L'ASSESSORE
                per  i beni culturali  ed ambientali
                    e per  la pubblica istruzione
  Visto lo statuto della regione;
  Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n.
673,  recante  norme  di   attuazione  dello  statuto  della  regione
siciliana in materia  di tutela del paesaggio, di  antichita' e belle
arti;
  Visto il  testo unico  delle leggi  sull'ordinamento del  Governo e
dell'amministrazione della  regione siciliana, approvato  con decreto
del presidente della regione 28 febbraio 1979, n. 70;
  Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80;
  Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
  Vista  la legge  29 giugno  1939, n.  1497, sulla  protezione delle
bellezze naturali e panoramiche;
  Visto il  regolamento di esecuzione  della predetta legge  n. 1497,
approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357;
  Vista la legge 8 agosto 1985, n. 431;
  Esaminati i verbali redatti nelle sedute del 12 dicembre 1995 e del
10  febbraio 1996,  nelle  quali la  commissione  provinciale per  la
tutela delle bellezze naturali di  Siracusa ha proposto di sottoporre
a  vincolo  paesaggistico il  centro  urbano  di Buscemi,  delimitato
secondo la descrizione che segue:
  il  limite perimetrale  parte dalla  proiezione della  croce di  S.
Antonio posta ad  ovest di Buscemi sulla Mare-Monti,  risale lungo un
sentiero in direzione sudest includendo  l'area del castello, fino ad
incrociare la strada di ingresso al paese.
  Risale, poi, Monte S. Nicolo' verso est seguendo il tracciato di un
sentiero e discendendo  fino ad includere il  santuario della Madonna
del Bosco, attraversando Valle di Pietra.
  Da  questo  punto  in  linea  ideale  si  ricongiunge  al  versante
orientale del  paese fino  a ricongiungersi  con il  versante segnato
dalla croce est sulla via Marconi.
  Il perimetro prosegue lungo via  Cavour intercettando la croce nord
e proseguendo  in direzione ovest,  giunge alla pendice  forestata di
proprieta' comunale;  ne segue  geograficamente il perimetro  sino ad
intercettare la vecchia strada  per Buccheri, percorrendo un sentiero
verso sud sino a ritornare alla strada provinciale Mare-Monti.
  Accertato che  i verbali del  12 dicembre  1995 e 10  febbraio 1996
sono  stati pubblicati  all'albo  pretorio del  comune  di Buscemi  e
depositati  nella  segreteria  del  comune  stesso,  per  il  periodo
prescritto  dalla legge  n. 1497/1939,  e, piu'  precisamente, dal  1
aprile 1996, data di inizio pubblicazione, al 1 luglio 1996;
  Ritenuto che le motivazioni riportate  nel succitato verbale del 12
dicembre 1995 a supporto della proposta di vincolo sono sufficienti e
congrue  e testimoniano  di un  ambiente singolarissimo  che presenta
tutti  i requisiti  per essere  oggetto di  una studiata  e corrretta
tutela che  consenta alla comunita'  di Buscemi di trarre  i vantaggi
derivanti dalla valorizzazione del suo centro urbano, che, allo stato
attuale,  rischia di  subire  alterazioni  di degrado  irreversibili.
L'imposizione del vincolo potrebbe precedere gli opportuni interventi
di valorizzazione  dei luoghi  da parte degli  enti a  cio' preposti,
cosi' come scritto  nel verbale ... con questo vincolo  si pongono le
basi oggettive per  un piano regolatore ...,  mantenendo le tipologie
antiche  con  gli  adeguamenti moderni,  ammettendo  le  manutenzioni
straordinarie degli immobili.
  Considerato  che  il  problema  della tutela  di  Buscemi  presenta
carattere  di  particolare  urgenza  ed attualita'  dal  momento  che
risulta  in fase  di elaborazione  il piano  regolatore comunale  che
contempla  la  possibilita'  di  destinare  la  zona  sottostante  al
castello   ad  espansione   edilizia   residenziale.  E',   pertanto,
necessario provvedere, alla migliore forma  di tutela che permetta di
disciplinare il  corretto uso del  centro urbano e del  suo immediato
intorno,  ricco  di  particolari valenze  culturali,  antropologiche,
architettoniche ed archeologiche.
  La perimetrazione dell'area da sottoporre  a tutela e' nata proprio
dalla necessita' di ricongiungere il tessuto urbano con la parte piu'
antica del paese, percorrendo  l'antica processione contrassegnata da
quattro  croci, capisaldi  riconosciuti dall'usanza  delle donne  del
paese che si spostavano con un fardello di sassi, dall'una all'altra,
ogni  1 maggio,  significato  della riconsacrazione  annuale di  tale
perimetro urbano.
  Il   centro  abitato   di  Buscemi,   raggiungibile  dalla   strada
provinciale "Mare-Monti",  sorge sul  versante meridionale  del monte
Vignitti,  situato  nella parte  centrale  dei  monti Iblei,  fra  il
rilievo di contrada Contessa ed il fiume Anapo, a 761 m.s.m.
  Caratteri prevalenti del centro urbano sono quelli tipici del borgo
rurale   di   fondazione   feudale,  il   cui   successivo   impianto
settecentesco di  rifondazione postterremoto del 1693,  ha arricchito
Buscemi di elementi architettonici singolari per qualita' e valore di
ambiente e scenografia urbana barocca.
  Rispetto alla tipologia  urbana, il disegno regolare  del nucleo di
impianto  settecentesco appare  disperdersi ai  bordi, a  causa della
irregolarita' della  giacitura orografica del sito;  infatti "i posti
di casa"  si aggregano a  schiera o a  blocco irregolare su  piani di
posa a terrazzamenti di diversa quota.
  L'impianto  urbanistico superiore  settecentesco, piu'  regolare e'
determinato da due assi longitudinali  estovest ed un asse piu' breve
nordsud. In  questa zona, in  posizione centrale, e' posto  un albero
monumentale  di rara  bellezza  per possanza  e sviluppo  vegetativo:
bagolaro  centenario.   Nell'area  centrale  degli  assi   esiste  un
principio di regolarizzazione del tessuto a griglia ortogonale.
  Nelle aree  di riempimento e  di margine, e' invece  utilizzata una
disposizione a blocchi irregolari  aderenti alla giacitura orografica
del sito.
  All'intorno del  perimetro urbano, sono posizionate  quattro croci,
presumibilmente posteriori  al terremoto  del 1693  in corrispondenza
dei quattro punti cardinali.
  Le  edicole sottostanti  alle  croci hanno  avuto storicamente  una
funzione  devozionale, attestata  ancora oggi  tradizionalmente il  3
maggio, giorno della Santa Croce.
  La tradizione orale  tramanda che almeno fino alla  fine del secolo
le  donne, andando  in  processione, trasportavano  grosse pietre  in
ricordo  del peso  della croce  che Gesu'  sopportava nel  recarsi al
Calvario,  e per  tutto  il mese  di maggio,  sempre  le donne  hanno
l'abitudine  di recarsi  all'imbrunire alla  croce di  piazza Marconi
(croce est) dove era dipinta un'immagine della Madonna, per recitarvi
il Rosario siciliano.
  E'  dunque evidente  che  la processione  dei  "sassi" conferma  il
carattere   delimitativo    del   centro   urbano,    attestato   dal
posizionamento topografico delle  croci ed avvalorato dall'itinerario
sacro, perimetro abitativo riconosciuto dalla tradizione popolare.
  Lo  sviluppo  abitativo di  Buscemi  ha  mantenuto nei  secoli  una
caratteristica strettamente  legata alle condizioni  climatiche della
montagna,  che essendo  sferzata  nella stagione  invernale da  forti
venti  di direzione  nord/nordovest, rendono  invivibile il  versante
esposto  a tramontana;  pertanto tutte  le facciate  delle abitazioni
sono armonicamente rivolte a mezzogiorno.
  Circa   i   dati   socioeconomici,  Buscemi   vive   una   costante
destabilizzazione e dispersione dei  gruppi sociali residenti attivi,
presumibilmente  a causa  della sua  marginalita' rispetto  ai centri
costieri.
  Attivita'   economica  prevalente,   oggi  come   in  passato,   e'
l'agricoltura, certamente non ricca poiche' attestata su produzioni a
basso  reddito  quali quelle  tipiche  della  collina interna,  ossia
olivicoltura, cerealicoltura e mandorlicoltura.
  La  sopraggiunta   crisi  del  comparto  produttivo   olivicolo  ha
aggravato  la situazione  economica di  Buscemi, che  tenta oggi  una
ripresa economica, puntando sul settore turistico.
