il cui sfruttamento e' regolamentato, sono entrati  in  vigore
il 16 aprile 2015; 
    Programma  Strategico  d'Azione  per   la   Conservazione   della
Biodiversita' nella Regione Mediterranea (SAP BIO) della  Convenzione
di Barcellona 
    adottato  nel  2003  costituisce  lo  strumento   operativo   per
l'implementazione del Protocollo ASPIM e  per  fronteggiare  sia  sul
piano generale che per particolari emergenze tematiche  la  complessa
sfida  di  tutelare  la   biodiversita'   marino   -   costiera   del
Mediterraneo. Il SAP BIO e' articolato in  otto  piani  d'azione  che
l'Italia deve  formalmente  adottare:  il  protocollo  SPA/BIO  della
Convenzione  Barcellona  e'  stato  ratificato   dall'EU   (decisione
93/626/CEE del Consiglio). 
    Accordo  ACCOBAMS  per  la  conservazione  dei  cetacei  nel  Mar
Mediterraneo 
    ratificato con legge n. 27 del 10 febbraio 2005. 
    Accordo relativo alla creazione nel Mediterraneo di un  santuario
per i mammiferi marini, presentato a Roma il 25 novembre 1999 
    Numerose raccomandazioni in  materia  di  regolamentazione  della
pesca o di gestione delle risorse marine viventi sono  state  emanate
dalla  Commissione  Generale   della   Pesca   nel   Mediterraneo   e
consultabili nel sito http://www.fao.org/gfcm/en/ 
 
           Strategie ed iniziative Macroregionali della UE 
 
    Le  Strategie  Macroregionali  rappresentano  uno  strumento   di
attuazione della cooperazione territoriale,  che  e'  stato  proposto
dalla Commissione Europea, su richiesta  del  Consiglio  europeo.  La
premessa di tale cooperazione si fonda sul  convincimento  che  sfide
comuni a specifiche regioni sono  meglio  affrontate  attraverso  una
pianificazione comune e congiunta ed orientata  ad  un  impiego  piu'
efficiente delle risorse disponibili. 
    Strategia europea per la Regione Adriatico-Ionica - EUSAIR 
    La   strategia   riguarda    principalmente    le    opportunita'
dell'economia  marittima:  "crescita  blu",  trasporti  marittimi   e
connessioni intermodali con l'hinterland  ,  connettivita'  in  campo
energetico, protezione dell'ambiente marino  e  turismo  sostenibile.
Questi settori sono destinati a svolgere un  ruolo  cruciale  per  la
creazione di posti di lavoro e per il  rilancio  dell'economia  nella
regione. 
    Gli  altri  temi  trasversali   sono   il   potenziamento   delle
competenze, la ricerca, l'innovazione e le piccole e  medie  imprese.
La mitigazione dei cambiamenti climatici  e  l'adattamento  ad  essi,
nonche'  la  gestione  del  rischio  di  catastrofi   sono   principi
orizzontali che riguardano tutti e quattro i pilastri. 
    BLUEMED e PRIMA 
    BLUEMED  e'  l'iniziativa   a   guida   italiana   congiuntamente
sviluppata e concordata con Cipro, Croazia, Francia, Grecia,  Italia,
Malta,  Portogallo,  Slovenia  e  Spagna  e  con  il  sostegno  della
Commissione europea, che mira a promuovere un strategia condivisa per
sostenere la crescita sostenibile dei settori marino e marittimo  nei
Paesi europei del Mediterraneo. L'iniziativa BLUEMED ha  definito  la
propria "visione" e la  sua  "agenda  strategica  per  la  ricerca  e
l'innovazione". 
    In tale ambito al fine di aumentare  l'attrattivita'  dell'intero
Paese sui mercati internazionali, l'Italia e' anche  alla  guida  del
programma  PRIMA  (Partnership  for  Research  and  Innovationin  the
Mediterranean Area) Per entrambi i programmi il Piano Nazionale della
Ricerca 2015 - 2020 prevede un investimento di 80,4 milioni di €. 
    WestMed 
    Il 19 aprile 2017 la Commissione europea ha  lanciato  una  nuova
iniziativa  per  lo  sviluppo  sostenibile  dell'economia  blu  nella
regione del Mediterraneo occidentale, che  andra'  a  coinvolgere  in
maniera prioritaria cinque Stati  membri  dell'UE  (Francia,  Italia,
Portogallo, Spagna  e  Malta)  e  cinque  paesi  partner  meridionali
(Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia). 
    L'iniziativa e' frutto di anni  di  dialogo  tra  i  Paesi  della
regione  del  Mediterraneo  occidentale  che  sono   ora   pronti   a
collaborare  su  interessi  condivisi  per  rafforzare  la   crescita
economica, sostenere  la  creazione  di  posti  di  lavoro,  tutelare
l'ambiente e contribuire, non da ultimo, anche  alla  stabilizzazione
della regione. 
    Dichiarazione ministeriale di Malta MedFish4Ever 
    La dichiarazione MedFish4Ever e' di grande rilevanza,  in  quanto
imposta  i  lavori  in  quest'area  per  i  prossimi  10  anni  sulla
sostenibilita' ambientale,  la  coesione  sociale  e  le  prospettive
economiche sostenibili. 
    In base a  una  nuova  governance  globale  del  Mediterraneo  il
progetto  di  dichiarazione  prevede  impegni   di   attuazione   dei
provvedimenti seguenti: 
    a) rafforzare la raccolta di dati e la valutazione scientifica; 
    b) istituire un quadro  di  gestione  della  pesca  basata  sugli
ecosistemi; 
    c) sviluppare una cultura del rispetto delle norme  ed  eliminare
la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN); 
    d)  appoggiare  la  pesca  su  piccola  scala  e   l'acquacoltura
sostenibili, e 
    e)  accrescere   la   solidarieta'   e   il   coordinamento   nel
Mediterraneo. 
 
          I settori individuati da fonti europee rilevanti 
            per la Pianificazione dello spazio marittimo 
 
Energie rinnovabili 
    L'Europa si trova ad affrontare una domanda energetica crescente,
prezzi volatili e problemi  di  approvvigionamento.  Per  contrastare
questi problemi e' stata  varata  la  strategia  energetica  dell'UE.
Occorre inoltre ridurre l'impatto ambientale del settore energetico. 
    La politica energetica dell'UE persegue tre obiettivi principali:
la sicurezza dell'approvvigionamento; la  competitivita'  (attraverso
la ricerca in campo energetico); la sostenibilita'. 
    La Commissione ha varato  dei  piani  per  la  strategia  (Unione
dell'energia) per garantire  ai  cittadini  e  alle  imprese  dell'UE
energia sicura, accessibile e rispettosa del clima. 
    Lo stato  dell'Unione  dell'energia  ha  presentato  i  progressi
compiuti da quando la strategia quadro per un'Unione dell'energia  e'
stata adottata (novembre 2015) al fine di realizzare  la  transizione
verso  un'economia  a  basse  emissioni   di   carbonio,   sicura   e
competitiva. 
    Il ricorso  alle  energie  rinnovabili  e'  fondamentale  per  la
politica europea in materia di cambiamento climatico come  per  altri
obiettivi  dell'Unione.  La  direttiva   del   2009   sulle   energie
rinnovabili  (Direttiva  2009/28/CE  del  Parlamento  europeo  e  del
Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia
da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle
direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, GU L 140 del 5 giugno 2009), fissa
un obiettivo di quota pari al 20% per tali fonti energetiche entro il
2020. Le  fonti  di  energia  rinnovabile  offshore,  in  particolare
l'eolico offshore, vi contribuiranno  in  modo  importante.  In  tale
quadro  e'  necessario  procedere  ad  una  razionale  pianificazione
localizzativa degli impianti eolici  off-shore,  preventiva  rispetto
alla assegnazione in concessione degli  specchi  acquei  dedicati  ed
attenta ai valori paesagistici costieri. I parchi eolici  offshore  e
le altre fonti di energia rinnovabile  devono  essere  connessi  alla
rete onshore. Il pacchetto per le  infrastrutture  energetiche  della
Commissione, di prossima adozione, conterra' le prescrizioni relative
alla  nuova  infrastruttura  di  rete.  Tali  impianti  richiederanno
notevoli  risorse  in   termini   di   spazio,   anche   nelle   zone
transfrontaliere.  Da  un  approccio  comune  con  un   coordinamento
transfrontaliero  rafforzato  nell'ambito  della   PSM   si   possono
attendere  notevoli   effetti   benefici.   La   ricerca   finanziata
nell'ambito del Settimo programma quadro per la ricerca  (7°  PQ)  e'
mirata a finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore  e
a ottimizzare la PSM. 
Esplorazione ed estrazioni minerarie e di idrocarburi 
    Alcune  aree  delle  acque  costiere   europee   sono   sfruttate
intensivamente per la  produzione  di  greggio  e  gas.  L'UE  ha  un
interesse vitale nel garantire la sicurezza delle attivita'  offshore
nel settore degli idrocarburi. L'incidente avvenuto sulla piattaforma
Deepwater  Horizon  ha  spinto   la   Commissione   a   prendere   in
considerazione  una  legislazione  di  ampia  portata  relativa  alle
piattaforme petrolifere per garantire i massimi livelli di sicurezza.
La comunicazione del 2010 sulla sicurezza  delle  attivita'  offshore
nel  settore  degli  idrocarburi  (Comunicazione  della   Commissione
"Affrontare la sfida della sicurezza  delle  attivita'  offshore  nel
settore degli idrocarburi", COM(2010) 560 definitivo del  12  ottobre
2010).  Sottolinea  che  le  autorita'  pubbliche  sono  responsabili
dell'adozione di un quadro normativo adeguato in materia di attivita'
offshore, che inglobi i principi della PSM. 
