Con  decreto  ministeriale  5 giugno 2001 sono state conferite le
seguenti ricompense:
                         Medaglia d'argento
    Al  ten. col. Luciano Antonio Portolano nato il 18 settembre 1960
ad Agrigento, con la seguente motivazione: "comandante di battaglione
presso  il  18o  reggimento  bersaglieri della brigata multinazionale
ovest   partecipante  in  Kosovo  all'operazione  "Joint  Guardian  ,
profondeva   tutte   le  migliori  energie  per  assicurare  in  ogni
circostanza  il  completo  assolvimento del compito. Dopo aver curato
con straordinaria professionalita' l'addestramento in patria, seguiva
con  instancabile  partecipazione tutte le attivita' operative svolte
dal  suo  reparto in Kosovo, evidenziando un'eccezionale dedizione al
servizio.    Esercitava    costantemente    un'azione    di   comando
caratterizzata  da  lucidissima visione degli obiettivi e da spiccata
capacita'   realizzatrice,   suscitando   sempre   la  piu'  completa
disponibilita'  da  parte  di  tutti  i  suoi  dipendenti,  nei quali
infondeva  le  stesse  fortissime motivazioni che erano alla base del
suo  encomiabile  comportamento.  Nei  primissimi giorni di attivita'
nella regione Kosovara, caratterizzati da persistenti conflittualita'
tra  milizie  contrapposte,  durante  una  programmata  attivita'  di
controllo  dell'area  di Klina ancora non presidiata da alcuna unita'
della  forza  internazionale di pace, veniva coinvolto con il proprio
veicolo  blindato  nell'esplosione  di  una mina anticarro, collocata
sulla  rotabile  per colpire il personale ed i mezzi del contingente.
Mantenendo  il  perfetto controllo di se' nonostante fosse seriamente
ferito,  dimostrava lucidita' e fermezza, disponeva immediatamente ed
efficacemente  i  suoi  uomini sul terreno ed impartiva chiari ordini
tesi  ad  esaltare  la capacita' di reazione dell'unita'. Indirizzava
poi  efficacemente  il  fuoco  delle  sue  armi contro i responsabili
dell'atto, ancora presenti sul posto ed impediva ed essi di portare a
termine  il  loro  intento  violento,  costringendoli  alla  fuga  ed
evitando  danni  agli  uomini alle sue dipendenze. Nel proseguo della
missione,  in un contesto operativo sempre carico di forti tensioni e
di  gravi  minacce  per il contingente, poneva in evidenza ecomiabili
doti  di  abnegazione,  limpida  azione  di  comando  ed  eccezionale
carattere.  Si  adoperava,  con  tenacia  per essere sempre vicino ai
propri  uomini,  nei  quali  trasfondeva,  grazie al suo elevatissimo
carisma,  sicurezza,  fermezza ed entusiasmo. Sorretto da eccezionale
generosita'  e  spirito  di  solidarieta'  verso  la  popolazione  in
difficolta',  interveniva  continuamente e spesso con pericolo per la
propria incolumita' in difesa di chi era minacciato di violenze o per
garantire condizioni di sicurezza alle minoranze.
    Limpida  figura di uomo e comandante che, con la sua instancabile
e  preziosa  opera  e  con il suo esempio, ha sempre ottenuto la piu'
completa  stima  dai  rappresentanti  dei contingenti stranieri ed ha
contributo  fortemente  all'elevazione  dell'immagine  dell'Italia in
ambito internazionale". Pec (Kosovo), 20 maggio - 7 settembre 1999.
    Al ten. col. Giovanni Maria Clemente Carlo Fungo nato il 5 luglio
1960  a  Torino,  con la seguente motivazione: "comandante del gruppo
squadroni  ricognizione,  sorveglianza  ed acquisizione obiettivi del
contingente  militare  italiano  partecipante in Fyrom all'operazione
"Joint  Guarantor  e  poi  in Kosovo all'operazione "Joint Guardian ,
assolveva  il  suo  delicatissimo  ed impegnativo incarico in maniera
esemplare,  incisiva  ed ecomiabile per capacita' e dedizione. Figura
fondamentale  del  contingente  sin  dall'inizio  della missione, con
straordinaria professionalita', grande acume ed eccezionale capacita'
realizzatrice,   organizzava,   coordinava  e  controllava  tutte  le
complesse  attivita'  inerenti al soccorso delle migliaia di profughi
provenienti  dal  Kosovo.  Infondeva,  altresi',  nei suoi uomini uno
spirito  di  solidarieta'  eccezionale, che li sosteneva nell'impegno
umanitario  e  consentiva  loro si operare senza sosta per cercare di
alleviare  le  sofferenze della popolazione. Iniziata l'operazione in
Kosovo,  forniva  un  contributo  di pensiero e di azione ancora piu'
determinante  per  l'esito  positivo  della  missione. In un contesto
caratterizzato   dalla   complessa   situazione  operativa  esistente
nell'area  dopo il termine del conflitto, dall'indeterminatezza degli
atteggiamenti della popolazione e dall'assoluta assenza nella regione
di    strutture    sociali,    economiche   e   civiche,   emergevano
prepotentemente  le sue eccellenti qualita' di comandante di spicco e
carismatico.  Assunta  la  responsabilita'  dell'area di Dakovica, la
piu' delicata del settore del contingente nazionale, in quanto ancora
fortemente  scossa  dall'odio  e dalla contrapposizione tra le etnie,
teneva   sempre,  soprattutto  verso  le  frange  piu'  radicali,  un
atteggiamento   fermo   e  deciso,  che  si  rivelava  immediatamente
essenziale per sostenere il contrastato processo di pacificazione.
    Cosciente  dell'importanza  della  funzione rivestita, affrontava
ogni  volta  necessario  i  piu'  seguiti capi delle milizie in armi,
imponendo  ad  essi,  con la logicita' delle argomentazione, ma anche
con  la  fermezza  degli  atteggiamenti  e degli intenti, il rispetto
degli  accordi  sottoscritti.  La sua grande attenzione all'evolversi
della   situazione  gli  consentiva  inoltre  di  ottenere  risultati
eccezionali  nel  contrasto  della  violenza e della delinquenza e di
procedere alla requisizione di un quantitativo elevatissimo di armi e
munizioni, all'arresto di numerosi criminali ed alla realizzazione di
condizioni   di   sicurezza  per  il  rientro  di  tutti  i  profughi
dell'Albania e dalla Fyorm.
    Magnifica  figura di uomo e comandante, che ha dato un contributo
fondamentale  per il positivo esito delle operazioni e che ha portato
gran  lustro  all'immagine  dell'Italia e delle forze armate in campo
internazionale". Fyrom/Kosovo, 22 marzo - 7 settembre 1999.
    Con  decreto  ministeriale 10 luglio 2001 sono state conferite le
seguenti ricompense:
                           Croce di bronzo
    Al ten. col. Arturo Brancati, nato il 24 febbraio 1954 a Cava dei
Tirreni (Salerno), con la seguente motivazione:
    "Capo  cellula  G6 del contingente militare italiano partecipante
in   Fyrom   all'operazione   "Joint  Guarantor  e,  poi,  in  Kosovo
all'operazione  "Joint  Guardian  ,  operava  in ogni circostanza con
disponibilita' e generosita' elevatissime.
    Cosciente    della   delicatezza   della   funzione   assolta   e
dell'importanza del settore di sua competenza per il favorevole esito
della  missione,  poneva  ogni  sua risorsa fisica ed intellettiva al
servizio  del contingente, ricercando le soluzioni piu' opportune per
rendere pienamente rispondente il sistema delle comunicazioni. La sua
spiccata   professionalita'   gli   consentiva   di  intervenire  con
precisione  in  ogni circostanza e di individuare sempre le soluzioni
piu'  opportune  ed efficaci per soddisfare al meglio, pur in carenza
di  personale e materiali, le sempre numerose e determinanti esigenze
dei collegamenti.
