Con   decreto  5  marzo  2003  e'  stata  conferita  la  seguente
ricompensa al merito dell'Esercito:

                             Croce d'oro
    Al  ten.  gen.  Alberto  Ficuciello,  nato  il  26  marzo  1940 a
Cruscivie di Crenovizza (Trieste), con la seguente motivazione:
      «ufficiale   generale  in  possesso  di  eccezionali  capacita'
intellettuali  ed  elevatissime doti umani e morali, dimostrava somma
competenza   professionale,   brillante   intuito  ed  impareggiabile
abilita'  realizzativa  nell'assolvimento  delle  alte funzioni a lui
affidate,   tra   le   quali   emergono   quelle   svolte  in  ambito
multinazionale  e  Nato,  per  l'efficienza  dei contributi operativi
all'alleanza  e  per  le  preziose  ricadute sulle unita' della Forza
armata  in  termini di crescita professionale e di prestigio. In ogni
circostanza  profondeva  incodizionato  impegno  con leale spirito di
servizio  e  personale  sacrificio,  ottenendo risultati di altissimo
valore.  In  particolare,  nell'espletamento  dell'incarico  di  vice
comandante del corpo d'armata di reazione rapida in Germania, operava
con  somma  perizia  e  forniva un determinante apporto allo sviluppo
innovativo  di  tutti  i concetti dell'ARCC ed al conseguimento della
prontezza operativa del comando. Era quindi tra i principali artefici
delle  complesse  e  talora  rischiose  attivita'  preparatorie  allo
schieramento ed all'impiego dell'ARCC in Bosnia-Erzegovina, meritando
l'alto  plauso  alleato  e  contribuendo  anche  alla favovorevole ed
apprezzatissima  partecipazione  delle nostre unita' alle operazioni.
Analogamente,    superando    un'agguerrita   concorrenza,   otteneva
all'Italia   una   prestigiosa  posizione  "non-quota",  conseguendo,
l'incarico di direttore del Combined Joint Plannig Staff, cioe' della
massima  agenzia  di  pianificazione  operativa  a  disposizione  dei
comandi  strategici  Nato.  In  tale  incarico,  oltre  ad importanti
realizzazioni   per   il   completamento   e   l'aggiornamento  della
pianificazione  di  contingenza  dell'alleanza,  e'  stato tra i piu'
lungimiranti artefici della revisione dei cruciali concetti operativi
nei  nuovi  scenari,  inclusa l'impostazione dei rapporti Nato-Unione
europea  in materia di sicurezza. In tutto cio' fornendo non soltanto
un  contributo  personale  all'immagine  del  professionismo militare
italiano, ma soprattutto riversando sull'autorita' centrale nazionale
un  apporto  costante  ed  aggiornato,  di  alta  consulenza, per gli
sviluppi  concettuali ed organizzativi per garantire e consolidare la
presenza dell'Italia nelle nascenti iniziative operative nella Nato e
in Europa.
    Chiaro  esempio  di  altissima  professionalita' e incondizionata
dedizione  alle  istituzioni,  ha contribuito ai piu' alti livelli di
responsabilita'  a  dar  lustro e prestigio all'Esercito italiano». -
Roma, 29 luglio 2002.
    Con  decreto  10  giugno  2003  e'  stata  conferita  la seguente
ricompensa al merito dell'Esercito:

                             Croce d'oro
    Al  magg. gen. Filiberto Cecchi, nato il 25 gennaio 1944 a Genga,
(Ancona), con la seguente motivazione:
      «ufficiale  generale  dalle  straordinarie  qualita'  morali  e
tecnico-professionali,  ha disimpegnato l'incarico di vice comandante
della  Kosovo Force (KFOR) - impegnata nell'operazione Joint Guardian
in  Kosovo,  Macedonia  e  Albania - con altissimo senso del dovere e
spiccato  spirito  multinazionale,  profondendo  le  migliori energie
nell'assolvimento del complesso e delicato incarico.
