N. 969 ORDINANZA (Atto di promovimento) 23 dicembre 2003- 9 gennaio 2004
Ordinanze da 969 a 971 - di contenuto sostanzialmente identico - emesse rispettivamente il 23 dicembre, il 23 dicembre 2003 e il 9 gennaio 2004 (pervenute alla Corte costituzionale il 29 ottobre 2004) del Tribunale di Venezia, sez. distaccata di Dolo nei procedimenti penali a carico di: Andrew Silvia (r.o. 969/2004); Jenerenco Vladislav (r.o. 970/2004); Jmade Rosa ed altre (r.o. 971/2004). Straniero - Espulsione amministrativa - Reato di trattenimento, senza giustificato motivo, nel territorio dello Stato in violazione dell'ordine di allontanamento, entro il termine di cinque giorni, impartito dal questore - Arresto obbligatorio in flagranza - Contrasto con i principi di ragionevolezza e di proporzionalita' delle misure sanzionatorie - Carenza del requisito della necessita' ed urgenza per l'adozione da parte della polizia giudiziaria di provvedimenti provvisori destinati ad incidere sulla liberta' personale. - D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286, art. 14, comma 5-quinquies, aggiunto dall'art. 13, comma 1, della legge 30 luglio 2002, n. 189. - Costituzione, artt. 3 e 13, comma terzo.(GU n.49 del 22-12-2004 )
IL TRIBUNALE Ha pronunciato la seguente ordinanza. P r e m e s s o Il 22 dicembre 2003 alle ore 15, Andrew Silvia, nata in Nigeria il 28 agosto 1980, sedicente, veniva tratta in arresto per il reato p. e p. dall'art. 14, comma 5-ter, d.lgs. n. 286/1998 perche' senza giuslificato motivo si tratteneva nel territorio dello Stato in violazione dell'ordine di lasciare il territorio nazionale entro il termine di giorni 5, impartitogli dal Questore di Venezia con provvedimento del 3 dicembre 2003 ai sensi del comma 5-bis del citato articolo di legge notificatole nella medesima data; accertato in Mira il 22 dicembre 2003; Che in data odierna, 23 dicembre 2003, Andrew Silvia e' stata presentata davanti a questo giudice per la convalida ed il contestuale giudizio direttissimo a norma dell'art. 14, comma 5-quinquies, d.lgs. n. 286/1998; Che successivamente all'interrogatorio dell'arrestato il p.m. ha chiesto la convalida dell'arresto senza chiedere l'applicazione di alcuna misura cautelare, osserva quanto segue. 1. - L'art. 14, comma 5-quinquies, d.lgs. n. 286/198 e succ. mod. nel prevedere un generale obbligo di arresto ad opera della p.g. per il reato di cui all'art. 14, comma 5-ter, legge cit., si pone in violazione dell'art. 13, comma terzo Cost. L'articolo in questione, dopo aver stabilito che la liberta' personale e' inviolabile ed aver specificato che eventuali restrizioni della liberta' in questione possono essere disposte solo in base a previsione di legge e per atto motivato dell'autorita' giudiziaria, prevede al comma terzo una deroga in forza della quale in casi eccezionali di necessita' ed urgenza indicati tassativamente dalla legge e' possibile l'adozione di provvedimenti provvisori da parte dell'autorita' di pubblica sicurezza. Orbene, nel nostro ordinamento processuale, l'arresto obbligatorio e' previsto solo per reati connotati da particolare gravita', ossia quelli per i quali la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a cinque anni e nel massimo a venti (art. 380, comma primo c.p.p.) e nei casi di flagranza di altri reati specificamente indicati (art. 380, comma secondo c.p.p.), individuati dal legislatore in base alla legge delega 16 febbraio 1987, n. 81 che prevedeva di contemplare l'arresto obbligatorio, oltre che nelle ipotesi suddette, anche in caso di flagranza di reati puniti meno gravemente in relazione ai quali la misura fosse pero' imposta da speciali esigenza di tutela della collettivita', trattandosi di fattispecie connotate comunque da particolare gravita' ed idonee ad ingenerare un significativo allarme