    Pienamente  consapevole  dell'importanza  dell'utilizzazione,  da
parte di tutte le unita' nazionali presenti nel teatro di operazioni,
del  sistema  di  comando  e  controllo  automatizzato, sollecitava e
suscitava  con  encomiabile  continuita'  il  piu'  ampio impegno nel
settore  del personale del contingente, riuscendo ad avviare in tempi
molto  brevi  e  con  elevatissimi  risultati  la funzionalita' della
struttura.
    Bella  figura  di professionista e di soldato, animato da vibrato
attaccamento alle istituzioni e da convinta fede nel servizio, che ha
contribuito  ad  elevare l'immagine del contingente militare italiano
in  ambito  internazionale".  Fyrom  (Kosovo), 22 marzo - 7 settembre
1999.
    Al  ten.  col.  Massimo  Colaceci, nato il 4 ottobre 1957 a Jenne
(Roma), con la seguente motivazione:
    "Comandante  del  battaglione  trasmissioni partecipante in Fyrom
alla  operazione  "Joint  Guarantor e in Kosovo all'operazione "Joint
Guardian  ,  affrontava  tutte  le  delicate  e  complesse  attivita'
connesse ai collegamenti del contingente militare italiano con grande
professionalita' ed eccezionale capacita' realizzativa.
    Conscio  dell'importanza  dell'attivita' di comando e controllo e
nonostante  le  condizioni  ambientali  ed  operative particolarmente
delicate  e  complesse  che  caratterizzavano l'attivita' in Fyrom e,
soprattutto  in  Kosovo  nel  momento  dell'ingresso  nella  regione,
riusciva   a   garantire   i   collegamenti  tra  le  componenti  del
contingente,  dando  immediata,  completa  e  rispondente soluzione a
tutti i problemi inerenti alle trasmissioni della grande unita'.
    Nei  momenti  piu'  difficili,  allorche' la situazione operativa
diveniva  delicata  e  pericolosa,  si  portava vicino ai suoi uomini
anche  a  rischio  della propria incolumita', infondendo in essi, con
l'esempio e la fermezza di comportamenti forti motivazioni e spiccata
determinazione a rappresentare degnamente il contingente nazionale.
    Comandante  di grande spessore e di elevatissima preparazione che
ha  contribuito  in  maniera  determinante  ad elevare l'immagine del
contingente  militare  italiano  nel  contesto  internazionale".  Pec
(Kosovo) 21 maggio - 6 settembre 1999.
    Al  ten.  col.  Riccardo Alfredo Giacomo Marchi, nato il 30 marzo
1958 a Genova, con la seguente motivazione;
    "Comandante    del    battaglione    alpini   "Susa   nel   corso
dell'operazione   "Joint  guardian  in  Kosovo,  si  prodigava  senza
risparmio  di  energie  al  fine di mantenere la propria unita' ad un
elevatissimo livello di prontezza, sviluppando una intelligente opera
di preparazione e di controllo di tutte le attivita'. Assumeva con il
suo  battaglione  la  responsabilita'  della  delicatissima  area  di
Decani,  nella  quale  le  opposte  etnie  si  contrapponevano spesso
violentemente  e  con  comportamenti  conflittuali  che sfociavano in
omicidi,  rapimenti,  distruzioni di abitazioni ed incendi. Nel corso
delle numerose e complesse operazioni coordinava in maniera brillante
ed  efficacissima  l'attivita' operativa delle dipendenti compagnie e
dei  rinforzi provenienti dagli altri contingenti, impegnandosi senza
limite  di  tempo  con  eccezionale generosita', incurante dei rischi
personali ed ottenendo risultati di straordinario valore. In tutte le
principali  attivita'  condotte  nel  settore  della brigata, tra cui
quella  diretta  a garantire la sicurezza dei profughi di etnia serba
in  rientro  nell'area,  quelle  per  la  sicurezza  e  la difesa del
monastero  di  Decani  una  delle massime espressioni della religione
serbo-ortodossa,  ed infine quelle per la confisca di armi ed ordigni
esplosivi  alle  etnie,  evidenziava  la sua eccezionale capacita' di
pianificazione  e  la  sua  ancor  piu'  significativa  capacita'  di
tradurre  i  piani  in  atti  concreti  e  rispondenti.  Le brillanti
qualita', che accompagnavano ogni suo atto, congiunte ad uno spiccato
buon senso, gli assicuravano il plauso sincero e incondizionato delle
maggiori   autorita'   civili  e  militari  presenti  nel  teatro  di
operazioni.
    Magnifica  figura di comandante ed esempio di altissima dedizione
al  dovere  e  straordinaria  professionalita',  che  ha  contribuito
significativamente  ad  elevare il prestigio del contingente militare
italiano  in  ambito  internazionale". Decani (Kosovo), 29 giugno - 7
settembre 1999.
    Al  col.  Filippo  Carrese,  nato  il  24 giugno  1943 a Camastra
(Agrigento), con la seguente motivazione:
    "Direttore del centro amministrativo d'intendenza del contingente
militare   italiano   partecipante  in  Fyrom  all'operazione  "Joint
guarantor  e poi in Kosovo all'operazione "Joint guardian , assolveva
la  sua funzione con encomiabile precisione ed elevatissima dedizione
al  servizio.  Cosciente  dell'importanza del suo impegno per l'esito
della  missione, operava con slancio e spirito di abnegazione, pur in
condizioni  di  grande  difficolta'  operativa  per  l'assenza  nella
regione   di   validi   punti   di   riferimento  da  utilizzare  per
l'espletamento  delle  complesse attivita amministrative. Impostava e
conduceva  in  modo  lineare  ed esemplare, sempre nel rispetto delle
normative  in vigore di cui e' profondo conoscitore, le procedure per
garantire alle unita' del contingente nazionale il sostegno logistico
e  finanziario,  meritando  l'ammirazione  ed  il  plauso di tutto il
personale  per  la  celerita'  e  l'esattezza  con  cui assicurava la
perfetta soluzione delle complesse problematiche. Le sue elevatissime
qualita'  professionali  e le sue eccezionali capacita' organizzative
gli  consentivano di promuovere la realizzazione, nelle sedi di tutte
le  unita' dipendenti, di strutture di elevatissima funzionalita', in
grado  di  assicurare  ottime  condizioni  di  vita  al personale del
contingente  e pienamente adeguate alle gravose esigenze connesse con
il particolare ambiente dei Balcani.
    Professionista di vaglia, creava nell'ambito della sua cellula un
gruppo  di lavoro efficientissimo, che operava con serenita' d'animo,
capacita'    e   indiscussa   competenza.   Brillante   ufficiale   e
collaboratore  di  spicco, che ha dato un contributo determinante per
elevare  l'immagine  dell'Italia nel contesto internazionale". Skopje
(Fyrom), 24 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  col. Salvatore Cincimino, nato il 6 aprile 1942 a Foggia, con
la seguente motivazione:
    "Capo cellula G4 del contingente militare italiano, operava prima
in Fyrom nell'ambito dell'operazione "Joint Guarantor e poi in Kosovo
nell'operazione  "Joint  Guardian",  evidenziando  durante  il  lungo
periodo   di   sei   mesi,   eccezionale   dedizione  al  servizio  e
straordinaria  professionalita'.  Cosciente  della  delicatezza della
funzione  assolta  e dell'importanza dell'attivita' di sua competenza
per  il  favorevole  esito  della  missione,  poneva ogni sua risorsa
fisica  ed intellettiva al servizio della grande unita', individuando
sempre le soluzioni piu' opportune per rendere pienamente rispondente
il  settore  logistico. Ufficiale di solida formazione in possesso di
maturata esperienza, si proponeva in ogni circostanza ad elevatissimi
livelli   professionali  dando  garanzia  di  rigore,  linearita'  ed
efficienza,  sorretto  sempre  da  ferrea  volonta'  realizzatrice  e
determinato   a   conseguire  in  ogni  attivita'  i  risultati  piu'
brillanti.  Nella  fase  piu'  acuta  dell'afflusso  di  migliaia  di
profughi  Albano-Kosovari  nel  campo  di  accoglienza organizzato in
Fyrom  dal  contingente nazionale, gestiva con rara perizia i momenti
piu'  difficili  del soccorso, garantendo alla popolazione sofferente
buone  condizioni di vita. Successivamente, all'atto dell'ingresso in
Kosovo, nonostante la difficilissima situazione operativa, assicurava
alle  unita' fortemente impegnate nel controllo dell'area un sostegno
logistico   puntuale  e  rispondente,  consentendo  alla  brigata  di
assolvere  al  meglio  i  complessi  e  delicati  compiti  operativi.
