L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE Visto lo statuto della regione; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, recante norme di attuazione dello statuto della regione siciliana in materia di tutela del paesaggio, di antichita' e belle arti; Visto il testo unico delle leggi sull'ordinamento del Governo e dell'amministrazione della regione siciliana, approvato con decreto del presidente della regione 28 febbraio 1979, n. 70; Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80; Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116; Vista la legge 29 giugno 1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali e panoramiche; Visto il regolamento di esecuzione della predetta legge n. 1497, approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357; Vista la legge 8 agosto 1985, n. 431; Esaminato il verbale redatto nella seduta del 26 settembre 1989, nella quale la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Siracusa ha proposto di sottoporre a vincolo paesaggistico il monte Climiti e la valle dell'Anapo, la cui area - ricadente nei comuni di Priolo, Sortino, Melilli e Siracusa - risulta delimitata secondo la descrizione che segue: "A partire dal trivio costituito dalle strade per Belvedere, Priolo e Floridia il confine di vincolo segue la strada che da quel punto va verso Priolo fino ad incrociare la prima traversa a destra che piega verso est; la segue in linea retta per circa 1.075 ml per poi piegare ad angolo retto sulla sinistra e continuare fino ad incontrare l'autostrada. Segue, quindi, l'autostrada, che costituisce il limite orientale dell'area vincolata, fino all'incrocio con la strada Priolo-Melilli, su cui il confine di vincolo si attesta, percorrendola fino a raggiungere le pendici del monte Climiti in contrada Cugnicello, che viene compresa nell'area di vincolo seguendo la linea altimetrica piu' bassa posta a sud della stessa strada - ormai fuori dal vincolo - che raggiunge l'abitato di Melilli. Aggirata contrada Cugnicello, il limite del vincolo si attesta, proseguendo verso ovest, sulla strada Melilli-Sortino seguendola fino ad incontrare il bivio, in contrada Monticelli, dove ha inizio la strada che da Monticelli, piegando con vari tornanti verso sud-est, conduce a Solarino. Segue quest'ultima fino ad intercettare, verso quota 390, la mulattiera che conduce verso piano Spinoso. Segue detta mulattiera, aggirando lo stesso piano Spinoso da ovest, fino ad immettersi sulla carreggiabile Sortino-Contrada Pusco, che percorre per circa 600 ml verso est sino al punto in cui incrocia una mulattiera che si diparte a destra verso Serramezzana, e che segue fino alla curva di livello 170. A tale quota si attesta sulla curva di livello nel suo svolgimento verso sud fino all'altra mulattiera che corre parallelamente, in riva sinistra, al corso dell'Anapo. Da tale punto il confine di vincolo segue una linea che attraversa l'Anapo in corrispondenza della "Presa" fino a congiungersi con la linea ideale posta a 150 metri a sud della riva destra del fiume. Segue, quindi, quest'ultima linea, che corre parallelamente al corso del fiume Anapo, e che costituisce il limite sud dell'area di vincolo, fino ad intercettare la linea che congiunge la quota altimetrica 111 a circa 500 ml ad est-sud-est della case Molino con il km 6 della Priolo-Floridia; piega, infine, verso nord fino a tale punto e, seguendo la sede stradale, va a congiungersi con il punto di partenza sito sul trivio Priolo-Belvedere-Floridia; Accertato che il predetto verbale del 26 settembre 1989 e' stato pubblicato all'albo pretorio dei comuni di Siracusa, Priolo, Melilli e Sortino e depositato nella segreteria dei comuni stessi, per il periodo prescritto dalla legge n. 1497/1939; Esaminate le opposizioni proposte, nei termini di cui alla gia' menzionata legge n. 1497/1939, da: 1) ENEL - centro progettazione e costruzione idraulica ed elettrica di Venezia; 2) Associazione provinciale degli industriali di Siracusa; 3) comune di Priolo Gargallo, in persona del suo sindaco pro tempore dott. Giuseppe Gianni; 4) societa' Si.F.Ed. - Siciliana fornitura edilizie - S.p.a.; 5) societa' Conglomerati Priolo "Con.Pri. S.r.l."; 6) impresa di costruzioni Lombardo