L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI
               AMBIENTALI E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE

  Visto lo statuto della Regione siciliana;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n.
637,   recante  norme  di  attuazione  dello  statuto  della  Regione
siciliana  in  materia di tutela del paesaggio, di antichita' e belle
arti;
  Visto  il  testo  unico  delle leggi sull'ordinamento del Governo e
dell'amministrazione  della  Regione siciliana, approvato con decreto
del Presidente della Repubblica 28 febbraio 1979, n. 70;
  Vista la legge regionale 1° agosto 1977, n. 80;
  Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
  Visto  il  decreto  legislativo  22 gennaio 2004, n. 42, recante il
«Codice  dei  beni  culturali  e  del  paesaggio, che ha sostituito e
abrogato  il testo unico approvato con decreto legislativo 29 ottobre
1999, n. 490;
  Visto  il  regolamento di esecuzione della legge 29 giugno 1939, n.
1497, approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357;
  Visto l'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15;
  Visto l'art. 2 della legge regionale 15 maggio 2000, n. 15;
  Visto  il  parere  reso  dalla Presidenza della Regione siciliana -
Ufficio  legislativo  e  legale  con nota protocollo n. 6826/87.11.05
dell'11 maggio  2005  sulla competenza all'imposizione dei vincoli di
immodificabilita' temporanea e loro presupposti;
  Vista   la   circolare   protocollo  n.  4348  del  31 maggio  2005
dell'assessore   regionale   beni  culturali  ambientali  e  pubblica
istruzione   sulla   competenza   all'imposizione   dei   vincoli  di
immodificabilita' temporanea e loro presupposti;
  Considerato  che con D.D.S. n. 8073 del 29 ottobre 2003, pubblicato
nella   Gazzetta   Ufficiale   della  Regione  siciliana  n.  55  del
19 dicembre   2003,   l'area  comprendente  «Porzioni  di  territorio
contermini all'area archeologica di Santa Venera al Pozzo, alla Torre
Casalotto,  al  Piano della Reitana e alla via dei Mulini», ricadente
nel  territorio comunale di Aci Catena, e' stata sottoposta a vincolo
paesaggistico,  ai  sensi  e  per gli effetti dell'art. 139 del testo
unico n. 490/99;
  Vista  la  proposta  della  soprintendenza  per  i beni culturali e
ambientali  di  Catania  trasmessa  con  nota  protocollo n. 8245 del
7 novembre   2005,   con   la   quale  detto  ufficio,  rinnovando  e
riproponendo  quanto  gia'  rappresentato con note protocollo n. 8131
del  30 settembre  2002, 4008 del 18 novembre 2002, 1950 del 9 maggio
2003,  4580  del  5 novembre 2003, 3211 del 2 agosto 2004 e 11901 del
15 dicembre  2004  e  aderendo a specifica richiesta del dipartimento
regionale  dei beni culturali e ambientali, giuste note protocollo n.
3480   del   30 ottobre   2002,   3968   del  3 dicembre  2002,  4182
dell'11 novembre  2003,  92  del  16 gennaio 2004, 2836 del 12 agosto
2004,  3937 del 6 dicembre 2004 e 2659 del 25 luglio 2005 ha proposto
che  vengano adottate le misure di salvaguardia di cui al gia' citato
art. 5 della legge regionale n. 15/91 per la zona comprendente l'area
contermine  alla  «Torre  Casalotto»  e  l'area archeologica di Santa
Venera  al  Pozzo  ricadente  nel  territorio  comunale di Acicatena,
meglio  evidenziata  nella planimetria allegata al presente decreto e
cosi'  delimitata:  partendo  dal punto di intersezione tra la strada
comunale  Scalazza  Finocchio e il vertice nord-orientale della part.
175, il perimetro segue la strada comunale Scalazza Finocchio lungo i
limiti delle partt. 175 e 82, comprese nel Foglio 8 e da qui prosegue
fino  ad  incontrare  l'incrocio  tra  la  suddetta strada, la strada
comunale Porta e la strada comunale Santa Venera al Pozzo.