Concreto,  entusiasta  della  professione,  capace di comprendere con
immediatezza  l'essenza  dei problemi, evidenziava la sua eccezionale
esperienza  in tutte le occasioni di confronto con il personale degli
altri contingenti nel quale suscitava sincera ammirazione.
    Il  suo  contributo  dava  grande  lustro al contingente militare
italiano,  elevandone  l'immagine nel contesto internazionale". Fyrom
(Kosovo), 31 marzo - 7 settembre 1999.
    Al  ten. col. Pietro D'Amico, nato il 13 novembre 1950 a Caserta,
con la seguente motivazione:
    "Capo cellula G1 presso il comando brigata bersaglieri "Garibaldi
partecipante  in  Fyrom all'operazione "Joint Guarantor , operava con
generosita' eccezionale, grandissima professionalita', spiccato senso
di  responsabilita'  ed  elevato spirito di servizio e di sacrificio.
Esperto  delle  caratteristiche  delle  attivita'  "fuori area per la
pregressa  partecipazione  ad altre operazioni di supporto alla pace,
utilizzava  sapientemente  le sue conoscenze nel settore ordinativo e
dell'impiego  del  personale  durante  la fase di approntamento della
brigata  sul  territorio nazionale, garantendo alla grande unita' una
struttura  perfettamente  commisurata  alle  esigenze operative della
missione.  Raggiunto  il  teatro  di  operazioni con i primi elementi
della   brigata,  immediatamente  evidenziava  eccezionale  capacita'
organizzativa   e   di   coordinamento   e   facilitava   il   rapido
raggiungimento  dell'operativita'  della  grande  unita', fornendo un
apporto di assoluto pregio e qualificatissimo.
    Bellissima  figura  di  soldato,  emergeva chiaramente per le sue
straordinarie  doti umane e per la sua preparazione e si poneva quale
elemento  di  riferimento  per  tutto  il  personale  della  brigata,
riscuotendo   ammirazione  e  stima  anche  degli  altri  contingenti
presenti nel teatro delle operazioni.
    Professionista   di   spicco   che,   con  la  sua  straordinaria
determinazione,  il  suo  raro  senso del dovere e la sua eccezionale
abnegazione,  ha contribuito in maniera determinante ad accrescere il
prestigio    del   contingente   militare   italiano   nel   contesto
multinazionale". Fyrom, 22 marzo - 2 giugno 1999.
    Al  col.  Francesco Capozzo, nato il 1 febbraio 1946 ad Acquaviva
delle Fonti (Bari), con la seguente motivazione:
    "Comandante   del  152o  reggimento  meccanizzato  della  brigata
multinazionale  ovest  partecipante  in  Kosovo all'operazione "Joint
Guardian   ,   assolveva   le   sue   delicate  funzioni  con  grande
determinazione  e  spiccato  senso  del  dovere. Giunto nel teatro di
operazioni allorche' erano ancora presenti momenti di grande tensione
ed  ostacoli  al  difficile  processo  di pacificazione, disponeva in
maniera  perfetta  le  attivita'  dell'unita'  alle  sue  dipendenze,
affermando  con  i  suoi uomini gli obiettivi ed il ruolo della forza
internazionale di pace.
    Percepita   immediatamente   la   specificita'  della  situazione
nell'area di sua competenza, incentrata sull'abitato di Dakovica, che
era  caratterizzata dai tentativi di prevaricazione di un'etnia sulle
altre  e  dal  pericolo di infiltrazioni malavitose provenienti dalla
vicina  Albania,  si  impegnava senza sosta per contrastare le azioni
illegali  delle  milizie  presenti  nella  zona  e  per eliminare gli
ostacoli   al   ripristino  di  condizioni  di  pacifica  convivenza,
ottenendo risultati di rilievo e determinanti per il buon esito della
missione.  Dotato  di  elevato  carisma e di grande professionalita',
suscitava  negli  uomini dell'unita' alle sue dipendenze attaccamento
al  servizio,  orgoglio  di  soldato  e  spirito  di solidarieta' nei
confronti delle popolazioni sofferenti del Kosovo.
    Comandante   di   spicco   che   ha   contribuito   efficacemente
all'elevazione     dell'immagine     dell'Italia     nel     contesto
internazionale". Dakovica (Kosovo), 29 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  ten.  col.  Sergio Cuofano, nato il 31 agosto 1957 a Montella
(Avellino), con la seguente motivazione:
    "Ufficiale  capo  sezione  presso  la  cellula G3 del contingente
militare   italiano   in  Fyrom  nell'ambito  dell'operazione  "Joint
Guarantor  e,  poi,  in  Kosovo  nell'ambito  dell'operazione  "Joint
Guardian   ,   assolveva   le   sue   funzioni,  durante  un  periodo
d'intensissima  attivita'  operativa,  con  eccezionale  abnegazione,
encomiabile spirito di sacrificio ed esemplare dedizione al servizio,
costituendo  un punto di riferimento insostituibile nel funzionamento
del  comando  ed  un  qualificatissimo  interlocutore  per  tutto  il
personale  della  brigata.  Coinvolto  continuamente  nel controllo e
nella  gestione  delle  problematiche  di  maggiore rilievo e di piu'
elevata  delicatezza  nel  quadro dell'attivita' della grande unita',
evidenziava conoscenza vastissima ed approfondita delle norme e delle
procedure,  ma  soprattutto assicurava sempre ai reparti destinati ad
operare  sul  terreno  il  concreto  sostegno della sua preziosissima
esperienza   operativa   acquisita   durante   la   partecipazione  a
precedenti,  complesse e delicate missioni di supporto alla pace. Nei
momenti piu' delicati successivi all'ingresso in Kosovo, allorche' la
situazione   operativa   assumeva   carattere  di  grave  pericolo  e
complessita'  per  il  personale dei reparti operanti sul territorio,
emanava  direttive  ed  ordini pienamente rispondenti che garantivano
l'assolvimento  dei  compiti  pur  nella salvaguardia della sicurezza
delle unita' e degli uomini. Analogo, puntuale, efficace e risolutivo
contributo  forniva  nelle  numerosissime  occasioni  nelle quali era
chiamato,  in situazioni di costante e prolungata tensione operativa,
a collaborare alla pianificazione di operazioni di grande delicatezza
e complessita'.
    Professionista  e soldato di spicco che, con la sua straordinaria
determinazione,  l'eccezionale  senso  del  dovere  ed il grandissimo
impegno  profuso,  ha contribuito sensibilmente ad elevare l'immagine
del contingente militare italiano nel contesto multinazionale". Fyrom
(Kosovo), 5 maggio - 7 settembre 1999.
