IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO

  Visto  l'art.  7  della  legge  5 marzo 2001, n. 57, che al comma 1
delega   il   Governo   ad   emanare   decreti   legislativi  per  la
modernizzazione  nei  settori  dell'agricoltura, delle foreste, della
pesca  e  dell'acquacoltura  e al comma 3, lettera i), stabilisce che
detti  decreti  legislativi  siano  diretti  a  creare condizioni per
favorire  lo  sviluppo sostenibile del sistema forestale, in aderenza
ai  criteri  e  ai principi individuati dalle conferenze ministeriali
sulla protezione delle foreste in Europa;
  Visto  il  decreto  legislativo  18 maggio  2001,  n.  227, recante
orientamento e modernizzazione del settore forestale, che all'art. 3,
comma  1,  affida  al  Ministero  dell'ambiente  e  della  tutela del
territorio  e  al  Ministero  delle  politiche  agricole e forestali,
ciascuno  per  quanto  di  propria  competenza, l'incarico di emanare
linee  guida in materia forestale, in relazione alle quali le regioni
definiscono  le  linee  di  tutela,  conservazione,  valorizzazione e
sviluppo  del  settore  forestale  nel territorio di loro competenza,
attraverso la redazione e la revisione di propri piani forestali;
  Vista  la  convenzione  per  la  protezione  delle  Alpi, firmata a
Salisburgo  nel novembre  1991,  che  fissa  gli  obiettivi  per  una
corretta  politica  ambientale  per  la  salvaguardia a lungo termine
dell'ecosistema  alpino  nonche'  la tutela degli interessi economici
delle  popolazioni residenti ed il relativo protocollo per le foreste
montane,  con  lo scopo di conservare le foreste montane come habitat
quasi  naturale  e,  quando  cio' sia necessario, di svilupparle o di
aumentare l'estensione e di migliorare la loro stabilita';
  Vista la convenzione sulla diversita' biologica, sottoscritta a Rio
de  Janeiro  il  5 giugno  1992 e ratificata con la legge 14 febbraio
1994, n. 124;
  Considerato  che  nel  corso  della  sesta  conferenza  delle parti
firmatarie  della  convenzione  sulla  diversita' biologica, tenutasi
all'Aja   nel   2002,  e'  stata  adottata  la  decisione  VI/22  che
nell'allegato I definisce un programma di lavoro per la conservazione
della    diversita'   biologica   forestale,   considerata   elemento
insostituibile  per  la  complessiva  conservazione  della diversita'
biologica  anche  in  relazione  al  rapporto  foreste  - clima e che
ribadisce   piu'   volte   l'importanza   della   gestione  forestale
sostenibile;
  Vista  la  convenzione  quadro  delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici,  adottata  a New York il 9 maggio 1992 ed il protocollo di
Kyoto  del dicembre  1997  che  ne  rappresenta  uno  degli strumenti
attuativi  e  che riconosce alle foreste un ruolo significativo nelle
politiche  di  stabilizzazione  del  clima  per  la loro capacita' di
fissazione del carbonio;
  Vista   la   convenzione  delle  Nazioni  Unite  sulla  lotta  alla
desertificazione (United Nations convention to combat desertification
-  UNCCD)  del 17 giugno 1994, ratificata con la legge 4 giugno 1997,
n. 170;
  Vista  la  convenzione  sul  commercio  internazionale delle specie
minacciate  di estinzione della flora e della fauna (CITES) firmata a
Washington  il  3 marzo  1973  e  ratificata con la legge 19 dicembre
1975, n. 874;
  Visti  gli esiti della conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e
sviluppo  (UNCED), tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, che hanno dato
concretezza  al  concetto  di  gestione  forestale sostenibile (GFS),
definendone  le  tre  principali dimensioni, ecologica (conservazione
delle  risorse  boschive),  sociale  (impatti  sociali  positivi)  ed
economica (efficienza nell'organizzazione dell'offerta dei prodotti o
dei servizi forestali), e hanno affermato un quadro di principi volti
ad ottenere un consenso globale sulla gestione, la conservazione e lo
sviluppo  sostenibile  di  tutte le tipologie di foreste, noti con la
denominazione  di  principi  forestali; tali principi accompagnano il
capitolo   11  di  agenda  21,  dedicato  alla  strategia  contro  la
deforestazione;
  Viste  le  proposte  d'azione  del  comitato intergovernativo sulle
foreste  (Intergovernmental panel on forest, IPF 1995-97) e del Forum
intergovernativo  sulle  foreste  (Intergovernmental forum on forest,
IFF   1997-2000)   per   la  promozione  di  politiche  nazionali  ed
internazionali  per  una  gestione  forestale  sostenibile, che hanno
trovato   seguito   a  partire  dal  10 ottobre  2000  nel  programma
pluriennale  di  lavoro  del  Forum delle Nazioni Unite sulle foreste
(United Nations forum on forests, UNFF);
  Considerata  la  particolare  attenzione  rivolta alle politiche di
pianificazione forestale nazionale in ambito FAO;
