LA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE
                PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

  Nella odierna seduta del 29 marzo 2007:
    visto  l'art.  4  del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281,
che  attribuisce  a  questa Conferenza la facolta' di sancire accordi
tra Governo, regioni e province autonome, in attuazione del principio
di  leale  collaborazione,  al  fine  di coordinare l'esercizio delle
rispettive competenze e svolgere attivita' di interesse comune;
    vista  la legge 30 marzo 2001, n. 125 «Legge quadro in materia di
alcol  e  di  problemi  alcolcorrelati» la quale prevede una serie di
adempimenti   finalizzati  alla  prevenzione,  cura  e  reinserimento
sociale    degli   alcolcodipendenti,   di   competenza   sia   delle
amministrazioni centrali sia delle regioni e delle province autonome;
    vista  la  prima  stesura  della  proposta  di Piano nazionale in
oggetto, pervenuta dal Ministero della salute con nota del 6 dicembre
2004 ed esaminata in sede tecnica il 13 dicembre 2004;
    considerato   che   la   regione   Toscana,  coordinatrice  della
commissione salute, con nota del 2 settembre 2005, ha formalizzato le
modifiche  apportate  dal  coordinamento  tecnico  delle regioni alla
proposta di Piano Nazionale;
    considerato  che la predetta proposta di Piano e' stata esaminata
dalla Consulta nazionale sull'alcol e i problemi correlati, presso il
Ministero delle politiche sociali, nella seduta del 12 dicembre 2005;
    vista  la nota in data 8 novembre 2006, con la quale il Ministero
della  salute  ha  inviato  una  nuova  stesura dello schema di Piano
nazionale alcol e salute, che recepisce le osservazioni delle regioni
e della Consulta nazionale alcol;
    considerato  che nel corso della riunione tecnica del 20 novembre
2006,   le   regioni   hanno   presentato  un  documento  concernente
osservazioni sullo schema in esame;
    vista  la nota in data 6 dicembre 2006, con la quale il Ministero
della  salute,  a  seguito delle osservazioni formulate dalle regioni
nel  citato  incontro  tecnico del 20 novembre 2006, ha trasmesso una
nuova  stesura  dello schema di accordo di cui trattasi che contempla
un'insieme di strategie e azioni di prevenzione e di contenimento del
danno  alcolcorrelato,  da  realizzarsi in collaborazione tra Stato e
regioni  e  province  autonome,  finalizzate alla puntuale attuazione
della predetta legge 30 marzo 2001, n. 125;
    considerato  che la regione Toscana, coordinatrice interregionale
in  sanita',  con  nota  del 29 gennaio 2007, ha comunicato il parere
favorevole  ed  ha  chiesto di espungere la parte relativa al «Regime
transitorio»;
    vista  la nota in data 5 febbraio 2007, con la quale il Ministero
della  salute  ha  inviato  la  definitiva  stesura della proposta di
accordo che recepisce quanto da ultimo richiesto dalle regioni;
    considerato  che,  su  quest'ultimo  testo,  la  regione Toscana,
Coordinatrice  interregionale  in sanita', con nota del 2 marzo u.s.,
ha comunicato il parere tecnico favorevole;
    acquisito, nel corso dell'odierna seduta, l'assenso del Governo e
dei presidenti delle regioni e delle province autonome;
                          Sancisce accordo
tra  il  Governo,  le  regioni  e le province autonome di Trento e di
Bolzano nei termini di seguito riportati.
                       Riferimenti normativi.
  Quest'ultimo  decennio  ha  visto  un  notevole  incremento di atti
normativi  e  programmatici  di  ambito  nazionale  e  internazionale
relativi  alle  problematiche alcologiche, che possono costituire una
solida  base  per l'implementazione di adeguati interventi ai bisogni
emergenti  nelle varie realta' territoriali del Paese in relazione ai
problemi alcolcorrelati.
  L'accordo   Stato/regioni  del  21  gennaio  1999  ha  inserito  il
coordinamento    delle    attivita'    relative   all'alcoldipendenza
nell'ambito  delle attivita' dei Dipartimenti per le dipendenze delle
aziende   U.S.L.,   vincolando   ad   assicurare   per   i   problemi
alcolcorrelati l'erogazione di interventi interdisciplinari integrati
e  la  disponibilita'  di  risorse  adeguate  alla  complessita'  dei
problemi.
  La  legge  18  febbraio  1999, n. 45, ha esteso i finanziamenti del
Fondo  nazionale  per  la  lotta  alla droga presso la Presidenza del
Consiglio  dei  Ministri  anche  a  progetti regionali e nazionali in
materia di «alcoldipendenza correlata».
  Il  decreto  legislativo  19  giugno  1999,  n.  229,  ha  previsto
espressamente,  all'art.  3-septies,  comma  4, la collocazione della
dipendenza  da alcol nell'ambito delle aree cui attengono prestazioni
sociosanitarie  ad  elevata integrazione sanitaria, da assicurarsi da
parte   delle  aziende  sanitarie  in  quanto  comprese  nei  livelli
essenziali di assistenza.
  L'atto  di  intesa  Stato-regioni del 5 agosto 1999, determinando i
requisiti minimi standard per l'autorizzazione al funzionamento e per
l'accreditamento  degli enti e delle associazioni private che operano
nel  campo  della  prevenzione,  cura  e riabilitazione delle persone
dipendenti  da  sostanze  di  abuso,  costituisce  evidentemente  una
regolamentazione   anche   degli  enti  operanti  nel  settore  della
dipendenza da alcol.
  La  legge 30 marzo 2001, n. 125 «Legge quadro in materia di alcol e
problemi   alcolcorrelati»   prevede   un   insieme   di  adempimenti
finalizzati  alla  prevenzione,  cura  e  reinserimento sociale degli
alcoldipendenti,  di competenza sia delle Amministrazioni centrali, e
in   particolare   salute   e   solidarieta'   sociale,   che   delle
amministrazioni regionali.
  La  legge  prevede  in particolare uno stanziamento di fondi per il
monitoraggio  dei  dati  relativi  all'abuso  di  alcol e ai problemi
alcolcorrelati  (Euro  516.457,00  annue dal 2001) e per le azioni di
informazione  e  di  prevenzione negli ambienti scolastici, militari,
penitenziari,  di  aggregazione  giovanile  (Euro 1.032.914 annue dal
2001),  assegnati al Ministero della salute. E' previsto altresi' uno
stanziamento   di   fondi   al   Ministero   dell'interno   ai   fini
dell'intensificazione dei controlli sulla guida.
  Nel  Piano sanitario nazionale 1998-2000 la riduzione dei consumi e
degli  abusi  di  alcol e' stata assunta quale specifico obiettivo da
conseguire tramite un insieme di azioni finalizzate alla acquisizione
di stili di vita piu' compatibili col mantenimento di un buon livello
di salute da parte della popolazione.