  La perimetrazione continua seguendo la strada comunale Santa Venera
al  Pozzo  costeggiando  i  limiti delle partt. 496, 15+, 15, 473, A,
229,  194,  180,  36  nel  Foglio  9, fino all'incrocio tra la strada
comunale Santa Venera al Pozzo e la strada comunale Mulini-Pescheria,
quindi prosegue lungo quest'ultima strada costeggiando i limiti delle
partt. 183,  82,  83;  qui incrocia la part. 230 della quale segue il
limite orientale fino alla intersezione con la strada vicinale Mulini
Sauri. Prosegue lungo la strada vicinale Mulini Sauri, costeggiando i
limiti  delle  partt. 230,  109, 157, comprendendo anche il tratto di
strada condiviso dalle particelle 109 e 157, quindi prosegue lungo le
particelle  175,  53,  286,  105,  142, 108, 141, 107, 169 e 232 fino
all'incrocio  con  la  strada vicinale Monte Vambolieri. Lasciando il
Foglio 9  il  limite  dell'area da vincolare continua nel Foglio 12 e
lungo  la  strada  vicinale  Monte  Vambolieri, costeggiando i limiti
delle  partt. 1  e  456;  con  direzione  est-ovest prosegue lungo il
limite  settentrionale  delle partt. 455 e 806, poi con direzione sud
corre  lungo  il limite occidentale della stessa part. 806 e continua
lungo  i limiti delle partt. 805 e 804, 801, 800, 799, 802, 654, 655,
110,  652, 673, 620, 721, 372, 373, 370, 368, 42, 44. Da qui riprende
la  strada  vicinale  Monte  Vambolieri  che  percorre  con direzione
sud-sud  est,  fiancheggiando i limiti delle partt. 44, 45, 776, 772,
773  e  765 quindi, con direzione est-ovest segue il limite inferiore
della stessa part. 765, 766, 767.
  In  direzione sud, la perimetrazione continua lungo i confini delle
partt. 275 e 713, 53 e 713, 183 e 713, 54 e 713; quindi, in direzione
est  continua  lungo i confini delle partt. 54 e 713, 54 e 712, 178 e
712,  182  e  712,  182  e 714. Qui riprende la strada vicinale Monte
Vambolieri  che  percorre  lungo  il limite orientale della part. 714
fino  ad  incontrare  e  seguire  il limite della part. 712, dove nel
punto  di  incontro tra le partt. 712 e 72 prosegue in direzione nord
nord-ovest lungo i limiti delle partt. 712 e 72, 716 e 72, 726 e 897.
In  direzione  nord  nord-est, il limite continua tra le partt. 726 e
752, 725 e 814, 63 e 814, 725 e 933, 724 e 933, 724 e 826, 724 e 825,
195  e 59, 195 e 59+, 195 e 61, 195 e 59, 195 e 360, 195 e 358, 901 e
358,  901 e 307, 901 e 675, 901 e 365; e verso sud, tra le partt. 365
e  175,  345  e 119, e ancora, 119 e 193, 188 e 193, 193 e 916, 492 e
916,  492 e 918, 492 e 918+, di nuovo 492 e 918, 492 e 916, 19 e 916,
917  e  19,  percorrendo  il  limite superiore della part. 19 fino ad
incontrare  la  Regia Trazzera Catania-Acicatena-Aci S. Lucia. Da qui
il  perimetro continua percorrendo in direzione sud-nord la Trazzera,
costeggiando i limiti occidentali delle partt. 917, 916, 915, 20, 19,
16,  862,  16,  107,  15,  111,  111+,  8+,  8,  7 e 9. Qui il limite
interseca la Strada Vicinale Torre Casalotto e continua percorrendola
toccando  i  limiti  delle  partt. 9, 225, 12, 130, 21, 110 e 112. In
questo  punto  la  delimitazione  continua nel Foglio 9: in direzione
nord   segue  la  strada  comunale  Reitana  Nuova  Torre  Casalotto,
affiancando  i  limiti  delle  partt. 645,  646, 648, 219, 94. Qui la
perimetrazione     continua     seguendo     la     Regia    Trazzera
Catania-Acicatena-Aci  S.  Lucia  seguendo i limiti delle partt. 358,
357,  344,  369,  370, 371, 368, 302, 302+, 332, 333, 361, 363, 304 e
360.  Da  qui  attraversa  con  direzione  ovest  la  Regia  Trazzera
Catania-Acicatena-Aci  S. Lucia  e  continua  lungo  i  limiti tra le
partt. 547  e  117, 547 e 603, 547 e 604, 547 e 606, 548 e 606, 548 e
607,  548  e  125,  284 e 125, 284 e 283, 281 e 283, 594 e 283, 593 e
283,  593  e  125,  593 e 428, 593 e 384, 556 e 384, 385 e 384, 383 e
384,  383  e  163,  382  e  163,  386  e  163,  387 e 163, 610 e 163,
attraversa  un  tratto della part. 162 e continua lungo il limite tra
le  partt. 611 e 192, 611 e 224, 657 e 224, 655 e 224, 658 e 650, 655
