L'ASSESSORE
                 PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
                    E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
  Visto lo statuto della regione;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n.
637;
  Visto  il  testo  unico  delle leggi sull'ordinamento del Governo e
dell'amministrazione della regione siciliana, approvato  con  decreto
del presidente della regione 28 febbraio 1979, n. 70;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica numero 805/1975;
  Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80;
  Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
  Vista la legge 29 giugno 1939, n. 1497;
  Visto il regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357;
  Vista la legge 8 agosto 1985, n. 431;
  Visti  i  decreti  numeri  687,  688  e  689 del 17 marzo 1979 e il
decreto del presidente della regione Sicilia n. 5098 del 7  settembre
1966,  con  i  quali  sono  stati  dichiarati  di  notevole interesse
pubblico, ai sensi dell'art. 1 della legge n. 1497/1939, i  territori
rispettivamente dei comuni di S. Marina Salina, Leni, Malfa e Lipari,
nell'arcipelago delle Isole Eolie;
  Visto l'art. 5 della legge 30 aprile 1991, n. 15;
  Visti  i  decreti  n.  6815  del  25 novembre 1992 e n. 8056 del 29
novembre 1994,  con  i  quali  e'  stato  rispettivamente  apposto  e
confermato  il  vincolo  ex  art.  5  legge  regionale n. 15/1991 sul
territorio della frazione di Ginostra, isola di Stromboli, comune  di
Lipari;
  Visto  il  decreto  n.  8298  del 19 dicembre 1994, con il quale e'
stato apposto il vincolo ex art. 5, legge regionale  n.  15/1991  sul
territorio dell'istmo dell'isola di Vulcano, comune di Lipari;
  Viste  le  note  prott. numeri 2721 del 20 aprile 1995 e 3840 del 7
giugno 1995, con le quali la soprintendenza per i beni  culturali  ed
ambientali  di  Messina  ha  chiesto, ed sussistendo la necessita' di
salvaguardia dell'arcipelago nella  sua  continua  estensione,  nelle
more  della  relazione del piano paesistico, posto mediante le misure
di salvaguardia dell'art. 5 della legge regionale n. 15/1991;
  Vista la nota  n.  4944  del  17  agosto  1995,  con  la  quale  la
soprintendenza    proponente,    all'uopo   richiesta,   ha   fornito
integrazioni e specificazioni sulle motivazioni della  esclusione  di
alcune  porzioni territoriali - ricadenti in alcuni dei centri urbani
di seguito elencati - dal richiesto regime di salvaguardia;
  Vista la circolare n.  5000  del  15  ottobre  1991  dell'assessore
regionale  per  i  beni  culturali  ed  ambientali  e per la pubblica
istruzione;
  Considerate  le  valenze  naturalistiche   e   le   caratteristiche
geomorfologiche dei luoghi che, unitamente alle valenze faunistiche e
vegetazionali, definiscono nella loro unita' l'area in questione come
ambiente  da  salvaguardare  per  i  quadri  naturali  di  non comune
bellezza panoramica;
  Considerato che in tale contesto naturale sono  presenti  tipologie
architettoniche,  espressioni  della cultura e del costume locale, il
cui inserimento nel paesaggio ne costituisce elemento qualificante;
  Visti  gli  aspetti  storico-architettonici, che testimoniano che i
primi insediamenti dell'arcipelago delle Isole Eolie trovano le  loro
radici   nella   civilta'   neolitica  con  finalita'  specifiche  di
commercializzazione e di localizzazione che, nel tempo, hanno trovato
condizioni favorevoli d'insediamento di gruppi umani.
  Le prime  popolazioni  si  insediarono  sul  fertile  altipiano  di
Castellaro   Vecchio   dell'isola   di  Lipari  attirati  soprattutto
dall'ossidiana, dal vetro vulcanico e dalle bianche pomici del  Monte
Pelato.  Nella  seconda  fase  del  neolitico  un  nucleo si insedio'
sull'altura dell'attuale castello, sviluppandosi rapidamente verso la
contrada Diana. Tale fenomeno di insediamento riscontrabile  anche  a
Capo  Graziano  di Filicudi, a Calcara di Panarea ed a S. Vincenzo di
Stromboli  e'  stato  favorito  dal  commercio   dell'ossidiana   che
assicuro'  la prosperita' delle isole per circa 2.000 anni, fino agli
inizi del secondo millennio in cui a seguito della  diffusione  della
metallo tecnica nel bacino del Mediterraneo si verifica un periodo di
decadenza economica e di spopolamento.
  L'arcipelago  risorge  nel  periodo  dell'eta'  del  bronzo, di cui
abbiamo testimonianza per i rinvenimenti di un villaggio  a  Filicudi
costituito  da  poche capanne ovali e da tombe ricavate nelle cavita'
naturali della roccia. Detto periodo si identifica con la cultura  di
Capo  Graziano e durera' fino al periodo della cultura del Milazzese,
cosi' denominata  per  una  necropoli  rinvenuta  a  Milazzo  le  cui
caratteristiche  sono  state riscontrate in una zona di Panarea, dove
sono state scoperte su un promontorio roccioso ventitre capanne ovali
e per il rinvenimento di un villaggio simile nell'isola di Salina.
  Nella tarda eta' del bronzo e  del  ferro  le  isole  subiscono  un
brusco  cambiamento  determinato  dall'invasione di un popolo barbaro
guidato da Liparo,  figlio  del  re  degli  Ausoni,  che  saccheggio'
totalmente  i  villaggi  della  cultura  del  milazzese  di  Panarea,
Filicudi e Salina che da questo momento e per molti secoli resteranno
deserte. I conquistatori  si  insediano  sull'area  del  Castello  di
Lipari  e  ancora  una  volta costruiscono le capanne sulle rovine di
quelle precedenti.
  In questo  periodo,  chiamato  dell'Ausonio  1  e  soprattutto  nel
successivo,  l'Ausonio  2›, le Eolie vivono un periodo di particolare
prosperita' determinato dagli intensi rapporti commerciali col  mondo
Egeo;  l'abitato  era  localizzato  nell'area  del Castello, come del
resto tutti gli insediamenti  umani  di  Lipari,  con  direttrice  di
sviluppo   nella   piana   di  contrada  Diana,  area  di  espansione
interessata nei periodi di maggiore prosperita' economica.
  Questa fase, a giudicare dal numero di oggetti di bronzo rinvenuti,
dovette durare dal 1150 al 850 a.C., periodo che  segna  la  radicale
distruzione  del  villaggio  di  Lipari  a causa dell'arrivo di altri
invasori.
  Diodoro  narra  che  il  regno  di  Liparo  ebbe  lunga  vita  fino
all'arrivo  di  Eolo  insieme a numerose famiglie, tutti fuggitivi da
Troia di cui si presagiva gia' la rovina. Qui Eolo ed il  suo  popolo
furono  accolti  con cortesia ed ospitalita' ed a seguito delle nozze
della figlia di Liparo con Eolo ha inizio il  regno  di  quest'ultimo
che segna un periodo di grande splendore.
  La  figura  di  Eolo non e' ben chiara presso gli scrittori antichi
poiche' spesso veniva localizzato in regioni ben distinte.  Due  miti
interessanti da ricordare; il primo ci parla di Eolo come regnante in
Tessaglia,  l'altro con sede sulla vagante isola denominata Eolia poi
identificata  con  le  "Lipari".  A  localizzare la vagante Eolia nel
Tirreno contribui' molto l'individuazione dello  stretto  di  Messina
con  Scilla  e  Cariddi,  per  cui le Lipari che venivano considerate
talvolta come scogli talvolta come isole, si prestarono notevolmente,
data la loro amenita', a coincidere con la descrizione omerica.
  Lo storico Tucidide individuava, uniformandosi ad Antioco, soltanto
quattro  isole  principali:  Lipara,  Didime,  Jera'  e  Strongyle  e
tralasciava le altre perche', a suo parere, troppo insignificanti per
estensione  e  scarsita' di colture e di abitanti. Successivamente se
ne individuano cinque e poi sette,  Erycodes  (Alicudi),  Phoenicodes
(Filicudi),   Didime  (Salina),  Lipara  (Lipari),  Hiera  (Vulcano),
Eunymos (Panarea) e Strongyle (Stromboli).
  Le sette isole venivano dette vaganti poiche' in mezzo ad esse  era
possibile   navigare   e  perche'  erano  facilmente  accessibili  ai
naviganti che giungendovi restavano affascinati dallo splendore delle
bellezze del paesaggio e dalle ricchezze che offrivano mare  e  terra
insieme.  Il  regno  di  Eolo  e  dei suoi discendenti, gli Eolinidi,
durera' per molti secoli e segnera' un periodo di grande prosperita',
giustizia e felicita' del popolo eoliano sino all'arrivo di un popolo
di greci provenienti da Cnido (580 a.C.) che,  come  attesta  Diodoro
Siculo, approdando a Lipari trovarono circa cinquecento abitanti e le
altre isole deserte.
  Le  condizioni  delle  Eolie  in  questo  periodo  dovettero essere
particolarmente floride a Lipari, con il privilegio di battere moneta
bronzea, che rappresenta uno dei diritti  piu'  caratteristici  della
sovranita',  aveva  raggiunto  un  tale  splendore  da attirare altri
popoli della Sicilia. I  Cnidii  stabilirono  un  regime  ferreamente
militare e, per effetto del culto di Eolo instaurato sull'acropoli si
istitui'  un sistema collettivistico con gli indigeni, rafforzato dal
fatto che entrambi vantavano  la  propria  discendenza  da  Eolo.  Il
"bothros"  o  fossa votiva, a forma di cisterna, in cui erano gettate
le offerte al dio, ritrovate dagli scavi del castello,  mostra  sulla
copertura il leone sdraiato, simbolo di Cnido.
  La  citta'  rifondata  sull'acropoli,  presto  si espanse sul dosso
della Covita e sulle pendici occidentali  dell'isola  di  Lipari.  Un
grandioso  muro  a  blocchi  poligonali,  la  cui  traccia  e'  stata
rinvenuta negli scavi di Piazza Monfalcone, apparteneva probabilmente
ad una prima cinta di mura urbiche, costruita nel 500 a.C. Lipari era
dunque una piccola citta'  rispetto  ai  grandi  centri  urbani  come
Siracusa,  ma grazie alla sua posizione insulare che le permetteva di
rimanere al di fuori delle guerre che devastavano  la  Sicilia  e  la
Magna Grecia, manteneva un tono di vita assai elevato.
  Lipari  rimane  colonia  greca  fino  a  252  a.C., quando i Romani
guidati  dal  console  Aurelio  Cotta,   dopo   vari   tentativi   di
aggressione,  nel  corso  delle guerre puniche s'impossessarono delle
isole  che  all'epoca  erano  alleate  con  i  Cartaginesi,   e   li'
costruiscono una importante base navale.
  Durante la prima colonizzazione romana le isole saranno costrette a
vivere  un  periodo  di  grave  recessione:  gli invasori trasformano
l'acropoli in fortezza e soltanto  dopo  la  sconfitta  di  Cartagine
ritorna  ad  essere  un quartiere residenziale con un impianto urbano
che segue la tipologia della citta'  romana  la  cui  estensione  non
superera' mai le mura greche. Le fonti tacciono sul periodo dell'eta'
imperiale  fino  all'inizio  del medioevo, anche perche' l'arcipelago
nel medesimo periodo e' soggetto  a  numerose  incursioni  di  popoli
stranieri, che insieme all'improvvisa ripresa dell'attivita' eruttiva
di  Monte  Pelato,  subisce  un  forte  decremento  degli  abitanti e
l'abbandono delle terre.
  Le isole rimangono deserte per due secoli fino alla  conquista  del
conte  Ruggero  che,  seguendo  il programma di cristianizzazione dei
territori occupati, provvede a ristabilire gli antichi  vescovati  ed
insedia   sull'acropoli   un   nucleo   di  Benedettini  costruendone
un'importante  monastero.  I  monaci  reintroducono  l'agricoltura  e
riprendono  l'attivita' estrattiva delle risorse minerarie che attira
nuovamente la popolazione proveniente dalla terraferma e l'arcipelago
riprende lentamente a ripopolarsi.
