A norma dell'art. 18, comma 1, del decreto  del  Presidente  della
Repubblica  28 dicembre 1985, n. 1092 (testo unico delle disposizioni
sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti e  sulle
pubblicazioni  ufficiali  della  Repubblica italiana), si pubblica il
testo del documento richiamato dell'art. 3, comma 6, del decreto  del
Presidente  della  Repubblica  citato  in  epigrafe, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 76 del 31 marzo 1992.
DOCUMENTO SUL SISTEMA DELLE EMERGENZE SANITARIE APPROVATO DAL GRUPPO
   DI LAVORO STATO-REGIONI IL 2 DICEMBRE 1991.
          DEFINIZIONE DEL SISTEMA DELLE EMERGENZE SANITARIE
   Stante  l'attuale  assetto  istituzionale  deve  riconoscersi   la
necessita'  da  parte del Servizio sanitario nazionale di garantire e
gestire le prestazioni di emergenza per tutti i  servizi  in  cui  e'
articolata  l'unita' sanitaria locale, coinvolgendo sia le competenze
dei settori assistenziali  (ospedaliera,  psichiatrica,  medicina  di
base)  sia  quello  dei  settori  che  controllano  altri  fattori di
rischio.
   Appare  allora  opportuno,  dopo  questa  premessa,  passare  alla
definizione  del  sistema  delle  emergenze  sanitarie  articolato in
momenti  organizzativi  che  indicano   l'intervento   sanitario   in
emergenza:
     a) allarme;
     b) interventi sul territorio;
     c)  risposta  organizzativa  (intraospedaliera,  o  dei  servizi
territoriali dell'unita' sanitaria locale).
   Al "sistema" delle emergenze e alla costituzione di detto  sistema
concorrono  il  sistema  direzionale delle emergenze, l'assetto delle
rete  ospedaliera,  l'assetto  dei  servizi  territoriali,  i  flussi
informativi.
 A. - ALLARME.
 A. 1. - Istituzione del numero unico (118).
   L'introduzione   del   "118"   non   deve  essere  concepita  come
un'ulteriore  numero  telefonico  che  va  ad  aggiungersi  a  quelli
esistenti   (servizi   delle   unita'   sanitarie  locali,  enti  e/o
associazioni o privati esterni al Servizio sanitario  nazionale),  ma
deve  significare  il  superamento della frammentazione delle opzioni
oggi a disposizione dell'utente.
 A. 2. - Corretta fruizione del numero unico.
                     Istruzione alla popolazione
   L'obiettivo che  si  intende  raggiungere  con  l'istruzione  alla
popolazione  non  e'  quello  perseguito  fino  a  qualche anno fa di
"insegnare" al cittadino alcune manovre  di  intervento  diretto  sul
malato con la presunzione di diminuire il "free therapy interval", ma
piuttosto  quello  di  metterlo  nelle  condizioni, attraverso idonee
campagne di informazione, di accedere  correttamente  ai  sistemi  di
emergenza  e  di  fornire  agli  operatori  del sistema le necessarie
informazioni per permettere agli stessi di  organizzare  un  puntuale
intervento e cioe':
    1)  abituare  a  chiamare  un  unico  numero  telefonico per ogni
emergenza sanitaria (118);
    2)  insegnare  alla  popolazione  e  dare l'ubicazione esatta del
luogo dell'emergenza;
    3) insegnare a rispondere a  semplici  domande  circa  la  natura
dell'emergenza  (fuoco,  trauma,  malattia),  la  gravita'  ed  altri
elementi che possono avviare la complessa macchina sanitaria in  modo
corretto  e  permettere  l'eventuale  contemporaneo  allertamento  di
organizzazioni sussidiarie necessarie ad integrare la sanita' (vigili
del fuoco, polizia, mezzi pesanti di soccorso).
  A. 3. - Sistema di recepimento  delle  chiamate:  bacini  d'utenza,
struttura della centrale operativa.
 A.3.1. - Definizione del bacino d'utenza.