Lucio Salvatore; 7) societa' Sardamag S.p.a., in persona del suo procuratore ing. Costantino Merlo; 8) comune di Melilli, in persona del suo sindaco pro tempore; 9) comune di Sortino, in persona del suo sindaco pro tempore; 10) signori Pitruzzello Mario, Lo Nigro Antonino, Formica Sebastiano, Tarascio Sebastiano, Valenti Lucia, Musco Francesco, Buccheri Giuseppe, Marino Giuseppe, Iannello Santoro, Bastante Sebastiano, Bombaci Sebastiano, Salonia Vincenzo, Tabacco Carmela, Tabacco Vincenza, Tabacco Francesco, Salemi Giuseppe, Custode Sebastiano, Salonia Vito, Santo Giuseppe, Iannello Vincenzo, Rigazzi Leopoldo, Caruso Cesarea, Caruso Sofia, Salemi Angelo, Silluzio Lucia, Giaccotto Angelo, Caruso Gaetano, tutti proprietari di terreni ricadenti nel comune di Sortino; Considerato, nel merito delle opposizioni, come sopra proposte, che le motivazioni possono cosi' riassumersi: 1) la commissione sarebbe stata costituita difformemente dalle vigenti disposizioni di legge; 2) le motivazioni del vincolo non giustificherebbero l'arbitraria estensione del vincolo stesso, i cui confini risulterebbero, tra l'altro, non chiaramente individuati; 3) l'applicazione del vincolo recherebbe pregiudizio alle attivita' produttive insistenti nell'area tutelata (in particolare quella agricola e quella dell'estrazione in cava), alla progettata realizzazione di infrastrutture di pubblica utilita' - quali l'impianto idroelettrico dell'ENEL e la discarica consortile di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta -, nonche' allo stesso sviluppo urbanistico previsto dai piani regolatori generali dei comuni interessati dal vincolo; Rilevato, nell'ordine che precede, che: a) la normativa dettata dalla legge n. 1497/1939 e dal regio decreto n. 1357/1940, concernente la composizione ed il funzionamento delle commissioni provinciali per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche, e' da considerarsi derogata e sostituita dalla diversa previsione contenuta nell'art. 31 del decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1975, n. 805, applicabile nella regione siciliana in mancanza di un'apposita disciplina regionale; b) il vincolo proposto - come direttamente si evince dalle motivazioni che seguono - tiene conto di tutti gli elementi che hanno concorso a determinare la "proposta" della commissione, la quale ha approfondito le caratteristiche peculiari del territorio, costituito dalla contestuale presenza di valori di indubbio interesse geo- morfologico e naturalistico, e nelle quali la presenza storicizzata dell'uomo ha lasciato tangibili segni di interesse monumentale- archeologico ed anche etnoantropologico di elevato valore culturale. Tali zone rappresentano esse stesse, al contempo, bellezze panoramiche da proteggere e punti di vista accessibili al pubblico dai quali si possono godere le bellezze naturali dell'intero contesto ambientale. Nella motivazione del vincolo e' evidenziata, altresi', l'omogeneita' culturale e l'unita' paesaggistica rappresentata dal massiccio di monte Climiti e dalla sua balza pedemontana degradante verso l'Anapo; tali circostanze sono, oltretutto, supportate dalle motivazioni di carattere naturalistico - in special modo geologiche - e storiche, per cui la perimetrazione attuale risulta come l'unica che riesca ad includere tutti i beni naturalistici ed archeologici meritevoli di tutela dislocati variamente sul territorio sottoposto a vincolo. La perimetrazione definita dalla commissione prende come riferimento confini certi e sufficientemente descritti e nella stessa perimetrazione del vincolo e nella planimetria allegata. Le linee di confine sono, infatti, rappresentate per la maggior parte da un lato dal tracciato autostradale, dall'altro dal corso naturale del fiume Anapo; c) il vincolo paesistico, peraltro, non e' di ostacolo all'economia locale ne' all'iniziativa edilizia ed urbanistica, ma e' preordinato soltanto ad assicurare un ordinato sviluppo economico, edilizio ed urbanistico, al fine di impedire che vengano compromesse le esigenze della tutela paesistica. I provvedimenti di tutela sono intesi, infatti, a regolare le attivita' di che trattasi in rapporto all'interesse pubblico della tutela paesistica, al fine di