  Visto  il  VI  programma  di  azione per l'ambiente della Comunita'
europea 2001-2010 (decisione n. 1600/2002/CE);
  Visto  il  piano  d'azione  dell'Unione europea contro il commercio
illegale del legno (FLEGT) adottato il 13 ottobre 2003;
  Vista  la  direttiva  92/43/CEE  del  consiglio  del 21 maggio 1992
relativa  alla  conservazione degli habitat naturali e seminaturali e
della  flora e della fauna selvatiche che promuove la costituzione di
una   rete   ecologica  europea  coerente,  denominata  Natura  2000,
costituita  da  zone  speciali  di  conservazione  (ZSC) e da zone di
protezione   speciale  (ZPS)  recepita  in  Italia  dal  decreto  del
Presidente   della   Repubblica   dell'8 settembre   1997,   n.   357
successivamente  modificato  ed  integrato dal decreto del Presidente
della Repubblica del 12 marzo 2003, n. 120;
  Visto  il  regolamento  (CE) n. 1782/2003 del 29 settembre 2003 che
stabilisce  norme  comuni  relative  al  regime  di  sostegno diretto
nell'ambito  della politica agricola comune (PAC), recepito in Italia
con il decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali del
5 agosto  2004,  recante  disposizioni per l'attuazione della riforma
della  politica  agricola comune, ed in particolare il criterio della
condizionalita';
  Vista  la  proposta  di  regolamento  del  consiglio sullo sviluppo
rurale  da  parte  del  Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale
(FEASR) del 14 luglio 2004;
  Considerato  che  l'Italia,  aderendo  al processo Paneuropeo delle
conferenze  ministeriali  sulla  protezione  delle  foreste in Europa
(MCPFE),   ha   fatto  proprio  il  concetto  di  gestione  forestale
sostenibile (GFS) cosi' come definito dalle risoluzioni di Strasburgo
(1990),  Helsinki  (1993),  Lisbona  (1998)  e  Vienna  (2003)  ed in
particolare dalla risoluzione H1 di Helsinki del 1993, che chiede una
«gestione  corretta  e  l'uso  delle  foreste e dei terreni forestali
nelle  forme  e  a  un  tasso  di  utilizzo tali da mantenere la loro
diversita'   biologica,  produttivita',  capacita'  di  rinnovazione,
vitalita'  e  una  potenzialita'  che  assicuri,  adesso e in futuro,
rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale,
nazionale   e   globale   tali  da  non  comportare  danni  ad  altri
ecosistemi»;
  Considerato che, al fine di dare integrale ed armonica applicazione
alle  disposizioni  del  richiamato  art. 3, commi 1 e 2, del decreto
legislativo  18 maggio  2001,  n.  227,  e'  opportuno prefigurare un
sistema  di  programmazione forestale concertato con i diversi attori
titolari  di  competenze  in  materia,  che tenga conto degli aspetti
della tutela, della valorizzazione, dello sviluppo e del monitoraggio
nel   settore  forestale,  con  particolare  riguardo  alla  gestione
forestale  sostenibile  al  fine di calare nella realta' italiana gli
indirizzi   maturati   in   ambito   internazionale  contenuti  nelle
convenzioni e trattati sottoscritti dal nostro Paese;
  Considerato  che  in  tale  ottica  lo Stato italiano, inteso nella
pluralita'  delle  sue  articolazioni  centrali  e regionali, intende
fornire  un quadro di riferimento per sviluppare linee programmatiche
ed interventi puntuali sul territorio;
  Vista  l'intesa,  sancita ai sensi dell'art. 8, comma 6 delle legge
5 giugno 2003, n. 131, dalla conferenza permanente per i rapporti tra
lo  Stato,  le  regioni  e  le province autonome di Trento e Bolzano,
nella seduta del 15 luglio 2004, repertorio atti n. 2049, sulle linee
guida  di programmazione forestale previste dall'art. 3, comma 1, del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;
                              Decreta:

  1.  Sono  emanate  ai  sensi  dell'art.  3  del decreto legislativo
18 maggio  2001, n. 227, le seguenti linee guida in materia forestale
che  hanno lo scopo di valutare lo stato di conservazione del settore
in  relazione  alla  tutela  della  biodiversita'  e  di  individuare
elementi di indirizzo per la programmazione che le regioni attueranno
nel   rispetto   degli   impegni  internazionali  e  della  normativa
comunitaria  e  nazionale  in  materia  ed  in  considerazione  delle
strategie, dei criteri e degli indicatori da essi individuati.
                       I. Le foreste in Italia

  Secondo   l'ultimo   inventario   forestale   nazionale   del  1985
(MAF/ISAFA,   1988),  la  superficie  forestale  italiana  ammonta  a
8.675.100 ettari, includendo nel bosco 2.160.900 ettari di formazioni
arbustive, rupestri e riparie.
  Le prime proiezioni dei dati relativi al nuovo inventario forestale
nazionale  (inventario  nazionale  delle  foreste  e  dei serbatoi di
carbonio),   confermano  una  stima  di  superficie  complessiva  del
patrimonio forestale italiano di circa 10,5 milioni di ettari.