    Al  ten. col. Aldo Di Nardo, nato il 1 settembre 1952, a Caserta,
con la seguente motivazione:
    "Capo  servizio  amministrativo  presso  il centro amministrativo
d'intendenza  del contingente militare italiano partecipante in Fyrom
all'operazione "Joint Guarantor e poi in Kosovo all'operazione "Joint
Guardian , forniva un contributo di altissimo spessore, dimostrandosi
collaboratore    insostituibile    e    di    eccezionale   capacita'
professionale.
    In  possesso  di  chiara visione delle problematiche di carattere
amministrativo  e di approfondita conoscenza delle normative vigenti,
capace  di  individuare con immediatezza e precisione i provvedimenti
necessari  per  soddisfare  le  esigenze  logistiche  e di vita delle
unita'  del contingente, garantiva, attraverso una efficace azione di
ricerca  ed acquisizione, la disponibilita' di tutti i beni e servizi
necessari  all'assolvimento del compito ed indispensabili per rendere
pienamente soddisfacenti le condizioni di vita del personale.
    Bellissima  figura  di  soldato,  si  caratterizzava  per  le sue
straordinarie  doti  umane  e  per  la sua preparazione e si imponeva
quale  elemento  di  riferimento  per  tutti  i quadri della brigata,
riscuotendo   ammirazione  e  stima  anche  dagli  altri  contingenti
operanti nell'area.
    Professionista   di   spicco   che,   con  la  sua  straordinaria
determinazione,  il  suo  raro  senso del dovere e la sua eccezionale
abnegazione,  emergeva  nettamente  tra  il  personale  della  grande
unita',   contribuendo  in  maniera  determinante  ad  accrescere  il
prestigio    del   contingente   militare   italiano   nel   contesto
internazionale". Fyrom, 21 aprile - 7 settembre 1999.
    Al   ten.  col.  Antonio  Fasano,  nato  il  5 dicembre  1950,  a
Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), con la seguente motivazione:
    "Ufficiale   superiore  responsabile  dell'organizzazione  e  del
funzionamento  dei  "Compounds  della  brigata bersaglieri "Garibaldi
durante  l'operazione  "Joint guarantor in Fyrom e, poi della brigata
multinazionale  ovest durante l'operazione "Joint Guardian in Kosovo,
assolveva   il   suo   incarico  con  grandissima  perizia,  costante
attenzione   alle   esigenze  logistiche  dei  reparti  ed  esemplare
continuita'.   Superando  le  difficolta'  derivanti  dall'incessante
afflusso  nel  teatro  di  operazioni  di  un  numero elevatissimo di
personale  e  potendo disporre solo di aree e strutture fatiscenti od
addirittura  fortemente danneggiate dal conflitto, interveniva sempre
con  grande determinazione su di esse, ripristinandone rapidamente la
funzionalita'  e  garantendo al suddetto personale condizioni di vita
pienamente   soddisfacenti   e   tali   da   permettere  il  recupero
psico-fisico  dopo  i gravosi turni operativi. Mai pago dei risultati
conseguiti,  sempre attento a ricercare tutte le possibili migliorie,
realizzava  in  Fyrom  una  struttura estremamente efficiente e molto
apprezzata   dagli   altri   contingenti   per   la   sistemazione  e
l'approntamento degli uomini e dei mezzi assegnati alla brigata od in
procinto  di  rientrare  in  italia  al  termine del ciclo operativo.
Entrato  in  Kosovo a seguito dei reparti della brigata, resosi conto
delle    grandissime    difficolta'   e   della   pericolosita'   che
caratterizzavano   l'impegno   delle   unita'   e  degli  uomini  del
contingente,  rendeva  efficiente  in  brevissimo  tempo la struttura
destinata  al  comando  della grande unita', consentendo al personale
dello  stato  maggiore  di  espletare  immediatamente la determinante
funzione di comando e controllo.
    Ufficiale  sostenuto da grandissima generosita', sempre pronto ad
impegnare  tutte  le sue risorse fisiche ed intellettuali per il buon
esito  della  missione,  che ha contribuito ad elevare l'immagine del
contingente   militare   italiano   nel   contesto   internazionale".
Fyrom/Kosovo 21 aprile - 7 settembre 1999.
    Al ten. col. Antonio Falco, nato l'8 marzo 1957 a Bologna, con la
seguente motivazione:
    "Comandante  del  battaglione  del  152o  reggimento meccanizzato
inserito  nella  brigata  multinazionale ovest partecipante in Kosovo
all'operazione  "Joint  Guardian  , assolveva la propria funzione con
fortissimo  impegno  e  spiccata  iniziativa. Assumeva con il reparto
alle  sue  dipendenze  la  responsabilita' dell'area incentrata sulla
citta'  di  Dakovica,  che  ancora  risentiva delle vicissitudini del
conflitto e nella quale fortissima si rivelava la presenza di milizie
legate   ad   una   fazione  fortemente  strutturata.  Nonostante  la
situazione  di  indeterminatezza esistente nell'area e l'esistenza di
numerose  componenti  etniche  non  allineate  agli  accordi di pace,
operava  con  grandissima  efficacia  per  il  rispetto  dei suddetti
accordi, per il ripristino di condizioni di convivenza tra le etnie e
per  il  contrasto  della  insorgente criminalita'. In tale contesto,
conduceva  numerose  operazioni  di controllo, di sequestro di armi e
munizioni  e di arresto di colpevoli di illeciti. In una circostanza,
durante  la  ricerca  di  un  individuo  scomparso  da alcuni giorni,
disponeva  sapientemente gli uomini alle sue dipendenze nei pressi di
un  edificio  sospetto,  faceva irruzione nello stesso, superando con
freddezza  ed  energia  la  resistenza  di  alcuni  uomini  armati, e
liberava   il  sequestrato  che  era  stato  violentemente  percosso,
procedendo infine all'arresto dei responsabili del reato.
    Comandante  di grande spessore professionale e di grande carisma,
che  ha  saputo  suscitare  il  massimo coinvolgimento dei dipendenti
nella   missione  e  che  ha  fortemente  contribuito  all'elevazione
dell'immagine   del   contingente   militare  italiano  nel  contesto
internazionale". Dakovica (Kosovo), 23 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  ten. col. Emilio Sen, nato il 1 ottobre 1958 a Delhi (India),
con la seguente motivazione:
    "Ufficiale  superiore  incaricato  dell'attivita' di collegamento
tra il comando della forza internazionale di pace per il Kosovo ed il
comando    della    brigata    multinazionale    ovest   partecipante
all'operazione   "Joint   Guardian  ,  veniva  impiegato  nel  centro
operativo  della  grande  unita',  dove  seguiva  lo  sviluppo  delle
operazioni  correnti ed elaborava la pianificazione di quelle future.
In possesso di elevatissima preparazione e di grande conoscenza delle
strutture  multinazionali, perfettamente padrone delle procedure NATO
e  dei  sistemi  informatici,  costituiva  immediatamente un punto di
riferimento  essenziale,  qualificatissimo  e  prezioso  per tutto lo
stato maggiore della brigata ed indirizzava sapientemente l'attivita'
del  centro  operativo, garantendo alla grande unita' la capacita' di
risposta   tempestiva   ed   esaustiva  alle  richieste  dei  comandi
superiori.  Consapevole  della delicatezza della situazione operativa
esistente  nei  giorni  immediatamente  successivi all'ingresso delle
unita' in Kosovo, allorche' la tensione tra le etnie e le fazioni era
elevatissima,  operava  senza alcuna sosta e per lunghissimi periodi,
con  forte  determinazione,  encomiabile  attaccamento  al  dovere ed
elevatissimo  spirito  di  sacrificio,  per  assicurare il completo e
perfetto  assolvimento  della  missione  da  parte  dei reparti della
brigata.  Nei  momenti  in cui la gravosita' dell'impegno superava le
possibilita' di intervento delle unita' dipendenti, spesso totalmente
coinvolte in altre, difficili missioni, interveniva personalmente sul
terreno,   assumendo   i   ruoli   piu'   delicati   e   determinanti
nell'esecuzione di quelle operazioni che lui stesso aveva concepito.