sociale. E' dunque evidente che in tali casi ricorrano i presupposti della necessita' ed urgenza. Il reato di cui all'art. 14, comma 5-ter non rientra invece in tale categoria di reati: lo stesso legislatore ha infatti inteso sanzionare la condotta dello straniero che non ottempera l'ordine di espulsione emanato dal questore con la pena detentiva meno grave dell'arresto, qualificando la fattispecie come semplice contravvenzione. Il reato in esame non e' quindi tale da destare un elevato, allarme sociale, tale cioe' da giustificare da solo l'adozione immediata di un provvedimento limitativo della liberta' personale. Giova inoltre osservare che la natura contravvenzionale del reato in oggetto esclude in radice che possa essere adottata nei confronti del soggetto agente una misura cautelare. Anche sotto tale profilo, dunque, l'arresto viene snaturato della sua caratteristica saliente di misura precautelare, cioe' di strumento adottato dalla p.g. per ragioni di necessita' ed urgenza in funzione della successiva applicazione da parte dell'autorita' giudiziaria di misure cautelari personali privative in tutto od in parte della liberta'. L'art. 121 disp. att. c.p.p. stabilisce infatti che quando il p.g. ritiene di non dover chiedere al giudice l'applicazione di misura cautelare coercitiva deve disporre l'immediata liberazione dell'arrestato o del fermato. E' evidente che tale norma deve trovare applicazione anche nell'ipotesi in cui il reato non consenta nemmeno in astratto di poter emettere alcuna misura cautelare coercitiva. 2. - Peraltro, non si vede sotto quale altro profilo l'arresto possa assolvere una utile funzione, posto che il giudizio direttissimo non e' necessariamente collegato all'arresto in flagranza e non presuppone dunque la privazione dello status libertatis. Appare dunque evidente che nel caso di specie l'arresto obbligatorio si rivela essere misura irragionevole e sproporzionata alla fattispecie di reato oggettivamente considerata, quantomeno prescindendo a priori da altri elementi soggettivi relativi al cittadino extracomunitario che ne giustifichino in concreto l'adozione. Si ritiene pertanto che l'art. 14, comma 5-quinquies, d.lgs. n. 286/1998, norma in esame, sia costituzionalmente illegittima nella parte in cui prevede l'arresto obbligatorio anche sotto il profilo del canone generale di ragionevolezza e proporzionalita' delle misure sanzionatorie sancito dall'art. 3 Cost. 3. - La Corte costituzionale deve pertanto essere investita della questione di legittimita' dell'art. 14, comma, 5-quinquies, legge cit. per violazione degli artt. 3 e 13, comma terzo, Cost. La questione e' rilevante ai fini del decidere nel presente giudizio: trattasi di udienza di convalida, pertanto la liberazione dell'arrestato per oggettiva impossibilita' di emettere nei suoi confronti una misura cautelare coercitiva non esime questo ufficio dalla decisione in ordine alla legittimita' o meno dell'arresto operato dalla legittimita' che verrebbe meno nell'ipotesi in cui venisse dichiarata incostituzionale la disposizione di legge, in base alla quale esso e' stato eseguito.
P. Q. M. Visto l'art. 23 legge 11 marzo 1953, n. 87; Ritenuta la non manifesta infondatezza della questione di legittimita' costituzionale dell'art. 14, comma 5-quinquies, d.lgs. n. 286/1998, introdotto dall'art. 13, comma primo, lett. b), legge 30 luglio 2002, n. 189; Ordina l'immediata trasmissione alla Corte costituzionale degli atti del procedimento; Sospende il giudizio in corso sino all'esito del giudizio incidentale di legittimita' costituzionale; Manda alla cancelleria per la notifica della presente ordinanza al Presidente del Consiglio dei ministri e la comunicazione ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Dolo, addi' 23 dicembre 2003 Il giudice: De Curtis 04C1328