    La Direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in  mare
nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva  2004/35/CE
e' stata attuata in Italia con l'adozione del decreto legislativo  18
agosto 2015, n. 145 che si inserisce  in  un  quadro  normativo  gia'
esistente  in  materia  di  sicurezza  e  di  protezione   del   mare
dall'inquinamento. 
    In tale contesto e' stato istituito il Comitato per la  sicurezza
delle operazioni a mare a cui e' affidato principalmente  il  compito
di definire ed  attuare  processi  e  procedure  per  la  valutazione
approfondita  delle  relazioni  sui  grandi  rischi  e  di  tutta  la
specifica documentazione richiesta agli  operatori  del  settore.  Il
Comitato ha inoltre compiti di vigilanza  e  controllo  al  fine  del
rispetto delle norme introdotte dal decreto legislativo  n.  145/2015
che svolge mediante ispezioni, indagini e misure di  esecuzione.  Per
quanto riguarda la relazione con le attivita'  di  pianificazione  il
Comitato elabora annualmente un piano di azione. 
Le Reti di trasporto trans-europee (Reti TEN-T),  le  Autostrade  del
  Mare e sistemi portuali 
    La  nuova  politica  dei   trasporti   ha   come   priorita'   la
realizzazione, nei 28 Stati Membri, di una Rete europea dei trasporti
robusta e capace di promuovere, dall'Est all'Ovest e dal Nord al Sud,
la crescita, l'innovazione e la competitivita'. 
    Dei nove corridoi multimodali che costituiscono  l'asse  portante
della Rete TEN-T, definita dal Regolamento europeo 1315/2013, quattro
interessano l'Italia, attraversandola da nord a sud  e  da  ovest  ad
est: il Baltico-Adriatico, lo Scandinavo-Mediterraneo, il  Reno-Alpi,
il Mediterraneo. 
    Oltre i 9 Corridoi multimodali sono individuate quattro priorita'
c.d.  orizzontali,  che  riguardano  il  programma  Cielo  Unico,  le
applicazioni telematiche, le Autostrade del  Mare  e  i  progetti  di
innovazione tecnologica. 
    In particolare le Autostrade del Mare hanno assunto nel tempo  un
ruolo significativo nella politica europea  dei  trasporti;  la  loro
rilevanza strategica e' ribadita anche dalla  revisione  delle  linee
guida  TEN-T  (Reg.  UE  1315/2013),  all'interno  delle  quali  sono
indicate come la "dimensione marittima della Rete  Trans-Europea  dei
Trasporti". 
    Le Autostrade del Mare  sono  un  programma  introdotto  in  sede
europea teso a realizzare un sistema di trasporto integrato,  pulito,
sicuro  ed  efficiente,  introducendo  innovative  catene  logistiche
intermodali basate sulla modalita' marittima,  caratterizzate  da  un
limitato impatto ambientale  ed  in  grado  di  minimizzare  i  costi
esterni negativi rispetto alla modalita' tutto-strada. 
    Le Autostrade del  Mare  possono  considerarsi  rotte  e  servizi
marittimi di Short Sea Shipping, che presentano le caratteristiche di
essere rotte  schedulate,  affidabili,  ad  alta  qualita',  ad  alta
frequenza ed integrate nella catena  logistica  door-to-door,  ovvero
per le quali e' stata studiata l'integrazione intermodale. 
    Lo scopo del programma Autostrade del Mare non riguarda  soltanto
la volonta' di fornire un'alternativa rispetto alla  strada:  non  si
tratta  infatti  di  un   progetto   sostitutivo   quanto   piuttosto
innovativo, volto ad ottimizzare le catene logistiche e di trasporto,
migliorandone   l'efficienza   economica,   ambientale,   sociale   e
promuovendo soluzioni integrate "door-to-door". 
    Per  quanto  riguarda   il   panorama   italiano,   e'   evidente
l'importanza e la centralita' delle Autostrade del Mare nel  contesto
del Sistema Mare del Paese, dovuto ad  un  posizionamento  geografico
privilegiato al centro del Mediterraneo,  alla  struttura  produttiva
del tessuto economico italiano  ed  alle  eccellenze  imprenditoriali
nazionali nel settore. 
Sistemi portuali 
    I porti e le attivita' collegate rivestono elevata importanza per
la  politica  marittima   integrata   costituendo   un   collegamento
essenziale  nell'ambito  della  catena  logistica  da   cui   dipende
l'economia europea. Essi possono essere  considerati  veri  e  propri
centri  di  attivita'  economica,   svolgendo   altresi'   un   ruolo
determinante  per  la  qualita'  dell'ambiente  urbano   e   naturale
circostante. 
    Con la comunicazione COM(2007)575 e' stata presentata la politica
marittima integrata per l'Unione europea. Il Piano d'azione  ad  essa
allegato  era  volto  a  sfruttare  pienamente  il  potenziale  delle
attivita' economiche basate sul mare  secondo  modalita'  sostenibili
per l'ambiente. 
    Sempre nel 2007, la Comunicazione COM(2007)616 della  Commissione
su "Una politica europea dei porti" ha evidenziato  l'importanza  del
settore portuale che rappresenta uno  dei  fattori  essenziali  della
coesione e costituisce un nodo fondamentale del trasporto modale.  La
suddetta comunicazione mette in luce che  i  porti  europei  sono  di
interesse vitale per il 90% del commercio internazionale  dell'Europa
e garantiscono inoltre il 40% del commercio intracomunitario. 
    Nella Comunicazione COM(2009)8 della Commissione vengono  inoltre
presentati gli obiettivi  strategici  e  le  raccomandazioni  per  la
politica UE dei trasporti  marittimi  fino  al  2018.  Nel  documento
vengono indicate le  sfide  che  il  sistema  portuale  europeo  deve
affrontare. 
    La Commissione europea il 28 marzo 2011 ha adottato una strategia
di ampio respiro per aumentare la competitivita' e la  sostenibilita'
dei  trasporti.  All'interno  del  Il  Libro  Bianco  sui  Trasporti,
infatti, viene descritta una "tabella  di  marcia  verso  uno  spazio
unico  europeo  dei  trasporti  -  Per  una  politica  dei  trasporti
competitiva e sostenibile".  Il  Libro  Bianco  costituisce  uno  dei
documenti strategici cardine su cui gli Stati Membri devono basare le
proprie scelte nel promuovere sistemi di trasporto sostenibili.  Tale
Documento riconosce, infatti,  il  ruolo  del  sistema  portuale  nel
perseguimento della generale  finalita'  di  ottimizzare  l'efficacia
delle catene logistiche multimodali e di incrementare l'uso  di  modi
di trasporto piu' efficienti sotto il profilo energetico. 
    Nella  piu'   recente   Comunicazione   COM/2013/0295   i   porti
dell'Unione, e soprattutto i porti della rete  transeuropea,  servono
un entroterra e un bacino idrografico  che  vanno  oltre  le  proprie
frontiere locali e nazionali. I porti avranno un  ruolo  fondamentale
nello sviluppo di una rete transeuropea dei  trasporti  efficiente  e
sostenibile, diversificando le  scelte  in  materia  di  trasporti  e
contribuendo al trasporto multimodale. 
Le infrastrutture energetiche transeuropee - la rete TEN-E 
    Il  regolamento   UE   347/2013   sugli   orientamenti   per   le
infrastrutture energetiche trans-europee e' entrato in vigore  il  15
maggio 2013. Esso stabilisce criteri e procedure per la selezione dei
nuovi progetti di interesse comune (PCI) ed i benefici  che  sono  ad
essi accordati. 
    Il  regolamento  stabilisce  gli  orientamenti  per  lo  sviluppo
tempestivo e l'interoperabilita' delle aree e dei corridoi prioritari
dell'infrastruttura energetica transeuropea stabiliti nell'allegato I
(«corridoi e aree  prioritari  dell'infrastruttura  energetica»),  in
particolare: 
    a) riguarda l'individuazione  di  progetti  di  interesse  comune
necessari  per  la  realizzazione  di  corridoi  e  aree  prioritari,
rientranti  nelle  categorie  delle  infrastrutture  energetiche  nei
settori dell'elettricita', del  gas,  del  petrolio  e  dell'anidride
carbonica definiti nell'allegato  II  («categorie  di  infrastrutture
energeti-che»); 
    b) facilita l'attuazione  tempestiva  di  progetti  di  interesse
comune ottimizzando, coordinando  piu'  da  vicino  e  accelerando  i
procedimenti  di  rilascio  delle  autorizzazioni  e  migliorando  la
partecipazione del pubblico; 
    c) fornisce norme e orientamenti per la ripartizione dei costi  a
livello  transfrontaliero  e  incentivi  correlati  al  rischio   per
progetti di interesse comune; 
    d) determina le condizioni per l'ammissibilita'  di  progetti  di
interesse comune all'assistenza finanziaria dell'Unione. 
    Per essere incluso nell'elenco, un progetto  deve  dimostrare  di
offrire  vantaggi  significativi  ad   almeno   due   Stati   membri,
contribuire  all'integrazione  del   mercato   e   a   una   maggiore
concorrenza,  migliorare  la  sicurezza   dell'approvvigionamento   e
ridurre le emissioni di CO2 . La Commissione  europea  ha  aggiornato
nel 2015 la lista dei PCI con  l'obiettivo  di  integrare  i  mercati
europei dell'energia e diversificare le fonti. I  progetti  sono  195
rispetto ai 250  indicati  nel  2013.  I  progetti  beneficeranno  di
procedure  di  autorizzazione  accelerate   e   migliori   condizioni
normative,  e  potranno  essere  ammessi  a  fruire  di  un  sostegno
finanziario. 