e  651,  654  e  650, 653 e 649, 653 e 216, 467 e 216, 409 e 216. Qui
percorre    nuovamente    il    tracciato    della   Regia   Trazzera
Catania-Acicatena  -  Aci  S. Lucia  che  segue lungo il limite della
part.  90 in direzione nord nord-est, procedendo lungo i limiti delle
partt. 92,  91, 83, 84 e 94. Da qui percorre un tratto della part. 19
e  continua  in  direzione est lungo i limiti tra le partt. 104 e 94,
comprendendo  la  parte  di trazzera condivisa dalle particelle 104 e
94. Il perimetro continua tra le particelle 104 e 54, 179 e 54, 173 e
54,  93  e 95, 93 e 16, 107 e 16, 13 e 16, 80 e 16, 80 e 63, 80 e 73,
29 e 73 e per finire, tra le partt. 64 e 175. Qui la delimitazione si
chiude  incontrando  la strada comunale Scalazza Finocchio da cui era
partita;
  Considerato  che  la  proposta  di  vincolo di immodificabilita' si
riferisce  a  una  porzione  di  territorio  del  comune di Acicatena
compresa  in  un'area  che  si  estende  per  circa 3 Kmq, al margine
sud-orientale  del  territorio  comunale,  confinante  a  nord con il
comune  di Acireale e a sud con il comune di Acicastello, e comprende
il   sito   archeologico   Santa  Venera  al  Pozzo  e  il  complesso
architettonico  denominato  «Torre  Casalotto» che domina la spianata
sottostante,  dove insistono altre emergenze e dal quale e' possibile
estendere  lo  sguardo  sulle  pendici orientali dell'Etna sino ad un
esteso tratto della linea di costa.
  Considerato   che   la  proposta  di  apposizione  del  vincolo  di
immodificabilita',  ai  sensi  dell'art.  5  della legge regionale n.
15/91 e' stata formulata e ribadita con l'intento di:
    1)  conservare  intatto,  nelle  more  della  redazione del piano
paesistico  dell'Ambito 13, il cui completamento e' previsto entro il
31 dicembre    2005,    il   livello   di   eccellenza   dei   valori
panoramico-paesaggistici    e    culturali    dei    beni    presenti
nell'archeologica  di Santa Venera al Pozzo e nell'area contermine al
complesso  architettonico  della  «Torre  Casalotto», compresi in una
zona  del  territorio  del comune di Acicatena dichiarata di notevole
interesse  pubblico  con  D.D.S. del 29 ottobre 2003 pubblicato nella
G.U.R.S.  n.  55 del 19 dicembre 2003, testimoniato tra l'altro dalle
analisi  di  piano  gia' condotte e definite, che hanno consentito di
individuare  un  comparto  territoriale  che  costituisce  unita'  di
paesaggio  della quale va garantita. L'elevato livello della qualita'
paesaggistica dell'area estesa circa 16 Kmq che dal centro abitato di
Acicastello   percorre   il  tratto  di  costa  fino  a  Capo  Mulini
estendendosi  verso  l'entroterra e comprende parte dei territori dei
comuni   di   Acicastello,  Acireale,  Acicatena,  Aci  Sant'Antonio,
Valverde  e  S. Gregorio,  e' stata individuata dal p.t.p. in itinere
come    caratterizzata    da   caratteristiche   naturali   di   tipo
geo-vulcanologico,  da  caratteri  storici,  e  valori  paesaggistici
rilevanti e integri.
Inquadramento geografico.
  L'area  in questione si colloca sulle pendici meridionali etnee, ed
e'  rappresentata  nelle tavolette edite dall'I.G.M. Foglio 270 IV NE
«Acireale» e Foglio 270 IV SE «Catania».
Descrizione delle principali emergenze: Torre di Casalotto.
  Il  complesso  della  «Torre  di  Casalotto»  costituisce,  per  le
stratificazioni  storiche  che  lo  caratterizzano, uno dei siti piu'
interessanti del territorio delle «Aci». Infatti, nei vasti territori
di   «Aci   antica»,   esistono   testimonianze   sulla  presenza  di
arroccamenti  e  di  piccoli  borghi fortificati risalenti al periodo
bizantino.   Probabilmente,  in  eta'  medievale  le  caratteristiche
sopraelevate  del  sito,  in  posizione dominante rispetto alla valle
della  Reitana  e  agli  altri  luoghi  eminenti  del  territorio, la
vicinanza  a  numerose  sorgenti d'acqua, favorirono, tra le contrade
Nizzeti  e  Olivo S. Mauro, l'edificazione di un luogo fortificato su
un  preesistente  abitato  rupestre, di cui, oggi, deve ancora essere
indagata la permanenza.