  Secondo  i  dati  ISTAT  2000, il 53% della superficie forestale e'
governata  a ceduo e ceduo composto, la cui eta' media e' di circa 20
anni, e il 43% a fustaia, la cui eta' non e' molto superiore a quella
dei  cedui,  attestandosi  su una media di 40 anni. Il restante 4% e'
coperto da macchia mediterranea.
  Nel  1985  la  massa  legnosa  dei  cedui era in media di 88 m3 per
ettaro,  mentre  la  provvigione  delle fustaie era pari a 178 m3 per
ettaro.  L'incremento  medio  delle  fustaie era pari a 4,3 m3 ettaro
l'anno.
  A  partire  dalla  meta'  degli  anni ottanta si e' assistito ad un
minor  prelievo  di legno, che si e' ormai attestato intorno a 10 Mm3
all'anno,  compreso quello fuori foresta, che costituisce il 2% della
provvigione  forestale  (EUROSTAT,  1995).  Questo  minor prelievo di
legno  ha  comportato  un aumento della provvigione dei nostri boschi
pari  a  circa  34  Mm3 l'anno, che tuttavia non ha ancora raggiunto,
soprattutto  per  quanto  riguarda  le fustaie, i valori ottimali per
garantire  la  stabilita'  e  l'equilibrio  dinamico degli ecosistemi
forestali.
  Le   utilizzazioni   legnose   dell'ultimo  trentennio  sono  state
caratterizzate  da  un  andamento  ciclico. Nel 1997 (ISTAT, 2000) il
prelievo  del  legno da ardere assommava a circa 5,1 Mm3 e quello del
legname da lavoro a 3,8 Mm3. Di questi circa il 72% era costituito da
legname di latifoglie, destinato principalmente a tondame da sega.
  Attualmente  la pioppicoltura, con soltanto circa 100.000 ettari di
superficie,  fornisce quasi il 50% della produzione italiana di legno
tondo.
  Una  delle  caratteristiche principali del comparto forestale e' la
frammentazione  della proprieta', essendo la superficie forestale per
il  61,5%  di  proprieta' privata, per il 27,5% dei Comuni, per il 7%
del  demanio  statale e regionale e per il 5% di altri enti pubblici.
Va    inoltre   rilevato   che   un   elevato   numero   di   aziende
agricolo-forestali  private ha una superficie inferiore ai 5 ettari e
che  assai  limitata  e' anche la gestione aziendale associata (circa
200.000 ettari).
  Gli  habitat  forestali  caratterizzano la maggior parte delle aree
naturali  protette istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n.
394,  e  buona  parte dei siti Natura 2000 individuati ai sensi delle
direttive  79/409/CEE  e  92/43/CEE. La superficie forestale compresa
nelle aree naturali protette iscritte nel V aggiornamento dell'elenco
ufficiale  delle  aree  naturali  protette  e' pari a circa 1.760.000
ettari  e  sommata alla superficie forestale dei siti Natura 2000 non
compresi   nelle   aree   protette   iscritte   in   elenco   ammonta
complessivamente a circa 3 milioni di ettari.
  Assicurare  la  continuita'  spaziale  dei soprassuoli forestali su
vaste  aree, attraverso diversi regimi di tutela che riguardino anche
i  corridoi  ecologici e le zone di interconnessione, costituisce uno
degli   elementi   fondamentali  per  combattere  il  fenomeno  della
frammenta-zione  degli  ecosistemi  forestali, fenomeno alla base dei
processi  di  perdita  di  biodiversita' animale e vegetale a tutti i
livelli.
  I   boschi   italiani   costituiscono   un   grande   serbatoio  di
biodiversita'  come  testimonia  la  presenza nel nostro Paese di due
terzi del patrimonio floristico arboreo europeo.
  Da  qui  la necessita' di mantenere i boschi italiani in condizioni
ottimali   non   solo   strutturali,  favorendo  la  diversificazione
floristica   e   l'incremento   di  biomassa,  ma  anche  funzionali,
mantenendo e/o ripristinando il loro stato di conservazione e la loro
capacita' di rinnovazione; le condizioni strutturali e funzionali del
bosco  devono  essere  controllate  attraverso opportuni programmi di
monitoraggio.
  Oltre  un  quarto della superficie forestale nazionale non presenta
uno  stato  ottimale  di salute: tra i principali fattori di disturbo
degli  ecosistemi  forestali  possiamo  individuare gli incendi e, in
subordine,  il  pascolo  e i fenomeni di inquinamento e i cambiamenti
climatici su vasta scala.
  Riguardo  agli  incendi  boschivi  nell'ultimo  decennio sono stati
percorsi dal fuoco in media circa 100.000 ettari l'anno; la media del
periodo  1997-2003  e'  pari  a  95.248  ettari di cui circa la meta'
boscata  e  l'altra  meta'  non  boscata,  con  una  superficie media
interessata  da ciascun evento pari a circa 10,5 ettari per incendio;
il fenomeno risulta assai preoccupante anche in relazione al bilancio
assorbimento-emissione di CO2 nell'atmosfera.