    Per essere incluso nell'elenco, un progetto  deve  dimostrare  di
offrire  vantaggi  significativi  ad   almeno   due   Stati   membri,
contribuire  all'integrazione  del   mercato   e   a   una   maggiore
concorrenza,  migliorare  la  sicurezza   dell'approvvigionamento   e
ridurre le emissioni di CO2 . Dal 2013, anno di  adozione  del  primo
elenco di PCI, 13 progetti sono stati completati o messi in  servizio
entro la fine del 2015; altri 62 dovrebbero essere  completati  entro
la fine del 2017. L'elenco dei PCI e' aggiornato ogni due  anni.  Per
maggiori                                                informazioni:
http://www.mise.gov.it/index.php/it/energia/infrastrutture-e-reti/ret
i-transeuropee. 
Turismo costiero e marittimo 
    Per quanto riguarda il turismo costiero, vanno promosse forme  di
fruizione  turistica  sostenibile,  non  distruttive  dei   caratteri
naturali  e  paesaggistici  delle   fasce   costiere,   evitando   in
particolare  che  esso  ingeneri  o  incentivi  i  noti  fenomeni  di
urbanizzazione continua e compatta lungo la linea di costa. L'offerta
turistica  delle  fasce  costiere  andra'   considerata   e   gestita
organicamente, tenendo conto non solo delle attivita'  connesse  alla
balneazione, ma delle potenzialita'  insite  nelle  attivita'  legate
alla pesca e  alle  tradizioni  marinare,  alle  produzioni  agricole
tipiche, alla fruizione del patrimonio archeologico  anche  sommerso,
storico-architettonico e paesaggistico. 
    Per quanto concerne il turismo marittimo, i porti  prossimi  alle
grandi citta' d'arte e comunque a luoghi di  attrazione  turistica  e
culturale possono costituire nodi di interscambio per collegamenti di
varia tipologia trasportistica  per  il  raggiungimento  di  siti  di
interesse turistico collocati in un ambito  territoriale  circostante
anche piuttosto esteso, e dunque porsi come importante strumento  per
la valorizzazione di tutto il patrimonio culturale, anche delle  aree
interne. 
    Al riguardo andranno  adeguatamente  considerati  i  principi  di
sostenibilita' e le  finalita'  espresse  dal  Piano  Strategico  del
turismo redatto dal MIBACT operando in modo da assicurare la coerenza
con esso delle azioni messe in campo. 
    Inoltre,  dovra'  essere  considerata  l'interazione  città-porto
cosi' come declinata all'interno delle linee guida adottate  dal  MIT
su "La redazione dei Piani Regolatori di Sistema Portuale",  dove  un
ruolo di rilievo va riservato anche agli innesti  urbani,  direttrici
di percorso che garantiscono il legame fisico e sociale fra la citta'
e le aree portuali piu' permeabili e piu' compatibili con i flussi  e
le attivita' della citta'. 
Pesca e acquacultura 
    La  Politica  Comune  della  Pesca  (PCP,  Regolamento  (UE)   n.
1380/2013 dell'11 dicembre 2013 relativo alla politica  comune  della
pesca) consiste in una serie di norme per la  gestione  delle  flotte
pescherecce europee e la gestione sostenibile degli stock ittici. 
    La PCP mira a garantire  che  la  pesca  e  l'acquacoltura  siano
sostenibili dal punto di vista ecologico, economico e sociale  e  che
rappresentino una fonte di alimenti sani  per  i  cittadini  dell'UE.
L'obiettivo e' promuovere un'industria ittica  dinamica  e  garantire
alle comunita' di pescatori un tenore di vita adeguato 
    Il suo obiettivo, inoltre, e' gestire una risorsa comune, dando a
tutte le flotte europee un accesso paritario  alle  acque  dell'UE  e
permettendo ai pescatori di competere in modo equo. 
    Gli stock ittici possono ricostituirsi, ma  sono  limitati  e  in
alcuni casi sono oggetto di sovra  sfruttamento.  Di  conseguenza,  i
Paesi  dell'Unione  europea  hanno  predisposto  idonee  misure   per
garantire che l'industria europea della pesca sia sostenibile  e  non
minacci nel lungo termine le  dimensioni  e  la  produttivita'  della
popolazione ittica. 
    L'attuale politica impone di fissare per il periodo 2015-2020 dei
limiti di cattura sostenibili che assicurino  nel  lungo  termine  la
conservazione degli stock  ittici.  Le  flotte  pescherecce  dovranno
quindi  applicare  sistemi  di  cattura  piu'  selettivi  e   abolire
progressivamente  la  pratica  del  rigetto  in  mare  delle  catture
indesiderate. 
    La Politica Comune della Pesca viene attuata attraverso  i  piani
pluriennali. Essi contengono gli obiettivi e  gli  strumenti  per  la
gestione  degli  stock  ittici  e  la  tabella  di  marcia   per   il
conseguimento degli obiettivi in modo sostenibile e inclusivo. 
    Uno dei principi portanti della Politica Comune della Pesca e' la
regionalizzazione. Le risorse naturali e  il  tessuto  socioeconomico
variano notevolmente da un luogo a  un  altro.  L'applicazione  delle
normative dell'UE nelle rispettive zone  puo'  essere  realizzata  al
meglio da una rappresentanza equilibrata dei soggetti  interessati  a
livello locale. 
    Il settore della pesca deve  far  fronte  anche  a  una  maggiore
concorrenza  per  lo  spazio.  L'acquacoltura  richiede   che   siano
riservate aree specifiche all'attivita'.  Il  settore  delle  catture
necessita di un accesso flessibile al mare. Un  accesso  allo  spazio
marittimo chiaramente definito a  lungo  termine  e'  importante  per
entrambi in settori ed e' essenziale un quadro di riferimento PSM che
impegni   le   parti   interessate   e   preveda   una   cooperazione
transfrontaliera. La conoscenza dei pescatori riguardo al  mare  puo'
inoltre rivelarsi preziosa per ottimizzare, ad esempio,  l'ubicazione
delle zone marine protette  e  dei  parchi  eolici,  contenendo  allo
stesso tempo i costi. La necessita'  di  garantire  la  coerenza  dei
piani  spaziali  relativi  alle  diverse  zone   marine   e'   palese
nell'ambito della gestione alieutica, sia  a  causa  della  mobilita'
delle risorse, sia perche'  le  decisioni  afferenti  alla  PCP  sono
adottate a livello unionale.  Un'analoga  necessita'  di  coerenza  e
flessibilita' spaziali risulta  evidente  in  relazione  alla  tutela
dell'ambiente marino, ossia nella definizione e  nella  delimitazione
delle zone marine protette. 
    Il FEAMP e' il Fondo per la  politica  marittima  e  della  pesca
dell'Unione europea per  il  periodo  2014-2020  (Regolamento  UE  n.
308/2014 del 15 maggio 2014. 
    E' uno dei cinque fondi strutturali e di investimento europei che
si integrano a vicenda e mirano ad una ripresa basata sulla  crescita
e l'occupazione in Europa. 
    Il fondo sostiene i pescatori nella transizione verso  una  pesca
sostenibile, aiuta le comunita'  costiere  a  diversificare  le  loro
economie, finanzia i progetti che creano  nuovi  posti  di  lavoro  e
migliorano la qualita' della vita  nelle  regioni  costiere  europee,
agevola l'accesso ai finanziamenti. Il regolamento (CE) n.  1005/2008
del Consiglio del 29 settembre 2008 istituisce un regime  comunitario
per prevenire,  scoraggiare  ed  eliminare  la  pesca  illegale,  non
dichiarata e non regolamentata e che modifica precedenti Regolamenti 
    Il regolamento (CE) n. 1224/2009 del 20 novembre 2009  istituisce
un regime di controllo comunitario per garantire  il  rispetto  delle
norme della politica comune della pesca. 
    Nel quadro del suddetto Regolamento, gli Stati membri controllano
le attivita' esercitate nel quadro della politica comune della  pesca
da ogni persona fisica o giuridica sul loro territorio e nelle  acque
sotto la loro sovranita' o giurisdizione, in particolare le attivita'
di pesca, i trasbordi, i trasferimenti di pesce  nelle  gabbie  o  in
impianti di acquacoltura inclusi gli impianti di ingrasso, lo sbarco,
l'importazione,    il    trasporto,     la     trasformazione,     la
commercializzazione e il magazzinaggio  di  prodotti  della  pesca  e
dell'acquacoltura. Gli Stati  membri  controllano  inoltre  l'accesso
alle acque e alle risorse e le attivita' esercitate al di fuori delle
acque comunitarie  da  pescherecci  comunitari  battenti  la  propria
bandiera e, fatta salva la responsabilita' primaria  dello  Stato  di
bandiera,  dai  propri  cittadini.  Essi  adottano  misure  adeguate,
mettono a disposizione le risorse finanziarie,  umane  e  tecniche  e
creano le strutture tecnico-amministrative necessarie per  assicurare
il controllo, l'ispezione e l'esecuzione delle  attivita'  esercitate
nell'ambito della politica comune della pesca. 
Il Regolamento (CE) n. 1967/2006 
    relativo a misure di gestione per lo sfruttamento  delle  risorse
della pesca nel Mar Mediterraneo. 
Il Regolamento (UE) 2015/2102 del 28 ottobre 2015, 
    relativo a  talune  disposizioni  per  la  pesca  nella  zona  di
applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel
Mediterraneo) traspone le raccomandazioni CGPM nel diritto Europeo  e
riguarda  in  particolare  la   conservazione   e   lo   sfruttamento
sostenibile  del  corallo  rosso  nel  Mediterraneo,   la   riduzione
dell'impatto dell'attivita' di pesca  su  determinate  specie  marine
(uccelli marini, tartarughe, cetacei, foca monaca, squali  e  razze),
alcune misure riguardanti la  pesca  dei  piccoli  pelagici  nel  Mar
Adriatico. 
Protezione ambientale 
    La politica dell'Unione in  materia  di  ambiente  si  fonda  sui
principi della precauzione, dell'azione preventiva e della correzione
alla fonte dei danni causati dall'inquinamento, nonche' sul principio
«chi inquina paga»  attuato  dalla  direttiva  sulla  responsabilita'
ambientale (ELD). 