evitare che ogni singola iniziativa nel campo edilizio ed urbanistico possa menomare l'ambiente paesistico delle zone stesse; Considerato che il vasto tavolato calcareo denominato monte Climiti, nettamente delimitato sotto il profilo geologico e planimetricamente ben individuato da confini naturali molto evidenti, costituisce l'ultima propagine degli Iblei verso oriente e prospetta, con un lungo fronte compreso nei territori dei comuni di Siracusa, Priolo e Melilli, sulla vasta pianura costiera che va dall'insenatura a nord di Siracusa al golfo di Augusta; Constatato che quest'ampia fascia, soprattutto nel tratto che fiancheggia il litorale, e' oggi in gran parte occupata e stravolta, rispetto al suo assetto originario, dall'impianto di stabilimenti industriali e dalla realizzazione di un vasto sistema di viabilita', in gran parte legato alla zona industriale, che hanno modificato, in modo irreversibile, l'equilibrio ambientale della costa. Relativamente intatto e', invece, il complesso del sistema montuoso, insieme con la fascia pedemontana immediatamente adiacente alle pendici; la parte maggiormente aggredita e' quella meridionale, dove sconsiderate e mal progettate opere di viabilita' al servizio di condotte legate agli stabilimenti industriali hanno prodotto larghi tagli rigidamente geometrici sul fianco del monte, con sbancamenti di vasta portata e con l'apertura di cave di prestito che hanno causato un violento impatto ambientale. Comunque, la parte in cui il guasto si presenta con la piu' macroscopica e sconvolgente evidenza e' abbastanza defilata dalla direttrice di visuale piu' ampia e globale; questa e' rappresentata da tutta la fascia costiera ad est del tavolato e, sotto un profilo di immediata e vasta fruibilita', dal tratto di autostrada che fiancheggia tutta la zona pedemontana e che costituisce un punto di vista privilegiato per l'intero tavolato a partire dallo svincolo di Siracusa sud; Considerato, infatti, che da quest'ultimo punto l'autostrada rappresenta una sorta di confine reale e tangibile fra la zona sconvolta dagli insediamenti industriali e dalla viabilita' e cave ad essi legati e la zona rimasta ancora intatta. Questa e' caratterizzata, sotto il profilo ambientale, dalla presenza di coltivazioni agricole, quasi totalmente rappresentate da oliveti e quale residuo di carrubeto, che da secoli si tramandano, e da vasti pascoli, con splendide fioriture primaverili e autunnali, interrotti, a larghi intervalli, dai profondi solchi tortuosi delle cave formate dagli antichi corsi d'acqua, ormai esigui e talora scomparsi, che scendevano dalla sommita' dell'altopiano e che ancora favoriscono, con l'umidita' presente sul fondo, una ricchissima vegetazione spontanea. Dalla pianura vasta e deserta, punteggiata da alberi radi e bassi per il frequente affiorare della roccia nuda, dominata, a seconda delle stagioni, dalle intense tonalita' delle fioriture primaverili o dal giallo acceso delle stoppie estive, su cui trascolorano i verdi argentei degli ulivi e quelli piu' densi dei carrubi, si elevano, alti e nettissimi, i fianchi erti del tavolato, fluenti in una linea continua, modulata dalle cesure, ora lievi di morbide curve ora brusche e profonde - oscure di intensa vegetazione - delle gole anticamente scavate dal fluire delle acque. Rimangono sulle ripide pendici larghe chiazze di boscaglia, bassa e fitta, ultimo residuo di quello che era un vasto bosco continuo che rivestiva integralmente i fianchi del tavolato fino alla pianura. L'incisivita' del profilo, di un'astrazione quasi metafisica, la scabra nudita' delle groppe possenti, l'evidenza assoluta dei colori e delle forme concorrono a comporre una visione di suggestiva bellezza, che si pone come cifra emblematica di un paesaggio della Sicilia ideale. Questo paesaggio di remote suggestioni e di sottili emozioni visive accompagna per lungo tratto il viaggiatore che percorre l'autostrada; qualunque alterazione di questo miracoloso equilibrio ambientale, qualunque squarcio prodotto in questo ininterrotto fluire di linee e colori distruggerebbe in modo irreparabile la capacita' di comunicazione che il paesaggio esprime, la sua vitalita' piu' intima e profonda; Considerato che, al di la' delle