  Infatti lo  stato di buona conservazione  dei valori paesaggistici,
architettonici,   urbanistici,  archeologici,   etnoantropologici  ed
agricoli locali, sono alla base della recente promozione turistica di
Buscemi, piu' approfonditamente conosciuta  grazie alla mostra svolta
negli anni scorsi, sui "luoghi di lavoro".
  In  tal senso,  nell'ottica  di una  appropriata valorizzazione  di
Buscemi  e nel  contempo,  a salvaguardia  della  sua integrita',  si
propone il vincolo paesaggistico de quo.
  Infatti, sconsiderati  lavori di consolidamento  e ristrutturazione
del  costone  roccioso,  inseriti  in  un  piu'  vasto  programma  di
urbanizzazione di fondo valle, se accettati con le modalita' previste
dalla    progettazione   originaria,    produrrebbero   modificazioni
irreversibili e  del tutto incompatibili all'ambiente  naturale della
cava     "Valle     di      pietra",     ed     alle     peculiarita'
architettonicopaesistiche del complesso abitativo antico.
  A  conferma  di  quanto  premesso, la  perimetrazione  proposta  si
attesta su  un confine  che non  interferisce con  le zone  di futura
espansione edilizia  identificabili nella  zona nord  del paese  e si
mantiene a salvaguardia delle  aree di notevole valenza paesaggistica
e culturale.
  La linea di perimetrazione intende ripercorrere il perimetro urbano
antico  attestato dai  quattro caposaldi  costituiti dalle  croci, ma
anche  individuare  gli  orizzonti paesaggistici  di  rispetto  della
collina  e  delle  prospettive panoramiche  offerte  dalla  posizione
orografica del centro abitato.
  Accertato che l'odierno  abitato di Buscemi sorge  sulle pendici di
un'altura  allungata dominante  la profonda  vallata di  un affluente
dell'Anapo, che  raccoglie le  acque ancor  oggi copiose,  di diverse
sorgenti che  scaturiscono a  mezza costa.  L'altura isolata  da ogni
lato e'  collegata al  vicino sistema montuoso  di monte  S. Nicolo',
transito obbligato per l'accesso da Palazzolo Acreide, da una stretta
sella, controllata  dalle rovine  di un palazzetto  settecentesco, il
cui nome improprio "castello" si  richiama alla prima costruzione che
ivi  sorse,  una  fortificazione medievale  attestata  dai  documenti
d'archivio.
  La  ricchezza d'acqua  e  la  posizione particolarmente  favorevole
sotto il profilo difensivo dovettero essere all'origine del primitivo
insediamento   che  ebbe   inizio,  secondo   l'ipotesi  recentemente
sostenuta  con  buone  prove  (R. Acquaviva)  in  epoca  notevolmente
precedente  al  terremoto  (che  si pretendeva  avesse  distrutto  il
precedente abitato situato sul monte  S. Nicolo', del quale, peraltro
non e' mai stata rinvenuta alcuna traccia), sicuramente riferibile ad
eta' araba e forse ancora anteriore.
  La  morfologia dell'insediamento  rispetta il  canone piu'  diffuso
nell'ambiente   montano   del   retroterra  di   Siracusa   dall'eta'
tardobizantina in  poi; quello  dell'abitato rupestre,  costituito da
una  serie  di  grottoni  scaglionati  sulle  pendici  settentrionali
dell'altura,  aperti verso  meridione, e  situati su  diversi livelli
collegati da anguste stradette e scalinate intagliate nella roccia. I
grottoni a pianta quadrata  e piu' spesso irregolarmente rettangolare
o subcircolare,  sono di dimensioni  differenti e molto  variabili in
dipendenza evidentemente dalle funzioni  cui erano adibiti (abitativa
o  utilitaria) e  dall'entita'  dei  nuclei familiari  caratterizzati
tutti da  soffitto piano, presentano  diverse nicchie sulle  pareti e
incavi per travature che anticamente sostenevano soppalchi lignei.
  Alcuni di essi sono  stati sicuramente ricavati dall'ampliamento di
originarie  tombe  protostoriche  a grotticella  artificiale,  alcune
delle quali del tutto simili a  quelle riferibili alla prima eta' del
bronzo, che si aprono sulle pendici meridionali dell'opposto monte S.
Nicolo', sono oggi  ancora individuabili fra un grottone  e l'altro e
attestano la  presenza, in periodo castellucciano,  di piccoli nuclei
diffusi di insediamento di tutto il territorio buscemese.
  Due  delle grotte  -  di  cui una  di  ampie  e belle  proporzioni,
riutilizzata   in   eta'   recente   come   palmento   -   presentano
caratteristiche   architettoniche  e   decorative  che   ne  rilevano
l'originaria destinazione  culturale, sicuramente riferibile  ad eta'
bizantina.
  Del nucleo rupestre tardobizantino e medievale, buona parte e' oggi
difficilmente accessibile poiche' molti grottoni sono stati rinchiusi
all'interno di  recinzioni in  muri a  secco e,  talora, riutilizzati
come depositi di attrezzi o ambienti di lavoro per attivita' agricole
o artigianali che  ne hanno parzialmente modificato  la struttura; ma
ancora  perfettamente  conservata,  nel suo  assetto  originario,  si
presenta la  parte bassa dell'abitato, con  alcune tortuose stradette
di disimpegno e con l'ultimo filare di grottoni allineati sul livello
piu'  basso, intorno  ad una  sorgente, e  prospicienti su  un antico
viottolo che conduceva al fondovalle.
  Gia'  in parte  compromessa risulta  la viuzza  su cui  si affaccia
l'ultimo  filare di  grottoni che,  da piccolo  viottolo serpeggiante
sull'orlo di uno stretto terrazzo, quale era in origine, e' divenuta,
per  finalita'  del  tutto   contingenti  e  legati  alla  temporanea
necessita' di un cantiere di  canalizzazione delle acque sorgive, una
stradella  a fondo  battuto di  4-5 metri  di larghezza  ottenuta, in
alcuni punti,  a spese  del costone  roccioso che  e' stato  in parte
tagliato.
  Il centro  abitato di  Buscemi sorge  sul versante  meridionale del
monte Vignitti,  alle origini di Cava  Lordieri o Valle di  Pietra ed
interessa   geologicamente  due   tipi  di   terreni  costituiti   da
calcareniti  a banchi  e  da  un'alternanza calcareomarnosa  entrambe
facenti     parte    della     formazione    Palazzolo     di    eta'
Serravalliano-Tortoniano (Miocene).
  Si ritiene esista una stretta  relazione fra la geologia dei luoghi
e  la presenza  di insediamenti  umani;  da una  prima analisi  delle
caratteristiche   geologiche,   geomorfologiche,   idrogeologiche   e
climatiche   del   sito  si   possono   infatti   fare  le   seguenti
considerazioni:
  la  presenza   in  affioramento   dell'alternanza  calcareomarnosa,
costituita da  una successione  di strati  calcarei duri  di spessore
compreso fra i 10 e i 40 cm e strati marnosi di consistenza argillosa
e grosso modo  di pari spessore ha favorito la  veloce escavazione di
abituri rupestri aventi sezione  regolare (quadrata o rettangolare) e
quindi massima volumetria disponibile; e' molto piu' facile, infatti,
avanzare  scavando  l'argilla  e  rimuovendo  il  soprastante  strato
calcareo compatto che  creare una cavita' nella  roccia dura; inoltre
il prodotto  di scavo poteva  essere riutilizzato quale  materiale da
costruzione poiche' costituito da blocchi di pietra di forma regolare
(parallelepipedi).   Venivano,   comunque,  riutilizzate   anche   la
calcareniti  a banchi  probabilmente  come materiale  sciolto e/o  di
diversa pezzatura come e' testimoniato da qualche antica latomia sita
nei dintorni di Buscemi;
  il contatto tra le due unita' stratigrafiche citate, che presentano
differenti caratteristiche  di permeabilita' ha determinato,  anche a
seguito  di  una  rete   di  fratturazione  che  interessa  l'ammasso
roccioso, una serie di falde  acquifere, piu' o meno in comunicazione
fra  loro,   di  cui   e'  testimonianza  l'abbondanza   di  sorgenti
particolarmente  diffuse in  tutto  il  comprensorio dell'abitato  di
Buscemi.   La  presenza   costante   dell'acqua  ha   presumibilmente
costituito  il   fattore  che   ha  portato  all'instaurarsi   e  poi
all'affermarsi delle  prime colonie umane; e'  interessante osservare
le opere di raccolta e canalizzazione per un utilizzo domestico delle
acque sorgive all'interno di qualche abituro;
  la  gestione delle  risorse  idriche deve  aver  assunto nel  tempo
proporzioni  considerevoli  in  riscontro   delle  ingenti  opere  di
drenaggio e  canalizzazione sotterranee delle acque  che si dipartono
dalla  zona  del  Castello  dove   esiste  una  grossa  cisterna  per
raggiungere vari punti del paese  attraverso cunicoli e gallerie che,
tuttavia non  si ha ancora  avuto modo di  riscontrare, ma che  si ha
notizia dalla memoria popolare;
  la  prossimita'  all'incisione valliva  di  cava  di pietra  doveva
consentire un piu' ampio utilizzo delle risorse idriche, tanto che si
hanno tracce di mulini, seppur di piu' tarda eta', in tutto il bacino
idrogeologico dell'area;
  l'esposizione a mezzogiorno dei primi insediamenti era giustificata
dalla  necessita' di  una  piu'  lunga esposizione  all'irraggiamento
solare in considerazione  delle rigide temperature ed  il forte vento
di tramontana che caratterizzano questi luoghi collinari;
  la  sistemazione a  terrazze del  versante meridionale  di Cava  di
Pietra, consentita da  un sufficiente spessore di  humus, ha favorito
la  creazione  di un'area  agricola  a  stretta distanza  dal  centro
abitato,  quindi  facilmente   raggiungibile  e  controllabile  dallo
stesso. Oggi questa porzione di territorio costituisce un singolare e
suggestivo scorcio paesaggistico cui si  affaccia il paese di Buscemi
e che fa parte integrante della sua storia;
  Accertato che  lo storico Vito  Amico, nel descrivere  l'abitato di
Buscemi  prima del  terremoto del  1693, da'  una precisa  dimensione
storicourbanistica del centro abitato le cui case "erano a tramontana
e dirimpetto alla rocca", riferendosi  senz'altro al versante dove si
trovava  il nuovo  centro  urbano dello  sviluppo  seicentesco ed  il
primitivo insediamento  rupestre delle grotte disposte  l'una accanto
all'altra su filari sovrapposti occupanti l'intero asse longitudinale
sottostante l'attuale sito.