  La conquista  dei  Normanni  riporta,  dunque,  ad  un  periodo  di
tranquillita'  e ripresa grazie alla politica degli stessi che non si
sovrapposero con violenza alla popolazione ma rispettarono il diritto
privato, i costumi e le proprieta' dei  cittadini.  La  citta'  nuova
sorge  sui  ruderi  del  castello,  mentre in pianura viene creato il
"borgo" o "terra" abitato da marinai e contadini.
  Intorno al  1083,  sul  punto  piu'  elevato  del  Castello,  viene
costruito il complesso abbaziale di cui fa parte l'attuale cattedrale
dedicata  a  S.  Bartolomeo  la  cui  storia  e'  molto controversa e
relativamente  alla   data   di   fondazione   e   della   evoluzione
architettonica  non  si puo' stabilire nulla con certezza almeno fino
al XVI secolo. L'area su cui sorge, probabile sede di  un  tempio  di
epoca  greca  o  romana,  potrebbe  essere  la  stessa della basilica
bizantina sorta sul sepolcro di S.  Bartolomeo.  Sul  finire  del  XV
secolo  fu  realizzata  in  forme  gotiche  una cattedrale con pianta
basilicale a tre navate, che venne totalmente distrutta  del  1544  a
seguito   dell'incursione   dei   Saraceni   comandati  da  Kaireddin
Barbarossa  che  devastarono  ed  incendiarono   l'intera   cittadina
deportandone  la  maggior  parte della popolazione. Il sacro edificio
pervenutoci, riedificato nel XVIII secolo,  presenta  una  bellissima
facciata  barocca  ed  oggi,  grazie a recenti lavori di restauro, e'
possibile ammirare anche una parte del chiostro attiguo che fa  parte
dell'impianto  abbaziale  normanno.  A  seguito della distruzione del
1544  la  citta'  viene   riedificata   dagli   spagnoli   mantenendo
fondamentalmente  la struttura gia' esistente, adottando un metodo di
ripristino  delle  chiese,  delle  case  del  borgo  e   delle   mura
dell'acropoli.
  Nel  XVIII secolo si verifica una notevole espansione topografica e
l'abitato che fino a quel momento si era identificato con il  "borgo"
si  sviluppa nella zona di Marina Corta e verso la zona piu' a sud di
Lipari dove si trovarono  condizioni  favorevoli  per  l'insediamento
delle  attivita' marinare. L'intensificarsi di queste ultime, unite a
quella  agricola,  daranno  origine  al  fenomeno   di   spopolamento
dell'acropoli  e  della conseguente espansione verso le zone fertili:
nascono cosi' le prime case  rurali  lungo  la  strada  che  porta  a
Pianoconte  dove  viene costruita, su una lieve altura, la suggestiva
chiesa dell'Annunziata con la particolare scalinata ad imbuto che  ha
ispirato artisti e viaggiatori del XIX secolo.
  L'acropoli  si  spopola gradualmente e la popolazione si insedia in
pianura e nelle aree coltivate meridionali dell'isola,  nell'acropoli
rimangono  la  cattedrale  con il palazzo vescovile e le chiese di S.
Caterina, Addolorata, Immacolata e Madonna delle Grazie.
  Intorno alla seconda meta' del XIX secolo l'addensamento delle case
e  dei  vicoli inducono a ricercare una migliore sistemazione urbana;
viene cosi' realizzato un nuovo  asse  viario  che  congiunge  Marina
Lunga  con  il  rione  piu'  a  monte  di  Marina  Corta.  La strada,
denominata  via  Vittorio  Emanuele,  e'  caratterizzata  da  edifici
nobiliari  di pregevole fattura con elementi stilistici riferibili al
tardo barocco.
  Alla fine del XIX secolo anche l'episcopato si sposta dall'acropoli
verso la pianura e nell'area dell'antica "civilta'", che  negli  anni
del regime fascista fu utilizzata come confino per detenuti politici,
rimangono,  tra i resti della necropoli greca e romana, la cattedrale
dedicata a S. Bartolomeo,  le  settecentesche  chiese  della  Madonna
delle  Grazie  e dell'Immacolata, la medievale chiesa dell'Addolorata
la cinquecentesca  chiesa  di  S.  Caterina  e  l'edificio  vescovile
immediatamente  attiguo  alla  cattedrale,  oggi destinato in parte a
sede di un'importante museo archeologico ed in parte ad ostello della
gioventu'.
  Sebbene le vicende storiche si concentrino  sull'isola  di  Lipari,
della  quale  ci  e'  pervenuto un centro storico ricco di importanti
monumenti, e' doveroso ricordare  che  anche  l'isola  di  Salina  e'
dotata di emergenze architettoniche di rilievo.
  Salina, che per estensione e' la seconda isola dell'arcipelago, era
stata  chiamata dai Greci "Didyme" che significa doppia, gemella, per
effetto della peculiare morfologia che la fa apparire da lontano come
se fossero due isole vicine. E' infatti solcata da una valle ricca di
vigneti in cui e' ubicato il Santuario della Madonna del Terzito,  di
origini  antichissime,  riedificato  nel  XVII secolo. Il territorio,
agli inizi del XX secolo, fu diviso in tre comuni, S. Marina, Malfa e
Leni, i cui centri abitati  si  sviluppano  secondo  due  direttrici:
Malfa  e Leni secondo il rapporto con la terra e Santa Marina secondo
il rapporto con il mare e  quindi  con  i  commerci  che,  per  ovvie
ragioni,  ha  favorito  l'intensificarsi  della  popolazione. Risulta
quindi evidente il ruolo gerarchicamente inferiore di  Malfa  e  Leni
rispetto  a  Santa Marina che nella prima meta' del XX secolo contava
un numero di abitanti tale da  necessitare  una  chiesa  di  notevoli
dimensioni come quella dedicata alla SS. Annunziata costruita intorno
al 1920.
  Non   e'   comunque   trascurabile   la   dotazione   di  emergenze
architettoniche presenti nel territorio del comune di Malfa  dove  si
contano  un  numero  svariato  di edicole votive e cresiole dislocate
lungo gli accessi piu' antichi del centro o le  suggestive  chiesette
settecentesche  di S. Anna al Capo Faro, S. Anna a Capo Gramignazza e
la piu' antica chiesetta di S. Pietro nella contrada Vallonazzo.
  Considerato che l'architettura  rurale  eoliana,  nelle  sue  forme
tradizionali,  rappresenta un aspetto determinante nella composizione
del paesaggio dell'intero arcipelago eoliano, sia  se  le  abitazioni
sono  riunite  in agglomerati sia se sono isolate. Le caratteristiche
architettoniche, costruttive e tipologiche, lo sviluppo dei corpi  di
fabbrica  e  le  superfici  cromatiche  mostrano peculiari fattori di
omogeneita', comuni in tutto l'arcipelago  per  via  dei  legami  che
hanno tradizionalmente posto in relazione tra loro le isole Eolie;
  Soprattutto   il  clima  e,  piu'  in  generale,  l'ambiente  hanno
determinato uno sviluppo analogo delle strutture edilizie. L'assoluta
mancanza di  sorgenti,  pozzi,  torrenti,  ecc.,  ha  comportato,  ad
esempio,  la  necessita'  di  sfruttare  l'acqua piovana per mezzo di
componenti architettoniche come le cisterne  o  i  tetti  piani,  che
uniformano  estremamente  il  panorama edificatorio. La necessita' di
protezione dalle intemperie, come il  soleggiamento  eccessivo  e  le
alte  temperature,  ha  comportato  lo  sviluppo  degli spazi esterni
(logge,  archeggiati,  pergole),  sfruttati  prioritariamente   dagli
abitanti   rispetto  agli  spazi  costruiti.  Le  colture  che  hanno
storicamente caratterizzato l'agricoltura eoliana sono  state  sempre
omogenee   tra   isola   e   isola  e  hanno  quindi  comportato  una
caratterizzazione dei rustici analoga e  comunque  non  marginale  in
rapporto    ai    vani   abitativi.   Le   caratteristiche   generali
dell'architettura  eoliana  negli  ultimi   centocinquant'anni   sono
profondamente  diverse rispetto al passato, in quanto legate al ruolo
svolto allora, oltre che  alla  sua  posizione,  dell'arcipelago  nel
Mediterraneo.
  Le  pressanti  esigenze  difensive determinavano strutture edilizie
fondamentalmente chiuse in se' stesse, sviluppate in altezza, secondo
una tipologia a torre e con aperture minime.
  Le masse murarie erano molto piu' compatte, denunciando una  natura
quasi  militare,  e  i  corpi  rustici  ed i servizi erano fortemente
ridotti. Gli agglomerati piu'  isolati,  come  quello  di  Alicudi  o
Ginostra  nell'isola di Stromboli, dove maggiormente si e' sviluppato
il fenomeno dello spopolamento e gli eventi sismici  non  sono  stati
particolarmente  violenti, ancora conservano abitazioni o rustici con
queste caratteristiche. Il ripopolamento delle isole Eolie nel  corso
del  XIX  secolo  e'  stato  uno  dei fenomeni che hanno permesso una
profonda modifica delle caratteristiche tipologiche delle abitazioni.
La posizione delle Eolie, come ganglio delle comunicazioni  marittime
rispetto  alle  rotte  del  basso Tirreno, ha incrementato i rapporti
esterni con l'arcipelago. Da un punto di vista strettamente edilizio,
tali  relazioni  hanno  trovato  espressione  in  quelle   componenti
architettoniche  chiaramente derivate dall'architettura rustica delle
isole minori mediterranee, legata soprattutto a fattori climatici, ed
in  particolare  all'edilizia  storica  delle  isole  partenopee.  Lo
sviluppo  di  sistemi  infrastrutturali  di  trasporto nel meridione,
tuttavia, determinarono nell'ultimo  scorcio  del  secolo  scorso  un
nuovo  decadimento  delle isole Eolie in quanto, perdendo il ruolo di
snodo delle  comunicazioni  marittime,  vennero  a  sviluppare  nuove
ondate  migratorie,  di fatto fermatesi solo in epoca recente per via
del nuovo ruolo turistico assunto dall'arcipelago.
  Contemporaneamente  l'agricoltura  nel  territorio  eoliano  si  e'
venuta  a  diffondere  territorialmente  attraverso  la  creazione di
terrazzamenti diffusi, comportando ulteriori modifiche al  paesaggio.
Non  ultimi  gli  eventi sismici che periodicamente colpiscono questo
territorio hanno accelerato il diffondersi di modifiche costruttive.
  I fattori climatici e demografici, le  mutate  esigenze  difensive,
gli  eventi  sismici,  determinarono  quindi un'evoluzione tipologica
delle abitazioni che si e' mantenuta costante  praticamente  fino  ai
nostri giorni. Le abitazioni realizzate negli ultimi trent'anni hanno
in parte mantenuto alcune delle peculiarita' dell'architettura rurale
eoliana,  contribuendo  alla costituzione del paesaggio, anche se non
sempre positivamente. La trasformazione piu' significativa  e'  stata
proprio  il  passaggio  da  un'edilizia  prevalentemente verticale ad
abitazioni sviluppate planimetricamente, ad uno o a due piani.
  La scelta del numero di elevazioni fuori  terra,  tuttavia,  appare
piu'  legata  al  caso  piuttosto  che  all'adesione tipologica delle
residenze alla morfologia del territorio, anche  se  il  tipo  ad  un
piano  sembra  nascere  piu' in localita' pianeggianti, piuttosto che
nei declivi.
