Conferimento di ricompense al valore dell'Esercito(GU n.231 del 3-10-1995)
Con decreti del Presidente della Repubblica 5 settembre 1995 sono state conferite le seguenti ricompense al valore dell'Esercito: Medaglia d'argento Mar. ord. Emanuele Cavacini, nato il 10 maggio 1963 a Roma. - "Sottufficiale in servizio presso il nucleo porto del reparto logistico di contingenza, in qualita' di operatore di mezzi speciali, venuto a conoscenza, in ore serali, che due militari del reparto erano stati feriti ad opera di cecchini somali, si poneva alla testa di un nucleo di soccorso costituito da altri due sottufficiali e da un caporale paracadutista. Con tempestivita' si portava a bordo di un'autovettura da ricognizione nei pressi del luogo in cui giacevano i commilitoni colpiti. Continuando il fuoco nemico, appiedava a distanza di sicurezza e dirigeva il movimento del nucleo, a coppie ed al riparo dei veicoli ivi parcheggiati. Giunto in vista dei commilitoni feriti che giacevano a terra, in area scoperta, valutava rapidamente la situazione e disponeva l'effettuazione del fuoco di copertura da parte dei componenti del nucleo. Raggiungeva quindi personalmente i due feriti allo scopo di portarli in luogo riparato dove prestare loro le cure mediche necessarie. Incurante del fuoco che i cecchini avevano ripreso, ed esponendo la propria vita a manifesto rischio, persisteva caparbiamente nell'azione (anche dopo aver constatato il decesso di uno dei commilitoni colpiti) e, trascinato al riparo il secondo commilitone, anch'egli gravemente ferito, lo rincuorava e lo assisteva fino all'arrivo del personale medico e di quello giunto in rinforzo. Esempio di spiccato coraggio, generosita' incondizionata, singolare perizia, determinazione indomita, alto livello di addestramento e di professionalita'". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993. Medaglia di bronzo Car. Giuseppe Riu, nato il 6 maggio 1967 ad Alghero (Sassari). - "Carabiniere paracadutista impegnato nella missione "IBIS 2" in Somalia, durante un rastrellamento nell'abitato di Belet Weine, rinvenuto un ingente arsenale clandestino, partecipava al suo caricamento sotto il fuoco nemico e alla difesa dell'infrastruttura dove era avvenuto il ritrovamento. Nel corso di un violento conflitto a fuoco sviluppatosi per alcune ore, concorreva alla difesa dell'unita' effettuando un efficace fuoco mirato, esponendosi piu' volte a gravi rischi personali e proponendosi quale esempio per i commilitoni che operavano nel suo settore difensivo. Decisa l'azione di sganciamento, stante la difficolta' di protrarre ulteriormente la difesa a causa del crescente livello delle forze avversarie, si metteva volontariamente alla guida di un autocarro carico di munizioni e, con grande rischio personale, raggiungeva l'accampamento sotto il fuoco nemico. Luminoso esempio di spiccato coraggio, elevata professionalita' e profondo attaccamento al dovere". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. Car. Fernando Borsoi, nato il 23 marzo 1966 a Vittorio Veneto (Treviso). - "Carabiniere paracadutista impegnato nella missione "IBIS 2" in Somalia, durante un rastrellamento nell'abitato di Belet Weine, rinvenuto un ingente arsenale clandestino, partecipava al suo caricamento sotto il fuoco nemico e alla difesa dell'infrastruttura dove era avvenuto il ritrovamento. Nel corso di un violento conflitto a fuoco sviluppatosi per alcune ore, concorreva alla difesa dell'unita' effettuando un efficace fuoco mirato, esponendosi piu' volte a gravi rischi personali e proponendosi quale esempio per i commilitoni che operavano nel suo settore difensivo. Decisa l'azione di sganciamento, stante la difficolta' di protrarre ulteriormente la difesa a causa del crescente livello delle forze avversarie, si metteva volontariamente a capomacchina di un autocarro carico di munizioni e, con grande rischio personale, raggiungeva l'accampamento sotto il fuoco nemico. Luminoso esempio di spiccato coraggio, elevata professionalita' e profondo attaccamento al dovere". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. C.le Davide Bertocco, nato il 28 ottobre 1973 a Moncalieri (Torino). - "Caporale comandante di squadra in Somalia, incaricato della sorveglianza di due bombe a mano inesplose rinvenute presso l'ospedale locale, nell'assolvimento del proprio compito, riceveva ferite multiple dallo scoppio di una bomba a mano lanciata proditoriamente da un somalo. Nel corso del successivo conflitto a fuoco, rinunciava ai soccorsi immediati per concorrere anche con la propria arma alla difesa della postazione. In tale fase, protrattasi per lungo tempo, nonostante le proprie condizioni, manteneva un atteggiamento sereno e coraggioso, continuando a partecipare al conflitto a fuoco del proprio reparto. Ricoverato presso l'ospedale tedesco, manifestava il desiderio di rimanere in Somalia per continuare la propria missione. Esempio di coraggio, senso del dovere e spirito umanitario". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. C.le David Giovannetti, nato il 2 agosto 1974 a Pistoia. - "Caporale, comandante di squadra in Somalia, nel corso dell'operazione "IBIS 2", durante un rastrellamento nell'abitato di Belet Weine, veniva coinvolto in un conflitto a fuoco protrattosi per alcune ore durante il quale teneva un comportamento coraggioso e determinato contribuendo con il proprio fuoco all'azione difensiva dell'unita'. Deciso il ripiegamento si poneva volontariamente a capomacchina di un autocarro carico di ordigni esplosivi sequestrati difendendolo con la propria arma lungo un itinerario battuto da armi nemiche e favorendone il suo rientro in accampamento senza alcuna perdita. Esempio di coraggio, autocontrollo, abilita' e senso del dovere". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. C.le Rosario Cupardo, nato il 2 gennaio 1971 a Pescara. - "Conduttore di AR/76, impegnato nella operazione "IBIS 2" in Somalia, durante un rastrellamento nell'abitato di Belet Weine, trovatosi coinvolto in un conflitto a fuoco che impegnava altrove il proprio capomacchina, pur avendo subito alcune ferite da schegge di bombe a mano, favoriva, proteggendolo con il fuoco dell'arma in dotazione, lo sganciamento di un altro militare che era rimasto in una delicata posizione esposto ad intensa azione di fuoco da parte avversaria. Durante il successivo conflitto a fuoco, protrattosi per alcune ore, teneva un comportamento sereno e coraggioso contribuendo significativamente alla difesa dell'unita'. Deciso lo sganciamento, si metteva alla guida del proprio automezzo che riportava al sicuro all'accampamento superando ostacoli e nonostante il continuo fuoco nemico. Esempio di alto senso del dovere, coraggio e spirito di iniziativa". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. Bers. Roberto Perulli, nato il 12 giugno 1973 a Palombaio (Bari). - "Conduttore di un automezzo impegnato nell'operazione 'IBIS 2' in Somalia, durante un rastrellamento nell'abitato di Belet Weine, veniva coinvolto in un conflitto a fuoco protrattosi per alcune ore durante il quale teneva un comportamento coraggioso e determinato contribuendo con il proprio fuoco all'azione difensiva dell'unita'. Concordate con i carabinieri le modalita' per lo sganciamento dalla zona di combattimento, superando ostacoli e sotto il fuoco nemico, conduceva il proprio automezzo carico degli ordigni esplosivi sequestrati, all'accampamento senza danni. Esempio di coraggio, autocontrollo, abilita' e senso del dovere". - Belet Weine (Somalia), 9 ottobre 1993. Col. Luigi Cantone, nato l'8 marzo 1945 a Benevento. - "Vice comandante del contingente militare 'Italfor IBIS 2' in Somalia, dal 13 settembre 1993 al 23 marzo 1994, ha offerto un rendimento di assoluto ed impareggiabile valore qualificandosi come collaboratore di insostituibili qualita'. Profondamente motivato per la missione da compiere, genuinamente entusiasta per ogni attivita' da svolgere, ha esteso il suo vibrato impegno e la sua spiccata professionalita' a tutti i complessi e diversificati settori di attivita' del contingente. Nel settore umanitario ha posto in atto nell'area della citta' di Mogadiscio affidata all'intervento italiano una complessa ed articolata organizzazione che ha consentito di assistere una elevata aliquota della popolazione della capitale somala. Esponendosi piu' volte a gravi rischi per la incolumita' personale ha voluto seguire da vicino giornalmente tutti i posti in cui era in atto l'opera di assistenza umanitaria da parte del contingente. In tal modo ha guadagnato al contingente italiano la calda stima e l'incondizionata fiducia della popolazione somala e l'ammirata considerazione degli altri contingenti internazionali. Cosi' operando, ha concorso significatamente alla sicurezza del personale del contingente italiano. Nel campo operativo alla guida di un complesso di forze eliportate interveniva con tempestivita' a Belet Weine ove erano in corso combattimenti tra le forze italiane e civili somali scongiurando, con oculata mediazione, un temibile attacco al campo italiano da parte di migliaia di somali che avrebbe arrecato gravissime perdite di vite umane. La sua azione si e' qualificata per la spiccata professionalita' delle soluzioni e degli accorgimenti tattici adottati che hanno concorso in modo significativo al pieno assolvimento del compito da parte delle singole unita' evitando anche un uso indiscriminato della forza per non coinvolgere la popolazione civile somala. Esemplare e solare figura di uomo, soldato e