    Il quadro di riferimento per la politica  ambientale  comunitaria
e' definito nell'ambito delle seguenti categorie di strumenti, azioni
e strategie: 
    Programmi  di  azione  per  l'ambiente  (PAA)   pluriennali.   Il
Consiglio e il Parlamento hanno adottato il 7°  PAA  per  il  periodo
fino al 2020, dal titolo «Vivere  bene  entro  i  limiti  del  nostro
pianeta» fissando nove obiettivi prioritari, tra cui:  la  protezione
della  natura;  una  maggiore  resilienza  ecologica;  una   crescita
sostenibile, efficiente sotto il profilo  delle  risorse  e  a  basse
emissioni di carbonio; nonche' la lotta contro le minacce alla salute
legate all'ambiente. 
    Strategie orizzontali, con particolare riferimento alla strategia
per lo sviluppo sostenibile (SSS),  tesa  al  costante  miglioramento
della qualita' della vita tramite la promozione della prosperita', la
tutela dell'ambiente e la  coesione  sociale.  In  linea  con  questi
obiettivi, la strategia Europa 2020 per una  «crescita  intelligente,
sostenibile e inclusiva", Inoltre, l'UE si e' impegnata ad  arrestare
la perdita di biodiversita' e il  degrado  dei  servizi  ecosistemici
entro il 2020 (strategia UE per la biodiversita'). 
    Valutazione dell'impatto ambientale e partecipazione del pubblico
alla valutazione di piani e programmi che hanno effetti significativi
sull'ambiente.  In  questo  contesto,  le  considerazioni  di  natura
ambientale sono  gia'  integrate  in  fase  di  pianificazione  e  le
possibili conseguenze sono prese in considerazione prima che un piano
o programma sia approvato o autorizzato,  in  modo  da  garantire  un
elevato livello di protezione ambientale.  In  entrambi  i  casi,  la
consultazione garantisce la partecipazione del pubblico  ai  processi
decisionali  in  materia  ambientale,  l'accesso  alle   informazioni
ambientali  detenute  dalle  autorita'   pubbliche   e   il   diritto
all'accesso alla giustizia. 
    Cooperazione  internazionale  in  materia  ambientale  a  livello
internazionale, regionale o subregionale  in  relazione  ad  un'ampia
gamma di questioni di interesse ambientale, quali la protezione della
natura e la biodiversita', i cambiamenti climatici  e  l'inquinamento
transfrontaliero dell'aria, dell'acqua. 
    Attuazione,  applicazione  e  monitoraggio  dell'efficacia  della
politica  ambientale  dell'Unione  europea  in  relazione  alla   sua
attuazione a livello nazionale e regionale, e in relazione allo stato
dell'ambiente. 
    Il contesto normativo e gli obiettivi contenuti  nelle  direttive
comunitarie  di  interesse  per  la   pianificazione   dello   spazio
marittimo, fanno riferimento alle seguenti tematiche: 
    sviluppo sostenibile; 
    benessere economico e sociale; 
    salvaguardia dell'ecosistema marino; 
    benessere  e  qualita'  della  vita  e  servizi  nelle  comunita'
costiere; 
    cambiamenti climatici; 
    aree protette e riserve marine; 
    protezione delle specie; 
    biodiversita'; 
    paesaggio costiero e marino; 
    protezione  dall'erosione  costiera   da   fenomeni   estremi   e
mareggiate; 
    salvaguardia dei beni storici e archeologici; 
    inquinamento acustico; 
    inquinamento da reflui e rifiuti; 
    mitigazione della proliferazione di specie esogene e infestanti. 
    Si riportano, in merito, le direttive di livello comunitario  che
costituiscono il  principale  riferimento  per  la  protezione  e  la
gestione sostenibile dell'ambiente marino: 
Direttiva sulla strategia marina, direttiva 2008/56/CE. (MSFD): 
    L'obiettivo della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente
marino e' ripristinare la salute ecologica degli oceani  e  dei  mari
europei raggiungendo o mantenendo il "buono  stato  ecologico"  delle
loro acque entro il 2020,  gestire  le  attivita'  umane  nelle  zone
marittime conformemente all'approccio ecosistemico  e  a  contribuire
all'integrazione  delle  problematiche   ambientali   nelle   diverse
politiche. La direttiva precisa che il programma di  misure  che  gli
Stati membri devono istituire  entro  il  2015  per  conseguire  tale
obiettivo  puo'  avvalersi  di  misure  di  protezione  spaziale,  di
controlli della distribuzione territoriale e temporale e di misure di
coordinamento della gestione. La direttiva sulla pianificazione dello
spazio  marittimo  (PSM)  puo'  quindi  rappresentare  uno  strumento
importante per consentire  agli  Stati  membri  di  sostenere  taluni
aspetti dell'attuazione della direttiva sulla strategia marina, anche
nel contesto del coordinamento transfrontaliero delle  strategie  per
l'ambiente marino. Sia la PSM, sia la MSFD dipendono dalla robustezza
dei dati e delle conoscenze. Esiste inoltre un legame fra  le  misure
spaziali della MSFD e l'attuazione delle direttive Uccelli e  Habitat
nelle zone costiere e marine. Tenuto  conto  della  diversita'  delle
situazioni e dei problemi dell'ambiente marino nell'UE, la  direttiva
istituisce regioni marine europee sulla base di criteri geografici  e
ambientali. La direttiva richiede la definizione degli  indicatori  e
la realizzazione di un data base sullo  stato  della  qualita'  delle
acque  che  potranno  essere  una  utile  base  di  riferimento   per
l'attuazione  della  direttiva  sulla  pianificazione  dello   spazio
marittimo. 
La strategia per la biodiversita' e le direttive  uccelli  (direttiva
79/409/CEE) e habitat (direttiva 92/43/CEE): 
    Questa strategia, parte integrante della strategia  Europa  2020,
in particolare dell'iniziativa faro "Un'Europa  efficiente  sotto  il
profilo delle risorse",  si  prefigge  di  invertire  la  perdita  di
biodiversita' e accelerare la transizione dell'UE  verso  un'economia
verde ed efficiente dal punto di vista delle risorse. 
    Vengono proposte una visione per  il  2050:  "Entro  il  2050  la
biodiversita' dell'Unione europea e i servizi  ecosistemici  da  essa
offerti - il capitale naturale dell'UE - saranno protetti, valutati e
debitamente ripristinati per il loro valore intrinseco e per il  loro
fondamentale  contributo  al  benessere  umano  e  alla   prosperita'
economica, onde evitare mutamenti catastrofici legati alla perdita di
biodiversita'." e un obiettivo chiave per il 2020: "Porre  fine  alla
perdita di  biodiversita'  e  al  degrado  dei  servizi  ecosistemici
nell'UE entro il 2020  e  ripristinarli  nei  limiti  del  possibile,
intensificando al tempo stesso il contributo dell'UE per  scongiurare
la perdita di biodiversita' a livello mondiale." 
    Le due direttive richiedono diverse misure, quali la designazione
delle Zone di protezione speciale (ZPS), la designazione dei Siti  di
importanza comunitaria (SIC) che porteranno  alle  Zone  speciali  di
conservazione (ZSC). Il tutto contribuisce a formare la  Rete  Natura
2000.  Viene  prevista  la  valutazione  di   incidenza   ambientale,
richiesta per tutti  i  piani/programmi/progetti  che  hanno  impatto
diretto o indiretto sulle aree protette, e che sara' richiesta  anche
per i Piani di gestione dello spazio marittimo. 
    Ultimo elemento che dovra' essere considerato nella redazione dei
Piani  di  gestione  dello  spazio  marittimo,  saranno  i   corridoi
migratori  in  grado  di  garantire  gli  obiettivi  proposti   dalla
strategia sulla biodiversita' e relativi atti normativi. 
La direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque - DQA): 
    Tale direttiva istituisce un quadro per l'azione  comunitaria  in
materia  di  acque  ed  introduce  un  approccio   innovativo   nella
legislazione europea in materia di acque, tanto dal  punto  di  vista
ambientale, quanto amministrativo-gestionale. La  direttiva  persegue
obiettivi  ambiziosi:  prevenire  il  deterioramento  qualitativo   e
quantitativo,  migliorare  lo  stato  delle  acque  e  assicurare  un
utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo  termine  delle
risorse idriche disponibili. 
    La Direttiva stabilisce che i singoli Stati Membri affrontino  la
tutela delle acque a  livello  di  "bacino  idrografico"  e  l'unita'
territoriale di riferimento per la gestione del bacino e' individuata
nel "distretto idrografico"  (in  Italia  sono  stati  individuati  8
bacini idrografici), area di terra e di mare,  costituita  da  uno  o
piu'  bacini  idrografici  limitrofi   e   dalle   rispettive   acque
sotterranee e costiere. In ciascun distretto  idrografico  gli  Stati
membri devono adoperarsi  affinche'  vengano  effettuati:  un'analisi
delle caratteristiche del distretto, un esame dell'impatto  provocato
dalle  attivita'  umane  sullo  stato  delle  acque  superficiali   e
sotterranee e un'analisi economica dell'utilizzo idrico. 
    Si elencano, inoltre, le direttive di maggiore interesse  per  la
definizione degli obiettivi di sostenibilita' ambientale da  assumere
all'interno della pianificazione dello spazio marittimo: 
    Convenzione  di  Ramsar  per  le   zone   umide   di   importanza
internazionale,  ratificata  e  resa  esecutiva   col   decreto   del
Presidente della Repubblica n.  448  del  13  marzo  1976  e  con  il
successivo decreto del Presidente della  Repubblica  n.  184  dell'11
febbraio 1987; 
    Convenzione di Barcellona ratificata attraverso la  legge  n.  30
del 25 gennaio 1979; 
    UN Convention on the Law of the Sea (UNCLOS),  che  definisce  il
contesto regolativo per l'utilizzo del mare e degli oceani  nelle  12
miglia nautiche. 