  Il luogo in cui sorgeva la rocca costruita secondo il Nicotra dagli
Arabi, corrisponde alla posizione  dove esisteva un antico fortilizio
sulla  collina a  sudovest  di  Buscemi a  cui  venne nel  settecento
sovrapposta una nuova struttura attualmente in stato di rudere.
  A conferma  che Buscemi prima  del terremoto nel 1693,  era situata
sull'attuale  posizione topografica  e  che la  sua ricostruzione  e'
avvenuta in sito,  e' avvalorata, secondo R. Acquaviva,  da una serie
di atti notarili, conservati presso  l'archivio di Stato di Siracusa,
relativi  agli anni  1679/1695,  che hanno  permesso  di rilevare  la
toponomastica delle contrade in cui era situato il centro abitato nel
secolo XVII, corrispondenti al  versante dell'attuale Buscemi e delle
zone limitrofe; ma soprattutto nella descrizione delle case distrutte
dal terremoto e della loro  ricostruzione sullo stesso luogo, nonche'
dalle numerose annotazioni effettuate in seguito all'evento sismico.
  Protagonista  delle vicende  storiche per  il periodo  precedente e
seguente al terremoto  del 1693 fu la nobile  famiglia Requisenz, che
ebbe il  possesso della contea  di Buscemi  dal XVI secolo  fino agli
inizi del secolo XIX.
  Sempre secondo R. Acquaviva, sappiamo  che gli edifici di culto che
all'inizio  del secolo  XVII  esistevano a  Buscemi erano  costituiti
dalla  chiesa  Madre,  dalla   chiesa  sacramentale  di  S.  Antonio,
coadiutrice  della Matrice  e  dalle seguenti  chiese: dello  Spirito
Santo,  di S.  Sebastiano di  cui esisteva  una confraternita,  di S.
Caterina, di S. Bartolomeo  e dell'Ospedale, dell'Annunciazione della
Beata Vergine, di S. Antonio Abate e di S. Giovanni Battista fuori le
mura.
  A due chilometri circa dal  paese esisteva l'antichissima chiesa di
S.  Giorgio. La  chiesa  di  S. Francesco,  inoltre,  era annessa  al
convento dei padri conventuali e  quella di S. Sebastiano come chiesa
conventuale dei  padri osservanti. Troviamo  nel 1655, citata  in una
visita pastorale, la chiesa di Maria  SS. del Bosco e la chiesa della
Madonna degli Angeli, gia' diroccata.
  Successivamente, sempre nelle  visite pastorali, vengono menzionate
altre  chiese: quella  di S.  Leonardo, quella  del Calvario  e della
Madonna d'Itria.
  La  documentazione   archivistica  oltre  che  darci   un  indubbio
riferimento in  merito all'ubicazione preterremoto, ci  fornisce allo
stesso tempo  un'idea precisa in  merito allo schema  urbanistico che
l'agglomerato urbano doveva costituire,  il cui tracciato perimetrale
dell'abitato  comprendeva   una  zona   molto  piu'   vasta  rispetto
all'attuale centro. Infatti, oltre a questo comprendente oggi un'area
occupata  allora  dalle  contrade Piazza,  S.  Leonardo,  Fontanella,
Pizzu,  Vignitti, Curso,  Casi  Novi, S.  Sebastiano  e San  Antonio,
faceva parte  di esso tutta la  fascia sud con le  contrade Milluzza,
Grutti, Caliscio,  S. Giovanni, Monte Mondizzarazzo  e l'area attorno
al  castello.  I  punti  di  convergenza  della  vita  sociale  erano
costituiti  da due  piazze: una  adiacente  al castello  e la  piazza
centrale  Principe  Umberto  e  via  Risorgimento.  Il  movimento  di
espansione del  nucleo urbano  avvenne, quindi, dalla  primitiva zona
sud e quella attorno al castello, alla zona nord e nordest; alla fine
del secolo XVII, infatti, quest'ultima  viene indicata con il termine
di Casi Novi.
  Il  paese comprendeva,  dunque,  fino  a tutto  il  secolo XVII  la
collinetta  denominata  "Monte",  sede   della  chiesa  Madre  e  del
castello, la  vallata sottostante denominata "Caliro"  o "Caliscio" e
le rampe del  costone a nord del vallone  pubblico denominato "Coste"
(allegato A del verbale 12 dicembre 1995).
  Delimitavano il  vecchio sito  le attuali chiese  di S.  Antonio di
Padova e di S. Maria Annunziata con l'annesso convento di S. Domenico
divenuto poi, Carmine.
  E'  stato  possibile  stabilire,  inoltre,  che  la  chiesa  di  S.
Sebastiano  era posta  sulle  basse pendici  del colle,  precisamente
sopra la  fontana "Caliro" e  che nella  piazza sotto il  castello si
trovava la  chiesa di S.  Bartolomeo, presso la quale  nell'anno 1577
venne edificato, per volere del  duca Giuseppe Requisenz, il convento
di S. Francesco.
  Per quanto riguarda la tipologia delle abitazioni per il periodo in
questione  esse erano  costituite  da  strutture terranee  monolocali
fornite di una porta e finestra; non mancavano le case "solerate" (ad
un  piano)  e  le  botteghe  degli artigiani  nella  piazza  e  nelle
immediate vicinanze della Fontana  Grande. Numerosi erano i "dammusi"
(stanze  a  pianterreno  con  volta),  il cui  uso  era  destinato  a
magazzino.
  Il sisma  del 1693  non distrusse totalmente  Buscemi. Determinanti
invece,  furono  i  suoi  effetti  ai  fini  di  una  nuova  variante
urbanistica  che avrebbe  interessato  il sito  medievale  e in  modo
particolare la parte estrema sud.
  La ricostruzione postterremoto si concentro' nell'area circoscritta
dalla chiesa Madre, dalla chiesa  dell'Annunziata, dalla chiesa di S.
Antonio di  Padova e  dalla chiesa di  S. Sebastiano,  provocando uno
slittamento del  sito conseguenziale all'abbandono  progressivo delle
contrade Milluzza, S. Giovanni, Grotte, Caliscio e la zona attorno al
castello.  Quindi  solo  una  parte del  sito  medievale,  quella  di
nordovest e una fascia della  parte sud, rimase incorporata nel nuovo
centro urbano.  La differenza tra  la vecchia  area urbana e  la zona
centrale  di nordest  e' ancora  perfettamente differenziata  nel suo
tessuto urbanistico.
  Le  chiese che  sopravvissero  al terremoto  furono  le tre  chiese
maggiori: chiesa Madre,  di S. Sebastiano, di S. Antonio  di Padova e
le tre  chiese minori  dell'Annunziata (attuale chiesa  del Carmine),
della Madonna del Bosco e di S. Giacomo.