valenze paesaggistiche, tutto il massiccio del Climiti presenta un insieme di elementi (naturalistici, storici, archeologici, architettonici) ciascuno per se' meritevole di tutela e di valorizzazione; l'insieme di questi elementi compone un quadro di eccezionale interesse e qualifica quest'area, geologicamente unitaria e ben definita nei suoi contorni, come un vero e proprio palinsesto in cui i fattori fisici e antropici hanno interagito in modo assolutamente peculiare; Considerato, inoltre, che, per l'indiscussa bellezza dell'intera vallata in cui scorre, nonche' per ragioni storiche - visto il notevole riflesso avuto dal fiume nello sviluppo economico sociale della zona - il perimetro dell'area tutelata include l'intero corso del fiume Anapo, attestandosi sulla linea che corre a 150 metri dalla sponda destra del fiume, che risulta, comunque, gia' tutelato in forza del vincolo paesaggistico imposto dalla legge 8 agosto 1985, n. 431; Rilevato che per quanto riguarda gli aspetti geo-morfologici, il monte Climiti, che si innalza a circa 12 km da Siracusa, e' costituito da un promontorio-bastione allungato in senso NW-SE, che si eleva bruscamente dalla pianura fino ad un alto pianoro, che raggiunge talora i 350-450 m. Esso e', pertanto, visibile anche da grande distanza. Le sue ripide pareti delimitano un articolato e insospettato altipiano, di forma vagamente trapezoidale, che con il suo lato piu' lungo costeggia il corso dell'Anapo. Il monte Climiti fa parte della catena degli Iblei, "avanpaese" della zolla africana, emersa a partire dal Pliocene medio per le deformazioni dovute alla tettonica distensiva che caratterizza l'area. Il monte e' dunque un "horst" delimitato da un sistema di faglie vicarianti di direzione NW-SE e WNW-ESE. Ai fianchi del rilievo si sono formati dei "graben", come quello, grandissimo, di Floridia, dove sono deposti i sedimenti del Pliocene e del Quaternario. Nella sezione ideale che si trova presso la congiungente Masseria Biggemi-Castelluccio si puo' osservare tutta la serie dei termini geologici presenti nella area: vulcaniti cretacee, unita' carbonatiche e vulcaniti supramioceniche. Le vulcaniti cretacee sono il prodotto di eruzioni submarine che hanno depositato ialoclastiti, brecce di lava basiche e pillows con sottili intercalazioni di calcari a foraminiferi. Le unita' carbonatiche sono costituite in prevalenza da strati e banchi di calcareniti, calciruditi e marne, depositatisi a partire dal Cretaceo in condizioni di mare poco profondo, e che comprendono la formazione di monte Climiti, costituite da calcareniti mioceniche trasgressive, talvolta brecciate per faglie. Le vulcaniti supramioceniche affiorano sul pianoro presso Castelluccio con singolari affioramenti imbutiformi che rappresentano dei "diatremi", formatisi per esplosioni freatiche in acque poco profonde. Nel pianoro tutti i termini sono coperti dai depositi quaternari, costituiti da calcareniti biancastre, sabbie e argille giallo-azzurre. Seguono, in discordanza, le calcareniti di Floridia e quelle di cava Canniolo del Pleistocene medio. Nella valle dell'Anapo tutti i termini sono coperti da alluvioni terrazzate antiche e recenti. Parecchie, inoltre, sono le testimonianze lasciate dall'azione erosiva dei fiumi e del mare; spinate, solchi di battente, grotte marine e paleo-falesie. Sul monte Climiti si sono inoltre formate delle vere e proprie "cave" con leccete ricche di fauna e flora. Molte le falde sospese ad alta quota, in corrispondenza dei diatremi presso Castelluccio, Pozzo dei Climiti e presso Melilli, che hanno permesso l'insediamento umano in epoca preistorica; Rilevato che, per quanto riguarda gli aspetti archeologici, sotto il profilo paleontologico particolare interesse presenta il fianco sud-occidentale del massiccio, caratterizzato da una serie di scoscendimenti, peraltro di notevole interesse paesaggistico, in cui si aprono molte grotte. In alcune di queste e' indiziata la presenza di fauna pleistocenica, mentre rinvenimenti dovuti a scavi casuali hanno restituito zanne di elephas antiquus in contrada Malambo, sempre sul fianco sud-occidentale. In eta' protostorica, tutto il tavolato e' stato sede di insediamenti umani che hanno lasciato