  Per  quanto  concerne  i  fenomeni  di  deperimento,  questi  hanno
interessato  soprattutto  i  consorzi  di latifoglie, sebbene l'abete
bianco  sembri  risultare  una  delle specie piu' sensibili. La causa
principale  dei  fenomeni  di deperimento per l'Europa meridionale e'
stata individuata nell'intensificarsi dei periodi di siccita', mentre
l'inquinamento  atmosferico  e'  stato  riconosciuto  essere  uno dei
fattori principali di indebolimento.
  Si  evidenzia  l'importanza  del  sistema  produttivo della filiera
foresta-legno,   in   quanto   rappresenta  il  5%  della  produzione
manufatturiera  e contribuisce al 15% del saldo attivo della bilancia
commerciale.
                     II. Considerazioni generali

  Le  foreste  svolgono un ruolo multifunzionale strategico: sono una
fonte  di energia rinnovabile, forniscono protezione dalle catastrofi
naturali,  agiscono  come  serbatoi  di  carbonio, fungono da tampone
contro  i  cambiamenti  ambientali,  sono  fra i fattori determinanti
dell'equilibrio del ciclo dell'acqua, sono una fonte di materia prima
per  importanti  settori produttivi e svolgono un'importante funzione
didattica e ricreativa.
  Da  sempre  le  foreste  hanno  fatto parte della storia del genere
umano,  di  cui conservano numerose tracce e aspetti culturali. Tutte
le  amministrazioni  competenti  in  materia forestale si impegnano a
preservare   e  valorizzare  questa  ricchezza  naturale  con  azioni
politiche mirate.
  Occorre  aumentare  gli  sforzi  necessari a preservare la naturale
diversita'  delle  specie  e  degli  habitat forestali, ottimizzare i
metodi  di  gestione  delle  aree  protette esistenti e ove possibile
ampliarle, in modo da includere in esse un ampio spettro di tipologie
di  boschi  e  da  creare collegamenti che limitino i problemi legati
alla eccessiva frammentazione degli habitat.
  Appare   di   fondamentale   importanza  individuare  una  politica
nazionale  di  sviluppo rurale nella quale la foresta assuma un ruolo
centrale  nell'ottica  degli  impegni sottoscritti a Kyoto nel 1997 e
nei  successivi accordi negoziali sul contenimento delle emissioni di
gas-serra    nell'atmosfera,   prevedendo   la   razionale   gestione
selvicolturale,  nonche'  opere  di forestazione e riforestazione nel
rispetto anche dei principi di conservazione della biodiversita' e di
lotta alla desertificazione.
  Tutti i responsabili dei diversi settori legati alle foreste devono
strettamente collaborare per la protezione e il corretto utilizzo dei
boschi, in modo da raggiungere gli obiettivi di tutela dell'ambiente,
di  rafforzamento  della competitivita' della filiera foresta-legno e
di  miglioramento  delle  condizioni  economico sociali delle realta'
rurali,  tenendo  conto delle diverse esigenze. I programmi forestali
regionali acquistano, in questo contesto, un ruolo essenziale.
  Una  gestione forestale sostenibile e' realizzabile ed efficace nel
lungo periodo tenendo nel giusto conto il valore economico dei beni e
dei  servizi  offerti  dal patrimonio boschivo. In particolare, nelle
zone  rurali e montane le foreste costituiscono un'importante, se non
la  principale,  fonte  di  lavoro e di guadagno. Diventa essenziale,
allora,  prevedere  un'efficace  politica  economica  che  prenda  in
considerazione  questo  aspetto,  anche  in  collaborazione con altre
realta' sociali ed economiche.
  Le  azioni  che  saranno  intraprese  per  perseguire  una gestione
forestale  sostenibile, a seguito dell'azione di indirizzo realizzata
dall'amministrazione    centrale,   dovranno   trovare   una   giusta
collocazione   nell'ambito  dei  nuovi  strumenti  di  programmazione
presentati  dalle  regioni  in  base ai regolamenti comunitari per la
razionalizzazione  di  tutte le misure attualmente in vigore relative
al   miglioramento   delle   aziende,   alla  trasformazione  e  alla
commercializzazione  dei  prodotti  offerti dal patrimonio boschivo e
allo sviluppo rurale.
    III. Obiettivi strategici della politica forestale nazionale

  Gli   obiettivi  strategici  della  politica  forestale  discendono
soprattutto  dalla  necessita'  di  collocare  la  conservazione e la
valorizzazione delle foreste e dei prodotti forestali in un approccio
globale  di gestione sostenibile delle risorse naturali rinnovabili e
piu'   genericamente  del  territorio,  tenendo  conto  di  tutte  le
componenti  ecologiche,  socio-culturali  ed  economiche nel rispetto
degli   impegni   internazionali   e   comunitari   sottoscritti,  in
particolare   in   attuazione   delle  risoluzioni  delle  conferenze
ministeriali per la protezione delle foreste in Europa (MCPFE).