  Pertanto,  abbandonata   la  contrada   "Monte"  in   seguito  alla
distruzione della chiesa Madre e  del castello, nella nuova pianta la
scelta del  sito per  questa chiesa ricadde  nell'esistente quartiere
"Pizzo", precisamente  nella parte piu' alta  dell'arteria principale
del paese. Sulle  rovine dell'antica chiesa venne,  poi, edificato il
convento dei padri  Cappuccini, che venne in  seguito abbandonato dai
frati alla  prima meta'  del secolo  XIX (allegato  B del  verbale 12
dicembre 1995).
  E' ipotizzabile  che la  famiglia Requisenz  abbia avuto  una parte
importante nel nuovo assetto  urbanistico della citta' postterremoto;
non e' da escludere che il duca di Buscemi abbia avvertito l'esigenza
di dare un assetto al paese  assegnando le nuove aree di sviluppo. Il
nuovo  assetto venne  realizzato attraverso  una distribuzione  delle
nuove  aree  abitative  in   spazi  regolari  intersecati  da  strade
rettilinee e parallele.
  L'immagine  dell'architettura  nobiliare  si  concentro',  dopo  il
sisma,   principalmente  nelle   attuali  vie   Principe  Umberto   e
Risorgimento, unica via nel 1850 con il nome di via S. Antonio con un
susseguirsi  di  palazzi  settecenteschi  e ottocenteschi  e  con  la
presenza della piazza centrale.
  Successivamente, in concomitanza con  il progressivo espandersi del
paese ancora verso la zona nord,  l'asse centrale del sito si sposto'
verso  l'attuale corso  Vittorio  Emanuele, determinando  l'abbandono
della piazza seicentesca e la creazione  di una nuova piazza in detta
via.
  Quasi   completamente  distrutta   nell'ultimo  trentennio   e'  la
tipologia   costruttiva   tipicamente    contadina   che   costituiva
principalmente l'organismo edilizio, con la sua forma rettangolare ed
il lato minore rivolto alla strada, risolta quasi completamente in un
unico ambiente per sfruttare al massimo lo spazio;
  Considerato  che dal  punto  di vista  delle attivita'  economiche,
quella  agricola  specialmente  vitivinicola  e'  stata  per  Buscemi
l'attivita' principale e trainante.  Infatti la situazione orografica
e  pedologica delle  colline intorno  al  paese, ben  si presta  alla
coltivazione dell'uva  da vino,  da sempre  concentrata su  un monte,
chiamato  Monte Vignitti,  la cui  denominazione conferma  proprio la
diffusione della vite sulle sue pendici.
  D'altra  parte  la  notevole  presenza  di  palmenti  annessi  alle
abitazioni del centro urbano ed extraurbano rende testimonianza della
"monocultura"  praticata dai  buscemesi, che  adoperavano un  vitigno
locale molto apprezzato per la qualita' liquorosa del vino ottenuto.
  E'  tradizione locale,  in  parte oggi  abbandonata, utilizzare  il
mosto  per  cuocerlo   insieme  a  carrube  e   scorze  d'arancia  in
"quartare", ottenendo cosi' un vino molto insaporito e liquoroso.
  Purtroppo,  cosi'  come  e'   avvenuto  in  tutte  le  coltivazioni
italiane, nel  secolo scorso  l'avvento di  un patogeno  dell'uva, la
fillossera importata dall'estero,  distrusse totalmente la produzione
locale,   costringendo  i   contadini  all'abbandono   dell'attivita'
viticola;  da allora,  probabilmente anche  per la  scelta economica,
l'orientamento culturale si rivolse alla coltivazione del grano sugli
altipiani  delle colline  dei dintorni,  in direzione  del centro  di
Palazzolo Acreide.
  La coltivazione della vite ad "alberello" si ritrova ancora oggi in
quel lembo del paese di Buscemi esposto a sud in corrispondenza della
zona  archeologica, ove  si trovano  tipologie di  "hortus conclusus"
ovvero orti familiari, ritenuti indispensabili dai buscemesi anche se
di  dimensioni  piccolissime (in  media  pari  a m.  4  x  8) ma  che
assicuravano l'autonomia alimentare per famiglie da sempre gravate da
una grande  poverta'. Questi orti  ben delimitati da muretti  a secco
per singola proprieta' hanno all'interno  tralci di vite e ficodindia
come siepe  di protezione,  che assieme all'allevamento  del bestiame
tuttora  custodito in  grotte,  costituivano  la proprieta'  agricola
familiare.
  Le pendici  del Monte  S. Nicolo' anch'esse  una volta  coltivate a
vite sono state  poi sfruttate ad ortaggi, produzione  questa, che si
attesta   sempre  nell'immediata   periferia  del   paese  facilmente
raggiungibile e  soprattutto "controllabile a vista"  poiche' situata
sul versante che  sta di fronte al paese; la  coltivazione di ortaggi
di  vario  genere e'  condotta  sempre  su terrazze  predisposte  per
lavorazioni  agricole,  ma   senza  posa  in  opera   di  muretti  di
contenimento, cosi' da formare un gradevole paesaggio a gradoni.
  Altra caratteristica della viticoltura buscemese del secolo scorso,
come  attestato  dalle  ricerche  condotte,  sta  nel  fatto  che  la
coltivazione della vite  si concludeva con la raccolta  dell'uva e la
preparazione  del mosto  nei vari  palmenti situati  nelle abitazioni
paesane,  mentre non  risulta tradizione  locale la  vinificazione in
botte, poiche' era usanza la vendita  presso i centri vicini del meso
anzicche' del  vino; a conferma di  cio' vi e' l'assenza  in paese di
antiche botteghe di "bottaioli" dato  che la vendita del prodotto non
avveniva in botti di legno bensi' in canestri.
  Linea  d'orizzonte fondamentale  per  il paese  e'  stato il  corso
d'acqua del versante meridionale del paese denominato Valle di Pietra
affluente di Cava Lordieri, che per  la sua ricchezza in quantita' di
acque superficiali ha  permesso in passato la  diffusione di parecchi
mulini  utilizzati  per  la  coltivazione del  grano  proveniente  in
special modo dalla contrada Contessa.
  I vari caratteri sopradescritti, riflettono una tipologia contadina
poco  residente  sui luoghi  di  abitazione,  bensi' organizzata  per
provvedere alle operazioni  agricole nel tempo che  restava libero al
contadino occupato altrove da lavori a giornata.
  Infatti  la  popolazione  agricola  buscemese e'  stata  da  sempre
migrante, identificata dai cosiddetti "jurnatari" che svolgevano gran
parte del lavoro  dietro pagamento "a giornata"  nei grandi latifondi
cerealicoli della  Piana di Catania.  Infatti a conferma di  cio', il
catanese e' stata per i  buscemesi la principale area di gravitazione
lavorativa e  commerciale, mentre la coltivazione  agricola praticata
nei pressi del  paese veniva svolta dalle donne, dagli  anziani e dai
bambini, molto di piu' che dagli uomini impegnati altrove.
  D'altra parte vi sono  altre coltivazioni tipicamente affidate alle
donne di Buscemi ed al suo artigianato, ad esempio vi si coltivava la
canapa in  riva al fiume che  veniva poi lavorata sul  posto, mentre,
invece, tipica coltivazione  di Palazzolo era il  lino, prodotto piu'
pregiato richiesto da un ceto sociale piu' abbiente.
  L'indirizzo  agricolo  oggi  prevalente a  Buscemi  consiste  nella
coltivazione dell'olivo,  del mandorlo  e del grano;  colture queste,
tipiche di situazioni orografiche di  declivio collinare e di assenza
di  apporti  idrici, seppure  marginalmente  e'  mantenuta anche  una
tradizionale  pastorizia  di  tipo   non  stanziale,  che  preferisce
produrre  formaggio (pecorino)  per soli  sei mesi  all'anno anziche'
ricorrere a  tecniche di  allattamento artificiale degli  agnelli. La
zona  della   collina  interna,  della  provincia   di  Siracusa,  si
identifica  soprattutto  con  lacoltivazione  dell'olivo  il  un'area
compresa fra  Sortino, Buccheri, Buscemi, Cassaro,  Ferla e Palazzolo
Acreide. L'eta'  degli impianti  risale all'inizio  del secolo,  e la
produzione e' diretta all'oleificazione.
  La  forma di  allevamento piu'  utilizzata  a Buscemi  e' quella  a
terrazza o a  gradoni, la migliore per sfruttare  le pendici scoscese
collinari, mentre la conduzione aziendale  odierna piu' diffusa e' la
piccola proprieta' coltivatrice.
  L'agricoltura  buscemese,  molto  povera,  ci  ha  lasciato  tracce
significative sia nel paesaggio  immediatamente circostante il paese,
con i  suoi numerosissimi muretti  a secco per la  coltivazione della
vite, che  nella sua periferia  nell'antica zona delle  "grotte", che
all'interno delle sue  abitazioni, con i palmenti e  gli altri luoghi
di lavoro, quali  frantoi e mulini e merita, dunque,  un piu' attento
studio ed approfondimento delle sue origini.