  Il   sito,  infatti,  faceva  parte  delle  pertinenze  dell'antica
«Jachium»,  assegnate nell'XI secolo dai normanni all'abate Ansgerio,
vescovo  della  Diocesi  di  Catania.  Dal 1640, dopo alterne vicende
storiche  che videro il formarsi di diversi casali, questo territorio
appartenne   ai   Principi   Riggio   di   Campofiorito;   nel  corso
dell'ottocento,  infine  dopo  la separazione di diversi comuni, gran
parte  delle  proprieta'  Riggio  furono  acquisite  dal  Marchese di
Casalotto.
  L'attuale  sito  denominato  «Torre di Casalotto», si presenta come
area  ricca  di  testimonianze  archeologiche ed importante emergenza
architettonica.
  Tale  struttura  risulta  costituita  da una cinta muraria di forma
allungata  che segue l'orografia del luogo, all'interno si dispongono
diversi corpi di fabbrica che si attestano attorno alla piccola torre
a  pianta triangolare, che ne costituisce il fulcro. Le strutture dei
vari  corpi di fabbrica sono ascrivibili all'impianto di una masseria
ottocentesca  destinata  ad  attivita'  produttiva  vinicola  data la
presenza  di un palmento e di altri spazi di tipo produttivo. Si puo'
ipotizzare,  quindi,  che  nel corso del XIX secolo sono avvenute, in
questo  complesso,  delle  trasformazioni legate all'uso agricolo dei
territori   circostanti.   Tuttavia,   la   presenza   di   strutture
preesistenti,  differenziate  sia  nell'orientamento planimetrico sia
nella tessitura muraria, contribuiscono all'individuazione di un sito
altamente stratificato dal punto di vista antropico.
Area archeologica di S. Venera al Pozzo.
  E'   ubicata   a  pochi  chilometri  dal  mare,  nella  parte  piu'
settentrionale dell'area oggetto della presente proposta.
  Comprende:
    un  area  demaniale  nella  quale  si trovano la piccola e antica
Chiesa dedicata a Santa Venera;
    i resti di un complesso termale di eta' romana;
    la  sorgente  delle  acque  che  alimenta  il  centro  termale di
Acireale.
  La  Chiesa  Madre,  che da' il nome alla contrada, e' molto antica.
L'esistenza  di  un  culto  bizantino  attende  conferme da ulteriori
indagini  archeologiche,  mentre  e'  certa  la  notizia circa il suo
periodo  di fondazione che risale al secolo XIV ad opera della regina
Eleonora.
  Del complesso termale antico, conosciuto grazie alle numerose fonti
documentarie  a partire dal XVII secolo, il nucleo piu' significativo
continua ad essere costituito da due ambienti con copertura a botte.
  Sin dal Medioevo la sorgente delle acque termali fu legata al culto
di Santa Venera.
  Il  luogo, importante meta di pellegrini, accolse nel XV secolo una
fiera  franca  che  contribui'  al  risorgere  economico di una terra
impoverita anche da gravi calamita' naturali.
  Nel  1781 il Principe di Biscari descrisse i rispettabili avanzi di
un  magnifico  bagno,  che assai celebre e salutare dovette essere ai
suoi tempi.
  Nelle  due sale voltate, comunicanti tra loro, si osservano i resti
delle  camere  poste  al  di  sotto  dei  pavimenti  (ipocausto)  ove
circolava  l'aria  calda  che  risaliva  lungo  i muri in condotti di
terracotta.
  Il  calore  giungeva  dal condotto collegato ad un forno alimentato
dall'esterno.
  Si  rivelano  preziose  le notizie delle scoperte da lui effettuate
nel  1819  e  nel  1872 di un portico munito di scale, di sculture in
marmo e di un grande mosaico raffigurante Pegaso.
  Agli   inizi   del  XX  secolo  Salvatore  Raccuglia,  condividendo
l'ipotesi  dello  studioso  tedesco  Adolf  Holm  della ubicazione di
Xiphonia  sul  promontorio  di  Augusta,  piuttosto  che a Capomulini
preciso'  che  Akis - Acium, e' riferito nelle fonti antiche soltanto
come il nome di un fiume della Sicilia, fluente alle falde dell'Etna,
legato al mito del pastorello Aci e della ninfa Galatea.
  A  seguito  di  ulteriori  scavi, nelle aree circostanti le antiche
terme,  e'  stato individuato un primo nucleo abitativo relativo alla
mansio  di  Acium,  citata nell'«Itinerarium Antonini lungo la strada
che da Messina conduceva a Catania.