  Il   Piano  sanitario  nazionale  2003-2005,  confermando  tra  gli
strumenti  fondamentali  di  prevenzione  l'adozione di stili di vita
sani,  configura la prevenzione dell'abuso alcolico, e in particolare
di  quello  giovanile,  quale  specifica  tematica  da  inserire  nei
programmi  di  abbattimento dell'uso e abuso di sostanze. In tal modo
il Piano sanitario pone le premesse per l'attuazione nel nostro Paese
dei   due   piu'   recenti,   sottoindicati   provvedimenti  sanitari
dell'Unione europea in materia alcologica:
    raccomandazione  del  Consiglio  «Consumo di bevande alcoliche da
parte  di  bambini  e adolescenti», approvata dal Consiglio dell'U.E.
nel giugno   2001,   finalizzata   alla   protezione   delle  giovani
generazioni  dal  rischio rappresentato dai nuovi modelli di consumo.
Con  essa  il  Consiglio invita gli Stati ad esprimere un particolare
impegno, nel quadro delle misure da adottare in relazione al problema
dei giovani e l'alcol, in due settori principali:
      quello        attinente        agli        interventi        di
formazione/sensibilizzazione/promozione  della salute/prevenzione, da
attuarsi  anche  tramite  gli  strumenti  individuati  dalla  ricerca
finalizzata  e  la  partecipazione  dei  giovani  alle  attivita'  di
politica sanitaria che li riguardano;
      quello    attinente    agli    interventi   sulla   promozione,
commercializzazione  e  vendita delle bevande, da attuarsi tramite la
cooperazione con i settori economici interessati;
    conclusioni  del  Consiglio  su  una strategia comunitaria per la
riduzione dei danni alcolcorrelati, anch'esse approvate dal Consiglio
dell'U.E.  nel giugno  2001,  in  cui  la  Commissione  e' invitata a
studiare  la  possibilita'  di  sostenere  una  strategia comunitaria
globale  volta  a  ridurre  il  danno alcolcorrelato, a completamento
delle  politiche  nazionali  e per l'avvio di un piano per le diverse
azioni.
  Nel  documento  si prende atto che il consumo di alcol e' uno degli
elementi  determinanti per la salute nell'Unione europea, e vengono a
tale  proposito  proposte  strategie  di ampio respiro, che includano
misure  da  adottarsi  anche  in settori diversi da quelli di sanita'
pubblica, quali la ricerca, la tassazione, i consumi, la salvaguardia
del  consumatore,  i  trasporti,  la  pubblicita',  il  commercio, la
sponsorizzazione.  Adottando  quali fondamentali punti di riferimento
il  Piano  di azione europeo per l'alcol promosso dall'O.M.S. per gli
anni  2000-2005  (III  fase),  il  documento  O.M.S.  «Framework from
Alcohol  Policy  in  the  European  Region», la risoluzione WHA 58.26
del'O.M.S.  «Public  health problem caused by harmful use of alcohol»
nonche' la dichiarazione di Stoccolma sui giovani e l'alcol, viene in
particolare indicata la necessita' di basare le strategie e le azioni
sullo  sviluppo  di sistemi informativi e di monitoraggio relativi ai
consumi alcolici, ai danni alcolcorrelati, alle politiche e alla loro
efficacia in ambito comunitario.
                             Razionale.
  Il  consumo  di  alcol  e'  uno  degli elementi determinanti per la
salute  di una popolazione ed e' ormai evidente a livello scientifico
la  correlazione  tra  l'elevato  consumo  di  alcol  e l'aumento del
rischio di morbilita' e disabilita' psicofisica nonche' di mortalita'
per alcune cause.
  L'Italia  e'  un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, e in
particolare  di vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e
l'assunzione  moderata  di alcol e' una consuetudine alimentare molto
diffusa. Negli ultimi anni si stanno inoltre diffondendo, soprattutto
tra i giovani, modelli di consumo importati dai Paesi del nord Europa
che  comportano  notevoli  variazioni  nella quantita' e qualita' dei
consumi,  con  un  progressivo  passaggio  da  un bere incentrato sul
consumo   di   vino   o   bevande  a  bassa  gradazione  alcolica,  a
completamento dei pasti, a un bere al di fuori dei pasti, talvolta in
sostituzione  degli  stessi, e in occasioni ricreazionali, con uso di
bevande  ad  alto contenuto alcolico e in quantita' spesso eccessive.
In  queste  condizioni  l'alcol  diviene un possibile facilitatore al
consumo di altre droghe.
  Un  ulteriore  elemento  di  problematicita'  e'  rappresentato dai
consumi  di  bevande  alcoliche  tra  i  migranti  con modalita', per
culture, tradizioni e scopi, differenti da quelle finora descritte.
  Tali  nuovi  modelli  convivono  ancora  con  quelli  tradizionali,
variamente  distribuiti  tra  le  diverse classi di eta' e i sessi, e
cio'  rende  piuttosto complessa in questo momento storico la realta'
italiana.
  Ogni modello di consumo comporta d'altra parte rischi specifici per
la  salute e la sicurezza, ed e' pertanto importante rivolgere grande
attenzione  allo  studio  e  al  monitoraggio della distribuzione dei
consumi  e  dei  modelli di consumo nelle varie fasce di popolazione,
valutando  i  rispettivi  rischi  di  morbilita',  mortalita' e danno
sociale  per  poter  predisporre un adeguato sistema di interventi di
prevenzione primaria e secondaria.
  Per  gli  anni  1992-1999  l'Italia  ha  aderito al Piano di azione
europeo  per  l'alcol,  I  fase, promosso dall'O.M.S. con lo scopo di
aiutare  gli Stati membri ad ottenere una riduzione significativa nel
consumo di alcol nocivo per la salute e l'adozione di misure di lotta
contro  i comportamenti ad alto rischio. In relazione a cio' l'Italia
ha  adottato  strategie  di  sviluppo  per  le  attivita' del settore
alcologico  e  raggiunto  risultati  importanti,  centrando il target
proposto  dall'O.M.S.  della  riduzione  del  25% dei consumi annuali
pro-capite di alcol puro, cui ha fatto riscontro negli stessi anni la
riduzione del tasso di mortalita' per cirrosi epatica.
  L'Italia  ha  altresi' aderito nonche' partecipato attivamente alla
formulazione  del  II  piano  di  azione europeo per l'alcol proposto
dall'O.M.S. per gli anni 2000-2005.