   Nelle  regioni  dove  e'  gia'  operante  il  sistema  e' prevalso
l'orientamento a definire la competenza territoriale di ogni  singola
centrale   118   a   livello   provinciale.   Tale   soluzione  trova
giustificazione nell'attuale struttura della rete telefonica pubblica
che consente gli instradamenti delle chiamate effettuate  sul  numero
118  solo  a  livello di distretto telefonico e quindi i territori di
competenza delle centrali forzatamente corrispondono a quelli di  uno
o  piu' distretti telefonici riconducibili all'ambito territoriale di
provincia. Inoltre gran parte degli altri servizi  di  emergenza  non
sanitari  (prefetture,  centrali  operative  dei  vigili  del  fuoco,
questure, ecc.), con  cui  e'  necessario  un  costante  collegamento
operativo,  hanno  prevalentemente una divisione di competenza basata
su ambiti  provinciali.  L'organizzazione  delle  centrali  operative
sanitarie  su  base  provinciale  consente  altresi' di coordinare un
numero di  interventi  sufficiente  a  giustificare  la  presenza  di
operatori specializzati e a mantenere un buon livello di capacita' di
intervento  nelle situazioni complesse. Ad esempio, nel settore delle
chiamate  destinate  ai  servizi  ambulanze,  che  rappresentano   la
maggioranza  delle  emergenze  territoriali,  si  hanno  indici  di 1
appello/anno ogni 30 abitanti. Ma su 100  interventi,  solo  4  hanno
necessita'   di  un  intervento  specializzato  con  applicazione  di
tecniche rianimatorie. Si ha cioe' la necessita' di dare una risposta
specializzata/anno ogni 750 abitanti.
   Per raggiungere come minimo la quota di una risposta specializzata
al giorno  (corrispondente  a  60/anno  per  operatore  di  centrale)
bisogna lavorare su un territorio con piu' di 250.000 abitanti (anche
questi elementi sono desunti dall'esperienza finora sviluppata).
 A.3.2. - Struttura della centrale.
   Le recenti esperienze delle regioni che hanno sperimentato sistemi
di  emergenze  confortano  ampiamente  la tesi di chi sostiene che le
centrali di coordinamento possono essere poste al di fuori del blocco
ospedaliero  ma  all'interno  dell'area  ospedaliera   senza   creare
problemi   organizzativi,   ma   anzi   producendo  razionalizzazione
gestionale per i seguenti motivi:
    1)  i  rapporti  tra  area  assistenziale  e  centrale  avvengono
solitamente   per   via   telefonica  e  non  necessitano  quindi  di
collegamenti fisici;
    2)  i  blocchi  ospedalieri  solitamente  hanno  scarsi  spazi  a
disposizione  e quindi e' corretto porre al di fuori di essi cio' che
non interagisce obbligatoriamente con i reparti;
    3) le particolari necessita' strutturali delle centrali (percorsi
tecnologici  divisi  da   quelli   operativi,   box   lavoro,   ecc.)
difficilmente trovano semplice realizzazione in edifici preesistenti.
L'esperienza sin qui acquisita ha peraltro gia' ampiamente dimostrato
che  le  centrali  realizzate riciclando vecchi locali hanno un costo
notevolmente superiore a quelle costruite ex novo;
    4) costruire le centrali all'interno dell'area  ospedaliera  puo'
comunque  rispondere alla necessita' di contenere i costi di gestione
potendo utilizzare i contigui servizi  dell'ospedale  (mense,  uffici
tecnici, lavanderia, ecc.).
 A.3.3.  -  Dimensionamento  strutturale  delle  centrali  modello di
riferimento.
   Come piu' sopra esposto  il  modello  di  riferimento  e'  mutuato
dell'esperienza  effettuata  nelle  regioni  che  hanno  sperimentato
sistemi di emergenza:
    1)  adeguato  numero  di  locali   tecnici   per   gli   impianti
(radiotelecomunicazioni,  climatizzazione,  accumulatori  di energia,
ecc.);
    2) area operativa divisa in box;
    3) area direzionale e  multifunzionale  (uffici,  sale  riunioni,
briefing, attesa, didattica, ecc.);
    4)  area  di  servizio  operatori (spogliatoio, servizi igienici,
ecc.);
    5) aree dedicate per le sezioni di:  potenza  degli  apparati  di
ricetrasmissione, sistema antennistico e di informatica.
 A.3.4. - Contenuti tecnologici delle centrali.
 A.3.4.1. - Apparati ricetrasmittenti in radiofrequenza.
   Per  quanto  attiene  la definizione della rete radio si rimanda a
quanto contenuto nel documento (allegato 1) che si da' per  acquisito
in quanto costituisce accordo fra i Ministeri interessati.
 A.3.4.2. - Apparati di telefonia.
   La centrale operativa costituisce il nodo di confluenza della rete
per  l'emergenza  sanitaria  che  e'  costituita  da moderne centrali
numeriche ubicate in tutti i  distretti  interconnesse  tra  di  loro
tramite  una  maglia  di  circuiti  dedicati;  ulteriori collegamenti
permettono di integrare tutte le  strutture,  sanitarie  e  non,  che
possono essere coinvolte in caso di emergenza.