    Convenzioni dell'International Maritime Organization  (IMO),  che
definiscono le regole per la navigazione in  acque  internazionali  e
per il traffico marittimo. 
    Convenzione per la conservazione della Biodiversita'  di  Rio  de
Janeiro e successive decisioni delle Conferenze  delle  Parti  (COP),
ratificata con legge n. 124/1994; 
    Regolamento  (CE)  n.  338/1996,  del  9  dicembre  1996  per  la
protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il
controllo del loro  commercio  e  il  reg.  (CE)  2724/2000,  del  30
novembre 2000, che modifica il citato reg. (CE) n. 338/96. 
    Convenzione di  Århus  del  25  giugno  1998,  sull'accesso  alle
informazioni,  la  partecipazione  dei  cittadini  e  l'accesso  alla
giustizia in materia ambientale. La  convenzione  stabilisce  inoltre
speciali zone economiche tra le 12  e  le  100  miglia  dalla  costa.
Stabilisce inoltre regole per il passaggio delle navi, lo sviluppo  e
la conservazione delle risorse in alto mare. 
    Direttiva sui Nitrati 91/676/EEC recepita con decreto legislativo
n. 152/99; 
    Direttiva 2007/60/CE (direttiva alluvioni), promuove un approccio
specifico per  la  gestione  dei  rischi  di  alluvioni  e  un'azione
concreta e coordinata a livello comunitario. La  direttiva  e'  stata
recepita con il con il decreto legislativo n. 49/2010. 
    Urban   Waste   Water   Directive   (91/271/EEC)   (2014/413/EU),
concernente il trattamento delle acque reflue urbane. 
    Direttiva 2001/81/CE (relativa ai limiti nazionali  di  emissione
di  alcuni  inquinanti  atmosferici),   recepita   con   il   decreto
legislativo n. 171/2004. 
    European Directive on Environmental Noise (2002/49/EC),  relativa
alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. 
    Regolamento (CE) n. 812/2004 del Consiglio del 26 aprile 2004 che
stabilisce  misure  relative  alla  cattura  accidentale  di  cetacei
nell'ambito della pesca e che modifica il regolamento (CE) n. 88/98. 
    REACH UE Regulation 1207/2006 sulla sicurezza chimica, i  sistemi
di trattamento delle acque  reflue  e  la  di-luizione  nel  comparto
ambientale ricevente. 
    Bathing Water Directive (2006/7/EC), basata sulle linee guida del
2003 dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' per  la  salvaguardia
della salute e delle attivita' di balneazione. 
    Direttiva 2005/35/CE relativa  all'inquinamento  provocato  dalle
navi e  conseguenti  sanzioni,  attuata  con  decreto  legislativo  6
novembre 2007, n. 202. 
    An Integrated Maritime Policy for the European  Union  (COM(2007)
574)   per   l'inquadramento   amministrativo   e    gli    strumenti
intersettoriali necessari ai fini di una politica marittima integrata
dell'UE. 
    COM (2009) 40 del 5 febbraio 2009, relativa a un  piano  d'azione
comunitario per la conservazione e la gestione degli squali. 
    The Ecosystem Approach to Marine Management, sull'applicazione di
appropriate  metodologie  scientifiche  focalizzate  sui  livelli  di
organizzazione biologica che comprendono le strutture  essenziali,  i
processi, le funzioni e le interazioni tra gli organismi  e  il  loro
ambiente (Cop  5  della  Convenzione  sulla  Diversita'  biologica  -
Nairobi (Kenya) nel maggio del 2000). 
    EU  Regulation  1143/2014  on  Invasive  Alien  Species,  per  il
controllo della proliferazione di  specie  esogene  negli  ecosistemi
terrestri e marini. 
    Maritime Security Strategy (EUMSS), adottata  nel  2014,  per  la
sicurezza di navigatori, ambiente e infrastrut-ture. 
    Sea Basin Regional Strategies, elaborata per promuovere  sviluppo
ed interventi integrati per la protezione del mare. 
    COM (2010) 4 - Soluzioni per una visione e un  obiettivo  dell'UE
in materia di biodiversita' dopo il 2010. 
    COM (2011) 244 - La strategia europea per la  biodiversita'  fino
al 2020. 
    Decreto legislativo n. 150/2012 quadro per  l'azione  comunitaria
ai  fini  dell'utilizzo  sostenibile  dei  pesticidi  e   recepimento
direttiva 2009/128/CE. 
    Communication on  Blue  Growth  (COM/2014/0254  final/2)  per  lo
sviluppo del potenziale energetico del mare. 
    Regolamento UE n. 508/2014 -  Art.  48,  investimenti  produttivi
destinati all'acquacoltura - uso efficiente delle risorse,  riduzione
del consumo di acqua e di sostanze chimiche, sistemi di ricircolo che
riducono al minimo l'utilizzo di acqua. 
Sicurezza 
    Direttiva 2009/21/CE, relativa al rispetto degli  obblighi  dello
stato di bandiera, attuata con decreto legislativo  del  6  settembre
2011, n. 164. 
    Regolamento UE 656/2014 del Parlamento e  del  Consiglio  del  14
maggio 2014,  recante  norme  per  la  sorveglianza  delle  frontiere
marittime  esterne  nel   contesto   della   cooperazione   operativa
coordinata dall'Agenzia europea per la  gestione  della  cooperazione
operativa alle  frontiere  esterne  degli  Stati  membri  dell'Unione
europea 
    Legge 31 dicembre 1982, n. 979  contenente  Disposizioni  per  la
difesa del  mare  ,  art.  23  concernente  la  sorveglianza  per  la
prevenzione degli inquinamenti  delle  acque  marine  da  idrocarburi
sotto la direzione dei comandanti dei porti. 
    Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 201, art. 12  concernente
l'attribuzione dei controlli sul rispetto della direttiva  2005/35/CE
relativa all'inquinamento provocato dalle navi agli agenti di polizia
giudiziaria del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia costiera. 
    I controlli doganali e il ruolo istituzionale dell'Agenzia  delle
Dogane e dei Monopoli 
    Il  quadro  normativo  a  livello  Europeo  e'   costituito   dal
regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento Europeo e  del  Consiglio
del 9  ottobre  2013  che  ha  istituito  il  nuovo  Codice  doganale
dell'Unione (CDU). 
    L'articolo 2 del CDU ha conferito alla Commissione il  potere  di
adottare  Atti  delegati  che  specifichino  le  disposizioni   della
normativa doganale e le relative semplificazioni; tali atti  delegati
sono: 
    a. il Regolamento delegato (UE) n. 2446 del 28 luglio  2015  (RD)
che integra il CDU in relazione alle  modalita'  che  ne  specificano
alcune disposizioni; 
    b. il Regolamento di esecuzione (UE) n. 2447 del 24 novembre 2015
(RE) recante modalita' di applicazione  di  talune  disposizioni  del
CDU; 
    c. il  Regolamento  delegato  transitorio  (UE)  n.  341  del  17
dicembre 2015 (RDT), che integra il CDU per quanto riguarda le  norme
transitorie  relative  a  talune  disposizioni  nei  casi  in  cui  i
pertinenti sistemi  elettronici  non  sono  ancora  operativi  e  che
modifica il RD. 
    Il contesto giuridico di riferimento e' integrato dalla Decisione
di esecuzione della Commissione (UE)  dell'11  aprile  2016,  n.  578
(DEC) che stabilisce il programma di lavoro a  norma  dell'art.  280,
par. 1, del CDU, relativo  allo  sviluppo  ed  all'utilizzazione  dei
sistemi elettronici per lo scambio di informazioni tra  le  Autorita'
doganali  e  con  la  Commissione  e  per  l'archiviazione  di   tali
informazioni. In particolare, il  programma  di  lavoro  contiene  un
elenco dei sistemi elettronici elaborati  e  sviluppati  dagli  Stati
membri ("i sistemi nazionali") o da questi in collaborazione  con  la
Commissione ("i sistemi transeuropei"), affinche' il  codice  diventi
pienamente applicabile, e ne identifica la relativa  base  giuridica,
le principali tappe e le eventuali date per  avviare  le  operazioni.
Quelle indicate come "date iniziali  previste  per  l'utilizzazione",
dovrebbero essere le prime date  a  partire  dalle  quali  gli  Stati
membri possono  avvalersi  del  nuovo  sistema  elettronico.  Quelle,
invece, definite come  "date  finali  previste  per  l'utilizzazione"
dovrebbero costituire il termine ultimo  entro  il  quale  tutti  gli
Stati membri e tutti gli  operatori  economici  iniziano  a  usare  i
sistemi  elettronici  nuovi  o  aggiornati,  conformemente  a  quanto
previsto dal Codice. Allo stato, il termine ultimo entro cui  rendere
operativi i sistemi elettronici e' previsto per ottobre 2020. 
    Ulteriori definizioni funzionali alle relative disposizioni  sono
esplicitate all'art. 1 del RD e all'art. 1 del RE. 
Ricerca scientifica e innovazione 
    Il regolamento UE n. 1291/2013 istituisce il programma quadro  di
ricerca e innovazione (2014-2020) - Horizon 2020 stabilisce la misura
del  sostegno  dell'Unione  europea  alla   Ricerca   scientifica   e
tecnologica in tutti i paesi membri dell'UE. Con questo provvedimento
il legislatore dell'Unione si prefigge l'obiettivo di  contribuire  a
costruire una societa' basata sulla conoscenza e l'innovazione  ed  a
tal fine  stabilisce  che  entro  il  2020  in  tutta  l'unione  vada
investito il 3% del PIL in tale ambito. 
