Al  provvedimento  citato in epigrafe, riportato nella suindicata
Gazzetta  Ufficiale  -  serie generale - n. 265 del 14 novembre 2001,
alla   pag. 39,   seconda  colonna,  e'  da  intendersi  allegata  la
sottoriportata scheda riepilogativa della denominazione:
             "REGOLAMENTO (CEE) N. 2081/92 DEL CONSIGLIO
                  DOMANDA DI REGISTRAZIONE: art. 5
                         DOP (   )   IGP (X)
                 n. nazionale del fascicolo: 1/2000
1. Servizio competente dello Stato membro:
    Nome: Ministero delle politiche agricole e forestali.
    Indirizzo: via XX Settembre n. 20 - 00187 Roma.
    Tel.: 06/4819968 - Fax 06/42013126.
2. Associazione richiedente:
    2.1)  Nome:  Associazione  per  la valorizzazione del pane tipico
ferrarese.
    2.2)  Indirizzo:  via  Darsena,  178  -  44100  Ferrara  -  Tel.:
0532/778411.
    2.3) Composizione: produttori/trasformatori ( X ) altro (   ).
3. Tipo di prodotto:
    classe 2.4 prodotto della panetteria.
4. Descrizione del disciplinare:
    (riepilogo delle condizioni di cui all'art. 4, par. 2):
    4.1) Nome: "Coppia Ferrarese .
    4.2)   Descrizione:  l'Indicazione  geografica  protetta  "Coppia
Ferrarese  designa  una  tipologia  di  pane,  in  formato di coppia,
ottenuto  con farina di grano tenero tipo "0 , strutto di puro suino,
olio  extravergine di oliva, lievito naturale, sale alimentare, acqua
e malto.
    La  "Coppia  Ferrarese  e'  formata  da due pezzi di pasta legati
assieme  a  forma  di  nastro  nel  corpo  centrale,  ciascuno con le
estremita'  ritorte in modo da formare un ventaglio di quattro corna,
le cui estremita' sono chiamate "crostini .
    La  "Coppia  Ferrarese  ha  un  peso  compreso tra gli 80 gr ed i
250 gr,  un colore dorato con venature quasi bionde in corrispondenza
delle  zone ritorte ed una umidita' massima compresa tra il 12% ed il
15%  a  seconda  della  pezzatura  prodotta.  L'odore e' penetrante e
appetitoso. Il sapore e' sapido.
    4.3)  Zona  geografica:  la  zona  di  produzione  della  "Coppia
Ferrarese comprende l'intero territorio della provincia di Ferrara.
    4.4) Prova dell'origine: la "Coppia Ferrarese e' partc integrante
della  cultura  e della storia della citta' di Ferrara. Gia' nel 1287
negli  statuti comunali, che codificavano norme gia' in uso da tempo,
i  fornai  erano  tenuti  a  confezionare il pane nelle forme con gli
"orletti  che,  evolvendosi  nel  pane  "ritorto  ,  sono ritenute le
antenate  della  classica  coppia  ferrarese. Inoltre il pane, sempre
contrassegnato  dal marchio del fornaio, non doveva diminuire di peso
durante la cottura e doveva risultare ben cotto. Erano indicate anche
le  multe  a  chi  contravveniva  a  queste  norme.  Le  originali ed
apprezzate  forme di "pane intorto sono, peraltro, citate nei fastosi
banchetti  rinascimentali  della  corte  estense.  Vi  e'  una estesa
bibliografia  che documenta il rapporto esistente tra il pane "Coppia
Ferrarese e la citta' ed attraverso tantissime vicende, spesso legate
alla  poverta' e a determinati momenti storici, che si e' dipanata la
storia di questo particolare tipo di pane.
    I  panificatori  che  operano  sul  territorio della provincia di
Ferrara  sono  circa  330  e  sono  imprese a carattere familiare. La
produzione  complessiva giornaliera si attesta attorno ai 500 q.li di
pane  fresco  di  cui  il  60%  circa  e' rappresentato dalla "Coppia
Ferrarese .
    La struttura di controllo, individuata al punto 4.7) verifichera'
che  la procedura sia seguita con le modalita' indicate e che il pane
sia  posto  in  vendita  entro  le 24 ore dalla produzione senza aver
subito,  in  nessuna  delle  fasi  di  lavorazione  alcun processo di
conservazione.  Ove il pane sia commercializzato in confezioni che ne
garantiscano  la perfetta conservazione, senza l'utilizzo di sostanze
conservanti o additivi, potra' essere commercializzato anche oltre le
24 ore.
    4.5)  Metodo  di ottenimento: le modalita' di produzione seguono,
secondo  la  tradizione,  una  sequenza  particolare  riassumibile in
quattro fasi ben distinte:
      1)   fase  di  impastamento,  in  cui  tutti  gli  ingredienti,
opportunamente  dosati  vengono lavorati nell'impastatrice unitamente
al lievito-madre o "di madre ;
      2) fase di formazione, che deve realizzarsi immediatamente dopo
l'impastamento  e  comunque  prima che intervenga la lievitazione, si
ultima quando l'impasto ha assunto la forma definitiva;
      3)  fase di lievitazione, che dura da un minimo di 70 fino a 90
minuti;
      4)  fase  di cottura, da realizzarsi preferibilmente in forni a
tubi,  dove il pane ferrarese permane per un tempo variabile tra i 18
ed i 20 minuti ad una temperatura non superiore ai 240 oC.
