LA COMMISSIONE REGIONALE 
               per il patrimonio culturale del Molise 
 
  Visto il decreto  legislativo  20  ottobre  1998,  n.  368  recante
«Istituzione del Ministero per i beni  e  le  attivita'  culturali  a
norma dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n.  59»,  e  successive
modificazioni ed integrazioni; 
  Visto il decreto legislativo del 30 marzo  2001,  n.  165,  recante
«Norme generali sull'ordinamento del  lavoro  alle  dipendenze  delle
amministrazioni   pubbliche»   e    successive    modificazioni    ed
integrazioni; 
  Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni  ed
integrazioni; 
  Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante «Codice
dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della legge
6 luglio 2002, n. 131» e s.m.i, in  particolare,  gli  articoli  136,
137, 138, 139, 140 e 141; 
  Visto il regolamento di organizzazione del  Ministero  dei  beni  e
delle attivita' culturali e  del  turismo  degli  uffici  di  diretta
collaborazione  del  Ministero  e  dell'organismo   indipendente   di
valutazione della performance, a  norma  dell'art.  16  comma  4  del
decreto-legge 24  aprile  2014,  n.  66,  convertito  in  legge,  con
modificazioni, dalla legge n. 89 del 24 giugno  2014,  approvato  con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2014,
n. 171, in particolare l'art 39; 
  Visto il decreto  ministeriale  23  gennaio  2016,  n.  44  recante
«Riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attivita'  culturali
e del turismo ai  sensi  dell'art.  1,  comma  237,  della  legge  28
dicembre 2015, n. 208»; 
  Visto il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86 recante  «Disposizioni
urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei  Ministeri  dei
beni e delle attivita'  culturali  e  del  turismo,  delle  politiche
agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e  della  tutela  del
territorio e del mare, nonche' in materia di famiglia e disabilita'»; 
  Visto il decreto 31  gennaio  2018  riguardante  l'attribuzione  al
dott. Stefano Campagnolo, dell'incarico di segretario  regionale  del
Ministero dei beni e delle attivita' culturali e del turismo  per  il
Molise e di  direttore  del  Polo  museale  del  Molise,  debitamente
registrato da parte dei competenti organi di controllo; 
  Tenuto conto che in data 26  marzo  2015  e'  stata  costituita  la
commissione per il patrimonio culturale del Molise; 
  Vista la sentenza n. 13 dell'adunanza  plenaria  del  Consiglio  di
Stato del 22 dicembre 2017; 
  Considerato che con nota del 10 aprile 2003, protocollo n. 4976  la
soprintendenza BAP-PSAD del Molise,  all'epoca  competente,  ha  dato
comunicazione  al  Comune  di  Isernia,  alla  Regione  Molise,  alla
Provincia di Isernia, nonche' all'allora  direzione  generale  per  i
beni architettonici e per il  paesaggio  del  MiBAC,  dell'avvio  del
procedimento per la dichiarazione di notevole  interesse  pubblico  a
fini paesaggistici dell'intero territorio comunale di Isernia,  cosi'
come descritta nell'allegata relazione illustrativa; 
  Considerato che, il suddetto  procedimento,  cosi'  come  riportato
nell'oggetto della citata nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003,
e' stato avviato ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 144 comma
1 del decreto legislativo n. 490/1999 che conferiva al  Ministero  la
«...facolta' di integrare gli elenchi dei beni e delle  localita'  di
cui all'art. 139 [di interesse paesaggistico  ai  sensi  dell'art.  1
della  legge  n.   1497/1939],   su   proposta   del   soprintendente
competente». 
  Considerato che con la medesima nota  protocollo  n.  4976  del  10
aprile 2003, in attuazione del procedimento prescritto  dal  comma  2
del  menzionato  art.  144,  la  soprintendenza   ha   provveduto   a
trasmettere al Comune di Isernia le  comunicazioni  di  che  trattasi
affinche'  fossero  affisse  all'albo  pretorio,  con  le   relazioni
tecniche e le planimetrie, per un periodo di  tre  mesi,  cosi'  come
prescritto dal comma 5 art. 140 decreto legislativo  490/1999  allora
vigente; 
  Considerato che tale affissione e' avvenuta dal 15 aprile 2003 fino
al 15 luglio 2003, cosi' come comunicato formalmente  dal  Comune  di
Isernia con nota protocollo 8546 dell'8 maggio 2003, ed in osservanza
al comma 6 del sopracitato art. 140, ne e' stata data notizia  su  un
quotidiano a diffusione nazionale (La Repubblica del 23 maggio  2003)
e su due quotidiani a diffusione locale (Quotidiano del Molise del 20
maggio 2003, Oggi Nuovo Molise del 21 maggio 2003); 
  Considerato  che  l'amministrazione  comunale  e  associazioni   di
categoria hanno partecipato al  procedimento  formulando  le  proprie
osservazioni  ed  esprimendo,   in   buona   sostanza,   contrarieta'
all'imposizione del vincolo paesaggistico ritenuto di ostacolato allo
sviluppo urbanistico; 
  Considerato che il territorio comunale di  Isernia,  oggetto  della
proposta suddetta, e' stato da allora sottoposto continuativamente  a
tutela paesaggistica; 
  Considerata la puntuale descrizione del  territorio  di  Isernia  e
delle sue qualita' paesaggistiche di cui alla relazione allegata alla
proposta di cui alla nota protocollo n. 4976 del 10 aprile 2003 cosi'
come di seguito riportata:  
  "Isernia intero territorio comunale  -  Relazione  -  Inquadramento
geomorfologico. 
  Il  territorio  di  Isernia  presenta  una  geomorfologia   mutante
dominata dalla catena delle Mainarde a nord-ovest del suo  territorio
e dal Massiccio del Matese a  sud.  Le  Mainarde,  prolungamento  del
Parco  Nazionale  d'Abruzzo,  emergono  con  le  notevoli  formazioni
rocciose, intervallate da praterie e degradano con piu' dorsali verso
la Valle del Volturno. Il Massiccio del Matese costituisce il confine
meridionale della Pentria. Il suo versante prospiciente il Molise  e'
costituito da emergenze collinari di raccordo con le cime piu'  alte.
Ambedue i massicci  rappresentano  per  il  territorio  isernino  due
fondali scenici, contrapposti, di elevato valore  ambientale,  tra  i
quali  si  articola  il  territorio  oggetto   di   studio,   situato
all'interno  di  una  conca  subpianeggiante.  A  Nord  la  conca  e'
circondata da rilievi che raramente superano gli 800 m.;  ad  est  da
cime  orientate  nord-ovest  sud-est  la   cui   altitudine   degrada
progressivamente da nord (Monte  Pietrereie,  m.  1321)  a  sud  dove
alcune  cime  orientate  nord-nord-ovest,  -  sud-sud-est  presentano
mediamente altitudini  elevate  (Monte  Patalecchia  m.  1400;  Colle
L'Obbligo, m.  1027).  In  alcune  conche  minori  dovevano  esistere
piccoli  specchi  lacustri,  bonificati  nel  tempo,  data  la  ricca
presenza di acque, che sembrano  aver  conservato  il  ricordo  nella
toponomastica. 
  Il profilo longitudinale dei  torrenti  e'  caratterizzato  da  una
serie di gradini nella parte piu' ripida. L'area presenta  una  fitta
rete di fratture e faglie  che  determinano  i  tratti  salienti  del
paesaggio   stesso.   Le   principali   fratture    sono    orientate
nord-nord-ovest / sud-sud-est, nord-est / sud-ovest  e  est-nord-est/
ovest-sud-ovest e costituiscono un reticolo estremamente ravvicinato.
Questo fitto reticolo suddivide l'area in blocchi: le zone  ribassate
costituiscono i fondivalle. L'attivita' nei secoli di queste fratture
ha  modellato  il  paesaggio  con  creste  a   sviluppo   rettilineo,
allineamenti di vette, selle, valli troncate e  sospese,  insieme  al
reticolo idrografico che ricalca fedelmente le discontinuita'  sia  a
livello dei torrenti che dei corsi principali.  L'attivita'  di  tali
fratture e' probabilmente  collegata  all'intensa  attivita'  sismica
dell'area. La morfogenesi e' condizionata fortemente  dall'intervento
antropico che  sembra  aver  modificato  la  tendenza  evolutiva  del
paesaggio. La degradazione dei versanti, l'attivazione  di  movimenti
di  massa,  sono  fenomeni  da   attribuire   all'impatto   dell'uomo
nell'ambiente.  Questa  zona  e'  ricca  di  acque  e   di   sorgenti
sotterranee. Il fitto reticolo si riassume  sostanzialmente  nei  due
massimi corsi d'acqua che vanno a confluire nel Volturno:  il  Vandra
ed il Cavaliere. Il fiume Vandra, proveniente da nord,  coincide  per
lungo tratto con il confine fra il territorio di Isernia e quello  di
Forli' del Sannio delimitando con uno dei suoi affluenti, il torrente
Rio, il lembo settentrionale. Il fiume Cavaliere, con  il  suo  fitto
reticolo di corsi minori, incide tutto il settore centro  meridionale
del  territorio  isernino.  I  suoi  maggiori  affluenti   sono:   il
Ravasecca, il Sordo, il Carpino. Il Sordo e il Carpino delimitano  il
masso roccioso su cui sorge l'abitato di Isernia. Questo promontorio,
dalla forma molto allungata, sembra essere recintato  dai  corsi  dei
suddetti  fiumi,  che  si  ricongiungono  all'estremita'  meridionale
formando  il  Cavaliere.  I  due  fiumi  incidono  profondamente   le
rispettive vallate mettendo in  particolare  risalto  l'immagine  del
costone roccioso. 
 