    Tra  le  grandi  linee  di  attivita'  il  programma  quadro   UE
stabilisce  che,  nell'ambito  della  ricerca  marina   e   marittima
trasversale l'obiettivo e' quello di aumentare l'impatto dei  mari  e
degli oceani dell'Unione sulla societa' e  sulla  crescita  economica
attraverso lo sviluppo sostenibile delle risorse marine, l'uso  delle
varie fonti di energia marina e la grande varieta'  di  utilizzazioni
differenti del mare. 
    Le attivita' sono incentrate su sfide scientifiche e tecnologiche
trasversali nei settori marino e marittimo allo scopo di sbloccare il
potenziale dei mari e degli oceani in tutto l'insieme delle industrie
marine e marittime, proteggendo nel contempo l'ambiente e operando un
adeguamento al cambiamento climatico. 
    Un  approccio  strategico  coordinato  alla  ricerca   marina   e
marittima e', nell'ambito dell'insieme delle sfide e delle  priorita'
di  HORIZON  2020,  fondamentale  per  sostenere  l'attuazione  delle
pertinenti  politiche  dell'Unione  per   il   raggiungimento   degli
obiettivi chiave per la "crescita blu". 
Tutela del paesaggio e del patrimonio culturale 
    Convenzione europea del paesaggio 
    La Convenzione  europea  del  paesaggio  e'  stata  adottata  dal
Comitato dei Ministri del  Consiglio  d'Europa  a  Strasburgo  il  19
luglio 2000  ed  e'  stata  aperta  alla  firma  degli  Stati  membri
dell'organizzazione a Firenze il 20 ottobre 2000. Tale Convenzione si
prefigge di promuovere la protezione, la gestione e la pianificazione
dei paesaggi europei e di favorire la cooperazione europea. 
    La Convenzione e' il primo trattato internazionale esclusivamente
dedicato al paesaggio europeo nel suo insieme. Si applica a tutto  il
territorio delle  Parti:  sugli  spazi  naturali,  rurali,  urbani  e
periurbani. Riconosce pertanto in ugual misura i paesaggi che possono
essere considerati come eccezionali, i paesaggi del  quotidiano  e  i
paesaggi degradati. 
    Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico
(La Valletta, 1992) 
    Firmata nel 1992 dagli Stati  membri  del  Consiglio  d'Europa  e
ratificata  dall'Italia  con  legge  29  aprile  2015,  n.   57.   La
convenzione e' alla base delle  piu'  evolute  forme  di  archeologia
preventiva, ormai ampiamente condivise in Europa. Gli articoli 5 e  6
della Convenzione, in particolare, stabiliscono che le esigenze della
tutela delle testimonianze archeologiche devono essere integrate  nei
programmi di pianificazione territoriale. 
    Convenzione  quadro  del  consiglio  d'Europa  sul   valore   del
Patrimonio culturale per la societa' - Trattato di Faro (2005) 
    Aperta alla firma nel 2005, e' stata sottoscritta dall'Italia nel
2013. 
    La Convenzione parte dall'idea che  la  conoscenza  e  l'uso  del
patrimonio rientrino nel diritto di partecipazione dei cittadini alla
vita culturale, come  definito  nella  Dichiarazione  universale  dei
diritti dell'uomo. 
    Il testo presenta il patrimonio culturale come risorsa utile  sia
allo sviluppo umano, alla valorizzazione delle diversita' culturali e
alla promozione del  dialogo  interculturale  che  a  un  modello  di
sviluppo economico fondato sui principi di utilizzo sostenibile delle
risorse. 
 
          Il Quadro del sistema di pianificazione nazionale 
                    e regionale/locale in Italia 
 
    Il quadro comprende tutti  i  livelli  della  pianificazione  che
interessano i sistemi costieri e non, anche perche' le pianificazioni
integrate della zona costiera (ICZM) ed affini sono adottate solo  in
alcune  Regioni.  Si  pensi  ad  esempio  ai  Piani  territoriali   e
paesaggistici regionali e le loro indicazioni di sviluppo per le aree
costiere. Alcune  Regioni  hanno  iniziato  a  sperimentare  i  Piani
Comunali  di  Costa  (gia'  introdotti  in  Puglia  ad  esempio)  che
influenzano molto l'uso dello spazio e delle risorse nell'interfaccia
terra/mare.  I  sistemi  di  gestione   portuale   (e   le   relative
pianificazioni settoriali: Piani  Regolatori  Portuali,  Piani  della
Navigazione, ecc.) sono sicuramente da includere in questa analisi. 
    Di seguito si riporta un elenco di piani e programmi  di  cui  il
redattore dei Piani di gestione dello spazio marittimo dovra'  tenere
conto ai fini della coerenza esterna, se di pertinenza, da  integrare
caso per caso in funzione del piano di gestione e degli  esiti  delle
consultazioni: 
    a. Documento di Economia e Finanzia (DEF) e  Programma  Nazionale
di Riforma (PN. ) 
    b. Piani di monitoraggio e piano misure della strategia marina 
    c. Piano di gestione integrata della zona costiera 
    d. Piano strategico nazionale della portualita' e della logistica 
    e. PON 2014-2020 
    e. Programma sviluppo rurale nazionale 2014-2020 
    f. PO FEAMP 2014-2020 
    g. Piano strategico nazionale sull'utilizzo del GNL in Italia 
    h. Piano strategico di sviluppo del Turismo in Italia 2017-2022 e
relativi Programmi di attuazione Annuali 
    i. Programma nazionale triennale della pesca e  dell'acquacoltura
2017-2020 
    j. Piano Strategico per l'Acquacoltura in Italia 2014-2020 
    k. Piano di  gestione  del  distretto  idrografico  (8  distretti
idrografici): 
    1. Alpi orientali 
    2. Padano 
    3. Appennino settentrionale 
    4. Appennino centrale 
    5. Appennino meridionale 
    6. Sardegna 
    7. Sicilia 
      l. Piano paesaggistico  o  piano  urbanistico-territoriale  con
specifica considerazione dei valori paesaggistici (tutte le  Regioni)
(1) 
          (1) Vedi nota 1 
    m. Piani regolatori portuali 
    n. Programma Nazionale delle Ricerca 2015/2020 
    o. Piano regolatore generale (citta' marittime) 
    p. POR 2014-2020 
    q. Programmi di sviluppo rurale regionali 2014-2020 (tutte) 
    r. Piano cave 
    s. Piani di gestione locale ex art.37 lett. m) del reg.  (CE)  n.
1198/2006 (livello subregionale) 
    t. Flag - CLLD (livello subregionale) 
    u. AZA (Allocated Zone for Aquaculture) 
Piano Nazionale Strategico della portualita' e della logistica 
    Nel contesto nazionale, la recente riforma  portuale  alla  legge
n.84/1994, introdotta con  il  d.lgs.  n.  169  del  4  agosto  2016,
rappresenta un tassello importante  del  Piano  Strategico  Nazionale
della Portualita' e della Logistica (PSNPL). 
    Il PSNPL va ad attuare quanto previsto dal decreto Sblocca Italia
del 2014 che prevede una riforma complessiva dell'intero Sistema Mare
volto  a:  «migliorare  la  competitivita'  del  sistema  portuale  e
logistico, agevolare la crescita dei traffici  delle  merci  e  delle
persone, la promozione  dell'intermodalita'  e  della  sostenibilita'
ambientale» anche attraverso «la razionalizzazione,  il  riassetto  e
l'accorpamento delle Autorita' portuali esistenti». 
    Con la legge  di  riforma,  difatti,  le  24  Autorita'  portuali
esistenti sono state sostituite da 15 Autorita' di  Sistema  Portuali
(AdSP), che coordinano i 57 porti di rilevanza nazionale,  dotate  di
forte  autonomia,  con  il  compito  di  indirizzare,  programmare  e
coordinare il sistema dei porti della propria area. 
    Uno degli obiettivi strategici del Piano riguarda la creazione di
un  Sistema  Mare  a  favore  della  sostenibilita'  ambientale.   Il
Documento evidenzia infatti che "al processo di sviluppo logistico  e
al crescente uso del mare come via di comunicazione e trasporto  piu'
sostenibile rispetto al trasporto terreste, si accompagni  la  tutela
dell'ambiente delle aree portuali  da  varie  fonti  di  inquinamento
nonche'   la    minimizzazione    dell'impatto    ambientale    delle
infrastrutture sul territorio circostante e la riduzione dei  consumi
energetici  legata  alle  attivita'  portuali.  Obiettivi  pienamente
compatibili con gli orientamenti internazionali ed europei in materia
di tutela dell'ambiente e riduzione dei gas ad effetto serra". 
Il Programma nazionale della pesca marittima e dell'acquacoltura 
    Adottato con decreto ministeriale 28 dicembre 2017, il  Programma
triennale  della  pesca  2017-2019,  dell'acquacoltura  contiene  gli
interventi   a   livello   nazionale    indirizzati    alla    tutela
dell'ecosistema marino e della  concorrenza  e  competitivita'  delle
imprese di pesca nazionali, in coerenza  con  la  normativa  europea.
Esso assume, nella fase attuale, una  dimensione  strategica  per  la
ridefinizione  delle   priorita'   del   sistema   pesca-acquacoltura
nazionale, nell'ambito di un contesto in cui il  processo  gestionale
operato dall'Amministrazione procedente e' comunque il  risultato  di
una "cogestione" con piu' Amministrazioni nazionali e locali. 