   L'affidabilita',  caratteristica  vitale  per  questo servizio, e'
assicurata oltre che dalla tecnologia  utilizzata  e  dalla  rete  di
interconnessione,  da  collegamenti  con  la  rete  radio regionale e
dall'eventuale impiego di una centrale operativa mobile  equipaggiata
anche con apparecchiature per collegamenti radio.
 A.3.4.3. - Sistema informatico.
   Permette  da  un  lato  l'elaborazione  statistica dell'attivita',
dall'altro fornisce una serie di  informazioni  utili  alla  gestione
dell'intervento di soccorso.
   I  terminali  possono infatti indicare all'operatore dati relativi
alla localita' (riferimenti, viabilita',  presidi  di  emergenza  non
sanitaria,  sede  di  distretto  e  di guardia medica, ecc.), nonche'
tutte quelle informazioni, a cui e' possibile  accedere  al  fine  di
poter  garantire  un  corretto  percorso  all'emergenza  che  si  sta
trattando.
 A. 4. - Modalita' organizzative della centrale.
   Ogni centrale dell'emergenza sanitaria afferisce ad una  direzione
medico-ospedaliera,  individuata di norma nell'ambito della direzione
dei  servizi  di  assistenza  ospedaliera  e  nel  responsabile   del
Dipartimento di emergenza.
   Il  personale  di  centrale,  formato da infermieri professionali,
deve poter usufruire, h 24, di  un  medico  di  appoggio  disponibile
operativamente  nell'ambito del servizio ospedaliero/i afferente/i al
sistema delle emergenze.
   Il personale di centrale deve aver  seguito  un  particolare  iter
formativo teorico-pratico per essere in grado di gestire le complesse
tematiche  inerenti il coordinamento delle risorse, l'interfaccia con
l'utenza, le comunicazioni telefoniche,  la  geografia  stradale,  la
sicurezza,  i  protocolli  operativi  sanitari  ed organizzativi, gli
interventi complessi con la partecipazione di  unita'  dell'emergenza
non sanitaria.
 B. - INTERVENTO DEL TERRITORIO.
   Spettera' alla centrale operativa decidere e coordinare il tipo di
risposta  interventuale  che  dovra'  essere  fornita  e  che  dovra'
graduarsi a seconda della tipologia e della gravita' della domanda.
   Per quanto attiene il  soccorso  sanitario  primario  esso  dovra'
estrinsecarsi  in un periodo di tempo non superiore agli 8 minuti per
gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le zone extra-urbane
(salvo particolari situazioni di complessita' orografica).
   Bisognera'  comunque  operare  per  tendere  ad  un  processo   di
razionalizzazione  distributiva  dei mezzi di soccorso per garantirne
il massimo utilizzo sia in termini di risorse tecnologiche che umane,
anche attraverso schemi di convenzioni tipo da  definirsi  a  livello
regionale  e  da  stipularsi,  in  modo  uniforme a livello di unita'
sanitarie locali, con gli enti e le associazioni di volontariato.
 C.  -  RISPOSTA  ORGANIZZATIVA  (INTRAOSPEDALIERA,  O  DEI   SERVIZI
TERRITORIALI DELL'UNITA' SANITARIA LOCALE).
   La    creazione   del   sistema   delle   emergenze   avra'   come
"sottoprodotto" la  possibilita'  di  gestire  tutta  l'attivita'  di
trasporto  secondario,  l'attivita'  connessa ai trapianti e prelievi
d'organo, trasporto urgente di sangue, ecc.
   Non si deve pensare di risolvere il problema, assunto recentemente
agli onori della cronaca, attraverso l'istituzione delle centrali op-
erative. Esse avranno un ruolo  di  regolatore  nei  confronti  della
movimentazione  e del corretto indirizzo dei pazienti, ma presupposto
essenziale alla completa  fruibilita'  della  loro  potenzialita'  e'
l'innesco  di un processo di razionalizzazione della rete ospedaliera
che nello specifico deve riferirsi  ad  un'assioma  ormai  pienamente
acquisito  a  livello  europeo  e  cioe':  "Superare  il  concetto di
trasporto, sempre e comunque del paziente  al  pronto  soccorso  piu'
vicino,  con  quello  di  trasporto assistito al pronto soccorso piu'
idoneo per intervenire nel modo piu'  rapido  e  razionale  nell'iter
diagnostico-curativo".