    Chiamato   frequentemente   a   sviluppare  studi  e  valutazioni
congiunti  con  personale  straniero  presso  il  comando della forza
internazionale  o  degli  altri contingenti emergeva tra tutti per la
spiccata  professionalita',  l'eccezionale  chiarezza  di  pensiero e
l'elevata capacita' espositiva.
    Bellissima  figura di ufficiale, che ha fortemente contribuito ad
elevare  l'immagine  del  contingente  militare italiano nel contesto
internazionale". Pec (Kosovo), 10 marzo - 29 agosto 1999.
    Al  magg. Claudio  Minghetti, nato il 18 febbraio 1964 a Ravenna,
con la seguente motivazione:
    "Ufficiale  superiore  capo  cellula S3  del contingente militare
italiano  inserito  nella "Extraction force in Fyrom all'inizio della
missione, assolveva le sue funzioni con grandissima determinazione ed
eccezionale   professionalita',   consentendo   al   gruppo   tattico
"Garibaldi  ,  nonostante le difficilissime condizioni ambientali, di
integrarsi perfettamente e rapidamente nella struttura multinazionale
e  di  meritare  l'incondizionato apprezzamento delle autorita' e dei
comandi   sovraordinati.  Impiegato  successivamente  con  le  stesse
funzioni  nell'ambito  dell'8o  reggimento  bersaglieri  partecipante
all'operazione  "Joint  guarantor  ,  confermava le elevatissime doti
professionali che gli permettevano di pianificare e sviluppare sempre
tutte  le  attivita'  operative  con  grande  accuratezza  e completa
rispondenza alle esigenze della missione. Nonostante la delicatezza e
la  complessita'  delle  attribuzioni svolte, essenziali per tutte le
attivita'  del  gruppo  tattico "Garibaldi prima e dell'8o reggimento
bersaglieri  poi,  manteneva  in  ogni  circostanza  la piu' completa
padronanza   della   situazione,   trasfondendo   nei   collaboratori
l'indispensabile tranquillita' e meritando la piu' completa fiducia e
la sincera ammirazione dei quadri dell'unita'. Personalita' pacata ma
ricca di carisma, dava sempre un contributo preziosissimo, vivificato
da sincero attaccamento all'istituzione, che consentiva al reggimento
di rispondere prontamente a tutte le sollecitazioni operative.
    Bella  figura  di  ufficiale  e  chiarissimo  esempio  di elevata
professionalita'  e  senso  del  dovere  che,  con il suo encomiabile
comportamento  durante tutto il lungo periodo di 7 mesi d'impiego nel
teatro  dei  balcani,  ha portato lustro all'immagine del contingente
militare  italiano  nel  contesto internazionale". Fyrom, 14 dicembre
1998 - 7 giugno 1999.
    Al  cap. Lorenzo  Puglisi,  nato  il 15 ottobre 1971 a Borgosesia
(Vercelli), con la seguente motivazione:
    "Comandante   di   compagnia   del  18o  reggimento  bersaglieri,
impiegato con il proprio reparto nell'ambito del contingente militare
italiano  partecipante  alle  operazioni  "Joint Guarantor in Fyrom e
"Joint   Guardian  in  Kosovo,  assolveva  il  proprio  incarico  con
esemplare   professionalita',   ammirevole  determinazione  e  grande
spirito   di   sacrificio.  Pur  operando  in  condizioni  ambientali
difficilissime e spesso in aree altamente pericolose, mostrava sempre
una  straordinaria dedizione al lavoro, eccezionale forza di volonta'
e   spiccata   capacita'  realizzativa.  La  sua  azione  durante  la
permanenza  in  Fyrom si rivelava di grande spessore professionale ed
era  di  costante  esempio  per  gli  uomini alle sue dipendenze, che
motivava  fortemente nell'opera di soccorso alle migliaia di profughi
kosovari  affluiti  nei  campi  di  accoglienza.  Giunto  poi  tra  i
primissimi nella regione del Kosovo e nelle aree di Pec e Decani, che
erano  state  fortemente segnate dal conflitto ed erano ancora scosse
da   violenza  tra  le  etnie,  percepite  immediatamente  la  grande
pericolosita'  e  l'elevata complessita' che avrebbero caratterizzato
le attivita', infondeva nei suoi uomini eccezionale determinazione ed
elevata  sicurezza,  rimanendo  ad  essi vicino nelle operazioni piu'
delicate per sostenerli e per assicurare il completo assolvimento del
compito.  Con grandissima professionalita' e con un impegno continuo,
esaltava le capacita' di tutto il personale alle sue dipendenze, fino
a  farne  un  team  efficiente  e  pronto ad intervenire in qualsiasi
condizione e con garanzia di successo.
    Bella  figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito ad
elevare  l'immagine  del  contingente  militare  italiano  in  ambito
internazionale". Pec (Kosovo), 1 aprile - 7 settembre 1999
    Al  cap. Nicola Salamandra, nato il 27 luglio 1971 a Roma, con la
seguente motivazione:
    "Comandante   di   compagnia   del  18o  reggimento  bersaglieri,
impiegato con il proprio reparto nell'ambito del contingente militare
italiano  partecipante  alle  operazioni  "Joint Guarantor in Fyrom e
"Joint   Guardian  in  Kosovo,  assolveva  il  proprio  incarico  con
esemplare   professionalita',   ammirevole  determinazione  e  grande
spirito   di   sacrificio.  Pur  operando  in  condizioni  ambientali
difficilissime e spesso in aree altamente pericolose, mostrava sempre
una straordinaria dedizione al lavoro eccezionale forza di volonta' e
spiccata  capacita' realizzativa. La sua azione durante la permanenza
in  Fyrom  si  rivelava  di  grande  spessore professionale ed era di
costante  esempio  per  gli  uomini alle sue dipendenze, che motivava
fortemente  nell'opera di soccorso alle migliaia di profughi kosovari
affluiti  nei campi di accoglienza. Giunto poi tra i primissimi nella
regione  del  Kosovo  e  nelle  aree di Pec e Decani, che erano state
fortemente  segnate  dal conflitto ed erano ancora scosse da violenza
tra  le  etnie,  percepite  immediatamente  la grande pericolosita' e
l'elevata  complessita'  che  avrebbero  caratterizzato le attivita',
infondeva  nei  suoi  uomini  eccezionale  determinazione  ed elevata
sicurezza,  rimanendo  ad  essi vicino nelle operazioni piu' delicate
per sostenerli e per assicurare il completo assolvimento del compito.
Con  grandissima professionalita' e con un impegno continuo, esaltava
le  capacita' di tutto il personale alle sue dipendenze, fino a farne
un  team efficiente e pronto ad intervenire in qualsiasi condizione e
con garanzia di successo.
    Bella  figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito ad
elevare  l'immagine  del  contingente  militare  italiano  in  ambito
internazionale". Pec (Kosovo), 17 maggio - 7 settembre 1999.