Aspetto vegetazionale. 
 
  L'aspetto vegetazionale del territorio del  comune  di  Isernia  e'
caratterizzato dallo sviluppo  delle  colture  agricole  nei  terreni
pianeggianti o a moderata pendenza e dalla riduzione dei  boschi,  in
buona parte cedui, nelle zone a maggiore  acclivita'  e  con  ridotta
fertilita'. I boschi maggiormente presenti sono quelli  a  prevalenza
di roverella e cerro, alle quali  si  associano  con  percentuali  di
mescolanza  variabili  al  mutare  delle  condizioni   di   stagione,
l'orniello, i carpini, gli aceri e nelle zone piu' calde  il  leccio.
Molto diffuse sono anche le  querce  allo  stato  isolato,  oppure  a
gruppi o in filari, spesso  con  esemplari  di  notevoli  dimensioni.
Particolare rilevanza merita la  zona  immediatamente  ad  ovest  del
centro abitato, corrispondente alle  alture  di  "Colle  la  Pineta",
"Colle dei Cerri" e "Colle della Guardia", dove e' presente un esteso
impianto  artificiale  di  conifere,  pino  nero,   pino   domestico,
cipresso, alle quali progressivamente si associano  nuclei  spontanei
di roverella, cerro, leccio, carpini, orniello. Degne di rilievo sono
anche le formazioni riparali, principalmente di pioppi e  salici  che
si rinvengono lungo i numerosi  corsi  d'acqua  che  attraversano  il
territorio. 
 
Inquadramento storico territoriale. 
 
  L'ubicazione di Isernia, sul  caratteristico  sperone  calcareo  ne
fece dalle origini, un importante nodo viario per le comunicazioni: a
sud con Bovianum e Beneventum; a nord  con  Aufidena,  la  valle  del
Sangro e le miniere di ferro del Monte Meta; ad ovest con Venafrum  e
la  vallata  del  Liri.  Due  vie  di   collegamento   ottocentesche,
l'orientale e l'occidentale replicano il tracciato dei fiumi: nascono
biforcandosi  a  sud  dell'abitato  e  perimetrano,  ad   una   quota
inferiore, il centro storico  sovrastante  favorendo  l'accesso  alla
citta' in corrispondenza delle porte. Tutto,  intorno,  a  valle,  si
estendono  i  campi  dalla  tessitura   regolare,   risultato   della
parcellizzazione della proprieta' risalente al  263  a.C.,  quando  i
veterani di guerra stabilirono qui la prima colonia.  I  campi  erano
direttamente accessibili dalla  citta'  circondata  da  mura.  Queste
ultime, a tutt'oggi sono visibili a  tratti.  Hanno  subito  continue
distruzioni  e  trasformazioni  dovute  anche  alla  costruzione   di
abitazioni ad esse addossate. Delle antiche porte che conducevano  ai
campi, ne restano solo alcune e qualche torre. Il circuito delle mura
si adeguava alla morfologia del terreno sfruttandone le pendenze.  La
quota massima del centro storico e' di m. 450  s.l.m.  e  si  abbassa
verso il limite settentrionale oltre i m. 438 s.l.m. in uno stretto e
profondo avvallamento.  Verso  l'ospedale,  sul  limite  meridionale,
arriva  a  m.  340  s.l.m..  La  sezione  longitudinale  dell'abitato
evidenzia i vari salti di quota collegati nel suo primo impianto alla
fondazione della colonia. La cinta difensiva  mostra  diverse  epoche
costruttive di cui si conservano segmenti dell'impianto piu'  antico.
Nella parte bassa (spigolo sud-ovest) emergono blocchi di  travertino
in opera «quasi quadrata»; alcuni tratti li troviamo all'interno  del
cortile di S. Maria delle Monache, allo spigolo sud est al  di  sotto
del "Codacchio"  (opera  poligonale)  e  all'interno  del  "Grottino"
(opera  quasi  quadrata).  Sono  visibili  rifacimenti  medioevali  e
rimaneggiamenti  successivi.  Alla   citta'   romana,   preesistevano
insediamenti sanniti non delimitati, distribuiti sul  territorio.  La
scelta della loro localizzazione scaturiva da vincoli  naturali  piu'
che da questioni di natura politico-amministrativa.  Qualche  abitato
piu' simile alla citta' emerge intorno al IV secolo a. C. Infatti nel
340 a.C. come citta' del Sannio  e'  citata  nella  guerra  contro  i
Latini in cui i romani erano alleati dei Sanniti.  Tra  la  fine  del
sec. IV e la prima meta' del  sec.  Il  a.  C.  la  fondazione  della
colonia di Isernia e'  inquadrata  nell'operazione  di  controllo  di
punti strategici e di popolamento. All'inizio delle guerre puniche si
volle  potenziare  il  controllo  sui  passi  montuosi   interni   ed
assicurare il collegamento con l'Apulia. La politica di controllo  da
parte di Roma ebbe come conseguenza l'inserimento di diversi  sistemi
produttivi che resero possibili forme piu' organizzate  ed  estensive
di pastorizia. 
  L'abitato, nonostante le continue vicissitudini,  ha  mantenuto  la
persistenza  delle  forme  insediative  preesistenti.  Si  puo'   far
risalire, il primo insediamento di una colonia latina al 263 a.C. per
opera di coloni arruolati da citta' confederate con Roma, provenienti
da Tusculum, Lanuvium, Aricia, Pedum, Nomentum, Lavinium.  Tale  data
potrebbe coincidere con l'avvio  di  una  pianificazione  urbanistica
estesa alla citta' e al  suo  territorio  circostante.  Non  ci  sono
testimonianze epigrafiche utili a conoscere i tempi e le modalita' di
impianto della colonia. La scelta del territorio fu probabilmente  di
carattere militare considerata la difficile accessibilita'  al  sito.
Nel I sec. A.C. il  processo  di  municipalizzazione  intrapreso  dai
romani incontro' notevoli difficolta' per il contrasto esistente  con
il preesistente sistema tradizionale agricolo-pastorale dell'economia
italica che si esprimeva in una forma di insediamento sparso: con  la
costituzione del MUNICIPIA si concentrarono le attivita' edilizie  ed
artigianali in strutture urbane organizzate. Dalla meta' del  I  sec.
A.C., alla  meta'  del  I  sec.  D.C.  ad  Isernia  si  verifica  una
produzione  artigianale  particolarmente  ricca:  i  centri  pubblici
vengono abbelliti di monumenti, le necropoli arricchite di rilievi  e
statue. "Secondo Livio la zona era stata occupata dai Romani nel  295
ma gia' allora doveva esistere un centro abitato, poiche' Livio parla
di ager Aeserninus. Nel 263 era stata fondata la  colonia  latina  di
Aesernia, in un luogo strategicamente ottimo sia per le comunicazioni
con la Campania, sia per il controllo dell'hinterland  sannitico.  La
fondazione della colonia  latina  rappresenta  il  momento  finale  e
razionalizzante  della  politica  di  infiltrazione   di   Roma   nel
territorio italico, dopo le disastrose guerre sannitiche"  (Almanacco
del Molise 1999 - Gabriella  d'Henry)  -  Alcune  considerazioni  sul
processo di romanizzazione ad Isernia). Un tempio italico si conserva
con il suo podio sotto la cattedrale della citta'. Sono stati inoltre
rinvenuti  numerosi  rilievi  in  pietra  sia  in  citta'  che  nelle
necropoli attigue  che  testimoniano  il  benessere  raggiunto  dalla
modesta cittadina la cui economia  era  basata  sull'agricoltura,  la
pastorizia   e   l'artigianato.    I    rilievi    sono    conservati
nell'Antiquarium Comunale annesso  al  Convento  di  S.  Maria  delle
Monache: alcuni di essi sono murati negli edifici di  Isernia  o  nei
dintorni. 
 