  Considerato  che il  centro abitato  di Buscemi,  come si  presenta
oggi, riflette la ricostruzione postterremoto 1693.
  Gli  assi principali,  la piazza,  i palazzi  nobiliari, le  chiese
danno l'impronta gerarchica del paese;  tutte le case del ceto agiato
si rispecchiano sui due assi  portanti, corso Vittorio Emanuele e via
P. Umberto.
  Il paese  e' raggomitolato  sull'altura del  monte e  rispecchia la
struttura dei  centri abitati delle  zone montane dove  la necessita'
primaria  e'  di sfruttare  al  massimo  il territorio,  cercando  di
ricavare il  nucleo abitativo  nel minimo  spazio per  assicurarsi la
fruizione  agricola del  territorio  circostante che  si sviluppa  in
pendio.
  L'economia agricola  basata un  tempo sulla  coltura della  vite e'
testimoniata dalla  presenza di palmenti all'interno  dei palazzi del
centro   abitato  postterremoto,   struttura   di  lavoro   inglobata
nell'unita'  abitativa legata  al  diradarsi negli  alti iblei  della
masseria di tipo siracusano con grande  atrio e piu' luoghi di lavoro
attorno.
  La  presenza di  questi  luoghi di  lavoro  all'interno delle  case
richiama  ancora  la  conformazione   del  territorio  montano  e  la
necessita' di espletare il lavoro in uno spazio ridotto per lasciarne
uno piu' ampio  alle colture. Da qui deriva la  presenza continua del
massaro e del contadino nel centro  abitato, che si sposta nei campi,
ma che ritorna nel centro  per lavorare il prodotto agricolo. Accanto
alle  aree  dei  palazzi  borghesi  si  snodano  le  aree  subalterne
caratterizzate dai tipi cellulari seriali a uno o due piani con scala
interna o esterna a lato corto sulla strada.
  L'impronta  abitativa   rurale  tipica  dell'economia   del  centro
agricolopastorale resta nella fascia esterna del paese interessata da
un continuo  spopolamento che, iniziato  dopo il terremoto  del 1693,
continua ancora oggi  verso il nord del centro  abitato, nella fascia
di nuova espansione edilizia.
  Nella  parte occidentale  interessante e'  la struttura  delle case
contadine piu'  semplici, di cui si  trova un esempio nella  "Casa ru
iurnaturu", abitazione monocellulare all'estremita' della quale viene
ricavata l'alcova, in alto un  solaio, all'ingresso lo spazio per gli
animali.
  Queste  piccole strutture  abitative sono  sottolineate da  chiavi,
chiavistelli e  serrature, testimonianze  di un artigianato  in ferro
battuto  oggi  scomparso  e  validamente custodito  nella  "Casa  del
fabbro",   ancora   uno   dei  luoghi   di   lavoro   dell'itinerario
antropologico  di Buscemi  che  cerca di  tramandare  la memoria  del
passato, ricostruendone  vari aspetti  in un  momento di  dominio del
terziario  e  di   crisi  postindustrializzazione,  responsabili  del
declino delle attivita' economiche  tradizionali e dello spopolamento
dei centri urbani.
  Interessante e' la struttura dei comignoli di queste case contadine
che  sono costituiti  da  colonnine di  pietra  locale sormontate  da
pietra lavica.
  Un'altra   fascia  abitativa   di  Buscemi,   oggi  abbandonata   e
sicuramente da rivalutare, e' quella prospiciente gli horti suburbani
dove  le abitazioni  troglodite testimoniano  un antico  sfruttamento
abitativo ed economico della zona anteriormente al terremoto del 1693
dovuto alla presenza  dell'acqua e alla possibilita'  di sfruttare il
terreno dei terrazzamenti prospicienti le case.
  L'utilizzo odierno di  queste abitazioni continua in  alcune con le
"mandre"  che  rispecchiano  l'economia  pastorale  del  luogo  e  si
riscontrano  anche  nel  territorio  circostante.  Si  utilizzano  le
antiche  grotte come  riparo  naturale per  gli animali  costruendovi
nello spazio circostante dei recinti in pietra.
  Una tutela  conservativa ed una  edilizia mirata al  rispetto delle
strutture  abitative  di questo  centro  degli  alti Iblei  sarebbero
auspicabili  prima che  questi esempi  di architettura  locale legati
alla  storia  del  centro  abitato  siano  del  tutto  cancellati  da
ulteriori costruzioni edilizie che annullano i segni del suo passato.
  Lungo    il     centro    abitato    di     Buscemi    l'itinerario
"etnoantropologico", che  racchiude gli aspetti  tipici dell'economia
agropastorale,   cerca  di   tutelare  tutte   quelle  manifestazioni
artigianali e produttive che hanno caratterizzato l'economia locale.
  La casa ru iurnaturu, la casa ru massaro, la bottega del fabbro, il
palmento  e il  frantoio dislocati  lungo il  centro abitato  con gli
oggetti che conservano  e con la sistemazione  degli ambienti, frutto
dell'opera di persone che cercano di fare sopravvivere le tradizioni,
permettono  un  traind'union  tra  generazioni  per  la  memoria,  la
conoscenza  e la  divulgazione  di  oggetti e  forme  di lavoro  oggi
parzialmente  caduti in  disuso, ma  che costituiscono  il patrimonio
culturale dal quale si e' partiti;
  Considerato  che  il precitato  verbale  e'  stato redatto  con  la
massima scrupolosita', avendo la  commissione delle bellezze naturali
e panoramiche effettuato un  sopralluogo, utile alla osservazione del
sito  tutelando,  ed  uno  studio archivistico  (tra  tutti  i  testi
consultati:  "Buscemi prima  e dopo  il terremoto  del 1693"  - Lidia
Messina  Turibio -  1995), volto  ad identificare  il sito  primitivo
dell'insediamento  di  Buscemi,  nei  periodi  pre  epost  terremoto,
acquisendo  cosi' la  certezza di  essere  di fronte  ad un  ambiente
singolarissimo che presenta  tutti i requisiti per  essere oggetto di
una  studiata e  corretta tutela  che consentira'  alla comunita'  di
Buscemi di trarre grandi vantaggi dalla valorizzazione del suo centro
urbano.
  Grandi  vantaggi  ha  prodotto   la  conoscenza  dei  contratti  di
compravendita delle  case, ricavati dagli  atti dei notai  di Buscemi
dal  1572, i  quali, indicando  i quartieri  dove queste  costruzioni
ricadevano, hanno  consentito di  tracciare il  perimetro dell'antico
abitato di  Buscemi, quindi di  procedere alla valutazione  dei danni
avvenuti al  momento del  sisma del 1693,  ed infine  avanzare alcune
ipotesi sui criteri di ricostruzione che furono applicati subito dopo
il terremoto.
  Ad esempio il quartiere di S. Sebastiano e' stato fissato nell'area
circostante  alla fonte  Caliro posta  sulla base  delle pendici  del
colle avvalendosi delle seguenti indicazioni: "contrada S. Sebastiano
appresso a la fontana lu caliru" (doc. 1.8); "contrada di costa supra
Sambastiano"  (doc.  1.9);  "contrada   di  lo  valluni  appresso  lu
hospitali sutta la ecclesia Sambastiano" (doc. 1.10); "contrada di lu
valluni sutta Sambastiano" (doc.  1.11); "contrada supra Sambastiano,
sutta lo Trappeto" (doc. 1.12).
  Altrettanto   significativi  si   sono  rivelati   altri  documenti
contenenti  precisi  riferimenti  circa  il luogo  dove  era  ubicata
l'antica chiesa madre (doc. 42/45). In particolare, si segnala l'atto
di  fondazione   del  convento  di   S.  Francesco  del   1707  (doc.
II.201/210),  in   cui  il   principe  Francesco   Requiesenz,  quale
feudatario di  Buscemi, assegno'  per l'identificazione  del convento
"...  locum  matricis  ecclesiae  di  rutae  totunque  terrenum  quod
circundat dictus locus nominatus lo Monte..." (doc. II.201). I ruderi
di  questo  convento  costruito  parecchi  anni  dopo  sono  tutt'ora
visibili in contrada Monte (doc. II.206/210).
  Come  si  puo'  osservare  attraverso questo  minuzioso  lavoro  di
ricostruzione  e'  stato  possibile   stabilire  che  l'antico  paese
comprendeva  la collinetta  denominata Monte,  dove erano  ubicate la
chiesa Madre e il castello,  la vallata sottostante denominata Caliro
o  Caliscio e  le falde  del costone  a nord  del vallone  denominato
Coste.  Alcuni  quartieri  ricadevano  in  prossimita'  delle  fonti:
Fontana Grande,  Caliro e Milluzza,  altre nelle aree  circostanti le
chiese.  Delimitavano  il vecchio  centro  le  attuali chiese  di  S.