    Al  cap. Ivan  Cioffi,  nato  l'8 aprile  1971  a  Napoli, con la
seguente motivazione:
    "Comandante   della  compagnia  genio  guastatori  della  brigata
bersaglieri  "Garibaldi  operava  per  oltre sette mesi nel teatro di
operazioni  dei  balcani  prima nell'ambito della "Extraction force e
poi   nel   contingente   militare  italiano  partecipante  in  Fyrom
all'operazione  "Joint  Guarantor  ed in Kosovo all'operazione "Joint
Guardian  .  In  ogni  circostanza,  assolveva l'incarico profondendo
tutte  le  sue risorse fisiche ed intellettive. Nei primi giorni dopo
l'immissione  in  Fyrom,  cosciente  che le difficilissime condizioni
ambientali    potevano    condizionare   l'operativita'   dell'unita'
nazionale,  si  prodigava  con  eccezionale  capacita' e elevatissima
determinazione  per  realizzare  strutture  in  grado  di  assicurare
un'adeguata  sistemazione e buone condizioni di vita al personale del
contingente.  Nel  momento  dell'ingresso in Kosovo, sosteneva con il
continuo  esempio  gli  uomini alle sue dipendenze, che si rivelavano
immediatamente una compagnia molto addestrata, fortemente motivata ed
in  grado  di  svolgere  perfettamente  i  compiti assegnati. In tale
delicato  periodo,  caratterizzato  da  fortissime  tensioni e da una
situazione  operativa molto difficile, realizzava in tempi brevissimi
numerose  e  funzionali  piste  per l'atterraggio ed il decollo degli
elicotteri,  esaltando  le  possibilita' di utilizzazione della terza
dimensione,  e procedeva alla rapida ricostruzione di molte strutture
fortemente  danneggiate, ma essenziali per l'attivita' delle unita' o
per  sistemazione della popolazione sofferente. Consapevole, inoltre,
del gravissimo ed incombente pericolo rappresentato, per tutti coloro
che  vivevano  ed  operavano nel settore, dalla presenza di un numero
elevatissimo  di  mine,  svolgeva  una metodica, preziosa ed incisiva
azione per la loro distruzione o neutralizzazione.
    Ufficiale  profondamente  motivato, generoso ed altruista, sapeva
suscitare  con il suo carisma ed il suo entusiasmo il massimo impegno
e  la  piu'  grande  partecipazione  del personale dipendente. Grazie
all'opera    svolta    nel    settore   della   ricostruzione   delle
infrastrutture,  in  quello del controllo del territorio ed in quello
della  bonifica  di  ordigni esplosivi, dava un contributo essenziale
all'assolvimento dei compiti della brigata e determinava l'elevazione
dell'immagine   del   contingente   militare  italiano  nel  contesto
internazionale".  Katlanovo  (Fyrom),  9  dicembre  1998 - 21 gennaio
1999, Pec (Kosovo), 4 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  cap. Michele  Ricci, nato il 25 settembre 1963 a Taranto, con
la seguente motivazione:
       "Comandante   della  compagnia  trasmissioni  del  contingente
militare   italiano   partecipante  in  Fyrom  all'operazione  "Joint
Guarantor   e,  poi,  in  Kosovo  all'operazione  "Joint  Guardian  ,
assicurava  il costante controllo delle attivita' inerenti al proprio
incarico  e si prodigava quale collaboratore instancabile e prezioso.
La  sua  non  comune  capacita'  organizzativa  e le sue elevatissime
qualita'   umane   e   professionali   si   rivelavano  assolutamente
determinanti  per  l'efficienza delle trasmissioni e dei collegamenti
all'interno  del  contingente  e  con  la  madrepatria. Nonostante le
iniziali  carenze di uomini e mezzi conseguenti alla durata dei tempi
di  immissione  di  tutto  il  contingente,  operava  con  tenacia  e
determinazione,   mantenendo   il   reparto   sempre  su  livelli  di
elevatissima  efficienza. Nei primi giorni successivi all'ingresso in
Kosovo,   allorche'  l'attivita'  delle  unita'  del  contingente  si
svolgeva  in situazioni operative difficilissime ed in un contesto di
grande indeterminatezza, consapevole della necessita' di garantire la
funzione  di comando e controllo, si impegnava senza sosta, esaltando
al  massimo  le  possibilita'  tecniche  dei  mezzi  a disposizione e
suscitando   nel  personale  alle  sue  dipendenze  le  piu'  elevate
capacita'  fino ad assicurare, in brevissimo tempo e perfettamente, i
collegamenti  con  tutte  le  aree  del  settore.  Sempre  pronto  ad
intervenire  vicino  ai  suoi  uomini  di giorno e di notte, spesso a
rischio  della  propria  incolumita'  ed  in  un contesto difficile e
suscettibile  di  imprevisti  e  repentini  mutamenti  di situazione,
infondeva  nel personale alle sue dipendenze elevatissime motivazioni
e la volonta' di rappresentare degnamente il contingente.
    Bella figura di ufficiale e di comandante che, grazie all'impegno
profuso ed all'attivita' particolarmente meritoria svolta nel settore
a  lui affidato, ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente
militare italiano in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 7 aprile
- 29 agosto 1999.
    Al  cap. Francesco  Saverio  Saiardi,  nato  il  2 marzo  1964  a
Cosenza, con la seguente motivazione:
    "Capo   cellula   logistica   presso   il  battaglione  logistico
"Garibaldi del contingente militare italiano partecipante in Fyrom ed
in  Kosovo  alle  operazioni  "Joint  Guarantor  e  "Joint Guardian ,
assolveva  le  sue  funzioni con eccezionale efficacia, straordinaria
capacita' organizzativa e altissimo spirito di sacrificio. Nonostante
le  difficolta'  ambientali  ed  operative,  organizzava e gestiva in
maniera  esemplare  la  struttura  logistica,  contribuendo in misura
notevolissima  al  successo dell'operazione. Grazie alla sua spiccata
capacita' di programmazione ed alla puntuale ed incisiva attivita' di
verifica  e di controllo, assicurava sempre il perfetto svolgimento a
favore  di tutte le unita' del contingente delle attivita' logistiche
che   raggiungevano   presto  dimensioni  notevolissime,  in  ragione
dell'elevata  entita'  complessiva  del  personale  e dei mezzi della
brigata. Nei momenti in cui l'attenzione del contingente si rivolgeva
agli  aspetti  umanitari,  operava  senza  sosta per garantire quanto
necessario  per alleviare le sofferenze della popolazione, curando in
particolare  ed  in  maniera  efficacissima i rapporti con le diverse
organizzazioni  internazionali.  Allorche'  la  situazione  operativa
evidenziava  aspetti  di  delicatezza  e  pericolosita',  era  sempre
presente  vicino ai suoi collaboratori, che motivava fortemente e nei
quali infondeva elevatissima determinazione.
    Bella figura di ufficiale, in possesso di elevato carisma, che ha
contribuito fortemente ad elevare l'immagine del contingente militare
italiano   in  ambito  internazionale".  Fyrom  (Kosovo)  3 giugno  -
7 settembre 1999.
    Al cap. Nello Sabato, nato il 13 settembre 1970 a Salerno, con la
seguente motivazione:
    "Comandante  della  compagnia  trasporti  presso  il  battaglione
logistico  "Garibaldi  del contingente militare italiano partecipante
in  Fyrom  ed  in  Kosovo  alle  operazioni "Joint Guarantor e "Joint
Guardian  ,  assolveva  il  suo  incarico  con eccezionale efficacia,
straordinaria   capacita'   organizzativa   e  altissimo  spirito  di
sacrificio.    In    ogni    circostanza,   evidenziava   grandissima
professionalita',   elevatissima  dedizione  e  spiccato  spirito  di
servizio,  presentando  un reparto trasporti perfettamente amalgamato
ed  all'altezza  della  difficile  missione  da  compiere,  dotato di
elevatissima   capacita'  operativa  e  caratterizzato  da  altissimi
livelli di efficienza. Intelligente, serio e solerte, attento al tono
morale   del  personale  alle  sue  dipendenze  e  consapevole  della
necessita'  di  sostenerlo  nel delicato impegno, esercitava tutto il
suo   elevatissimo  carisma,  infondendo  nei  propri  uomini  grande
determinazione  ed  entusiasmo  ed  ottenendo da essi piena fiducia e
sincera   partecipazione.   Consapevole   delle  notevoli  dimensioni
dell'attivita'  della compagnia trasporti, chiamata a percorrere, per
soddisfare  le  esigenze  logistiche di tutte le unita' della brigata
multinazionale  ovest,  centinaia di migliaia di chilometri su strade
difficili   e   pericolose,   poneva   encomiabile   attenzione  alle
predisposizioni  organizzative  dei  movimenti,  riuscendo ad evitare
qualsiasi inconveniente anche grazie alla cura dei minimi particolari
ed   alla   costante  presenza  alla  testa  degli  uomini  alle  sue
dipendenze.