  Si riscontra infatti che nelle aree pianeggianti o negli altopiani,
come a Pianoconte (Lipari), a Vulcano Piano o a Valdichiesa a Salina,
le abitazioni si sviluppano  planimetricamente,  mentre  li'  dove  i
declivi  connotano  profondamente  il  paesaggio,  come  a Panarea, a
Filicudi o ad Alicudi, sono presenti i tipi a due elevazioni. In ogni
caso, siano ad uno o a due piani, sin dall'ultima  meta'  del  secolo
scorso,  le  abitazioni si svolgono con vani in successione, lungo un
asse  orizzontale,  tutti  affacciantisi  su  di  una   loggia,   che
rappresenta  forse  lo spazio principale, perche' piu' vissuto, della
casa: e' proprio qui che si svolgevano le operazioni piu'  importanti
legate    all'agricoltura,   come   nell'aia   dell'edilizia   rurale
tradizionale.
  La loggia e' delimitata da un muretto, con sedili alternati  ad  un
colonnato,  al  quale  si  appoggia una pergola per la protezione dal
forte  soleggiamento;  si  trovano  quasi  sempre  in  questo  spazio
l'imboccatura  della cisterna, con un lavatoio in pietra e il forno a
cupola.
  Rispetto ai vani principali destinati alla residenza,  i  corpi  di
servizio   si   possono   posizionare  diversamente;  possono  essere
collegati  al  corpo  abitativo,  oppure  completamente  staccati  ed
eventualmente paralleli all'abitazione.
  L'orientamento  dei  corpi  abitativi  privilegia il sud e l'ovest,
perche' nei periodi piu' freddi dell'anno soffiano  fortissimi  venti
di  tramontana.  Il  tipo  a  due  piani  si caratterizza rispetto al
precedente nell'avere i servizi al piano  terra,  con  antistante  un
archeggiato,  un  elemento  derivato  per  le ragioni che si dicevano
dall'architettura campana. I vani abitativi sono al piano  superiore,
lungo  la  loggia  sovrastante gli archi, e ad essi si accede tramite
una scala esterna, generalmente ad arco  rampante,  che  contribuisce
profondamente alla connotazione architettonica dell'edificio.
  L'elementare  sistema  costruttivo  e'  un  elemento  paradigmatico
dell'estrema   poverta'   delle   abitazioni,   che   si    riscontra
nell'utilizzo costante del materiale vulcanico.
  Proprio  nel  sistema  costruttivo  si  manifesta  la  tendenza  ad
utilizzare,  dove  possibile,  tutto  cio'  che   puo'   offrire   il
territorio,   a   causa   delle   note  ed  evidenti  difficolta'  di
approvvigionamento dell'isola. I muri maestri delle costruzioni  sono
costituiti  talvolta da pietre di grosse dimensioni, murate con calce
di provenienza extraisolana, mentre per i muri divisori, i solai e  i
forni  venivano  utilizzate  le  scorie  vulcaniche. Le bucature sono
riquadrate da stipiti, architravi e soglie costituite da  blocchi  di
pietra lavica e, nelle case piu' antiche, l'architrave e' una trave o
una  tavola  di  legno. Per la costruzione del solaio di copertura si
iniziava creando un'armatura di travi in legno, sulla quale si poneva
prima uno strato di canne e quindi uno di pietrame vulcanico,  solido
ma  poroso  e  leggero,  mescolato a calce che si batteva a lungo per
garantirne l'impermeabilita' e la resistenza.
  Considerato che l'arcipelago eoliano, dal punto di vista tettonico,
deriva   dall'affossamento  del  Tirreno  durante  il  Pliocene,  che
corrisponde alla fase finale dell'orogenesi appenninica lungo il  suo
margine interno.
  Una  successiva  fase  ha  permesso a un magma profondo di risalire
lungo fessure,  per  dare  origine  al  vulcanesimo  eoliano.  Questo
sistema   vulcanico  poggia  sul  fondo  del  mare  Tirreno,  la  cui
profondita' varia da 1.000 a 3.000 metri. Recenti studi indicano  che
le   Eolie   appartengono  ad  un  tipico  sistema  arco-fossa-bacino
marginale, corrispondente  a  "un  contatto  attivo  tra  le  placche
convergenti" euroasiatica e africana.
  L'eta'  del  vulcanesimo  eoliano,  ritenuta  da alcuni miocenica o
addirittura del pliocene inferiore, e' stata, di recente,  attribuita
al  pleistocene,  all'inizio  dell'era  neozoica  o  quaternaria  (un
milione e mezzo di anni fa). In base a  recenti  studi  sui  terrazzi
marini  si  e'  potuto stabilire che nel primo stadio di attivita' si
formarono le isole di Panarea, Filicudi, Alicudi e  una  parte  degli
apparati   di  Salina  e  Lipari.  Successivamente,  nel  pleistocene
superiore, si  ebbe  il  completamento  di  Lipari  e  Salina,  e  la
formazione   di   Vulcano  e  Stromboli.  Il  vulcanismo  eoliano  si
ripartisce  in  due  contrastanti  associazioni  geochimiche:   magmi
alcalini  ricchi  di  potassio,  di  Vulcano  e  Stromboli,  e  serie
calcico-alcaline di Salina,  Filicudi,  Alicudi,  Lipari  e  Panarea.
Ulteriori   suddivisioni   ravvisano  quattro  serie  distinte  e  le
incorporano  in  un'unica  evoluzione   dell'arco   insulare:   serie
calcico-alcaline:   Salina,  Filicudi,  Panarea,  Alicudi,  Lipari  e
Stromboli; serie calcico-alcaline ad alto tasso di potassio:  Lipari,
Stromboli;  serie  shoshonitiche: Vulcano, Stromboli; serie leucitico
tefritiche: Vulcano, Stromboli. L'isola di Panarea e' l'apparato piu'
antico  dell'arcipelago.  Le  datazioni  radiometriche  su   vegetali
carbonizzati hanno permesso, in generale, di stabilire tre periodi di
attivita'.  Nel  primo  periodo (tra 330 e 160 mila anni) sorsero gli
edifici vulcanici di Panarea; nel secondo (tra 160 e 130 mila  anni),
corrispondenti  alla  fase  principale di attivita', si formarono: il
monte Rivi, Capo e Pizzo Corvo a  Salina,  la  Fossa  delle  Felci  a
Filicudi,  la  Montagnola ad Alicudi. Nel terzo periodo (tra 130 mila
anni e  i  nostri  giorni)  prosegue  l'attivita'  vulcanica  con  la
formazione,  a  Lipari,  dei  monti  Sant'Angelo, Guardia e Pelato; a
Salina, della Fossa delle Felci, monte dei Porri,  e  di  Pollara;  a
Filicudi,   della   Montagnola  e  del  Terrione;  ad  Alicudi  degli
espandimenti acidi. Vulcano si forma a 100 mila anni  con  successivi
edifici  degli  strato-vulcani  a sud della Caldera, della Fossa e di
Vulcanello. Stromboli inizia l'attivita' 40 mila  anni  orsono  prima
formandosi  la  zona  del Vancori e successivamente con la Cima e con
l'attuale cratere. L'isola di Alicudi e' costituita essenzialmente da
un vulcano  complesso  e,  nella  parte  sud-orientale,  da  numerosi
vulcanelli  con  cupole  di  ristagno  e  colate.  Filicudi,  la  cui
attivita' si e' sviluppata tra la glaciazione del Mindel e quella del
W-rm,  risulta  costituita  dai  prodotti  dei  sei  centri  eruttivi
riconoscibili.  Il  piu'  antico dovette essere situato nel tratto di
mare prospiciente la costa, in localita' Fili di Sciacca.  L'edificio
piu'  esteso e' la Fossa delle Felci e i piu' recenti la Montagnola e
Capo Graziano. L'isola di Salina e' costituita da sei vulcani. I piu'
antichi, localizzabili a Pizzo di Corvo, monte Rivi e in  prossimita'
di   Capo   Faro,   sono  poco  riconoscibili  nella  loro  struttura
morfologica, mentre i vulcani-strato di Fossa delle Felci e monte del
Porri conservano una forma conica  quasi  perfetta.  La  Fossa  delle
Felci  raggiunge  i  932  metri s.l.m. ed e' la piu' alta vetta delle
isole. L'ultima eruzione si verifico' circa 13  mila  anni  fa  nella
parte  nord-occidentale  dell'isola  e  formo' il cratere di Pollara,
costituito da tufi pomicei. Lipari, piu' complessa dal punto di vista
geolitologico, nella parte  occidentale  e'  costituita  da  numerosi
vulcani-strato   (Timponi,   Monte  Mazzacaruso  (322  metri),  monte
Sant'Angelo (594 metri), Monte Chirica (602 metri) e  Costa  d'Agosto
(529  metri)).  A  sud vi sono due domi estrusivi (Monte Guardia (365
metri) e Monte Giardina (278 metri)) e a nord-est  due  apparati  ben
conservati  (Forgia  Vecchia  (303 m) e Monte Pelato (476 metri)). Le
pomici attorno a monte Pelato raggiungono la potenza di 200  metri  e
sono  sfruttate a Porticello e ad Acqua Calda. Gli apparati vulcanici
di Lipari sono localizzati su un reticolato di faglie  con  direzione
nord-sud  che  passa per Vulcanello e la Fossa di Vulcano. Da recenti
ricerche  (identificazione  di  un  terrazzo  marino  tirreniano,  di
livelli  tufacei,  ossidiane  lavorate  nel  neolitico,  datazione al
radiocarbonio  di   tronchi   carbonizzati),   e'   stato   possibile
ricostruire  l'evoluzione del sistema vulcanico di Lipari, in quattro
periodi. Il primo periodo inizia  dopo  la  glaciazione  Riss,  nella
parte  occidentale dell'isola, formando il gruppo del Timpone e, dopo
una fase di riposo, il Monte Rosa a est. Nel secondo periodo si ha la
formazione di Monte S. Angelo, cui segue la nascita di due crateri di
pomici e dei Monti Guardia e Giardina. Infine, fra 9.500 anni e il IV
secolo d.C., si verifica l'attivita' eruttiva di pomici  nella  parte
settentrionale   dell'isola  e  una  o  piu'  colate  d'ossidiana  si
incanalano lungo le valli formando la P. di Sparanello. Dopo una fase
di riposo si ebbe, in tempi storici, una eruzione dal  Monte  Pelato,
con  emissione  di pomici che formarono una coltre di circa 200 metri
di spessore, e di colate di ossidiana (Rocche Rosse).  Nell'isola  di
Vulcano si distinguono quattro principali unita' strutturali: Vulcano
meridionale  o  Vulcano  Antico,  Monti  Lentia,  Fossa  di Vulcano e
penisola di Vulcanello, imposti  in  tre  periodi  distinti.  Vulcano
Antico  e'  la  parte  piu'  vecchia  dell'isola  e la sua morfologia
rappresenta un tronco di cono composito, quasi circolare,  che  viene
troncato  quasi  orizzontalmente  dalla  spianata  di Vulcano Piano a
circa 300-400 metri d'altezza. Le piu' alte cime di  Vulcano  Antico,
Monte  Aria  (500  m)  e Monte Saraceno (481 m), sono resti dell'orlo
della caldera ed appartengono al cono primitivo.  La  parte  centrale
dello  stratocono  di  Vulcano  Antico  sprofondo' a causa del crollo
della caldera formando la circolare caldera del Piano con un diametro
di 2-2,5 km. Successivamente si forma l'unita' strutturale del gruppo
Lentia, costituita da colline rocciose che formano l'orlo occidentale
della caldera della Fossa. L'evoluzione vulcanica di  questo  settore
e'  messa  in  relazione  ad  uno  sprofondamento  calderico  che  ha
provocato eruzioni di fontane e brandelli di lava molto  fluida,  con
formazione,  lungo  i bordi della caldera, di domi e numerosi dicchi.