Inquadramento storico-urbanistico. 
 
  Con la fondazione della colonia latina, comincio' a  delinearsi  il
primo  tracciato  che  costituira'   il   tessuto   regolante   tutta
l'attivita' edilizia da  allora  fino  ai  nostri  giorni.  Un  unico
decumano, con andamento spezzato, orientato secondo un asse sud-ovest
nord-est,  seguiva  la  linea  del  crinale  dello  sperone  roccioso
compreso fra i1 Sordo e il Carpino  (l'attuale  Corso  Marcelli).  Ad
esso si intersecava il sistema dei  cardi,  tracciati  ad  intervalli
regolari  di  m.  35,  di  cui  il   principale   si   attestava   in
corrispondenza dell'attuale Cattedrale, edificata sul  tempio  latino
del  III  sec.  A.C.  Questa  area  (attuale  piazza   del   mercato)
costituiva, il centro della  citta'  antica  con  un'importante  area
sacra. L'esplorazione archeologica ha consentito  di  ricostruire  la
pianta del  tempio,  orientato  verso  l'ingresso  meridionale  della
citta'. E' venuto in  luce  il  basamento,  che  in  parte  era  gia'
visibile lungo corso Marcelli (III sec. A.C). La tipologia e'  tipica
degli edifici sacri dell'area romano-laziale. Sono emerse delle ampie
cisterne  binate,  conservate  sotto  Palazzo  Milano   e   nell'area
adiacente, testimonianza di un razionale impianto di  raccolta  delle
acque, collegato alla ristrutturazione generale  di  questo  periodo.
Saggi di scavo sotto la via Orientale hanno consentito  di  accertare
la  presenza  di   strutture   testimonianti   una   continuita'   di
insediamento  dalla  tarda  eta'  repubblicana  al  III  secolo  d.C.
Riferibili ad edifici di eta' imperiale sono le  strutture  in  opera
reticolata e opera mista  conservate  su  via  Orientale  all'interno
della Torre di  S.  Francesco;  altri  tratti  della  stessa  tecnica
appaiono nel progetto di un fabbricato in  largo  annunziata.  Scarse
sono le notizie relative alla fase tardo-imperiale. 
 
Evoluzioni successive. 
 
  Con la caduta dell'Impero Romano  e  con  le  invasioni  barbariche
l'assetto istituzionale  dello  Stato  profondamente  trasformato  si
ripercosse sulla realta' etnico-sociale ed  urbanistica.  Segui'  una
decadenza generale. Nel V e VI  secolo  Isernia  riusci'  comunque  a
mantenere il suo ruolo di punto di riferimento nel territorio per  la
presenza di un vescovo alla meta'  del  V  secolo.  Nella  serie  dei
vescovi isernini il primo di  cui  si  ha  certezza  e'  Eutodio  che
partecipo' nel 465 ad un concilio di Papa Ilario I. Sorsero  i  primi
monasteri come quello di  S.  Maria  delle  Monache  all'interno  del
perimetro urbano di Isernia  rispettando  la  preesistenza  viaria  e
quello di  S.  Vincenzo  al  Volturno.  L'nsediamento  urbano  resto'
immutato conservando come arteria principale il decumano.  La  citta'
romana venne circondata da mura che ricalcarono  in  linea  generale,
(in alcuni tratti  fuoriesce  rispetto  all'allineamento  originario)
l'andamento delle preesistenti. Anche  la  trama  urbanistica,  sara'
rispettata e riutilizzata con molta fedelta'. Una sola  eccezione  si
puo' rintracciare in Vico Storto  Castello  che  costituisce  l'unica
irregolarita' nel sistema romano di assi ortogonali. Sembra  evidente
che sia stato realizzato per  collegare  piu'  agevolmente  la  Porta
Castello, con la chiesa di S. Maria delle Monache, intervento  questo
abituale nei  centri  medioevali,  di  impostazione  romana,  per  i1
collegamento di poli importanti.  L'arteria  piu'  importante  resto'
comunque l'antico decumano, anche per la necessita'  di  collegamenti
con la sede vescovile (attuale piazza Andrea  d'Isernia).  Sorse  una
cittadella in cui la chiesa dell'Assunta, il Monastero  di  S.  Maria
delle Monache, un eventuale  castello  (se  ne  puo'  solo  presumere
l'esistenza dal toponimo "Porta Castello", ma non ve ne sono tracce),
la chiesa di S. Angelo (donata  nel  798  alla  badia  di  Castel  S.
Vincenzo al Volturno), costituirono  il  fulcro  del  sistema  urbano
racchiuso all'interno delle mura ed il  polo  militare.  Un'ulteriore
sviluppo di ebbe intorno al XIII secolo,  con  la  costruzione  delle
chiese di S. Stefano (poi dedicata a S. Francesco  nel  1222)  e  del
Monastero annesso (1267), del convento  celestiniano  di  S.  Spirito
(fuori le mura 1272) e dei Monastero di S. Chiara ... In quest'epoca,
caratterizzata da una riorganizzazione di tipo politico, fu stimolata
l'attivita'  edilizia  ed  urbana  e  probabilmente  si  riavvio'  la
costruzione  delle  mura  urbiche  sulle  preesistenti  romane  fatte
abbattere da Federico II nel 1223, munite di torri merlate, di  dieci
porte per l'accesso laterale e  di  piazze  prospicienti  le  chiese.
Quando nel 1600 Isernia venne a  far  parte  dei  possedimenti  della
famiglia D'Avalos, la forma urbana non muto'. Il XVIII secolo  segno'
per Isernia la fine del regime feudale; A partire da questo periodo e
per tutto il XIX secolo si arricchi' di  costruzioni  architettoniche
distribuite lungo l'asse principale (Corso Marcelli): A  seguito  del
disastroso terremoto del 1805 Isernia viene  ricostruita  secondo  il
vecchio impianto, con la  realizzazione  di  palazzi  dalle  facciate
neoclassiche. 
 
Inquadramento storico. 
 