    Comandante  validissimo  e  preparatissimo,  che  ha  operato  in
maniera estremamente incisiva ed ha contribuito fortemente ad elevare
l'immagine    del    contingente    militare   italiano   nell'ambito
internazionale". Fyrom (Kosovo), 23 maggio - 7 settembre 1999.
    Al  cap. Paolo  Crescenzi,  nato il 7 maggio 1970 a Udine, con la
seguente motivazione:
    "Comandante  di  compagnia  guastatori  del  contingente militare
italiano nell'ambito dell'operazione "Joint Guardian , si distingueva
nella  condotta  sia  di attivita' tipiche del genio sia di attivita'
proprie  dell'arma  base,  dando  costante  prova di grandi capacita'
organizzative,  concretezza  e  senso  pratico.  Generoso,  energico,
sempre disponibile e sorretto da una determinazione decisamente fuori
dal  comune, operava con entusiasmo, dimostrando spiccata iniziativa,
elevata  rapidita'  di  processi mentali e capacita' di mantenere con
costanza  livelli  di  rendimento  di  tutta eccellenza, nonostante i
gravosi  ritmi  di  lavoro  che  ne  caratterizzavano  l'attivita' in
Kosovo. Tra l'altro pianificava e conduceva in maniera encomiabile la
demolizione dei residui di un ponte fortemente danneggiato durante la
guerra,  resa  particolarmente difficile per l'impiego di consistenti
quantita'   di   esplosivo,   per   le  grosse  limitazioni  connesse
all'esigenza  di  non  danneggiare  le abitazioni ad uso civile poste
nelle  immediate  vicinanze  e  per la stessa presenza di consistente
popolazione  nell'area.  Assunta  poi  con la propria compagnia e con
brevissimo  preavviso  la  responsabilita' della sicurezza di un'area
importantissima   per   il   culto   serbo-ortodosso,   obiettivo  di
particolare  sensibilita'  e  vulnerabilita', organizzava con estrema
razionalita'  la  protezione  del  sito,  adottava efficaci misure di
prevenzione   attiva,   di  protezione  passiva  e  suscitava  grande
reattivita'  nei  propri uomini, riuscendo a contrastare con successo
ogni attacco condotto, anche con armi controcarro, verso la struttura
religiosa.
    Bellissima  figura di soldato e di comandante che grazie alla sua
professionalita' ed entusiasmo ha contribuito in maniera determinante
ad  elevare  l'immagine  dell'Italia  nel  contesto  internazionale".
Kosovo, 1 luglio - 6 settembre 1999.
    Al  cap. Giorgio Colombo, nato il 10 luglio 1960 a Torino, con la
seguente motivazione:
    "Comandante  della  prima  compagnia  per  la bonifica di ordigni
esplosivi   costituita   dall'Esercito   italiano   ed  inserita  nel
contingente  militare  italiano partecipante in Kosovo all'operazione
"Joint   Guardian  ,  dava  in  brevissimo  tempo  una  spiccatissima
competenza   all'unita',   suscitando   nei   suoi  uomini  altissima
preparazione  tecnico-professionale  ed  intenso  spirito  di  corpo.
Generoso,   energico,   sempre   disponibile   e   sorretto   da  una
determinazione  decisamente  fuori dal comune, affrontava e risolveva
le  difficili  problematiche  relative  alla costituzione della nuova
unita' con spirito pragmatico e realizzatore. Grazie, in particolare,
alle  precedenti  esperienze  internazionali  svolte  in  qualita' di
operatore    della   bonifica   ordigni   esplosivi,   si   prodigava
immediatamente   quale  punto  di  riferimento  ed  esempio  sia  per
l'ineguagliabile  preparazione  nello specifico, delicato e complesso
settore  sia  per  il coraggio fisico di cui dava costantemente prova
recandosi di persona a condurre gli interventi piu' rischiosi. La sua
eccezionale  motivazione  interiore  gli permetteva di superare senza
alcun  cedimento  o  flessione  l'inevitabile  e  protratta  tensione
connessa  con  i  pericoli a cui erano sottoposti i suoi uomini e lui
stesso  e  di  sostenere ritmi di lavoro di rara gravosita'. Sotto la
sua  capace  e  determinata  azione  di  comando, gli uomini alle sue
dipendenze  rimuovevano  e/o neutralizzavano un numero grandissimo di
mine  e  di  ordigni di varia natura nonche' notevoli quantitativi di
esplosivo   e   materiale   d'armamento,   contribuendo   in  maniera
significativa   a  garantire  la  sicurezza  del  personale  militare
italiano impiegato sul terreno e della popolazione civile.
    Bellissima  figura  di  soldato e comandante che, grazie alla sua
professionalita', competenza ed entusiasmo, ha contribuito in maniera
determinante  ad elevare l'immagine del contingente militare italiano
nel contesto internazionale". Klina (Kosovo), 18 giugno - 7 settembre
1999.
    Al  cap. Lorenzo Carmine Antonio Cucciniello, nato il 17 dicembre
1966 ad Atripalda (Avellino), con la seguente motivazione:
    "Ufficiale  addetto  alla  cellula G2  del  contingente  militare
italiano  partecipante  all'operazione  "Joint  Guarantor in Fyrom e,
poi,  all'operazione  "Joint  Guardian  in  Kosovo,  assolveva le sue
delicatissime  funzioni  nel  teatro dei balcani per un lungo periodo
caratterizzato  da  intensa  attivita'  operativa e momenti di grande
tensione.   In  ogni  circostanza  evidenziava  eccezionale  impegno,
spiccato  senso  del dovere ed una disponibilita' mai condizionata da
limiti  d'orario.  Cosciente  di  operare  in un settore importante e
determinante   per  l'esito  delle  operazioni,  esprimeva  esemplare
professionalita'   ed   encomiabile   incisivita'  delle  valutazioni
operative che gli consentivano di pervenire costantemente a risultati
eccezionalmente brillanti e di meritare i piu' sinceri riconoscimenti
degli operatori, nazionali e stranieri, della delicata branca.
    Bella  figura  di  ufficiale che, per preparazione ed impegno, ha
fortemente contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare
italiano  in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 10 dicembre 1998
- 6 settembre 1999.
    Al  cap. William  Rosario  Egidio Russo, nato il 23 maggio 1967 a
Matino (Lecce), con la seguente motivazione:
    "Capo sezione pianificazione della brigata bersaglieri "Garibaldi
durante  l'operazione "Joint Guarantor in Fyrom e, poi, della brigata
multinazionale  ovest inserita nel dispositivo dell'operazione "Joint
Guardian  in  Kosovo,  operava  con  grandissima determinazione ed in
maniera  eccezionalmente efficace. Nonostante le difficili condizioni
operative,  che  caratterizzavano  l'impiego  della grande unita' nel
teatro  dei  balcani,  forniva  sempre  un  rendimento di grandissimo
spessore  risultando  preziosissimo e qualificatissimo collaboratore.