  Col  piano  di azione europeo, II fase, l'O.M.S., preso atto che il
consumo dei prodotti alcolici e' responsabile del 9% del totale delle
cause  di  morte  nella regione europea, e' correlato a incidenti e a
episodi di violenza ed e' responsabile di larga parte della riduzione
delle  aspettative  di vita in molti Paesi, propone agli Stati membri
un  programma  di  ampio  respiro,  che  investe  le  competenze e le
responsabilita' di autorita' non soltanto sanitarie ma anche di altri
settori  quali quello economico e sociale, il cui obiettivo ultimo e'
quello  di  prevenire  e ridurre i danni alcolcorrelati nella regione
europea.
  L'Italia  ha  rafforzato  negli  ultimi  anni il sistema di servizi
sociali   e   sanitari   finalizzato  a  prevenzione,  trattamento  e
riabilitazione  della dipendenza da alcol, e con la legge n. 125/2001
e'  stata introdotta una regolamentazione in settori non direttamente
sanitari,  quali  la pubblicita', la vendita, il lavoro, ecc. D'altra
parte  la  legge  n.  125/2001  non e' ancora completamente attuata e
molto   rimane   da   fare.  Il  valore  degli  indicatori  di  danno
alcolcorrelato  e'  ancora  elevato  nel nostro Paese e il sistema di
prevenzione e assistenza ancora lontano dal far fronte ai bisogni.
  Per  quanto  attiene l'aspetto socio-sanitario, in molte regioni le
associazioni   del   volontariato   appaiono   ancora   svolgere,  in
particolare  per  quanto  riguarda  l'incentivazione e il sostegno al
cambiamento dei comportamenti e alla promozione di stili di vita sani
per   la  persona,  la  famiglia  e  la  comunita',  nonche'  per  la
riabilitazione,  un  ruolo  di supplenza (e non solo di supporto e di
collaborazione) nei riguardi dell'intervento pubblico.
  Per  tutte  queste  ragioni,  tenuto  conto  che  l'attuale assetto
normativo,  istituzionale e culturale del nostro Paese costituisce un
contesto   sufficientemente  maturo  per  la  realizzazione  di  piu'
puntuali  interventi,  il  Ministero della salute intende adottare un
Piano nazionale alcol e salute, facendo propri gli obiettivi proposti
dal II piano di azione europea dell'O.M.S. reinterpretati secondo gli
intenti della raccomandazione del Consiglio U.E. sul consumo alcolico
di  bambini  e  adolescenti  e delle conclusioni U.E. sulla strategia
comunitaria per la riduzione dei danni alcolcorrelati.
  Il  Piano  nazionale alcol e salute (PNAS) recepisce gli obiettivi,
le  strategie  e le azioni di interesse piu' specificamente sanitario
proposte  dal  II  piano  O.M.S., ferma restando la necessita', sulle
problematiche  alcolcorrelate, di un approccio interistituzionale, in
grado  di  coinvolgere  in  modo piu' diretto e puntuale tutte quelle
amministrazioni   non   sanitarie   che  possono  svolgere  un  ruolo
strategico   per  il  raggiungimento  degli  obiettivi  di  salute  e
sicurezza connessi con la riduzione del danno alcolcorrelato.
  Il Ministero della salute si impegna a sensibilizzare e coinvolgere
progressivamente le amministrazioni coinvolte.
  L'esigenza  di un approccio interistituzionale si pone in relazione
a un duplice ordine di problemi:
    il  rischio  di  danni  alla salute psicofisica sta assumendo nel
nostro  Paese  un andamento preoccupante, con particolare riferimento
alla  popolazione  giovanile  ma  anche alle donne e alla popolazione
anziana,  e deve essere quindi contenuto prima che arrivi ad assumere
quei caratteri di gravita' gia' presenti in altri Paesi europei.
  Dato  il  carattere  legale,  diffuso  e  socialmente accettato del
consumo  di  alcol,  e'  necessario  dunque  contemplare tutte quelle
strategie  ed  azioni  di  piu'  ampia  e  specifica valenza sociale,
economica, giuridica e quant'altro che possono scaturire da una presa
d'atto da parte di tutta la societa' sui pericoli connessi e favorire
una ridefinizione culturale dell'immagine della bevanda alcolica, che
sottolinei i possibili effetti dannosi dell'alcol;
    il  sistema sanitario si trova a dover sostenere, in relazione ai
danni alcolcorrelati, costi elevatissimi per garantire le prestazioni
di   assistenza   sanitaria  e  sociosanitaria  nelle  due  macroaree
dell'assistenza ospedaliera e distrettuale ai vari livelli essenziali
di   intervento   previsti.   Di  fronte  a  tali  oneri  l'autorita'
responsabile  del  Servizio sanitario nazionale non puo' non rilevare
l'esistenza di responsabilita' in tante altre istituzioni e soggetti,
pubblici  e  privati,  ivi compresi il mondo della produzione e della
distribuzione, che e' necessario pertanto richiamare e coinvolgere in
un ruolo attivo per la prevenzione del danno alcolcorrelato.
  D'altra  parte  va  preso atto che i costi del danno alcolcorrelato
non si ripercuotono solo sul sistema sanitario, ma si pagano anche in
termini  sociali  ed  economici in senso lato, in anni di vita persi,
anni  di  lavoro  persi,  sofferenza delle famiglie e dell'individuo,
violenza e disadattamento sociale.
  Per  tali  motivi  il  Piano  nazionale alcol e salute non puo' non
richiedere un successivo e piu' ampio Piano nazionale alcol.
                     Le dimensioni del problema.
  L'O.M.S.  nel 2003 ha rilevato per l'Italia, sulla base di un trend
decrescente  iniziato  dagli  anni  '80,  un  consumo medio annuo pro
capite di alcol puro di 7,6 litri, contro i 13,9 del 1980 e i 9,8 del
1990 (tab. 1).
  In  relazione  alla  popolazione  di  15  anni  ed oltre, il valore
rilevato  al  2003, di 10,5 litri pro capite (tab. 2), e' in calo nel
lungo periodo (17,9 nel 1980 e 11,7 litri nel 1990) mentre risulta in
crescita  rispetto  al  2002  (9,2 litri) ed agli anni immediatamente
precedenti.  Sebbene  l'O.M.S.  consideri  auspicabile per il 2015 un
consumo  molto  piu'  ridotto,  che  ammonta  a 6 litri l'anno per la
popolazione  di  15  anni  e  piu' ed a zero litri per la popolazione
d'eta' inferiore, il dato Italia al 2003 si attesta al di sotto della
media  europea  (11,4 litri pro capite), cosi' come di numerosi Paesi
che  vi  appartengono,  tra  i quali Germania (12,7), Francia (12,3),
Spagna (11,7), Regno Unito (11,4) e Portogallo (11,1).