  E'  stato  parzialmente messo in luce un edificio costruito nel III
secolo a.C. sulle rovine di un piu' antico abitato. All'inizio del IV
secolo  d.C.  si impianto' nell'area un'officina per la produzione di
vasellame  d'uso  comune  e  di  laterizi, della quale rimangono, ben
conservate, due fornaci del tipo verticale.
  Lo stabilimento industriale rimase attivo sino alla prima meta' del
V secolo d.C.
  Nel  settore nord ovest dell'area archeologica si conserva parte di
un  edificio  di eta' greca costruito nel IV secolo a.C. a ridosso di
un  corso  d'acqua,  oggi  asciutto,  il  cui letto di scorrimento e'
definito da grandi massi lavici.
  All'interno,  addossato  alla parete orientale della casa, e' stato
rinvenuto in posto un pithos a corpo ovoidale.
  L'acqua  del torrente veniva convogliata all'interno dell'edificio,
nel pithos, attraverso una tubazione di terracotta in parte incassata
nel muro della casa.
  Dai  materiali recuperati si ricava che l'edificio fu usato fino ai
primi  decenni del III secolo A.C. Recentemente e' stato allestito un
piccolo  antiquarium  all'interno  di  una  casa,  degli inizi del XX
secolo, un tempo a servizio del fondo agricolo circostante.
  Per  le  sue  caratteristiche  essa  costituisce  un tipico esempio
dell'architettura rurale di queste zone.
  I  reperti  archeologici  sono  esposti in successione cronologica,
dalla  preistoria al medioevo e per contesto di provenienza: «la casa
del pathos», «l'abitato romano», «lo stabilimento industriale».
  Provvisoriamente  e' stata qui allestita anche una sezione botanica
(«il giardino delle mele d'oro») che sara' ampliata e dotata anche di
un laboratorio didattico.
La via dei Mulini.
  In  prossimita'  dell'area  archeologica  di  S. Venera al Pozzo si
snoda,  circondata da limoneti, la «via dei Mulini», che dalla Piazza
della Reitana giunge fino a Capo Mulini.
  Lungo  questo  percorso  insistono  diciassette  Mulini,  in  parte
abbandonati,  alcuni  distrutti  dall'incuria  altri  trasformati  da
interventi recenti.
  Questi  costituiscono  una  importante  testimonianza storica delle
attivita'  dell'uomo  svolta a partire dal XIV secolo fino alla meta'
circa del XX secolo.
  Questi  mulini sono collegati tra loro da una via d'acqua, la «Saia
Mastra»  che  dal primo mulino, denominato «Spezzacoddu» in localita'
Reitana, giunge all'ultimo situato a Capo Mulini.
  Queste  strutture  vennero  utilizzate  per  la  lavorazione  della
canapa, del lino, dei lupini oltre che per la concia delle pelli.
  La  forza  motrice  necessaria  all'azione  dei Mulini, veniva loro
conferita  dalle  copiose acque sorgive che sgorgano in questa area e
che  furono opportunamente canalizzate. L'antico percorso della saia,
lungo il quale erano collocati anche alcuni abbeveratoi e lavatoi, si
e'  conservata  integra  fino  alla fine del XIX secolo, come risulta
dalla cartografia catastale ottocentesca.
  Lungo  lo  stesso  itinerario  si  incontra  il «Fondaco», cioe' un
fabbricato che veniva usato come deposito e costituiva anche luogo di
sosta notturna e ristoro per viandanti e animali; l'edificio mantiene
intatta  la  sua  struttura anche se sono visibili i segni del tempo.
Nella  stessa  area, in Piazza della Pescheria, a partire dal 1422 si
svolgeva  la  Fiera  Franca in onore di Santa Venera. La Fiera Franca
era  un mercato a cui partecipavano una moltitudine di forestieri per
vendere  le loro merci, dalla seta al lino, dalla canapa alle derrate
alimentari  e  al  bestiame.  Tale  fiera fu istituita per privilegio
concesso da Alfonso il Magnanimo e confermato nel 1531 da Carlo V.
Aspetti vegetazionali e uso del suolo.
  La   porzione   di   territorio  in  questione  e'  caratterizzata,
prevalentemente,  da aree antropizzate e/o modificate dall'uomo e per
una  minor  parte  da  vegetazione  spontanea  appartenente  al Piano
Mediterraneo Basale.