La depressione,  in  cui  il  cono  della  Fossa  di  Vulcano  si  e'
innalzato,  rappresenta  una caldera di dimensioni analoghe alla piu'
antica del Piano. Questa unita' strutturale costituisce il cratere di
Vulcano Fossa, fortemente inciso e composto da due crateri, Fossa  I,
e  l'attuale Fossa II; la loro nascita e' messa in relazione al terzo
periodo dell'attivita' eruttiva.  L'attuale cratere ha un diametro di
circa  500  metri e una profondita' di 200 metri e ha dato luogo alle
eruzioni storicamente conosciute.  Le eruzioni sono caratterizzate da
attivita' prevalentemente esplosive e da numerose colate di lava, una
delle quali e' la famosa colata di ossidiana  di  Pietre  Cotte,  che
ricopre il fianco nord-ovest in prossimita' dei due crateri di Forgia
Vecchia,  superiore  e inferiore. Infine, dal 183 a.C., si e' formato
il  piccolo  vulcano  di  Vulcanello  (123  metri)  con  tre  crateri
allineati  in direzione nord-est/sud-ovest; il piu' antico si trova a
est e il piu' recente a ovest. Questo  apparato  ha  emesso  numerose
colate  di  lava  che costituiscono la piattaforma di Vulcanello e la
Punta del Roveto.
  Vulcanello e' congiunto a Vulcano da un  sottile  istmo,  un  metro
circa  al  di  sopra  del  livello  del mare, sommerso dalle acque in
condizioni  meteorologiche  particolarmente  avverse.   Panarea,   le
piccole  isole  (Basiluzzo,  Dattilo,  Lisca  Bianca)  e gli isolotti
(Bottaro, Lisca Nera, Panarelli e le Formiche) sono  da  considerarsi
parte  dello  stesso  complesso  vulcanico e rappresentano i resti di
centri  eruttivi  impiantatisi  su  una  stessa  unita'   morfologica
costituita   da  un  rilievo  vulcanico  sottomarino.  La  formazione
dell'isola, la piu' antica dell'arcipelago eoliano, e' attribuita  al
siciliano  o  al  milazziano.  Nella  parte  emersa  e' impiantato un
vulcano-strato, di cui attualmente rimane  la  parte  orientale;  sui
fianchi,  successivamente, si sono formati centri curativi secondari,
sotto  forma  di  cupole  di   ristagno.   Stromboli   e'   la   piu'
settentrionale delle isole e culmina con i 1.940 metri di Vancori. Si
estende  per  altri  2.000 metri al di sotto del livello del mare per
cui l'edificio vulcanico per due terzi  e'  sottomarino.  Le  quattro
unita'    morfologiche    che   la   costituiscono   sono:   l'antico
vulcano-strato (Paleostromboli) di Serra Vancori (924 metri)  a  sud,
la  Cima  (918  metri),  500  metri a nord del primo, separata da una
depressione di un centinaio di metri; il cratere attuale  con  cinque
bocche  attive,  300  metri  a nord (Neostromboli), della Cima e, 200
metri piu' in  basso;  il  neck  di  Strombolicchio  (43  metri)  che
rappresenta  un  cono  avventizio. Il cratere centrale e' un terrazzo
craterico allungato, parzialmente sormontato  dal  recinto  craterico
del  Paleostromboli  (Serra  Vancori).  La  formazione  dell'isola fa
riferimento a due periodi: nel primo, si formo' il vulcano-strato  di
Vancori  e,  successivamente,  l'altro apparato vulcanico della Cima,
piu' a nord.  Nella  stessa  epoca,  da  un'eruzione  laterale,  ebbe
origine  Strombolicchio;  all'inizio  del  periodo  post-glaciale  si
formo' l'attuale cratere. Lo Stromboli e'  in  permanente  attivita',
data  dall'alternarsi  di esplosioni di scorie fuse, ceneri e lapilli
ed emissioni di lava.  Queste  caratteristiche  emissioni  hanno  poi
fatto  definire nella nomenclatura vulcanica ogni attivita' di questo
tipo.
Processi geomorfologici.
  Gli studi condotti  in  questi  ultimi  anni  dai  ricercatori  del
settore  geologico hanno consentito di individuare diverse condizioni
evolutive  accelerate,  generalizzabili  all'intero  arcipelago.   Di
queste,  alcune  sono legate a fattori dovuti all'attivita' antropica
(o all'abbandono di questa), altre alla  naturale  rapida  evoluzione
morfologica  che  subiscono le isole vulcaniche generalmente giovani,
quali quelle eoliane. Per  quanto  riguarda  i  fattori  dovuti  alla
dinamica  dei versanti, il disutilizzo del suolo rappresenta la causa
prima di una sequenza di  dissesti,  in  rapida  evoluzione,  con  lo
sviluppo  di  allarmanti  solchi di ruscellamento. Questi interessano
tutte le isole, ed  in  particolare  Lipari,  Salina  e  Vulcano.  Di
notevole  interesse  appaiono  le  fenomenologie  legate ai caratteri
delle reti  drenanti  ad  andamento  centrifugo-multiplo,  sviluppate
lungo   le  generatrici  degli  edifici  vulcanici  coalescenti,  che
costituiscono i diversi corpi insulari. Si tratta complessivamente di
condizioni evolutive che rientrano  nella  normale  fisiologia  della
dinamica  dei  versanti,  tenuto  conto  delle forti pendenze e della
generale  alternanza  fra  i  tipi  litologici  costituiti  da   lave
fratturate  e  prodotti  piroclastici.  Per  i processi morfodinamici
costieri sono da sottolineare due particolari  aspetti  rappresentati
dall'esistenza  di spiagge in rapido arretramento e dalla presenza di
sottili spiagge sottoposte a frane di crollo delle  retrostanti  ripe
di erosione.
  Va  constatato  che le spiagge eoliane si sviluppano solitamente in
strette fasce e che, quindi, il processo di arretramento,  quando  si
verifica,  puo'  portare  alla loro scomparsa. L'esistenza di spiagge
sottoposte a crolli dalle  retrostanti  falesie  comporta,  per  ovvi
motivi, dei limiti alle loro finalita' d'uso. L'origine dei crolli e'
solitamente  imputabile  alle  condizioni  di  instabilita' provocate
dallo scalzamento al piede delle falesie per il fatto che,  tanto  la
spiaggia  sommersa,  quanto quella emersa, non presentano un ostacolo
adeguato ad assorbire tutta l'energia delle mareggiate. E' inoltre da
tenere presente che l'arretramento dei fronti e' favorito  anche  dai
processi  di  degradazione  meteorica, che agiscono energicamente sui
litotipi  vulcanici  fortemente  fratturati,  o  dalla  presenza   di
materiali   sciolti   di   natura   alluvionale   in   condizioni  di
instabilita'.
Sistema geotermico dell'isola di Vulcano.
  Un aspetto fisico che  caratterizza  alcune  isole  dell'arcipelago
eoliano,  ed  in particolare Vulcano, e' rappresentato dalla presenza
di un campo geotermico attivo, che si manifesta attraverso  emissioni
gassose  (fumarole)  o  con sorgenti termali e pozza di fango. Questo
campo geotermico, legato ovviamente al vulcanismo  attivo,  e'  stato
individuato,  come serbatoio, ad una profondita' di 2 km. Le indagini
di carattere sperimentale finora effettuate danno comunque per remote
le possibilita' di utilizzare i fluidi  geotermici  ai  fini  di  una
diretta   integrazione   delle   attuali  disponibilita'  energetiche
eoliane. L'attivita' endogena che si manifesta mediante le  fumarole,
sull'isola  di  Vulcano,  e' nota sin dalla piu' remota antichita', e
attualmente, si manifesta nella  zona  della  Fossa,  nella  zona  di
Lentia   e   in   quella   dei   Faraglioni.   Chimicamente  esse  si
caratterizzano per  esalazioni  idrosolfidrico-carboniche,  che,  nel
caso  della  zona  della Fossa, possono essere particolarmente forti,
solforose, con tracce di acido cloridrico e ad  elevata  temperatura.
Le attivita' della zona di Lentia e del Faraglione di levante possono
definirsi  minori  in  quanto  negli  ultimi cinquanta anni ormai non
avvengono piu' emissioni gassose, pur rimanendo un'attivita' endogena
sotterranea.  I  fenomeni  fumarolici  della  zona  dei   Faraglioni,
costanti,   erano   un   tempo   legati  essenzialmente  a  emissioni
sottomarine  o  a  quelli  posti  in  prossimita'   della   spiaggia;
l'attivita' endogena sotterranea era invece sfruttata industrialmente
per  le  efflorescenze  di  solfati  di  alluminio. Nella Piana, piu'
numerosi e frequenti sono i getti di gas che fuoriescono  da  conetti
di pochi centimetri di altezza, originati per accumuli di depositi di
cristalli  di  zolfo;  in  essi si raggiungono temperature di 100 ›C.
Dalla Piana  in  poi  le  fumarole  cominciano  a  diradarsi  fino  a
scomparire   per   lasciare  progressivamente  il  posto  a  numerose
pozzanghere di fango  scosse  dalla  fuoriuscita  di  gas,  in  bolle
caratteristiche.  Parecchio  piu'  a  nord  si trovano le fumarole di
Porticello. A  nord  del  Faraglione  piccolo  vi  sono,  invece,  le
fumarole  di  Acqua  Calda.  Chimicamente  le fumarole della zona dei
Faraglioni, sono caratterizzate dalla presenza di  vapore  acqueo  in
grossa  percentuale,  acido solfidrico e tracce di acido fluoridrico,
mentre copiosa e' la formazione di efflorescenza di solfati di  ferro
e  alluminio  in  cui  il radicale solforico deriva dalle ossidazioni
dello zolfo dell'acido solfidrico. L'attivita' fumarolica della  zona
della  Fossa  e' certamente quella maggiormente attiva, e i centri di
emissione possono dividersi in due gruppi, uno  legato  all'attivita'
del cratere, l'altro collegato all'attivita' della zona di Lentia.
   Particolare  ed  interessante  e'  il  fenomeno, certamente legato
all'attivita' fumarolica, che si verifica periodicamente nella Fossa,
e nel quale si ha emissione di zolfo allo stato liquido.
  Direttamente connesse all'attivita' fumarolica risultano tutti quei
fenomeni che rientrano nelle manifestazioni post-vulcaniche, come  la
fuoriuscita  di  acque  termali  o  la  formazione  di  pozze fangose
terapeutiche.
  L'ubicazione  delle  sorgenti  di  acque  termali,  a  Vulcano,  si
concentra soprattutto in localita' Spiaggia Lunga, Acqua Calda, nella
zona  dei  Faraglioni,  Punta Luccia e, sul versante opposto, a Punta
del Rosario.
  In tutto si identificano otto sorgenti, di cui quattro sulle  coste
orientali:  Monte  Luccia, Punta Luccia, Capo Grillo, e quattro sulle
coste occidentali. Le temperature delle acque oscillano fra i 28 ›C e
170 ›C; il loro pH, legato all'eccesso di solfati e cloruri,  e  agli
acidi solforico e cloridrico, oscilla tra 1,6 e 1,9.
  L'origine   pare   sia   da  ascriversi  ad  una  falda  acquifera,
probabilmente meteorica, superiore rispetto al livello del mare,  che
si  mescola  ad acqua marina e, insieme a questa, subisce l'influenza
locale dei vari prodotti di condensazione ed  emissione  gassosa.  Le
acque   di  Vulcano  sono  ascrivibili  alla  categoria  delle  acque
solfato-clorurato-alcaline  ipertermali  che,   per   la   dipendenza
dall'attivita'   endogena,   e  la  presenza  notevole  di  SiO2,  si
differenziano da altre sorgenti consimili. A fianco delle sorgenti di
Acqua Calda, per l'importanza dell'uso terapeutico che se ne  fa,  vi
sono  le  pozze  con  i  fanghi.  Essi  si  trovano  ai piedi dei due
Faraglioni in una pozza del diametro  di  5  metri  circa.  Il  fango
agitato da continua ebollizione per azione delle fumarole, si compone
essenzialmente  di  zolfo,  alluminio  e cenere vulcanica. Unitamente
alle sorgenti di Acqua Calda, i fanghi trovano impiego, fino ad  oggi
empirico,  e per gli isolani quasi rituale, nella terapia medica come
antiedemici  ed  antiflogistici  in  tutti  i  processi  infiammatori
artrosici  e  reumatici,  nonche'  in  cosmetologia  e  dermatologia.