  L'indagine ESPAD 2003 (Europea School Survey Project on Alcohol and
other Drugs) condotta in Italia su un campione di studenti fra i 15 e
i  16  anni  dal Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione
con il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, rileva che,
in relazione alla tendenza ad ubriacarsi, il 13% dei giovani italiani
intervistati    opera    un'assunzione    di   alcolici   finalizzata
all'ubriacatura  (il  19%  dei  maschi  e l'8% delle femmine), che va
sotto  il  nome  di  «binge  drinking», ovvero consumo contestuale di
cinque  o  piu'  bevande alcoliche, piu' di tre volte nel corso degli
ultimi  trenta  giorni  dall'intervista.  Il  dato  risulta  in lieve
diminuzione  per  le femmine rispetto al 1999 ed al 1995, anni in cui
si  e'  registrato il 9% di risposte affermative, mentre tra i maschi
si e' rilevato un decremento di sei punti percentuali rispetto al 25%
del  1995  (il  dato al 1999 relativo all'indagine ESPAD per i maschi
non e' risultato disponibile), (tab. 3).
  Nel  contesto  internazionale,  relativamente  alle  intossicazioni
acute  da  alcol  (dieci o piu' ubriacature nel corso dei dodici mesi
precedenti  l'intervista),  l'Italia con il 7% per i ragazzi ed il 2%
per  le  ragazze  si  pone, insieme con la Francia, agli ultimi posti
della graduatoria a livello europeo (comunicato del CNR). Inoltre sia
maschi  che  femmine,  in  relazione  alle ubriacature avvenute venti
volte o piu' nell'intero arco della vita ed al superamento del limite
delle  tre ubriacature negli ultimi trenta giorni dall'intervista, si
pongono  tra  il  diciassettesimo  ed  il diciannovesimo posto in una
graduatoria  decrescente  che  vede  coinvolti ventitre Paesi europei
(tab. 4).
  L'indicatore relativo all'intossicazione etilica avvenuta tre volte
o   piu'   nei   trenta   giorni   precedenti  l'intervista,  risulta
complessivamente  in  aumento rispetto al 1999 (il 7% rispetto al 3%)
sebbene  si  mantenga ancora al di sotto dell'8% registrato nel 1995,
con  il  piu' forte incremento rilevato per i maschi (il 9% nel 2003,
rispetto al 5% nel 1999 ed all'8% del 1995), (tabelle 4-5).
  L'indicatore relativo agli episodi di ubriachezza (ubriachi piu' di
venti  o  piu'  volte  nel  corso  della  vita)  registra nel 2003 un
incremento,  con  un  valore complessivo del 5% (8% per i ragazzi, 3%
per  le ragazze) rispetto al 2% del 1999 (4% per i ragazzi, 2% per le
ragazze),   (tab. 6).  Il  Progetto  del  WHO  Health  Behaviours  in
Schoolaged  Children (HBSC), attraverso l'indagine 2001-2002, rileva,
tra  i  giovani  11-15enni italiani per specifica eta' anagrafica, le
seguenti  prevalenze  di  ubriacature avvenute due o piu' volte: a 11
anni  il  5,1%  ed il 1,0% rispettivamente per maschi e femmine; a 13
anni  il  7,4%  ed  il  5,2%  e  a  15  anni il 22,8% ed il 16,8%. Il
posizionamento    dell'Italia    rispetto   ai   trentacinque   Paesi
partecipanti  all'indagine,  per  i ragazzi undicenni, e' al di sopra
della  media  HBSC,  sia  per  i  maschi  che  per  le femmine (media
rispettivamente  del  4,3%  ed  1,5%), mentre in relazione ai 13 e 15
anni  l'Italia  si  posiziona  agli  ultimi posti (32ª) mostrando per
entrambi  i sessi dei valori percentuali che corrispondono circa alla
meta' rispetto alla media dei Paesi rilevati (vedi fig. 3.12 HBSC).
  Secondo i dati dell'indagine «Eurobarometro» 2002 della Commissione
europea,   riportati  in  «Health,  Food  and  Alcohol  and  Safety»,
l'Italia,  seconda  solo  al  Portogallo, e' una delle nazioni in cui
risulta  il numero piu' elevato di giorni in cui sono stati consumati
alcolici   (nelle   quattro  settimane  precedenti  l'intervista),  a
dispetto  della  piu'  bassa  concentrazione  del consumo nei singoli
giorni,  il  che  appare  correlato  all'abitudine  molto diffusa del
consumo  di  vino durante i pasti. Il numero di italiani che dichiara
di  non ritenere pericoloso il consumo di alcol e' pari al 66%, quota
superiore alla media europea (62%).
  Inoltre  l'Italia presenta la minor frequenza di abusi alcolici, il
piu' basso consumo medio giornaliero di alcol ma la piu' precoce eta'
di  avvio  al  bere  con  una  media  di  12,2  anni rispetto ai 14,6
dell'Unione  europea.  Secondo  le  stime dell'Osservatorio nazionale
alcol-OssFAD  dell'Istituto superiore di sanita' sono circa 800.000 i
giovani  14-16enni  al  di  sotto  dell'eta' legale che dichiarano di
consumare  bevande  alcoliche  (Alcol  Prevention  Day 2005, OssFAD);
rappresentando  il  40%  dell'intera  popolazione  dei  14-16enni  in
Italia.
  Riguardo  alla  distribuzione  del  consumo  e  alla  popolazione a
rischio,  l'Osservatorio  nazionale  alcol-OssFAD stima pari al 14,4%
della  popolazione  gli  individui  a  maggior  rischio  che  non  si
attengono  alle  linee guida per una sana alimentazione (20 grammi di
alcol  al  giorno  per  le  donne,  pari a 1-2 unita' alcoliche di 12
grammi,  40  grammi  al  giorno  per  gli  uomini,  pari a 2-3 unita'
alcoliche  di una qualsiasi bevanda alcolica) (rapporto Osservasalute
2004  e 2005, ISBN 88-343- 5016-2 Vita e Pensiero ed.). Le prevalenze
piu'  elevate  si  registrano nelle classi di eta' 45-64 e 65-74 anni
per entrambi i sessi. Il 9,8% dei consumatori di bevande alcoliche ed
il  2,0%  circa  delle  consumatrici secondo i dati dell'Osservatorio
nazionale alcol-OssFAD sono considerabili «heavy drinkers» secondo le
definizioni del WHO.
  Analizzando  piu'  nel dettaglio la qualita' dei consumi del nostro
Paese,   in   base  ai  dati  ISTAT  che  si  evincono  dall'indagine
Multiscopo,  tra  il  2002  ed il 2003 tende a diminuire il numero di
persone  che  consumano  vino  almeno una volta l'anno (dal 57,4% del
2002  al 55,9% del 2003), (tab. 7), mentre risulta in crescita quello
dei  consumatori  di  birra (dal 46,3% del 2002 al 47,2% del 2003), e
l'abitudine al consumo di alcolici fuori pasto (dal 23,2% del 2002 al
25,8% del 2003).