   Non  puo'  certo  essere  questo  documento  a  definire il futuro
assetto dell'assistenza ospedaliera in  Italia,  ma  doveroso  appare
suggerire  la  necessita'  di  gerarchizzare le strutture ospedaliere
rispetto alle risposte da dare alla patologia in  essere,  ed  allora
vanno   nuovamente   definiti   chi  come  e  dove  e'  in  grado  di
corrispondere alle diverse esigenze  anche  al  fine  di  evitare  la
proliferazione  di  strutture complesse e costose che, proprio per le
loro  caratteristiche,  debbono  essere  utilizzate  al  massimo  del
rendimento,  e non solo saltuariamente, in modo da impedire spreco di
mezzi sofisticati e di personale qualificato.
   Piu'  semplice  appare  il  rapporto con le emergenze afferenti ai
servizi non ospedalieri dell'Unita' sanitaria locale perche' per come
si sono sviluppati hanno al loro interno connotati e differenziazioni
che ne stabiliscono una  gerarchia  di  interventi  a  seconda  della
complessita' e della gravita' dell'"incidente" da affrontare.
                           RACCOMANDAZIONI
   In  relazione  a quanto sopra specificato e al fine di armonizzare
l'intera  materia  delle  emergenze   extraospedaliere   si   ritiene
opportuno    inviare    ai    competenti    Ministeri   le   seguenti
raccomandazioni.
Al Ministro dei trasporti.
   In accordo con il  Ministero  della  sanita'  aggiornamento  della
"Normativa tecnica ed amministrativa relativa alle ambulanze" secondo
le seguenti indicazioni:
     a)   ampliamento   delle  classificazioni  delle  ambulanze  con
l'introduzione della categoria 'Ambulanza per il  soccorso  avanzato'
aventi  dimensioni  e  caratteristiche strutturali simili a quelle in
uso negli altri paesi CEE". La stessa normativa  potra'  prevedere  i
casi  di deroga per le ambulanze da impiegarsi in aree "svantaggiate"
sotto il profilo urbanistico;
     b) introduzione dei limiti  di  impiego  delle  ambulanze  nelle
attivita'  di  soccorso  avanzato e di primo soccorso rispettivamente
definiti in 5 anni o 150.000 km e 7 anni o 300.000 km.  I  mezzi  che
giungono  ai  limiti  di  impiego  vengono declassati nella categoria
immediatamente inferiore;
     c) le ambulanze di soccorso avanzato e di primo soccorso  devono
essere dotate di crono-tachigrafo.
Al Ministero della sanita'.
   Al  fine  di  omogeneizzare  le soluzioni tecnologiche e quindi la
possibilita' di interallacciare i  vari  sistemi  118  delle  singole
regioni   si   suggerisce   di   definire  un  protocollo  aggiuntivo
all'attuale convenzione con la SIP che prevede quanto segue:
    la SIP si impegna a fornire alle singole regioni reti ed impianti
telefonici tra di loro compatibili ed in grado di  gestire,  in  modo
del  tutto  automatico,  il traffico tra una rete regionale e l'altra
simulando in tutto, ivi compresa la qualita'  e  la  velocita'  della
connessione, l'appartenenza ad un'unica rete nazionale.
   Al  fine  di  omogeneizzare la capacita' assistenziale dei singoli
mezzi di soccorso il Ministero della sanita' e' invitato  ad  emanare
una  propria  direttiva  che  definisca in modo organico le dotazioni
strumentali delle singole ambulanze nonche' la  professionalita'  del
personale  da  adibire  al  servizio  di soccorso assistito, di primo
soccorso e di trasporto infermi. Le regioni dovranno  di  conseguenza
armonizzare  le proprie legislazioni in riferimento a quanto previsto
per la  concessione  delle  autorizzazioni  sanitarie  al  "trasporto
infermi e soccorso".
   Al  fine  di promuovere una prima omogeneizzazione delle modalita'
di erogazione delle  prestazioni  di  soccorso  extraospedaliero,  si
invita  il  Ministero  della sanita' ad emanare norme che definiscano
quanto segue:
    le attivitita' di primo soccorso e  soccorso  assistito  sono  da
considerarsi  a carico del Servizio sanitario nazionale solo nei casi
in cui siano disposte e coordinate dalle centrali operative 118.
Al Ministero delle poste e delle telecomunicazioni.
   Al  fine di attivare rapidamente a livello regionale e nazionale i
collegamenti che si rendono necessari per coordinare adeguatamente le
attivita' di soccorso assistito, primo soccorso e  trasporto  infermi
effettuate  da  enti  pubblici e privati si invita il Ministero delle
poste e delle telecomunicazioni a  procedere  all'assegnazione  delle
relative   frequenze   secondo   quanto   previsto   nel   documento:
"PROGRAMMAZIONE DEGLI IMPIEGHI DEI RADIOCOLLEGAMENTI NELLE  EMERGENZE
SANITARIE".