  Isernia  ha  origini  antichissime.  Non  si  hanno  notizie  certe
riguardanti la sua fondazione mancando fonti storiche attendibili. In
localita' la Pineta e'  stato  rinvenuto  un  giacimento  paleolitico
risalente a  736.000  anni  fa  relativo,  stando  ai  dati,  ad  una
comunita' di uomini primitivi (Homo Aeserniensis). Si  puo'  asserire
che sia il piu' antico d'Europa. Per epoche piu'  recenti,  e'  stata
avanzata l'ipotesi che il primo insediamento possa risalire all'epoca
degli Etruschi, quando nell'VIII secolo  a.  C.  questi  invasero  la
Campania  spingendosi  fino  alla  valle  del  Volturno.  I   Sanniti
avrebbero pertanto trovato delle preesistenze su cui hanno impiantato
i loro insediamenti. Sanguinose lotte sono  state  combattute  fra  i
Sanniti   ed   i   Romani   per   il   controllo    del    territorio
centro-meridionale della penisola che si risolse con la vittoria  dei
Romani e la distruzione della civilta' sannitica che si  fondava  sui
rapporti federali fra le diverse tribu'. Isernia nei secoli e'  stata
oggetto di diverse devastazioni a partire dal 307 a.C. per mano degli
stessi Sanniti contro le citta' che avevano giurato fedelta' a  Roma.
La distruzione di Isernia e dell'intero Sannio si verifico' a seguito
della guerra civile fra Mario  e  Siila  nel  I  secolo  a.C.  Silla,
vincitore anniento' i nemici e  distrusse  ogni  forma  di  civilta'.
Comincio' pertanto l'opera di latinizzazione dei territori  occupati.
Altre popolazioni furono trapiantate nel Sannio  e  fu  assegnata  la
terra ai veterani di guerra. Isernia, riacquistato il  suo  splendore
fu elevata al rango di Municipium, data anche la posizione strategica
lungo strade di rilevante importanza: la via Latina, la  via  Numicia
che la collegava con Roma e le  principali  citta'.  Dopo  la  caduta
dell'impero romano il destino di questa citta' fu mediato  per  opera
della chiesa Cattolica che invio' i primi Vescovi gia' nel  V  secolo
per fondare la Diocesi. Seguirono secoli  bui:  nel  V  secolo  venne
distrutta dai Vandali di Genserico poi dagli slavi nel VII secolo  ed
infine dai Saraceni nel IX secolo. Nell'847 inoltre, si verifico'  un
disastroso terremoto. Con l'avvento dei Longobardi Isernia appartenne
al Ducato di Benevento e fu  capoluogo  di  una  delle  trentaquattro
contee, di cui si componeva lo Stato. Sotto i Normanni, con  i  quali
ebbe praticamente inizio il regno di Napoli, Isernia risorse a  nuova
vita e con gli Svevi divenne citta' regia, ma dovette subire nel 1223
la distruzione delle sue mura, per volere di Federico II, allo  scopo
di indebolire il potere. Nel secolo XIII di distinse per aver dato  i
natali a grandi personaggi  quale  Andrea  D'Isernia  e  Celestino  V
(Pietro Angelerio). Quest'ultimo, fondo' nel  1264  un  nuovo  ordine
monastico, quello dei  Celestini,  di  derivazione  benedettina,  che
praticava la poverta' e la vita ascetica in un periodo caratterizzato
dalla ricchezza e da lotte di potere. Il suo pontificato  duro'  solo
pochi mesi: rinuncio' alla tiara e torno'  sulle  montagne  alla  sua
vita eremitica. Carlo d'Angio' concesse molti privilegi al Clero  che
torno' ad essere protagonista delle vicende. La pressione fiscale  si
inaspri' con gli Angioini e la citta' decadde in uno stato di  totale
indigenza. Nel trecento fu destinata a Raimondo Berengario, quindi  a
Caterina d'Austria ed infine al duca di Calabria. Dopo  lunghe  lotte
contro gli Angioini nel 1442 presero  il  potere  gli  Aragonesi  con
Alfonso d'Aragona. Agli inizi del cinquecento, sotto Carlo V,  quando
tutto il contado del Molise era soggetto a feudatari, Isernia divenne
terra demaniale e sede della  Cancelleria.  Nel  Seicento,  sotto  il
potere dei feudatari, dei nobili e degli  amministrativi  locali,  la
popolazione precipito' nella miseria, e fu decimata da  pestilenze  e
carestie. Il potere rimase ai feudatari fino al 1743 quando, per  una
legge spagnola, gli isernini  acquistarono  la  propria  citta'.  Sul
finire del  Settecento  ci  fu  una  ripresa  economica  nel  settore
manifatturiero, medio-industriale dei  tessuti,  della  carta  e  dei
laterizi. Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli e Sicilia, divise
il regno in tredici province, suddivise a loro  volta  in  distretti.
Isernia divenne sede di uno dei  quattro  distretti  della  provincia
della Capitanata. Successivamente il Contado del  Molise,  denominato
Provincia del Molise e i suoi comuni furono suddivisi  in  governi  e
dodici dei quali entrarono a far parte del distretto di Isernia. 
 
Emergenze Archeologiche. 
 