    In  un  contesto  di  instabilita'  politica e di ordine pubblico
precario,  ha svolto un ruolo chiave nell'ambito del comando fornendo
un apporto determinante all'assolvimento della missione assegnata. In
particolare,   sono   stati   unanimamente   apprezzati  i  risultati
conseguiti  nello  sviluppo  delle  attivita' connesse con il rientro
delle  forze  serbe  nella Ground Safety Zone (GSZ) e nella direzione
della  Joint Implementation Commission, nonche' per la preziosa opera
di  raccordo  esercitata con le autorita' militari e di polizia della
FRY.   Meritevole   di   particolare   menzione   e'   stato  inoltre
l'eccezionale  lavoro  svolto  in  qualita' di Director of Kosovo Air
Operations   (DOKAO),  per  i  proficui  rapporti  mantenuti  con  le
autorita'   locali   ed  internazionali  interessate  alle  complesse
problematiche  derivanti dalla gestione dello spazio aereo del Kosovo
e  degli  aeroporti  di  Pristina  e  Dakovica.  Quale rappresentante
dell'autorita'  nazionale  e' stato un chiaro punto di riferimento ed
ha  costantemente  svolto  una  accorta attivita' a favore e a tutela
degli  interessi  nazionali  nell'operazione,  in  sintonia  con  gli
indirizzi  della  capitale  che  ha  mantenuto puntualmente informata
sugli sviluppi delle molteplici problematiche d'interesse.
    Ufficiale  carismatico, in un frangente di particolare importanza
e  visibilita',  ha  dato  prova  di  perizia  e  non  comune spirito
d'integrazione  multinazionale, contribuendo con il proprio operato a
conferire   prestigio   all'esercito  e  all'Italia  in  un  contesto
internazionale  particolarmente  complesso».  -  Pristina,  6  aprile
2001-3 ottobre 2001.
    Con  decreto  12  dicembre  2002 sono state conferite le seguenti
ricompense al merito dell'Esercito:

                           Croce di bronzo
    Al  col. Luigi Francavilla, nato il 28 maggio 1957 a Bari, con la
seguente motivazione:
      «comandante  del  66°  reggimento  fanteria «Trieste» impegnato
nell'operazione  "Joint Guardian" in Kosovo, inquadrato nella Brigata
multinazionale   ovest,   esercitava  la  sua  azione  di  comandante
costantemente  alla  testa  dei propri uomini con i quali condivideva
instancabilmente  i  disagi  e  le  ricorrenti  situazioni di intenso
impegno  operativo.  Assiduo  partecipe  alle  quotidiane  azioni  di
protezione  della  popolazione  civile  ed alle attivita' in sostegno
della  pace, in un territorio ancora travagliato dai dissidi etnici e
particolarmente  a  rischio  a  causa  della  diffusione di attivita'
malavitose  correlate  prevalentemente  ai  traffici  illegali  ed al
contrabbando,  profondeva ogni energia per il conseguimento del pieno
successo  della  missione,  ponendosi  sempre  come esempio e diretto
propulsore di tutte le attivita', sempre anteponendo la sicurezza dei
propri  uomini. In particolare, con un uso intelligente e determinato
degli  elementi  di  informazione raccolti dai suoi uomini e ricevuti
dal  comando  sovraordinato,  riusciva,  con  interventi tempestivi e
scrupolosamente  pianificati,  a conseguire rilevanti risultati nella
lotta  al  traffico  di  sostanze stupefacenti ed all'introduzione di
materiale  illegale  in  Kosovo attraverso i valichi presidiati dalle
sue  forze. Nel campo della cooperazione civile-militare imprimeva un
considerevole  impulso alle iniziative di sostegno alla ripresa delle
normali   condizioni  di  vita,  evidenziandosi  presso  il  consesso
internazionale operante nella sua area di responsabilita' quale certo
riferimento  e  ricevendo, per quanto fatto dalla sua unita' a favore
della  popolazione  civile,  unanimi attestazioni di gratitudine e di
ammirazione.