Antonio di Padova e di S.  Maria Annunziata con l'annesso convento di
S.  Domenico divenuto,  poi,  del  Carmine, mentre  la  chiesa di  S.
Sebastiano  era posta  sulle basse  pendici del  colle, nella  vicina
piazza  si trovava  la chiesa  di S.  Bartolomeo che  nel 1577  venne
ceduta al convento di S. Francesco (doc. I.96).
  Per  quanto riguarda  i  quartieri di  S. Leonardo  e  di S.  Maria
d'Itria, poiche'  e' scomparsa ogni  traccia di queste  chiese, anche
nella memoria  storica della gente  del luogo non e'  stato possibile
darne l'esatta  ubicazione. Si puo' apprendere  soltanto dal registro
delloStato  delle  sezioni del  vecchio  catasto  di Buscemi  che  il
quartiere S. Leonardo fino alla  prima meta' del secolo XIX, ricadeva
dentro il quartiere  della chiesa Madre. Numerose erano  anche le vie
di collegamento  fra i  quartieri; si  ricordano quelle  indicate dai
documenti: "strada di S. Antonio, strada  sopra la chiesa di S. Maria
d'Itria,  strada sopra  la chiesa  di  S. Leonardo,  strada sopra  la
piazza, strada  che congiunge  la piazza  con la  chiesa di  S. Maria
Annunziata". Tracce di alcune di  queste viuzze esistono ancora nella
parte sud e sudovest del paese ancora oggi abitate.
  Rilevato  che sono  state prodotte  ritualmente n.  184 opposizioni
corredate da una relazione comune  del comitato infrascritto, oltre a
n. 107  osservazioni (schede di  reclamo) avverso il vincolo  de quo:
Comitato  per  la  difesa  dei   diritti  dei  cittadini  di  Buscemi
(relazione  di  accompagnamento  a  n.  184  opposizioni  di  privati
cittadini):
  1)  un appunto  e' doveroso  muovere a  chi ha  impostato tutto  il
lavoro circa  il fatto,  rilevante ed indicativo,  di come  si voglia
imporre  ad  un'intera  popolazione  un  vincolo  in  barba  ai  piu'
elementari principi  della pratica democratica, senza  considerare la
difficile gestazione del  piano regolatore generale il  cui schema di
massima,  in  data 10  novembre  1995,  ha avuto  l'approvazione  del
Co.Re.Co.  La  Soprintendenza  non   si  e'  interessata  delle  zone
meritevoli  di tutela  individuate come  "costruzioni da  inserire in
zona A".
  La Soprintendenza  in sovrapposizione ha realizzato  la proposta di
vincolo che vanifica gli sforzi  compiuti dai progettisti del piano e
dal  consiglio   comunale  per  ammodernare   e,  contemporaneamente,
conservare il centro abitato di Buscemi;
  2) e' priva di fondamento l'affermazione del soprintendente secondo
il quale "... il problema  della tutela di Buscemi presenta carattere
di particolare urgenza ed attualita'  dal momento che risulta in fase
di  elaborazione  il  piano  regolatore  comunale  che  contempla  la
possibilita' di destinare, con irreversibili alterazioni dell'attuale
skyline  del centro,  la zona  sottostante al  castello a  espansione
edilizia   residenziale.",    mentre   nell'attuale    programma   di
fabbricazione la  zona attorno al castello,  precedentemente inserita
in  zona C,  e'  stata  riqualificata inserendola  in  zona A1  (zona
archeologica).
  Si precisa,  inoltre, che  i lavori  di consolidamento  del costone
roccioso sono stati eseguiti a  cura dell'ufficio del genio civile di
Siracusa senza  i rischi  paventati dalla Soprintendenza  di Siracusa
bensi' inseriti in un piu' vasto programma di urbanizzazione di fondo
valle;
  3) dall'ampia documentazione si  evidenzia come non sia rispondente
al  vero  l'affermazione che  "...  caretteri  prevalenti del  centro
urbano sono quelli tipici del borgo rurale di fondazione feudale ..."
A parte il fatto lapidario che i valvassori e i valvassini sono ormai
figure  tipiche   solo  delle   pagine  scolastiche  e'   evidente  e
documentabile  che le  abitazioni buscemesi,  per loro  buona fortuna
sono rifornite  di impianti  idricofognari dotate di  luce, telefono,
fax e apparecchiature di  estrema avanguardia. La "scenografia urbana
barocca" non  si configura  nel paesaggio  di Buscemi  se non  per lo
svettare delle due chiese settecentesche (chiesa Madre e chiesa di S.
Antonio) ai due punti opposti del paese; tutto il resto era fino agli
anni quaranta un susseguirsi di  umili casupole costruite con estrema
semplicita',  con materiali  poveri, da  maestranze del  posto, senza
alcun  influsso della  scuola barocca  che tanti  splendidi monumenti
conserva in  quel di  Noto. L'imposizione  di questo  vincolo risulta
oggi tardiva visto che la legge,  risalente al 1939 non potrebbe oggi
salvaguardare  un  patrimonio  edilizio  antico  seppur  misero,  dal
momento che ben poco resta di tanta miseria: le costruzioni risultano
ristrutturate  se non  ricostruite nella  percentuale molto  alta del
70%,  e solo  qualche zona  della cittadina  e' meritevole  di essere
dichiarata antica  e quindi suscettibile  di vincolo di  tutela, come
bene  ha  indicato  il  consiglio   comunale.  A  riprova  di  quanto
affermato, l'ampia  documentazione catastale disponibile,  la rendita
media catastale delle  abitazioni di Buscemi, il numero  di licenze e
concessioni edilizie  rilasciate dal  comune di Buscemi  negli ultimi
quarant'anni attestano  di una situazione in  continua evoluzione, di
un tessuto  urbano che nell'ultimo cinquantennio  si e' profondamente
trasformato;
  4) quando nella relazione della  soprintendenza si afferma che "...
lo   stato  di   buona   conservazione   dei  valori   paesaggistici,
architettonici,   urbanistici,  archeologici,   etnoantropologici  ed
agricoli locali, sono alla base della recente promozione turistica di
Buscemi  meglio conosciuta  attraverso  la mostra  svolta negli  anni
scorsi, sui  luoghi di lavoro..."  si tende ad esagerare  una realta'
composta di  piccole costruzioni, disabitate perche'  abbandonate dai
proprietari, che  la lodevole iniziativa  di un gruppo di  giovani ha
reso visitabili, attrezzandole  con gli arnesi e  gli attrezzi, ormai
in  disuso,  della  quotidianita'  di  una  volta,  reperiti  con  la
difficolta' derivante dal loro  esiguo valore collezionistico. Questa
mostra itinerante,  validissima per la riscoperta  delle origini, per
la valorizzazione dell'antico, potrebbe essere riproposta nel caso in
cui, individuata una zona da sottoporre a tutela, tali luoghi fossero
ricostruiti  nella  loro sede  naturale  e  raggruppati in  un  unico
quartiere.  Invece, il  turista che  vuole visitare  tali "luoghi  di
lavoro contadino" deve essere guidato per ogni parte del paese, da un
"luogo"  all'altro con  evidente  disagio fisico  e mentale,  dovendo
muoversi da  una "casa antica" all'altra,  attraversando strade dalle
caratteristiche ultra moderne;
  5) nella relazione della  soprintendenza, la' dove vengono trattati
gli  aspetti  archeologici,  e'  faziosa  l'affermazione  dell'ultimo
capoverso che  censura l'opera di canalizzazione  delle acque sorgive
effettuata sull'ultimo  filare di  grottoni che, da  piccolo viottolo
serpeggiante sull'orlo di uno stretto  terrazzo, si e' trasformato in
collettore di defluizione.
  Le finalita'  di detta opera erano  quelle di dotare Buscemi  di un
collettore  fognante  che  ha  il compito  di  convogliare  verso  il
depuratore comunale del  fondo valle, tutte le  condutture della rete
fognante cittadina, per  la alvaguardia della salute  dei cittadini e
per la  salvaguardia della "Valle  di Pietra"  che tanto sta  a cuore
alla cittadinanza, cosi' come alla soprintendenza.
  Fino a quindici  anni fa, tutte le fognature  di Buscemi arrivavano
fino al costone che si erge a  sud dell'abitato e da li' sfociavano a
cielo aperto in  tanti rigagnoli che andavano ad  ingrossare le acque
sorgive di detto costone, formando un torrentello che costituisce poi
il Fosso Lordieri;
  6) alla fine del paragrafo  riguardante gli aspetti geologici della
relazione  si fa  cenno ad  "...  un singolare  e suggestivo  scorcio
paesaggistico cui  si affaccia  il paese  di Buscemi  e che  fa parte
integrante della sua storia".