  Il  territorio  di  Isernia  presenta  una  notevole  ricchezza  di
preesistenze archeologiche, fin dalla  piu'  lontana  preistoria.  In
localita' la Pineta collocata ai limiti della contrada S. Spirito tra
il centro abitato e le prime colline del Molise, nel 1978 con l'avvio
dei lavori di costruzione della Superstrada Napoli-Vasto, fu scoperto
un giacimento, tuttora oggetto di scavi, risalente  a  circa  700.000
anni fa. La determinazione dell'eta' e' stata  calcolata  col  metodo
del potassio/argon su cristalli di sanidino provenienti dai sedimenti
che ricoprono i reperti preistorici.  Circostanze  eccezionali  hanno
favorito la buona conservazione dei reperti.  L'insediamento  infatti
era situato ai margini di  un  corso  fluviale  che,  nelle  stagioni
umide,  esondava.  Questi  eventi  e  l'attivita'   vulcanica   hanno
contribuito a seppellire i reperti sotto  un  consistente  strato  di
sedimenti,  proteggendoli.  La   buona   conservazione   quindi,   ha
consentito di evidenziare strutture d'abitato, trarre  dati  relativi
al modo di vita e al comportamento dell'homo Erectus. Non sono  stati
trovati, a tutt'oggi, resti umani ma strumenti in  selce  e  ciottoli
calcarei lavorati che esso  costruiva.  E'  stata  comunque  valutata
un'area  di  mq.  24.000  da  esplorare.  Non  esistono  in   Europa,
giacimenti cosi'  ricchi  come  quello  di  Isernia  e  comunque  gli
accampamenti noti sono piu' recenti e con minori strumenti. Se non si
trovassero resti umani,  non  si  conoscerebbe  la  struttura  fisica
umana,  ma  resterebbe  comunque  certa  la  conoscenza   sulle   sue
attivita', sui suoi  processi  psichici,  documentati  dai  resti  di
caccia e dalle strutture d'abitato. Sono stati anche rinvenuti  resti
di animal quali bisonti,  elefanti,  rinoceronti,  ippopotami,  orsi,
tutte specie diverse da quelle oggi  esistenti.  Sono  stati  trovati
anche rari resti di cervidi e caprioli,  un  solo  reperto  di  dente
leonino, frammenti ossei di uccelli (fra questi il germano reale), di
piccoli roditori, di caparace, di tartarughe e di vertebre di  pesci.
Le strutture  ossee  di  alcuni  animali  sono  state  usate  per  la
realizzazione dei rifugi: e' stato individuato un  pavimento  di  una
capanna composto da almeno dieci crani di bisonte; zanne di  elefante
infisse al  suolo  costituivano  i  pali  della  struttura  verticale
portante.  Molte  carcasse  presentano  delle  fratture  intenzionali
riconducibili all'attivita' dell'uomo, alle tecniche di  sfruttamento
degli animali cacciati, al recupero di midollo per scopo  alimentare.
Interessanti dati peleoecologici concordano a ricostruire  attorno  a
questo accampamento,  un  ambiente  biologico  a  steppa  e  prateria
arborativa con momento climatico particolare,  a  due  stagioni,  una
umida di breve durata ed una molto piu' lunga ed arida: il  fiume  al
centro della storia evolutiva dell'uomo. L'indagine  palinologica  ha
consentito di affermare la  prevalenza  di  graminacee  e  di  piante
acquatiche: larici e tife. Poche le essenze arboree: qualche  salice,
olmo, pioppo, platano, molto rari la quercia ed il pino. I reperti in
selce  e  calcare  testimoniano  l'alta  capacita'   di   adattamento
dell'uomo a questo ambiente, gia' in  una  fase  molto  antica  della
nostra storia. Quelli in selce sono molto numerosi, piccoli e spessi,
alcuni con bordo  sinuoso  e  denticolato;  quelli  in  calcare  sono
ricavati da ciottoli di varie dimensioni. Elevato  e'  il  numero  di
manufatti di difficile  classificazione.  Nel  luogo  dell'importante
ritrovamento si sta realizzando il Museo Paleolitico da  inserire  in
una pianificazione piu' ampia di un parco archeologico, che  colleghi
anche dal punto di vista paesaggistico, la citta' di Isernia  con  la
collina della  Pineta.  I  resti  di  un  importante  sito  sannitico
fortificato emergono presso  la  frazione  di  Castelromano,  in  una
posizione strategica tale da esercitare il controllo sulla valle  del
Volturno collegato all'insieme dei sistemi difensivi noti del Sannio:
e' formato da tre cinte di mura in opera  poligonale,  dalle  pendici
alla sommita' del Monte La Romana. Tale politica  di  controllo  ebbe
come conseguenza l'inserimento di diversi sistemi  produttivi,  forme
piu'  organizzate  ed  estensive  di  agricoltura  e  di   pastorizia
transumante.  Il  territorio  e'   attraversato   da   un   tracciato
tratturale, l'attuale «Pescasseroli-Candela»,  esteso  per  Km.  211.
Nella  provincia  di  Isernia  attraversa  i  territori  di   Rionero
Sannitico e Forli del Sannio prima di entrare, intersecando il  Fiume
Vandra, nel territorio comunale di Isernia. Qui si inerpica sul Monte
Macerone,  attraversandolo  per  un  piccolissimo  tratto,  prima  di
rientrare nel  territorio  d'Isernia.  Nel  registro  "Tratturelli  e
Riposi reintegrati in forza del Real  Decreto  -  9  ottobre  1826  -
Tenimento di Isernia - Tratturo Pescasseroli - Candela", e'  rilevato
per segmenti tutto il tracciato del Tratturo in tale  comune.  Emerge
quindi che, attraversato il fosso La Rava, affluente del fiume Sordo,
il tratturo rientrava nel territorio di Isernia e seguiva il percorso
rettilineo occupato oggi dalla S.S. dell'Appennino Abruzzese fino  ad
incrociare il fiume Sordo, in  prossimita'  dell'attuale  abitato  di
Isernia; attraverso un ponte, di cui oggi restano ancora delle tracce
(le spallette e un basolato  sul  greto  del  fiume,  oggi  Ponte  S.
Leonardo), superava il  corso  d'acqua  e  piegava  a  destra;  lungo
l'attuale tracciato  di  corso  Garibaldi.  All'altezza  dell'attuale
Villa Comunale, che costituiva un riposo, il tratturo  proseguiva  in
direzione  sud-ovest  in  localita'  S.  Spirito   dove   a   ridosso
dell'attuale  cimitero,  e'  ancora  collocato  un  termine   lapideo
contraddistinto dall'incisione «R.T.» (Regio Tratturo).  Superava  il
fiume Carpino seguendo un tracciato  un  po'  tortuoso  e  proseguiva
attraverso il Colle della Croce, il Colle della  Guardia  (importante
riposo  per  l'agevole  discesa  verso  la  sponda  del  Carpino)  la
localita'  Fonte  Salomone  ed   infine   entrava   nel   comune   di
Pettoranello. Quest'ultimo tratto e' tuttora in  parte  percorribile.
Il Tratturo attraversava quindi  in  senso  nord-ovest  sud-est  gran
parte del territorio di Isernia  in  una  situazione  ambientale  che
doveva garantire sicurezza e tranquillita' sia  durante  il  percorso
che la sosta e doveva consentire e garantire la  soddisfazione  delle
tre esigenze fondamentali all'uomo e agli armenti: il  movimento,  la
sosta, l'alimentazione. Per questo, si snodava affiancando  localita'
pianeggianti inerbate, presso sorgenti e  corsi  d'acqua,  esposte  a
mezzogiorno, I percorsi erano studiati  minuziosamente:  le  aree  di
sosta erano collocate a distanze regolari, i riposi  (ampie  zone  di
tre, cinque ettari di estensione) in prossimita'  di  masserie,  dove
venivano approntati gli stazzi. 
  L'acquedotto,  importante  struttura  che  tuttora  attraversa   il
territorio di Isernia, e' attribuito a data non anteriore al III sec.
a.C. Il suo percorso inizia in territorio di Miranda a  Capo  d'Acqua
in localita' S. Martino. Il primo tratto e' interrato fino  al  ponte
S. Leonardo alla confluenza fra i fiumi Rava e Sordo da cui  prosegue
il suo percorso in galleria. Lineare nel tratto iniziale ed orientato
in  senso  nord-sud,  piega,  entrando  nel  territorio  comunale  di
Isernia, dapprima in direzione sud-ovest e quindi in direzione ovest.
Fuori terra il  percorso  si  sviluppa  per  m.  1950  dal  luogo  di
captazione fino all'imbocco in galleria, segnalato dalla presenza  di
dodici pozzi di ispezione e di cerazione. L'acqua si incanala  in  un
condotto (specus) che all'altezza dei pozzi (lumina)  presenta  volte
di laterizi disposti  radialmente.  Interventi  di  manutenzione  non
hanno modificato ne' la struttura ne' il  tracciato  ricavato  in  un
terreno sedimentario, argilloso e instabile, ricco di falde acquifere
che nel tratto iniziale  vengono  captate  in  alcuni  casi  mediante
canali  di  drenaggio  mentre  in  altri  vengono  deviate   mediante
sbarramenti e canali efferenti. Per un tratto il corso  del  torrente
Rava si sovrappone al colmo interrato del condotto.  Il  percorso  e'
evidenziato in superficie da strisce di terreno erboso non coltivato,
da alcuni cippi lapidei disposti ai  margini  della  stessa  area  di
rispetto. Nelle vicinanze del pozzo n. 10 e' depositato fra cumuli di
materiale,  un  blocco  lapideo  di  grandi  dimensioni,  di  incerta
provenienza, forse appartenente ad un monumento funerario. Il  tratto
in galleria evidenzia una serie di "lumina". La  struttura  terminale
dell'acquedotto, il castello di distribuzione delle acque  (castellum
acquae), e' collocato a monte e all'esterno del  perimetro  difensivo
urbano. 
 
                              Necropoli 
 
  Lungo  le  strade  che  si  diramavano  dalla  citta'  sono  emerse
necropoli  e  sepolcri  inseriti  nelle  proprieta'   collettive   di
Collegia, monumenti piu' complessi ornati  talvolta  da  composizioni
scultoree  che  celebravano  imprese  e  munificenze  dei   titolari.
Nell'agro a sud-ovest di Isernia la localita' Quadrella era nota  fin
dal  secolo  scorso  per  il  recupero  di   epigrafi   e   materiali
archeologici. Negli  ultimi  decenni  sono  emerse  alcune  strutture
relative ad una necropoli databile tra la tarda eta'  repubblicana  e
la prima eta' imperiale, oltre a numerose  iscrizioni,  cippi...  Nel
1980, nelle immediate vicinanze, alla confluenza del fiume Sordo  con
il Carpino, e' venuta alla luce una necropoli databile I-IV  sec.  D.
C. (eta' imperiale). Interessava una fascia di terreno stretta  lungo
la  strada  romana.  Presso  la  localita'  Ravasecca  sono   emerse,
strutture relative a due edifici monumentali di eta'  imperiale,  che
prospettano sull'antico percorso stradale con affaccio a sud-est. Uno
dei  due  presenta  un  vano  allungato  con  esedra  e  un  ambiente
rettangolare adiacente. All'interno del primo vano  furono  rinvenute
delle urne cinerarie in pietra  calcarea,  conservate  nel  lapidario
locale. Un'epigrafe riporta la scritta "Conlegio fabrum Aeserninorum"
che ne attesta  la  pertinenza  ad  una  corporazione  di  artigiani.
Dell'altro edificio,  con  alzate  a  tamburo  cilindrico,  resta  il
basamento a pianta quadrangolare. Ad un chilometro a sud-ovest  della
citta', alla confluenza del Sordo e del Carpino, fu  scavata  un'area
sepolcrale di eta' imperiale. 
 