tracce archeologicamente percepibili fin dalla piu' antica eta' del bronzo; alla facies castellucciana sono infatti attribuibili diversi complessi di tombe a grotticella artificiale, che, in nuclei piu' o meno consistenti, occupano le pareti delle cave che solcano il tavolato. Non tutte queste necropoli, spesso formate da poche decine di tombe, sono state adeguatamente esplorate, essendosi limitata l'attivita' conoscitiva a indagini topografiche di superficie e, in certi casi, a qualche rilievo dei gruppi maggiormente significativi. Fra questi vanno annoverate la piccola necropoli di Cava Mostringiano e le necropoli di Cava Canniolo, entrambe segnalate ed indagate da P. Orsi alla fine del secolo scorso. Nuclei abbastanza consistenti, ma non ancora sistematicamente rilevati, sono stati individuati lungo i costoni del fianco occidentale, nelle zone denominate Coste di S. Lorenzo e Coste Mazzulla, e, nella parte settentrionale del tavolato, sull'altura denominata monte Buongiovanni. Attestazioni di un'intensa continuita' di vita non mancano per tutti i periodi successivi; una vasta necropoli risalente alla tarda eta' del bronzo, con tombe la cui tipologia architettonica e' riferibile alla facies di Pantalica nord, e' situata in contrada Puliga; sulla sommita' dell'altopiano, nella sua parte meridionale in contrada Castelluccio, le ricerche di P. Orsi hanno messo in luce la presenza di un abitato-castelliere della tarda eta' del ferro (inizi VIII sec. a. C.), con tombe della necropoli scaglionate sulle balze sottostanti. Meno intense, ma tutt'altro che assenti, sono le tracce dell'occupazione greca, accentrate soprattutto intorno alla cuspide sud-orientale del tavolato, area dove forte e' la presenza di attuali cave di prestito, e rappresentate da resti di impegnative canalizzazioni scavate in roccia e da scalinate, sempre ricavate nel banco roccioso, evidentemente funzionali al collegamento rapido della sommita' dell'altopiano con le balze sottostanti e la pianura. Aree con la presenza diffusa di cocciame, per lo piu' riferibile ad eta' ellenistico-romana, attestano la presenza di insediamenti a carattere agricolo; si tratta, con ogni probabilita', di piccole fattorie iso- late, prevalentemente ubicate sul ciglio del tavolato, la fascia migliore sotto il profilo climatico. Resti piu' cospicui, attestanti un'occupazione che va man mano intensificandosi, si rinvengono a partire dall'eta' romana tardo- imperiale. Sulla sommita' del pianoro, presso la masseria Cavallaro, e' stata recentemente indagata una necropoli tardo-romana, le cui tombe sono pertinenti ad un insediamento sicuramente di carattere agricolo, non ancora sottoposto ad esplorazione e comunque individuato con ricognizioni di superficie. Stando al materiale dei corredi funerari, si puo' affermare che la vita dell'insediamento si sia protratta fino all'inizio dell'eta' bizantina. Ad epoca tardo-romana (IV sec. d.C.) e' riferibile un vasto complesso agricolo recentemente individuato in contrada Diddino, ai piedi della pendice sud-occidentale del tavolato, ubicato sulla sponda sinistra dell'Anapo, in splendida posizione, leggermente sopraelevata rispetto alla vallata, dominante una vasta estensione di campi. Si tratta, con ogni probabilita', di un impianto di notevole rilevanza ed autonomia sotto il profilo produttivo, come testimoniano i numerosi vani e cortili finora messi in luce, nonche' la presenza di una bella fornace per calce e di grandi contenitori fittili (dolia) incassati nel terreno, evidentemente pertinenti ad un'area di magazzino. Altre testimonianze di vita nel periodo compreso tra il IV e il V sec. d.C. sono state rinvenute in diversi punti del fianco meridionale, che prospetta sulla vallata del fiume, che si prestava in modo particolare all'impianto di fattorie o anche di ville, data la natura amena, oltre che ferace, di tali luoghi. Da uno di questi insediamenti - testimoniati finora, in assenza di indagini sistematiche, soltanto da camere ipogeiche sepolcrari e tombe isolate - proviene una coppa della forma "52 B Hayes" databile al IV sec. d.C. Estremamente numerosi e particolarmente significativi, anche a livello monumentale, sono i resti pertinenti al periodo bizantino, che, conformemente