  E'  stata  al  contempo  rilevata  una crescita dell'abitudine agli
alcolici  fuori  pasto,  complessivamente piu' elevata tra gli uomini
(il 38,0% nel 2003 rispetto al 35,1 nel 2002) rispetto alle donne (il
14,3%  nel  2003  rispetto  al  12,1%  nel  2002). La crescita e' per
entrambi  i sessi piu' forte nella fascia d'eta' compresa tra i 18 ed
i  39  anni (il 34,2% nel 2003 rispetto al 30,1% nel 2002), mentre si
posiziona  al secondo posto la fascia dei giovani d'eta' compresa tra
i 14 ed i 17 anni (il 18,6% nel 2003 rispetto al 15,1% nel 2002). Tra
questi  ultimi  le  dorme  presentano  il  piu'  forte incremento dei
consumi  di alcolici fuori pasto con una differenza che ammonta a 4,7
punti  percentuali tra il 2002 ed il 2003 (il 16,2% del 2003 rispetto
all'11,5% del 2002), (tab. 8).
  Il  tasso  nazionale  di  ospedalizzazione  per diagnosi totalmente
attribuibili  all'alcol e' di 177,1 (valore per 100.000 abitanti) nel
2002  (tab. 9),  in  aumento  rispetto al 172,2 del 2000, con il piu'
elevato  incremento  rilevato  per  gli  uomini di 55 anni e piu' (il
505,1  nel  2002  rispetto al 486,9 del 2000), ed un decremento nella
fascia  d'eta'  compresa  tra  i  15  ed i 35 anni (il 124,7 nel 2002
rispetto  al  131,6 del 2000). Tra le donne la piu' forte crescita e'
stata  registrata  nella fascia d'eta' compresa tra i 36 ed i 55 anni
(il  120,3 nel 2002 rispetto al 109,5 del 2000) mentre si e' rilevato
un lieve decremento del tasso tra le donne con piu' di 55 anni d'eta'
(il  102,9  del  2002  rispetto al 104,8 del 2000). In relazione alla
fascia  giovane,  risulta  in  aumento  il  tasso di ospedalizzazione
specifico  per  la  classe di eta' 0-14 anni per patologie totalmente
attribuibili  all'alcol,  da 3,9 a 4,6 per mille abitanti maschi e da
1,8  a  2,4  per  mille  abitanti  di sesso femminile prevalentemente
legati  alla  diagnosi  «Effetti  tossici dell'alcol» (16,8 per mille
abitanti),  con  circa  la  meta'  delle regioni italiane al di sopra
della media nazionale.
  La distribuzione percentuale delle diagnosi totalmente attribuibili
all'alcol  nell'anno  2002  ci  mostra  i  valori  piu' elevati tra i
soggetti  di  oltre 55 anni d'eta' (tab. 10), con la prevalenza delle
diagnosi  di  cirrosi  epatica,  cardiomiopatia,  steatosi e gastrite
alcolica.  Nei  giovani  tra i 15 e 35 anni prevalgono le diagnosi di
abuso  alcolico,  effetti  tossici  dell'alcol  ed  avvelenamento  da
antagonisti dell'alcol.
  Nell'anno  2004  sono  stati  rilevati  dall'ISTAT 16.192 incidenti
stradali  (tab. 11)  avvenuti  nelle  notti  tra  venerdi'  e sabato,
circostanze  temporali  nelle quali e' piu' forte la correlazione tra
incidente  stradale  e  abuso  di sostanze ivi compreso l'alcol, piu'
numerosi  rispetto  ai 15.326 del 2000. Le conseguenze hanno comunque
fatto  registrare  una  contrazione  della  mortalita'  pari  al 9,6%
rispetto al 2000 (829 morti nel 2004 rispetto ai 917 morti del 2000),
con  un  indice di mortalita' media pari al 5,1% nel 2004, a dispetto
del 6,0% del 2000.
  Per  i  giovani  tra  i  15  ed  i  24  anni  l'incidente  stradale
(accidentalita'   stradale   da   veicolo   a   motore,   secondo  la
classificazione  ISTAT  delle  cause  di  morte) costituisce la causa
primaria  di decesso con il 46,2% sul totale dei decessi rilevati nel
2002, in aumento rispetto al 44,1% del 2000 (tab. 12).
  Nel 2003 sono risultati in carico presso i servizi territoriali per
le   alcoldipendenze  operanti  nell'ambito  del  Servizio  sanitario
nazionale  51.186  soggetti  alcoldipendenti  (38.620 uomini e 12.566
donne,  (tab.  13).  Rispetto  ai  livelli  del  1996 (tab. 14) si e'
registrato  un  incremento  costante  degli  alcolisti afferenti alle
strutture  sanitarie  pubbliche,  con un incremento complessivo degli
alcoldipendenti  in  carico  del  138,0% in sette anni. Cresce tra il
2002  ed  il 2003 il numero di coloro che hanno tra i 20 ed i 29 anni
eta',  i quali rappresentano nel 2003 il 9,3% del totale, rispetto al
9,1%  del  2002, mentre sono in calo i soggetti che appartengono alla
fascia  d'eta'  compresa  tra  i  30  ed i 49 anni (il 52,4% nel 2003
rispetto al 53,1 del 2002). L'eta' media dei nuovi utenti nei servizi
e' in lieve diminuzione tra gli uomini (43,0 anni nel 2003 rispetto a
43,3  anni  nel  2002), e risulta in lieve aumento tra le donne (45,9
anni nel 2003 rispetto a 45,2 nel 2002), (tab. 14); in relazione agli
utenti  gia'  in  carico  aumenta  di  circa  un  anno  l'eta'  media
dell'utenza  femminile  (47,9  nel  2003  rispetto  a 46,8 nel 2002),
mentre  subisce un leggero calo l'utenza maschile (45,7 anni nel 2003
rispetto a 45,9 anni nel 2002).
    Obiettivi e sub obiettivi del Piano nazionale alcol e salute
  Il  Piano  nazionale  alcol  e  salute si articola in un insieme di
strategie  e  azioni  che affrontano i problemi posti dalla specifica
duplice valenza dell'alcol in quanto:
    1) componente di bevande liberamente prodotte e commercializzate,
socialmente  accettate  e  inserite  in  schemi  comportamentali  ben
integrati nella cultura del nostro Paese;
    2)  sostanza  fortemente  psicotropa  in grado di provocare gravi
problemi  acuti  e cronici (fisici, psichici e sociali) nonche' gravi
dipendenze al pari delle droghe.