  Le presenti linee guida in materia forestale sono volte ai seguenti
obiettivi strategici:
    1.  la  tutela  dell'ambiente,  attraverso  il  mantenimento,  la
conservazione  e  l'appropriato  sviluppo  della  biodiversita' negli
ecosistemi  forestali e il miglioramento del loro contributo al ciclo
globale  del  carbonio,  il  mantenimento  della  salute  e vitalita'
dell'ecosistema  forestale,  il  mantenimento,  la conservazione e lo
sviluppo  delle  funzioni  protettive  nella  gestione forestale, con
particolare  riguardo  all'assetto  idrogeologico e alla tutela delle
acque;
    2.   il   rafforzamento   della   competitivita'   della  filiera
foresta-legno  attraverso  il  mantenimento  e  la  promozione  delle
funzioni  produttive delle foreste - sia dei prodotti legnosi che non
-   e   attraverso  interventi  tesi  a  favorire  il  settore  della
trasformazione e utilizzazione della materia prima legno;
    3.  il  miglioramento delle condizioni socio-economiche locali ed
in  particolare  degli addetti, attraverso l'attenta formazione delle
maestranze  forestali, la promozione di interventi per la tutela e la
gestione ordinaria del territorio in grado di stimolare l'occupazione
diretta  e  indotta,  la formazione degli operatori ambientali, delle
guide  e  degli  addetti  alla sorveglianza del territorio dipendenti
dalle  amministrazioni  locali,  l'incentivazione  di  iniziative che
valorizzino la funzione socio-economica della foresta, assicurando un
adeguato ritorno finanziario ai proprietari o gestori.
  Per  il raggiungimento di questi obiettivi, risultano strategici la
buona   conoscenza   del   territorio  in  generale  e  forestale  in
particolare,  la pianificazione forestale ai vari livelli (regionale,
eventualmente   sub-regionale  e  soprattutto  aziendale),  condivisa
attraverso  la  sensibilizzazione  e la compartecipazione di tutte le
componenti  sociali  interessate al territorio stesso. Occorre quindi
incentivare  in  vario modo le attivita' volte alla conoscenza e alla
pianificazione del territorio forestale.
  Per  rendere  detta  pianificazione  e  la  relativa  gestione piu'
efficace  e  duratura  risulta  opportuno  cercare  di  accorpare  ed
ampliare  il  piu'  possibile  le unita' territoriali di gestione, al
fine di favorire una gestione economica autonoma attraverso strumenti
pianificatori  che  abbiano  obiettivi  multipli  e  lungimiranti, di
concreta  applicabilita'  e  da  sostenere  nel tempo con i necessari
impegni  ai vari livelli economici ed organizzativi che permettano la
continuita'  degli interventi di gestione forestale sostenibile ed il
relativo  monitoraggio, favorendo altresi' la certificazione di buona
gestione forestale.
  Per gli stessi obiettivi settore strategico e' quello della ricerca
che   va  sviluppata  maggiormente  sia  relativamente  agli  aspetti
naturalistici  -  in  particolare per quanto riguarda la salvaguardia
della  biodiversita'  con  la  conservazione  in  situ ed ex situ del
patrimonio  forestale  (specie,  provenienza,  variabilita'  genetica
intra  specifica),  la relativa attivita' vivaistica, il monitoraggio
dello  stato di conservazione ed il ruolo delle foreste nel ciclo del
carbonio - sia per quanto riguarda gli aspetti economici con indagini
di mercato sui prodotti forestali (legnosi e non legnosi, turistico -
ricreativi,  ambientali,  ecc.) e con le innovazioni tecnologiche per
il  miglioramento  dei  macchinari  per  l'esbosco  e  l'utilizzo del
legname,   la  valorizzazione  delle  specie  legnose  nazionali,  lo
sviluppo  dell'arboricoltura da legno, l'incentivazione del riciclo e
riutilizzo.
IV.  Criteri  generali  di  intervento  per  una  gestione  forestale
                             sostenibile

  Le  regioni  verificano lo stato e le caratteristiche delle risorse
forestali  in  relazione  all'economia  nazionale  e regionale e alla
situazione  ambientale  generale  con  particolare  riferimento  alla
conservazione della biodiversita'.
  Le  regioni  pianificano  la  gestione  e  lo  sviluppo del settore
forestale  mediante la redazione di piani forestali che tengano conto
del  ruolo  multifunzionale  della  foresta  e  che  rispondano  agli
obiettivi  strategici  e  agli indirizzi internazionali, comunitari e
nazionali   precedentemente  esposti,  al  fine  di  raggiungere  una
gestione ottimale degli ecosistemi forestali.
  Le   regioni   possono   prevedere   piani   forestali  per  ambiti
territoriali  specifici, al fine di rendere piu' agevole l'attuazione
della politica forestale a livello locale.
  I  piani  di  gestione  forestale devono essere definiti tenendo in
considerazione  le  presenti  linee  guida e devono essere aggiornati
periodicamente.
  La   gestione   forestale   nelle  aree  naturali  protette  dovra'
conformarsi  agli  indirizzi  di  gestione forestale sostenibile e di
politica  forestale  adottati dalle regioni secondo le presenti linee
guida,  nel  rispetto  ed in applicazione della normativa nazionale e
comunitaria vigente per tali aree.