a quanto accade in tutto il retroterra montuoso del siracusano, e' caratterizzato da una intensa occupazione. Qui, al consueto modello insediativo di tipo agricolo, accentrato intorno a strutture culturali, si aggiunge un aspetto peculiare, quello difensivo-militare, favorito e quasi determinato dalle caratteristiche strategiche e geomorfologiche del sito. Presso la punta meridionale del tavolato, su un impervio cocuzzolo, sono noti da tempo i resti di una fortificazione bizantina (il "Castelluccio" che ha dato il nome alla contrada), con consistenti avanzi di strutture murarie ancora in ottimo stato di conservazione, la quale si pone come uno dei capisaldi della storia dell'architettura militare bizantina in Sicilia. Leggermente arretrato rispetto al ciglio orientale del massiccio, ma in posizione abbastanza alta da dominare tutta la pianura a sud del Climiti, dal mare ai primi contrafforti dell'altipiano accrense, il castrum deve aver rappresentato un momento fondamentale nel sistema difensivo della costa. Se quello di Castelluccio e' l'insediamento piu' noto fra i siti di eta' bizantina del Climiti, non e' pero' l'unico ne' il piu' vasto, dal momento che le tracce di occupazione del territorio in questa eta' sono praticamente continue su tutto l'altopiano. Del resto il nome Climiti deriva chiaramente da un toponimo bizantino significante "scala" e sicuramente legato ad una di quelle lunghe scalinate rocciose, il cui uso era iniziato presumibilmente in eta' greca ma che in questo periodo divengono piu' numerose, sfruttando proprio la particolare morfologia insediativa in grottoni affacciati sulle strette balze. Di queste scale una ripida e lunghissima e' rappresentata da quella sita nella zona Castelluccio che scende fino alla pianura verso la sponda dell'Anapo. Resti di una basilichetta bizantina, con tombe e strutture murarie affioranti, sono presenti in contrada Cugno Sciurata, una zona sul ciglio del tavolato, prospiciente la pianura e compresa fra due cave ricche di vegetazione e, anticamente, d'acqua; un altro insediamento e' attestato sul monte S. Nicola, un'altura situata presso il ciglio settentrionale della terrazza, anch'essa in prossimita' di una cava. Intensamente occupato e' anche il fianco nord-occidentale del tavolato, ricadente nel comune di Sortino, ben noto per essere uno dei comprensori piu' ricchi di testimonianze di eta' tardo-imperiale e bizantina. Cospicui resti di strutture murarie, aree con presenza diffusa di cocciame e scenografici gruppi di abitazioni rupestri sono noti a Costa Giardini, mentre in contrada Monticelli e' accertata la presenza di una necropoli paleocristiana; Considerato che sotto il profilo monumentale, appaiono di notevole rilevanza le quattro fattorie (Casino Grande, Masseria Ingegna, Masseria Cavallaro e Masseria Cugni di Chiusa), ubicate sulla spinata sommitale del monte; si tratta di complessi produttivi risalenti al sette-ottocento, molto ben conservati nonostante il progressivo abbandono. Tali fattorie costituiscono significative, ed ormai rare, testimonianze di particolari tipologie edilizie del mondo agrario gravitante intorno al feudo e, pertanto, legate ad un modus vivendi di un determinato momento storico. La struttura chiusa, a pianta quadrata, con ambienti articolati intorno ad una grande corte centrale provvista di una grande cisterna; l'arcata d'ingresso sormontata da una torretta che assolve insieme a funzioni ornamentali e difensive; la cappella, decorata con notevole cura, quasi sempre affrescata e con stucchi ornamentali; l'appartamento del proprietario del fondo, spesso preceduto da scalinate ad andamento monumentale, con balconi e lunghe terrazze. Sono tutte queste caratteristiche architettonico-tipologiche che conferiscono a tali strutture, nonche' ai siti ove esse insistono, un particolare valore storico-culturale; Considerato, infine, che il monte Climiti costituisce, sotto il profilo naturalistico, uno degli ecosistemi piu' interessanti e ricchi dell'area siracusana ed uno dei meglio conservati, nonostante la progressiva ed incessante aggressione perpetrata al suo territorio. Questa particolare ricchezza, che trova confronto soltanto in taluni punti del gia' citato