Ponte Giancanise. 
 
  Nei pressi della necropoli della Quadrella  sul  fiume  Sordo  sono
tuttora visibili, su sponde contrapposte, le spalle di un ponte ad un
fornice e le rampe di risalita,  realizzate  all'epoca  per  superare
l'accentuata sopraelevazione del ponte stesso rispetto al  territorio
circostante. Le rampe delineano un  tracciato  stradale  sinuoso.  Da
documenti cartografici e archivistici risulta che la struttura ed  il
tratto viario erano agibili  ancora  all'inizio  dei  secolo.  Presso
l'Archivio Veneziale, infatti sono conservati due disegni, uno datato
1893, l'altro del 1907, rappresentato dopo il crollo,  che  evidenzia
le spalle rimaste in piedi. Poco distante dal ponte sono  presenti  i
resti del tempietto dedicato a Giano, da cui il  toponimo  Giancanese
(L'origine del culto risale alla tradizione  latina)  con  il  fronte
rivolto verso il fiume. I resti di un altro ponte  sono  visibili  in
localita' S. Leonardo, a nord-est di  Isernia  sul  fiume  Sordo  sul
tracciato del tratturo  Pescasseroli-Candela.  Sul  greto  del  fiume
emergono tratti  di  basolato.  In  via  S.  Ippolito  sono  presenti
strutture termali di epoca imperiale: canalizzazioni, vasche, un vano
ad esedra. 
 
Emergenze architettoniche. 
 
  Gli edifici piu' importanti sono concentrati  nel  centro  storico,
all'interno  delle  mura.  Corso  Marcelli,  l'antico  decumano,   lo
attraversa in tutta la sua estensione. Lungo il suo asse, da  cui  si
dipartono sui due lati, i caratteristici stretti vicoli, di tanto  in
tanto si aprono degli slarghi su cui prospettano edifici di  maggiore
connotazione architettonica. 
  Nonostante gli stravolgimenti del devastante terremoto del  1805  e
del bombardamento del  1943  l'antico  centro  ha  mantenuto  i  suoi
caratteri: emerge la scansione a scacchiera  romana  con  sovrapposti
interventi medioevali, rinascimentali ed ottocenteschi. Con  l'ultimo
evento bellico sono state distrutte sostanzialmente due aree: la zona
della Concezione e la piazza A. d'Isernia. (antica area sacra). 
  Edifici ecclesiastici: 
    cattedrale (piazza A. d'Isernia). Dedicata a S. Pietro  Apostolo,
sorge sui resti di un tempio italico che  aveva  l'ingresso  su  vico
Giobbe, dalla parte opposta dell'attuale ingresso. Del tempio italico
e' visibile una parte del podio risalente al  II  secolo  a.C.  lungo
Corso Marcelli. Altri resti risalenti al III secolo a.C.  sono  stati
riportati  alla  luce  all'interno  della  chiesa   e   nel   cortile
dell'adiacente   Episcopio.   Quest'ultimo   fu    danneggiato    dal
bombardamento del 1943 e ricostruito poco dopo; 
    chiesa dell'Immacolata Concezione (piazza Celestino V). Risalente
ai secoli XII e  XIII,  fu  distrutta  dal  terremoto  del  1805.  Fu
ricostruita nel  1852.  Nel  1952  fu  realizzato  un  portico  sulla
facciata demolito qualche mese fa a seguito di interventi di restauro
effettuati dalla Soprintendenza del Molise; 
    chiesa di S. Chiara (piazza Fiume). Risalente al 1275 anno in cui
fu costruito anche il monastero delle Clarisse, non piu' esistente; 
    chiesa di S. Francesco (piazza Marconi). Secondo la tradizione fu
edificato nel 1267 da S. Francesco di Assisi, sui resti della  chiesa
di S. Stefano risalente al 1222. E' annesso alla chiesa  il  convento
con chiostro; 
    chiesa dell'Assunta e convento di S. Maria delle  Monache  (Corso
Marcelli).  La  chiesa  distrutta  nel  1943  per  un  bombardamento,
evidenzia oggi caratteri risalenti al  secolo  X..  Nel  cortile  del
Monastero  sono  emerse  delle  strutture  risalenti  al  783  ma  e'
probabile che gia' esistesse una struttura piu' antica. Nel secolo  X
vennero effettuate delle trasformazioni ed edificato il campanile.  A
quell'epoca risale la realizzazione del  portale  della  chiesa.  Nel
XVIII secolo subi' altre trasformazioni. 
    Eremo dei Santi Cosma e Damiano. Sorge su una collina  a  ridosso
del fiume Carpino. Fu costruito nel 1130  sulle  preesistenze  di  un
tempio pagano dedicato al dio Priapo. Fu trasformato e restaurato nel
1523 e nel 1639. 
    Altre chiese «finirono per sempre» (Antonio Mattei  -  Storia  di
Isernia V. III - Athena  Mediterranea  -  Napoli  1978  pag.  361)  a
seguito   del   terremoto   del   1805:   chiesa   del    Purgatorio,
dell'Annunziata, di S. Rocco, di S. Lucia, di S. Giuseppe,  S.  Maria
del Vicinato, S. Onofrio, S. Giacomo, S. Giovanni  Battista.  Isernia
ha conservato poi l'aspetto che le fu conferito con la  ricostruzione
che si protrasse fino al 1860 circa. Col boom edilizio il  centro  si
e' espanso notevolmente in direzione est e nord. Tale fenomeno si  e'
sempre piu' accentuato. 
 
Palazzi. 
 
  Sono numerosi i palazzi rappresentativi: 
    palazzo Iadopi (piazza Carducci). Realizzato verso  la  fine  del
secolo XVIII, fu restaurato nella seconda meta' del secolo XX; 
    palazzo Cimorelli-Belfiore (piazza Carducci); 
    palazzo Marinelli Perpetua (corso Marcelli); 
    palazzo  Mancini-Belfiore  (piazza  A.  D'Isernia)  impostato  su
preesistenze romane; 
    palazzo dell'Universita' (via Mazzini). Costruito sui resti della
chiesa di S. Paolo (XIII secolo), collegato alla Cattedrale  mediante
un camminatoio soprastante ad un arco; 
    palazzo Cimorelli (via Mazzini); 
    palazzo Pecori-Veneziale. Costruito nel  XVIII  secolo  nell'area
occupata dalla porta di Giove. Danneggiato  dal  sisma  del  1805  fu
ricostruito nel XIX secolo; 
    palazzo Milano (via Mazzini); 
    palazzo   Pansini-Clemente   (corso   Marcelli).   Fu   costruito
all'inizio del  Novecento  sui  resti  della  chiesa  quattrocentesca
dell'Annunziata di cui conserva due affreschi nei locali  commerciali
del piano terra; 
    palazzo  D'Avalos-Laurelli  (il  Palazzotto)  (piazza  Trento   e
Trieste). Costruito sopra gli edifici di un'insula romana  risale  al
1649. Fu danneggiato dal sisma del 1805; 
    palazzo De Lellis-Petrecca (piazza Marconi). Edificato sui  resti
di una domus romana, fu costruito su progetto  di  carlo  Vanvitelli,
figlio di Luigi, nella seconda meta' del settecento. 
 
La fontana Fraterna. 
 
  Opera molto significatica, fu costruita con i  resti  di  monumenti
trecenteschi e con lapidi e lastroni di epoca  romana.  Ampliata  nel
1935 fu parzialmente demolita dai bombardamenti dell'ultima guerra ed
in seguito ricostruita per anastilosi. 
 
Stabilimento balneare di acqua sulfurea. 
 
  Costruito nel 1892 dai signori De Masi in contrada  Acqua  Zolfa  a
due chilometri e mezzo dall'abitato su una sorgente di acqua sulfurea
che ivi scaturisce fin dall'antichita'. Nel 1898 dagli stessi De Masi
fu  costruito  un  albergo.  Il  complesso,  compresa  l'area   verde
circostante versa attualmente  in  uno  stato  di  totale  abbandono,
nonostante la costante emissione di acqua sorgiva. 
 