  Nella  porzione territoriale in cui sono diffuse le colture agrarie
si  e'  insediata  una  vegetazione infestante, a carattere nitrofilo
(Chenopodietea),    di   due   diversi   tipi:   estivo-autunnale   e
invernale-primaverile.
  La  vegetazione estivo-autunnale, caratterizzata dalla presenza del
Cyperus  rotundus  e  di  altre specie fra cui quelle appartenenti ai
generi  Amaranthus  e Setaria, e' da riferire all'Amarantho-Cyperetum
rotondi degli Eragrostietalia.
  Nella   vegetazione   invernale-primaverile,   meno  termofila,  si
distingue il Fumario-Stellarietum neglectae.
  Nelle  aree abbandonate, dove le pratiche colturali sono carenti e'
presente   una  vegetazione  sinantropica  a  carattere  nitrofilo  -
ruderale.  Gli  aggruppamenti che la costituiscono hanno un corteggio
flogistico  molto  variabile  in  relazione  al variare dell'influsso
antropico.  Gli  aspetti  meglio  strutturati,  presenti  nel periodo
invernale  -  primaverile,  sono da riferire in gran parte all'ordine
Brometalia rubenti-tectori, in cui si possono differenziare comunita'
caratterizzate  da  specie  come  Hordeum leporinum, Lavatera cretica
Sysimbrium  officinale,  Chrysanthemum  coronarium o comunita' in cui
sono ben rappresentate:
    Galactites  tormentosa,  Bellardia  trixago, Echium plantagineum.
Tali  aspetti  di  vegetazione  sono molto diffusi nel territorio, ai
margini delle colture. La vegetazione del periodo estivo - autunnale,
in  cui  sono  rappresentate  specie  come  Chenopodium album, Conyza
bonariensis,    Ecballium    elaterium,   difficilmente   riesce   ad
organizzarsi in modo gregario.
  In  questo  territorio  la  vegetazione  naturale  e' costituita da
arbusteti,  tra  i  quali  la macchia ad Euphorbia arborea (Euphorbia
dendroides)  rappresenta  lo  stadio  piu'  avanzato. Si tratta di un
aggruppamento  riferito all'Oleo-Ceratonion presente ai margini delle
colture  e  delle  aree  urbanizzate,  e'  localizzato  sui substrati
rocciosi  e  nelle  zone piu' assolate, che e' tipico dell'area della
Timpa  di Acireale. Insieme a tale vegetazione si trova il Ficodindia
(Opunzia ficus - indica).
  Tra gli altri frammenti di macchia dell'Oleo - Cetatonion, presenti
in   modo   sparso,   sono   stati   rilevati  quelli  caratterizzati
dall'Alaterno  (Rhamnus alaternus) dalla Ginestra spinosa (Calicotome
infesta)  o dall'Anagiride (Anagyris fetida). Si tratta di aspetti di
degradazione  di  quella  foresta  o macchia - foresta, probabilmente
dominata  dal  Lentisco  (Pistacia  lentiscus),  un  tempo ampiamente
diffusa nelle basse pendici etnee.
  La  vegetazione  boschiva e' presente in aree limitate, localizzate
ai  margini  delle  colture,  delle  aree  urbanizzate  e  sui vecchi
substrati  lavici  ed e' dominata dalla Roverella (Quercus pubescens)
ed   altre  querce  caducifoglie  termofile.  Tali  macchie  boschive
rappresentano  una  importante emergenza naturalistica e un pregevole
esempio  della  originaria  vegetazione  delle  bassi  pendici  etnee
degradanti verso il mare.
Aspetti geologici.
  La  porzione  di territorio del basso versante sud-orientale etneo,
della  quale le aree in questione occupano la parte centro-orientale,
e'  caratterizzata,  dal  punto  di  vista  geo-vulcanologico, da una
grande  varieta'  di  aspetti  direttamente  collegati alla copertura
lavica  piu' o meno recente, all'esistenza di scarpate (timpe) piu' o
meno   pronunciate   dovute   alla   tettonica   regionale  e  locale
(sollevamento   bradisismico)   ed   infine   ai  particolari  motivi
morfologici assunti dalla fascia costiera.
  Nell'area  sono  rappresentati, unico caso dell'intero comprensorio
etneo,  gli  elementi  attraverso  i  quali  e'  possibile,  in  modo
evidente, ricostruire le prime fasi dell'evoluzione geo-vulcanologica
dell'Etna.  Infatti  sono  individuabili:  il  basamento sedimentario
pre-etneo,  le  unita'  vulcano-stratigrafiche  piu' antiche e quelle
piu' recenti. Partendo dai terreni piu' antichi troviamo:
    colate  laviche  e piroclastiti recenti (Olocene da circa 1.800 a
15.000 anni);
    tufiti  del  basso  versante  sud-orientale (Pleistocene da circa
50.000 a 100.000 anni);
    lave, piroclastiti e tufiti dei centri eruttivi antichi (Calanna,
e Trifoglietto) (Pleistocene circa 100.000 a 300.000 anni);
    argille  marnose azzurre (Pleistocene inf. Medio da circa 300.000
a 1.500.000 anni).