    L'impasto  degli  ingredienti  per  ottenere la cosiddetta "pasta
dura  avviene  mediante l'immissione, in una impastatrice a forcella,
di  farina di grano tenero di tipo "0 , acqua, strutto di puro suino,
olio  extravergine  di oliva, lievito naturale denominato "di madre ,
lievito,  sale,  malto,  come  tale  o  sotto  forma  di estratto. Il
movimento    lento    dell'impastatrice    evita   il   riscaldamento
dell'impasto.
    Il  rapporto  acqua-farina  e' calcolato al 35% di acqua rispetto
alla farina impiegata (in lavorazioni diverse, quali le paste tenere,
il rapporto acqua-farina e' pari al 50% ed oltre).
    Il rapporto strutto di puro suino-farina e' pari al 6% di strutto
rispetto  alla  farina  impiegata;  quello  di  olio  extravergine di
oliva-farina 3-4%.
    Il  rapporto lievito di madre-farina corrisponde al 10% di farina
impiegata.
    Tutti  gli  ingredienti  vengono  immessi  in  una impastatrice a
forcella per un tempo variabile da 15 a 20 minuti primi.
    L'impasto    cosi'    come    in   precedenza   indicato,   viene
successivamente  fatto raffinare con una serie di passaggi (dai 15 ai
20) in un apposito cilindro metallico.
    La  pasta,  ultimata la fase della raffinatura, viene posta su di
un  desco e tagliata a strisce della altezza desiderata (da un minimo
di  cm  1,0  ad un massimo di 2,0) a seconda del formato del prodotto
che  si  intende  realizzare;  successivamente  le  strisce  di pasta
vengono   immesse   nella  trafila,  quindi  nella  macchina  per  la
formazione  delle  coppie,  da  cui escono gia' formate in due "mezze
coppie .
    L'intervento  conclusivo  consiste  nell'unione  di  due pezzi di
pasta (stretta) operazione eseguita manualmente.
    Il   procedimento   in   alternativa  e'  realizzato  in  maniera
completamente manuale.
    Le  forme  cosi'  ottenute  vengono  disposte  su  assi di legno,
coperte  da  un telo ed immesse nella cella di lievitazione per 70-90
minuti a seconda della temperatura ambientale.
    La  lievitazione  si  ottiene  attraverso  l'impiego  del lievito
naturale  denominato "di madre ottenuto nel seguente modo: si miscela
una  farina  di grano tenero di tipo "0 (W 220 - P/L 0,45 - 0,50) con
acqua  (rapporto  acqua-farina  45%).  Per avviare il principio della
lievitazione e' necessario aggiungere all'impasto aceto di vino rosso
o luppolo o mosto di uva.
    La  dose  per  la realizzazione di lievito di madre in ragione di
1 kg  di farina, si ottiene con l'aggiunta di 1 cucchiaio di aceto di
vino  rosso  o  di  mosto  d'uva  o  di luppolo, oltre alla quantita'
d'acqua indicata al punto precedente.
    L'impasto   va   lavorato  a  mano,  avendo  cura  di  mantenerlo
abbastanza  tenero  e  malleabile.  Al  termine della lavorazione che
richiede  10 minuti primi, si forma una palla che dovra' riposare per
24 ore nell'ambiente del laboratorio e lontano da fonti di calore.
    Successivamente   il   composto   andra'  nuovamente  manipolato,
aggiungendo  un  quantitativo  di  circa  200  gr di farina ed un po'
d'acqua.  L'acqua  da immettere variera' da 9 a 10 centilitri, quindi
lo stesso dovra' riposare per ulteriori 12 ore nel medesimo ambiente.
Quest'ultimo procedimento andra' ripetuto ogni dodici ore, per cinque
giorni consecutivi.
    Un  giorno  prima  della completa maturazione, il composto andra'
immesso  nell'impastatrice  a  forcella ed amalgamato, quindi riposto
entro un contenitore ricoperto da un canovaccio di cotone.
    Terminata la fase di lievitazione, il pane viene immerso in forni
a  platea  fissa  in  quanto  la  cottura del pane avviene secondo il
metodo   tradizionale   con  riscaldamento  del  piano  e  successivo
trasferimento del calore dal basso verso l'alto.
    4.6)  Legame:  le  peculiarita'  attribuibili  al  prodotto  sono
strettamente   correlate   alle   condizioni  ambientali.  L'acqua  e
l'umidita'   dell'aria   oltre   che   la   indiscussa  competenza  e
professionalita'   degli   artigiani  panettieri,  hanno  concorso  a
mantenere invariate nel tempo la qualita' della produzione tipica che
si riscontra con costanza su tutto il territorio provinciale.
    Il  principale  legame  con  la  zona  di  origine  e' costituito
dall'impiego del lievito madre.
    4.7) Struttura di controllo:
      Nome:  CERMET  -  Certificazione e ricerca per la qualita' soc.
cons. a r.l.
      Indirizzo: via Aldo Moro n. 22 - 40068 San Lazzaro di Savena.
    4.8)  Etichettatura:  le  aziende  produttrici dovranno marchiare
ogni  forma  di  pane  in modo da caratterizzarle rispetto agli altri
formati   e   la   confezione  dovra',  inoltre,  riportare  il  logo
identificativo  composto  da  una  forma  di coppia di pane di colore
giallo  tenue, iscritto all'interno di un quadrato di colore azzurro.
In  testa  al  quadrato, su fondo nero, insiste la scritta "Coppia in
lettere   bianche,  in  basso,  sempre  su  fondo  nero,  la  scritta
"ferrarese I.G.P. .
    4.9) Condizioni nazionali:
      Parte riservata alla commissione
      n. CE: Data di ricevimento del fascicolo integrale:".