L'ambiente fisico-chimico del tutto particolare in cui  si  manifesta
la  complessa attivita' endogena, ha altresi' determinato un ambiente
idoneo al prolificarsi di alcune colonie di microrganismi vegetali  e
animali,  molto particolari e rari. Infatti, sono state individuate e
isolate tre famiglie di alghe: le rodoficee del genere cyanidium,  le
cloroficee   del  genere  scenedesmus  e  le  cianoficee  del  genere
pseudoanabaena.  Nella  zona  di  Acqua  Calda,  Pozzo  Fango  e   in
prossimita'  del  Faraglione  Est,  dove  piu' intensa e' l'attivita'
solfatarica,  prospera,  invece,   una   colonia   molto   densa   di
solfabatteri,  o  tiobatteri,  appartenenti  ai  leucotiobatteri  non
plogmentati, della famiglia delle beggiotoacee. La loro  riproduzione
e'  legata,  e  comunque  condizionata,  dalle esalazioni di idrogeno
solforato, dalla temperatura, dalla  presenza  di  ossigeno  e  dalle
radiazioni   luminose.  I  tiobatteri  costituiscono  un  insieme  di
organismi  in  grado  di  vivere  in  ambienti  ricchi  di   idrogeno
solforato,   e  capaci,  come  accennato,  di  utilizzarne,  per  via
fotosintetica o chemiosintetica, l'ossidazione quale fonte energetica
per i loro processi metabolici. Si trovano di  solito,  come  ammassi
gelatinosi,  direttamente  allo  sbocco  della  sorgente  termale.  I
leucotiobatteri  hanno  nicchie  ecologiche  la  cui  temperatura  e'
compresa tra 15 ›C e 45 ›C, con un optimum termico entro il range che
va  dal  35  ›C  ai  38  ›C,  e  nelle  quali  il  pH giuoca un ruolo
importantissimo.  Il  particolare  non   indifferente   per   cui   i
solfobatteri  di  Vulcano vivono in un ambiente marino a pH 5,6, ed a
una temperatura compresa tra 25 ›C piu' di 55 ›C, fa di tale ambiente
dei biotipi a se stanti che si distinguono,  unicamente  ai  batteri,
dai consimili di altre localita'.
  Considerato   il   rischio   vulcanico   su  alcuni  dei  territori
dell'arcipelago. Sulla base dei dati a tutt'oggi conosciuti  si  puo'
dedurre che concrete condizioni di rischio vulcanico, nell'arcipelago
eoliano esistono esclusivamente nelle tre isole di Vulcano, Stromboli
e  Lipari. Gli elementi che governano la funzione rischio nelle isole
suddette e nei diversi  settori  di  queste  sono  essenzialmente  il
chimismo  dei  magmi,  i  meccanismi  eruttivi,  la  frequenza  e  la
localizzazione degli eventi, il tipo e la distribuzione dei  prodotti
espulsi,  i venti dominanti, la configurazione morfologica, il tipo e
la distribuzione degli insediamenti abitativi.  Per  quanto  riguarda
Vulcano,  si  ritiene  che  si  tratti dell'isola a piu' alto rischio
vulcanico, in particolare nel  suo  settore  settentrionale,  che  e'
stato  sede,  in tempi storici, di numerose eruzioni esplosive dovute
all'attivita' di Fossa di Vulcano e di Vulcanello; l'ultima  eruzione
risale  al periodo 1888-90. Il rischio in questa isola e' evidenziato
dall'estrema pericolosita'  delle  eruzioni,  caratterizzate  da  una
rapidissima  espansione  laterale della fase gassosa che trascina con
se', ad alta velocita', materiali solidi grossolani e ceneri (sorge),
e dalla distribuzione degli insediamenti localizzati tra la  Fossa  e
la penisola di Vulcanello. Questa zona, per la presenza del villaggio
di Porto e per l'elevato sviluppo assunto in questi ultimi anni dagli
insediamenti turistici, rappresenta il settore a maggiore rischio per
l'intera  isola.  La  morfologia del terreno e' un elemento rilevante
per l'accumulo di CO2; a tale proposito e' da  tenere  presente  che,
pochi   anni   fa,  due  bambini  rimasero  asfissiati  dall'anidride
carbonica in una buca profonda poco piu' di un metro e satura di gas.
  Si ritiene, pertanto, opportuno canalizzare, con accorgimenti vari,
le  emissioni  di  anidride  carbonica  verso  aree  pianeggianti   e
scoperte.   Le   condizioni   di  rischio  nell'isola  hanno  portato
all'attivazione di un  complesso  sistema  di  sorveglianza,  che  si
avvale  di  differenti  metodiche.  Stromboli e' sede di un'attivita'
persistente caratterizzata da esplosioni  regolari  e  ritmiche  alle
bocche eruttive.
  Questa  fenomenologia  rappresenta  il tipo "stromboliano" classico
della  letteratura.  La  particolare  localizzazione   delle   bocche
eruttive  e la configurazione morfologica di quella parte dell'isola,
detta "Sciara del fuoco", fa si' che tutti  i  prodotti  eruttati  si
canalizzino lungo questa depressione fino a raggiungere il mare.
  Sulla  base  degli elementi conoscitivi, ma anche in considerazione
della  natura  piu'  basica  del  magma  e  del  minore   numero   di
insediamenti   abitativi,  il  rischio  vulcanico  a  Stromboli  puo'
ritenersi meno elevato che a Vulcano.
  Meno elevato, ma non nullo, se si considera  che  nel  passato,  in
occasione  di  esplosioni particolarmente intense, si sono verificate
ricadute basaltiche di blocchi  lavici  su  aree  abitate.  A  Lipari
l'attivita' e' limitata attualmente a manifestazioni post-vulcaniche,
quali fumarole a bassa temperatura.
  L'isola  puo',  pero', essere considerata sede di vulcanismo attivo
in quanto  e'  opportuno  ricordare  che  l'ultimo  evento  eruttivo,
rappresentato  dalle  colate  di ossidiana delle Bocche Rosse e della
Forgia Vecchia, nonche' dagli ammassi di pomice di Monte  Pelato,  si
e'  verificato in epoca storica (VI secolo d.C.). Le correlazioni dei
parametri inerenti l'attivita' vulcanica  e  le  modificazioni  delle
attivita'  endogene  (emissioni  di  gas,  acque  termali,  controlli
geotermici, variazioni climatiche ecc.)  costituiscono  gli  elementi
mediante  i  quali,  i  vari  ricercatori,  oggi cercano di prevenire
possibili eventi eruttivi, anche a lungo termine.
  Considerato   il   rischio   sismico    nelle    aree    vulcaniche
dell'arcipelago  eoliano.  A  differenza  dei fenomeni vulcanici, gli
eventi sismici ad alto rischio presentano una  maggiore  omogeneita',
sia areale che tipologica. Per tale fenomenologia bisogna distinguere
il  fattore  hazard  da  quello di rischio sismico, intendendo con il
primo l'evento sismico in quanto determinato dalle energie liberabili
e non modificabile attraverso interventi umani, laddove il secondo e'
piu' strettamente legato alla vulnerabilita' degli edifici e piu'  in
generale,  dei  manufatti  esistenti.  Il  quadro  che  emerge da una
preliminare analisi della sismicita' propria del comprensorio eoliano
e dedotta dai dati storici ha permesso di individuare come centri  di
maggiore attivita' sismica:
    a)  la  parte  settentrionale  dell'isola  di  Salina  (Pollara e
Malfa);
    b)  l'isola  di  Stromboli,  in  relazione  anche   all'attivita'
vulcanica;
    c) le isole di Alicudi e Filicudi.
  Per  una  corretta valutazione dell'hazard sismico nell'arcipelago,
oltre alla sismicita' locale, non va trascurata l'elevata  sismicita'
regionale  del  dominio  geodinamico  di  cui l'arco eoliano e' parte
integrante. Per quanto  concerne  il  rischio  rilevabile  dai  danni
prodotti  dagli  eventi  sismici, si ritiene che una delle principali
cause dell'elevata  vulnerabilita'  potrebbe  essere  reperita  nella
mancanza  in  loco  di  adeguati  materiali  da  costruzione  e nella
presenza di edifici fondati su versanti fortemente acclivi.
  Emerge,  quindi,  la necessita' di un censimento delle costruzioni,
in particolare delle strutture  pubbliche,  in  funzione  della  loro
vulnerabilita'.
  Indubbiamente  il  carattere  insulare  e'  il  fattore  che  eleva
maggiormente il rischio in tutti i suoi aspetti e pertanto  occorrono
normative specifiche, oltre ad una capillare e continua educazione di
massa.
  Rilevate le particolari condizioni favorevoli del clima delle isole
Eolie, tipico delle zone centro-meridionali, favorisce una rigogliosa
crescita  di  tipi vegetazionali di notevole bellezza e peculiarita'.
La scarsita' di piogge estive, la distribuzione  non  regolare  delle
precipitazioni,   le   deboli   piogge   invernali,  assorbite  quasi
totalmente dal  terreno,  non  consentono  la  formazione  di  bacini
imbriferi  di  apprezzabile  portata,  tranne  qualche rara e modesta
sorgente. La classificazione del clima secondo il Koppen, in funzione
della  temperatura,  stabilisce  che   il   territorio   eoliano   e'
caratterizzato  da  clima subtropicale, che influisce sulle colture e
sulla vegetazione spontanea e, piu' in generale, sulla vita  eoliana:
tutto il territorio e' abbondantemente ricoperto da una fitta macchia
mediterranea,   ovvero   da  essenze  vegetali  costituite  da  dense
boscaglie, con alti arbusti in prevalenza sempre verdi e da una serie
di piante tipicamente mediterranee che  per  le  suddette  condizioni
climatiche raggiungono forme di estrema bellezza. La vegetazione piu'
frequente  e'  costituita  dai  tipici  fichidindia,  particolarmente
presenti  a  Panarea  e  Stromboli,  dai   cespugli   di   rosmarino,
dall'eliotropio,   dai   cardi,   dalle   artemisie,   dal  lentisco,
dall'euforbie,  dall'agave  che  cresce  soprattutto   sulle   alture
assolate   a   picco  sul  mare,  e  dalle  piante  fiorite  come  la
bouganvillea di variegati colori, il geraneo frequente lungo i  bordi
delle  strade isolane e l'hibiscus caratteristico per la bellezza dei
suoi fiori. Le felci, di cui le isole erano anticamente ricoperte (si
pensi che Filicudi prese il nome da questa caratteristica stesura)  e
che ancora oggi costituiscono uno dei paesaggi particolari di Salina,
la  quale  possiede  un manto vegetale piu' ricco rispetto alle altre
isole, per la sua relativa  abbondanza  d'acqua.  Ci  riferiamo  alla
splendida  area  di  riserva  denominata  "Riserva naturale orientata
delle montagne Fossa delle Felci e Porri", che si estende per un'area
di circa 1.600 ha., suddivisa in  zona  A  comprendente  la  sommita'
delle  due  montagne  e  alcuni  tratti  di  costa, come la laguna di
Lingua, all'estremita' sud-est dell'isola, delimitata da due  cordoni
litorali  formatisi  per  azioni  di  correnti  marine.  La  zona  e'
particolarmente importante perche'  luogo  di  sosta  per  l'avifauna
migratoria  quali,  ad  esempio,  lo  scricciolo,  il  saltimpalo, il
fenicottero, la gru, l'airone rosso e cenerino,  il  pellicano  e  le
oche selvatiche. Bisogna comunque ricordare anche la fauna autoctnona
che  popola  l'arcipelago;  ci riferiamo a varieta' ornitologiche tra
cui i passeracei, i gabbiani reali, i corvi imperiali, la poiana,  il
gheppio, il falco della regina, l'assiolo e la civetta. Il visitatore
che  si  accinge  ad esplorare il territorio eoliano, puo' incontrare
specie  faunistiche  come  il  coniglio  selvatico,   particolarmente
presente  a  Vulcano Piano, a Filicudi e Salina, il ghiro che risiede
in zone di densa vegetazione arborea  caratterizzata  dalla  presenza
del  castagno  o nelle valli piu' profonde dei due vulcani di Salina,
ricche di specie ad alto e basso fusto come il leccio e la quercia da
sughero.