  Tale  zona   non  risulta   minimamente  minacciata   da  eventuali
"urbanizzazioni  selvagge" o  da  altri incombenti  pericoli che  non
siano  l'abbandono del  territorio o  il fuoco  che si  erge maestoso
nella  calura  estiva a  bruciare  tutte  le sterpaglie  che  nascono
incontrollate, data la mancanza di quelle opere agricole e di coltura
cui si riferisce la relazione. Tale zona ricade anch'essa nella parte
che il redigendo  piano regolatore generale destina  a zona protetta,
confermando  con  cio' la  necessita'  di  una effettiva  tutela  del
paesaggio e della natura, senza  tuttavia inghiottire quelle aree che
abbiano inconsistente valenza paesaggistica.
  E' opportuno salvaguardare il paesaggio di Buscemi, ma nel rispetto
della realta'  attuale e delle  esigenze di  chi rimane a  vivere nel
paese;
  7) resta  un forte  dubbio sulla localizzazione  dell'antica piazza
centrale,  indicata  nella  relazione,  alla confluenza  tra  le  vie
Risorgimento,  Principe  Umberto e  Garibaldi.  Tenuto  conto che  il
termine piazza,  in gergo buscemese sta  per piano, non si  vede come
potesse  essere   considerata  piana   una  superficie   sulla  quale
confluiscono strade a diversa pendenza, come facilmente rilevabile da
un  sopralluogo.   Tale  localizzazione   sembra  arbitraria   e  non
supportata da prove certe, o comunque, determinanti;
  8) a  conclusione della relazione l'affermazione  che cosi' recita:
"...interessante  e'  la  struttura  dei  comignoli  di  queste  case
contadine  che   sono  costituiti  da  colonnine   di  pietra  locale
sormontate da pietra  lavica" appare faziosa, dal momento  che non si
vede quale interesse  possa destare un lavoro  artigianale povero dal
punto  di  vista  artistico  e   poco  utile  perche'  non  convoglia
adeguatamente il fumo proveniente dai focolari.
  I comignoli antichi (pochissimi, comunque) che si vedono in qualche
tetto sono realizzati con quattro  lastre di pietra calcarea disposte
a  rettangolo e  sormontate da  un'altra lastra  orizzontale, in  una
conformazione che nulla  ha di caratteristico o di  singolare, ma che
richiama alla mente soltanto  l'ingegno umano nella realizzazione del
massimo utile con  il minimo dispendio di risorse, tanto  piu' che la
maestranza   impiegata  nella   ricostruzione  post   -terremoto  era
costituita  da semplici  artigiani  del posto  che ripristinavano  le
opere danneggiate con semplici e rudimentali ricostruzioni.
  La deduzione logica e' che,  se si eccettuano gli edifici religiosi
e i palazzi nobiliari, nella  ricostruzione post terremoto di Buscemi
c'e' molto poco barocco perche'  forte era l'esigenza di ricostruirsi
un tetto  sotto cui potere abitare  e vivere una vita  piu' possibile
dignitosa.
  Se le  inesattezze contenute  nella relazione dovranno  servire per
imporre ad  un'intera comunita' un vincolo  generalizzato che creera'
difficolta'  e lungaggini  burocratiche, non  si sara'  reso un  buon
servigio ne' alla comumta' di  questo paese montano, ne' alla memoria
delle sue vestigia storiche.
  Viste le controdeduzioni della  soprintendenza di Siracusa (nota n.
5577  del  29 luglio  1996),  che  con  riferimento al  merito  delle
argomentazioni opposte alla proposta di  vincolo del centro urbano di
Buscemi ritengono errato il  presupposto iniziale, ossia l'assenza di
riferimento  normativo che  supporta giuridicamente  la proposta  del
vincolo   paesaggistico.  Queste   conclusioni  debbono   senza  meno
condividersi.  La commissione  delle bellezze  naturali, infatti,  ha
proposto all'assessorato regionale dei  beni culturali ed ambientali,
nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, l'assoggettamento
a vincolo  paesaggistico di un'area,  in applicazione della  legge n.
1497  / 39,   poiche'  il paesaggio  e'  riconosciuto  patrimonio  di
interesse  collettivo  gia'  nella stessa  Carta  Costituzionale  che
all'art. 9 recita: "La Repubblica tutela il paesaggio". Un'autorevole
dottrina  include  nella definizione  di  paesaggio  non soltanto  il
paesaggio naturale,  agricolo o di  belvedere, ma anche  il paesaggio
urbano,  poiche'  insieme  di  elementi  tra  di  loro  in  relazione
dinamica, soggetta a continue trasformazioni ad opera sia delle leggi
naturali che  antropiche. Paesaggio  come processo,  dunque, creativo
continuo,  incapace  di  essere configurato  come  realta'  immobile,
statica, bensi'  forma dell'intero  paese soggetto alla  dinamica dei
processi viventi, biotici ed abiotici. In tal senso, e' compito degli
organi  competenti provvedere  alla sua  tutela, accompagnandone  gli
inevitabili  processi di  trasformazione. La  legge sulla  protezione
delle bellezze  naturali ha specificato  che il sistema  cautelare in
essa   contenuto,    completamente,   ed    esclusivamente   affidato
all'amministrazione dei beni culturali,  presuppone come motivo della
tutela giuridica  dei beni  stessi, l'interesse pubblico,  nonche' la
presenza di valori  estetici, ambientali, architettonici, urbanistici
e tradizionali, ossia del paesaggio.
  Nel  caso del  centro urbano  di Buscemi,  risultano con  evidenza,
contemporaneamente presenti  ed ancora ben  riconoscibili, nonostante
le  trasformazioni   avvenute,  tutti  quei  valori   culturali  che,
descritti  nel   verbale  della  commissione,  si   intende  tutelare
attraverso lo strumento legislativo della legge n. 1497/39.
  Si ribadisce  infatti che, nel  caso di un  centro urbano in  cui a
causa della sua crescita demografica  od in assenza di pianificazione
urbanistica,  si  ravvisi  una distribuzione  di  beni  paesaggistici
localizzati  "a  macchia   di  leopardo",  verrebbe  conseguentemente
prescelto  quale strumento  di tutela  la zonizzazione  delpatrimonio
attraverso l'emanazione  di vincoli  sulle singole cose  di interesse
storico  -  artistico, come previsto dalla legge n. 1089/39; nel caso
di  Buscemi   invece,  poiche'   l'intero  centro   urbano,  compreso
nell'antico  perimetro  di   fondazione,  costituisce  un  patrimonio
collettivo meritevole  di tutela, e' conseguenziale  confermare quale
strumento normativo la legge n. 1497/39.
  La commissione  provinciale delle  bellezze naturali in  tal senso,
nell'ambito delle  procedure previste  dalla legge, ha  deliberato la
proposta  di  vincolo  paesaggistico  di Buscemi,  sulla  base  della
relazione approntata dalla  soprintendenza, premurandosi di preferire
gli aspetti  legati all'obiettivo  di limitare la  perimetrazione del
vincolo a  condizione di  una corretta individuazione  della prevista
zona  di  espansione  edilizia,  che infatti  risulta  esclusa  dalla
proposta,  nel  rispetto  delle  competenze  affidate  ai  comuni  ed
all'amministrazione   dei   beni   culturali   ed   ambientali,   non
interferendo nel merito dello  sviluppo furo indicato nello strumento
urbanistico vigente.
  E',  peraltro,  stato confermato  il  perimetro  prescelto, le  cui
motivazioni  sono chiaramente  indicate  nella  proposta di  vincolo,
anche nel caso dell'acquisizione della  proposta di nuovo P.R.G. che,
in  ogni caso,  esaminato  in  sede di  C.R.U.,  sara' esaminato  dal
soprintendente in tempi successivi.
  Si vuole precisare che il  vincolo paesaggistico opera in virtu' di
criteri di  compatibilita' paesaggistica con  il territorio e  non di
musealizzazione di un paesaggio,  proprio in virtu' della definizione
dinamica di paesaggio.
  La   proposta   non   riporta   infatti   condizioni   prescrittive
prefiguranti una  maniera univoca  di intervento nel  tessuto urbano,
proprio  perche'  essa  non  e'  in  alcun  modo,  assimilabile  alla
perimetrazione  di  una zona  A  di  piano regolatore;  pertanto,  le
preoccupazioni  di   musealizzazione  avanzate  appaiono   frutto  di
ingiustificato allarmismo e di  una disinformazione diffusa, anziche'
di una corretta lettura della normativa.