    Nel  quadro  della  programmazione  2017-2019,  che  comunque  si
inscrive nell'ambito della PCP, tutte  le  opportunita'  d'intervento
devono tener conto della imprescindibile necessita' di  tutela  delle
risorse ittiche, come componente della Biodiversita',  dalle  risorse
genetiche agli ecosistemi  marini.  Quanto  sopra  in  un  quadro  da
sottoporre  a  monitoraggio  continuo,  al  fine  di  assicurare   la
conservazione della biodiversita' per  perseguire  la  sostenibilita'
ambientale, sociale ed economica delle attivita' di cattura,  secondo
i principi dell'approccio ecosistemico che integra  conservazione  ed
attivita'  umane.Il  coinvolgimento  attivo  del  mondo  cooperativo,
associativo e sindacale che agisce in rappresentanza degli  operatori
del settore della pesca e dell'acquacoltura in Italia e'  vitale  per
la traduzione  degli  obiettivi  della  programmazione  in  risultati
concreti 
    Nel contesto della definizione della nuova politica italiana  nei
settori della pesca e dell'acquacoltura, le misure di  intervento  di
carattere gestionale, fra le altre gia' citate, dovranno  considerare
la pianificazione spaziale, basata sugli strumenti innovativi che  la
ricerca scientifica offre, delle attivita' di cattura nelle  aree  di
pesca, con la creazione di riserve, ed  aree  soggette  a  misure  di
riduzione dello sforzo temporaneo, per  la  ricostituzione  e  tutela
degli stock ittici (ZTB), tenendo in debita considerazione le zone di
conservazione gia' esistenti; 
    La Pianificazione Spaziale, come  anche  emerso  chiaramente  nel
Seminario di alto livello tenuto dalla Commissione europea a  Catania
nel febbraio 2016, costituisce oggi uno dei principali assi verso  un
nuovo approccio nella gestione  della  pesca,  superando  la  storica
mancanza di strumenti sulla valutazione dell'attivita'  delle  flotte
nello spazio e nel tempo possibile a  cominciare  dalla  combinazione
del  VMS   (Vessel   Monitoring   System)   e   dell'AIS   (Automatic
Identification System), considerato comunque che una  gestione  sulle
specie target come indipendenti al contesto ecosistemico  e  spaziale
e' insufficiente. 
    La tecnologia del "remote sensing", del GIS, e dei modelli basati
su  analisi  geo-statistica  rappresentano   oggi   l'insieme   degli
strumenti su cui basare le  diagnosi  e  valutazioni  in  materia  di
gestione della pesca, arrivando ad una conoscenza delle reali zone di
pesca -  indipendenti  dai  porti  di  provenienza  delle  navi  -  e
dell'andamento delle attivita' di cattura nel tempo. 
    Per   quanto   riguarda   l'acquacoltura   l'assenza    di    una
pianificazione  spaziale  delle  aree  marine  secondo   i   principi
dell'approccio  ecosistemico,  con  l'indicazione   di   criteri   ed
indicatori  appropriati,  e'  registrata  come  una  delle   maggiori
criticita'. E' necessario muoversi in questa direzione,anche al  fine
di  ottemperare  agli  impegni  internazionali  assunti   dall'Italia
(risoluzione GFCM/36/2012/1, linee guida sulle  Allocated  Zones  for
Aquaculture (AZA), zone prioritarie per l'acquacoltura. 
Agenzia delle Dogane e dei Monopoli 
    La normativa nazionale attuativa delle  disposizioni  unionali  o
compatibile  con  le  stesse,  nel  rispetto  del   principio   della
preminenza del diritto dell'Unione, viene di seguito riportata: 
    1. disposizioni del decreto del Presidente  della  Repubblica  n.
43/73 del 23 gennaio 1973 (TULD  -  Testo  Unico  delle  disposizioni
legislative in materia doganale); 
    2.  Decreto  legislativo   n.   374/90   dell'8   novembre   1990
(Riordinamento degli istituti doganali e revisione delle procedure di
accertamento e controllo in attuazione delle direttive n.  79/695/CEE
del 24 luglio 1979 e n. 82/57/CEE del 17 dicembre 1981,  in  tema  di
procedure di immissione  in  libera  pratica  delle  merci,  e  delle
direttive n. 81/177/CEE del 24 febbraio 1981 e n. 82/347/CEE  del  23
aprile 1982,  in  tema  di  procedure  di  esportazione  delle  merci
comunitarie); 
    3. nonche' tutte le altre disposizioni  la  cui  applicazione  e'
demandata alle dogane, nella misura in cui le  stesse  non  siano  in
contrasto o comunque incompatibili con le  disposizioni  riferite  al
quadro giuridico sovranazionale. 
    In tale contesto, infine, si  tenga  conto  anche  degli  Accordi
internazionali contenenti disposizioni doganali, nella misura in  cui
siano applicabili nell'Unione. 
    Nell'ambito della  valutazione  della  coerenza  con  i  piani  e
programmi esistenti, si tenga conto anche  del  programma  strategico
articolato  in  6  interventi  presentato  dalla  Direzione  centrale
tecnologie per l'innovazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli
in risposta al bando pubblicato dall'Autorita' di  gestione  del  PON
infrastrutture e reti 2014-2020. 
    Il programma concorre all'Obiettivo tematico  OT  7)  "Promuovere
sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare  le  strozzature  nelle
principali infrastrutture di rete" dell'Accordo di partenariato  2014
- 2020. Nell'ambito del PON "Infrastrutture  e  reti  2014-2020",  e'
correlato l'Asse prioritario II, Linea di azione 1. 3) Ottimizzare la
filiera  procedurale,  inclusa  quella  doganale,  anche   attraverso
l'interoperabilita' tra i sistemi / piattaforme telematiche in via di
sviluppo (UIRNet,  Sportello  Unico  Doganale,  Sportello  marittimo,
ecc.), in un'ottica di single window/one stop shop. 
    In particolare, il programma candidato concorre alla finalita' di
"sostenere come strategia prioritaria l'implementazione e lo sviluppo
dello Sportello Unico Doganale, nell'ottica della  creazione  di  una
Single  Window  nazionale,"  prevista  dall'Asse  II,  priorita'   di
investimento 7.c azione sub punto c) del PON. 
Programma  di  censimento  del  patrimonio  archeologico   sommerso -
  Progetto Archeomar 
    Il MiBACT, in linea con la  Convenzione  Unesco  di  Parigi,  che
stabilisce norme e regole per  la  tutela  e  la  valorizzazione  del
patrimonio culturale  sommerso,  dal  2004  ha  avviato  il  Progetto
Archeomar. Un Progetto di censimento di  tutti  i  siti  archeologici
subacquei lungo le coste delle  regioni  italiane,  che  ad  oggi  ha
riguardato Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Lazio  e  Toscana.
Il risultato di questa ricerca e' una carta archeologica delle  acque
italiane, realizzata con la consapevolezza che la catalogazione e  la
conoscenza di quanto ancora conservato sul fondo marino rappresentano
l'unico strumento per la corretta gestione e  salvaguardia  dei  beni
sommersi. 
Principale quadro normativo-strategico ambientale 
    Nell'ambito di un  quadro  comune  per  la  pianificazione  dello
spazio marittimo in Europa, i singoli Paesi  dell'UE  pianificano  le
proprie attivita' marittime dettagliando tali strumenti per  l'ambito
nazionale e locale. Nelle zone marittime condivise, gli strumenti  di
pianificazione  in  capo  ai  singoli  Paesi  dovranno  dialogare  ed
uniformarsi  mediante  una  serie  di  requisiti  minimi  comuni   da
applicarsi ad aree  o  corridoi  di  interazione,  ovvero  ad  ambiti
omogenei di tipo ambientale, ecosistemico o morfologico-paesaggistico
di localizzazione trans-nazionale che dovranno essere  individuate  e
distinte fin dalle prime fasi di redazione dello strumento. 
    A livello  nazionale  concorrono,  alla  definizione  del  quadro
strategico per la PSM le  seguenti  strategie  e  misure  recepite  a
livello nazionale: 
La Strategia Marina Italiana 
    L'Italia ha recepito  la  direttiva  2014/89/UE  con  il  decreto
legislativo n. 201/2016, precedentemente il  decreto  legislativo  n.
190 del 13 ottobre 2010 aveva recepito la Direttiva quadro 2008/56/CE
sulla Strategia per l'Ambiente Marino che si  prefigura  quindi  come
strumento di riferimento ambientale  per  la  componente  marina.  La
Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere  entro
il 2020 il buono stato ambientale (GES, "Good Environmental  Status")
per le proprie acque. I descrittori  sulla  base  dei  quali  vengono
effettuate le valutazioni  previste  dalla  Direttiva  sono  definiti
dalla Decisione 477/2010/EU del 1° settembre 2010  della  Commissione
europea, che ha fornito inoltre criteri e standard  metodologici  che
consentono di attribuire  un  valore  quantitativo  e  misurabile  ai
descrittori per facilitare gli Stati a sviluppare la loro strategia: 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
La Gestione Integrata delle Zone Costiere 
    Con la raccomandazione del 30 maggio 2002 del Parlamento  europeo
e del Consiglio, l'Unione europea  ha  incoraggiato  l'attuazione  da
parte degli Stati Membri della gestione integrata delle zone costiere
nel contesto delle Convenzioni esistenti  con  i  paesi  vicini,  ivi
inclusi i paesi terzi e che fanno capo al medesimo mare regionale. 
    La Gestione Integrata delle zone costiere e' una componente della
politica  marittima  integrata  dell'UE,  approvata   dal   Consiglio
europeo, svoltosi a Lisbona il 13 e 14 Dicembre 2007. 
    Il Protocollo sulla gestione integrata delle  zone  costiere  del
Mediterraneo (Protocollo GIZC) uno dei 7 protocolli della Convenzione
di Barcellona e' stato adottato a Madrid il 21 gennaio 2008 ed e'  in
corso di ratifica da parte dell'Italia. Il Protocollo e'  entrato  in
vigore il  24  marzo  2011.  Il  Consiglio  d'Europa  ha  firmato  il
Protocollo GIZC a nome  della  Comunita'  europea  con  la  decisione
2009/89/CE e poi approvato con decisione  2010/63/UE.  Il  Protocollo
stabilisce un quadro comune  per  le  Parti  contraenti  al  fine  di
promuovere e attuare la protezione di aree di interesse  ecologico  e
paesaggistico, un uso razionale delle risorse naturali e la  gestione
integrata delle zone costiere. 