  Il  basamento,  di natura sedimentaria, e' costituito dalle argille
marnose azzurre riferibili al Pleistocene inferiore - medio.
  L'affioramento  argilloso  piu'  esteso ed interessante, rispetto a
tutto  il  comprensorio  etneo,  e'  proprio  quello  che si rinviene
nell'area   in   esame.   In  alcuni  punti  si  notano  dei  livelli
centimetrici  di  materiale vulcanico in seno alle argille. Di fatto,
durante  la  deposizione delle argille esistevano nell'entroterra dei
modesti  centri  eruttivi  subaerei  dalla  cui attivita' hanno avuto
origine tali prodotti piroclastici.
  La  natura  eterogenea di questi livelli di materiale vulcanico, la
loro  limitata  estensione e la loro giacitura in lembi non continui,
sono  un  chiaro indizio che si e' in presenza di un'area piu' o meno
intensamente  rimaneggiata. E' da tenere in conto che l'area e' stata
ed  e'  ancora sede di un rilevante sollevamento ed e' interessata da
numerosi  disturbi  tettonici.  La presenza di piccole pomici a basso
peso  specifico fa dedurre che la loro deposizione sia avvenuta in un
ambiente  che  doveva  essere  o  un  mare  estremamente sottile (una
spiaggia) o un ambiente subacqueo continentale (palude o laguna).
  Le  prime  manifestazioni  vulcaniche  hanno  avuto  in  prevalenza
carattere   submarino   e   gli  affioramenti  piu'  interessanti  si
rinvengono  nell'area  in  esame.  Si  tratta  di intrusioni a debole
profondita'  e/o effusioni avvenute in mare poco profondo, quando era
ancora  in atto la deposizione delle argille. Le varie facies, dovute
sia   alla   genesi   che  ad  ambienti  di  efflusso  diversi,  sono
rappresentate   da   lave   colonnari,   pillow   -   lave  e  brecce
ialoclastitiche.
  Queste  facies  sono  tipiche di effusioni sub marine in un mare da
relativamente profondo a poco profondo.
  La  facies  caratterizzata  da brecce esplosive, blocchi ossidati e
micropillows  e'  tipica  di  ambienti intermedi subacquei e subaerei
quindi  di  ambiente  costiero  o di mare molto sottile e il punto di
emissione  doveva  trovarsi nei pressi dell'abitato di Ficarazzi e ad
est dello stesso.
  L'unita'  vulcano  -  stratigrafica  immediatamente  sovrastante le
argille  e'  rappresentata  da vulcaniti (lave, tufiti, piroclastiti)
che  sembra abbiano avuto origine dai primi modesti centri eruttivi a
carattere  prevalentemente  centrale.  Si  ritiene  che questi centri
dovevano  essere  ubicati  in  posizione alquanto periferica rispetto
all'attuale centro eruttivo. Nell'area in studio tali affioramenti si
rinvengono  in  banchi  piu' o meno fortemente dislocati e degradati,
poggianti sopra le argille pleistoceniche.
  Gli  affioramenti  di cui sopra sono stati ricoperti dalle correnti
laviche attribuibili al Mongibello recente.
  Intercalati  alle  lave  si  riscontrano  dei  banchi  piu'  o meno
compatti  di  tufiti  di  colore  grigio-scuro. In alcuni casi queste
tufiti poggiano direttamente sopra le argille pleistoceniche.
  Le  tufiti  presentano una granulometria molto variabile, talora si
notano   inglobati   anche   blocchi  lavici  di  grandi  dimensioni;
localmente sono state riscontrate impronte di fossili vegetali e piu'
raramente  macrofaune  marine.  Con  molta  probabilita' si tratta di
depositi  alluvionali  in  zone  lagunari o paludose in vicinanza del
mare.
  Alla  fine dell'attivita' dei suddetti centri eruttivi, si e' avuto
uno   spostamento   verso  NW  dell'attivita'  eruttiva  a  carattere
centrale, con la formazione di un altro edificio vulcanico denominato
«Mongibello»  nel  quale  e' stato possibile riconoscere due distinti
periodi di attivita', Mongibello antico e recente.