  Tenendo  conto  di  tale  duplice  valenza,  sono stati individuati
alcuni  obiettivi  prioritari  e, in relazione ad essi, un insieme di
aree  strategiche  e azioni prioritarie per il triennio 2007-2009, da
attivarsi  secondo  i  modelli  organizzativi  propri  delle  singole
regioni,  e  i  cui risultati saranno monitorati e verificati secondo
specifici indicatori.
  In  considerazione  di  quanto  detto  sopra,  il PNAS assume quale
obiettivo  finale  la  prevenzione  e  riduzione  della  mortalita' e
morbilita' alcolcorrelate nel nostro Paese, ponendosi i sottoindicati
obiettivi intermedi:
    aumentare  la  consapevolezza del rischio connesso con il consumo
delle  bevande alcoliche nella popolazione generale e in alcune fasce
di  popolazione  particolarmente  esposte  (anziani, giovani, donne),
nonche'  il  sostegno  a  favore  delle  politiche di salute pubblica
finalizzate alla prevenzione del danno alcolcorrelato;
    ridurre  i consumi a rischio (e in particolare quelli eccedentari
e  al  di  fuori  dei  pasti)  nella popolazione e in particolare nei
giovani, nelle donne e nelle persone anziane;
    ridurre la percentuale dei giovani minori di 18 anni che assumono
bevande alcoliche, nonche' l'eta' del primo contatto con le stesse;
    ridurre   il   rischio   di   problemi  alcolcorrelati  che  puo'
verificarsi  in  una varieta' di contesti quali la famiglia, il luogo
di lavoro, la comunita' o i locali dove si beve;
    ridurre la diffusione e la gravita' di danni alcolcorrelati quali
gli  incidenti  e  gli  episodi di violenza, gli abusi sui minori, la
trascuratezza familiare e gli stati di crisi della famiglia;
    mettere  a disposizione accessibili ed efficaci trattamenti per i
soggetti con consumi a rischio o dannosi e per gli alcoldipendenti;
    provvedere  ad assicurare una migliore protezione dalle pressioni
al  bere  per i bambini, i giovani e coloro che scelgono di astenersi
dall'alcol.
  In  relazione  agli  obiettivi suddetti, si assumono i seguenti sub
obiettivi:
    aumentare    la   diffusione   dei   metodi   e   strumenti   per
l'identificazione precoce della popolazione a rischio;
    aumentare  la  percentuale  di  consumatori problematici avviati,
secondo  modalita'  adeguate alla gravita' dei problemi, al controllo
dei  propri  comportamenti  di  abuso, con particolare riferimento ai
giovani;
    garantire  l'adeguamento  dei servizi secondo le previsioni della
legge  n.  125/2001  e  aumentare  la  qualita' e la specificita' dei
trattamenti nei servizi specialistici per la dipendenza da alcol.
                          Aree strategiche.
  Per  raggiungere  gli  obiettivi  e  i  sub  obiettivi indicati, si
propongono  le  seguenti  aree strategiche di intervento prioritario,
con  l'indicazione  dei risultati attesi per ciascuna di esse nonche'
delle azioni da implementare:
    1) informazione/educazione;
    2) bere e guida;
    3) ambienti e luoghi di lavoro;
    4) trattamento     del     consumo     alcolico     dannoso     e
dell'alcoldipendenza;
    5) responsabilita' del mondo della produzione e distribuzione;
    6) capacita'   sociale   di  fronteggiare  il  rischio  derivante
dall'uso dell'alcol;
    7) potenzialita'  delle  organizzazioni  di  volontariato e mutuo
aiuto e delle organizzazioni non governative;
    8) monitoraggio   del   danno  alcolcorrelato  e  delle  relative
politiche di contrasto.
  Resta  ferma,  quale  indispensabile strumento per la realizzazione
degli  obiettivi  indicati,  la  necessita'  di promuovere la cultura
alcologica  di  tutti gli operatori a qualsiasi titolo coinvolti e di
provvedere   adeguatamente   alla   formazione  e  aggiornamento  del
personale  interessato  nell'ambito  delle  aree  sanitaria, sociale,
educativa e psicologica, da realizzare anche favorendo l'applicazione
dell'art.  5 della legge n. 125/2001 sulle modifiche agli ordinamenti
didattici universitari.
                 Area «In formazione ed educazione»
Risultati attesi:
    sviluppo nella popolazione generale e nei gruppi piu' vulnerabili
di  una  maggiore  conoscenza  e  consapevolezza  del danno provocato
dall'alcol  sulla  salute  e  sul  benessere individuale, familiare e
sociale;
    sviluppo  nei  bambini e nei ragazzi della consapevolezza e delle
abilita'  necessarie a fare scelte a favore della salute in relazione
al bere;
    sviluppo  nelle  comunita'  e  nelle  famiglie  di  atteggiamenti
tutelanti la crescita e l'educazione a stili di vita sani dei minori,
compresa la protezione dalle pressioni al bere.
                               Azioni:
    attuare  programmi  di  informazione,  comunicazione e promozione
della  salute,  sia locali che nazionali, anche tramite i mass media,
per  informare  sui  danni  prodotti  dall'alcol  alla  salute  e  al
benessere  di  individui,  famiglie  e  comunita' e per promuovere il
sostegno  pubblico alle politiche sanitarie e sociali che contrastano
il danno alcolcorrelato;
    attivare  una  collaborazione  con  il  mondo della scuola (dalla
materna  alle superiori) per l'adozione di un programma di promozione
della  salute  di  ampio  respiro,  in cui trovino spazio adeguato la
prevenzione  del danno alcolcorrelato e l'insegnamento delle abilita'
necessarie a fronteggiare le pressioni sociali al bere.
                         Area «Bere e guida»
Risultati attesi:
    riduzione  del numero degli incidenti alcolcorrelati, nonche' del
numero di morti e feriti, in particolare tra i giovani.
                               Azioni:
    attivare  interventi informativi volti a promuovere la diffusione
di  corrette  conoscenze sulle conseguenze prodotte dall'uso di alcol
nella guida;
    attivare   una   collaborazione   con   le   istituzioni   locali
responsabili  dei  controlli  dell'aria  espirata, per promuovere una
capillare  attivazione  sulle  strade  di  controlli  sia  mirati che
randomizzati  nonche'  per organizzare azioni preventive di comunita'
che   pongano  in  grande  evidenza  i  controlli  casuali  dell'aria
espirata,  soprattutto  nei luoghi e nelle occasioni del divertimento
giovanile a rischio di abuso alcolico;
    favorire  l'integrazione delle commissioni mediche per le patenti
secondo  quanto  previsto  dall'art.  6,  comma 1a)  della  legge  n.
125/2001.