  La  gestione  forestale dei siti Natura 2000 dovra' anche tenere in
considerazione  le «Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000»
emanate con il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio 3 settembre 2002.
  Le  regioni  dovranno  rendere  consultabile  sui  rispettivi  siti
Internet   un  quadro,  annualmente  aggiornato  grazie  a  specifici
programmi  di  monitoraggio, della pianificazione forestale a livello
regionale, sub-regionale ed aziendale (intercomunale, comunale ed ove
possibile   privata),  con  evidenziati  i  comuni  e  le  rispettive
superfici  oggetto  di  pianificazione  e  il  periodo di valenza del
piano.
  Le  azioni  che  verranno adottate dalle regioni attraverso i piani
forestali  dovranno  tenere  conto  dei  sei criteri per una gestione
forestale  sostenibile, individuati nell'allegato I della risoluzione
L2 della conferenza interministeriale di Lisbona (2-4 giugno 1998), e
degli  indicatori  quantitativi  e  qualitativi  ad  essi  correlati,
secondo   quanto   riportato  nel  documento  «Indicatori  paneuropei
affinati  per la gestione forestale sostenibile» adottato nell'ambito
dei  lavori dalla conferenza interministeriale di Vienna (7-8 ottobre
2002). Tali criteri ed indicatori definiscono gli elementi essenziali
e  l'insieme  delle condizioni o dei processi attraverso i quali puo'
essere conseguita una gestione forestale sostenibile:
    1.  Mantenimento e appropriato sviluppo delle risorse forestali e
loro contributo al ciclo globale del carbonio:
      a)  la  gestione  forestale  deve  mirare al mantenimento ed al
miglioramento  del  valore  economico, ecologico, culturale e sociale
delle risorse forestali, compresi acqua, suolo, flora e fauna;
      b)  le  pratiche  di gestione forestale devono salvaguardare la
quantita'  e  la qualita' delle risorse nel medio e nel lungo periodo
bilanciando  l'utilizzazione  col  tasso  di  incremento e preferendo
tecniche  che  minimizzino  i danni diretti ed indiretti alle risorse
forestali, idriche, al suolo ed alle risorse di flora e di fauna;
      c) la gestione forestale contribuisce all'azione di mitigazione
ed  adattamento ai cambiamenti climatici a livello globale attraverso
l'adozione   di   pratiche  volte  a  massimizzare  la  capacita'  di
assorbimento  del  carbonio delle foreste e la realizzazione di opere
di imboschimento e rimboschimento.
    2.   Mantenimento   della   salute  e  vitalita'  dell'ecosistema
forestale:
      a)  la  salute  e  la  vitalita'  delle  foreste  devono essere
periodicamente  monitorate,  soprattutto  in  relazione  a fattori di
perturbazione  biotici  (insetti  e  patogeni)  e abiotici (incendi e
fenomeni climatici);
      b)  la  prevenzione  e  lotta agli incendi boschivi deve essere
effettuata  anche attraverso operazioni selvicolturali di pulizia del
sottobosco  e  cure  colturali  del  soprassuolo  (potature,  sfolli,
diradamenti) negli ambiti piu' opportuni;
      c)  i  piani  di gestione forestale, o loro equivalenti, devono
essere  definiti  in  modo  da  minimizzare  i  rischi di fenomeni di
degrado agli ecosistemi forestali;
      d)  le pratiche di gestione forestale devono rispettare il piu'
possibile  i  processi  naturali  favorendo  la diversita' genetica e
strutturale;
      e)   nell'imboschimento  e  nel  rimboschimento  devono  essere
utilizzate  specie  autoctone e provenienze il piu' possibile locali,
adatte alla stazione fitoclimatica e comunque non invasive;
      f) l'uso di sostanze chimiche di sintesi deve essere ridotto il
piu'   possibile   prendendo  in  considerazione  misure  alternative
selvicolturali e biologiche;
      g)  sono  da  evitare  le  pratiche  selvicolturali in grado di
influire  negativamente  sulle  risorse  idriche  e  sugli ecosistemi
fluviali;
      h)  le  azioni  che mirano a ridurre l'inquinamento atmosferico
devono   essere   incentivate  e  deve  essere  valutato  in  maniera
approfondita   l'impatto  che  questo  inquinamento  ha  sui  diversi
ecosistemi forestali;
      i) laddove siano riscontrabili danni riconducibili direttamente
od indirettamente ad agenti inquinanti saranno adottate azioni contro
questi   ultimi   e   pratiche   specifiche  per  il  recupero  della
funzionalita' dell'ecosistema forestale.