  E'  da  segnalare,  sempre  a  Salina, la presenza di una specie di
lucertola di colorazione  melanzana  scuro  che  vive  sullo  scoglio
Faraglione   di   Pollara  o  la  testuggine  di  Herman  casualmente
individuata nell'area di Monte Fossa delle Felci. Tra le macchie piu'
diffuse e tipiche che ricoprono le pendici  dei  vulcani,  poveri  di
calcio,   abbonda   l'erica  costituita  da  folti  cespugli  la  cui
fioritura, dalla fine dell'estate,  resiste  fino  al  tardo  autunno
formando  fantastiche  nuvole  di  colore rosato che costituiscono un
forte richiamo per la grande varieta' di coloratissime  farfalle  che
rappresentano    un'altra    delle    specie    faunistiche   diffusa
nell'arcipelago.
  Un'altra  essenza  tipicamente  resistente  nei  terreni  poveri  o
colpiti da incendi, purtroppo frequenti in queste zone, e' quella dei
cisti,  arbusti  aromatici con piccoli fiori e foglie strette che, in
alcuni casi (cistus salvifolius), ha foglie lisce e fiori bianchi.
  Un'endemismo tipico del  luogo  e'  costituito  dal  cytus  eolicus
divenuto  una  rarita',  e  la  genista  ephedroides, che nei mesi di
aprile-maggio  ricopre  con  un  giallo   abbagliante   vasti   spazi
pianeggianti  e  scoscesi, creando un felicissimo contrasto di colore
con il manto vegetale esistente. Tra le piante che caratterizzano  di
piu'  il  paesaggio  eoliano perche' capace di annidarsi dovunque, e'
senz'altro quella del cappero, formata  da  teneri  rami  con  foglie
ovali  verdi  lucide  e  fiori bianchi talmente belli da sembrare una
specie di piccole orchidee.
  Un'altra macchia di colore particolarmente vivace, che ricorre  con
frequenza perche' cresce in un terreno sabbioso o sulle rocce intrise
di salsedine e' la pianta grassa mesembriantemo, volgarmente chiamata
ficomarino,  originaria  dell'Africa meridionale con foglie carnose e
grandi fiori gialli e rosa. Anche questo aspetto della vegetazione e'
fortemente   condizionato   dalla   morfologia   del   territorio   e
dall'antropizzazione  dello  stesso, cosicche' ogni isola, pur avendo
le essenze comuni sopra menzionate, e' caratterizzata da una  macchia
piuttosto  che  da  un'altra e nello stesso tempo si puo' assistere a
paesaggi piu' o meno incolti e in alcuni casi aridi, brulli  come  ad
Alicudi,  Filicudi  e  Stromboli, dove la vegetazione diventando piu'
rada per il  territorio  notevolmente  accidentato,  conferisce  alle
isole un aspetto di peculiare bellezza.
  Considerato  che,  nel  corso  degli  ultimi  venti  anni, l'intero
arcipelago delle isole Eolie ha subito una trasformazione del modello
economico-sociale  tale  da  modificare,  particolarmente  in  alcune
isole,  la  morfologia del paesaggio e dell'ambiente agricolo rurale,
le cui testimonianze, ci sono  pervenute,  da  piu'  viaggiatori  del
passato  (Houel, Luigi Salvatore d'Austria). La mancanza di strumenti
urbanistici e dell'azione programmatoria ha sicuramente contribuito a
un tipo di crescita e  gestione  del  territorio  incontrollate,  che
hanno  causato  degli effetti, divenuti oggi, di non facile soluzione
in un  ambiente  ricco  di  peculiarita'  paesaggistiche  ed  aspetti
naturali. Tra le distorsioni degli equilibri territoriali e' altresi'
da risolvere la spinosa questione delle discariche dei rifiuti solidi
urbani  che  diviene piu' complessa in un contesto isolano dove, alla
difficile  scelta  del  sito,  si  aggiunge  la  limitata  estensione
territoriale.  Lo  sviluppo  turistico,  elemento  determinante della
trasformazione economica  ed  ambientale  dell'arcipelago,  diventato
ormai   principale   fonte   dello  sviluppo  economico,  ha  portato
all'abbandono  della tradizione contadina limitando quindi l'utilizzo
dello spazio a questa attivita' con un'alterazione  della  morfologia
stessa  di  alcune  parti  del territorio. I terrazzamenti con muri a
secco che dovevano necessariamente realizzarsi  nelle  zone  scoscese
per  le  piantagioni  di  viti,  alberi  da  frutto  (fichi, susine e
mandorlo), oggi  vanno  quasi  scomparendo,  tranne  nelle  isole  di
Salina,  Stromboli,  Filicudi  ed  Alicudi,  dove resiste tuttora una
cultura agricolo-contadina. Se l'agricoltura induceva un  alto  grado
di  utilizzo  delle  risorse  esistenti  dell'isola,  il  turismo  ha
provocato un minore interesse dei fattori produttivi  seguito  da  un
impoverimento  delle  risorse  naturali  ed  ambientali.  Cio'  si e'
verificato  perche'  gli  interventi  dell'uomo  hanno   privilegiato
l'attivita'  edilizia  particolarmente  vantaggiosa  per la crescente
richiesta turistica, prevalente in quelle isole  (Vulcano,  Lipari  e
Salina), piu' vicine ai nodi di collegamento sulla terraferma.
  La  crescita urbana delle stesse si differenzia dalla morfologia ed
ubicazione dei centri abitati; si nota  infatti  che  risultano  piu'
antropizzate  le zone immediatamente vicine alle strade di accesso, e
ben conservate le aree a monte, come ad esempio a Lipari i centri  di
Quattropani,  Piano  Conte  e  Lami, a Vulcano la zona denominata "il
Piano", a Salina, i centri di Pollara, Rinella e Malfa.
  Lo  sviluppo  turistico  avendo  come  principale  orientamento  le
attrattive   del   binomio   mare-sole,  ha  provocato  un  abbandono
dell'utilizzo delle risorse intrinseche di ogni isola  che  avrebbero
potuto   invece   costituire   la   fonte  primaria  di  un  "turismo
alternativo".
  Si pensi ad esempio che l'isola  di  Vulcano,  aggredita  nei  mesi
estivi  da  un turismo incontrollato spesso stazionante anche un solo
giorno, potrebbe rappresentare, attraverso l'utilizzo razionale delle
fonti  naturali  dei   fanghi,   un   modo   "alternativo"   per   la
pianificazione  del  turismo,  con  effetti positivi per una migliore
qualita' dei servizi connessi.  Situazione  analoga  si  riscontra  a
Lipari,  dove  le  terme di S. Calogero, situate sul lato occidentale
dell'isola, a 200 metri sul livello del mare, note sin dal  50  a.C.,
come  testimonia  la  costruzione  della grotta sudatoria, versano da
tempo  in  stato  di  abbandono.  Tra  le  altre   risorse   naturali
storicamente  sfruttate  nelle  isole  di  Vulcano  e  Lipari,  quali
l'allume, l'ossidiana e la pomice, solo quest'ultima  e'  attualmente
estratta,   lavorata   ed   esportata.   Tuttavia   l'antropizzazione
dell'arcipelago ha  comportato  sicuramente  un  miglioramento  delle
condizioni  economiche  dell'abitante,  favorendo il potenziamento di
alcuni   servizi   ed   infrastrutture   di   interesse    collettivo
(elettricita',  collegamenti  marittimi,  viabilita', ecc.), che fino
agli anni  '60  e  oltre  in  alcune  isole  erano  quasi  del  tutto
inesistenti.  Il  problema  della  salvaguardia dell'ambiente si pone
dunque  non  soltanto  come  un'esigenza  di  difesa  delle  bellezze
naturali per fini puramente estetici, ma deve costituire l'obbiettivo
fondamentale    per   una   corretta   pianificazione,   che   limiti
irreversibili aggressioni del territorio.
  Rilevata l'importanza di mantenere e preservare tale ambiente da un
incontrollato   sviluppo,   che   determinerebbe   una    alterazione
irreversibile  del  paesaggio,  per altro gia' fortemente compromesso
dagli interventi di antropizzazione effettuati negli ultimi decenni.
  Considerato   il   paesaggio   dell'arcipelago   eoliano   per   la
molteplicita' di aspetti e componenti costituisce un  ambiente  unico
del  bacino  del Mediterraneo. Pur avendo la stessa origine vulcanica
ogni isola possiede di per se' un paesaggio e una  conformazione  con
caratteri  e  peculiarita'  proprie,  dovute  alla trasformazione dei
fenomeni geomorfologici contrastanti da isola a isola: ecco  apparire
scenari rappresentati dall'espressione diretta dei prodotti vulcanici
eruttati  nei  vari  stadi,  come  frastagliate  scogliere  nere, con
spiagge altrettanto nere di  sabbia  finissima,  montagne  bianche  a
picco  sul mare, alternate a scoscese rocce con colori che mutano dal
giallo dello zolfo al rosso della caolina al nero  dell'ossidiana,  o
alle  abbaglianti spiagge bianche della pomice, o ai neri e finissimi
arenili di Vulcano e Stromboli. Le alte  montagne  ricoperte  da  una
fitta  vegetazione  a  macchia  stabiliscono un aulico rapporto con i
colori delle colture esistenti che mutano ritmicamente di ora in ora,
di stagione in stagione.
  Una peculiarita' dell'arcipelago  eoliano  e'  data  dalla  duplice
visione  che si coglie dall'ambiente per effetto di una straordinaria
situazione: infatti, oltre a  percepire  il  paesaggio  guardando  le
isole  dal  mare,  con  la  diversita' delle coste, gli isolotti, gli
scogli affioranti, le varieta' della macchia di vegetazione, i tipici
agglomerati che nell'insieme costituiscono quadri panoramici,  esiste
e  diventa rilevante il paesaggio che ogni isola riflette dalle altre
circostanti. Ed e' cosi' che a Lipari, ad esempio, proseguendo per la
strada verso Quattropani, cogliamo uno degli scorci piu'  incantevoli
della  zona,  quello  di  Quattrocchi, dove ci appare la veduta sulla
frastagliata costa occidentale dei faraglioni denominati  Pietra  del
Bagno e Banco del Bagno, di Punta Perciato, di Vulcanello e Vulcano e
in condizioni di visibilita' favorevole anche della costa siciliana.
  Un altro straordinario paesaggio si puo' osservare salendo verso la
Chiesa vecchia di Quattropani, modesto esempio di architettura povera
di fine '600, in cui, dopo uno stretto percorso in salita costeggiato
da  ginestre  e  fichidindia,  si  giunge  su un pianoro dal quale e'
possibile contemplare verso  est  la  veduta  della  vicina  e  verde
Salina,  le  lontane  isole  di  Alicudi e Filicudi i cui tramonti su
quest'ultima creano particolari contrasti di  colori  del  rosso  del
sole con il vulcano e la rigogliosa vegetazione.
  La  visione  complessiva  delle  isole  ci  perviene, nell'insieme,
talmente spettacolare da far dimenticare quell'aspetto piu' tetro che
e' tipico alle pendici del vulcano attivo. Percorrendo la strada  che
sale al cratere di Vulcano, ci appare l'isola in tutti i suoi diversi
scorci  panoramici,  dal  piu'  lunare e cupo, dato dalle fumarole in
continua eruzione che conferiscono alla montagna surreali colorazioni
sulfuree bianche e rosse, allo straordinario istmo (gia' sottoposto a
vincolo di art. 5, legge regionale n. 15, con decreto n. 8298 del  19
dicembre  1994,  perche'  interessato da peculiari fenomeni naturali)
che congiunge Vulcano con Vulcanello, quest'ultimo ricoperto  da  una
fitta vegetazione alloctona.
  Ad  ovest  si  trova il monte Lentia, dove l'abbondante vegetazione
alterna il giallo delle  ginestre  al  rosa  delle  eriche  sparse  a
macchia definendo un tipico paesaggio rurale eoliano.