Costantemente  impegnato nell'individuazione delle linee di azione da
porre  in  atto  nelle  mutevoli  situazioni  operative, molto spesso
condizionato   dalla   necessita'   di  pervenire  urgentemente  alle
decisioni,  elaborava  sempre,  con  metodo e grandissimo equilibrio,
pianificazioni  pienamente  aderenti  al  mandato ricevuto, lineari e
sapientemente  commisurate  alle  caratteristiche  dello strumento al
momento   disponibile.  Chiamato  frequentemente  a  fornire  il  suo
contributo  in studi ed attivita' congiunte con personale degli altri
contingenti,  meritava i piu' ampi riconoscimenti per la chiarezza di
pensiero,   le   capacita'   espositive   e  l'approfondimento  delle
valutazioni  effettuate.  Nella  immediata  vigilia  dell'ingresso in
Kosovo e nei primi giorni di attivita' nella suddetta regione, in una
situazione   di  grande  indeterminatezza  e  complessita',  emergeva
nettamente  per  preparazione, serenita' e capacita' di operare senza
sosta,   dedicando   tutte   le   risorse   fisiche  ed  intellettive
all'assolvimento  della  missione  in  quel  momento  particolarmente
difficile.
    Ufficiale di spicco per professionalita', generosita' ed impegno,
che   ha  fortemente  contribuito  all'elevazione  dell'immagine  del
continente  militare  italiano  nel  contesto  internazionale". Fyrom
(Kosovo), 22 marzo - 30 giugno 1999.
    Al  cap. Gaetano Ricciardelli, nato il 2 aprile 1960 a Castel San
Giorgio (Salerno), con la seguente motivazione:
    "Capo  sezione  trasporti  e materiali presso la cellula G4 della
brigata  bersaglieri  "Garibaldi in Fyrom nell'ambito dell'operazione
"Joint Guarantor e, poi, della brigata multinazionale ovest in Kosovo
nell'ambito  dell'operazione  "Joint  Guardian  , evidenziava in ogni
circostanza   eccezionale   impegno,   altissima  professionalita'  e
spiccato  senso  del  dovere.  Organizzava  e coordinava le complesse
attivita'   logistiche   con   determinazione  e  con  una  personale
disponibilita'   mai  condizionata  da  limiti  di  orari,  facendosi
apprezzare per la tempestivita' degli interventi e suscitando la piu'
sincera  ammirazione  per  la  continuita'  del suo impegno. Svolgeva
un'opera determinante nei momenti drammatici dell'esodo dal Kosovo di
migliaia  di  profughi,  che  si riversavano nel campo di accoglienza
organizzato  in Fyrom dal contingente nazionale, assicurando ad essi,
nonostante  l'enormita'  delle  esigenze e le difficolta' ambientali,
condizioni  di  vita  accettabili.  Preziosissime  erano  poi  la sua
funzione  e  la sua capacita' organizzativa nel momento dell'ingresso
in  Kosovo  e  nei  periodi  successivi,  allorche',  grazie alla sua
dedizione  ed  al  suo  impegno,  riusciva  ad assicurare alla grande
unita',   nonostante   la  situazione  operativa  difficilissima,  un
puntuale   ed   efficace   sostegno  logistico.  Ogni  volta  che  le
circostanze   e   la   delicatezza   delle   situazioni  richiedevano
approfondite    conoscenze   tecniche,   interveniva   personalmente,
indirizzando  sapientemente  e  con  lucidissima individuazione degli
obiettivi  le  energie dei dipendenti. Grazie alla sua chiara visione
delle  problematiche  e  alla  approfondita  conoscenza  operativa  e
ambientale  nell'area di responsabilita' della brigata contribuiva in
modo  determinante  a  "concepire pianificazioni coerenti, lineari ed
adeguate all'esigenza.
    Magnifica  figura  di  uomo  e  di  ufficiale e chiaro esempio di
professionalita'  e  di  dedizione  al  servizio,  che  ha fortemente
contribuito  ad  elevare l'immagine del contingente militare italiano
nel  contesto  internazionale".  Fyrom (Kosovo), 22 marzo - 19 agosto
1999.
    Al  ten. CC Ciro Niglio, nato il 6 novembre 1973 a Napoli, con la
seguente motivazione:
    "Comandante  della compagnia carabinieri inquadrata nella brigata
multinazionale  ovest  partecipante  in  Kosovo all'operazione "Joint
Guardian , impegnato diuturnamente alla testa dei suoi uomini, poneva
in atto un'accurata e capillare struttura operativa che consentiva di
raggiungere  pienamente  gli  obiettivi  indicati  dal  comando della
grande unita'. Responsabile di problematiche particolarmente delicate
e  complesse,  assolveva  il compito ricevuto, operando con tenacia e
determinazione  e  riusciva sempre a garantire un'efficace cornice di
sicurezza  per  gli  uomini del contingente. Piu' volte impegnato con
tutto  il  suo  personale  nelle  operazioni  di  maggior  valenza  e
delicatezza  svolte  dalla brigata, evidenziava spiccate capacita' di
guida   e  di  sprone  dei  dipendenti,  offrendo  un  rendimento  di
eccezionale   livello   per   professionalita'   e   risultati.  Tali
caratteristiche  venivano  esaltate  nei  numerosi  momenti in cui la
violenza  delle  fazioni  contrapposte  minacciava di esplodere e che
solo  la  sua  azione  energica,  risolutiva  ed  efficace riusciva a
prevenire.
    Magnifica figura di comandante, profondamente animato di fede nel
servizio  e  di  entusiasmo,  chiaro esempio di professionalita' e di
alto  senso  del dovere, che ha contribuito ad elevare l'immagine del
contingente  militare  italiano  nel  contesto  internazionale".  Pec
(Kosovo), 14 giugno - 7 settembre 1999.
    Al  ten.  Stefano  Blandini, nato il 28 dicembre 1963 ad Avezzano
(Aquila), con la seguente motivazione:
    "Comandante  di  plotone blindo pesanti nel corso dell'operazione
"Joint   Guardian  in  Kosovo,  operava  sostenuto  costantemente  da
altissimo  senso  del  dovere  e non comune spirito di sacrificio. Al
comando   della  sua  unita',  precedeva  tutto  il  dispositivo  del
contingente  militare  italiano  nelle  operazioni  d'ingresso  nella
regione,   fornendo   essenziali  informazioni  per  chiarificare  la
situazione  in atto e conoscere le aree dove maggiore era il pericolo
legato  alla  presenza  di  milizie  serbe ed albanesi ancora attive.
Giunto  nell'area  delicatissima  di  Dakovica,  assumeva  con i suoi
uomini  subito  il  controllo  di  una  zona  dove  risiedeva  ancora
popolazione   serba,   alla   quale   forniva   protezione.  In  ogni
circostanza,  inserito  in  complessi di forze superiori al plotone o
responsabile  in  proprio d'attivita' operative a piu' basso livello,
evidenziava   eccezionale  padronanza  della  situazione  e  spiccata
capacita'   di   individuare   immediatamente   i  comportamenti  piu
appropriati ed efficaci. In particolare, nel corso di una programmata
attivita'  di  pattuglia,  costituendo ostacolo ad azioni violente da
parte   di   milizie   albanesi  contro  una  minoranza  etnica  gia'
pesantemente  minacciata  nei giorni precedenti, veniva ripetutamente
fatto   segno   a   fuoco   da   piu'   armi  automatiche.  Impartite
immediatamente le disposizioni per esprimere con la massima efficacia
la  reazione  della  sua  unita',  rispondeva al fuoco con prontezza,
determinazione  e  tiro mirato, dirigeva con la fermezza l'azione dei
propri  uomini  e  costringeva  alla  fuga gli assalitori, garantendo
l'incolumita'  del  personale civile residente nella zona ed evitando
qualsiasi forma di danno collaterale.
    Bella  figura  di  ufficiale  e  chiaro  esempio di straordinaria
professionalita'  e  grande carisma, che ha contribuito a consolidare
l'immagine  ed  il prestigio del corpo in ambito internazionale". Pec
(Kosovo), 7 giugno - 7 settembre 1999.