    3.  Mantenimento  e  promozione  delle  funzioni produttive delle
foreste (prodotti legnosi e non):
      a)  il  patrimonio  boschivo nazionale deve essere migliorato e
accresciuto  mirando  ad  una  gestione  sostenibile  che consenta il
mantenimento  delle  diverse  attivita' economiche dei beni e servizi
prodotti dalle foreste;
      b)  la  gestione  deve  tendere  a  mantenere  e  migliorare la
produzione diversificata di prodotti e servizi nel lungo periodo;
      c)  il  tasso  di  utilizzazione  -  sia dei prodotti forestali
legnosi  che  di  quelli  non legnosi - deve incidere sull'incremento
produttivo,  cioe'  sugli interessi e non sul capitale forestale, non
eccedendo  la  quota  che  puo'  essere  prelevata nel lungo periodo,
assicurando quindi il rinnovo ciclico dei prodotti prelevati;
      d)  adeguate  infrastrutture,  quali strade, piste di esbosco o
ponti, devono essere pianificate, realizzate e mantenute in modo tale
da  assicurare  l'efficiente  distribuzione  di prodotti e servizi, e
minimizzare nello stesso tempo gli impatti negativi sull'ambiente;
      e)  il  settore  della  trasformazione,  commercializzazione ed
utilizzazione della materia prima legno deve essere favorito;
      f)  le opere di imboschimento finalizzate anche alla produzione
legnosa devono essere incentivate;
      g)  la  produzione del legno quale fonte di energia rinnovabile
insieme  allo  sviluppo  e  la  creazione  di  filiere collegate allo
sfruttamento   energetico  delle  biomasse  forestali  devono  essere
promosse prioritariamente nei contesti rurali e nelle aree montane;
      h) la certificazione forestale e la rintracciabilita' del legno
devono  essere  promosse  ai vari livelli quali strumenti di garanzia
dell'adeguamento delle forme di gestione boschiva ai criteri di buona
pratica forestale internazionalmente riconosciuti;
      i)   il   fenomeno   dell'importazione   di   legname  tagliato
illegalmente  deve  essere  contrastato  con  tutti i mezzi possibili
comprese  le  campagne  di  sensibilizzazione e la certificazione del
prodotto legno;
      j)  la  conversione  di aree agricole abbandonate e di aree non
boscate  in  aree  boscate  deve  essere presa in considerazione ogni
qualvolta  cio'  puo'  aumentarne  il  valore  economico,  ecologico,
sociale e/o culturale;
      k)  e'  opportuno  favorire  la creazione di albi delle imprese
qualificate che operano in campo forestale.
    4.   Mantenimento,   conservazione   e  adeguato  sviluppo  della
diversita' biologica negli ecosistemi forestali:
      a) la pianificazione della gestione forestale deve tendere alla
conservazione  e  al  miglioramento  della biodiversita' a livello di
ecosistema,  di specie, di varieta' e, dove appropriato, a livello di
paesaggio;
      b) la pianificazione della gestione forestale, l'inventario sul
terreno  e  la  mappatura  delle risorse forestali devono includere i
biotopi  ecologicamente  importanti,  prendendo in considerazione gli
ecosistemi  forestali  protetti,  rari,  sensibili o rappresentativi,
aree  ripariali e biotopi umidi, aree che ospitano specie endemiche e
habitat  di  specie minacciate (come definite in liste di riferimento
riconosciute),  cosi' come le risorse genetiche in situ protette o in
via di estinzione;
      c) l'introduzione di specie aliene potenzialmente invasive deve
essere evitata ove possibile e comunque controllata e l'impatto delle
specie gia' introdotte mitigato;
      d)  bisogna  promuovere, ove necessario, forme di conservazione
ex situ del patrimonio genetico forestale, necessarie innanzitutto al
fine di integrare i provvedimenti per la conservazione in situ;
      e)  devono  essere sostenuti, mantenuti e valorizzati i sistemi
di   gestione  forestale  tradizionali  e  locali  che  hanno  creato
ecosistemi di valore;
      f)  le  infrastrutture  devono  essere  pianificate  in modo da
minimizzare  i  danni  agli  ecosistemi  forestali, specialmente agli
ecosistemi   rari,   sensibili,  o  rappresentativi  e  alle  riserve
genetiche,  tenendo  in  considerazione  che  spesso  gli  ecosistemi
forestali   costituiscono   aree   vitali  per  specie  minacciate  o
significative nei loro percorsi migratori;
      g)  la  pressione  delle popolazioni animali e del pascolamento
deve  consentire la rinnovazione, la crescita e il mantenimento delle
risorse e della varieta' della foresta;
      h)  le pratiche di gestione forestale devono mirare a mantenere
ed  incrementare  la  diversita'  biologica  di  tutti gli ecosistemi
collegati.   Particolare   importanza   assume   ogni  iniziativa  di
ricostituzione    della   biodiversita'   nelle   aree   ad   elevata
antropizzazione ed utilizzazione agraria;
      i)   la   perdita   di   biodiversita'  dovuta  alla  eccessiva
frammentazione del territorio ed al cambiamento di uso del suolo deve
essere prevenuta, mitigata ed eventualmente compensata;
      j)  occorre  promuovere  ed  incentivare l'istituzione di nuove
aree protette e la loro corretta gestione.