    Chiaro esempio di capacita' di comando, senso del dovere, sprezzo
del pericolo ed elette virtu' militari che ha dato lustro al Paese ed
alla Forza armata». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000-19 febbraio 2001.
    Al  ten.  col.  Rosario  Castellano,  nato  il 17 novembre 1959 a
Castellammare di Stabia (Napoli), con la seguente motivazione:
      «capo  di stato maggiore della Brigata multinazionale ovest nel
quadro dell'operazione "Joint Guardian" in Kosovo, si prodigava nelle
attivita'  connesse  al proprio incarico con straordinaria capacita',
raro  senso  di  responsabilita' e profondo spirito di sacrificio. La
sua   costante   ed   instancabile  presenza  contribuiva  in  misura
determinante  ad  accrescere l'efficienza del comando ed a realizzare
le migliori condizioni operative per le unita' impegnate sul terreno.
La  matura  preparazione  specifica acquisita nel corso di precedenti
missioni  all'estero  gli  ha  consentito di avere una nitida visione
delle  questioni operative del contingente, sulla base della quale ha
organizzato  in  modo  ineccepibile  le attivita' dello staff e delle
unita'. In particolare, in presenza di seria emergenza determinata da
moti  di  piazza  originati da elementi di entrambe le etnie presenti
nell'area  di  Mitrovica e mirati a sfidare le forze KFOR di presidio
alla   citta',   adottava  con  tempestivita'  i  provvedimenti  piu'
opportuni  per  monitorare  la  situazione.  Coordinando  quindi, con
intelligente  iniziativa  e consumata perizia, il tempestivo invio di
rinforzi,  che  prontamente  impiegati  alle  dipendenze  della G.U.,
contribuivano  ad alleggerire la pressione della folla ed a creare un
efficace strumento di deterrenza.
    Magnifica  figura  di ufficiale profondamente animato da fede nel
servizio,  fulgido esempio di professionalita' e senso del dovere che
ha  contribuito in modo determinante al pieno successo della missione
ed   all'affermazione   del   contingente   italiano   nel   contesto
multinazionale  dando  lustro  al  Paese,  alla  Forza armata ed alla
specialita' di appartenenza». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000-4 marzo
2001.
    Al ten. col. Enrico Mastrolia, nato il 9 novembre 1949 a Galatina
(Lecce), con la seguente motivazione:
      «capo  del  servizio  amministrativo  del comando della Brigata
multinazionale  ovest impiegata in Kosovo nell'ambito dell'operazione
"Joint  Guardian", nell'assolvimento del proprio compito emergeva tra
i  migliori  per  straordinaria  professionalita',  elevato  senso di
resfonsabilita'  e  illimitato  spirito  di  sacrificio. Operando con
estremo    equilibrio,    gestiva    sapientemente   l'organizzazione
amministrativa  coniugando, con rara efficacia ed aderenza, il rigore
della  norma  a  soluzioni  concrete  in  una  situazione  ambientale
particolarmente   delicata   per   le   carenze  istituzionali  e  le
difficolta'  connaturate  in  una  tipica  economia  post-bellica. In
particolare, a causa del rimpatrio d'urgenza del direttore del centro
amministrativo d'intendenza per motivi sanitari, ne avocava a se, con
grandissimo   spirito   di   servizio   e   totale   abnegazione,  le
responsabilita',  allo  scopo di assicurare in ogni caso l'esecuzione
di  tutti  gli  atti  previsti  e  di  non  penalizzare  il personale
impegnato  in  teatro.  In  tal modo si sottoponeva ad un aggravio di
lavoro tale da metterne a dura prova la resistenza fisica, per essere
spesso costretto a rinunciare al meritato riposo. Riusciva, comunque,
con   assoluta   dedizione  ed  indomita  volonta',  ad  onorare  con
puntualita'  e  congruita' di risultati, tutti gli impegni, meritando
alla  Brigata  multinazionale, e con essa alle Forze armate italiane,
la  stima,  la  considerazione e l'ammirazione delle organizzazioni e
delle autorita' presenti in teatro.