comandante profondamente animato da fervidi ideali, da senso del dovere e dell'onore e da generosi sentimenti di solidarieta' umana". - Somalia 13 settembre 1993-23 marzo 1994. Mar. ord. Dario Valentino, nato il 27 ottobre 1957 a Pinerolo (Torino). - "Sottufficiale paracadutista in servizio presso il nucleo porto del reparto logistico di contingenza, venuto a conoscenza, in ore serali, che due militari del reparto erano stati feriti ad opera di cecchini somali, si offriva quale componente di un nucleo di soccorso costituito da altri due sottufficiali e da un caporale paracadutista. Giunto con tempestivita', a bordo di un'autovettura da ricognizione, nei pressi del luogo in cui giacevano i commilitoni colpiti, appiedava a distanza di sicurezza e procedeva con sbalzi di coppia al riparo dei veicoli ivi parcheggiati. In vista dei commilitoni feriti, che giacevano a terra allo scoperto, valutata rapidamente la situazione, decideva (di concerto con il collega piu' anziano) l'effettuazione del fuoco di copertura onde consentire allo stesso collega di raggiungere in sicurezza i feriti e di portarli al riparo. Cosi' faceva, ed incurante dei colpi che i cecchini dirigevano al suo indirizzo, persisteva caparbiamente nell'azione di alimentazione del fuoco, garantendo che il collega portasse a termine, incolume, l'azione di recupero dei feriti. Sopraggiunto altro personale in rinforzo, sempre nel clima di insicurezza del conflitto a fuoco appena cessato, si affiancava agli stessi per fornire il proprio concorso alle attivita' di rastrellamento e bonifica. Esempio di spiccato coraggio, generosita' incondizionata, singolare perizia, determinazione indomita, alto livello di addestramento e di professionalita'". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993. Serg. magg. Marco Sodi, nato il 13 luglio 1962 a Pisa. - "Sottufficiale paracadutista in servizio presso il nucleo porto del reparto logistico di contingenza, venuto a conoscenza, in ore serali, che due militari del reparto erano stati feriti ad opera di cecchini somali, si offriva quale componente di un nucleo di soccorso costituito da altri due sottufficiali e da un caporale paracadutista. Giunto con tempestivita', a bordo di un'autovettura da ricognizione, nei pressi del luogo in cui giacevano i commilitoni colpiti, appiedava a distanza di sicurezza e procedeva con alternanza di movimenti di coppia, al riparo dei veicoli ivi parcheggiati. In vista dei commilitoni feriti, che giacevano a terra allo scoperto, valutata rapidamente la situazione, decideva (di concerto con un collega piu' anziano) l'effettuazione del fuoco di copertura onde consentire allo stesso collega di raggiungere in sicurezza i feriti e di portarli al riparo. Nel frattempo e sotto il fuoco nemico provvedeva ad attivare (con l'apparato radio che d'iniziativa aveva portato al seguito) l'invio dei soccorsi e del personale in rinforzo. La sua azione e l'intelligente previsione nel valutare la necessita' di un collegamento con la struttura di comando presso l'ex ambasciata d'Italia risultavano determinanti ai fini del tempestivo intervento degli organi di sgombero sanitario e dei rinforzi. Si adoperava poi, dopo il recupero del commilitone ancora in vita, a praticargli la respirazione artificiale facendo ricorso alle esperienze da lui maturate nell'attivita' di volontario del soccorso presso i nosocomi in Patria. Esempio di spiccato coraggio, generosita' incondizionata, singolare perizia, determinazione indomita, alto livello di addestramento e di professionalita'". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993. C.le Nicola Sforza, nato il 3 gennaio 1973 a Milano. - "Caporale paracadutista in servizio presso il nucleo porto del RE.LO.CO., particolarmente motivato, aveva chiesto ed ottenuto di prolungare a ferma di leva e di rimanere in Somalia. Durante una attivita' ginnico-sportiva veniva fatto segno, unitamente ad altri tre commilitoni, a fuoco di cecchini somali. Nell'occasione rimanevano a terra, feriti, due commilitoni. Rimasto incolume con un collega si riparava dietro un autocarro. Valutata rapidamente la situazione con grande obiettivita' e lucidita' mentale, non condizionate dall'impatto cruento degli eventi, che vedevano gravemente feriti i commilitoni ed amici, decideva di inviare il collega piu' giovane presso il reparto allo scopo di attivare l'invio dei soccorsi. La rapidita' della sua decisione e la scelta appropriata alla situazione contingente risultavano determinanti ai fini del tempestivo afflusso dei soccorsi e del rapido recupero e sgombero dei paracadutisti feriti. Nell'attesa del soccorso, impossibilitato a portare personalmente aiuto ai colleghi colpiti, perche' privo di armamento individuale, si adoperava con rischio di essere colpito per indurre alcuni militari di altri contingenti ad intervenire in armi in soccorso dei commilitoni che giacevano a terra allo scoperto. Esempio di spiccato coraggio, generosita', saldezza morale e determinazione nel perseguire senza tentennamenti il dovere imposto dal suo rango e dagli eventi". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993. Mar. Ca. Giuseppe Sabia, nato il 3 gennaio 1956 a Potenza. - "Sottufficiale, impegnato nell'operazione 'lBlS 2' in Somalia, incurante del rischio esistente nell'area portuale di Mogadiscio soggetta ad improvvisi tiri di cecchini, durante alcune operazioni di predisposizione per il caricamento su navi degli automezzi inefficienti, nonostante il pericolo derivante da colpi d'arma da fuoco sparati da ignoti, ed a grande rischio personale, si prodigava per sottrarre gli automezzi a lui affidati all'offesa nemica. Durante tali operazioni, a seguito di una deflagrazione veniva ferito alla gamba destra e solo il pericolo mortale incombente ed il perentorio intervento dei colleghi, lo faceva desistere dal compito che stava svolgendo. Ricoverato presso l'ospedale da campo veniva sottoposto a intensive cure mediche e successivamente, vista la gravita' della ferita, rimpatriato. Chiaro esempio di professionalita', freddezza e sprezzo del pericolo". - Mogadiscio (Somalia), 3 ottobre 1993. C.le Alexander Jesus Nico, nato il 25 dicembre 1968 a Victoria (Brasile). - "Caporale paracadutista in servizio presso il nucleo porto del reparto logistico di contingenza, in qualita' di conduttore di automezzi vari, venuto a conoscenza, in ore serali, che due commilitoni erano stati feriti ad opera di cecchini somali, si offriva quale componente di un nucleo di soccorso che comprendeva, oltre lui, tre sottufficiali. Giunto con tempestivita' nei pressi del luogo in cui giacevano i commilitoni colpiti, appiedava su ordine e procedeva con sbalzi di coppia al riparo dei veicoli ivi parcheggiati. In vista dei commilitoni feriti, che giacevano a terra allo scoperto, attuava prontamente le disposizioni impartite dal sottufficiale comandante del nucleo, coordinando con grande perizia la continuita' del fuoco di copertura proprio con quello degli altri sottufficiali. Incurante dei colpi che i cecchini dirigevano al suo indirizzo, persisteva caparbiamente nell'azione di alimentazione del fuoco; venutosi a trovare nella posizione piu' prossima ad una delle due sorgenti di fuoco nemiche, di iniziativa lanciava una bomba a mano contro la stessa e ne determinava, la cessazione del fuoco, garantendo il completamento dell'azione di recupero dei feriti condotta da uno dei sottufficiali. Esempio di spiccato coraggio, generosita' incondizionata, singolare perizia, determinazione indomita, alto livello di addestramento e di professionalita'". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993. Par. Christian Baldassin, nato il 6 novembre 1973 a Treviso. - "Paracadutista in servizio presso il nucleo porto del RE.LO.CO, particolarmente motivato, aveva chiesto ed ottenuto di prolungare la ferma di leva e di rimanere in Somalia. In occasione di un'attivita' ginnico-sportiva effettuata assieme ad altri tre commilitoni, il gruppo veniva fatto segno a colpi di arma da fuoco da parte di cecchini somali. Nell'occasione rimanevano a terra, feriti due colleghi, mentre egli stesso riparava incolume dietro un autocarro assieme ad un altro paracadutista. Valutata la situazione, di concerto con il collega piu' anziano, con grande obiettivita' e lucidita' mentale, non condizionate dell'impatto cruento degli eventi, che vedevano gravemente feriti i commilitoni ed amici, in ottemperanza agli ordini del caporale, si recava senza indugio ed a corsa celere presso la sede del proprio reparto per attivare l'invio dei soccorsi. Il tutto, incurante dell'incombente possibilita' di essere oggetto di ulteriori colpi di arma da fuoco nel tratto in cui doveva correre allo scoperto. La rapidita' del suo intervento risultava determinante ai fini del tempestivo afflusso dei soccorsi e del celere recupero e sgombero dei paracadutisti feriti. Dopo aver dato l'allarme presso il reparto si proponeva per ritornare sul luogo del ferimento degli amici, ma i superiori lo dissuadevano. Cio' nonostante andava ad occupare di iniziativa, con l'arma di reparto ad egli in dotazione, la postazione sita in posizione dominante nell'area del RE.LO.CO, allo scopo di attivare la difesa vicina ed osservare contemporaneamente lo sviluppo degli eventi nell'area del ferimento. Esempio di spiccato coraggio, generosita', saldezza morale e determinazione nell'eseguire senza tentennamenti gli ordini ricevuti e singolare perizia nel compiere il dovere imposto dagli eventi". - Mogadiscio (Somalia), 15 settembre 1993.