    5.  Mantenimento  e  adeguato  sviluppo delle funzioni protettive
nella gestione forestale (in particolare suolo e acqua):
      a)  la  pianificazione  della  gestione forestale deve mirare a
mantenere  e  ad  accrescere le funzioni protettive della foresta: la
funzione  di  protezione  del  suolo  dall'erosione,  la  funzione di
protezione  e  regimazione  delle  risorse  idriche,  la  funzione di
protezione  da  altri  fenomeni  idrogeologici  avversi  quali frane,
alluvioni  e valanghe, la funzione di protezione dei centri abitati e
delle infrastrutture;
      b)  le  aree  forestali che rivestono specifiche e riconosciute
funzioni  protettive  devono  essere  censite  e  i piani di gestione
forestale,   o   loro   equivalenti,   devono   tenere   conto  delle
caratteristiche di queste aree;
      c)  deve essere prestata particolare attenzione alle operazioni
selvicolturali  su  suoli  sensibili  e  su aree soggette a possibile
erosione.  In tali zone devono essere evitate tecniche selvicolturali
inappropriate e l'uso di macchinari non idonei;
      d)  deve  essere prestata particolare attenzione alle attivita'
di   gestione   forestale  su  aree  con  funzioni  di  protezione  e
regimazione delle acque per evitare effetti negativi sulla qualita' e
quantita' delle risorse idriche;
      e) la costruzione delle infrastrutture forestali, quali piste e
vie  di  esbosco,  deve  essere effettuata in modo da minimizzare gli
impatti  sui  suoli con particolare riguardo ai fenomeni di erosione,
degradazione   e   compattazione   nonche'  all'impermeabilizzazione,
preservando  la  funzionalita' idraulica ed il livello di naturalita'
dei corsi d'acqua.
    6. Mantenimento di altre funzioni e condizioni socio-economiche:
      a)   la  gestione  sostenibile  di  ecosistemi  forestali  puo'
concretizzarsi   anche   nel   perseguimento   della   sostenibilita'
economica;
      b)  le  funzioni  non  produttive  delle  foreste devono essere
rispettate  e  tutelate con particolare riguardo alla possibilita' di
sviluppo  delle  aree rurali e alle nuove opportunita' di occupazione
connesse con l'attivita' forestale;
      c)  si  deve  favorire  l'accorpamento  della  gestione  e, ove
possibile,  della  proprieta', attualmente eccessivamente frazionata,
in  quanto  il  binomio ambiente - economia, in campo forestale, puo'
trovare successo in ambiti territoriali relativamente grandi, gestiti
in  modo  unitario e quindi secondo una programmazione lungimirante e
sostenibile,  con  reali  impatti  positivi  sull'occupazione  e  sul
mercato locali;
      d)  la  gestione  forestale  deve essere attuata nel rispetto e
promuovendo  l'impiego  delle esperienze e delle conoscenze forestali
locali;
      e) le maestranze forestali devono essere opportunamente formate
ed addestrate sui temi della sicurezza sul lavoro;
      f)  le  funzioni  socio-economiche,  culturali, ricreative e il
valore estetico delle foreste devono essere valorizzate;
      g) gli interventi per la tutela e la manutenzione ordinaria del
territorio  devono essere effettuati periodicamente con continuita' e
costanza   nel  tempo,  compatibilmente  con  le  risorse  economiche
disponibili;
      h) la formazione degli operatori ambientali, delle guide, della
polizia   provinciale   e   delle   guardie   venatorie  deve  essere
incentivata;
      i)  l'educazione  ambientale  deve  essere  promossa  a tutti i
livelli scolastici;
      j)   eventuali   agevolazioni  fiscali,  ai  livelli  centrale,
regionale  e locale, per promuovere la gestione forestale sostenibile
devono  essere valutate considerando gli effetti diretti ed indiretti
sulla salvaguardia degli ecosistemi forestali e lo sviluppo locale.
                  V. Impegni di ordine finanziario

  1. Ai sensi di quanto previsto dall'art. 3, comma 1, lettera b) del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, il fabbisogno finanziario
per  la  realizzazione  dei piani di cui alle presenti linee guida e'
stimato  in  termini programmatici in 250 milioni di euro per ciascun
anno del biennio 2006-2007.
  2.  Lo  strumento  per  la  effettiva  realizzazione  sono  i piani
forestali regionali.
  3. Al finanziamento dei piani di cui al precedente punto concorrono
i  Ministeri  interessati  nell'ambito  delle  risorse previste dalla
legislazione   vigente   e  di  intese  dirette  con  le  regioni  in
particolare  attraverso  gli accordi previsti dall'art. 8 del decreto
del  Presidente della Repubblica 20 aprile 1994, n. 367, e attraverso
l'applicazione degli articoli 9 e 10 del medesimo decreto.
  4.  Qualora  risulti  che  le  risorse  finanziarie  a legislazione
vigente  non  siano  sufficienti  per  la  copertura  del  fabbisogno
finanziario  di  cui al punto 1, i Ministeri interessati si attivano,
nell'ambito  delle  disposizioni  normative di settore, affinche' gli
importi  non  coperti  siano  reperiti  nell'ambito  della manovra di
finanza pubblica per il biennio considerato.
  Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
    Roma, 16 giugno 2005
                                                Il Ministro: Matteoli