    Magnifica  figura  di ufficiale profondamente animato da fede nel
servizio e nelle istituzioni. Altissimo esempio di professionalita' e
profondo  senso  del  dovere  che ha dato lustro al Paese, alla Forza
armata  ed  al  corpo  di  appartenenza».  - Pec (Kosovo), 3 novembre
2000-4 marzo 2001.
    Al  ten.  col.  Luigi  Lupini,  nato il 14 agosto 1951 ad Antibes
(Francia), con la seguente motivazione:
      «capo  cellula  Joint  Implementation  Commission  del  comando
Brigata   multinazionale  ovest  nell'ambito  dell'operazione  "Joint
Guardian"  in  Kosovo,  conduceva  con  grande  sensibilita' ed acuto
spirito  discriminativo  numerosi progetti correlati al reinserimento
in  un  contesto  pacifico  degli  ex-combattenti dell'UCK, ottenendo
risultati  concreti  e di grande visibilita'. Operando in ambienti ad
elevato  rischio a causa delle persistenti tensioni tra le etnie e le
fazioni  ed  in  presenza,  tra  l'altro,  di una vasta diffusione di
attivita'  malavitose,  profondeva  ogni energia per il conseguimento
del  pieno  successo  della missione, sempre anteponendo la sicurezza
degli uomini della cellula, costantemente impegnati sul terreno, alla
loro  incolumita' personale. Acuto, fedele e perspicace vettore delle
direttive  del  comandante della brigata in merito all'esecuzione dei
piani  di  riconversione, promuoveva e portava a termine alcuni corsi
professionali  ricevendo,  per quanto fatto, apprezzamento e stima da
parte  dei  comandanti  del  "Kosovo  Protection Corp". Le iniziative
intraprese  dall'ufficiale  riscuotevano  il consenso e l'ammirazione
del  comando sovraordinato che proponeva a tutte le forze dipendenti,
l'operato  della cellula JIC della Brigata multinazionale ovest quale
modello da imitare.
    Chiaro  esempio  di elette virtu' militari e spirito di servizio,
che  hanno dato lustro, nel consesso internazionale, alla specialita'
ed  alle  Forze  armate  italiane». - Pec (Kosovo), 3 novembre 2000-4
marzo 2001.
    Al magg. Stefano Mannino, nato il 19 ottobre 1964 ad Enna, con la
seguente motivazione:
      «ufficiale  di  collegamento  presso il comando KFOR nel quadro
dell'operazione  "Joint  Guardian"  in  Kosovo,  si evidenziava quale
referente  di  altissima  valenza,  intelligente,  fedele e sensibile
interprete  degli intenti del comandante della Brigata multinazionale
ovest,  del  quali  si  dimostrava  efficiente  veicolo, grazie ad un
encomiabile spirito di servizio e ad una rara e preziosa preparazione
professionale.  In  particolare,  in  occasione  di eventi di estrema
delicatezza   dovuti   all'insorgere   di  situazioni  di  crisi  nel
territorio  di pertinenza della Brigata a guida italiana, gestiva con
tempestivita'  e  sicurezza  i  flussi  informativi,  operando  senza
flessioni  anche  nelle  condizioni di maggiore stress, proponendo al
partners   alleati   una   immagine  di  grande  professionalita'  ed
efficienza.
    Chiaro  esempio di elette virtu' militari e straordinario spirito
di  servizio, che col suo operato contribuiva in maniera determinante
al pieno successo della missione, fornendo al consesso internazionale
la migliore immagine del soldato italiano, recando lustro e prestigio
alla  specialita'  ed  alle Forze armate italiane». - Pec (Kosovo), 8
novembre 2000-4 marzo 2001.