                 Area «Ambienti e luoghi di lavoro»
                          Risultati attesi:
    riduzione  del danno prodotto dall'alcol sui luoghi di lavoro, in
particolare  nei  luoghi  di  lavoro  a  rischio  per  la salute e la
sicurezza  di  terzi,  soprattutto per quanto attiene alla violenza e
agli incidenti.
                               Azioni:
    attivare  la  collaborazione  del  mondo  delle  imprese  e delle
organizzazioni  sindacali,  anche  d'intesa  con  le  amministrazioni
regionali del lavoro e nell'ambito di quanto previsto dalle normative
sulla  sicurezza  nonche' dalla legge n. 125/2001, per promuovere nei
luoghi  di lavoro una politica sull'alcol fondata sull'educazione, la
promozione   della   salute,   la   tempestiva   identificazione,   o
autoidentificazione,  dei  soggetti  a  rischio  e la possibilita' di
intraprendere,   nel   pieno   rispetto  della  privacy,  trattamenti
integrati   resi   disponibili   presso   le  strutture  sanitarie  e
sociosanitarie.
Area     «Trattamento     del     consumo    alcolico    dannoso    e
                        dell'alcoldipendenza»
                          Risultati attesi:
    disponibilita'  per i singoli e per le famiglie di un trattamento
accessibile ed efficace per tutto l'arco dei problemi alcolcorrelati,
dal consumo a rischio e dannoso all'alcoldipendenza.
                               Azioni:
    provvedere  al  coinvolgimento  e alla formazione degli operatori
della  medicina  di  base,  e  in  particolare dei medici di medicina
generale,  pediatri  e  medici  dei  dipartimenti di prevenzione, per
l'identificazione  precoce  dei  soggetti  a  rischio,  anche tramite
strumenti  di screening comportamentale mirati e attendibili, nonche'
per l'intervento breve nei confronti del consumo alcolico nocivo;
    favorire  un  approccio integrato che coinvolga, oltre ai servizi
sanitari,  i medici di medicina generale, i servizi sociali, i gruppi
di  autoaiuto,  le istituzioni scolastiche, giudiziarie, il mondo del
lavoro e le altre istituzioni interessate;
    costruire   un  sistema  complesso  di  trattamento  accessibile,
efficace,  flessibile e affidabile, basato su evidenze scientifiche e
su una adeguata valutazione dei bisogni;
    assicurare  risposte  per  tutte  le  varie fasi del trattamento,
provvedendo   alla   disintossicazione,  valutazione,  confronto  dei
trattamenti  possibili,  prevenzione dalle ricadute e riabilitazione,
anche  tramite  metodi  di  gestione  complessiva  per  gli alcolisti
conclamati arruolati in programmi di astinenza.
  Area «Responsabilita' del mondo della produzione e distribuzione»
                          Risultati attesi:
    maggiore     responsabilizzazione     e    disponibilita'    alla
collaborazione  nei programmi di prevenzione dei danni alcolcorrelati
da parte del mondo della produzione e distribuzione;
    implementazione  di  misure  atte  a  favorire  in particolare il
rispetto dei limiti legali di eta' per la somministrazione di bevande
alcoliche  e a limitare, comunque, l'accesso dei giovani alle bevande
alcoliche;
    riduzione degli incidenti alcolcorrelati all'uscita di ambienti e
contesti dove si beve abitualmente.
                               Azioni:
    attivare  un  monitoraggio  permanente  per la stima dell'impatto
dell'alcol  sulla  salute  e  per  la valutazione dei costi relativi,
nonche'  per  la valutazione dell'adeguatezza delle politiche sociali
ed economiche nel settore della produzione di bevande alcoliche;
    favorire  l'inserimento dei soggetti che lavorano nel campo della
vendita   e   somministrazione  di  bevande  alcoliche  in  specifici
programmi  di  formazione  che  ne  accrescano la consapevolezza e il
senso della responsabilita' personale, etica e legale.
Area «Capacita' sociale di fronteggiare il rischio derivante dall'uso
                             dell'alcol»
                          Risultati attesi:
    incremento  delle  azioni di comunita' finalizzate alla riduzione
locale  di  problemi  quali gli incidenti stradali alcolcorrelati, la
somministrazione  e  vendita  ai  minori,  i  consumi dei minori e in
particolare quelli piu' a rischio;
    incremento  della  consapevolezza  e  della  sensibilita'  per  i
problemi  alcolcorrelati nell'ambito di tutti quei settori di governo
della  comunita'  che  possono  influire  per  l'adozione di efficaci
politiche alcologiche.
                               Azioni:
    attivare,  partendo  dalle  esigenze  fondamentali  di  salute  e
sicurezza   della  popolazione,  la  collaborazione  di  settori  non
sanitari   quali   quello   educativo,  sociale  e  giudiziario,  per
assicurare agli operatori una educazione ed un training professionale
in  campo  alcologico,  ai  fini  di garantire un effettivo approccio
multisettoriale;
    promuovere  e  supportare programmi socio-sanitari che rafforzino
la  mobilitazione  della  comunita',  lo  sviluppo  e l'azione di una
leadership nella prevenzione dei problemi collegati all'alcol;
    avviare  la  sperimentazione  nell'ambito  regionale di almeno un
progetto  di  comunita'  coordinato  e  sostenibile  per  prevenire i
problemi alcolcorrelati.
Area   «Potenzialita'   delle   organizzazioni   non  governative  di
                   volontariato e di mutuo aiuto»
                          Risultati attesi:
    incremento  del  sostegno alle organizzazioni non governative, di
volontariato  e  di mutuo aiuto che promuovono iniziative finalizzate
alla prevenzione o alla riduzione del danno alcolcorrelato.
                               Azioni:
    supportare, anche attraverso un sostegno all'attivita' ordinaria,
le organizzazioni non governative e di volontariato e mutuo aiuto che
hanno  esperienza e competenza ad operare sia a livello professionale
che  a  livello  di  azione  civile ai fini della riduzione del danno
provocato  dall'alcol,  per  migliorare l'informazione e sostenere lo
sviluppo   e   l'implementazione   di  politiche  efficaci  in  campo
alcologico.
Area   «Monitoraggio   del  danno  alcolcorrelato  e  delle  relative
                       politiche di contrasto»
                          Risultati attesi:
    implementazione   in   ogni   regione   di   efficaci   politiche
sociosanitarie  in  campo  alcologico,  di  portata quanto piu' ampia
possibile  per  quanto  consentito  dalla  collaborazione delle altre
istituzioni non sanitarie;
    implementazione     di    un    sistema    informativo    e    di
monitoraggio/sorveglianza   sul   consumo  di  alcol  e  sui  modelli
comportamentali  connessi, sui danni alcolcorrelati e sulle politiche
alcologiche realizzate a livello regionale e locale.