altipiano acrense e della valle dell'Anapo, e' un patrimonio che deve essere conservato e attivamente protetto per la riqualificazione di un territorio da restituire alla sua dignita' e ad un corretto rapporto con l'uomo. Sotto l'aspetto vegetazionale, il monte Climiti risulta una fra le poche aree dove la macchia mediterranea si e' conservata quasi intatta; infatti, proprio nei valloni digradanti verso il piano, che incidono il monte sul lato est, cresce una ricca vegetazione arbustiva ed arborea, che costituisce una macchia intricata di difficile accesso e, anche per questo, integra. Questi valloni - le cosiddette "cave" tipiche dei monti Iblei - sul cui fondo scorrono fiumiciattoli e torrentelli, costituiscono la sede ideale della macchia mediterranea. Fra i tanti arbusti presenti nell'associazione della macchia si possono osservare il lentisco (pistacea lentiscus), il leccio (quercus ilex), la roverella (quercus pubescens), la fillirea (phillyrea angustifolia), il teucrio (teucrium fruticans), il terebinto (pistacia terebinthus), l'eleagno (eleagnus angustifolia), l'olivo selvatico (olea europea a var. syvestris), l'alaterno. Nel periodo primaverile spiccano le abbondanti fioriture dell'erica arborea di colore rosa, del rosmarino officinalis di colore azzurro, dei rovereti bianchi, della rosa canina e di piccoli gruppi di orchidee selvatiche di colore rosa e giallo. Nel periodo estivo, invece, sono frequenti le bacche colorate dell'azzeruolo (rataegus monogyna), del corbezzolo (arbutus medo), le macchie argentee o verde glauco dell'artemisia arborea e il verde scuro di piccole colonie di palme nane; vi sono, inoltre, tappeti di cappero (capperis spinosa), di bocca di leone in fioritura gialla, di cardi spinosi. Sul tavolato, dove l'intervento antropico ha modificato solo in parte la vegetazione originaria, si trovano associate perfettamente colture agrarie con la gariga costituita da bassi cespugli tipici di ambienti aridi. Le antiche masserie esistenti sono oggi circondate da olivi, carrubi, peri selvatici e mandorli; in basso, poi, si estendono steppe ad asfodeli e ampelodesmos e garighe a timo (thymus capitatus) e spineporci (sarcopoterim spinosum). Meno ricco di vegetazione, anche se profondamente suggestivo per la bellezza delle pareti rocciose a picco, si presenta il fianco sud- occidentale del massiccio, con sprazzi di essenze spontanee da roccia. In conclusione, il monte Climiti, estremamente articolato ed accidentato, e con un habitat poco modificato, offre alla vita vegetale l'ambiente ideale per la flora mediterranea, favorisce la sopravvivenza di specie endemiche di antica origine e il differenziamento di nuove entita'. Sotto l'aspetto faunistico, la presenza piu' importante e caratterizzante e' rappresentata dall'avifauna con la coturnice siciliana (alectoris gracea whitakeri), il corvo imperiale, il gheppio, la poiana, una rarissima coppia di falchi pellegrini, il capovaccaio (unica specie di avvoltoio siciliano). Il Climiti rappresenta, anche, una delle aree di flusso migratorio di diversi rapaci diurni, soprattutto nel passo di primavera. Non mancano, in- fine, i mammiferi, infatti la folta vegetazione arborea e di sottobosco delle cave ospitano in buon numero istrici e volpi, mentre sull'altipiano sono diffusi il coniglio selvatico e la lepre; Ritenuto, pertanto, che, nella specie, ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse, che suggeriscono la opportunita' di sottoporre a vincolo paesaggistico l'area del monte Climiti e della valle dell'Anapo, come sopra descritto, in conformita' della proposta del 26 settembre 1989 della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Siracusa; Decreta: Art. 1. Per le motivazioni espresse in premessa, l'area comprendente il monte Climiti e la sottostante valle dell'Anapo, descritta come sopra e delimitata nella planimetria allegata, che forma parte integrante del presente decreto, e' dichiarata di notevole interesse pubblico, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1, numeri 3) e 4), della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell'art. 9, numeri 4) e 5), del relativo regolamento di esecuzione, approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357.