IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  Visto l'art. 5, comma 2, lettera e), della legge 23 agosto 1988, n.
400;
  Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225;
  Visto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112;
  Visto   l'art.  5  del  decreto-legge  7 settembre  2001,  n.  343,
convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
  Visto  l'art.  5,  comma 2,  del decreto-legge 7 settembre 2001, n.
343,  convertito,  con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n.
401,  in cui e' previsto che il Presidente del Consiglio dei Ministri
predisponga  gli  indirizzi  operativi  dei programmi di previsione e
previsione  dei rischi, nonche' i programmi nazionali di soccorso e i
piani  per  l'attuazione  delle  conseguenti  misure di emergenza, di
intesa con le regioni e gli enti locali;
  Ritenuto  opportuno  definire  percorsi  metodologici  in  grado di
orientare  correttamente  i comportamenti degli operatori sanitari in
emergenze catastrofiche;
  Ritenuto,   altresi',   necessario   gestire  le  limitate  risorse
disponibili  in  modo  da  ridurre, nei limiti delle possibilita', la
mortalita'  e  la  morbilita'  dei  soggetti  coinvolti  in un evento
calamitoso;
  Considerata   l'esigenza   di  rendere  uniforme  la  procedura  di
suddivisione dei pazienti in classi di gravita', al fine di assegnare
loro  un  grado di priorita' di trattamento e di trasferimento in una
struttura  ospedaliera,  e  di  dotare  ogni  paziente  di una scheda
triage,  in  modo  da  permettere  di  documentare,  anche in caso di
situazioni catastrofiche, tutti gli interventi sanitari effettuati;
  Premesso  che il Ministero della salute, con nota del 16 aprile, ha
espresso  parere favorevole all'inoltro alla Conferenza Stato-regioni
del  documento  elaborato  da esperti riuniti in un gruppo di lavoro,
costituito  con  decreto  rep.  n.  2197 del 23 maggio 2006 presso il
Dipartimento della protezione civile;
  Su proposta del capo del Dipartimento della protezione civile;
  Vista  l'intesa,  espressa  dalla Conferenza unificata nella seduta
del 30 ottobre 2007;
                               Adotta
i   seguenti   indirizzi   operativi  in  ordine  alle  «procedure  e
modulistica del triage sanitario nelle catastrofi».
                            1. Premessa.
  In situazioni di maxiemergenza o evento maggiore, tenendo conto che
tali  situazioni  sono  caratterizzate  da  una  iniziale transitoria
limitatezza   di  risorse,  si  definisce  «triage»  il  processo  di
suddivisione  dei pazienti in classi di gravita' in base alle lesioni
riportate  e  alle  priorita'  di  trattamento  e/o  di  evacuazione.
(«Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle
catastrofi» - Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2001, n. 109).
  Il  triage e', quindi, una procedura sanitaria di tipo dinamico che
consente  di  gestire  le  limitate  risorse  disponibili  al fine di
ridurre  al  massimo  la  mortalita'  e  la  morbilita' delle persone
coinvolte  nell'evento,  orientando, come sopra detto, il trattamento
sanitario  e  il  trasferimento  dei  pazienti in base alla priorita'
scaturita dalla loro valutazione sanitaria.
  Essendo  un  atto  sanitario,  il  triage  deve  essere documentato
attraverso una scheda che deve sempre seguire il paziente nelle varie
fasi  di  trattamento,  in  modo da permettere la ricostruzione degli
interventi   effettuati  su  di  esso.  Cio'  e'  a  maggior  ragione
necessario  nel  caso  in  cui  la  gestione  del  paziente sia stata
affidata  a  piu'  sanitari  e in diversi luoghi, essendo noto che il
processo  di  valutazione dei soggetti coinvolti in una maxiemergenza
si  sviluppa  lungo  una  sequenza  di  fasi  dal salvataggio fino al
trattamento definitivo in ospedale.
  Il  triage,  che  deve  essere  reso possibile in ogni anello della
catena dei soccorsi, viene generalmente eseguito:
    sul sito dell'evento (e/o area di raccolta);
    al PMA in entrata;
    al PMA in uscita;
    all'ingresso in ospedale.
  Man  mano  che si procede dall'area del disastro verso le strutture
sanitarie  campali,  le figure professionali che vengono schierate (o
che  si  rendono  disponibili) divengono sempre piu' qualificate e le
risorse  materiali  impiegate  maggiormente  sofisticate dal punto di
vista  tecnologico;  di  conseguenza,  l'aspettativa  di una maggiore
qualita'    di    assistenza,    diagnosi   e   trattamento   aumenta
progressivamente.
  Secondo  quanto  definito  nella  Gazzetta  Ufficiale del 12 maggio
2001,  il  PMA  deve essere considerato un «dispositivo funzionale di
selezione  e  trattamento  sanitario  delle  vittime,  localizzato ai
margini  esterni  dell'area  di  sicurezza  o  in  una  zona centrale
rispetto al fronte dell'evento dove:
    radunare le vittime;
    concentrare le risorse di primo trattamento;
    effettuare il triage;
    trattare i feriti con manovre salvavita essenziali;
    organizzare   l'evacuazione   sanitaria  dei  feriti  nei  centri
ospedalieri piu' idonei».