  Deve, inoltre,  precisarsi che  l'interesse pubblico  relativo alla
bellezza naturale  e panoramica, di cui  all'art. 1, n. 3  e 4, della
legge  n. 1497 /39,  acquista rilevanza  con l'inclusione   del  bene
stesso nell'elenco  compilato dalla  commissione; nel momento  in cui
tale giudizio e' reso noto al pubblico, il bene stesso deve ritenersi
vincolato  per   i  proprietari,   in  quanto  la   presentazione  di
opposizioni fa parte  di un procedimento che  concorre al progressivo
consolidamento del vincolo (o, ugualmente, alla sua eliminazione), ma
il vincolo sorge con la pubblicazione all'albo pretorio del comune.
  L'atto amministrativo  emanato dall'assessore regionale per  i beni
culturali ed ambientali e per la pubblica istruzione conferma in modo
definitivo gli obiettivi di tutela del paesaggio del centro urbano di
Buscemi  e, aconclusione  del  previsto iter  procedurale, una  volta
accolte  o  respinte  tutte  le  opposizioni,  assoggetta  a  vincolo
paesaggistico il territorio sotteso dal perimetro individuato.
  Si presuppone erroneamente che la  proposta di vincolo debba essere
concertata  tra piu'  soggetti,  ritenendo  inoltre che,  nell'ambito
dell'attivita' di  programmazione del  territorio, il  comune risulti
essere  l'unico  ente  competente   preposto,  con  cio'  volutamente
ignorando  il  sistema  di   controllo  e  coordinamento  degli  enti
regionali   rispetto  agli   enti  locali:   anche  se   la  gestione
amministrativa attuale della  pianificazione urbanistica appare assai
in ritardo, non  avendo la regione predisposto  il piano territoriale
di coordinamento,  cio' non esclude  che sia previsto e  dovuto quale
compito  istituzionale dell'assessorato  regionale  del territorio  e
dell'ambiente.  Allo stesso  modo, questo  assessorato regionale  dei
beni culturali  ed ambientali  e' competente  a predisporre  il piano
paesistico regionale,  le cui linee guida  risultano gia' pubblicate,
che,   coordinandosi   al   piano  territoriale   di   coordinamento,
costituisce  il   livello  superiore  di  una   scala  gerarchica  di
pianificazione del territorio, da  cui discendono interventi corretti
relativamente  all'uso  ed  alla   gestione  del  paesaggio  a  scala
comunale.
  Considerato   che,   relativamente   ai  107   reclami   presentati
irritualmente da  altrettanti cittadini, e anch'essi  accompagnati da
una relazione comune  redatta dal comitato per la  difesa dei diritti
dei cittadini  di Buscemi,  che, presentati in  data 1  ottobre 1996,
ribadiscono nella sostanza quanto  precedentemente esposto in sede di
opposizioni, si ritiene  di doverli esaminare, anche  se inoltrati in
difformita' dall'art. 3 della legge n. 1497/39.
  Vista,  al riguardo,  la  nota  n. 1729  dell'11  marzo 1997  della
competente soprintendenza, si rileva quanto segue:
  1)  il comitato  indica le  ragioni della  necessita' della  tutela
nello stato di degrado del centro urbano, nel disinteresse dimostrato
in occasione del sisma, che  nel dicembre 1990 aveva colpito Buscemi;
nello stato comatoso dell'economia locale e nella lettura della curva
demografica, tutta  volta al negativo  con un saldo passivo  di 1.500
abitanti in 70 anni e con un processo di delocalizzazione attivissima
proprio negli ultimi anni.
  Da  tale analisi  emerge la  mancanza di  servizi, di  terziario di
esercizi per  la ristorazione  posti letto per  turisti e  persino di
impianti di rifornimento  di benzina; cio' nonostante  si ipotizza la
necessita' di  un'impressionante attivita' edilizia  raffigurante nel
programma  di  fabbricazione da  una  vastissima  area di  espansione
realizzata  proprio grazie  alle rimesse  degli emigranti,  che hanno
preferito  una nuova  casa  di modello  teutonico  al recupero  delle
antiche abitazioni  per le quali  si ipotizza una sola  soluzione: la
demolizione|
  2)  dove questo  non  e'  stato possibile,  si  e' provveduto  agli
"aggiornamenti" necessari quali: serbatoi in materiali resinosi color
blu cielo, sostituzione dei rivestimenti delle pareti esposte a nord,
prima  in  coppi  ed  ora  eseguite in  cartone  ondulato  ovvero  in
lamierino  zincato.  E'  fin  troppo  ovvio  che  l'intervento  della
commissione  delle  bellezze  naturali,  attraverso  la  proposta  di
vincolo,   ha  come   conseguenza  di   indirizzare  i   cittadini  a
rilocalizzarsi  nell'area  di  sviluppo  non  compresa  nel  vincolo,
perche' priva  di significativo valore paesistico,  mentre si auspica
per  il  nucleo dell'edificato  storico,  il  recupero come  paese  -
albergo,  viste   le  favorevoli  condizioni  climatiche,   le  buone
condizioni  sociali,   il  ricco  patrimonio  storico,   culturale  e
paesaggistico, il degrado  non ancora completato; a cio'  non osta il
vincolo paesistico  anche se occorrerebbero  volonta' imprenditoriali
che,  secondo quanto  affermato dallo  stesso comitato  non sarebbero
attive cosi'  come inerte, al riguardo,  la pubblica amministrazione:
il comune non  ha predisposto alcun progetto per adire  alle fonti di
finanziamento    quali legge  regionale  n. 26 /1989  ed  altre e  ha
aderito e solo di recente al Consorzio della Valle dell'Anapo, che e'
stato ammesso alla fase esecutiva  di 49 progetti di valorizzazione e
tutela del patrimonio endogeno dei comuni coinvolti;
  3) entrando nel dettaglio dei contenuti delle singole contestazioni
si osserva:
  il    travisamento    dei     termini    amministrativi    relativi
all'applicazione del regolamento approvato  con regio decreto n. 1357
/ 40,  modificato con il  decreto del Presidente della  Repubblica n.
805 /  1975,  il  quale,   all'art.  31,  esclude    chiaramente   la
partecipazione   del   sindaco   alle  riunioni   della   commissione
provinciale  delle  bellezze  naturali  e  panoramiche  (cfr.  T.A.R.
Sicilia, I, 5 maggio 1993, n. 412);
  i ricorrenti  contestano la perimetrazione delle  aree urbanistiche
che non potra'  che rimanere invariata nel nuovo  piano regolatore: i
progettisti  del  nuovo  P.R.G.  hanno  avuto  con  funzionari  della
soprintendenza di Siracusa un incontro  per la valutazione del piano,
ma, in seguito, nessuna altra notizia e' stata fornita dal comune sul
redigendo strumento urbanistico;
  Considerato  che,  per quanto  sopra  espresso,  sono da  rigettare
integralmente tutte le opposizioni e i reclami;
  Considerato  quindi,  nel  confermare  la proposta  di  vincolo  in
argomento, di potere accogliere  nella loro globalita' le suaccennate
motivazioni, sufficienti e  congrue, correttamente approfondite dalla
relazione tecnica,  disegni e stralci planimetrici  che formano parte
integrante del presente decreto, e per le quali si rimanda al verbale
del 10 febbraio1996;
  Ritenuto pertanto,  che, nella specie ricorrono  evidenti motivi di
pubblico interesse  che suggeriscono  l'opportunita' di  sottoporre a
vincolo  paesaggistico   l'intero  centro   urbano  di   Buscemi,  in
conformita' alla  proposta del  10 febbraio 1996,  verbalizzata dalla
commissione  provinciale  per la  tutela  delle  bellezze naturali  e
panoramiche di Siracusa;
  Rilevato che l'apposizione del  vincolo comporta soltanto l'obbligo
per i proprietari, possessori o  detentori, a qualsiasi titolo, degli
immobili  ricadenti   nella  zona   vincolata,  di   presentare  alla
competente Soprintendenza  dei beni  culturali ed ambientali,  per la
preventiva  autorizzazione, qualsiasi  progetto  di  opere che  possa
modificare l'aspetto esteriore della zona stessa;
                              Decreta:
                               Art. 1.
  Per  le  motivazioni espresse  in  premessa,  l'area descritta  nel
verbale del  10 febbraio  1996 della  commissione provinciale  per la
tutela  delle   bellezze  naturali   e  panoramiche  di   Siracusa  e
delimitata, con pallinato colore nero, nelle planimetrie allegate che
formano  parte  integrante  del  presente decreto  e'  dichiarata  di
notevole interesse pubblico, ai sensi  e per gli effetti dell'art. 1,
numeri 3  e 4,  della legge 29  giugno 1939, n.  1497 e  dell'art. 9,
numeri 4 e  5, del relativo regolamento di  esecuzione, approvato con
regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357.