  Nell'area  in questione affiorano i prodotti effusivi riferibili al
Mongibello recente.
  Secondo  datazioni  eseguite  su reperti carboniosi l'attivita' del
Mongibello   recente   sarebbe   iniziata  circa  3000  anni  fa  con
manifestazioni  a  carattere prevalentemente effusive come dimostrano
gli affioramenti essenzialmente lavici presenti.
  Le  lave  recenti storiche affioranti nell'area sono il prodotto di
sistemi eruttivi ancora ben conservati.
  Esse  sono  rappresentate  dalle  cosiddette lave della Gazzena che
sembra  abbiano avuto origine da due conetti ubicati dentro l'abitato
di Trecastagni e siano giunte in mare formando il promontorio di Capo
Mulini e da quelle scaturite dal cono di Monte Serra vicino al centro
abitato di Viagrande.
  Dal   punto   di  vista  tettonico  questo  versante  dell'Etna  e'
interessato  da  alcune fra le piu' importanti direttrici a carattere
regionale.
  La  direttrice  nord-sud e' quella che assume particolare interesse
lungo  la  fascia  costiera  rappresentata  da  un vistoso sistema di
faglie  a  gradinata  con  rigetto  verso est che digrada piu' o meno
dolcemente  verso  il  mare  per  culminare  con l'alta falesia della
«Timpa» di Acireale.
  Questo sistema sembra continuare anche in mare.
  Un  sistema  di  faglie  con  orientazione prevalentemente nord-sud
interessa le zone di Torre Casalotto e di Santa Venera al Pozzo.
  Ritenuto  pertanto  che  la zona in oggetto e' caratterizzata dalla
presenza di emergenze di natura geologica e morfologica, archeologica
e  architettonica,  nonche'  da  rilevanti  connotazioni di carattere
ambientale e paesistico;
  Ritenuto  che,  per  quanto  sopra  espresso,  occorre,  cosi' come
richiesto dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania con nota prot. n.
8245  del  7 novembre  2005  e con le altre da essa richiamate, porre
rimedio  al rischio di interventi indiscriminati idonei ad alterare i
connotati  salienti  della  zona  comprendente l'area contermine alla
Torre  Casalotto  e l'area archeologica di Santa Venera al Pozzo, che
va salvaguardata, inibendo eventuali attivita' che possano modificare
l'aspetto  dei  luoghi di singolare pubblico interesse paesaggistico,
mediante   la   dichiarazione  di  immodificabilita'  temporanea,  in
applicazione dell'art. 5 della legge regionale n. 15/1991;
  Considerato che l'apposizione di un termine finale al provvedimento
di  vincolo  come  sopra  descritto  e'  imposto,  ferma  restando la
condizione   risolutiva   dell'approvazione  del  Piano  territoriale
paesistico  dell'area  suddetta, dal disposto dell'art. 2 della legge
19 novembre  1968,  n.  1187  e  dell'art.  1  della  legge regionale
5 novembre  1973,  n.  38,  applicabili  analogicamente  nel  caso di
specie;
  Ritenuto  che  alla  dichiarazione  di immodificabilita' temporanea
interessante  il  territorio suddetto, debba far seguito l'emanazione
di  una  adeguata  e  definitiva  disciplina di uso del territorio da
dettarsi  ai  sensi  dell'art. 143 del decreto legislativo n. 42/2004
mediante la redazione del Piano territoriale paesistico - Ambito 13 -
Area del cono vulcanico etneo, e comunque non oltre il termine di due
anni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella G.U.R.S.;
                              Decreta:
                               Art. 1.
  Al  fine  di garantire le migliori condizioni di tutela, ai sensi e
per  gli effetti dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n.
15,  fino all'approvazione del Piano territoriale paesistico - Ambito
13 - Area del cono vulcanico etneo e comunque non oltre il termine di
due  anni  dalla  data  di  pubblicazione  del presente decreto nella
Gazzetta   Ufficiale   della   Regione  siciliana,  e'  vietata  ogni
modificazione  dell'assetto  del  territorio, nonche' qualsiasi opera
edilizia,  con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria,
straordinaria,  di  consolidamento statico, di restauro conservativo,
che non alterino lo stato dei luoghi e l'aspetto esteriore della zona
comprendente   «l'area  contermine  alla  Torre  Casalotto  e  l'area
archeologica  di  Santa  Venera  al  Pozzo», ricadente nel territorio
comunale  di  Acicatena,  come  descritta  e delimitata in premessa e
nella  planimetria  allegata  al  presente decreto di cui forma parte
integrante e sostanziale.