                               Azioni:
    sviluppare in ciascuna regione un piano che recepisca il PNAS, ne
individui  le  specifiche  modalita'  in ambito regionale, secondo le
priorita'  di  salute  emergenti  e  le peculiarita' organizzative di
ciascuna regione;
    creare   una   rete  a  cui  aderiscono  tutte  le  Regioni,  che
costituisca   una   struttura  efficace  per  il  monitoraggio  e  la
valutazione  del  consumo  e  dei  modelli di consumo alcolico, degli
indicatori  del danno alcolcorrelato, dell'efficacia degli interventi
adottati e delle risposte istituzionali ai vari livelli di interesse,
con  la  funzione,  tra  l'altro,  di  orientare l'investimento delle
risorse   pubbliche  disponibili  per  i  problemi  alcologici  verso
interventi di buona pratica, la cui efficacia sia stata adeguatamente
dimostrata.
                            Metodologia:
    le azioni strategiche del PNAS saranno implementate dalle regioni
e  coinvolgeranno  varie  strutture  e soggetti del sistema sanitario
nazionale  quali  i  servizi  alcologici  organizzati  secondo i vari
modelli regionali, i Dipartimenti delle dipendenze, i Dipartimenti di
salute  mentale,  medici di medicina generale, le aziende ospedaliere
ed  universitarie,  le associazioni di mutuo aiuto e di volontariato.
Saranno altresi' coinvolti, per quanto possibile in questa prima fase
del  PNAS,  altre  strutture, istituzioni e soggetti non sanitari che
possono  influire  sulla popolazione target del PNAS, quali le scuole
di ogni ordine e grado, le organizzazioni ricreative e dello sport di
interesse  per  i  giovani,  i  centri  ricreativi per gli anziani, i
consultori   materno   infantili,  le  imprese  e  le  organizzazioni
sindacali,  le  istituzioni  giudiziarie e di polizia, il mondo della
produzione e della distribuzione delle bevande alcoliche;
    le    attivita'   del   PNAS   prevedono   l'attivazione   e   la
standardizzazione  di  adeguati  flussi  informativi  e/o  sistemi di
sorveglianza  riguardo  alla prevalenza dei fenomeni interessati, con
particolare  riferimento  ai  piu'  nuovi e pericolosi, anche tramite
indagini   periodiche   sulla   frequenza   dei  fattori  di  rischio
comportamentali.
                 Collaborazione interistituzionale:
    le  regioni  attivano  un  gruppo  tecnico  interregionale  sulle
problematiche alcolcorrelate, individuando una regione capofila;
    viene  definito  un gruppo tecnico congiunto (sottocomitato CCM e
sottocommissione    «Alcol»    delle    regioni)    per    affrontare
prioritariamente i seguenti argomenti:
      a.  nuovi  criteri  di monitoraggio dei dati con individuazione
degli indicatori, tenendo conto che questi dovranno essere funzionali
alla  predisposizione  della  relazione  al Parlamento prevista dalla
legge n. 125/2001;
      b.   individuazione   delle  azioni  prioritarie  rivolte  alla
protezione ed alla promozione della salute;
    le  regioni  e  le  province  autonome  di  Trento  e  Bolzano si
raccordano, tramite i propri referenti, per:
      1. implementare le azioni del PNAS a livello territoriale;
      2.  sviluppare e incrementare un sistema informativo integrato,
concordando  metodi  e  strumenti  di  rilevazione,  definizione  dei
fenomeni da rilevare, strumenti di misura, linee guida e training per
il personale reclutato;
      3.  individuare  ed  estendere  la pratica delle buone prassi a
tutti  i  servizi  deputati  alla  prevenzione, al trattamento e alla
riabilitazione    dei    soggetti    che   presentano   problematiche
alcolcorrelate;
      4.  realizzare interventi di formazione degli operatori ai vari
livelli,  finalizzate  a  migliorare  la qualita' e l'efficacia degli
interventi di prevenzione, trattamento e riabilitazione, la capacita'
di   rilevazione   e  valutazione  e  le  competenze  necessarie  per
collaborare, operare e comunicare in rete;
      5.  raccordare  le  azioni  con  le  iniziative  e  i  progetti
nazionali  e  interregionali  gia'  in  corso  o  da  attuare,  e  in
particolare  per  definire  nel  piano  nazionale  della  prevenzione
percorsi   in   materia  di  protezione  e  promozione  della  salute
particolarmente  orientati  all'alcol,  agli stili di vita, alle life
skill, alla peer education;
      6.  stabilire  modalita'  omogenee  per  la  redazione  di  una
relazione  annuale circa le azioni implementate a livello di ciascuna
regione e provincia autonoma;
      7. valutare le attivita' realizzate;
      8.  confermare  o rimodulare, sulla base dei feedback ottenuti,
le azioni condivise;
    il  piano nazionale alcol e salute ha valenza triennale a partire
dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2009.
                         Risorse economiche:
    nell'ambito delle strategie ed azioni contemplate nel piano alcol
e  salute,  il  Ministero  della  salute  identifica, d'intesa con le
regioni  e le province autonome di Trento e Bolzano una o piu' azioni
prioritarie che verranno sviluppate nei singoli territori;
    il  Ministero  della salute, nell'ambito delle risorse annuali ad
esso  assegnate  ai  sensi  della  legge  n. 125/2001 art. 3 comma 1,
lettera c)  per  l'attuazione  delle  azioni, trasferisce la quota da
destinare alle regioni;
    il   Ministero   della   salute   contribuisce  con  un  apposito
finanziamento  alle  regioni  e province autonome di Trento e Bolzano
all'attuazione di azioni di informazione e prevenzione concordate tra
il Ministero e le regioni e province autonome;
    le   azioni   previste   avranno   durata  triennale  e  la  loro
realizzazione  avverra'  sulla  base  di un adeguato trasferimento di
risorse per il triennio;
    le  regioni e le province autonome di Trento e Bolzano a tal fine
si   impegnano   a   relazionare   al   Ministero  sull'attivita'  di
monitoraggio,  di prevenzione e di informazione realizzate sulla base
delle  indicazioni e degli strumenti di valutazione concordati tra il
Ministero  e  le  regioni  e  province  autonome di Trento e Bolzano,
attraverso il gruppo tecnico interistituzionale;
    alle regioni che non avranno presentato la relazione annuale o la
presenteranno  oltre  le scadenze stabilite, non saranno ripartite le
quote  di competenza, il cui importo complessivo confluira' nel fondo
stanziato a favore di tutte le regioni per gli anni successivi.
      Roma, 29 marzo 2007
                                           Il presidente: Lanzillotta
Il segretario: Busia