  L'isola  di  Vulcano  e' attraversata da un panoramico percorso che
giunge alla zona denominata Piano dalla quale e'  possibile  ammirare
oltre  le bellezze offerte dalla costa meridionale dell'isola, con la
splendida caletta di Gelso, il promontorio di Capo Milazzo, la catena
dei  Peloritani  ed  in  particolari  giorni  di visibilita' anche la
sommita' dell'Etna.
  Dal porto di Ponente, proseguendo ad ovest, Vulcano offre un tratto
di costa tra i piu' frastagliati e  frequentati  dell'arcipelago:  si
susseguono  infatti  una  serie  di  insenature (Cala Formaggio, Cala
Mastro Minico, ecc.), di cui la piu'  conosciuta  e'  la  Grotta  del
Cavallo,  chiamata  cosi'  per  la  particolare conformazione assunta
dalla roccia,  dove,  accedendo  con  una  piccola  imbarcazione,  si
possono  ammirare  stupendi  effetti  cromatici  creati dalla fusione
della roccia con il fondo marino e il riflesso del sole che filtra al
suo interno. Spaziando con lo  sguardo  a  180  e'  possibile  ancora
vedere  tutte  le  isole  che formano l'arcipelago, soprattutto se la
pioggia ha rarefatto l'aria accentuando l'intensita' dei  colori:  di
fronte Lipari ci appare congiunta a Salina, ed ancora ad est Filicudi
ed  Alicudi, mentre piu' ad ovest appare la bassa e bianca Panarea ed
infine la piu' lontana, imponente, scura e fumante Stromboli. L'isola
di Salina e' ritenuta la piu' verde di tutto  l'arcipelago,  dove  la
morfologia  del  territorio determina svariate conformazioni, tra cui
lo   splendido   paesaggio   offerto   dal   laghetto   di    Lingua,
originariamente  utilizzato come Salina, che si trasforma di continuo
a causa delle condizioni climatiche.
  Tra i paesaggi piu'  unici  dell'isola  e'  necessario  soffermarsi
sullo scenario offerto dalla baia di Pollara, piccolo borgo marinaro,
definito a sud dalla Punta di Filo di Branda, irta di rupi vulcaniche
dove  un  sentiero  dalla  cima  del  vulcano percorre la valle della
Spina. La peculiarita' di questo  luogo  e'  data  dalla  incredibile
corrosione  della  roccia  quasi  "affettata"  dal  mare e dal vento,
incorniciata dal manto verde della montagna soprastante, al cui piede
sono stati ricavati anticamente dai pescatori dei piccoli vani  tondi
per il ricovero delle barche.
  La  stessa  caratteristica  la  ritroviamo a Rinella, dove l'antico
insediamento marinaro alle  pendici  del  Monte  Fossa  delle  Felci,
rimanendo  in  parte  intatto,  si  confonde  tra le fertili terrazze
coltivate e le tipiche case bianche a mezza costa.
  L'isola di Stromboli e' quella  in  cui  la  presenza  del  vulcano
attivo  e'  piu'  "tangibile";  il  paesaggio offerto dalla Sciara di
Fuoco e' unico al  mondo,  l'alternarsi  di  eruzioni  esplosive  con
espulsioni di cenere e vapore ha definito chiaramente una parte della
sua  costa.  L'isola presenta spiagge nere di notevole bellezze, come
quelle di Scari e  Ficogrande,  frastagliate  insenature  a  merletto
contrastate   dalle   caratteristiche   bianche   case   cubiche.  La
particolare  morfologia  del  sito,  molto  poco   pianeggiante,   ha
consentito  la  necessaria  distanza  tra  un  caseggiato  e un altro
alternando  a  una  macchia  bassa  mediterranea  piu'  spontanea  la
presenza di alte ed eleganti palme.
  Anche  da Stromboli salendo all'osservatorio attraverso un viottolo
accidentato fiancheggiato  da  siepi  di  canne,  rovi,  cespugli  di
rosmarino e lentisco e' incantevole il paesaggio che si gode verso le
lontane isole "consorelle".
  Panarea  e'  l'isola  in  cui il paesaggio eoliano raggiunge la sua
piu' felice espressione essendo stata poco  antropizzata;  sussistono
le  piccole case bianche squadrate con i tipici pergolati, immerse in
una vegetazione autoctona  di  bouganville,  hibiscus,  cespugli  del
cappero e piccoli orti coltivati.
  Pur  essendo la piu' piccola e antica isola, Panarea costituisce un
piccolo arcipelago a se'  stante,  con  Basiluzzo,  scoglio  distante
circa  3,5 km, gli isolotti di Lisca Bianca, Lisca Nera, Bottaro e il
gruppo delle  Formiche,  che  completano  lo  splendido  paesaggio  a
nord-est dell'isola.
  Dal  Capo  Milazzese e' possibile avere un quadro completo di tutto
questo piccolo arcipelago, compresi i  resti  dell'omonimo  villaggio
preistorico,  testimonianza  archeologica  tra  le piu' importanti di
tutte le Eolie.
  L'aspetto piu' interessante del paesaggio di Filicudi e Alicudi  e'
determinato  dalla  naturale  conservazione  del  territorio: la loro
posizione periferica e la  morfologia  particolarmente  scoscesa  del
territorio    rispetto   alle   altre   isole   ne   ha   scoraggiato
l'antropizzazione. L'ambiente si e' quindi mantenuto intatto, con  le
tipiche  case  rurali  non  intonacate, dal tetto delle quali vengono
convogliate le acque piovane nelle  cisterne  adiacenti,  e  dove  si
continua un'agricoltura di sostentamento con muretti di terrazzamento
in pietrame. A Filicudi alcuni scogli emergenti a circa un chilometro
dalla  costa  a  nord-ovest  fortemente  erosi  dal  mare,  la Canna,
Montenassari e lo Scoglietto, aumentano la superficie  dell'isola  in
direzione ovest e costituiscono un singolare scenario dell'isola.
  Ad   Alicudi   il   paesaggio   appare   piu'   integro  in  quanto
l'antropizzazione non ha raggiunto l'isola, trovandosi all'estremita'
occidentale dell'arcipelago.
  L'isola appare piatta quasi  tonda,  lo  scenario  e'  di  notevole
suggestione per i selvaggi e ripidi precipizi della costa, formati da
strati  irregolari  di  rocce nere e di tenero conglomerato rossastro
con macchie verde di vegetazione spontanea.
  La morfologia dell'isola cosi' fortemente scoscesa caratterizza  il
paesaggio  di  Alicudi con terrazzamenti, una volta piu' coltivati ed
ora  invasi  dalla  macchia  mediterranea  dove  resiste  ancora   la
produzione dell'olivo.
  Le  isole  dell'arcipelago  eoliano,  tra  il mito e la realta', ci
regalano immagini di storia e paesaggio  che  per  la  loro  unicita'
possono essere cosi' definite.
  "Oso  nel  contempo  sperare che, attratto dalle antiche e gloriose
vicende storiche,  un  maggior  numero  di  visitatori  si  rechi  ad
ammirare  quelle  isole  cosi'  ricche  di  mitologia  e  di bellezze
naturali, che si ergono in una superba cornice azzurra di cielo e  di
mare  e  che  per  i  suggestivi  fenomeni  vulcanici  possono  dirsi
veramente l'arcipelago incantato del Mediterraneo". (Leopoldo  Zagami
"Le isole Eolie nella storia e nella leggenda" 1939).
  Considerato  che  l'arcipelago  delle  isole  Eolie  e' ubicato nel
Tirreno meridionale, a nord  della  Sicilia.  Le  coordinate  che  lo
delimitano  sono  il parallelo estremo dell'isola di Vulcano a 38 21'
54' e quello di Stromboli a 38 48' 40' a nord e i meridiani a  2  04'
00' di Alicudi a 2 49' 00' di Stromboli di longitudine est.
  Entro  questi  limiti  sono  comprese  le  sette  isole principali,
nonche' gli isolotti minori disabitati e gli scogli  di  trascurabile
estensione. Le isole, in ordine di grandezza, sono:
   Lipari  con  estensione  di 37,6 kmq; Salina con 26,8 kmq; Vulcano
con 21 kmq; Stromboli con 12,6 kmq; Filicudi con 9,5 kmq; Alicudi con
5,2 kmq e Panarea con 3,4 kmq.
  Sono tra loro vicine Lipari, Salina e Vulcano; a piu' di 20  km  da
Lipari, isolate e distanti dalle precedenti, si trovano a nord-est di
Panarea,  con  Basiluzzo,  Dattilo  e  altri  scogli minori; a ovest,
Filicudi e Alicudi. Stromboli, la piu' orientale, dista 55 km da Capo
Vaticano (Calabria); Vulcano, la piu' meridionale si trova a 20 km da
Capo Calava' e a 22 km da Milazzo.
  L'isola di Lipari resta compresa fra Vulcano e  Salina,  divise  da
tratti  di mare denominati rispettivamente Bocche di Vulcano (circa 1
km) e canale di Salina (circa 3,8 km).
  In linea di massima l'arcipelago e' disposto secondo due direttrici
preferenziali,  lungo  le  quali  si  sono  verificati   i   fenomeni
vulcanico-tettonici,  che hanno dato via alla nascita delle isole. La
prima, in direzione nord-nord  est  e  sud-sud  ovest  e'  costituita
dall'allineamento  delle  isole  di  Lipari,  Panarea,  Stromboli; la
seconda, in direzione nord  ovest-sud  est,  da  quello  di  Vulcano,
Lipari, Salina.
  Considerato  che  la  zona  in argomento non e' ancora sottoposta a
pianificazione territoriale paesistica.
  Ritenuto,  peraltro,  che  permane  l'esigenza  di  proteggere   il
territorio  mediante adeguate misure di salvaguardia quali il vincolo
di  temporanea  immodificabilita',  come  all'uopo  richiesto   dalla
Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Messina.
  Ritenuto,   in   particolare,  che  permane  il  grave  rischio  di
interventi indiscriminati,  non  incompatibili  con  le  destinazioni
urbanistiche  del  vigente  strumento, idonei ad alterare i connotati
salienti dell'area suddetta, che vanno salvaguardati nelle more della
loro tutela mediante piano paesistico.
  Rilevato che questo assessorato ha attivato la redazione del  piano
territoriale   paesistico  regionale,  secondo  le  previsioni  e  le
metodiche del piano di lavoro approvato con decreto n.  7276  del  28
dicembre  1992, registrato alla Corte dei conti il 22 settembre 1992,
registro n. 3, foglio n. 351.
  Rilevato che a tale scopo, con decreto del presidente della regione
Sicilia n. 862 del 5 ottobre 1993, e' stato istituito  presso  questo
assessorato il Comitato tecnico scientifico previsto dall'art. 24 del
regio  decreto  n. 1357/40 per la procedura di approvazione del piano
territoriale paesistico.
  Ritenuto per le motivazioni sin qui descritte, al fine di garantire
le migliori condizioni di tutela che valgano  ad  impedire  qualsiasi
compromissione   delle   caratteristiche   di   pregio  paesistico  e
naturalistico individuate, si ritiene opportuno proporre  il  vincolo
di  immodificabilita'  temporanea,  ai  sensi dell'art. 5 della legge
regionale n. 15/91, per i territori delle  isole  Eolie,  secondo  le
perimetrazioni  di  cui  appresso,  ad  esclusione  di  tutte le aree
cimiteriali:
                           ISOLA DI SALINA
 Comune di Leni.
  E' incluso  nell'area  del  vincolo  l'intero  territorio  comunale
individuato nel foglio I.G.M. 1:25.000, tavola C.
Comune di S. Marina Salina.