    Processo  dinamico,  interdisciplinare  e  interattivo  inteso  a
promuovere l'assetto sostenibile delle  zone  costiere,  la  gestione
integrata intende equilibrare, sul lungo periodo,  gli  obiettivi  di
carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo  nei
limiti imposti dalle  dinamiche  naturali.  L'attivita'  di  gestione
copre l'intero ciclo di  raccolta  di  informazioni,  pianificazione,
assunzione di decisioni, gestione e monitoraggio dell'attuazione e si
avvale della collaborazione e della partecipazione informata di tutte
le parti interessate al fine di valutare gli obiettivi della societa'
in una determinata zona costiera,  nonche'  le  azioni  necessarie  a
perseguire tali  obiettivi.  La  gestione  integrata  e'  finalizzata
inoltre a  riequilibrare,  gli  obiettivi  di  carattere  ambientale,
economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti  imposti  dalle
dinamiche  naturali.  Il  termine  "integrato"  fa  riferimento   sia
all'integrazione  degli  obiettivi,  sia  a  quella  dei   molteplici
strumenti necessari per raggiungerli. Esso implica l'integrazione  di
tutte  le  politiche  collegate  dei  diversi  settori  coinvolti   e
dell'amministrazione a tutti i suoi livelli,  nonche'  l'integrazione
nel tempo e nello spazio delle  componenti  terrestri  e  marine  del
territorio interessato." 
Misure di protezione delle specie e degli habitat. 
    La protezione delle specie e degli habitat, prevede misure legate
alla designazione e al management della rete Natura 2000, dei  Parchi
naturali e delle Riserve marine attraverso misure di  protezione  per
specie e habitat, misure di protezione delle specie ittiche  e  degli
habitat bentonici e biogenici, misure di riduzione  degli  impatti  e
delle  catture.  La  normativa  internazionale   e'   passata   dalla
protezione delle specie target, alla  protezione  degli  habitat.  In
seguito, l'approccio ecosistemico ha  portato  ad  una  visione  piu'
ampia di tutela, prevedendo la creazione di  reti  di  aree  protette
funzionali alla sopravvivenza delle specie e allo sviluppo delle reti
ecologiche funzionali. 
Misure relative al fenomeno dell'eutrofizzazione delle acque. 
    Tali misure  sono  valutate  in  relazione  ad  un  complesso  di
normative che  concorrono  alla  regolazione  delle  attivita'  sulle
componenti ambientali interessate direttamente e indirettamente dalla
PSM,  prendendo  in  considerazione  anche  le  "informazioni  e   le
conoscenze accumulate e  gli  approcci  elaborati  nell'ambito  delle
convenzioni marittime regionali"  (Decisione  2010/477/UE).  Inoltre,
l'apporto di nutrienti e'  direttamente  collegato  con  gli  apporti
derivanti dai fiumi, rendendo necessaria la cooperazione  con  unita'
geografiche che non hanno diretto sbocco sul mare. 
Misure relative alle concentrazioni dei contaminanti 
    Il conseguimento di un buono stato ambientale (GES) delle  acque,
dipende dalla progressiva eliminazione dell'inquinamento, ossia dalla
capacita' di mantenere  entro  limiti  accettabili  la  presenza  dei
contaminanti nell'ambiente marino e dei relativi  effetti  biologici,
in modo da garantire che non  abbiano  impatti  significativi  e  non
causino rischi  per  l'ambiente  marino.  Le  misure  collegate  sono
relative all'analisi  dei  contaminanti,  all'imposizione  di  limiti
massimi per la loro emissione  e  al  loro  monitoraggio.  I  settori
maggiormente regolamentati sono quello agricolo e quello industriale.
Relativamente all'agricoltura, si evidenzia che molte delle normative
sono collegate anche al decreto 7 aprile 2006 detta criteri  e  norme
tecniche generali  per  la  disciplina  regionale  dell'utilizzazione
agronomica  degli  effluenti  di  allevamento  e  ai  Piani  d'Azione
Regionali collegati. A livello comunitario la decisione 2001/2455/CE,
istituisce un elenco di sostanze prioritarie in materia  di  acque  e
che modifica la direttiva  2000/60/CE  e  per  cio'  che  concerne  i
settori afferenti al comparto industriale, il regolamento europeo  n.
1207/2006 "REACH", vieta sia l'utilizzo di  talune  sostanze  dannose
per l'ambiente marino, inoltre il regolamento  europeo  n.  528/2012,
regolamenta l'utilizzo dei biocidi. 
    Le regioni, attraverso i Piani Regionali di Tutela  delle  Acque,
svolgono attivita' di monitoraggio della concentrazione  di  sostanze
inquinanti. 
    Accanto alle misure di prevenzione, sono presenti anche misure di
intervento in caso di emergenza, in particolare si segnala il  "Piano
operativo di pronto intervento per la difesa del mare  e  delle  zone
costiere dall'inquinamento accidentale  da  idrocarburi  e  da  altre
sostanze nocive". 
Misure relative  ai  contaminanti  presenti  nei  pesci  e  in  altri
  prodotti della pesca in mare destinati al consumo umano 
    Le normative di riferimento in materia sono per la maggior  parte
regolamenti europei, per la cui  osservanza  e'  stato  istituito  il
Comitato  nazionale  per   la   sicurezza   alimentare   (DM   Salute
26/07/2006), che stabilisce i principi e i requisiti  generali  della
legislazione alimentare 
    Attraverso  diversi  regolamenti  l'Unione   europea   disciplina
altresi' la qualita' dell'acqua destinata all'acquacoltura  (Reg.  UE
n. 183/2005). Sono  inoltre  espressamente  disciplinati:  i  criteri
microbiologici per alcuni microrganismi e le norme di  attuazione  da
rispettare  nell'applicazione  nelle  misure  di  igiene  generali  e
specifiche (Reg. UE n. 2073/2005); i metodi di  analisi  riconosciuti
per la rilevazione delle biotossine marine nei molluschi bivalvi vivi
(Reg. UE n. 15/2011); i limiti massimi di  contaminanti  che  possono
essere  contenuti  negli  alimenti,  inclusi  prodotti  di  pesca   e
acquacoltura destinati al consumo umano (Reg. UE di riferimento e' il
n. 1881/2006). 
    A livello nazionale, sono invece  disciplinati  i  temi  relativi
all'acquacoltura. Il decreto legislativo n. 148/2008 stabilisce norme
sanitarie che disciplinano l'immissione sul mercato, l'importazione e
il transito degli animali da acquacoltura. 
Misure relative al fenomeno dei rifiuti marini 
    Le normative di riferimento relative ai rifiuti  marini  presenti
su scala nazionale,  fanno  generalmente  capo  a  diverse  direttive
comunitarie che hanno impatto indiretto su questo descrittore. Si  fa
riferimento al recepimento delle direttive 2008/98/CE  e  2000/59/CE,
che hanno a che fare con i  rifiuti  prodotti  dalle  navi,  il  loro
smaltimento e la loro gestione da parte delle autorita' portuali.  La
normativa italiana recepisce sia le disposizioni derivanti  da  norme
comunitarie  che  dalle  convenzioni  internazionali.  In  attuazione
dell'art. 199 decreto  legislativo  n.  152/2006,  tutte  le  regioni
italiane si sono dotate di  Piani  Regionali  sui  Rifiuti.  Pur  non
avendo sezioni dedicate ai rifiuti marini, l'esistenza di tali  piani
garantisce una pianificazione e gestione del settore rifiuti che puo'
avere ricadute positive anche sulla produzione e gestione del  marine
litter. 
    Si fa riferimento anche a numerosi  progetti  internazionali  che
possono avere  una  valenza  rilevante,  tra  i  piu'  importanti  si
annoverano: il progetto Plastic Buster, il  progetto  pilota  europeo
MARELITT, il progetto MARLISCO, il progetto IPA Adriatico "DeFishGear
ovvero di un'attivita' di mitigazione  dell'impatto  dei  rifiuti  in
mare, e il progetto LIFE SMILE. 
Misure relative all'introduzione di energia, comprese le fonti sonore
  sottomarine 
    Per quanto riguarda i rumori impulsivi, la legislazione  relativa
alle Valutazioni di  Impatto  Ambientale  (VIA)  e  alle  Valutazioni
Ambientali  Strategiche  (VAS)  decreto  legislativo  n.  152/2006  e
s.m.i.;  risultano  essere  in  prospettiva  strumenti  attuativi  di
fondamentale importanza per il monitoraggio e  l'eventuale  riduzione
dei suoni emessi da progetti e programmi soggetti a  VIA  e  VAS.  La
normativa  in  vigore  per  quanto   riguarda   la   regolamentazione
dell'immissione di suoni sottomarini e' costituita da  una  serie  di
misure piu' generali che considerano,  tra  gli  altri  obiettivi  di
protezione  ambientale,  la  limitazione   del   rumore   emesso   da
imbarcazioni e attivita' antropiche  marine.  Si  segnalano  numerose
linee guida ISPRA, IMO, ACCOBAMS, per l'attenuazione e riduzione  del
rumore subacqueo. 
    Tra le misure censite nelle  presenti  linee  guida,  sono  stati
considerati  anche  strumenti  di  programmazione  volontari  come  i
Contratti di Fiume (CdF) nella variante di contratti di costa, ovvero
metodologie strategiche e negoziate  che  perseguono  la  tutela,  la
corretta gestione delle  risorse  idriche  e  la  valorizzazione  dei
territori  unitamente  alla  salvaguardia  dal   rischio   idraulico,
contribuendo  allo  sviluppo  locale.  Questi   strumenti   volontari
contribuiscono al perseguimento degli obiettivi  delle  normative  in
materia  ambientale,  con  particolare  riferimento  alla   direttiva
2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque). 
  
 
              Parte di provvedimento in formato grafico