Ponti ottocenteschi. 
 
  Trattasi di due ardite opere di ingegneria  di  fine  ottocento  di
notevole impatto ambientale. 
  Il ponte della "Prece" iniziato nel 1892 e completato nel  1895  fu
intitolato al chimico molisano Antonio Cardarelli.  Supera  il  fiume
Sordo  mediante  un  sistema  di  arcate  a  due  ordini  sovrapposti
immettendo la S.S. Venafrana a sud del  centro  storico,  nei  pressi
dell'ospedale. 
  Il ponte della ferrovia della linea Caianello-lsernia  lungo  circa
un chilometro e mezzo, sul fiume Carpino, fu costruito ad oriente del
centro storico, in contrada S.  Spirito.  Costituito  da  44  arcate,
ognuna di m. 10 di luce, superava le due sponde mediante una  travata
metallica di m.  60.  L'ingegnere  progettista  si  chiamava  Narciso
Frosali che mori' senza vedere compiuta la sua opera. La  travata  in
ferro collegava due piloni in pietra superando l'orrido del  fiume  e
al passaggio della piu' pesante locomotiva avrebbe dovuto subire,  al
centro un movimento di  flessione  di  pochi  millimetri.  Pare  che,
all'atto delle prove, tale tolleranza fosse stata lievemente superata
di qualche millimetro in piu'. L'ing. Frosali, ne  rimase  turbato  a
tal punto da togliersi la vita. Pare dunque che la prima vittima  dei
lavori di costruzione del ponte fu proprio il  suo  progettista,  che
volle rimanere sepolto accanto alla sua mastodontica  opera.  Difatti
il cimitero di Isernia e' situato sotto quel ponte, dove ancora  oggi
una stele spezzata a meta' ricorda «la storia di  un  uomo  e  di  un
ponte». (Gianni Trivellino - Le ferrovie del Molise -  Cosmo  Iannone
editore...). ll colossale ponte che ad Isernia raggiunge la quota  di
m. 474 s.l.m., fu fatto saltare dai tedeschi dopo nove  tentativi  di
bombardamenti  effettuati  dagli  anglo-americani  con  lo  scopo  di
ritardare l'avanzata americana su Roma. La  stessa  sorte  tocco'  al
viadotto stradale Cardarelli. I lavori di ripristino  iniziarono  nel
febbraio 1948 e  furono  portati  a  termine  nel  gennaio  1953.  Fu
sostituita la travata metallica  con  un'unica  imponente  arcata  in
cemento armato. 
  Come gia' accennato, le emergenze archeologiche ed  architettoniche
sono concentrate  nel  centro  storico  e  nei  suoi  dintorni  fatta
eccezione per la fortezza Sannitica di Castel Romano e  del  Tratturo
che attraversava gran  parte  del  territorio  isernino  compreso  il
settore   orientale   dell'abitato,   quello   ottocentesco   Se   ne
rintracciano pochi segni: il termine "R.T." presso il cimitero di  S.
Spirito   ma   notevoli   documenti   storici   che   ne   descrivono
dettagliatamente il percorso  e  ne  riportano  graficamente  il  suo
andamento. E' verso  questa  direzione,  quella  di  provenienza  dei
Tratturo, che si  e'  orientata  l'espansione  dell'Isernia  attuale,
direzione gia' sperimentata dagli  armenti  e  dagli  uomini  che  li
seguivano lungo le piste erbose, nei pressi di corsi d'acqua, laddove
il terreno era piu' agevole ed i venti meno impetuosi. L'analisi  del
carattere  della  regione  isernina  ha  evidenziato  che   l'abitato
costituisce il fulcro di un  paesaggio  mutevole,  ricco  e  variato,
caratterizzato da monti,  colli,  pianure...  la  citta'  in  cui  si
inserisce  la  vita  giornaliera  dell'uomo  con  le  sue  molteplici
attivita' che si svolgono nelle case,  nelle  strade,  nelle  piazze,
spettatrici del vivere quotidiano. Il  centro  storico,  appare  oggi
circondato da una cinta di edifici priva di una precisa identita'. 
  In passato,  distruggere  una  citta'  significava  ritornare  alla
natura... Il vecchio centro, assediato  e  aggredito  pericolosamente
dalla massa caotica degli edifici che dopo l'ultimo conflitto bellico
e' andata via via proliferando, distruggendo  quanto  di  vitale  era
sopravvissuto nei secoli ai saccheggi e alle catastrofi,  e'  rimasto
isolato e allontanato per sempre da  quel  sistema  di  articolazioni
spaziali e tessuti naturali e contestuali. Da gran parte della citta'
nuova non e'  piu'  visibile  ne'  percettibile  alcun  elemento  del
sistema collinare che ascende  verso  i  monti  del  Matese  e  delle
Mainarde. La particolare conformazione dello sperone roccioso su  cui
la vecchia Isernia era sorta cercando riparo dagli  attacchi  nemici,
per effetto dei suoi profili inospitali che precipitano verso  i  due
profondi solchi del Sordo e del Carpino, ha consentito  di  mantenere
la sua iniziale funzione protettiva, questa volta dall'assalto  della
proliferazione caotica urbana. Continua ad emergere, fasciata  da  un
manto di vegetazione e protetta da un fossato. Oltre i  fiumi  appare
l'area di espansione, caratterizzata  da  estrema  densita',  poi  la
periferia che tende gradualmente ad occupare la campagna.  E'  questo
l'attuale paesaggio. Ogni epoca storica ha avuto il proprio paesaggio
e la propria idea di paesaggio che ha trovato alcune  grandi  sintesi
nelle raffigurazioni pittoriche. Oggi con questo termine si definisce
non solo l'idea di natura e campagna ma anche e forse  principalmente
quella di citta'. Si citano alcuni esempi di interpretazioni date  in
varie epoche: 
    "Paesaggio: una veduta o una prospettiva di uno scenario naturale
interno di un paese, tale da poter essere colto con uno sguardo da un
punto di vista». (Oxford Englisch Dictionary, 1725). 
    "Il paesaggio comprende in se' uno spettro di scale, raramente e'
autonomo e chiuso in se stesso come un edificio,  anzi  e'  continuo,
collegato  ad  altri  paesaggi  lontani  in  virtu'   del   movimento
dell'aria,  della  terra,  dell'acqua  e  degli  organismi   viventi,
compreso l'uomo. Il paesaggio e' anche dinamico, evolve continuamente
nel tempo" (Anne Whiston Spirn 1988). 
    "Un paesaggio e' costituito piu' da processi che  da  luoghi.  La
vera essenza del  paesaggio  comporta  interazione  e  integrazione».
(Frederick Stenner, 1998). 
    "Tutto  e'  paesaggio...  e  ogni  paesaggio  e'  una  forma   di
civilizzazione, un unione di naturale e di  culturale,  nello  stesso
tempo volontario e spontaneo, ordinato e caotico,  ...ente  banale...
L'equilibrio e' la civilizzazione... Lucien Kroll, 1999). 
    "Pesaggio e' un'entita' relativa  e  dinamica  in  cui  natura  e
societa', sguardo e ambiente sono in costante  interazione».  (Berque
1994). 
  Il concetto di paesaggio e'  quindi  cambiato:  quello  attuale  e'
l'espressione dell'organizzazione sociale ed economica: parla di noi.
Le politiche paesistiche si estendono ormai a  tutto  il  territorio:
l'effetto urbano si diffonde sul paesaggio rurale, fluviale, montano,
annullando la secolare distinzione fra citta' e campagna, fra  centro
e  periferia.  Emergono  nuovi  paesaggi,  quelli  della  dispersione
insediativa,  della  città-regione,   delle   infrastrutture.   Nella
Convenzione Europea del Paesaggio, il Consiglio d'Europa  2000  cosi'
si  esprimeva:  "La  presente  Convenzione...  riguarda   gli   spazi
naturali, urbani e periurbani... Concerne sia i paesaggi che  possono
essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana,
sia i paesaggi degradati". 
  E' in questi termini che va considerata la citta' come un organismo
naturale, fatto dall'uomo per l'uomo. Non si puo' piu'  giudicare  il
paesaggio come si fa per un quadro, un parco. Esso  e'  un'idea  piu'
complessa, e' un ambiente di vita,  non  un  semplice  oggetto  dello
sguardo. La "cornice non esiste piu': in primo piano sono gli oggetti
che compongono il paesaggio e le loro interrelazioni, un  sistema  di
ecosistemi collegati dalle infrastrutture che devono anch'esse essere
curate e attrezzate in quanto e' dalla griglia di autostrade,  strade
e sentieri che fruiamo del paesaggio. 
    "La mia idea di scultura e' una strada. Una strada non si  rivela
in o  da  un  particolare  punto  di  vista.  Le  strade  appaiono  e
scompaiono, dobbiamo viaggiare su di esse. Ma non possediamo  affatto
un unico punto di vista, se non un punto  di  vista  mobile,  che  si
muove lungo di essa". (Carl Andre,  1996).Gli  svincoli  autostradali
iniziano ad essere chiamati «paesaggi delle infrastrutture». 
  Si snodano sul territorio, attraversano pianure, perforano  colline
e montagne, collegando paesi e citta',  interrelazionando  le  azioni
dei fattori naturali a quelle umane,  cosi'  come  accadeva  con  gli
antichi acquedotti romani, con i valli, con le grandi muraglie, con i
ponti .... elementi tutti che nei secoli, hanno assistito al  sorgere
e al tramontare del sole, hanno subito le  aggressioni  del  tempo  e
dell'uomo,  sono  morte  e  risorte  piu'  volte  e  giacciono   ora,
recuperate dalla natura, a suscitare misteriose suggestioni.» 
  Visto il verbale n.  9  del  comitato  tecnico-scientifico  per  il
paesaggio nella  seduta  del  16  luglio  2018  che  ha  ribadito  la
necessita' di perfezionare la proposta in questione: 
  "(...).  Il   Comitato   all'unanimita'   ritiene   di   esprimersi
favorevolmente sulla fondatezza, sotto il profilo tecnico-scientifico
delle motivazioni  alla  base  delle  proposte  e  dunque  in  merito
all'opportunita'    che    l'Amministrazione    proceda    al    loro
perfezionamento (...)"; 
  Vista la nota protocollo n. 1786 del 24 luglio 2018 con la quale il
segretariato regionale per il  Molise  ha  provveduto  a  trasmettere
informativa al comune di Isernia  del  fatto  che  il  Ministero  sta
procedendo  al  perfezionamento  del  suindicato   provvedimento   di
dichiarazione di notevole interesse pubblico; 
  Tenuto conto che, come si evince dal verbale della riunione del  1°
agosto 2018, la commissione regionale per  il  patrimonio  culturale,
convocata  con  nota   del   segretario   regionale,   esaminata   la
documentazione  suddetta  dalla  quale   si   deducono   le   valenze
paesaggistiche  e   storico-culturali   dei   luoghi,   oggetto   del
riconoscimento  di   notevole   interesse   pubblico   per   l'ambito
paesaggistico in argomento, e riscontrando la permanenza dei suddetti
valori,  ha  confermato  per  intero   le   valutazioni   dell'allora
soprintendenza Bap-Psad; 
  Considerato l'obbligo,  da  parte  dei  proprietari,  possessori  o
detentori a  qualsiasi  titolo  degli  immobili  ed  aree  ricompresi
nell'ambito paesaggistico di cui sia  stato  dichiarato  il  notevole
interesse pubblico, di non distruggere i suddetti immobili  ed  aree,
ne' di introdurvi modificazioni che  rechino  pregiudizio  ai  valori
paesaggistici oggetto di protezione, e di presentare alla  regione  o
all'ente da essa delegato  la  richiesta  di  autorizzazione  di  cui
all'art. 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42  riguardo
agli interventi modificativi dello stato  dei  luoghi  che  intendano
intraprendere, salvo i casi di  esonero  da  detto  obbligo  previsti
dall'art. 149 del medesimo decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
e dall'art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio
2017, n. 31; 
  Considerato che  il  MiBAC  e  la  Regione  Molise  hanno  da  poco
sottoscritto il protocollo d'intesa  in  data  25  gennaio  2018  per
l'elaborazione del piano paesaggistico regionale ai  sensi  dell'art.
135 comma 1, in attuazione delle disposizioni di  cui  agli  articoli
135 e 143 del decreto legislativo n. 42/2004, nonche' il disciplinare
di attuazione in data 27 marzo 2018, e che durante la redazione dello
stesso si valuteranno tutte le prescrizioni d'uso del  territorio  in
funzione degli specifici ambiti paesaggistici; 
  Ritenuto  pertanto,  l'intero  territorio  del  Comune  di  Isernia
presenta notevole interesse pubblico  ai  sensi  e  per  gli  effetti
dell'art. 136,comma 1, lettera c) e d) del citato decreto legislativo
n. 42/2004; 
 