  La  tipologia  del  PMA  puo'  variare  in  funzione  dell'evento e
presentare   quindi   caratteristiche   diverse  sia  funzionali  che
organizzative.
  PMA di I livello e' caratterizzato per:
    utilizzo in caso di «catastrofe ad effetto limitato»;
    limitata  capacita' di trattamento (approssimativamente 30 codici
rossi/gialli);
    rapido impiego (al massimo entro un ora dall'evento);
    autonomia temporale limitata (al massimo 12 ore).
  PMA di II livello e' caratterizzato per:
    utilizzo  in  caso  di  emergenze  di  tipo  C1 (art. 2, legge n.
225/1992);
    capacita'  di  trattamento in autonomia logistica ed operativa di
circa 150 codici rosso/gialli;
    impiego rapido (al massimo entro 6 ore dall'evento);
    autonomia temporale di circa 72 ore.
                 2. Analisi del processo di triage.
  L'analisi  del  processo  di  triage  rappresenta la metodologia di
approccio piu' corretta per la costruzione dello strumento di lavoro,
poiche'  consente di individuare necessita' concrete a cui rispondere
con   soluzioni   idonee  a  soddisfare  le  esigenze  operative  dei
soccorritori.
  In  situazioni ambientali spesso critiche, caratterizzate da scarsi
mezzi  ed elevatissima componente di stress, ogni strumento di lavoro
deve  essere  progettato  in funzione della sua reale possibilita' di
impiego  per  non  aggiungere  agli  operatori  ulteriori elementi di
criticita'.
    1 Evento  catastrofico che travalica le potenzialita' di risposta
delle  strutture  locali.   In relazione alla tipologia degli scenari
si possono identificare:
              Scenario incidentale non pianificato (1):
  data e luogo ignoti;
  patologia prevalente non prevedibile fino a ricognizione effettuata
nell'area interessata;
  puo' essere difficile raggiungere l'area di interesse;
  possono esistere problemi di sicurezza tali da imporre priorita' ad
allontanare le persone dall'area piuttosto che iniziare i trattamenti
medici.
                Scenario pianificato (grandi eventi):
  data   e   luogo  noti:  l'evento  e'  preceduto  da  una  fase  di
pianificazione che consente di prevedere con considerevole precisione
quante  e quali risorse umane e materiali siano necessarie e, quindi,
di  procedere  ad  una  selezione mirata del personale e assegnazione
precisa di ruoli e compiti;
  la  documentazione  affidata  al personale di primo intervento puo'
tener  conto  del  suo  livello  di  capacita'  professionale e della
tipologia di informazioni che dovranno essere raccolte sul posto;
  la patologia prevalente, connessa con lo scenario in esame, e' nota
anche  se  rimane sempre un margine di imprevedibilita' per eventuali
sovrapposizioni  di  incidenti  dovuti  a  cause non correlate con lo
scenario primitivo;
  i  problemi di accesso al focolaio incidentale sono ridotti poiche'
in  fase di pianificazione vengono previsti i percorsi riservati alle
squadre  ed  ai  mezzi  di  soccorso per raggiungere velocemente ogni
punto dell'area in esame;
  e' possibile individuare e pianificare il posizionamento di presidi
sanitari,  anche  campali,  in  modo  da consentire, in sicurezza, il
trattamento dei pazienti con caratteristiche assimilabili a quella di
un   Pronto  Soccorso  (raccolta  anamnesi,  registrazione  parametri
clinici, notazioni di terapia farmacologica e strumentale).
  In  base  alle  diverse  esigenze  che possono manifestarsi nei due
scenari  sopra  indicati  e quindi sulla base delle diverse modalita'
operative e conseguenti differenti esigenze di triage, si porrebbe la
necessita' di separare gli algoritmi e la modulistica da utilizzare.
  E'  pero'  necessario tener conto che lo scenario pianificato per i
grandi  eventi  puo'  trasformarsi in scenario incidentale imprevisto
ed,   inoltre,  che  e'  importante  armonizzare  gli  strumenti  con
l'operativita'  quotidiana  in  modo da facilitare l'intero processo,
compresa la compilazione della modulistica.
  Inoltre  occorre  considerare  che  in caso di maxiemergenza, nella
prima  fase dei soccorsi e' presente, quale risorsa aggiuntiva, anche
personale  non  sanitario:  le  procedure e i materiali da utilizzare
nelle  fasi  di  triage  devono  tener  conto di cio' per non imporre
protocolli  e  modulistiche  di  difficile  comprensione  da parte di
soccorritori con minori competenze professionali sanitarie.