  E'  incluso  nell'area  di  vincolo l'intero territorio comunale ad
esclusione delle aree di seguito delimitate:
   foglio di mappa n. 7:
    1.  l'area  confinante  a  nord  con  la  strada  comunale  Serro
dell'Acqua;  ad est con la via Rinascente fino alla via F. Crispi; ad
ovest  con  la  strada  comunale  Serro  Bonaiuto  Saraceno,  con  le
particelle   650,   505,   516,   515,  513,  attraversa  il  vallone
Scattarella, le particelle 364, 363, 360, 359, 358, 810, 192;
    2. l'area confinante a nord con il vallone Castagna; ad  est  con
il  mar  Tirreno;  a  sud con il vallone Batana'; ad ovest con la via
Risorgimento fino all'incrocio con il torrente Castagna;
   foglio di mappa n. 11:
    3. l'area confinante a nord con il vallone Batana'; ad est con le
particelle 110, 111, 112, 115, 113, 120, 121, 122, 130, 7, 262,  263,
265, 264, 275, 276, 415, 671, 413, 416, 412, 399, 400, 402, 403, 404,
405, 407, 406, attraversa la via Roma, con le particelle 468, 469, A,
479,  475,  476, 477, 478, attraversa la via Rando, con le particelle
594, 595, 596, 597, 605, 607,  attraversa  la  via  Oberdon,  con  le
particelle 647, 648, 649; a sud con le particelle 645, 655, 642, 629,
628, prosegue lungo il vallone contiguo alla particella 559; ad ovest
con  le  particelle 558, 562, 564, 553, 552, 375, 371, 363, 356, 357,
354 e prosegue per la via  Roma  fino  all'incrocio  con  la  via  F.
Crispi;
    4. l'area confinante a nord con il vallone Batana'; ad est con il
mar  Tirreno;  a sud con le particelle 625, 624, 621; ad ovest con la
via Risorgimento fino all'incrocio con il torrente Batana';
   foglio di mappa n. 13: l'area confinante a nord con la  particella
454;  ad est con le particelle 475, 477, 476 fino all'incrocio con il
vallone Casella; a sud con il vallone Casella; ad ovest  con  la  via
Risorgimento fino alla particella 454;
   foglio  di  mappa  n. 15: l'area confinante a nord con il torrente
Casella; ad est con la particella 189; a sud con le  particelle  254,
252, 247, 248, 249, 251, 328, 329, 335, 336, 337, 395, 398, 401, 403,
406,  409, 412, 414, 420, 464, 467, 466, 468, 470, 463, 462; ad ovest
con la strada comunale S. Marina fino all'incrocio con le  particelle
386, 385, 384, 306, 308, 233, 167, 123, 92.
Comune di Malfa.
  E'  incluso  nell'area  del vincolo l'intero territorio comunale ad
esclusione delle aree di seguito delimitate:
   foglio di mappa n. 11: l'area confinante a nord con la via Umberto
fino all'incrocio con la via S. Giuseppe, prosegue con le  particelle
105,  1052, 114; ad est con le particelle 118, 122, 123; a sud con le
particelle 259, 258, 257, 255, 250, 247, 243, 241, 239, 237, 83,  81,
80,  71,  66, 67, 227, 226, 59, 60, 754, 58, 54, 52 fino all'incrocio
con la via S. Lorenzo, proseguendo verso sud fino all'incrocio con la
particella 206; ad ovest con la strada rotabile Leni-Malfa.
                           ISOLA DI LIPARI
 Comune di Lipari.
  E' inclusa nell'area del vincolo l'intera isola ad esclusione delle
aree di seguito delimitate:
   foglio di mappa n.  49:  l'area  confinante  a  nord  con  la  via
Canneto;   ad  est  con  la  strada  provinciale  Acqua  Fredda  fino
all'incrocio con le particelle 337, 457  fino  alla  strada  comunale
Canneto; a sud con la delimitazione del foglio di mappa n. 50 (in cui
prosegue  l'ara); ad ovest con le particelle 309, 308, 303, 286, 241,
incrocia la strada  comunale  Sparanello,  le  particelle  242,  243,
incrociando  la  strada comunale Calandra e proseguendo fino alla via
Canneto;
   foglio di mappa n. 50: l'area confinante a  nord  con  il  vallone
Calandra; ad est con il torrente Sciaratore fino alla particella 188,
prosegue  con  le  particelle  180,  176 fino all'incrocio con la via
Calandra; a  sud  con  le  particelle  157,  168;  ad  ovest  con  le
particelle 176 e 180;
   foglio  di  mappa  n. 52: l'area confinante a nord con il torrente
Calandra; ad est con il mar Tirreno a sud con il torrente Vallonaccio
e proseguendo a sud-est con il medesimo torrente incrocia la  via  C.
Battisti  e prosegue con il torrente S. Carlo; ad ovest con il foglio
di mappa n. 51 e con le particelle 614, 566, 698, 651, 616, 620, 619,
618, 617, 615, 568, 565, 562, 560, 558, 500, 499, 496, 448, 426, 414,
405, 399, 396, 372, 371, 368, 339, 288, 69, 714, 247, 248, 244,  245,
236,  235,  234, 232, 210, 209, 191, 857, 154, prosegue con un tratto
di via Nazzario fino all'incrocio con la particella 139, continua con
le particelle 99, 92 fino all'incrocio con il torrente  Sciaratore  e
prosegue a nord-ovest fino ad incontrare il torrente Calandra;
   foglio  di mappa n. 67: e' esclusa dal vincolo l'area confinante a
nord-est con il mar Tirreno e con il foglio di mappa n.  52  (in  cui
prosegue  l'area esclusa dal vincolo); ad est con il mar Tirreno e il
torrente  Boccetta;  a  sud  con  il  torrente  Canneto   Dentro   e,
proseguendo  da sud verso ovest con le particelle 430, 337, 332, 331,
330, 321, 319 incrocia la strada comunale  Facciata  Golia,  prosegue
con  le  particelle 174, 117, 127, 125, 121, 629, 73, 72, 70, 68, 67,
52 fino all'incrocio con  la  via  Enrico  Toti  e  continua  con  le
particelle  66,  65,  64,  115,  63, 61, 59; ad ovest, incrociando il
torrente Vallonaccio, con il foglio di mappa n. 52 (in  cui  prosegue
l'area esclusa dal vincolo);
   foglio  di  mappa n. 69: l'area confinante a nord con il foglio di
mappa n. 67 (dove l'area continua), e il mar Tirreno; ad est  con  le
particelle  118, 124; a sud con le particelle 116 e 113; ad ovest con
la strada vicinale Bocca Vallone e continua con  la  strada  comunale
Lipari-Canneto fino al torrente Canneto;
   foglio  di  mappa  n.  87:  l'area confinante a nord con la strada
rotabile comunale Lipari-Canneto; ad est con il mar  Tirreno;  a  sud
con  il  foglio  di mappa n. 88 dove l'area continua; ad ovest con le
particelle 159, 184, 153, 152, 139, 134, 129, 80, 81, 91, incrociando
il torrente Bannicello, le particelle 86 e 278;
   foglio di mappa n. 88:
    5. l'area confinante a nord con il foglio di mappa n. 87; ad  est
con  il mar Tirreno; a sud con le particelle 212, 195, 181, 176, 175,
174; ad ovest con le particelle 169, 138, 139, 142, attraversando  la
strada  vicinale  Barone o S. Catarina continua con la particella 127
fino al torrente Balestrieri;
    6. l'area confinante a nord con la strada comunale del  cimitero;
ad  est  con  la  continuazione  della  stessa strada; a sud con vico
Cappuccini e con le particelle 28 e 242; ad ovest con  il  foglio  di
mappa n. 83;
    7.  l'area  confinante  a  nord  con  la particella 299 e il vico
Ausonia; ad est con il corso V. Emanuele; a  sud  con  il  foglio  di
mappa n. 97 dove l'area continua; ad ovest con il torrente Valle;
   foglio  di  mappa n. 97: l'area confinante a nord con il foglio di
mappa n. 88 (dove l'area continua); ad est con il foglio di mappa  n.
98  (dove l'area continua); a sud con il foglio di mappa n. 102 (dove
l'area continua); ad ovest  con  il  tratto  di  strada  tangente  le
particelle  340,  342,  543  fino  all'incrocio  con  strada comunale
Lipari-Piano Conti e le particelle 341, 533, 535, 542, 394, 313, 312,
507, 519, 210, 209, 208, 395, 207, 205, 108,  107,  356.  All'interno
dell'area  in  oggetto  e'  individuata  l'area  A,  comprendente  le
particelle 211, 518, 526, 541, inclusa nel vincolo di art.  5,  legge
regionale n. 15/91;
   foglio  di  mappa n. 98: l'area confinante a nord con il foglio di
mappa n. 88 (dove l'area continua) prosegue con la  via  V.  Emanuele
III  prosegue  con la via Roma; ad est con la salita S. Giuseppe, con
le particelle 803, 802, 805, 829, 830, incrocia la piazza S. Bartolo,
prosegue con le particelle 866, 872, 873, 874, 875, 877, 876, 967;  a
sud  con la strada comunale Porto delle Genti; ad ovest con la via S.
Anna fino all'incrocio con la via Franzo  dove  l'area  prosegue  nel
foglio di mappa n. 102;
   foglio  di  mappa n. 102: l'area confinante a nord con il torrente
Ponte fino all'incrocio con la via Franzo; ad est con  il  tratto  di
via Roma, particelle 69, 70, 361, 73, 74 prosegue nel foglio di mappa
n.  98;  a sud con la via s.n.; ad ovest con le particelle 387, 463 e
con un tratto del torrente Ponte.
                          ISOLA DI VULCANO
  E' inclusa nell'area del vincolo l'intera isola ad esclusione delle
aree di seguito delimitate:
   foglio di mappa n. 3:
    l'area confinante a nord con il foglio di mappa n. 2 e con il mar
Tirreno; a nord-est con le particelle 302, 282, 108, 162,  109,  110,
690,  111  (area gia' sottoposta a vincolo ex art. 5, legge regionale
n. 15/91 con D.A. n. 8298 del 19 dicembre 1994) e con  il  tratto  di
strada  comunale  Porto  Levante;  a sud con la strada comunale Porto
Levante; a sud-ovest con le particelle 78, 80, 14, 12, 11;
    l'area confinante a nord con le particelle 8, 173, 14; a nord-est
con la particella 80 e la strada comunale Porto Levante; a  sud-ovest
dalla  strada  comunale  Porto  Levante;  prosegue comprendendo tutta
l'area sviluppo B, confinante con il foglio 4.
Sviluppo B.
  L'area confina a nord con la strada di Porto Levante; ad est con le
particelle 847, 846, 845, 851, 850, 849, 848,  844,  843,  842,  861,
423,  427; a sud con la strada provinciale Porto Levante-Piano Gelso;
ad ovest con il foglio di mappa n. 4, dove l'area continua:
   foglio di mappa n. 4: l'area confinante a nord con la strada Porto
Levante, delimitante il foglio di mappa n. 3 (dove l'area  continua);
ad  est con il foglio di mappa n. 7 (dove l'area continua); a sud con
la strada provinciale Porto Levante-Piano Gelso e con  le  particelle
129,  124,  275,  384;  ad ovest con le particelle 235, 399, 398, 39,
325, 18, fino ad incrociare la strada comunale Lentia-Porto Levante.
                          ISOLA DI PANAREA
 E' inclusa nell'area del vincolo l'intera isola compresa nel  foglio
I.G.M. 1:25.000, tavola D.
                          ISOLA DI FILICUDI
 E'  inclusa nell'area del vincolo l'intera isola compresa nel foglio
I.G.M. 1:25.000, tavola F.
                         ISOLA DI STROMBOLI
 E' inclusa nell'area del vincolo l'intera isola compresa nel  foglio
I.G.M. 1:25.000, tavola E;
                              Decreta:
                               Art. 1.
  Per   le   motivazioni   espresse   in   premessa,  sul  territorio
dell'arcipelago eoliano, comprendente i comuni di Lipari,  Malfa,  S.
Marina  Salina  e  Leni,  descritto  come  sopra  e individuato nelle
planimetrie A, B,  C,  D,  E,  F,  che  formano  parte  integrante  e
sostanziale   del   presente   decreto,  e'  apposto  il  vincolo  di
inedificabilita' assoluta, ai sensi dell'art. 5 della legge regionale
n. 15/91.