                              Decreta: 
 
  L'intero territorio del Comune  di  Isernia,  cosi'  come  indicato
nell'allegata  cartografia  che  costituisce  parte  integrante   del
presente decreto assieme alla proposta di cui alla nota protocollo n.
4976 del 10 aprile 2003, e' dichiarato di notevole interesse pubblico
ai sensi  dell'art.  136  comma  1,  lettera  c)  e  d)  del  decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ed e' quindi sottoposto ai vincoli
e alle prescrizioni contenute nella parte terza del medesimo  decreto
legislativo. 
  Nel corso del procedimento formativo del nuovo piano paesaggistico,
durante il quale sono assicurate le forme di  partecipazione  di  cui
all'art. 144 del decreto legislativo 42/2004, verranno valutate tutte
le  considerazioni  e  osservazioni  utili  alla  definizione   delle
modalita' di uso del territorio, ivi comprese  quelle  succitate  del
Comune di Isernia e delle associazioni di categoria. 
  Il presente provvedimento sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana e nel Bollettino  Ufficiale  della  Regione
Molise. 
  Ai sensi e per gli effetti dell'art.  141,  comma  4,  del  decreto
legislativo 42 del 22 gennaio  2004,  la  soprintendenza  archeologia
belle arti e paesaggio del  Molise  provvedera'  a  che  copia  della
Gazzetta Ufficiale contenente il presente decreto  venga  affissa  ai
sensi e per gli effetti dell'art. 140, comma 4 del  medesimo  decreto
legislativo 42 del 22 gennaio 2004, e dell'art. 12 del regolamento  3
giugno 1940 n. 1357, all'albo pretorio del Comune di  Isernia  e  che
copia della Gazzetta  Ufficiale  stessa,  con  relative  cartografie,
venga depositata presso i competenti uffici del suddetto comune. 
  Avverso  il  presente  atto  e'  ammessa  proposizione  di  ricorso
giurisdizionale  avanti   al   tribunale   amministrativo   regionale
competente per territorio o, a  scelta  dell'interessato,  avanti  al
Tribunale Amministrativo Regionale del Molise secondo le modalita' di
cui alla legge 6 dicembre 1971 n. 1034 come modificata dalla legge 21
luglio 2000, n. 205, ovvero e' ammesso ricorso straordinario al  Capo
dello Stato, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica  24
novembre 1971, n. 1199, rispettivamente entro sessanta  e  centoventi
giorni dalla data di avvenuta notificazione del presente atto. 
 
    Isernia, 2 agosto 2018 
 
                                      Il presidente della commissione 
                                          Il segretario regionale     
                                                Campagnolo            
 
                             ---------- 
 
Avvertenza: 
 
    Il testo integrale del decreto, comprensivo di tutti gli allegati
e  della  planimetria,  e'  pubblicato  sul  sito  del   segretariato
regionale    del    MiBAC     per     il     Molise     all'indirizzo
www.molise.beniculturali.it     nella     sezione     Amministrazione
Trasparente.