  La  scheda  sanitaria  di  maxiemergenza  dovra' essere versatile e
permettere  di  segnalare  le condizioni del paziente anche in eventi
eccezionali  come quelli di tipo NBCR. In tal caso i dati da inserire
potranno  riguardare  l'eventuale  sostanza  tossica  riscontrata, il
trattamento con antidoti e la decontaminazione effettuata.
  Nella  fase  di dimensionamento dell'evento, cioe' all'arrivo della
prima squadra sanitaria, dopo la ricezione dell'allarme alla C.O.118,
il  triage verra' eseguito con dispositivi che consentano l'immediata
visualizzazione  del  codice  colore  ed una iniziale identificazione
della  gravita'  del  paziente;  nelle  fasi successive, dal recupero
all'arrivo  al  PMA  e fino all'ingresso in ospedale, l'algoritmo del
triage   dovra'   permettere  di  fornire  informazioni  sempre  piu'
complesse e dettagliate anche relativamente alle cure erogate.
  In  caso di maxiemergenza infatti le operazioni di soccorso fino al
PMA si realizzano attraverso tre fasi fondamentali:
    nella  prima  fase  la squadra di soccorso esegue il triage delle
vittime  con  l'attribuzione di codici-colore di gravita' utilizzando
l'algoritmi  semplici e veloci (Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2001, n.
109);
    nella   seconda   fase  si  realizzano  le  prime  operazioni  di
stabilizzazione  dei  parametri  vitali,  di  solito  in  un punto di
raccolta prossimo al focolaio incidentale, in attesa che il PMA venga
installato;
    nella  terza fase, giunti nel PMA, si eseguira' una rivalutazione
del   triage   per   verificare   la   congruita'  del  codice-colore
preventivamente assegnato, le informazioni cliniche iniziali verranno
integrate  in  maniera sistematica e verranno effettuate e registrate
le procedure diagnostico-terapeutiche erogate.
  Nelle  condizioni  di  attivazione  del  PMA,  il  personale medico
presente  deve  svolgere  funzione di coordinamento e trattamento sul
posto,  evitando  l'invio  e  il  trasporto  diretto delle vittime in
ospedale.
  Sulla  base delle precedenti considerazioni, lo strumento operativo
piu' efficace appare essere la scheda triage, eventualmente integrata
da  dispositivi di diversa tipologia (quali: braccialetto, cartellino
colore, ecc.), di rapida applicazione da parte di personale anche non
sanitario  e  particolarmente  pratici  soprattutto se utilizzati sul
«cantiere» ed in condizioni metereologiche avverse.
  Le  caratteristiche  della scheda e dei dispositivi (tags) dovranno
rispondere a criteri di:
    facile visibilita';
    facilita' di applicazione;
    tracciabilita'   del   percorso   della   vittima,  possibilmente
attraverso codici prenumerati;
    conoscenza  e  condivisione, almeno a livello regionale, da parte
degli operatori dell'emergenza, sia sanitari che laici;
    resistenza ad eventi atmosferici e potenziali agenti lesivi;
    disponibilita'  in  quantitativi  adeguati  su  tutti  i mezzi di
soccorso.
  La  tipologia ed il dettaglio dei dati che dovranno essere indicati
in  quanto  necessari  ad  accompagnare  il  paziente  fino alla sede
definitiva di trattamento, sono:
    sezione anagrafica: nome, cognome, eta', sesso, indicazione della
sede  di  recupero,  dati  cronologici  dell'evento, codice colore di
gravita'.  Un  sistema  di identificazione, anche di tipo numerico e'
utile  soprattutto  in caso di difficolta' alla compilazione dei dati
anagrafici;
    sezione  clinica:  dati parametrici di valutazione e trattamento:
parametri  vitali,  indici  come  GCS  e  RTS  (versione  da triage),
incannulamento   di   vasi   venosi,   controllo   delle   emorragie,
immobilizzazione  di  fratture,  inserzione  di  tubo  endotracheale,
sondino  nasogastrico,  catetere vescicale, esame obiettivo orientato
al   problema  principale,  somministrazione  di  liquidi,  ossigeno,
farmaci  ecc.  E'  fondamentale  indicare la possibile evoluzione del
codice  colore  e le procedure (rianimazione, decontaminazione, ecc.)
eventualmente eseguite;
    sezione  evacuazione: dati relativi al trasporto verso l'ospedale
di   destinazione,   mezzo   utilizzato,   dati   cronologici,   dati
identificativi degli operatori.
  La  tabella  allegata  riassume  in  maniera  sinottica  i  bisogni
connessi  con  i  ruoli  ed  i  profili  professionali  del personale
impegnato  nei  soccorsi  allo  scopo  di  individuare  con  maggiore
chiarezza  in  quale  fase  e che tipo di informazioni possono essere
raccolte  durante  la  presa  in  carico dei pazienti, vittime di una
maxiemergenza.
    Roma, 13 dicembre 2007
                                                 Il Presidente: Prodi
Registrato alla Corte dei conti il 20 marzo 2008
Ministeri  istituzionali  -  Presidenza  del  Consiglio dei Ministri,
registro n. 3, foglio n. 155